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sabato 05 Aprile 2025
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Evoca Group inaugura il nuovo magazzino sostenibile per lo stoccaggio e la gestione delle materie prime a Valbrembo

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L'inaugurazione del nuovo magazzino (immagine concessa)

VALBREMBO (Bergamo) – Presso la sede di Evoca Group situata a Valbrembo, è stato inaugurato il nuovo magazzino per lo stoccaggio e la gestione delle materie prime, un investimento che segna un importante traguardo per l’azienda.

Realizzato con materiali conformi alle normative ambientali e dotato di pannelli fotovoltaici, il nuovo edificio unisce sostenibilità, innovazione ed efficienza.

L’esterno del magazzino (immagine concessa)

Con una superficie di 2.400 metri quadrati e uno sviluppo fino a 10 metri di altezza, la struttura di Evoca Group offre un comfort climatico ottimale, segnando un netto miglioramento delle condizioni di lavoro per il personale e un futuro più green per tutti.

L’interno del magazzino (immagine concessa)

Un progetto che guarda lontano, nel rispetto dell’ambiente e delle persone.

Lavazza Espresso Gourmet: arriva la nuova linea delle capsule in alluminio al cioccolato e caramello

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Lavazza Espresso Gourmet Caramello (immagine concessa)

TORINO – La famiglia delle capsule Lavazza in alluminio, compatibili con le macchine Nespresso* Original, si arricchisce con la nuova linea Lavazza Espresso Gourmet, che combina l’eccellenza del caffè Lavazza con le golose note di cioccolato e caramello. Un’esperienza di gusto unica, pensata per trasformare ogni caffè a casa in un piacere esclusivo.

Dopo il grande successo delle sue miscele più iconiche – Qualità Oro, Qualità Rossa, Crema e Gusto, ¡Tierra! For Planet e Dek – Lavazza amplia la propria offerta introducendo i caffè aromatizzati, disponibili nelle due varianti Cioccolato e Caramello.

Lavazza Espresso Gourmet offre un’esperienza di gusto unica e appagante, grazie alla combinazione perfetta dell’eccellente qualità del caffè Lavazza e all’aggiunta delle note aromatiche.

Lavazza Espresso Gourmet Cioccolato è una miscela di Arabica brasiliana e Robusta naturale, perfetta per esaltare le note ricche e avvolgenti del cioccolato per un caffè pieno, equilibrato e corposo.

Lavazza Espresso Gourmet Caramello nasce dall’attenta selezione delle migliori Arabiche del Centro e Sud America, che si sposano con la dolcezza vellutata del caramello, creando un caffè bilanciato, dolce e delicato.

Il lancio della gamma Lavazza Espresso Gourmet è accompagnato da materiali creati ad hoc per i punti vendita, una campagna digital, social e tv, con l’obiettivo di rafforzare il posizionamento della linea e raggiungere un pubblico giovane, curioso e orientato all’innovazione.

Lavazza Espresso Gourmet Cioccolato (immagine concessa)

Il QR code presente sui pack rimanda ad una landing page dedicata, dove scoprire ricette originali, come Caramel Viennoise, Soft Choco Cream, Tiramisù e Crunch Caramel, per scoprire nuove modalità di degustazione.

Ogni variante include una proposta beverage e una food, ideate per valorizzare al meglio il gusto unico delle miscele con pochi ingredienti e una preparazione semplice.

Con Lavazza Espresso Gourmet, l’azienda conferma la sua capacità di innovare, portando sul mercato soluzioni che uniscono qualità e piacere.

* Lavazza non è affiliata a, né approvata o sponsorizzata da Nespresso

La scheda sintetica del Gruppo Lavazza

Lavazza, fondata a Torino nel 1895, è un’azienda italiana produttrice di caffè di proprietà dell’omonima famiglia da quattro generazioni. Il Gruppo è oggi tra i principali protagonisti nello scenario globale del caffè, con un fatturato di oltre 3 miliardi di euro e un portfolio di marchi leader nei mercati di riferimento come Lavazza, Carte Noire, Merrild e Kicking Horse. È attivo in tutti i segmenti di business, presente in 140 mercati, con 8 stabilimenti produttivi in 5 Paesi.

La presenza globale è frutto di un percorso di crescita che dura da oltre 125 anni e gli oltre 30 miliardi di tazzine di caffè Lavazza prodotti all’anno sono oggi la testimonianza di una grande storia di successo, per continuare a offrire il miglior caffè possibile in qualsiasi forma, curando ogni aspetto della filiera, dalla selezione della materia prima al prodotto in tazza.

