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PARLA L’AD BARAVALLE – Lavazza investe 160 milioni tra Torino e Serravalle Sesia

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MILANO – Lavazza cederà la catena indiana di 180 coffee shop Barista entro la fine dell’anno. L’ultimo atto di un processo di razionalizzazione produttivo e commerciale avviato tre anni fa con l’arrivo dell’ad Antonio Baravalle è fotografato da un’intervista nella quale si precisa che “la multinazionale piemontese manterrà invece il controllo dell’altra società indiana Fresh & Honest Cafè e del polo produttivo”.

Lavazza ha chiuso il 2013 con ricavi consolidati per 1,34 miliardi (+0,7%), un Ebitda in crescita da 176,9 milioni a 245,7 e un saldo di cassa migliorato da 288 milioni a 387: grazie anche ai risultati ottenuti Baravalle dichiara che «l’obiettivo è di arrivare nei prossimi anni a 2 miliardi di fatturato, raddoppiando i ricavi all’estero, il minimo per poter partecipare al processo di consolidamento globale del settore».

Il top manager torinese spiega che «contiamo di cedere la controllata Barista coffee company entro l’anno: non crediamo al business dei coffee shop, funzionano solo su grande scala. Eppoi gestire qualcosa che non reca nemmeno il brand Lavazza mi sembra improduttivo. Comunque dopo Barista non avremo più società che bruciano cassa». Baravalle puntualizza che «manterremo invece il controllo di Fresh & Honest: è profittevole e diffonde il nostro marchio negli alberghi a 4 e 5 stelle». Le due società indiane furono rilevate nel 2007 per 130 milioni di dollari e, dopo una serie di svalutazioni, il valore è stato azzerato. L’acquirente sarebbe, secondo quanto pubblicato dal sito de Il Sole 24 Ore, il gruppo inglese Indian Hospitality Corp.

La strategia di crescita internazionale di Lavazza ha subito un’ulteriore spinta dopo la nascita di Jacobs Douwe Egberts, fusione delle attività nel caffè di Mondelez International e di Master Blenders (7 miliardi di dollari di fatturato). Ora «per sedersi al tavolo dei big globali – spiega Baravalle – bisogna avere una taglia di almeno 2 miliardi, altrimenti si rischia di trasformarsi in prede. La famiglia Lavazza non ha nessuna intenzione di cedere, anzi vuole crescere contando sulla buona notorietà internazionale del marchio». I ricavi di Lavazza sono realizzati per il 46% all’estero: dove crescerete? «In breve arriveremo al 50% e sul lungo periodo al 70%. Vogliamo raddoppiare i ricavi negli Stati Uniti, Canada, Germania, Regno Unito e Australia. E stiamo riflettendo su Brasile, Russia e Giappone».

Stringerete delle partnership? «Non lo escludo. Anche la quota che abbiamo in Green Mountain è una partnership strategica per gli Stati Uniti. Diventeranno il secondo mercato dopo l’Italia nei prossimi cinque anni grazie a una strategia multi-canale e multi-prodotto: dalle capsule al roast & ground, per il consumo sia domestico sia del fuori casa».

Quanto al mercato italiano, conferma la sua debolezza: allo scorso marzo (rispetto a marzo 2013) le vendite di caffè nella grande distribuzione hanno raggiunto, secondo le rilevazioni di Iri, circa 1,1 miliardi, con un calo del 2,5% e dello 0,1% a volume.

«L’anno in corso – conferma Baravalle – è partito con un primo quadrimestre piatto. In ogni caso non rallenteremo la macchina degli investimenti: 160 milioni, 100 per il quartier generale di Torino e 60 per lo stabilimento di Gattinara».

Fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2014-05-21/lavazza-investe-160-milioni-torino-e-serravalle-sesia-085839.shtml?uuid=ABhWExJB

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