ROMA – L’inflazione nei servizi di ristorazione scende al +3,1% di giugno dal +3,3% di maggio, sia per il totale ristorazione che per la ristorazione commerciale. Stabile la dinamica dell’inflazione generale che resta a +0,8%, soprattutto per il venir meno delle tensioni sui prezzi dei Beni alimentari non lavorati. Leggiamo di seguito la nota pubblicata dal Centro Studi Fipe.
Bar
Il profilo inflazionistico del bar (+3,3%) resta sugli stessi livelli rilevati a maggio. Gli incrementi sopra la media del comparto riguardano solamente i prodotti di pasticceria e gelateria (+3,8%).
Ristoranti
Per i ristoranti la variazione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente si attesta a +3,5% e a +3,2% per le pizzerie. I prezzi della gastronomia registrano +3,2% e il delivery +1,4% rispetto a giugno 2023.
Mense
I prezzi delle mense registrano una decelerazione a 3,4%.
Starbucks annuncia l’apertura di una nuova caffetteria nel centro di Roma per il 2024 con 50 posizioni disponibili. Nello specifico il marchio è alla ricerca di baristi e store manager. Ciascuna di queste posizioni si avvale di percorsi di formazione e sviluppo professionale, garantendo una crescita continua all’interno dell’azienda. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo Circuito Lavoro.
Un’opportunità di crescita professionale con Starbucks a Roma
ROMA – In una mossa che segna l’espansione continua di Starbucks nel cuore di Roma, la catena di caffetterie ha annunciato l’apertura imminente di un nuovo locale nel centro della città, accompagnata da un’importante campagna di reclutamento per ben 50 posizioni.
Con già 5 caffetterie a Roma e 36 in tutta Italia, Starbucks dimostra il suo impegno per il mercato italiano, promettendo di arricchire ulteriormente il tessuto commerciale di Roma con un’ulteriore presenza.
Questa nuova apertura porta con sé l’opportunità per 50 candidati di unirsi al team di una delle più rinomate catene di caffetterie a livello mondiale, offrendo sia posizioni part-time che full-time, tra cui baristi e store manager.
Procedura per le candidature
Gli aspiranti lavoratori sono invitati a esplorare le opportunità visitando la sezione “Lavora con noi” sul sito di Starbucks, dove possono inviare il proprio curriculum vitae tramite il form dedicato. È consigliabile continuare a monitorare questa sezione per restare aggiornati sulle future possibilità di impiego, compresa l’apertura di nuove caffetterie.
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Il Caffè Verdi di Milano, situato vicino al Teatro della Scala, chiude definitivamente. Il locale ha rappresentato nel corso degli anni un luogo di incontro per artisti come Luciano Pavarotti e Carla Fracci. La chiusura è dovuta alla decisione della società di investimento americana Blackstone di non rinnovare il contratto di affitto. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Luca Talotta per MiTomorrow.
La chiusura del Caffè Verdi di Milano
MILANO – Chiude definitivamente lo storico Caffè Verdi, situato accanto al celebre Teatro alla Scala di Milano, spazio che ha rappresentato per 45 anni un punto di riferimento per artisti e appassionati di opera. Aperto dalla famiglia Speranzella, il Caffè Verdi è stato un luogo di incontro e di ristoro per artisti di fama mondiale come Luciano Pavarotti, Carla Fracci e Luciana Savignano.
L’acquisizione di Blackstone e l’addio al Caffè Verdi
La chiusura del Caffè Verdi è dovuta alla decisione della società di investimento americana Blackstone di non rinnovare il contratto di affitto alla sua scadenza. Luigi Speranzella, collaboratore familiare del Caffè Verdi, ai microfoni di Alanews ha dichiarato: “Blackstone ha mandato la disdetta senza possibilità di rinnovo. Abbiamo cercato di negoziare il canone d’affitto, ma non abbiamo mai ricevuto risposta. Hanno detto che avevano altri programmi e interessi”.
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TORINO – Il due agosto un forte temporale si è abbattuto su Torinoinondando corso Fiume, una delle principali strade della città. Alcuni dehors, come mostra il video pubblicato dal quotidiano Repubblica, sono stati travolti e gli ombrelloni galleggiavano in strada in uno scenario apocalittico.
