SAVONA – Bei tempi quando a Palazzo Sisto c’era la buvette. Quando si poteva prendere un caffè, tra una pratica e l’altra, fermarsi qualche minuto dal lavoro senza uscire dal municipio. E senza avere l’obbligo di timbrare il cartellino, adempimento necessario per i dipendenti che varcano l’uscio del Comune. Dall’altro ieri ciò non è più possibile: il bar dell’atrio è chiuso, e non sarà più riaperto.
Palazzo Sisto: il bar chiuso per sempre
L’amministrazione cittadina lo ha deciso con un “ripensamento in corso d’opera”, quando già era stata conclusa la gara per l’assegnazione del servizio. Ci si è resi conto che quegli spazi, entrando nel palazzo sulla destra, raggiungibili senza dover fare scale, sono la sede ideale per l’Ufficio relazioni con il pubblico, servizio di cui il Comune deve, entro breve tempo, dotarsi per legge.
C’è poi anche una necessità di spazi, a palazzo Sisto, per i faldoni dell’archivio corrente, e anche in questo caso uno degli ambienti dell’ex sede del bar può essere la soluzione. Così, in questi giorni, nell’ufficio della segreteria generale del comune, si sta predisponendo una “determina di revoca” dell’assegnazione della gara che già era stata conclusa. L’aggiudicazione non c’è stata, e nemmeno la stipula della convenzione, e quindi non ci saranno problemi dal punto di vista di dover risarcire la ditta (una cooperativa di Ceriale) che, viste le offerte, era favorita tra quelle in gara.
La notizia della chiusura della buvette di palazzo Sisto ha colto tutti di sorpresa, in municipio, dove lavorano circa 500 dipendenti
Molti hanno espresso la loro contrarietà alla decisione: un servizio con personale, dove si poteva bere qualcosa oppure fare uno spuntino per la pausa pranzo, dava prestigio e confort agli impiegati. Tutti concordi, questi ultimi, nell’affermare che il servizio svolto dalla cooperativa che ha gestito la buvette, la Coedis di Albisola, è sempre stato impeccabile.
E difficilmente sarà adeguatamente sostituito da erogatori automatici di bevande, caffè o tramezzini
Per i tre dipendenti della cooperativa che svolgevano il servizio dietro il bancone si profila il reimpiego in altre attività che la Coedis ha in appalto in zona, mentre per i lavoratori pubblici, adesso, cambieranno le abitudini. Già. Perché se prima la pausa caffè rientrava nel normale orario di lavoro, lasciando al buon senso del dipendente la decisione di non approfittarsene, ora – e fino a che non saranno posizionati erogatori automatici, probabilmente anche dopo – lo spuntino dovrà necessariamente essere fatto fuori.
Ed anche uscire in corso Italia per recarsi al bar più vicino al municipio (quello che ha sede negli stessi locali del palazzo comunale) consiste in un comportamento che obbliga il lavoratore pubblico a certificare la sua uscita, timbrando l’apposito cartellino personale, e poi a ritimbrare al suo rientro. Quest’obbligo è basato sulla normativa contro gli infortuni, e sul funzionamento della copertura assicurativa per i dipendenti. I minuti dell’ assenza dal posto di lavoro, come prevede il contratto collettivo, sono conteggiati e formano un monte ore che, alla fine dell’anno, deve essere ”smaltito” dietro la scrivania.