MILANO – La mattina una tazza di caffè, magari dalla moka fatta in casa, colazione equilibrata e poi una capatina in bagno prima di andare a lavoro. Fa parte anche questo del rito della tazzina, che fa partire in tutti i sensi la giornata. Il movimento dell’intestino, la peristalsi, è legato spesso a quest’abitudine di consumo. I motivi della correlazione tra le due attività sono state messe sotto la lente di ingrandimento del meeting della Digestive Disease Week 2019. Svolta a San Diego. Dal sito galileonet.it, l’articolo di Viola Rita che approfondisce questo tema.
Peristalsi e caffè vanno spesso di pari passo
Per approfondire perché il caffè fa andare in bagno, i ricercatori, coordinati dal gruppo della University of Texas Medical Branch, hanno studiato la mobilità intestinale di alcuni ratti ai quali era servito caffè. Lo studio ha confermato che il consumo di caffè aumenta la peristalsi intestinale.
Infatti, negli animali, il numero di contrazioni dei muscoli dell’intestino tenue e del colon era maggiore. Tuttavia, responsabile di questo effetto dinamizzante non sarebbe la caffeina. Dato gli stessi effetti si veridicavano nei topi che bevevano “decaffeinato”.
L’effetto del caffè sul microbioma
Studiando in coltura l’interazione tra caffè e microbioma – l’insieme dei microorganismi – dell’intestino, inoltre, i ricercatori si sono accorti che il caffè aveva ridotto il numero dei batteri. E questa, ipotizzano i ricercatori, potrebbe potrebbe essere uno dei motivi per cui, talvolta, il caffè fa andare in bagno.
Ora i ricercatori hanno intenzione di capire se a farne le spese sono “batteri buoni”
Come i firmicutes, ospiti di una flora batterica sana, oppure gli enterobatteri – fra cui Escherichia coli – sempre presenti nella flora ma connotati come negativi. D, dato che possono causare infezioni anche gravi. Il prossimo passo è quello di condurre ulteriori ricerche per capire se il caffè possa aiutare a trattare pazienti con costipazione post-operatoria o con occlusione intestinale.
La salute in tazzina
Il caffè da alcuni anni è al centro di moltissime ricerche che cercano di svelare i rischi e i benefici del suo consumo. Secondo alcuni studi, una assunzione moderata potrebbe ridurre il rischio di numerose patologie. Fra queste, malattie cardiovascolari e neurodegenerative.
Alcuni tumori, come quello al fegato, all’endometrio e il melanoma, il diabete di tipo 2, la disfunzione erettile e anche problemi di salute mentale. Insomma, in certi casi il caffè potrebbe essere benefico. Il tutto sempre se non si esagera: bere sei tazzine o più al giorno potrebbe invece far male al cuore. Dato che un eccesso di caffeina causa ipertensione e può portare ad altri disturbi cardiovascolari.
Quel gusto un po’ amaro che ci dà lo sprint
Il caffè è anche al centro di moltissimi studi che cercano di capire perché questa bevanda ci piace così tanto. La risposta non sarebbe in un unico ingrediente ma un mix di fattori. A volte, per esempio, è proprio il gusto amaro a piacerci oppure l’amaro combinato con le proprietà stimolanti del caffè.
E, a sorpresa, secondo un recente studio su Scientific Reports chi è maggiormente sensibile all’amaro è anche incline a bere più caffè. Al contrario di quanto si potesse pensare.
Un altro filone di studi si concentra sull’azione eccitante del caffè
Che migliora attenzione, memoria e altre abilità cognitive. Uno sprint che non potenzia soltanto le performance individuali. Ma aiuta anche a relazionarci meglio con gli altri, soprattutto in ambito lavorativo. Un recente studio sul Journal of Psychopharmacology ha mostrato che bere caffè prima di partecipare a una sessione di lavoro migliora la valutazione verso se stessi e gli altri.