MILANO – Niente dolci per chi è a dieta. Sostituire lo zucchero con dolcificanti artificiali per ridurre le calorie può rendere più difficile perdere peso.
Ingannato dal gusto dolce senza calorie, il cervello perde la capacità di associare il sapore del cibo con il suo contenuto nutritivo, e risponde aumentando l’appetito e il desiderio di cibi ipercalorici.
La scoperta emerge da uno studio pubblicato su Cell Metabolism, che descrive l’effetto del consumo di sucralosio sulle scelte alimentari di modelli animali e spiega i meccanismi neurologici alla base di questo fenomeno.
Grazie al loro potere addolcente molto elevato, ridotte quantità di dolcificanti artificiali a bassissimo contenuto calorico, come l’aspartame, la saccarina e il sucralosio, donano agli alimenti un sapore particolarmente dolce. Sono quindi prescritti nelle diete per mantenere la linea o per trattare patologie come l’obesità e il diabete.
Tuttavia, il consumo quotidiano di questi dolcificanti spesso non porta a una perdita di peso o a una riduzione dei livelli di glicemia.
La ragione dell’effetto è stata ricercata analizzando il comportamento e l’attività cerebrale di moscerini della frutta e di topi alimentati con cibo a base di sucralosio per alcuni giorni consecutivi.
I ricercatori hanno osservato che gli animali esposti al dolcificante aumentavano di un terzo il loro introito calorico. Perché? Si tratterebbe di un effetto dovuto all’attivazione di un circuito neurologico che ha il compito di integrare il sapore dolce con il bilancio energetico dell’organismo.
Quando questo equilibrio viene a mancare a causa del consumo del dolcificante ipocalorico, questi neuroni si comportano come se l’organismo fosse a digiuno. L’animale avverte il bisogno di mangiare più cibo, perché sente di non avere assunto la giusta quantità di energia. “Quando la corrispondenza tra la dolcezza dell’alimento e il suo contenuto energetico viene a mancare, il cervello ricalibra la sensazione della fame e ci spinge ad assumere più calorie”. Spiega Gregory Neely dell’Università di Sydney, uno degli autori dello studio.
Il network di neuroni coinvolto è lo stesso nel moscerino della frutta e nel topo, ed è probabilmente coinvolto anche nell’essere umano. “Questa scoperta conferma che i cibi e le bevande senza zucchero potrebbero non essere così innocenti come pensavamo.” conclude Herbert Herzog del Garvan Institute of Medical Research di Sydney.