Il Gruppo ha rivoluzionato la cultura del caffè grazie ai continui investimenti in Ricerca e Sviluppo: dall’intuizione che ha segnato il primo successo dell’impresa – la miscela di caffè – allo sviluppo di soluzioni innovative per i packaging; dal primo espresso bevuto nello Spazio alle decine di brevetti industriali sviluppati.

Un’attitudine a precorrere i tempi che si riflette anche nell’attenzione rivolta al tema della sostenibilità – economica, sociale e ambientale – considerata da sempre un riferimento per indirizzare la strategia aziendale. “Awakening a better world every morning” è il purpose del Gruppo, che ha l’obiettivo di creare valore sostenibile per gli azionisti, i collaboratori, i consumatori e le comunità in cui opera, unendo la competitività alla responsabilità sociale e ambientale.

Fipe: apprezzamento per novità sui dehors e buoni pasto nell’approvazione del Ddl Concorrenza

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L'approvazione definitiva del Ddl Concorrenza (immagine concessa)

ROMA – Fipe-Confcommercio, la Federazione pubblici esercizi, esprime in una nota il proprio apprezzamento per l’approvazione del Ddl Concorrenza avvenuta il giorno 12 dicembre 2024 in Senato, che contiene due importanti misure per il mondo dei pubblici esercizi.

Fipe a favore del Ddl Concorrenza

Si tratta della delega al governo per la semplificazione delle procedure di autorizzazione per i cd dehors, per effetto della quale è prevista anche una proroga a tutto il 2025 delle attuali concessioni di suolo pubblico e del provvedimento che, al pari di quanto già avviene per quelli utilizzati nella pubblica amministrazione, fissa al 5% il tetto alle commissioni pagate dagli esercenti sui buoni pasto dei committenti privati che comporterà un risparmio stimato in circa 240 milioni di euro a favore della rete degli esercizi convenzionati.

Due provvedimenti attesi da tempo, su cui Fipe Confcommercio esprime forte apprezzamento e che porteranno benefici diffusi in termini di riordino e qualificazione degli spazi pubblici e salvaguardia di uno strumento fondamentale di welfare a favore dei lavoratori.

Vending: l’80% delle aziende utilizza energia rinnovabile e adotta sistemi per ridurre l’impatto climatico

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Il report di sostenibilità di settore (immagine concessa)

MILANO – Negli ultimi anni, la sostenibilità ambientale e sociale all’interno del settore della distribuzione automatica ha assunto un ruolo di crescente importanza: l’80% delle imprese, infatti, utilizza energia rinnovabile e il 78% adotta dei sistemi di gestione ambientale volti alla riduzione dell’impatto climatico delle loro attività.

È quanto emerge dal “Report di sostenibilità di settore 2023” promosso da Confida, Associazione Italiana Distribuzione Automatica, il primo dedicato a questo comparto che in Italia è composto da oltre 4.000 imprese di gestione per un indotto occupazionale di circa 30.000 persone, a cui si aggiungono le altre aziende della filiera.

“La sostenibilità è un tema che tocca vari aspetti dell’attività di un’azienda del vending – commenta Massimo Trapletti, presidente di Confida – dalla gestione dell’energia e dei magazzini, alla sostenibilità nei trasporti, dalla scelta dei prodotti alimentari alla gestione dei rifiuti. Confida ha dato vita a una serie di progetti per rendere sostenibili le aree break di aziende, enti pubblici, scuole e università come ad esempio RiVending, che mira a riciclare i bicchierini del caffè e bottigliette in PET e la collaborazione con Fondazione Banco Alimentare per combattere gli sprechi alimentari”.

Massimo Trapletti, il presidente di Confida (immagine concessa)

Grazie all’ accordo con Fondazione Banco Alimentare Onlus, il settore ha già raccolto e donato ben 74 tonnellate di beni alimentari su tutto il territorio nazionale. Al contempo, anche le aziende si impegnano a livello individuale: il 37% di esse, infatti, adotta iniziative specifiche per la lotta contro lo spreco alimentare.

