di Silvia Cravotta
Manca solo l’ufficialità ma è ormai certo che il cacao non sarà l’unico protagonista del cluster a lui dedicato. Sarà infatti il «Cluster del cacao e del cioccolato», come conferma Eugenio Guarducci (FOTO), fondatore e presidente di Eurochocolate, realtà ultraventennale cui è stata affidata la progettazione dei contenuti, la gestione commerciale e degli eventi del più «dolce» tra i nove padiglioni collettivi che troveranno spazio a Expo 2015.
Un investimento da tre milioni di euro, che vedrà il coinvolgimento di un centinaio di realtà tra aziende italiane e straniere.
Come mai questo cambio di nome?
L’idea è arrivata ascoltando il sentimento delle aziende alle quali abbiamo chiesto appoggio per la realizzazione di questa grande impresa. Ma soprattutto per un riconoscimento ai visitatori: è vero che il cacao merita il giusto spazio ma anche che i consumatori lo hanno sempre conosciuto sotto forma di cioccolato.
D. Come sarà organizzato il Cluster?
R. Ai sei Paesi protagonisti (Camerun, Costa d’Avorio, Gabon, Ghana, Sao Tomè e Principe e Cuba) spetterà il compito di mostrare le fasi della piantagione, della raccolta e dell’essiccazione del cacao. Nel resto della struttura ospiteremo la Fabbrica di cioccolato, che farà vedere ai visitatori come nasce il prodotto, e daremo spazio ai tre distretti italiani (Torino, Perugia e Modica) per far conoscere le produzioni dei territori.
Ci sarà poi un chocostore e dodici bancarelle all’esterno.
D. Non si rischia di dare troppo spazio alla parte commerciale in un evento culturale?
R. È vero che Expo è un’occasione per dibattere temi importanti, e sul cacao ce ne sono molti, ma deve anche essere un momento per chi partecipa per conoscere, degustare e acquistare la produzione. La parte commerciale, così come quella culturale, è degna di presenza.
D. Come saranno coinvolti i Paesi partecipanti?
R. Stiamo valutando i progetti e le linee guida, cercando di armonizzare il più possibile l’offerta. Un momento importante sarà quello del prossimo Eurochocolate, dal 17 al 26 ottobre a Perugia. Ci saranno varie iniziative dedicate e il 23 e 24 ottobre un meeting dei Paesi partecipanti al Cluster: saranno giornate importanti per fare il punto sulla gestione, l’intrattenimento, l’aspetto culturale e quello commerciale dell’evento ma anche per incontri bilaterali.
D. Quali saranno i temi portanti?
R. Biodiversità e tracciabilità, certo, ma comincia a farsi avanti anche un’attenzione al cacao come strumento turistico. Puntiamo molto anche sull’inclusività, attraversi scambi con gli altri cluster e con i produttori di altri Paesi. Non saremo chiusi a riccio ma aperti a più collaborazioni, è questo il bello di Expo.
D. Ci sarà spazio anche per i temi più delicati?
R. Stiamo lavorando con Fondazione Triulza, e in particolare con Fairtrade, per dare spazio a queste tematiche con tavole rotonde e dibattiti, ma anche per inserire nel circuito i prodotti alternativi. Tra le bancarelle, una sarà dedicata all’equosolidale.
D. Quale sarà il lascito di Expo sul mondo del cacao e del cioccolato?
R. Si tratta di un’operazione che vale molto, sotto ogni profilo. La speranza è che le grandi culture dei Paesi produttori e trasformatori comincino a dialogare di più e che incontrarsi in un unico luogo, così a lungo, porti nuova linfa progettuale. Aiutando anche a far capire che il cioccolato che costa poco di più, è migliore e offre maggiori garanzie ai lavoratori.