Donato Pensa e Uberto Marchesi, co direttori generali di NKG Bero Italia, hanno svelato i retroscena del progetto di formazione Coffee Culture (ne abbiamo parlato qui) che è coordinato da Deborah Righeschi in veste di Coffee Coach. La sede si trova in Piazza Matteotti 2 a Genova, in pieno centro storico, proprio di fronte al Palazzo Ducale.
A Genova è scattata l’attesa apertura per Coffee Culture di fronte ad un gioiello come il Palazzo Ducale: come si uniscono il nuovo e la tradizione in un’offerta formativa innovativa?
“Come tradizione, oltre la location in pieno centro storico genovese, direi la volontà di difendere e valorizzare un prodotto che rappresenta da sempre un importante patrimonio della cultura italiana.
![Coffee Culture](https://www.comunicaffe.it/wp-content/uploads/2025/02/caffe-6.jpg)
Di innovativo sicuramente il fatto di avere uno spazio destinato a tutti, dai professionisti agli appassionati, per parlare di caffè in tutte le sue molteplici sfaccettature”.
A dicembre c’è stato il lancio dei corsi: sono state molte le adesioni e in particolare focalizzate in quale dei tre ambiti proposti?
“Abbiamo avuto diversi interessi da parte degli addetti ai lavori, soprattutto per i workshop su temi dedicati.
![](https://www.comunicaffe.it/wp-content/uploads/2025/02/preparazione.jpg)
Per quanto riguarda i semplici curiosi e/o appassionati è sicuramente più complesso, anche se il primo corso di febbraio è andato quasi “sold-out”. Poi, in realtà, c’è un quarto format, non ufficializzato, che ha avuto diverse richieste, ovvero l’organizzazione di eventi fatti su misura per singole aziende.
Ci raccontate come è andato il primo corso per Coffee Lovers?
“Benissimo! Il primo corso ha confermato in pieno la nostra idea, ovvero che il vero ostacolo sia convincere le persone ad iscriversi.
Una volta che inizi a parlare del nostro meraviglioso prodotto, raccontare cosa avviene in origine e le profonde differenze fra le tante qualità disponibili, la maggior parte degli interlocutori rimane affascinato. La dimostrazione è che metà dei partecipanti si è già prenotato per gli altri moduli, che attualmente sono in costruzione”.
![](https://www.comunicaffe.it/wp-content/uploads/2025/02/nkg-1.jpg)
Uberto Marchesi e Donato Pensa dietro a Coffee Culture: perché è importante partire proprio dal verde per fare cultura del caffè?
“Perché la filiera del verde è estremamente lunga e complessa ma, dall’altra parte, ha uno story-telling molto potente, sinora poco condiviso con il consumatore finale.
Grazie al nostro know-how e alla presenza del Gruppo Neumann in origine, ci farebbe molto piacere poter aiutare a colmare questa lacuna e valorizzare tutto il lavoro dietro ogni chicco”.
![](https://www.comunicaffe.it/wp-content/uploads/2025/02/coffee-culture-2-838x1024.jpg)
Coffee Culture come arriverà al consumatore finale? C’è bisogno di eventi e incontri tranchant come le puntate di Report per fare cultura del caffè?
“C’è bisogno di fare cultura, stimolando la curiosità e ponendo le basi per un percorso graduale di apprendimento. Per questo bisogna dedicare tempo e sacrificio, i format come Report al contrario puntano su messaggi rapidi, per questo estremamente superficiali e a volte di parte, che facciano subito ascolto”.
A parte i social, quali sono i canali per intercettare il consumatore medio?
“Tutti. I social ovviamente giocano una parte importante (a tal proposito è online da poche ore la pagina Instagram di Coffee Culture), però ogni singola conversazione sul caffè può fare cultura e incuriosire il consumatore medio, oggi sempre più attento e sensibile. Per questo Coffee Culture in futuro si farà promotore di eventi e/o festival, soprattutto dedicati a scuole e università”.
![](https://www.comunicaffe.it/wp-content/uploads/2025/02/caffe-7.jpg)
In che modo Coffee Culture può essere di supporto agli operatori per navigare in questo momento critico del settore?
“Il mercato negli ultimi anni sta vivendo profondi cambiamenti, non solo legati al vertiginoso aumento dei prezzi. Crediamo sia giusto per tutti, inclusi noi stessi, mettere in costante discussione le proprie procedure e confrontarsi con altri operatori. La costante professionalizzazione e la capacità di valorizzare il prodotto sono due fattori importanti e, forse, decisivi per navigare con successo in questo mare agitato”.
![](https://www.comunicaffe.it/wp-content/uploads/2025/02/tavolo.jpg)
Dopo SIGEP, quali sono i prossimi appuntamenti da cavalcare per spingere Coffee Culture?
“Credo faremo presto qualche iniziativa a livello regionale per andare a raggiungere appassionati e curiosi, anche perché la Regione Liguria si è dimostrata estremamente interessata e disponibile a sostenere il nostro progetto.
All’inaugurazione ha infatti partecipato anche il Vicepresidente Alessandro Piana. Poi ci sarebbe un’idea, ancora in fase embrionale, che potrebbe essere molto apprezzata dalla torrefazione italiana, ma per il momento non possiamo rivelare nulla”.
Ci raccontate i diversi moduli pensati in parte per i professionisti in parte per i coffeelovers?
“Per i Coffee Lovers il modulo iniziale è di 3 ore, alternando teoria e pratica, con un costo di 59 euro. Il nome, che richiama la filiera del caffè verde, è Coffee Journey. Per gli addetti ai lavori abbiamo invece pensato a delle giornate intere dedicate a workshop specifici al costo di 300 euro. I primi tre argomenti che abbiamo in agenda sono: lavorare in basket, preparare un cupping professionale e la conta dei difetti sul crudo.
Abbiamo inoltre in programma i diversi moduli SCA, che hanno un valore diverso in base a livello e, di conseguenza, alla durata. Per ognuno di questi eventi è richiesta un’importante mole di lavoro, anche preparatorio, e utilizzo di attrezzature, per cui era fondamentale trovare un equilibrio tra accessibilità e sostenibilità economica. Abbiamo quindi stabilito un prezzo che rappresentasse davvero il minimo possibile, garantendo al contempo la qualità della formazione e la copertura dei costi operativi”.