Dallo studio realizzato per il Report di Confida emerge, inoltre, che il 50% delle aziende del vending realizza un report di sostenibilità e il 60% si è dotato di un responsabile dedicato al tema. Il settore, in particolare, è molto attento alla sicurezza alimentare poiché i distributori automatici sono dei veri e propri punti di ristoro che rispettano tutte le norme in materia di igiene e sicurezza, il cosiddetto sistema dell’HACCP, per la tutela della salute del consumatore finale.

Inoltre, grazie alla collaborazione con l’ente CSQA, è stata creata la certificazione TQS Vending che richiede agli operatori del settore standard qualitativi superiori a quelli di legge. Anche per il caffè, il prodotto più venduto nei distributori automatici, è nata un’ulteriore certificazione di qualità, DTP-114, che definisce specifici parametri funzionali qualitativi.

La quasi totalità delle aziende del settore (98%), inoltre, è dotata di policy che pongono l’attenzione al benessere e alla sicurezza sul posto di lavoro, e in oltre la metà dei casi (55%) queste attività sono svolte con un sistema di gestione certificato.

A questo si aggiungono le politiche del welfare su cui investono ben il 59% delle imprese con particolare attenzione verso l’assistenza sanitaria integrativa e l’analisi dei rischi di stress-lavoro correlato. L’impegno è esteso anche alle comunità di riferimento e infatti il 41% delle aziende sostiene la ricerca medico-scientifica.

Infine, alta anche l’attenzione alle politiche e iniziative per contrastare il cambiamento climatico e la salvaguardia dell’ambiente: circa il 60% delle aziende ha adottato un piano di sviluppo a medio-lungo termine dedicato a queste tematiche e il 50% valuta i nuovi fornitori anche su criteri di sostenibilità ambientale con l’obiettivo di coinvolgere l’intera catena nel raggiungimento degli obiettivi. Il 41% delle imprese, inoltre, partecipa a programmi di economia circolare – come RiVending – e il 31% utilizza veicoli elettrici.

È possibile consultare il report di sostenibilità di Confida qui.

La scheda sintetica di Confida

Costituita il 13 luglio del 1979, Confida è, a livello nazionale, l’unica associazione di categoria che rappresenta i diversi comparti merceologici dell’intera filiera della Distribuzione Automatica di alimenti e bevande. Aderisce a Confcommercio – Imprese per l’Italia e, nell’ambito UE, è partner di EVA (European Vending & Coffee Service Association).

The Lags Battle Italia: a febbraio la 1° tappa di selezione a Milano

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The Lags Battle si terrà presso la Golden Arena a Milano e precisamente presso il Grading Point Nestlé Coffee Academy

MILANO – Ripartono le tappe di selezione italiane 2025 delle competizioni Latte Art Grading System, che ospiteranno i professionisti del circuito Lags e decreteranno i campioni che parteciperanno alla finale nazionale italiana 2025. La The Lags Battle si terrà presso la Golden Arena in Milano e precisamente presso il Grading Point Nestlé Coffee Academy.

1° tappa di selezione:

21 febbraio 2025 – Milano, Nestlé Coffee Academy

Dal 27 gennaio alle ore 15.00 sarà possibile procedere con l’iscrizione alla prima tappa prevista per l’anno 2025, per i livelli verdi, rossi e neri.*

Sarà possibile iscriversi a una tappa per volta e che la partecipazione alla competizione prevede una fee pari a 45€-

Oltre a questo si fa presente che ogni tappa ha un numero limitato di iscrizioni; il Latte Art Grading System si riserva quindi di definire il numero dei partecipanti in base al numero di adesioni: se il numero fosse eccessivo si verrà spostati alla tappa successiva a cui il competitor desidera partecipare.

Per registrarsi appena apriranno le iscrizioni e assicurasii la presenza alla prima tappa di selezione The Lags Battle 2025, basta inscriversi a questo link (attivo dal 27.01.25 dalle ore 15.00)

Per informazioni  basta scrivere alla mail system@latteartgrading.com o al numero 030.9636365 o al +393337115669

Partecipazione alle Lags Battle dei livelli oro

Per i livelli oro interessati a partecipare alla Lags Battle, si comunica che sarà possibile accedere solo all’ultima tappa di selezione (1° luglio – location da svelare). Accederanno alla finale nazionale del 19 ottobre ad Host Milano i primi due classificati alla selezione del 1° luglio.

Associazione museo del caffè di Trieste insieme a La San Marco per il progetto di divulgazione sul chicco, 19/12

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aMDC- Trieste Magazin de cafè
Il logo dell'Associazione del Museo del Caffè di Trieste.