I dehors galleggiano nell’acqua: il temporale di Torino
Sono stati necessari sessanta interventi dei vigili del fuoco per aiutare canoisti in difficoltà, persone bloccate in macchina e per rimuovere diversi alberi caduti in strada.
All’innesto verso corso Sacco e Vanzetti provenendo da corso Regina Margherita, come riporta Torino Today, si è creato un allagamento che ha bloccato alcune auto.
Gianluigi Goi è un lettore nonché giornalista specialista di agricoltura affezionato a queste pagine che con la sua lunghissima esperienza e il suo punto di vista ha contribuito diverse volte proponendo contenuti sempre interessanti. Questa volta Goi esprime le sue considerazioni sulla presenza del caffè nei ricordi dell’artista e modella bresciana Marietta Ambrosi. Leggiamo di seguito le sue considerazioni.
Marietta Ambrosi e il suo legame con il caffè
di Gianluigi Goi
MILANO – “Ben lo sanno gli enocultori: nella botte piccola prima o poi il vino raro, espressione di un territorio e delle emozioni di chi lo produce, viene scoperto o semplicemente conosciuto. Fuori di metafora, a chi scrive è capitato in questi ultimi tempi di imbattersi in alcuni – pochissimi, ma di sicura qualità anche grafica, oltre che di contenuto – libri pubblicati da Fen Edizioni, giovanissima casa editrice bresciana che fa perno sulla passione e la competenza di Pietro Freggio libraio di rango con ambizioni di editore di chicche libresche al profumo di cultura a 360 gradi.
“Vita di una ragazza – Marietta Ambrosi, una bresciana moderna nel mondo di fine Ottocento”, di Federico Vaglia e Sergio Masini (Brescia, seconda edizione – febbraio 2022) è il classico libro che, a mio parere, risponde in pieno ai requisiti di rarità e di sicura qualità alla “lettura/degustazione”.
L’autrice del testo – l’originale del 1892 di Marietta Ambrosi è in lingua inglese; Vaglia e Masini ne sono stati gli ottimi traduttori e gli estensori delle note e dei commenti, molto attenti e precisi – era praticamente sconosciuta; il livello letterario è elevato e, mi sia concesso sottolinearlo con piacere, questo “oggetto-libro” è stampato con sobria raffinata eleganza, inconsueta in questi tempi. Avventurosa – nel segno della serendipità, la fortuna che “aiuta” i ricercatori spesso nei momenti e nei frangenti più diversi e impensati – la scoperta della figura di Marietta Ambrosi indagata da Vaglia e Masini in quanto moglie di Marcus Waterman, statunitense, affermato pittore orientalista (1834-1914). Morì improvvisamente a Maderno, sulle sponde bresciane dell’altolago di Garda. Riposa, con la moglie Marietta che ha chiuso gi occhi a Brescia il 5 giugno 1921, nel monumentale cimitero Vantiniano della città.
Marietta Ambrosi, terza di cinque figli, nacque a Rovereto (TN) il 10 febbraio 1852 da Pietro, intagliatore del legno di origine trentina e Lucia Cominelli, nata a Boston, in America, da italiani emigrati all’inizio dell’Ottocento. Nel 1871, a diciannove anni, per ragioni familiari, con la sorella maggiore e gli zii materni si imbarcò per Boston dove approdò il 28 novembre.
“La radicata passione per l’arte e il teatro fecero la fortuna della giovane che, da subito attratta dalla frizzante vita culturale di Boston, benchè lontana dai canoni estetici convenzionali divenne presto una delle modelle preferite di numerosi artisti. Arguta, brillante, solare, fu in quel raffinato e coinvolgente ambiente che conobbe Marcus Waterman, celebre paesaggista apprezzato tanto negli Stati Uniti che in Europa”.
Se ne innamorò. Non ebbero figli e viaggiarono molto. Nel 1908 – lei a 56 anni, lui 74 – dopo molti di convivenza, il matrimonio. Decisero di venire in Italia e Brescia, molto cara a Marietta, fu prescelta. Purtroppo il marito mori e Marietta rientrò in America da dove si staccò definitivamente nel 1920 per arrivare a Brescia dove morì a causa di una peritonite fulminante. Nel 1892, con una scelta per i tempi d’avanguardia, scrisse in lingua inglese, con stile molto vivace e sicura capacità narrativa, i ricordi che aveva vivissimi dell’infanzia e della giovinezza vissuti a Brescia.
