domenica 22 Dicembre 2024
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Mauro Parrini, Simonelli Group: “Presente e futuro all’insegna dell’innovazione sostenibile e della circolarità”

Dice il Plant & Innovation Manager del Gruppo marchigiano: “Tutti questi progetti di innovazione sul lato sostenibilità si inquadrano all’interno di una cornice più ampia che Simonelli Group si è sempre impegnata a rispettare. È la nostra filosofia. Noi siamo chiamati a sviluppare ciò che è stato creato dai fondatori di Nuova Simonelli prima e Simonelli Group poi, senza fermarsi alle cose semplici, che sanno fare tutti"

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BELFORTE DEL CHIENTI (Macerata) – Il progetto De-Manufacturing di Delta e Simonelli Group è ispirato alla filosofia delle 4R, pilatri dell’economia circolare: riduzione, riutilizzo, riciclo e recupero delle risorse. In questo particolarissimo caso l’obiettivo è quello di ridare una seconda vita a dei materiali compositi – piuttosto diffusi oggi nell’industria, che rappresentano da una parte soluzioni resistenti e duraturi nel tempo e dall’altra però molto difficili da riutilizzare e smaltire – riutilizzandoli per la realizzazione di nuovi componenti. Siamo scesi nel dettaglio di questa iniziativa green, con il dottor Mauro Parrini, Plant & Innovation Manager Simonelli Group.

Parrini, da dove è nata l’esigenza di prendere parte a questo progetto di De Manifacturing?

“Il progetto di ricerca “De-Manufacturing”, sviluppato da Delta srl e Simonelli Group, rientra all’interno della piattaforma MARLIC (Marche Applied Research Laboratory for Innovative Composites) della Regione Marche nell’ambito della “Manifattura sostenibile: eco-sostenibilità di prodotti e processi per nuovi materiali e de-manufacturing”.

Abbiamo voluto accettare una sfida importante: quella del riutilizzo di materiali compositi, estremamente difficili da riciclare, per ottenere nuovo materiale con performance e qualità superiori rispetto a quello di partenza.

Un aspetto non banale, perché spesso quando si parla di materiale riciclato, si pensa erroneamente a un risultato di poco costo e di scarso livello.

Invece è tutto il contrario: riciclare e recuperare un materiale composito necessita di lunghi e complessi processi per arrivare alle stesse caratteristiche di un materiale vergine, per cui è decisamente più oneroso.”

Questo è un materiale pregiato e molto difficile da gestire: siete partiti da una grossa sfida, perché?

“In realtà già nel 2009 abbiamo avviato dei progetti di ricerca per utilizzare plastica riciclata come base di alcuni componenti interni delle nostre macchine da caffè e nel 2013 abbiamo utilizzato anche i biopolimeri per lo stesso scopo. Tuttavia, nell’ottica dell’etica che ha accompagnato da sempre Simonelli Group, riteniamo che dedicare delle coltivazioni vegetali ad hoc per la produzione di biopolimeri, non sia una strategia corretta e sostenibile, fino a che non si riuscirà ad ottenerli da scarti di agricoltura.

Quindi abbiamo lavorato su ciò che era più sfidante: il materiale composito – da quello ultraleggero dell’aeronautico, a quello ultra duro per le cucine, in parte basato su carbonio e in parte su elementi metallici – è altamente dispendioso da riciclare in termini di energia.

Ma con Delta abbiamo definito un processo e delle tecnologie in grado di riutilizzare il materiale composito di lavorazione della stessa Delta per la carenatura della macchina da caffè Eagle One di Victoria Arduino con prestazioni di durezza, igiene (è antibatterica), lunga durata e resistenza agli urti.”

Avere un pezzo che potrebbe andare dallo spazio alla Formula 1 è un argomento di orgoglio del brand che la impiega: è un valore per Simonelli Group

“Sì, ma lo scopo è quello di ricalcare la storia dell’azienda, restando coerenti allo spirito innovativo che ha caratterizzato Simonelli Group dalla nascita. La stessa cosa si poteva fare partendo dal materiale vergine: ricavare una scocca sottovuoto di carbonio sarebbe stato per noi più semplice. Il vero motivo quindi, la reale sfida, è quella di produrre dei componenti con materiali da recupero e con delle performance superiori e un ridotto impatto ambientale rispetto ai modelli precedenti.

Siamo stati tra i primi a introdurre la Life Cycle Assestment (metodologia strutturata e standardizzata sull’analisi del ciclo vitale di un prodotto che quantifica eventuali impatti sull’ambiente): tutte le nostre novità vengono analizzate in questo modo da più di un decennio In collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche cerchiamo di capire così come ottimizzare in termini di sostenibilità e circolarità le nostre macchine: la carbon footprint – cioè quantità di anidride carbonica che viene prodotta dal momento di estrazione della materia prima sino alla dismissione della macchina a fine vita – è una delle linee guida che adottiamo quando creiamo nuove tecnologie e nuovi prodotti.

