VESCOVATO (Cremona) – Con i figli Gianfranco e Marco, Giancarlo Carubelli (FOTO) classe 1935, detto Gianni, è il fondatore di Asachimici, un’azienda che si distingue per la qualità dei suoi prodotti per la pulizia delle macchine da caffè e dei grinder, per la ricerca continua di nuove soluzioni e per la tenacia con cui affronta un mercato che spesso si è rivelato poco sensibile al pulito, soprattutto in Italia.
Ha sessant’anni di attività sulle spalle, ma al World of Coffee di Rimini, lo scorso giugno, lo si è visto girare tra gli stand, partecipare a degustazioni e intrattenersi con costruttori di macchine, torrefattori e baristi. Attento e proiettato nel futuro.
La vittoria di un mito!
La storia dell’azienda di Vescovato (Cremona) ha inizio nel 1890 a opera del nonno Giovanni con la produzione di sapone.
Spiega Giacarlo Carubelli: “Mi ero appena diplomato in chimica quando, nel 1955 ho iniziato a lavorare nell’azienda di famiglia, allora guidata da mio padre. Erano da poco arrivate in Italia le prime lavatrici automatiche, per le quali i prodotti a base di sapone non erano indicati: facevano troppa schiuma. Per saperne di più ho deciso di intensificare la ricerca all’estero”.
Quali erano i suoi interessi?
“Oltre ai detersivi mi interessavano altri prodotti, in grado di pulire non solo il bucato… Era il 1960 quando Faema ha indetto una gara tra diverse aziende per trovare un prodotto in grado di risolvere un grande problema subentrato all’introduzione di quella che è stata una vera scoperta rivoluzionaria: l’utilizzo di una pompa volumetrica invece della classica leva per portare l’acqua a una pressione di 9 bar sulla polvere di caffè nel filtro: il gruppo si depressurizzava una volta terminata l’estrazione attraverso una valvola di scarico automatica. Ma con l’acqua passava anche il liquido con polvere di caffè e le particelle fini ostruivano i fori. Così la macchina non poteva più lavorare. Ci trovavamo a concorrere con dei nomi veramente molto importanti, dei veri colossi come Benckiser e Diversey, ma il nostro prodotto è risultato il più efficace”.
Come c’è riuscito?
“Quei colossi proponevano degli acidi o degli alcali, insomma dei detersivi per la macchina espresso, che tuttavia la potevano danneggiare. Noi invece abbiamo puntato su un formulato di origine vegetale, che scioglieva lo sporco senza aggredire il metallo né le parti in gomma o in pvc. La messa a punto è stata complessa, ma ce l’abbiamo fatta e soprattutto abbiamo vinto quel bando. Quello stesso anno abbiamo subito brevettato il primo nato di una nuova linea di prodotti: pulyCAFF plus”.
Off limits
Nella sede di Vescovato, troppo piccola (hanno preso il via i lavori per un nuovo stabilimento, che occuperà tremila metri quadri) c’è un ambiente in cui è vietato l’ingresso: sulla porta c’è scritto “prodotti chimici nocivi”.
È il laboratorio, dove la ricerca è sempre attiva e ha permesso di allargare l’offerta a una gamma che soddisfa le esigenze di pulito di ogni parte delle macchine per la trasformazione del caffè (comprese quelle da vending, da casa e filtro).
Il signor Gianni è assolutamente geloso di questo ambiente dove la creatività e la ricerca sono sempre all’opera, nel quale solo lui e i figli possono entrare. Ci limitiamo a immaginarlo tra provette, alambicchi, microscopi e varie strumentazioni.
Racconta con piacere la genesi dei diversi prodotti: nel 1999 è la volta di pulyMILK, detergente per cappuccinatori e contenitori del latte; il 2000 di pulyGRIND, per la pulizia delle macine del macinacaffè; seguono pulyCAFF Brew-Tabs, per la pulizia di macchine filtro e caraffe; nel 2012 puly Barsteryl pulente-igienizzante spray per la campana del grinder; nel 2013 puly Descaler Espresso, decalcificante per piccole macchine espresso.
Ha in mano l’ultimo nato del 2014: pulyCAFF Green Power. I suoi componenti provengono da fonti esclusivamente rinnovabili. “Non sostituisce, ma si affianca al pulyCAFF Plus: il prodotto tradizionale ha un’azione più energica (dal 2000 la sua formulazione è stata adattata due volte) e ci ha permesso di rispondere alle richieste della clientela che chiedeva un prodotto efficace con un minore dosaggio. L’ultimo nato è meno energico, ma ugualmente efficace, indicato per chi fa pulizie anche più volte al giorno”.
La forza e l’esperienza
Asachimici continua a sfornare accessori come le pratiche vaschette o l’utile LIFTY il levafiltri intelligente di pulyCAFF da poco entrato tra i numerosi gadget aziendali. Da chi nasce tanto entusiasmo?
“È il frutto della collaborazione che c’è tra me e i miei figli: Gianfranco, diplomato chimico che prosegue il filone chimico e Marco, diplomato in informatica, più orientato sul marketing e l’amministrazione. Loro sono la forza, io l’esperienza. Siamo molto attenti a recepire le esigenze del mercato; ascoltiamo con attenzione osservazioni e suggerimenti. Ogni uscita, ogni corso, ci permette di far comprendere l’importanza della pulizia, ma anche di raccogliere elementi che ci aiutano a crescere e a perfezionarci”.
Gli operatori hanno capito il significato dei vistri sforzi?
“Finalmente, dopo tanto impegno, anche gli operatori italiani stanno inserendo la manutenzione delle macchine da caffè tra le buone abitudini di ogni giorno: è stato davvero difficile convincerli e il cammino da compiere è ancora molto lungo”.
Qualche soddisfazione se l’è levata?
“Sì: finalmente i testi che parlano del caffè dedicano un capitolo alla pulizia, come è avvenuto nella ristampa de “La filiera del caffè espresso” e “La degustazione del caffè” e le nostre icone con le relative spiegazioni si trovano su alcuni libri di testo delle scuole alberghiere, come la nuova edizione della Hoepli scritta dal professor Oscar Galeazzi. Comunque devo osservare che all’estero i baristi sono più attenti e preparati di noi”.
Cosa fa quando va al bar a prendere un espresso?
“Chiedo subito cosa usano per pulire la macchina per l’espresso. Qualcuno mi risponde “a me hanno detto di non pulirla, perché?” rispondo “no, niente, semplice curiosità” e me ne vado. A chi mi dice di pulirla una volta la settimana faccio capire che non basta! C’è comunque una grande differenza tra gli operatori. Il barista vecchio stampo è il figlio di chi già lavorava quando non c’era la E61 ed è convinto del fatto che la macchina non si deve lavare. Per fortuna sta crescendo il numero di chi è molto attento alla pulizia. Tra essi vi sono numerosi giovani che hanno frequentato la scuola alberghiera che per noi è un riferimento molto importante”.
Novità all’orizzonte?
“Di prodotti allo studio ce n’è più di uno, ovviamente top secret. L’obiettivo è di offrire soluzioni sempre più efficaci per chi le usa e sicure per l’ambiente: una quadratura del cerchio complessa, che non spaventa l’alchimista del pulito”.