Il suo “Italian child life” (vita di una ragazza italiana) ebbe discreto successo e nel 1906 fu ristampato. La traduzione in lingua italiana è stata effettuata utilizzando un volume conservato presso la Libreria del Congresso (LOC) di Whashington, la più fornita al mondo.
Prima di addentrarci negli episodi più specificamente legati al caffè, ci sembra utile sottolineare che i riferimenti al cibo, alla cucina e alle relative occasioni di incontro e di socializzazione, sono numerosi e profumano di schiettezza, di gioia e di voglia di vivere.
Molti in particolare quelli alla frutta e alle verdure ma non manca un omaggio molto sentito allo spiedo – a quei tempi rigorosamente con gli uccelli – ancora oggi piatto cult della cucina bresciana. Profumati e assolutamente ben tostati gli episodi, gli aneddoti e i riferimenti al mondo del caffè che, descritti di prima mano da chi li ha vissuti, offrono piccoli ma significativi spaccati di “vita caffeicola alla bresciana” d’antan che ci sembra meritino una qualche attenzione.
A questo punto è giunto il momento di entrare, cercando di assecondare con passo lieve la giovanile leggerezza dell’autrice, nel mondo domestico, tutto bresciano e cittadino, di Marietta: < In città la nostra casa si trovava in faccia (circa a metà) tra Duomo nuovo e Duomo vecchio>, in pieno centro storico, nell’omonima bella piazza ormai da diversi anni intitolata a Paolo VI, il grande papa bresciano traghettatore del Concilio Vaticano II. Una nota a piè pagina riporta che il lato occidentale “ove avrebbe avuto dimora la Ambrosi è caratterizzato da un palazzetto in stile neoclassico datato al 1809 dove ancora oggi sono presenti dei caffè. <Sulla strada di casa nostra c’era, e vi è tutt’ora, il più grande caffè di Brescia>.
Si tratta del famoso “Caffè del Duomo” di Carlo Benotti che lo gestì dal 1846 fino al 1894 quando l’attività venne chiusa definitivamente. Il locale – specificazione riportata sempre in calce – precedentemente era noto come “Caffè della Carta”. Nel capitolo “Come aiutai la mia patria all’età di sei anni” si apprende che <In una stanza vicino al nostro appartamento erano soliti tostare tutto il giorno il caffè. Avevano un vecchio dipendente di nome Romeo, di circa sessant’anni. Io lo conoscevo perché ero solita andare in quella stanza per aiutarlo a girare la manovella del tostacaffè, mentre mi raccontava storie di guerra.
In quell’anno c’erano stati in città molti militari di tutte le nazionalità: francesi, prussiani, croati austriaci, zuavi, turchi, etc. Piazza Duomo era sempre piena di soldati e così anche il caffè. Un giorno in piazza ci fu una parata militare e il povero Romeo desiderava vederla, così mi chiese di girare il tostacaffè mentre lui guardava fuori dalla finestra. Feci come mi aveva chiesto, Ma solo per un istante, perché quando udii alcuni insoliti rumori provenire dall’esterno mi affacciai a mia volta da un’altra finestra. Quando volsi lo sguardo trovai che la stanza era piena di fumo e il povero Romeo era spaventato: il caffè stava bruciando. Con un po’ d’acqua, tuttavia, riuscimmo a spegnere le fiamme>.
Sempre nello stesso capitolo, dal chiaro riferimento al patriottismo risorgimentale, troviamo una breve annotazione a dir poco insolita: <Durante la guerra del 1859 (la Seconda guerra d’indipendenza, svolta sanguinosissima quanto fondamentale per l’Unità d’Italia) noi bambini – scrive l’Ambrosi – guadagnammo molti soldi. Prima di tutto tagliando giornali in strisce da vendere ai vari caffè (qui i locali n.d.r.) dove i clienti le preferivano ai sigari>. Come dire segnali di fumo reali, e non solo metaforici, dalla carta stampata. “L’uomo con la macchina rossa” è invece il titolo, che adombra un qualcosa a dir poco insolito e che poi si sostanzia effettivamente nella lettura di un capitoletto che in qualche modo tiene insieme il vissuto collettivo della preparazione della bevanda caffè con nientedimenoche del lucido da scarpe.
