Bere caffè nell’arco delle sei ore prima di coricarsi potrebbe avere ripercussioni negative sulla qualità del sonno e sul riposo generale: questa è la conclusione dello Sleep Disorders & Research Center presso l’Henry Ford Hospital di Detroit. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Donna Moderna.
Gli effetti del consumo di caffè prima di dormire
MILANO – Caffè sì, ma con moderazione e un’occhio alle lancette dell’orologio. Secondo gli studi dello Sleep Disorders & Research Center presso l’Henry Ford Hospital di Detroit, è infatti sconsigliabile bere caffè nell’arco delle sei ore prima di andare a dormire.
Newsweek ha intervistato il dottor David Benavides, medico specialista in medicina del sonno, in merito ai risultati secondo i quali l’assunzione di caffeina anche sei ore prima di andare a letto può disturbare significativamente il sonno, ridurne la durata e avere effetti negativi sul riposo generale.
“La caffeina blocca l’adenosina, la sostanza prodotta dal nostro corpo che regola il ritmo del sonno e cresce durante le ore di veglia, aumentando la voglia di dormire”, spiega Benavides. Fino a quando abbiamo caffeina in corpo, l’effetto calmante dell’adenosina viene fissato e le cellule nervose rimangono attive.
“Se la caffeina è ancora presente nel nostro corpo prima di coricarci, l’azione stimolante non si esaurisce anche se il più delle volte non ce ne accorgiamo – continua il medico come riportato su Donna Moderna -. Gli studi hanno inoltre suggerito che, oltre a ridurre il sonno, la caffeina potrebbe compromettere la qualità di quello profondo, essenziale per molteplici funzioni, tra cui il recupero muscolare”.
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Delices à emporter di Cesare Gialdi è diventato in poco tempo un punto di riferimento per chi vuole provare il meglio della burrosa produzione transalpina a Catania: un esperimento unico in Sicilia per il segmento bar pasticceria. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Francesco Seminara per il quotidiano La Repubblica.
Delices à emporter di Cesare Gialdi
CATANIA – Cesare Gialdi, siciliano, classe ’73, dopo un passato forense e una brillante carriera da direttore commerciale ha deciso, durante il Covid, di buttare tutto all’aria e percorrere la burrosa strada della pasticceria francese. Strada impervia già di suo, ma resa ancora più singolare dalla collocazione geografica del novello maître pâtissier: Catania, terra di cassate e cannoli, non esattamente immediata nel recepire francesismi di sorta.
Basti pensare che nel dialetto siciliano esiste un termine, “Anfrancisiàri”, che indica tutte quelle arie tipiche di chi vuole mistificare la sostanza, retaggio evidente della dominazione angioina. E di molta aria è fatta la pasticceria francese, specie gli sfogliati.
Una passione, quella per le colazioni dolci e salate, che Cesare ha trasformato in uno dei suoi punti di forza. Così, il primo dicembre del 2021, nasce “Delices à emporter”, piccola pasticceria francese al centro di Catania ed esperimento unico in Sicilia per questo segmento.
“La mia idea era quella di portare a Catania un croissant sfogliato a regola d’arte, fatto con burro francese di alta qualità, croccante fuori e scioglievole dentro – racconta Gialdi – Mi capita ancora che qualcuno entri, incuriosito dalla bellezza della nostra vetrina, per poi chiedere un cannolo, un iris o un panzerotto (tipico dolce della colazione catanese, ndr) e diventa l’occasione per spiegare cosa facciamo e soprattutto cosa siamo: una pasticceria di ispirazione francese e così rimarremo”.
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MILANO – Se è vero che il bar, specialmente in Italia, è il terzo luogo dopo casa e lavoro, è altrettanto vero che questo spazio – per essere davvero l’avamposto dell’ospitalità, deve avere le caratteristiche di un ambiente accogliente, che invita a restare, in una parola: bello. Di questo fattore X, ha discusso Franco Costa, Presidente di Costa Group, da oltre 40 anni nel settore dell’arredo dei locali horeca, con estremo successo.
