MILANO – L’arrivo di Starbucks è ormai alle porte. Ad introdurre il marchio americano, una pianta dall’altenza imponente. Piazza Duomo è il giardine delle palme.
Palme: un’ottima strategia di marketing
Palme che si stagliano sulla piazza principale della città. Salutano il Duomo, fanno fermare i passanti. I modi bizzarri per lanciare una nuova apertura, fanno parte del marchio di fabbrica. Molto meglio di mille cartelloni pubblicitari. Quelle palme stanno lì e tutti lo sanno: Starbucks is coming.
Angelo Moratti in difesa delle palme
«Starbucks si era proposta per sponsorizzare il rifacimento del giardino in piazza Duomo. Questo a prescindere dal tipo di pianta scelta. L’obiettivo era semplicemente fare qualcosa di utile per la città».
Angelo Moratti parla in difesa della multinazionale statunitense e aggiunge: «Credo che il dibattito sull’arredo urbano sia sempre positivo. Ma quello che non possiamo accettare è che si politicizzi una pianta».
Il giudizio di Moratti è chiaro: «Questo atteggiamento pare retaggio della cultura degli Anni 70 che ha portato agli anni di piombo, alla violenza gratuita e dissennata.
Milano innovativa, che però, denigra le palme
Milano è quella che dopo quella fase si è distinta per modernità, spirito innovativo, coraggio, intraprendenza, creatività. Tutte qualità che avevano fatto innamorare Howard Schultz. Per questo il suo sogno è sempre stato quello di sbarcare in Italia e, in particolare, nella nostra città».
Il rapporto tra Moratti e Schultz
Schultz è il fondatore della catena di caffetterie che negli Stati Unit sono considerate third place. Un “dopo la casa e l’ufficio”, insomma, c’è Starbucks. Dove lavori, chiacchieri, fai colazione, bevi un caffè, leggi un giornale… Angelo Moratti, primogenito e delfino di Gian Marco, lo ha conosciuto dieci anni fa.
«Siamo diventati molto amici. Gli ho fatto un po’ da guida in Italia a scoprire quella che è la sua grande passione: il nostro artigianato. Così come la cura del particolare, la ricercatezza che rende unico ogni oggetto».
Dall’amicizia all’imprenditoria
Dal rapporto personale è nato anche un progetto imprenditoriale comune.
«Lo scorso anno ho investito insieme a Starbucks nel marchio Princi. (catena di panetteria-caffetteria radicata a Milano e presente anche a Londra, ndr). Con questa è stata siglata una collaborazione internazionale in relazione alla parte food dei nuovi negozi Starbucks Roastery and Reserve».
Lo sbarco in Italia e la partnerhip Percassi
Perché è importante questa scelta?
«Schultz ha sempre desiderato aprire in Italia. Anche perché l’intuizione per la sua attività gli era venuta proprio nel nostro Paese. Vedendo i bar pensati come luogo di incontro. Per lui questo è un ritorno alle origini».
«Il proposito era semplicemente quello di entrare in sintonia con Milano facendo qualcosa per la collettività, caratteristica del modo di agire di un’azienda che ha piu di 20 mila negozi nel mondo».
Cosa pensa di queste palme?
«Lo spirito di Milano è sempre stato quello di osare e innovare. Poi possiamo discutere, confrontarci, dire che una cosa piace o non piace. Ma sempre con uno spirito propositivo e non certo ideologico»
Qualcuno pensa che questa delle palme, sia stata un’operazione di marketing ben studiata.
«Non mi pare che Starbucks ne abbia bisogno. Poi, francamente, vedere anche atti di vandalismo e tentativi di etichettature politiche… Non è proprio nello stile della società».
Hanno accusato Starbucks anche di dare lavoro solo agli extracomunitari: come rispondete?
«Starbucks dà lavoro a migliaia di persone di ogni nazionalità. Se vogliamo individuare un tratto distintivo della politica occupazionale è che l’azienda si è impegnata negli anni nell’inserimento strutturato di persone con disabilità. Il tema del sociale non può lasciare indifferente nessuno».
Pentiti dello sbarco a Milano?
«Assolutamente no. Questa è una città in grande crescita, con un forte spirito di modernizzazione. Lo si percepisce in tanti modi: Starbucks arriva qui con entusiasmo, contagiata da questo clima così innovativo e stimolante.
Ecco: ci piacerebbe restituire un po’ dell’energia positiva che Milano ci ha trasmesso».
Elisabetta Soglio