A prima vista un fatto stupefacente e incomprensibile che trova la sua spiegazione leggendo quanto segue: <Un’estate venne al mercato un uomo giovane molto alto. Scelse un bel posto dove posizionarsi e mise a terra dei paletti con una corda per delimitare la piazzola. Poi aprì un grande contenitore che teneva sul carro e ne estrasse una lucente macchina di macchina di rame che pareva una caffettiera russa e vi accese sotto un fuoco. Acuta la nota dei curatori che considerano “la caffettiera russa” un samovar orientale opportunamente modificato per scaldare dei liquidi.
<Mentre – continua il racconto della Ambrosi – la fiamma scaldava e bolliva alcune sostanze che conosceva solo lui, posizionò un tavolo vicino al carro e vi appoggiò una grande lastra di marmo. Sempre dal primo contenitore tirò fuori centinaia di piccole scatole di legno. Sparse le varie cose dove voleva, si rimboccò le maniche e, rivoltosi a noi bambini, chiese se volessimo aiutarlo e ci promise cinque soldi a testa… Aperte tutte le piccole scatole dovemmo quindi disporle in ordine sul tavolo. Mentre eravamo impegnati in questi lavori, il giovane uomo ci ripeteva indicazioni parlando rapidamente e continuando a distribuire vari ingredienti sul tavolo. Mischiò quindi quelle sostanze e mise tutto nella macchina, le lasciò bollire per qualche tempo, attirando nel mentre attorno a sé una folla incuriosita. Spiegò ai presenti ch’era venuto nella nostra città per produrre e vendere lucido da scarpe, un lucido che non avevamo mai visto prima e che avrebbe venduto a solo un centesimo la scatola. … Terminato di parlare gettò uno sguardo all’orologio e aprì un rubinetto della macchina di rame da cui sgorgò il prezioso lucido. Ne prendeva un po’ alla volta, abbastanza da poterlo lavorare nel palmo della mano.
Dopo averlo steso sulla lastra di marmo, lubrificate le mani, ne fece piccole palline che noi dovevamo mettere dentro le scatole di legno con la carta di paraffina. Mia madre – piccolo tocco che dà significato ad una vicenda che sembra romanzesca, ma che tale non è, almeno fino a prova contraria – non sapeva di quel mio nuovo impiego e potete immaginare la sua sorpresa quando si avvicinò al carro e mi vide lì, con le maniche arrotolate e del nero lucido sul viso, mentre urlavo, contrattavo e prendevo soldi per vendere le scatole. Quando dissi al mio nuovo capo che quella donna era mia madre le regalò due scatole>.
Secondo me questo è teatro, teatro vero. Della vita: e in qualche misura il profumo, pur tenue, del caffè aleggia e lo si può anche percepire. Come a teatro.
Terminiamo questo excursus che la sensibilità gioviale e serena di Marietta Ambrosi ci ha consentito di fare, ripercorrendo una gita fuori porta “Alla Badia” – è anche il titolo del capitoletto – un convento di frati due miglia fuori dalla città, e <quel nome rendeva felice il cuore di noi bambini!> .. Ogni domenica lì è come se fosse vacanza data la moltitudine di persone che si possono incontrare .. Noi ragazzini frequentavamo il catechismo domenicale in città ma, talora, l’insegnante ci avvisava che la domenica seguente ci avrebbe portati alla Badia. Sapevamo cosa significava e quindi preparavamo per l’occasione il nostro vestito più bello. … Quando suonavamo la campana, un frate di buon carattere si presentava alla porta.
Noi gli davamo i nostri fagotti con il cibo da cucinare e ci diceva di tornare per mezzogiorno ché il nostro pranzo sarebbe stato pronto. … Per passare il tempo salivamo allora su di una scalinata che portava fino al bosco (la zona è ancora oggi di pregio naturalistico e storico n.d.r.). All’inizio vi trovammo delle querce. Raccoglievamo le ghiande che sapevamo che ci sarebbero state utili. Ad esempio, quando mangiamo troppa farina di castagne o troppi spiedi (di cui noi ragazzini siamo molto golosi); le nostre madri ci facevano bollire quelle ghiande per farne un caffè. E’ il miglior rimedio per il mal di stomaco. Quando abitavo a Brescia ne ho bevuti a litri”.
