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lunedì 25 Novembre 2024
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La reinvenzione della cioccolateria piemontese tra Pernigotti e Streglio

La Domori (gruppo Illy) ha rilevato l'area industriale del marchio Streglio per costruire una "cittadella del cioccolato"

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NOVI LIGURE (Alessandria) – La vicenda Pernigotti tiene sulle spine la comunità di Novi Ligure da ormai tre anni come riportato nell’articolo del Sole 24 Ore. Prima la decisione di chiudere lo stabilimento di Alessandria, poi la cessione del ramo gelati al gruppo Optima e la decisione di rilanciare la produzione in Italia: la proprietà, in mano alla famiglia Toksoz, lo scorso 1 luglio ha firmato al Ministero del lavoro un impegno per 5 milioni di nuovi investimenti e 12 mesi di cassa integrazione per tutti gli 88 dipendenti.

«Peccato che da quell’accordo sono passati tre mesi e ancora non si sia mosso nulla», ha detto Enzo Medicina, segretario generale della Fai-Cisl di Alessandria e Asti.

Occasioni perdute per Pernigotti. Si spera nella Pasqua.

Ormai si è persa l’occasione di recuperare entro il Natale, così come lo scorso anno era andato interamente perso a causa del Covid. E se non ci si sbriga si rischia di perdere anche l’opportunità di business rappresentata dalla Pasqua.

«Il fatto è che le linee produttive non sono mai ripartite – ha spiegato Medicina al Sole 24 Ore – per questo abbiamo chiesto un tavolo urgente al Governo». La proprietà turca? «Chi l’ha mai incontrata, è dall’inizio di questa vicenda che chiediamo di sederci insieme a un tavolo».

Pernigotti ormai è assente dalla grande distribuzione da oltre un anno e il suo futuro produttivo è incerto. Per fortuna, il distretto piemontese del cioccolato non è tutto così.

I dati Intesa San Paolo

Secondo gli ultimi dati di Intesa San Paolo, ripresi dal Sole 24 Ore, nel primo trimestre del 2021 le aree della regione in cui si concentra la lavorazione del cacao sono cresciute del 6,9% rispetto agli stessi tre mesi del 2020.

Oltre a Pernigotti, il Piemonte vanta la presenza della Ferrero d’Alba e la Novi. Tra le più recenti operazioni di rilancio del settore c’è l’annuncio della Domori (gruppo Illy) di voler costruire una “cittadella del cioccolato” a None, alle porte di Torino dove l’azienda non solo ha sede, ma ha appena rilevato l’area industriale in cui venivano prodotti i cioccolatini Streglio, altro marchio storico della cioccolateria piemontese.

L’operazione garantirà al marchio della famiglia Illy un’area produttiva di 36mila metri quadri di superficie e implicherà un investimenti di circa 10 milioni di euro nei prossimi 24 mesi.

Innovazione e tradizione nella cioccolateria piemontese

«La tradizione della cioccolateria piemontese sta rivelando grande capacità di innovazione imprenditoriale e una consapevolezza sempre più solida della sua storia e dell’importanza di essere presenti sul territorio – ha detto al Sole 24 Ore Andrea Macchione, amministratore delegato Domori – il cioccolato continua a rappresentare per questa regione un settore che esprime eccellenze e crea lavoro. Siamo i custodi di un’esperienza artigianale e industriale che va trattenuta e fatta crescere: i tempi sono favorevoli sia per operazioni a sistema sul territorio, che per il mercato in grande fermento e decisamente trainante».

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