TRIESTE – In concomitanza con la visita di una rappresentanza dell’Associazione museo del caffè di Trieste alla storica collezione museale dell’industria produttrice di macchine da caffè La San Marco (concordata in occasione del gemellaggio fra le due realtà celebrato a Trieste il 25 ottobre nell’ambito del salone specializzato Trieste Espresso Expo 2024), giovedì 19 dicembre, con inizio alle ore 14.30, avrà luogo, su cortese invito del direttore generale de La San Marco S.p.A. ingegnere Roberto Nocera, la conferenza stampa di presentazione ufficiale del progetto di divulgazione scientifico-umanistica intitolato “Il caffè, una storia di successo nella cultura regionale ed europea”.

Il progetto di divulgazione dell’Associazione museo del caffè di Trieste insieme con  La San Marco

Il progetto è stato avviato dalla stessa AMDC con il finanziamento della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e il supporto di qualificati sponsor (Banca 360 FVG, Università degli Studi di Trieste, Gruppo Italiano Torrefattori Caffè, Associazione Caffè Trieste).

Sono previsti gli interventi di: Gianni Pistrini, presidente AMDC (“I fini statutari e la strategia dell’Associazione Museo del Caffè, le relazioni instaurate in Italia e in Europa, il museo diffuso e le prossime sfide”), Doriano Simonato, vice presidente AMDC (“Ruolo e operatività dell’Associazione nella comunità triestina e regionale, l’impegno a favore dei giovani, le molteplici opportunità nel mondo del caffè”) e Franco Rota, curatore del Progetto (“Obiettivi di consolidamento del programma di iniziative grazie alle maggiori risorse, le prospettive di una moderna sede espositiva, la ribalta di GO!2025”).

Seguiranno un breve dibattito, un Brindisi beneaugurale e la visita guidata alla collezione storica de La San Marco.

Andrea Lattuada si fa avanti: “Il messaggio di Report troppo generalizzato, la realtà del settore è molto più complessa”

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Andrea Lattuada, su Report (foto concessa)
Andrea Lattuada

Andrea Lattuada è stato uno degli spettatori della puntata divisiva di Report che sta facendo parlare tutti gli addetti ai lavori e anche chi ne resta ai margini, da quando è andata in onda su Rai 3. Anche in questo caso, il suo è un punto di vista trasversale, che vuole gettare luce su degli aspetti che sono rimasti fuori dall’episodio.

Lattuada: pensieri contrastanti su Report

“Siamo un settore troppo sfaccettato in Italia e non si può quindi fare una generalizzazione come quella che è emersa su Report. Il messaggio che è passato infatti è che tutti i caffè nei bar italiani sono difettosi, sono tostati neri come la pece, puzzano, che gli operatori sono sporchi e non sanno lavorare.

La realtà dei fatti è più complessa: il Paese è diverso da Nord a Sud, da Est a Ovest, da regione a regione, da provincia a provincia, da comune a comune. Questo vale per tutto, non solo per il caffè: siamo la nazione che possiede più varietà di frutta, verdura, vino, uva – come ha detto Farinetti -. “

“Il caffè non lo produciamo, lo acquistiamo da diverse parti del mondo e forse l’errore è che importiamo del verde di bassa qualità.”

Lattuada: “Non focalizziamoci sul grado di tostatura: c’è a chi piace più scura e a chi più chiara. Bisogna uscire dalla cottura del chicco: prima ancora, siamo sicuri di quello che cuociamo? O in questo periodo critico di prezzi altissimo e Borse impazzite, si tende a cercare soluzioni ancora di più bassa qualità?

È vero che siamo diversi, ma nel bar italiano si beve un caffè e basta – sotto casa, in stazione – cioè di facile comprensione, che incontra più o meno il gusto della maggior parte dei consumatori. Siamo al limite della decenza nella gran parte dei casi, basta aggiungere lo zucchero.

Il problema è che oggi grazie alla crisi del caffè crudo, ci arriva della materia prima difettata: per venderla ancora ad un prezzo così basso al barista e poi al consumatore, il torrefattore deve far sì che questa filiera resti pressoché invariata, comprando qualità ancora più scarsa.