Sulla scia di questi ricordi, con amarezza e un pizzico di irritazione, mi risuona nelle orecchie la risata sarcastica e tranciante del cosiddetto “Principe” (all’anagrafe in effetti lo era) della risata italiana, il celebre Totò, e la sua stroncatura della purtroppo famosa “ciofeca” che non era solo brodaglia pressochè imbevibile ma anche, e soprattutto, simbolo e retaggio delle fatiche e degli stenti di generazioni di contadini e di rurali delle zone interne più povere e disagiate. Non dimentichiamolo”.
MILANO – Mercati del caffè in cerca di una direzione, dopo la fiammata di luglio. Nel mese appena trascorso, Londra ha raggiunto, martedì 9 luglio, i massimi storici dell’attuale contratto, mentre New York ha toccato, nella stessa giornata, i suoi livelli più alti da quasi due anni e mezzo a questa parte. In questa settimana a cavallo del mese, entrambe le piazze si sono stabilizzate restringendo i range di contrattazione.
Quinto ribasso consecutivo per l’IceRobusta: il contratto per scadenza settembre ha chiuso ieri, giovedì 1° agosto, a 4.225 dollari, in flessione di 36 dollari sulla seduta precedente.
Seconda seduta consecutiva in rosso per l’IceArabica: il contratto principale ha ceduto 195 punti chiudendo a 227,25 centesimi, minimo delle ultime 4 settimane.
Così i mercati del caffè nel mese trascorso
Nell’arco del mese trascorso, il benchmark della borsa londinese è oscillato tra un minimo di 4.067 dollari (1° luglio) e il già citato massimo di 4.634 dollari raggiunto il 9 luglio, per chiudere, il 31 luglio, a 4.261 dollari.
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È stata eseguita un’ordinanza cautelata dai finanzieri del Comando Provinciale di Catania per le indagini nei confronti di cinque persone indagate di bancarotta fraudolenta. In particolare, le indagini hanno riguardato il dissesto di una società, operante nel settore della lavorazione del caffè, la Dakri S.r.l., la newco che aveva ereditato le attività della Distribuzione Caffè s.r.l. lasciando però un buco di tre milioni. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo pubblicato su La Sicilia.
L’azienda catanese del caffè in bancarotta con un buco da 3 milioni
CATANIA – I finanzieri del Comando Provinciale di Catania, nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica etnea, hanno eseguito un’ordinanza cautelare firmata dal gip del Tribunale catanese, decreto con cui il Giudice per le indagini preliminari nei confronti di cinque persone, indagate, a vario titolo, di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale nonché per aver aggravato il dissesto della società in crisi.
Le indagini hanno riguardato il dissesto di una società, operante nel settore della lavorazione del caffè, raggiunta da sentenza di fallimento del Tribunale etneo nell’anno 2022.
Gli approfondimenti avrebbero evidenziato, secondo l’accusa, che gli indagati avrebbero eseguito una serie di operazioni distrattive del patrimonio aziendale in una fase in cui la società, prossima al fallimento, stava accumulando ingenti debiti erariali e perdite di rilevante entità.
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Secondo la relazione di Appe, l’associazione padovana dei pubblici esercenti, quattro attività su dieci nel Padovano, fra ristoranti e bar, chiudono dopo cinque anni dall’inizio dell’attività. Fra i dati emergono anche le figure professionali più richieste: il cameriere di sala (ben 1.210), il banconiere (300), l’aiuto cuoco (270). In tutto sono 2.630 le figure ricercate nel territorio, rispetto a un totale in Veneto di 19.940. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Dimitri Canello pubblicata sul Corriere della Sera.
La relazione di Appe e lo stato dei locali a Padova
PADOVA – A cinque anni da quando sono stati avviati, nel Padovano quattro su dieci, fra ristoranti e bar, chiudono e cessano l’attività.