Tra i suoi clienti, Lavazza è un nome che già suggerisce la portata di un’azienda che conta ben oltre 5.000 progetti nel mondo.
Costa, quindi quanto incide il design nel successo di un locale oggi?
“Attorno al design, apriamo un discorso forse un po’ controcorrente rispetto ai miei competitor: sono convinto che sia fondamentale, ma non un aspetto primario per il successo di un locale. È un elemento che collocherei nella quarta o quinta posizione: in primis giocano la location, poi l’empatia, il sorriso dell’operatore, la qualità dell’offerta e solo dopo, l’arredamento.
Senza considerare tutti questi elementi, sarebbe come preparare un minestrone senza usare dei buoni ingredienti. Penso ci sia stato negli ultimi anni in particolare, una grande esaltazione dell’architettura e del design rispetto ad altri punti altrettanto se non addirittura più rilevanti.
Mi spiego meglio: con gli occhi si guarda, ma difficilmente si conserva qualcosa di significativo dell’esperienza gustativa. Questa è data dalla somma di molti degli elementi che abbiamo visto, assieme a tutti gli altri ingredienti dosati in maniera equilibrata e non sbilanciata.
Ci siamo illusi che un bell’arredo abbia la precedenza sul resto, ma non è così.
The Box (foto concessa)
La bellezza è senza dubbio fondamentale per l’essere umano, e questo è particolarmente vero per gli italiani. Oggi, questo tema è sentito con ancora più intensità, anche perché il mercato si è espanso negli ultimi anni.
Un tempo, l’industria dell’horeca era riservata solo agli addetti ai lavori, mentre oggi sempre più persone, anche senza esperienza nel settore, colgono l’opportunità di aprire il proprio locale. Inoltre, un tempo non esistevano mercati come gli Emirati Arabi o la Cina, che offrono opportunità per progetti più ambiziosi.
Oggi, grazie o a causa della globalizzazione, è possibile realizzare ciò che una volta sembrava irrealizzabile. Faccio un esempio: a Dubai, con un’idea rivoluzionaria, magari si ha successo. In Italia, non permetterebbero di realizzarla a monte, così come in buona parte dell’Europa. Abbiamo un po’ legato le mani alla creatività.
L’aspetto sperimentale non trova più il suo centro in Europa, seppure resti il cuore fondamentale dell’evoluzione del food & beverage. Siamo al centro dell’attenzione, ma l’innovazione risulta un po’ frenata, avviene altrove.”
Il bar italiano come dovrebbe evolversi secondo lei?
Costa: “L’operatore secondo me resta il fulcro, si trova su un livello superiore a tutto il resto. Se un barista è bravo, è capace di creare le condizioni e l’atmosfera giusta nel suo locale, ha già segnato il fattore da replicare per avere successo. Vedo tante potenzialità nella persona che gestisce e investe nel servizio, con la sua creatività.
Le caffetterie che diventano luoghi in cui restare a lavorare e studiare ci sono sempre state: oggi le grandi insegne ripropongono questo modello. In questo caso, il design valorizza la bravura del barista come il sale nella giusta quantità per la pasta. L’arredo è un quid in più.”
Il work flow: cosa può fare il design in questo senso?
“L’operatività si traduce in due modi: il primo è quando si ha di fronte l’artista vero e proprio, che sa muoversi bene dietro al bancone. Chi ha queste abilità andrebbe tutelato come un panda, una specie rara.
Dall’altra parte abbiamo le insegne, dove troviamo sistema, metodo, la ripetitività del format e la ciclicità: tutto ciò permette di raggiungere, o per lo meno avvicinarsi, ai livelli dell’operatore del primo caso (il panda). Dopo migliaia di locali realizzati, il rischio spesso è di dimenticarsi che qualcuno ha già fatto lo stesso lavoro in precedenza.
Il nostro Paese ha una storia antica di locali che hanno segnato la storia del design. Ci sono sempre stati, non abbiamo inventato niente.”
