I finanzieri di Palermo hanno eseguito un’ordinanza del gip che ha disposto il sequestro di due imprese nel settore delle gelaterie e il relativo marchio Sharbàt che aveva due punti vendita a Palermo, in via Terrasanta e a Mondello. I soldi provenienti dalle attività avrebbero contribuito al sostentamento dei parenti detenuti in carcere. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale Microsoft Start.
L’ordinanza del sequestro delle gelaterie a Palermo
PALERMO – “La merenda preferita dei nostri piccoli… E non solo”. Veniva pubblicizzato così il gelato di Cosa nostra su Facebook. Soldi freschi, proventi del gelato, per il sostentamento di parenti detenuti in carcere e non. I finanzieri di Palermo hanno eseguito un’ordinanza del gip che ha disposto il sequestro di due imprese nel settore delle gelaterie-pasticcerie e il relativo marchio Sharbàt che aveva due punti vendita a Palermo, in via Terrasanta e a Mondello.
Gelaterie frequentate e apprezzate con valutazioni a 5 stelle su portali come Tripadvisor. L’indagine rientra nel filone di inchiesta condotto dal nucleo di polizia economico-finanziaria che ad agosto aveva portato in carcere il boss Michele Micalizzi e l’imprenditore Mario Mancuso, accusati, a vario titolo, di concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione aggravata dal metodo mafioso, trasferimento fraudolento di valori e bancarotta fraudolenta. Michele Micalizzi, 75 anni, genero dello storico capomafia Rosario Riccobono, era tornato in libertà nel 2015 dopo 20 anni di carcere.
Per mano sua nel 2021 era avvenuto il misterioso crac di una delle aziende più floride di Palermo – le gelaterie Brioscià poi diventate Sharbàt – che lasciò senza lavoro 30 dipendenti. Colpa del Covid, dei lockdown e della stagione turistica a mezzo servizio, si disse di fronte alla chiusura di negozi sempre pieni come quelli di via Pipitone Federico e via Mariano Stabile, in pieno centro del capoluogo siciliano, ma anche della Pasticceria Badalamenti di piazza Partanna Mondello.
La realtà, secondo la Direzione distrettuale antimafia di Palermo, è diversa: c’erano le mani di Cosa nostra dietro la bancarotta della Magi srl (e le gelaterie Bioscià) dell’imprenditore Mario Mancuso: Il boss Michele Micalizzi, della famiglia mafiosa di Partanna Mondello ed esponente di spicco del mandamento di San Lorenzo. Micalizzi era già stato condannato in passato per associazione a delinquere di stampo mafioso e indicato da numerosi pentiti come organizzatore dell’attività di importazione di eroina dalla Thailandia.
Secondo gli inquirenti il boss esercitava un “pervasivo potere di controllo sull’attività commerciale”, intervenendo sia nella scelta del personale da assumere sia nelle strategie aziendali.
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