È quanto emerge dalla relazione di Appe, l’associazione padovana dei pubblici esercenti, presentata nella sede di via Savelli sui primi sei mesi del 2024: “Per quanto ci riguarda – spiega Federica Luni, presidente di Appe – abbiamo una spiegazione precisa, sfaccettata e divisa fra diverse motivazioni. Innanzitutto una valutazione errata del rischio d’impresa, poi la presenza di troppe attività dello stesso settore in un’unica zona, un profilo errato di clientela a cui ci si rivolge. A questo si aggiunge anche la location, che spesso non viene adeguatamente valutata. Insomma, trapela una certa impreparazione di fondo per l’attività che si svolge”.
Offerte di lavoro
Fra i dati presentati da Appe ce ne sono altri di sicuro appeal. Come ad esempio il numero di figure professionali più richieste: il cameriere di sala (ben 1.210), il banconiere (300), l’aiuto cuoco (270). In tutto sono 2.630 le figure ricercate nel territorio padovano, rispetto a un totale in Veneto di 19.940.
Riguardo, invece, alla quota di assunzioni, alcuni settori registrano un deciso aumento rispetto allo stesso periodo del 2023: “Il trend in rialzo – spiega Giulia Erba – riguarda le ristorazioni per asporto, che fanno registrare un +22%, ancor meglio le mense con un +31%, poi gelaterie e pasticcerie con un +14%. Insomma il lavoro c’è, l’unico problema è quello di trovare persone che abbiano voglia di mettersi in gioco e di faticare. Perché bisogna metterci impegno, chi fa la nostra attività sa bene quello che intendiamo”.
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Il commercio internazionale si rivela in crescita nel 2024 e l’export italiano continua a mostrare una notevole resilienza e dinamicità a fronte delle sfide economiche e geo-politiche globali. Marta Bonati, country manager di Ebury Italia, società fintech specializzata in pagamenti e incassi internazionali, soluzioni di gestione del rischio cambio e finanziamenti all’importazione, rivela in un’analisi approfondita il comportamento che le aziende dovrebbero adottare per vendere oltre confine. Leggiamo di seguito la sua opinione.
La crescita del commercio internazionale
di Marta Bonati
MILANO – “L’export italiano continua a mostrare una notevole resilienza e dinamicità, nonostante le attuali sfide economiche e geo-politiche globali. Secondo il nuovo report SACE ‘Doing Export 2024’ nel 2024 le esportazioni italiane sono previste in crescita del +3,7%. Le aspettative sono ancora più positive per il 2025 e il 2026, con aumenti rispettivamente del +4,5% e +4,4%. L’Italia si conferma tra i primi esportatori al mondo: nel 2023 toccherà quota 650 miliardi di euro di esportazioni di bene, e nel 2025 raggiungerà i 679 miliardi di euro.
L’anno, tuttavia, non è iniziato a pieno regime. A gennaio 2024, le esportazioni italiane[1] hanno registrato una diminuzione del 3,2% rispetto a dicembre 2023, mentre le importazioni hanno subito un calo del 7,3% nello stesso periodo.
Anche i prezzi all’importazione hanno visto una contrazione dello 0,9% su base mensile. Tuttavia, è necessario contestualizzare questi dati in un quadro più ampio: nel corso del 2023, le aziende italiane hanno ampliato significativamente la loro presenza all’estero, generando un fatturato complessivo di oltre 569 miliardi di euro, pari a un incremento del 2,8% rispetto al 2022[2]. Inoltre, le aziende italiane operano in ben 175 paesi[3], con la Lombardia che si distingue come la regione più attiva negli investimenti internazionali.
Tra i settori di punta dell’export italiano, oltre alle tradizionali “tre F” (Fashion, Food, Furniture), emergono anche quelli della lavorazione di metalli, delle macchine e degli impianti per la metallurgia e il farmaceutico, nonché quelli relativi ai beni di consumo come vino, caffè, occhialeria e calzature.
Secondo il rapporto SACE citato, le esportazioni del settore dell’abbigliamento, dopo una crescita contenuta nel 2024, registreranno un aumento più significativo del 4,2% nel 2025. Il settore agroalimentare, trainato dall’innovazione nell’agricoltura digitale, crescerà del 4,4% nel 2024 e del 4,7% l’anno successivo. Il settore chimico, dopo un modesto incremento del 2% nel 2024, raggiungerà un aumento del 5,2% nel 2025. Inoltre, il settore dei cosmetici manterrà una crescita costante del 6% annuo nei prossimi tre anni.
