Paolo Andrigo, director in Accenture ed esperto di caffè, è intervenuto in occasione del Trieste Coffee Experts organizzato da Bazzara, parlando dell’importanza della tecnologia e dell’intelligenza artificiale per costruire una filiera del chicco sempre più all’insegna della sostenibilità. Andrigo si sofferma inoltre su importanti temi quali i vantaggi di un business e-commerce e le rivoluzioni nella vendita B2B. Leggiamo di seguito le sue considerazioni.
La blockchain e la tracciabilità
di Paolo Andrigo
TRIESTE – Accenture è una multinazionale presente in più di 120 Paesi, tra cui anche il Costa Rica, e sosteniamo le aziende nel cambiamento. Io, in particolare, seguo a livello europeo tutto quello che chiamiamo fragmented market, dunque il mondo horeca, il vending e i cosiddetti convenience store.
Tempo fa, un amico mi ha inviato un messaggio chiedendomi come tostare un caffè Arabica; stavo partecipando in quel momento a una conferenza sull’intelligenza artificiale a Trieste, l’ho chiesto a Chat GPT, ricevendo delle buone risposte.
Ciò mi ha incuriosito, e con un altro triestino del caffè, Andrej Godina, con il quale sono andato in Honduras lo scorso anno per vedere come funziona davvero la filiera, ho approfondito la precisione delle risposte fornite dal modello dell’ia (intelligenza artificiale). Sorprendenti; ma allora l’intelligenza artificiale come cambierà il modo di lavorare del torrefattore? Il torrefattore è quasi un alchimista si dice, ma come può l’ai aiutarlo a fare meglio?
Come il tecnico del caffè oggi può uscire e riparare una macchina, magari avendo dei dati a disposizione? Le aziende mi raccontano di avere dei tecnici più avanti con l’età che conoscono benissimo il boiler ma che non capiscono di digitale e WiFi, e dei giovani che sono bravissimi a gestire il WiFi ma che non sanno riparare il boiler. L’ia potrebbe aiutare nell’integrazione di questi due aspetti.
Inserendo in un motore di ia le informazioni della telemetria, del manuale d’uso della macchina, e quelle dei ticket chiusi in precedenza, possiamo elaborare una risposta ed aiutare il tecnico a trovare una soluzione; la stessa intelligenza artificiale potrebbe anche aiutare il consumatore finale a trovare il suo caffè, la sua miscela. Posso chiedere una soluzione a ia di trovare sul mercato la miscela perfetta per me, al flavore di mango.
La sfida per l’azienda è come posizionarsi all’interno di ChatGPT per trovare i contenuti, per far passare il giusto messaggio. Si parla qui di digitale, sostenibilità, dati e generative AI; si parte dal farmer e si arriva al consumo in tazzina e la gestione del waste.
Come già menzionato, l’anno scorso sono stato in piantagione e ho cercato di capire quali potrebbero essere, anche provocatoriamente, gli impatti del digitale in piantagione, come il riconoscimento ottico; se dessimo ai picker (Raccoglitori) qualcosa per riconoscere la maturità delle drupe di caffè.
Come traccio il prodotto con RFID e blockchain, dunque con alta tecnologia, in modo che quando arrivo a valle ho qualcosa di monitorato? Come utilizzo queste informazioni per capire come sarà la pianta e come per il giorno dopo ottimizzo la salita in piantagione con un dato numero di persone, dando indicazioni rispetto all’area in cui operare in base alla maturità riscontrata il giorno prima?
Prendendo in considerazione la deforestazione e quindi la relativa normativa EUDR, come ci può aiutare la tecnologia in questo momento? Con satelliti e droni che possono essere utili di aiuto in alcune piantagioni più piccole.
La tecnologia può aiutare anche con la biodiversità, con le biomasse e anche a livello di cooperativa; la cooperativa che ho visitato in Honduras mi ha stupito in termini di innovazione: avevano un sistema di riconoscimento ottico che divideva in automatico la drupa rossa, perfetta, da quella non matura.