Franco Costa: “Io per primo ho copiato e osservato molto”
“Studiare, comprendere, leggere e aggiornarsi continuamente, anche semplicemente osservando e raccogliendo idee passeggiando per le strade, è fondamentale per capire come progettare i locali. È importante saper mescolare con attenzione tutto ciò che si è imparato e osservato. Arredare un locale pubblico, in fondo, è un’arte che consiste nel saper combinare perfettamente diversi elementi”
Il bar del futuro a Dubai come sarebbe per Costa Group?
Dentro il Flagship Lavazza (foto concessa)
“Lo farei guardando indietro e non avanti. Mi piacerebbe costruire a Dubai un locale storico, in stile europeo, raccontando la storia e il presente del caffè. Che fascino le epoche passate! Immaginate l’abilità di riprodurre Il Cambio di Torino nel resto del mondo, sarebbe un successo per noi.
Poi il resto lo fa il barista, amalgamando la tradizione al futuro. Vorrei essere in grado di esprimere questi concetti nel modo più vero possibile, richiamando elementi veri, mantenendo inalterati modalità e rito. Il legno, lo zinco, i materiali antichi sarebbero perfetti per raggiungere l’obiettivo.”
E quindi perché investire nel design?
“Perché altrimenti si mangerebbe la pasta senza sale o il minestrone senza l’ingrediente più buono. Il design è questo: l’elemento che contribuisce a valorizzare il lavoro dell’operatore. Tuttavia ritengo rischioso investire per un arredamento all’interno di una location non adatta. Non ne vale la pena.
Qualcosa di futuristico ambientato in un contesto storico, sarebbe fuori luogo. Sono un po’ atipico in questo mercato: molti miei colleghi la pensano l’opposto, ma io vado avanti con la mia idea.”
Il bar di famiglia: Costa, lei cosa ha portato nel suo lavoro da lì?
“Mi ha insegnato la funzionalità, che è fondamentale. Prima si parla di questo e poi si arriva al design, non il contrario come spesso accade. La macchina del caffè, lo scalda tazze, devono essere alla portata del barista. I frigoriferi della giusta capacità.“
Personalizzazione: quanto conta ed è richiesta oggi?
“Se arrivano richieste che non sono sensate, lascio perdere il progetto ancor prima di partire. Invece, se trovo qualcosa che mi piace, studio il posto, la sua storia, cosa c’è intorno: da qui opero sull’area e il contesto urbano in modo da inserirmi in maniera coerente. Cerco di far ragionare il gestore per scegliere l’opzione migliore, portandolo verso ciò che reputo interessante realizzare.
Non ci si deve adeguare del tutto alle richieste del cliente solo per il guadagno, perché si rischia di arrecargli un danno. Ci si deve porre in maniera critica per poter rispettare i suoi sacrifici. Capita spesso questo tipo di confronto: molte volte i clienti mi sono stati riconoscenti e oltre il 60% torna da noi per realizzare nuovi locali. Vuol dire che nonostante i contrasti, si è capito che eravamo entrambi orientati al risultato.”
È più difficile pensare un bar o una catena?
Maestro Bistrot (foto concessa)
“La seconda. Perché è necessario confrontarsi con il progetto di base di una catena, rispettando le loro linee guida e collocandole in situazioni a volte in contrasto con la nostra idea. Penso che tanti locali di catene siano fuori luogo rispetto al contesto urbano, ma così sta andando avanti il mercato: nel centro storico trovare uno shop di una catena, non mi piace. Se si trova la quadra insieme, accetto, altrimenti non assumo l’incarico. Non capita spesso per fortuna.
Non seguiamo ad esempio catene grandissime, ma solo di 20-30 locali circa. Abbiamo gestito solo una volta un progetto per McDonald’s e stiamo seguendo nel Middle East l’espansione di Lavazza e Eataly: ma sono numeri diversi e soprattutto nascono dall’italianità, dalla storia del torrefattore che sono elementi al centro del progetto.
