MILANO – Patrick Hoffer è già comparso su queste pagine, in qualità di presidente della Torrefazione Corsino Corsini. Nonché in quanto presidente del Consorzio promozione caffè. Adesso, ritorna con un’intervista nella quale espone il suo punto di vista sull’attuale situazione del settore.
Patrick Hoffer è il presidente del Consorzio promozione caffè: partiamo da lì
Ne abbiamo parlato assieme nel lontano 2013, quando ha fatto il punto della situazione della filiera. Da allora, il cambiamento che aveva prospettato si è verificato?
“Passi avanti sono stati fatti. Ma se ne potrebbero fare ancora tanti. Rimango quindi fermamente convinto che sia sempre necessario, anzi, vitale, per l’industria italiana del caffè, trovare una casa comune. Sotto la quale poter tutti, torrefattori, crudisti, spedizionieri, produttori di macchine da caffè, tostatrici e confezionatrici; oltre che tutti i partecipanti della filiera in senso più esteso, collaborare e avere un peso a livello nazionale e soprattutto internazionale.
Associazioni come quella svizzera e tedesca, sono un esempio molto valido da seguire. Difatti, sono quelle che, a livello europeo e mondiale, pesano maggiormente.”
Domanda delicata
Ma i consumatori si stanno ponendo sempre di più il problema. Una torrefazione come la sua, che sposa la filosofia della sostenibilità ambientale, come mai ha deciso di investire nel segmento capsule?
“Oggi il mondo del porzionato pesa per oltre il 30% del mercato nazionale. Anche di più se invece si considera i Paesi esteri. Sarebbe perciò sciocco non farne parte. E’ importante infatti restare nel mercato e risolvere tutte le problematiche che ne derivano. Senza però mettere la testa nella sabbia e negare quello che già esiste.
Ciascuna azienda e noi per primi, dobbiamo superare questo aspetto, riuscendo a fare dell’economia circolare un nostro mantra. Proprio su questo stiamo attualmente lavorando. ”
L’onda degli specialty è un mercato di nicchia destinato a restare tale, o secondo lei bisogna investire su questo particolare segmento?
“Assolutamente sì. Non è tanto di nicchia, almeno se osserviamo il suo peso all’interno dei mercati esteri che sono più maturi. Come ad esempio quello australiano, lo statunitense e il nordeuropeo.
Negli ultimi 18 anni, il numero di bevitori giornalieri ha visto la crescita più sostenuta. Solo il 9% degli americani adulti consumava questa tipologia giornalmente nel 1999; mentre nel 2017 la percentuale è giunta al 41%. Da notare l’exploit dell’ultimo anno: +10 punti percentuali rispetto al 31% del 2016. Così come affermano gli extract di fonte Sca.”
A suo parere, da che punto di vista gli italiani dell’espresso sono ancora poco competitivi?
“Non penso che lo siano, anzi. Godiamo ancora di un vantaggio competitivo notevole rispetto a quasi tutti i nostri competitor. Tuttavia, se non reagiamo a ciò che sta accadendo oggi, un domani potremmo perdere terreno. Il che si potrebbe tradurre in una sola parola “Italia”. Dobbiamo perciò fare nostri gli stimoli che giungono da fuori, per poi riuscire a riproporli rivestiti dal nostro appeal italiano.”
La sua zona ha molte presenze straniere: c’è chi preferisce la tostatura “all’italiana” molto scura, oppure una versione più light?
“Sicuramente le nuove tendenze di consumo stanno avendo successo. Eppure, ancora la maggioranza dei consumatori predilige anche giustamente, la tostatura più tradizionale.”
In questi ultimi mesi abbiamo assistito un po’ alla colonizzazione estera, tra catene e festival: a tal proposito, cosa ci dice dell’appena conclusa prima edizione di The Milan Coffee Festival?
“Per il momento mi sembra di aver assistito a una sorta di incontro tra amici, all’interno di un palazzetto dello sport molto gremito. Sicuramente l’iniziativa racchiude in sé un grande potenziale per le edizioni future.”
E per quanto riguarda l’ingresso di Starbucks?
“Lo considero un fattore molto interessante e di sicuro successo. Penso e mi auguro che possa esser un aiuto per tutto il settore.”
Quanto secondo lei, è importante la comunicazione e i social per il successo di una torrefazione?
“Ormai per tutti costituisce uno strumento imprescindibile.”