Fika: sì, si chiama così la pausa caffè in Svezia. A lei Anna Brones e Johanna Kindvall hanno dedicato un libro. Lasciamole parlare.
Fika…so già cosa pensi. Siamo italiani. Per noi il caffè fa rima solamente con espresso o moka.
In Svezia Fika è un sostantivo, una verbo ed un modo di vivere. La Fika si traduce semplicemente con l’avere un caffè, senza doppie finalità.
Questo è il post giusto per te che credi fermamente che la pausa caffè debba avere la stessa dignità del tè delle cinque e degli onnipresenti scones.
Di questo abbinamento con il caffè voglio parlare assieme a Anna Brones e Johanna Kindvall autrici del libro Fika: The Art of the Swedish Coffee Break, With Recipes for Pastries, Breads, and Other Treats (Fika: l’arte della pausa caffè svedese, con ricette per dolci, pani e altre tentazioni).
Fika, pausa caffè, coffee time, merenda, il tè delle cinque: è sempre la stessa cosa? Mi affido a Anna e Johann per capirne di più.
Anna Brones svela subito l’essenza della Fika.
La cosa importante è sedersi, rilassarti, godersi ogni singolo istante con una bevanda calda e del cibo.
Quindi …
Fika, caffè e …
Un rituale quotidiano
Anna e Johanna sono prontissime nel rispondere alla domanda: La Fika è un momento speciale o un rituale quotidiano? In Svezia è una sana abitudine di tutti i giorni.
Ho insegnato a mio marito, che non è svedese, la bellezza della fika ogni giorno.
Entrambi lavoriamo da casa, ma credo che abbia ancora importanza prendersi delle piccole pause durante la giornata. Mi piace preparare il nostro momento del caffè due volte: sia di mattino, sia nel pomeriggio. Così Johanna Kindvall cerca di convincerci del piacere e dell’importanza della pausa caffè svedese. Se la giornata è calda e soleggiata ci sediamo nel portico e chiacchieriamo con gli amici o semplicemente salutiamo gli sconosciuti che passano.
Come resistere? Ho voglia di stare seduta nel portico anch’io!
Ti unisci?
Anna, poi, non sa rinunciarci mai. I miei momenti di Fika migliori sono all’aperto, ad esempio durante un’escursione a piedi. Non c’è nulla di meglio di un thermos caldo col caffè (o anche della semplice acqua da scaldare col fornello da campeggio per fare un caffè sul momento) e qualcosa di gustoso. Così si ammira veramente il paesaggio.
Ma non è un qualcosa solo per donne ed un uomini duri. Non serve fare trekking. Si può anche stare a casa, andare al bar e festeggiare col caffè.
Anna suggerisce per le occasioni speciali di non saltare la Fika. Un caffè ed una bella torta possono rendere unico un compleanno, ad esempio.
Cominciamo dal caffè.
Anna Brones non teme di sminuire il suo rito quando dice che la fika è normalmente a base di caffè, ma nulla toglie che si possa fare anche con un tazza di tè.
Johanna le da corda dicendo che tè o cioccolata calda sono possibili. Per i bambini, poi, c’è il cordial, un concentrato dolce fatto di frutta e bacche. Ovviamente, la migliore Fika richiede uno stuzzichino dolce.
Non vuoi mica rimanere a stomaco vuoto durante la Fika!
Sia Anna che Johanna hanno un debole per i kardemummabullar. Chiacchierando scopro che Anna non resiste agli chokladbollar, come ben racconta in Foodie Underground. Insomma abbiamo gli stessi gusti.
Un libro sulla Fika
Fika è stato pubblicato nel 2015. E’ ora disponibile in inglese e presto in cinese e pure coreano. E’ opera non prima di Anna e Johanna.
Il dubbio sorge subito: Anna Brones e Johanna Kindvall sono svedesi?
Anna è nata negli Stati Uniti dove è cresciuta. Sua madre è svedese. Mentre io, è Johanna a parlare, mi sono trasferita negli States. Ogni estate, però, torno in Svezia sia per piacere sia per lavoro.
Entrambe hanno salde radici svedesi. Salde e forti tanto che si manifestarono presto.
Come molti svedesi non credevo che la Fika fosse un qualcosa di speciale fino a quando divenni un architetto a New York nel 2003. Subito capii che erano finiti i tempi per potersi sedere a sorseggiare un caffè assieme ai colleghi.
A New York anche il caffè si prende al volo. Cominciai a sentire la nostalgia di quel momento della giornata. Quando Anna mi invitò a partecipare al suo progetto editoriale non ho esitato. Era tempo di far scoprire al mondo la Fika. E’ Johanna che parla.
Sì, io e Johanna amiamo la tradizione della Fika. Abbiamo pensato che in questo mondo dove molti cercano di rallentare i propri ritmi, non ci fosse nulla di meglio che proporre di una pausa caffè svedese? Anna non ha tutti i torni.
Ma avevamo voglia anche di raccogliere tutte le nostre ricette preferite per la Fika e spiegare le sue ragioni e la sua storia. Così chiunque nel mondo avrebbe potuto gustarsi un pezzo di Svezia.
Con Fika: The Art of the Swedish Coffee Break noterai che il lavoro, soprattutto di Johanna Kindvall, non è stato superficiale.
Le illustrazioni hanno uno stile particolare. Lo scopo era di dare un’immagine calda ed accogliente della Svezia, della Fika e delle nostre tradizioni.
Tradizioni che passano anche per un piccolo dizionario di lingua svedese tutto incentrato sul caffè. Nelle prime pagine impari cos’è la fik, il fikapaus e persino il fikarum.
Curioso? Sono, rispettivamente, un posto dove avere la Fika, il prendere una pausa per avere una Fika e lo spazio, che spesso corrisponde con la cucina, che è destinato alla pausa caffè svedese. Mentre il momento in cui ti prendi la Fika è detto fikastund. Nel libro, disponibile anche in versione ebook, trovi altri termini essenziali per sentirsi svedesi.
Prima, però, di lasciarti gustare un attimo di Svezia devi scegliere il caffè.
Che caffè bevi durante la tua Fika?
Dato che questo mese mi sono concentrata sul caffè, prima con una wishlist, poi con Caffeine Magazine, non ho potuto che chiedere a tutti quale caffè stanno bevendo. Mi sono comportata così anche con Anna e Johanna.
Anna Brones sta bevendo, questi giorni, il Kenya Riuki AA di Augie’s Coffee Roasters. Nella credenza ha anche il Birembo Rwanda della Olympia Coffee Roasting Company.
Mentre Johanna Kindvall si è buttata, dopo una gita a San Francisco, su una miscela per l’espresso dell’Ubuntu Coffee Cooperative. Mentre non è riuscita a scoprire ancora tutte le torrefazioni presenti nella sua (oramai) Brooklyn.