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venerdì 22 Novembre 2024
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PASTICCIO SULLA PASTICCERIA CAFFETTERIA COVA – Prada ha “lettere d’accordo” e non molla la presa: da 20 giorni, prima dell’annuncio Lvhm, aveva portato le carte in tribunale e chiede il sequestro del marchio, la partecipazione nella società operativa e anche della caffetteria

Continua lo scontro in tribunale tra i due marchi Prada e Lady Cova.

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MILANO – La vicenda della vendita della società proprietaria della Pasticceria Cova di Via Montenapoleone a Milano e del relativo marchio, è arrivata in tribunale. Non era dunque una bufala la notizia che avevamo pubblicato il 21 febbraio scorso sulla cessione di Cova a Prada per 12 milioni che potete leggere sotto. In una successiva intervista, che pure pubblichiamo sotto, il patron Mario Faccioli fece però capire che “l’affare non era definitivamente concluso. Per la vendita si poteva incassare di più”.

Prada VS Cova

Da 20 giorni giudici al lavoro. Ma adesso si scopre che già 20 giorni prima dell’annuncio Lvmh, dell’altra settimana sulla cessione dell’80% della società Pasticceria Confetteria, che controlla tutte le attività, alla holding del lusso francese Lvhm – per una cifra di 15 milioni, ma il Sole 24 Ore scrive di 33 milioni -, Patrizio Bertelli e la moglie Miuccia Prada avevano chiesto allo studio legale milanese Bonelli Erede Pappalardo di bloccare l’affare tra Bernard Arnault. L’uomo più ricco di Francia.

La famiglia Faccioli avrebbe portato le carte di quello che per loro è “l’accordo di febbraio. Sulla cessione del marchio e della società operativa” in tribunale.

Il tribunale dovrà gestire la questione

I giudici hanno avviato gli accertamenti. Una decisione preventiva sul sequestro richiesto da Prada dovrebbe arrivare entro la fine del mese. Nessun contenzioso è aperto invece tra Prada e Lvmh. La vicenda riguarda soltanto l’azienda italiana e i Faccioli.

Giochi riaperti

Così la Casa di moda italiana, ma quotata alla Borsa di Hong Kong, riapre i giochi per il controllo di Cova. O almeno ci prova. Sergio Erede e Stefano Cacchi Pessani dello studio legale milanese hanno presentato un ricorso giudiziario. La vicenda è in corso ma le parti interessate non hanno voluto commentarla.

Scambio di lettere

Nel dettaglio i soci Sergio Erede e Stefano Cacchi Pessani hanno avviato una causa di merito per l’accertamento di un “intervenuto contratto” con la famiglia Faccioli. La proprietaria della pasticceria milanese.

Alla base della contromossa ci sarebbero scambi di lettere avvenuti nei mesi scorsi con la famiglia. Per Prada costituirebbero già un accordo per il passaggio della proprietà della Cova Montenapoleone (la società a cui fa capo il Caffè); assieme alrelativo brand.

L’offerta e l’accordo raggiunto tra i Faccioli e Lvmh riguardano invece la Pasticcerie Confetterie Cova holding

Ovvero la società che controlla il locale e il brand. Quindi, Prada ha chiesto anche il sequestro del caffè di Montenapoleone e del marchio.

Incubo Lvmh

Prada con il caso Cova sta rivivendo l’incubo di vedersi scippare una preda da Lvmh. Come già accaduto con la Casa di moda Fendi. Quando pure aveva perso la sfida coi francesi. Ora il destino della vicenda è in mano ai giudici.

Il primo annuncio

La Casa di moda italiana inseguiva questa operazione dall’inizio del 2013. A febbraio era stata data la notizia dell’accordo. Poi, lo scorso 27 giugno il colpo di scena. Con l’annuncio del colpo messo a segno dal colosso francese proprietario di Bulgari, Louis Vuitton e degli champagne Dom Pérignon.

Un’offerta economica più vantaggiosa

Come avevano fatto capire di cercare i Faccioli in un’intervista rilasciata dopo la notizia della cessione. Ma non è tutto. Perché dietro la scelta degli acquirenti da parte della famiglia Faccioli ci sarebbe stato un altro timore. Ovvero che Prada potesse decidere di spostare l’ingresso dello storico caffè milanese in via Sant’Andrea.

Infatti, i locali sono adiacenti a quelli del flagship store di Prada in via Montenapoleone. Qui Cova si è trasferita nel 1950 dopo che nel ’43 venne colpita dai bombardamenti degli Alleati. Lo storico esercizio, nato nel 1817, ha ricevuto nel 2007-2008, dal Comune di Milano e dalla Provincia, i titoli di “bottega storica”. – e da anni Cova fa parte dell’Associazione locali storici d’Italia. -Assieme a quello di esercizio di rilevanza locale.

Sviluppo internazionale

Come andrà a finire è difficile ipotizzarlo, per il momento. Le uniche notizie certe sono quelle annunciate nel comunicato emesso il 27 giugno. Nelle intenzioni di Lvmh, l’acquisizione di Cova, “ha un duplice obiettivo. Preservare questa istituzione della storia milanese; mantenendo negli attuali spazi la Pasticceria di Via Montenapoleone. Sostenere con forza il suo sviluppo a livello internazionale. Grazie alle sinergie messe a disposizione dal gruppo Lvmh”.

E Cova, nel suo piccolo, già negli anni 90 aveva intrapreso un percorso di internazionalizzazione. Aprendo una pasticceria a Hong Kong, inaugurata nel 1994. Inoltre, portando prodotti a marchio nei franchisee di Hong Kong, Tokyo e Shanghai, su navi da crociera. Così come in alcuni locali storici italiani.

Gli azionisti della pasticceria

Prima dell’accordo con Lvmh l’azionariato della Pasticceria Confetteria Cova era suddiviso in quote. Esse erano ripartite, tra Mario Faccioli, la moglie Graziella Copeta e le figlie Daniela e Paola. Le quali possedevano ognuna il 50%, su cui gravava il diritto di usufrutto vitalizio a carico dei genitori. Dopo la cessione a Lvmh le due figlie hanno la proprietà diretta del 20% che resta alla famiglia.

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