domenica 22 Dicembre 2024
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Pausa caffè? In Cina sarebbe impensabile durante l’orario di lavoro

Parola di Sonia Zhou, la testimonial cinese scelta da Gucci per la prossima campagna pubblicitaria. “Per un cinese l’orario di lavoro è sacro, non si fa nient’altro. Non potrebbe mai succedere che un ufficio chiuda con le persone in fila ad aspettare perché gli impiegati sono al bar”.

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MILANO – C’è anche una signora cinese in Roman Rapsody, l’ultima campagna pubblicitaria di Gucci, che ha come protagonisti 23 membri della famiglia allargata di Alessandro Michele, direttore creativo della griffe, fotografia di Mick Rock.

La donna si chiama Sonia Zhou (FOTO) e dal 1997 è la titolare di un notissimo ristorante cinese che ha sede nell’Esquilino, il quartiere multietnico di Roma.

Com’è finita in questa ristretta cerchia degli affetti che comprende tra gli altri la scrittrice Barbara Alberti e l’ex miss Italia e attrice Miriam Leone?

«Alessandro è un cliente del mio ristorante ma io non sapevo chi fosse: quando mi ha proposto di fare parte della campagna pubblicitaria sono stata molto felice ed emozionata».

Alle pareti del suo ristorante ci sono immagini di Mao e foto di centinaia di vip che hanno cenato da lei

«Ammiro moltissimo Mao, senza di lui non ci sarebbe stata la Cina moderna, ha vinto tutto e tutti con la sua forza e quella del suo popolo. Nel 2002 ho fatto un calendario in suo onore che ha avuto un grandissimo successo, non immaginavo che agli italiani piacesse così tanto. Quanto ai vip, ormai è una tradizione, chi viene fa una foto con me. Il primo fu Nanni Moretti agli inizi del 2000».

Lei ha assunto italiani nel suo locale?

«Non ho lavoratori italiani, ma solo perché è molto complicato imparare i piatti, la lingua, comunicare con noi che parliamo cinese».

Forse anche perché le chiederebbero la pausa caffè?

«(Ride ndr) Per un cinese l’orario di lavoro è sacro, non si fa nient’altro. Vedo che gli italiani fumano, ecco noi no, non usciamo per fumare. E a proposito della pausa caffè: non potrebbe mai succedere in Cina che un ufficio chiuda con le persone in fila ad aspettare perché gli impiegati sono al bar. Per quanto mi riguarda nel mio ristorante ci sto ogni giorno, mangio solo quando è andato via l’ultimo cliente.

Chi la conosce è abituato ai suoi look stravaganti?

«Possiedo moltissimi vestiti e mi piace cambiarli spesso. Non ho mai i capelli fuori posto, per stare bene il mio caschetto deve essere impeccabili. Io sono un’attrice del quotidiano, se arrivano le telecamere mi trovano sempre pronta, anche perché a differenza di un film, la vita va in diretta e non puoi sbagliare».

Lei ha la cittadinanza italiana?

«No, sono e resto cinese pur lavorando qui, mia figlia è nata in Cina e non è italiana, mio figlio, nato a Roma, a 18 anni ha scelto di diventare italiano».

Alessandra di Pietro

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