MILANO – Varie ipotesi in campo per il salvataggio dello stabilimento Pernigotti di Novi. La condizione imprescindibile posta agli attuali proprietari, i fratelli turchi Toksoz, è che cedano l’azienda e non perseverino nella volontà di chiudere il sito produttivo novese ed esternalizzare le produzioni dolciarie, fosse anche in Italia.
Pernigotti, insomma, deve restare a Novi, poiché del suo territorio è l’espressione e in loco sono presenti risorse umane e know-how. Nel caso il governo riuscisse a convincere la proprietà turca a farsi da parte, vi sarebbero già alcune soluzioni possibili.
La prima è quella avanzata sabato scorso dalle cooperative alimentari alla festa del vino cooperativo, presente lo stesso ministro Di Maio. Si tratterebbe di un’operazione di “workers buyout”, nella quale avrebbe un ruolo chiave Fci, la società partecipata del ministero dello Sviluppo economico.
La praticabilità di questa opzione dipende dalla volontà dei lavoratori stessi di costituirsi in cooperativa, che prende in affitto un ramo d’azienda per poi acquistarlo definitivamente.
Spunta un imprenditore del tessile
Nei giorni scorsi si è fatto avanti anche un imprenditore del settore tessile di Fubine, in Monferrato. Si tratta di Riccardo Piacenza, che opera nel settore dell’abbigliamento in cashmere, con uno stabilimento in Serbia che conta 170 dipendenti.
Piacenza, che ha interessi anche nel settore immobiliare, sembra avere le idee chiare: «Ho un piano serio. In due anni risanerei l’azienda, confermerei tutto il personale (fra dipendenti diretti e interinali, 250 addetti) e si continuerebbe a produrre a Novi dove investirei per l’ammodernamento delle linee produttive. Non sono solo, con me ci sono altri imprenditori.
Mi aspetto però che all’operazione contribuiscano governo, con agevolazioni, la Finanziaria della Regione Piemonte e anche gli attuali proprietari, che dovrebbero concorrere al pagamento di una quota del costo del personale. Tutto questo avverrebbe in continuità produttiva. Sono pronto a incontrare tutti: governo, sindacati, lavoratori».
Piacenza sostiene di avere informato la proprietà turca, o meglio il referente dei fratelli Toksoz, il manager Pierluigi Colombi e il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio. A entrambi ha chiesto un incontro ma finora non ha avuto risposta.
Molto cauto il giudizio dei sindacati, che guardano innanzitutto al tavolo del governo.
Elah Dufour Novi esclude un coinvolgimento
Da registrare infine la presa di posizione di Flavio Repetto, presidente del Gruppo Elah Dufour Novi, che ha escluso un coinvolgimento nel salvataggio della Pernigotti.
«Sono orgoglioso della stima che i lavoratori oggi mi dimostrano e, da novese, mi spiace per quello che sta accadendo. Ma non riesco a fare altri miracoli» ha dichiarato Repetto. «In troppi hanno giocato sulla Pernigotti – aggiunge – e negli ultimi anni la proprietà turca non ha fatto nulla per lo stabilimento di Novi». Un peccato, secondo Repetto: «marchi come Pernigotti, che vanta 160 anni di storia, non si trovano con facilità e l’Italia li sta perdendo tutti».