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Parma, al via “Cibus Connect”: si alternerà a Cibus negli anni dispari

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PARMA – Si è aperta iera a Parma “Cibus Connect”, manifestazione fieristica che si alternerà a Cibus negli anni dispari, organizzata da Fiere di Parma e Federalimentare. Il nuovo format prevede la presentazione di nuovi prodotti food and beverage, negli stand e nell’apposita vasta area degli show cooking, una serie di workshop tematici ed un Forum internazionale.

Le aziende espositrici sono 400, tutte italiane, selezionate tra quelle più vocate all’esportazione. Presenti anche 45 produttori selezionati da Slow Food.

“Cibus Connect è una fiera tutta concentrata sul business matching – ha dichiarato Antonio Cellie, Ceo di Fiere di Parma – Abbiamo investito due milioni e mezzo di euro nell’incoming di buyer esteri: 200 buyer sono arrivati da Vinitaly, altri 400 sono da giorni sul territorio per visitare aziende alimentari locali.

Sono attesi circa 5mila operatori del settore. L’obiettivo di Connect è sostenere l’industria alimentare che negli ultimi 8 anni è cresciuta del 20% e le esportazioni del 37%”.

Al Forum Internazionale organizzato da Fiere di Parma in collaborazione con TEH-Ambrosetti, sono presenti i dirigenti di industrie alimentari e catene distributive italiane ed estere.

La sessione in programma domani, con inizio alle ore 16, sarà aperta dall’intervento del Sen. Andrea Olivero, Vice Ministro delle Politiche Agricole e Alimentari.

12 i workshop tematici. In quello organizzato da Italianfood.net sono state analizzate le opportunità per i fornitori italiani di arrivare sui mercati esteri sia attraverso il network internazionale lanciato da Coop Italia un anno fa (Coop Italian Food) sia attraverso le piattaforme digitali di Amazon, Alibaba e Ocado.

Per Ocado si è analizzato il progetto realizzato in UK dal Consorzio Italia del Gusto che riunisce alcuni dei più importanti brand del made in Italy alimentare.

Le testimonianze dei protagonisti del settore sono state precedute da una ricerca realizzata da Kpmg che ha analizzato le occasioni di e-commerce per l’italian food sui mercati esteri e le strategie che dovrebbero mettere in campo le imprese per coglierle al meglio.

Agrifood Monitor ha presentato uno studio sul settore lattiero caseario, e in particolare i formaggi che, grazie ai 2,4 miliardi di euro di vendite estere nel 2016, incidono per l’82% sul valore totale dell’export lattiero-caseario, mostrando tassi di crescita ancor più positivi, sia nel lungo periodo (+96% nel 2006-2016), che nell’ultimo anno.

I formaggi italiani raggiungono tutti i principali mercati di importazione mondiali; il nostro paese è il primo fornitore di Francia e Stati Uniti (con quote rispettivamente pari al 30% ed al 24% del mercato), il terzo di Germania e Regno Unito ed il quarto di Giappone e Spagna, mentre a seguito dell’embargo alle importazioni dall’Unione Europea dell’agosto del 2014, ha perso le proprie posizioni in Russia, il cui principale fornitore è oggi la Bielorussia.

“Con una variazione superiore al 7% intercorsa tra il 2015 e il 2016, i formaggi italiani mostrano un trend di crescita superiore al totale delle esportazioni agroalimentari nazionali che nello stesso periodo si sono fermate ad un +3,5%”, ha dichiarato Denis Pantini, Direttore dell’Area Agroalimentare di Nomisma.

Nel corso del workshop di Federalimentare sull’impresa sostenibile è stato illustrato l’impegno del settore nella partecipazione ai progetti europei di ricerca focalizzati sui temi della sostenibilità e l’esigenza di un cambiamento potenziale della visione del rapporto tra attività economica e mondo naturale, sostituendo un modello economico dell’espansione quantitativa con quello del miglioramento qualitativo come chiave per il progresso futuro.

A Cibus Connect sono stati presentati gli esiti del progetto “Promozione delle certificazioni agroalimentari del Made in Italy” promosso dal Ministero dello Sviluppo Economico, in collaborazione con Federalimentare, UCEI-Unione delle Comunità Ebraiche d’Italia e CICI-Centro Islamico Culturale d’Italia e con il supporto operativo di Fiera di Parma.

Il progetto, durato circa quattro anni, ha avuto lo scopo di informare le aziende sull’importanza e l’utilità delle certificazioni come volano di crescita per l’export, con particolare focus sulle certificazioni religiose kosher e halal e sulla certificazione di produzione biologica.

Grazie all’impegno degli attori coinvolti, nel tempo sono state sensibilizzate oltre 1.000 aziende attraverso roadshow, azioni promozionali e partecipazioni fieristiche in Italia e all’estero. I risultati hanno rivelato che il 66% delle aziende partecipanti ha registrato un incremento di fatturato e il 64% ha approcciato nuovi mercati grazie alle certificazioni.

Slow Food ha presentato il progetto del fondo di investimento Agrifood One, sviluppato con Garnell, gruppo milanese attivo nel private equity e nella finanza d’impresa, con l’obiettivo di promuovere e valorizzare l’economia reale, l’innovazione e la sostenibilità nell’ambito del settore agroalimentare italiano. La consulenza di Slow Food Italia permetterà di verificare la sostenibilità economica, sociale e ambientale dei potenziali progetti d’investimento.

Di innovazione e start up si occupa “Food Innovation Matching”, un progetto di  Future Food (presente con un suo stand a Cibus Connect): una famiglia di servizi dedicata alle aziende che potranno incontrare le startup innovative in ambito agroalimentare.

Grazie alla più importante banca dati italiana di startup e PMI del settore, messa a disposizione da Future Food, ogni azienda sarà accompagnata a interpretare nella maniera più completa e profonda il paradigma dell’open innovation per accelerare la creazione di valore e aprirsi a nuovi mercati.

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