A questo progetto collaboriamo con Università come il Politecnico delle Marche, l’Università di Camerino, Enea, e Cnr, il Consiglio nazionale delle ricerche – oltre che con il Politecnico di Milano per altre iniziative -. È il top che si può avere in Italia sul campo della ricerca. E poi la collaborazione con tante aziende locali, tra cui Delta, realtà vocata all’innovazione e legata al territorio con un raggio d’azione molto vicino a Simonelli Group.

Crediamo nel futuro di questa collaborazione e di questo materiale. Di fatto la condizione sine qua non resta il riciclo a chilometro zero. Per lo stesso principio partecipiamo da anni con la Fondazione Symbola che si occupa di favorire la circolarità delle imprese sul territorio del marchigiano: la R del riciclo del prodotto e del riutilizzo può esser compiuta solo a chilometro zero. Altrimenti si perdono i vantaggi nel risparmio dell’anidride carbonica sui trasporti dei materiali.”

L’utilizzo di materiali compositi corrisponde a un miglioramento della sostenibilità ambientale: come si traduce da un punto di vista economico e sociale e perché è importante per Simonelli Group puntarci?

“Da sempre Simonelli Group crede nel fatto che non ci possa essere una sola crescita economica dell’azienda se non è accompagnata a quella del territorio e delle persone, con un’attenzione particolare a preservare le risorse e trasferire valore alle nuove generazioni. Questo è un principio intrinseco alla nostra azienda.

Nello specifico, il progetto di ricerca che stiamo portando avanti con Delta ha generato un alto livello di conoscenza e lo sviluppo di nuove tecnologie per il recupero e riutilizzo del materiale composito, che sicuramente avrà importanti ripercussioni sotto l’aspetto economico, occupazionale e ovviamente ambientale.

Oltre ad essere stato recuperato, il materiale ottenuto ha delle caratteristiche superiori rispetto al materiale di partenza, offrendo ai partner un importante valore aggiunto sia in termini di performance che di rispetto dell’ambiente.”

Questo aspetto del riciclo voi lo rendete noto al consumatore?

“I coffee shop, le catene chiedono soluzioni per essere sempre più sostenibili.
Questo è un progetto che si inserisce all’interno di un insieme di iniziative green che partono sempre dall’analisi di Life Cycle Assestment.

In particolare questa metodologia ha dimostrato come l’anidride carbonica generata da una macchina da caffè deriva per il 3/5% dalla produzione componenti e assemblaggio e per il 95/97% dall’energia consumata durante la sua attività nel coffee shop. Per questo motivo abbiamo anche studiato tecnologie e individuato nuovi materiali in grado di ridurre i consumi energetici.

Nel 2020, ad esempio, abbiamo ricevuto il Premio Innovazioni SMAU per una tecnologia che ha permesso di ridurre i consumi energetici del 35% rispetto ai modelli precedenti.

Ragionando a lungo termine, queste cifre rispecchiano lo scenario attuale con i coffee shop che acquistano l’energia. Ma se in un futuro i locali dovessero autoprodursela da fonti rinnovabili, è chiaro che la CO2 generata dalla macchina del caffè sarà attribuibile solo alla parte dei materiali. È per questo motivo che riteniamo che i progetti sulla sostenibilità devono esser svolti in maniera scientifica.

Noi lo facciamo con il nostro Centro di ricerche, collaborando con Università e laboratori, partendo dal nostro Research and Innovation Coffee Hub: analizziamo ciò che esiste negli altri mercati, ci poniamo tante domande e troviamo risposte per rispondere ai bisogni di oggi e anticipare gli scenari futuri.”

Una provocazione: mobilitate Università, laboratori di ricerca, non sarebbe meglio comprare un fianco già prodotto e stampato Simonelli Group?

“Non sarebbe innovativo, sarebbe un fianco come quelli prodotti negli ultimi 5 anni”.

Lei ha parlato in maniera molto articolata dell’impegno per il riciclo di Simonelli Group, ormai è quasi un mantra. Non rischiate di restare unici rispetto ai consumatori meno virtuosi?

“Questo poteva esser vero 10 anni fa. Oggi l’attenzione su questi temi è molto alta, in alcuni casi altissima. Dai piccoli coffee shop alle grandi catene, c’è una grande attenzione e sensibilità verso il tema della sostenibilità.

Conclude Parrini: “Tutti questi progetti di innovazione sul lato sostenibilità si inquadrano all’interno di una cornice più ampia che Simonelli Group si è sempre impegnata a rispettare. È la nostra filosofia. Noi siamo chiamati a portare avanti ciò che è stato creato dai fondatori di Nuova Simonelli prima e Simonelli Group poi, senza fermarsi alle cose semplici, che sanno fare tutti.

Ci interessa invece cercare delle possibili soluzioni ragionando al di là del prodotto e del contesto, partendo anche da una contaminazione tra vari settori per migliorare le performance e sostenibilità delle nostre macchine. Su questo ci sentiamo in dovere di portare avanti questo percorso di innovazione e crescita sostenibile.”

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