Il disegno di base tiene conto del made in Italy: lo stile, i colori, il buon gusto. Il modo in cui si dispongono i materiali. Dicono di me che sia lo stilista dei locali e in effetti mi piace pensare che come Costa Group abbiamo creato uno stile riconoscibile ovunque, dall’esposizione del prodotto alla disposizione degli arredi. Noi italiani all’estero abbiamo dettato le modalità che poi all’estero hanno replicato.
Negli Stati Uniti e in Giappone, proporre un locale come il Bicerin, sarebbe un successo. Siamo molto avanti nel mondo della caffetteria e dell’ospitalità rispetto al resto del mondo. Il Signor Schultz, il caffè lo ha preso a Milano e poi ha creato Starbucks. Ha fatto storia perché, a differenza degli italiani, ha avuto metodo e sistema. E questo è un passaggio fondamentale per comprendere il perché abbiamo inventato l’espresso, ma non siamo stati in grado di riscuotere un grandissimo successo globale. E così il caffè italiano è diventato famoso nel mondo, ma per mano di uno straniero.”
Ma Costa, quindi il bar italiano è morto?
“Il bar italiano di bassa qualità è morto. Ovvero, senza empatia, senza professionalità. Andrà avanti la caffetteria di alto livello, dove arredo, ambiente, storia, servizio, fanno la differenza. Questo è il futuro e allo stesso tempo anche il passato dei locali importanti ancora presenti nelle città italiane.
Non dobbiamo distruggerli, dobbiamo mantenerli in vita. Il Gambrinus, con Segafredo, rappresenta l’esempio di come una grande azienda ha voluto e sta riuscendo a tutelare una caffetteria che ha segnato la storia: questa è una grande operazione di salvataggio e questa è la bellezza del caffè. “
Come le piace il caffè?
“Il caffè come locale, mi piace come ambiente in cui entrare per fermarmi, sedermi. Il caffè non può sostenere l’intero successo di un locale, a meno che tu non sia un fuori classe dietro al bancone. Altrimenti bisogna offrire un menù completo, ad esempio abbinando soluzioni come il brunch, che possano aiutare a trasformarlo in un luogo in cui stare bene.
Se parliamo invece di caffè, mi piace l’espresso senza zucchero, anche una buona percentuale di Robusta, molto tostato, napoletano (nonostante quello che ha detto Report). Ma dipende sempre dai gusti.
L’espresso per me è un momento di convivialità. Deve soddisfare. E’ la degna chiusura del pasto.”
MILANO – L’ India – settimo produttore e sesto esportatore mondiale di caffè – rimane ancora un puntino minuscolo nel mappamondo della geografia dei consumi, pur trattandosi del paese più popoloso del mondo. E pur vantando tradizioni secolari, forti di una storia di diffusione della coltivazione del caffè che inizia addirittura nel XVII secolo. I consumi interni non arrivano infatti al milione e mezzo di sacchi.
Considerando il ritmo di crescita dell’economia, l’espansione rapida delle aree urbane e, specie tra i più giovani, l’affermarsi del lifestyle occidentale, i margini di espansione del mercato indiano appaiono dunque enormi.
Secondo alcune stime, il fuori casa è destinato a crescere a un CAGR (tasso composto di crescita annuale) dell’8,1%, di qui al 2030. Tra i driver principali, gli analisti citano anche l’incremento dei lavori sedentari, nonché la divulgazione e popolarizzazione di una vasta letteratura scientifica, che esalta i benefici del caffè per la salute fisica e il benessere.
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La tazzina di espresso a Napoli ha subito un rincaro del 32% passando da 1,03 a 1,22 euro. Tra le cause principali dell’aumento ci sono le oscillazioni del mercato e il cambiamento climatico: lo affermano Marco Schiavon, amministratore delegato di Caffè Borbone, Marco Simonetti, a.d. di Caffè Toraldo e Corrado De Falco, chief operations Officer di Kimbo. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Paola Cacace per il Corriere della Sera.