Lattuada: “Ora si deve diversificare il prezzo dell’espresso al bar: si divida in categorie A, B, C”

“Dove l’A è il caffè per pochi, il C è per chi vuole spendere poco e bere qualcosa di livello più basso. Parliamo di una bevanda che in Italia è di massa, che dovrebbe essere accessibile a tutti: va bene, ma c’è anche chi si può permettere di pagarlo di più e che ricerca un prodotto di qualità più elevata. Gli altri possono scegliere cosa pagare e cosa bere. Ma a prescindere da questo la tazzina deve aumentare, anche quello della categoria più bassa, altrimenti tanti nella filiera, soprattutto i torrefattori, falliranno.”

“Cosa succederà alla fascia dei medio-piccoli torrefattori in Italia? “

“Verranno fagocitati dai big. I micro si rivolgeranno ad altri mercati, verso una clientela che ha un potere d’acquisto maggiore. Ma se tutto resta appiattito a discapito della qualità, questo succederà.

Vedo nel futuro, un mercato di massa governato da un caffè di medio-bassa qualità, senza bisogno di formare gli operatori. In questo senso Report ha fotografato una situazione che potrebbe consolidarsi se non addirittura peggiorare.

Alziamo invece il caffè a un euro e 50 per provare ad essere sostenibili.

Anche perché i torrefattori che hanno investito fin qui in finanziamenti nei bar, si possono scordare i margini che ottenevano già solo qualche mese fa. A un certo punto non potranno più sostenere questa pratica e saranno costretti, ad apportare dei rialzi: i baristi saranno disposti a pagare di più o si rivolgeranno a delle aziende più grandi che hanno ancora la forza economica per stare a quei margini?

Se le cose restano invariate, sopravvivranno solo i big player e gli artigiani: la fascia mediana è destinata a scomparire in un modo o nell’altro.”

“La puntata di Report è la goccia che ha fatto traboccare il vaso.”

Continua Lattuada: “Ha messo il focus solo su alcuni aspetti, ma ha evidenziato una crisi che è molto più ampia ed è arrivata ad un punto di non ritorno. Stesso discorso vale per le macchine per espresso: si sceglieranno sempre più delle attrezzature economiche, che sostituiscono il barista che è anche una figura sempre più difficile da reperire.

Questo avviene già nel mondo, soprattutto nelle catene di caffetterie dove le superautomatiche dominano e il barista diventa un operatore, non un sommelier, uno chef che governa la materia e la bevanda. Il purge e la pulizia avverranno automaticamente: quindi possedere una macchina di questo tipo, forse diventerà preferibile.

Allora cambiamo: puntiamo finalmente sulla formazione dei professionisti e non acquistiamo materia prima difettosa, alziamo l’espresso. Le aziende virtuose in Italia esistono e Report non le ha raccontate: ma attenzione, perché anche queste realtà sono solitamente di medie dimensioni e il rischio è che finiscano spazzate via dal contesto critico che sta vivendo il settore.

Investiamo nei bar, ma basta con finanziamenti e politiche di sconti anticipati. Parliamo di formazione. Era una transizione necessaria già tempo fa e che ora deve avvenire rapidamente.

A volte come in questo caso bisogna guardare a cosa succede all’estero, dove queste logiche non esistono. Siamo il Paese che ha inventato un sistema di estrazione, facciamoci un bagno di umiltà e ricominciamo con dei principi etici più sani e sostenibili.”

Carlo Odello, Iiac, sulla puntata di Rai 3: “Nessuno stile del caffè ha il primato della qualità perché si rivolgono a pubblici geograficamente e culturalmente diversi”

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Carlo Odello (immagine concessa)

MILANO – A seguito della recente puntata di Report su RaiTre, Carlo Odello, presidente Iiac – International Institute of Coffee Tasters, ha desiderato condividere alcune considerazioni sullo stato del caffè nel Bel Paese. Leggiamo di seguito le sue considerazioni.

Carlo Odello in risposta alla puntata di REPORT

Odello: “La trasmissione ha evidenziato carenze evidenti da parte di alcuni baristi nella pulizia e nella manutenzione delle attrezzature, carenze ovviamente gravi in quanto hanno un impatto importante sulla qualità in tazza”.

Odello aggiunge: “Ciò è un punto di vista condiviso tra i diversi esperti del settore e merita di essere evidenziato al pubblico soprattutto per premiare i molti baristi e bariste che al contrario ogni giorno presentano ai propri clienti macchine per caffè e macinadosatori in condizioni adeguate.”

