PADOVA – Il Caffè Pedrocchi, chiamato anche “Caffè senza porte”, potrebbe essere un museo, ma non gli è stato assegnato nemmeno una guida e neppure del personale di vigilanza: un monumento che, ormai, non ha un minimo di decoro.
Purtroppo, nonostante lo stabile continui per tutti ad essere un simbolo della città, viene trattato come un locale di sgombero. Il gioiello architettonico dei libri turistici pare stia diventando un immobile problematico.
Accedendo alle otto sale situate al primo piano del Caffè Pedrocchi, progettate da Giuseppe Jappelli, architetto di raro genio, e da Bartolomeo Franceschini, si è colti da non poco imbarazzo e da altrettanta incredulità.
Già salendo la scala d’accesso, sulla sinistra, vi è un’infiltrazione che raggiunge tutta la parete, e che sta letteralmente sbriciolando l’intonaco marmorino.
Accedendo poi alle sale del piano nobile, con un po’ d’amaro nel cuore, si rileva che le mensole sono state divelte, gli specchi non ci sono più, e così pure le decorazioni.
Le infiltrazioni d’acqua piovana lasciano il segno ovunque: sui pavimenti lignei sollevati, sulle crepe che si disegnano sui soffitti. Le tappezzerie sono lasciate alla polvere.
Alle conseguenze di un monumento lasciato all’incuranza, vanno aggiunti gli sfregi, e gli scarabocchi lasciati sulle pareti da turisti villani.
Eppure, la lettura del testamento lasciato da Domenico Cappellato Pedrocchi, morto nel 1891, parlava chiaro: “Faccio obbligo solenne e imperituro al Comune di Padova di conservare in perpetuo, oltre la proprietà, l’uso dello Stabilimento come trovasi attualmente, cercando di promuovere e sviluppare tutti quei miglioramenti che verranno portati dal progresso dei tempi mettendolo al livello di questi e nulla tralasciando onde nel suo genere possa mantenere il primato in Italia”.
Questo testamento andrebbe ripreso in mano.
Lo Stabilimento, lasciato ai padovani, era stato inaugurato nel 1831 ad opera di Antonio Pedrocchi e Giuseppe Jappelli.
Marilena Carraro