Il rincaro dell’espresso a Napoli
NAPOLI – La “tazzulella” di caffè costa sempre di più. Secondo l’Osservatorio del Ministero del Made in Italy, l’espresso è passato da 1,03 a 1,22 euro (+32% a Napoli). Ma il rincaro ha radici lontane.
“Tutto parte dal Covid: il cambiamento nei consumi e la carenza di caffè in borsa – commenta Marco Schiavon, AD di Caffè Borbone, come riportato da Il Corriere della Sera– unito a tre anni di scarsa produzione in Brasile, Vietnam e Indonesia hanno creato una volatilità senza precedenti. A febbraio 2025, l’Arabica costa il triplo, la Robusta il doppio. I torrefattori comprano al prezzo che trovano”.
“Le oscillazioni nel mercato del caffè sono state provocate da una serie di cause, tutte tra loro collegate – dice Marco Simonetti Ad di Caffè Toraldo sempre al Corriere – Come noto, il caffè è una delle principali commodity, regolata da due borse: quella di Londra per la robusta e quella di New York per l’arabica. Tra i fattori principali ci sono il cambiamento climatico, che ha alterato il ciclo delle piogge e della siccità nei paesi produttori, e la crescente domanda dai paesi asiatici, soprattutto Cina e India, spinta dai giovani e dai social. Se il consumo crescesse, i prezzi potrebbero salire ulteriormente. Inoltre, le speculazioni in borsa alimentano i rialzi”.
D’accordo Corrado De Falco, chief operations Officer di Kimbo, che afferma sempre come riportato da Il Corriere della Sera: “L’aumento della domanda globale ha reso il caffè una delle bevande più consumate. Anche problemi climatici e difficoltà logistiche hanno inciso sul rincaro. Siccità e gelate in Brasile hanno ridotto drasticamente la produzione. Il risultato combinato è che oggi la quotazione del caffè è 5 volte superiore alla media del 2021, sia per Robusta che per Arabica. Al valore di borsa va aggiunto poi il differenziale, un valore che varia in base alle singole origini, in alcuni casi in base alle singole piantagioni. Fortemente legato quindi alle politiche di approvvigionamento dei singoli torrefattori”. E in effetti, se si fa un paragone rispetto al 2023 i prezzi sono triplicati.
In particolare, per la Robusta, considerando il livello minimo della quotazione del caffè nel 2023 si è passati da 1.800,80 dollari per tonnellata agli attuali 5.640 dollari (dato aggiornato al 26 marzo 2025). Poi ci sono gli Houthi. “Il blocco di Suez ha ritardato di un mese l’arrivo del caffè asiatico, spingendo i torrefattori ad accumulare scorte” ha aggiunto Schiavon di Borbone.
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TRIESTE – Andrea Bazzara annuncia il coinvolgimento di altri tre protagonisti assoluti del comparto nell’organizzazione del Trieste Coffee Experts 2025. Con la partecipazione di IMF, BRITA e Colombini in qualità di partner, l’ottava edizione aumenta ancor di più il coinvolgimento di importanti anime della filiera: colossi rispettivamente nei settori della produzione di macchine torrefattrici, di sistemi di filtraggio dell’acqua e di macinatori industriali.
La due giorni del 6 e 7 dicembre, organizzata da Bazzara negli spazi dell’hotel Savoia Excelsior Palace, sarà una grande opportunità per trattare quell’insieme di fattori che stanno rivoluzionando i connotati dell’intero segmento caffeicolo, i cosiddetti “Coffee Megatrends” da cui prende titolo l’intera iniziativa.
Un’occasione unica per discutere di temi quali l’intelligenza artificiale, Industria 5.0, l’eccellenza del Made In Italy, la sostenibilità, l’Umanocestrismo e molti altri. Un evento chiave per riunire il comparto e fare rete in un momento di forte pressione per l’intero ecosistema del chicco, che pretende da eventi come questi pronte e urgenti risposte.