Gli stili dell’espresso italiano (immagine concessa)

“Ciò che invece ci pare essere meno condiviso nel settore è il concetto di stile del caffè. Da diversi anni nella nostra formazione abbiamo inserito il tema della pluralità dell’espresso italiano – ha continuato Odello – L’abbiamo fatto partendo da una ricerca scientifica basata su centinaia di prodotti valutati nel nostro concorso International Coffee Tasting. Sono emersi cinque stili: Alpino, Padano, Tirrenico, Centrale e Meridionale e nessuno di loro, quando svolto correttamente, ha il primato della qualità perché si rivolgono a pubblici geograficamente e culturalmente diversi”.

“La dinamica degli stili riguarda tutti i mercati e tutti i settori merceologici ed è semplicemente nella natura dei mercati stessi. Prendiamo quindi un caso non italiano, così da uscire da un terreno già battuto. Anche nel nuovissimo mercato cinese, in cui operiamo da quasi 15 anni e in cui International Coffee Tasting rappresenta il concorso più prestigioso, abbiamo visto fiorire e prosperare negli anni una pluralità di stili – ha concluso Carlo Odello – Pure in questo caso è il pubblico a decidere ciò che gradisce maggiormente. In questo senso non credo che si possa educare il cliente, ma stimolarlo e fornirgli un’informazione adeguata a una scelta consapevole e in linea con le sue aspettative di gusto e con la sua volontà di spesa”.

La scheda sintetica di Iiac – International institute of coffee tasters

Iiac – International institute of coffee tasters è un’associazione senza fini di lucro che vive delle sole quote sociali. È stato fondato nel 1993 con l’obiettivo di mettere a punto e diffondere un metodo scientifico per l’assaggio del caffè. Dalla sua fondazione IIAC ha svolto centinaia di corsi ai quali hanno partecipato 13.000 allievi da più di 40 paesi nel mondo. Il manuale Espresso Italiano Tasting, edito in italiano e in inglese, è stato tradotto in spagnolo, portoghese, tedesco, francese, russo, giapponese, cinese, coreano e tailandese.

Iiac è dotato di un importante comitato scientifico che pianifica la ricerca per garantire l’innovazione del settore: ne fanno parte docenti universitari, tecnici e professionisti. Ha inoltre filiali dirette in Cina, Corea e Giappone. Maggiori informazioni a www.iiac.coffee.

Antonia Trucillo, parla la terza generazione dell’azienda di famiglia: “Da torrefattori dobbiamo formare i nostri clienti e far trasferire la qualità ai consumatori finali”

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Antonia trucillo

Antonia Trucillo, imprenditrice del caffè, terza generazione della torrefazione Trucillo di Salerno, marketing manager e responsabile coffee sourcing, Q-Grader dal 2019, nota sui social come #theitaliancoffeegirl, commenta così – in un post sul suo profilo Facebook – il servizio sul caffè andato in onda nella puntata di domenica 15 dicembre della trasmissione REPORT.

Il commento di Antonia Trucillo su REPORT

“L’Italia ha ancora tanta strada da fare. I baristi hanno molto da imparare. I torrefattori hanno molto da migliorare. Ma, soprattutto, devono ancora imparare a conoscere davvero ciò che comprano.

Non abbiamo papille gustative geneticamente modificate: ci siamo solo abituati a bere caffè difettati. Ci siamo abituati al gusto del caffè bruciato. Ci siamo abituati ad aprire un bar chiedendo i soldi al torrefattore. Ci siamo abituati a scegliere un bar solo se ha la macchina a leva, altrimenti “non è buono”.

Ma non è tutto così. REPORT ci tiene particolarmente a mostrare una realtà parziale, una sola versione. Mi dispiace che non abbiano bussato alla nostra porta, a Salerno.

Nel 1992 abbiamo chiuso la finanziaria e abbiamo creduto fortemente che il barista è un professionista che deve chiedere al torrefattore informazioni sul prodotto, sulla sua origine, sulla sua lavorazione e non soldi per ristrutturare i bagni.

Dal 1998, con la nascita della nostra Accademia, da ben 27 anni, parliamo proprio di questo. Di cosa significa qualità nel caffè. E fino ad oggi abbiamo formato più di 20.000 professionisti del settore. Non sono extraterrestri ma persone normali che hanno solo scelto di voler capire di più.

Il barista è l’anello di congiunzione tra il nostro lavoro di torrefattori e il consumatore. Ha un ruolo fondamentale nel trasferire la conoscenza della filiera.