Non si buttava via niente, ma avveniva una prima distinzione tra specialty e non specialty. La tecnologia in cooperativa c’è già, dunque.
Parlando di cupping, invece, l’anno scorso ho seguito il corso Sensory della Sca, e avevo sul bancone la mia tavoletta, il bicchiere e il cucchiaio, e mi sono chiesto: l’innovazione può aiutare nel cupping? Ci potrebbe essere un’app oppure il “voice”, in modo per esempio da non avere entrambe le mani occupate e ricevere un’assistenza adeguata.
I trader sono quelli che sono maggiormente impattati dalla nuova normativa; ed hanno inviato un’accelerazione nel percorso di digitalizzazione.
Le cooperative, l’anno scorso, mi hanno chiesto: “Perché non possiamo creare il nostro marketplace e saltare i trader?”
Tuttavia, tutti gli attori della filiera si stanno ponendo il problema di come digitalizzare i loro processi.
Il porto di Trieste: come tracciare la filiera in questo hub logistico? Si potrebbero utilizzare le tecnologie RFId, block chain, IOT e Sensoristica ad esempio. Anche qui, il digitale può aiutare.
Come, all’interno della fabbrica posso utilizzare i dati? So da dove arriva il caffè in quanto ho dei dati che lo certificano; la mia tostatrice mi dà dei numeri perché è connessa a un’applicazione che mi dice come lavora: come riesco a combinare queste informazioni, magari utilizzando l’intelligenza artificiale, e creare la tostatura perfetta per l’uso che faccio del caffè e la miscela che voglio ottenere? L’ia diventa quindi un aiuto nella tostatura.
Veniamo ora alla parte che riguarda l’e-commerce: i canali di vendita digitali che un’azienda del settore caffè oggi può sfruttare.
Post covid c’è stata l’esplosione dell’attività di e-commerce: possiamo arrivare ovunque. Tutti i canali di vendita, diventati digitali, raddoppieranno nei prossimi 5 anni. Tra i canali di vendita c’è il sito diretto, ma al giorno d’oggi non si può non essere presenti su Amazon e altri marketplace verticali, magari anche nel social commerce, gestendo i social; è importante che le torrefazioni e i bar comunichino al consumatore.
Come faccio a comunicare meglio al consumatore attraverso i social e, in qualità di brand, come controllo che il bar comunichi nel modo corretto al consumatore?
Abbiamo poi altri modelli innovativi lanciati dalle aziende soprattutto nel settore caffè: macchine connesse che abilitano il Ccmmerce. Ci sono modelli di revenue share on pay per consumption che stanno prendendo piede tra le multinazionali europee del settore.
Un’altra sfida è rappresentata dalle rivoluzioni nella vendita B2B: vendere tramite un commerce al barista. Le aziende, soprattutto in Italia, non vogliono il commerce, vogliono presentarsi dal barista di persona; questa è una questione da trattare e affrontare con delicatezza.
Si stanno digitalizzando i tool che si hanno a disposizione in modo da poterli integrare con un portale; l’agente fa hunting, cerca nuovi clienti, mentre l’ordine si fa dalla piattaforma con un clic. Questi sono solo alcuni dei ragionamenti che si stanno facendo in questa fase.
Il consumo: la consumazione e la trasformazione in punto vendita (gli ultimi 25 secondi possono mettere a repentaglio tutto il lavoro fatto per arrivare a quel momento).
Macchina connessa, macinino connesso, addirittura filtro connesso e controllo qualità in punto vendita o a casa se si possiedo una macchina a capsule connessa, per esempio. Anche nel vending c’è una trasformazione digitale.
La normativa sulle capsule che non è ancora stata approvata ma che sicuramente avrà un impatto sul caffè monodose e la gestione delle capsule, si affianca alla questione della rottamazione e la gestione del waste anche a livello di macchinari e attrezzature nel settore caffè, che si sta muovendo per trovare delle soluzioni.
Il digitale e l’innovazione forniscono grandi quantità di dati, ma il vero valore risiede nell’utilizzo di questi dati da parte di aziende che creano sostenibilità e qualità ascoltando il consumatore”.