Quest’anno, uno dei principali motori della crescita delle esportazioni italiane saranno le tecnologie a basse emissioni di carbonio (LCT), un settore in cui l’Italia si distingue a livello internazionale per la sua capacità produttiva.
Gli scambi internazionali di beni LCT sono cresciuti da 233 miliardi di dollari nel 2000 a oltre 1.200 miliardi di dollari nel 2023, con un incremento medio annuo del 7,39%. L’Italia ha saputo cogliere questa opportunità, posizionandosi al secondo posto in Europa per esportazioni di beni LCT, con circa 37 miliardi di dollari esportati e una quota di mercato del 3%.
Grazie a questa dinamica, si prevede che il Made in Italy ‘green’ raggiungerà i 50 miliardi di euro di export entro il 2025, con una crescita stimata dell’11,1% nel 2024 e del 13,7% nel 2025[4].
Ma quali sono i paesi più promettenti per l’export italiano? Le migliori prospettive di crescita provengono dai paesi GATE (Egitto, Marocco e Sudafrica). Secondo l’ultimo report di SACE, l’Italia ha esportato nel 2023 beni per 80 miliardi di euro verso 14 paesi GATE, un valore che aumenterà del +5,4% quest’anno e del +7% nel 2025, fino a raggiungere 95 miliardi di euro entro il 2027. L’affermazione in mercati esteri da parte delle aziende italiane gioca un ruolo cruciale nel superare le difficoltà in mercati tradizionali come la Germania.
Le aziende italiane dimostrano infatti una notevole competitività e capacità di adattamento nei mercati globali, grazie ai loro investimenti in innovazione, qualità e strategie di diversificazione.
Tuttavia, operare a livello internazionale comporta il significativo rischio di cambio, che può influenzare la competitività e le strategie di mercato. La volatilità dei tassi di cambio può erodere i margini di profitto, rendendo i prodotti più costosi e meno desiderabili nei mercati di destinazione. Inoltre, un euro forte può rendere i prodotti italiani meno competitivi rispetto a quelli di paesi con valute più deboli, influenzando anche le decisioni sugli investimenti diretti esteri e sui contratti a lungo termine.
Per mitigare tali rischi, le aziende possono diversificare i mercati di esportazione, utilizzare strumenti finanziari di copertura e negoziare clausole contrattuali che considerino la volatilità valutaria. Una gestione attiva e strategica del rischio di cambio è essenziale per garantire il successo nel commercio internazionale, supportando così l’innovazione, la qualità e le strategie di diversificazione che caratterizzano l’imprenditoria italiana.
Quali sono, quindi, i sei consigli pratici di Ebury da dare alle imprese – soprattutto alle PMI – che vogliono approcciarsi al commercio internazionale e vendere oltre confine?
Conoscere le normative locali e internazionali: È essenziale comprendere le leggi e le normative che regolano il commercio nel paese di destinazione, inclusi dazi doganali, tasse ed eventuali restrizioni all’importazione, per rispettare lanormativa locale e per garantire transazioni sicure e legali.
Gestire il rischio di cambio: Le fluttuazioni nei tassi di cambio possono avere un impatto significativo sui costi e sui ricavi delle aziende che commerciano a livello internazionale. Ebury, ad esempio, offre servizi di gestione del rischio di cambio, come i contratti a termine, per aiutare le aziende a bloccare un tasso di cambio e proteggersi dalle fluttuazioni avverse.
Ottimizzare i flussi di cassa: Il finanziamento del commercio e i prestiti aziendali, possono aiutare le aziende a gestire meglio i loro flussi di cassa, fornendo il capitale necessario per finanziare le operazioni di importazione o espansione senza incidere negativamente sulla liquidità aziendale.
Adottare tecnologie innovative: Utilizzare piattaforme che facilitano pagamenti e incassi in diverse valute può ridurre i costi e semplificare la gestione finanziaria. Ebury offre conti virtuali in valuta in diversi paesi, consentendo alle aziende di operare come se avessero una presenza locale.
Richiedere supporto e consulenza personalizzata: Collaborare con un partner esperto che offra consulenza e supporto operativo può essere cruciale per un’espansione internazionale di successo. Ebury fornisce supporto dedicato tramite manager di relazione e team di esperti pronti ad assistere le aziende sulle tematiche valutarie e sui processi di incasso e pagamento.
