MILANO – Spopola su Facebook una fake news, partita da una foto ritoccata ironicamente dall’architetto Cino Zucchi. Il quale ha pensato di creare una riproduzione scherzosa di uno dei punti storici milanesi, la Pasticceria Cucchi, trasformato in un locale Starbucks.
Pasticceria Cucchi starbucksizzata
L’architetto ha così ha preso la fotografia della Pasticceria Cucchi di corso Genova, il cui titolare Cesare Cucchi è mancato a marzo, e armato di Photoshop ha “creato” sulle vetrine il logo della multinazionale del caffè. In procinto di aprire il primo punto vendita di Milano in piazza Cordusio.
“Dopo il Cinema Apollo trasformato in Apple Store, lo storico Cucchi di porta Genova diventa ahimè Starbucks… un altro pezzo della mia Milano che scompare”, ha scritto Zucchi nel suo post.
Il fatto che Cesare Cucchi fosse deceduto da pochi mesi ha corroborato la “notizia”. Ma c’è voluto poco perché si svelasse l’arcano: lo stesso bar-pasticceria, sempre su Facebook, ha presto smentito la cosa.
“Cogliamo l’occasione per smentire la fake news di qualche buontempone circa la vendita di Cucchi a Starbucks”. Si legge nella pagina ufficiale del locale.
Le reazioni sul web
Erano state di disappunto per quella che – ai più – era sembrata l’ennesima “conquista” di spazio di una multinazionale a danno del commercio piccolo e storico.
Un gran pezzo del quartiere di corso Genova non ha gradito, insomma, la possibilità che l’insegna Cucchi lasciasse per sempre la zona in favore di Starbucks.
Risolto invece il dilemma, Zucchi ha scritto di essersi ispirato a Orson Welles
Di cui si ricorda il film del 1975 “F come Falso“, ma soprattutto l’episodio del 1938. Quando il grande regista lesse in radio un adattamento de “La guerra dei mondi” creando letteralmente il panico tra gli ascoltatori americani, che credettero fosse in corso un attacco degli alieni.
“Non avrei davvero mai pensato che i miei amici fossero così creduloni (e/o distratti) da trasformare un semplice scherzo fatto soprappensiero in una vera e perversa ‘fake news’.
Con tutta la dietrologia che ne deriva”, ha poi scritto l’archistar su Facebook: “Ciò mi fa molto pensare sull’impossibilità di fare dell’ironia su internet, su Facebook in particolare.
E sulla velocità di come uno stimolo di qualsiasi natura faccia arrivare una persona a conclusioni in qualche modo già implicite nelle proprie aspettative. In altre parole, ho imparato qualcosa”. E questa volta la foto postata non ha il logo di Starbucks.