Una filiera lunga migliaia di km di distanza, dalle piantagioni tropicali arriva dentro ogni bar del mondo. E diventa 25ml di liquido magico, di cui la gente non sa stare senza, nonostante non ne conosce la maggior parte degli aspetti.

I primi a non conoscere il caffè sono i torrefattori, poi i titolari del bar e quindi poi i baristi. Non si conosce la provenienza e la tipologia del caffè che viene servito. In realtà non la si chiede neanche.

L’importante è ricevere le attrezzature in comodato d’uso. Gli ombrelloni per gli esterni, la lavastoviglie, il produttore di ghiaccio e un finanziamento magari a fondo perduto.

Ma al caffè chi ci pensa davvero? Come torrefattori abbiamo il dovere di formare i nostri clienti e di far trasferire la qualità ai consumatori finali.

Ognuno di noi, dal torrefattore al barista fino al consumatore, deve iniziare a informarsi per avere un caffè di qualità e un mondo migliore”.

                                                                                                       Antonia Trucillo 

Tuttocapsule, Vincenzo Pagliero dopo Report: “Per fare cultura del caffè: preparazione, professionalità e trasparenza”

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Vincenzo Pagliero CEO di Tuttocapsule
Vincenzo Pagliero CEO di Tuttocapsule

In poco più di dieci anni Tuttocapsule, azienda con sede a Settimo Torinese (Torino), si è affermata come la prima catena retail italiana dedicata al caffè. In questo ambito la puntata di Report ha messo in luce una serie di criticità e ha sollevato interrogativi sull’effettiva professionalità degli operatori, gli stessi quesiti che sono alla base del progetto Tuttocapsule e ai quali l’azienda cerca, da sempre, di dare soluzioni e risposte concrete.

La prima soluzione riguarda ovviamente la formazione interna, che avviene nel training center aziendale e prevede anche incontri e relazioni con i principali torrefattori, oltre a giornate presso le loro aziende, il tutto organizzato sia per il personale aziendale che per i franchisee.

La seconda soluzione riguarda la possibilità di approcciare e realizzare due differenti format di vendita: Tuttocapsule La Caffetteria e Accademia – La Caffetteria.

“Per fare cultura del caffè, serve preparazione e professionalità, ma anche trasparenza, il
consumatore deve sapere a che tipo di prodotto sta approcciando e acquisire consapevolezza di cosa c’è dentro la tazzina – dichiara Vincenzo Pagliero CEO di Tuttocapsule – Con 200 negozi in 20 paesi, abbiamo una buona panoramica su quella che è la realtà del caffè espresso in Italia e nel mondo.

Pensiamo che il nostro percorso formativo porti sì professionalità, ma anche a una consapevolezza nell’operatore che viene poi trasferita al consumatore. La scelta di aprire un locale con il format Tuttocapsule La Caffetteria, comporta un impegno, economico e professionale, molto diverso rispetto all’apertura di un locale con il format Accademia – La Caffetteria.”

Infatti, nel format Tuttocapsule La Caffetteria – sono in uso macchine a cialde e montalatte, si mira all’uniformità del processo, minimizzando la specializzazione degli operatori. L’uso di capsule e cialde garantisce in termini di qualitativi e di safety, un’offerta che gioca con la produzione di bevande base latte o vegetale e sfrutta a pieno le referenze del punto vendita Tuttocapsule.

Tuttocapsule La Caffetteria è quindi un locale smart, adatto anche per piccoli spazi, che ha comunque a disposizione un’ampia scelta tra i migliori marchi di caffè. Diversa è la proposta del format Accademia – La Caffetteria, dove a cominciare dagli arredi, si sviluppa una proposta di servizio e di caffè di altissima qualità: Specialty Coffee monorigine 100% Arabica. In Accademia tutto è curato nei minimi particolari, dall’approfondita preparazione tecnica e professionale del personale, all’accoglienza clienti, a una selezione food, pensata appositamente per esaltare ogni nota aromatica del caffè.

“La nostra proposta di format diversificati, è studiata attentamente per delineare percorsi professionali definiti – aggiunge Pagliero – che diventano offerta chiara per il consumatore. Gli Specialty a marchio Pagliero roasted in Barolo serviti in Accademia- La Caffetteria, ad esempio, hanno una confezione “parlante” dove è indicato tutto ciò che riguarda quel
caffè, anche il tipo di tostatura”.