Integrare tecnologie avanzate e sistemi aziendali: Le piattaforme eletroniche possono aumentare l’efficienza e ridurre gli errori manuali. Ebury offre API robuste per integrare direttamente i suoi servizi e prodotti nei sistemi aziendali esistenti, facilitando processi più snelli e automatizzati”.
ROMA – Dopo una trepidante attesa e oltre 30.000 candidature ricevute, il lavoro dei sogni ha finalmente preso vita nella splendida cornice dell’Aquafan di Riccione. Si è infatti svolta il 31 luglio, presso il parco acquatico più famoso d’Europa, la cool job experience nata dalla partnership tra Maxibon, iconico brand del gruppo Froneri che si distingue da sempre per il suo spirito irriverente e fuori dagli schemi, e InfoJobs, la piattaforma leader in Italia per la ricerca di lavoro online.
L’assaggiatrice di gelati Maxibon
Con l’imponente quantità di candidature raccolte, l’offerta di lavoro come “Assaggiatrice di Maxibon” ha letteralmente infranto tutti i record, registrando il maggior numero di candidati nella storia di InfoJobs Italia.
Protagonista di questa singolare avventura professionale – organizzata in occasione del 35º compleanno di Maxibon e che ha previsto una retribuzione di 1000 euro per una giornata di lavoro – la giovane Sofia Giacomelli, che ha trascorso una giornata da assaggiatrice di gelati, partecipando a una degustazione guidata da uno dei professionisti del team di Maxibon e scoprendo cosa si nasconde nel dietro le quinte del sandwich gelato più venduto in Italia.
“Sono davvero entusiasta di aver preso parte a questa esperienza unica”, ha commentato la giovane assaggiatrice. “Non capita tutti i giorni di trascorrere una giornata così speciale, e sono veramente grata a Maxibon per avermi scelta. Questo è davvero il lavoro dei sogni che non avrei mai pensato di poter vivere personalmente.”
“Maxibon è un brand noto per il suo spirito irriverente e fuori dagli schemi, e siamo davvero felici di aver aderito all’iniziativa Cool Job Day di InfoJobs, oltre che molto soddisfatti per questa attività che ha portato oltre 30.000 candidature.”, ha aggiunto Simona Mantovani, brand manager di Maxibon. “Questo progetto rappresenta perfettamente la nostra identità e l’impegno a offrire esperienze uniche ai nostri consumatori. Un’iniziativa per cui desidero ringraziare InfoJobs e Aquafan, che si sono dimostrati per l’ennesima volta dei partner ideali, e Sofia Giacomelli che con la sua autentica passione ha reso la giornata ancora più memorabile.”
L’originale esperienza lavorativa è scaturita da un’idea di InfoJobs nell’ambito del lancio dei cosiddetti Cool Jobs, quei lavori che tutti hanno sognato almeno una volta nella vita e che nessuno considererebbe un obbligo, perché si tratta di esperienze in grado di regalare momenti di autentica passione e gratificazione.
La scelta di celebrare il lavoro dei sogni proprio nel parco acquatico di Riccione rappresenta l’ennesima iniziativa che il Brand del gruppo Froneri svolge in collaborazione con Aquafan, una partnership che si consolida sempre di più anche grazie al consueto appuntamento con il Maxibon Music Wave, un ricco calendario di concerti che ogni anno accoglie alcune delle star musicali più amate dai giovani all’interno di un parco che continua ad essere luogo di moda e tendenza, coinvolgendo il pubblico in esperienze originali ed entusiasmanti.
Proprio oggi pomeriggio, infatti, nell’ambito di uno tra i festival più amati dell’estate di Riccione, andrà in scena il Maxibon Day, una nuova entusiasmante avventura che ospiterà il giovane cantautore Petit, il duo musicale e televisivo Le Donatella, e la ballerina di Amici Marisol.
Durante l’attesissimo evento, insieme ai ragazzi della Social Crew e ai talent, il brand di Froneri presenterà a tutti gli ospiti di Aquafan le golose novità Maxibon, come il Coconut Paradise, protagonista della sfida “Ogni morso ti porta in Paradiso Challenge”.
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