Sponsorizzare il Trieste Coffee Experts, come stanno facendo molte delle aziende più conosciute nel settore del caffè italiano, non è solo un esempio concreto di fare rete a livello nazionale, ma anche un’opportunità per portare uno dei summit più prestigiosi della grande bellezza italiana all’estero.
Bazzara sta infatti concludendo numerose partnership in diversi paesi, come dimostra l’edizione precedente con marchi internazionali come Roast USA, Perfect Daily Grind UK, Horeca International, Hotelex Shanghai, FHA Singapore e Cafeex.
Alessandro Garbin, IMF
Alessandro Garbin, amministratore delegato di IMF (immagine concessa)
Dopo anni di consolidata collaborazione con la famiglia Bazzara, IMF ha deciso di intensificare ulteriormente questo rapporto. In un clima di entusiasmo e rinnovato impegno, Alessandro Garbin, amministratore delegato di IMF, ha dichiarato: “IMF, dopo tanti anni di collaborazione, ha deciso di farsi main partner per la condivisione e l’interesse che ci accomuna verso questo straordinario prodotto e tutta la sua filiera. È un riconoscimento all’impegno costante che ci ha unito in un percorso di crescita e innovazione, contribuendo a far emergere il valore autentico del caffè”.
Garbin aggiunge: “Questa partnership, fondata sulla fiducia e sulla passione condivisa, sottolinea l’importanza di investire nel territorio e nelle tradizioni, pur guardando al futuro con una visione innovativa”.
Inoltre: “Il Trieste Coffee Experts, evento della famiglia Bazzara, celebra non solo la qualità e l’eccellenza dei prodotti, ma anche il valore delle relazioni e della condivisione, offrendo un’occasione unica per scoprire nuovi trend e vivere un’esperienza immersiva che mette in luce la centralità del caffè nella vita quotidiana e nella cultura italiana”.
Garbin conclude: “L’iniziativa di IMF, ora Main Partner, rappresenta una tappa fondamentale in un percorso fatto di innovazione, tradizione e amore per il caffè, destinato a lasciare un segno profondo nel panorama nazionale.”
IMF, azienda leader di settore nella progettazione, costruzione e installazione di macchine torrefattrici e impianti industriali chiavi in mano per l’industria del caffè, si distingue da sempre per innovazione e sostenibilità.
Il team di IMF offre soluzioni su misura per soddisfare le specifiche richieste dei clienti, garantendo al contempo un’efficienza operativa ottimale dei propri macchinari e una costanza produttiva lungo l’intero processo di tostatura.
Queste soluzioni, che spaziano dalle torrefattrici per piccole produzioni a impianti industriali completi, assicurano elevata affidabilità e ripetibilità ad ogni ciclo produttivo, rispondendo dinamicamente alle esigenze di un mercato in continua evoluzione e valorizzando ogni fase, dalla ricezione del caffè verde al confezionamento del prodotto finale.
Enrico Metti, BRITA
Enrico Metti, sales director professional filters presso BRITA Italia (immagine concessa)
Enrico Metti, sales director professional filters presso BRITA Italia S.R.L., azienda leader nella produzione di soluzioni innovative per il filtraggio e il miglioramento della qualità dell’acqua potabile ha dichiarato:
Metti aggiunge: “BRITA, leader globale nella filtrazione dell’acqua, ha nuovamente scelto di supportare il Trieste Coffee Experts, questa volta in qualità di main partner, condividendo con la famiglia Bazzara l’impegno per l’eccellenza e l’innovazione. Siamo convinti che questa partnership rappresenti una straordinaria opportunità per promuovere la qualità e la sostenibilità, valori che entrambi portiamo avanti nei rispettivi settori”.
Metti continua: “Il Trieste Coffee Experts è ormai un punto di riferimento nel mondo del caffè italiano, e siamo orgogliosi di far parte di questa iniziativa che continua a crescere, includendo infatti gli Stati Generali e favorendo il confronto tra le realtà più dinamiche e innovative del settore. Per noi, sponsorizzare questo summit rappresenta un’occasione significativa e concreta del fare rete nel comparto.”
Marco Colombini, Colombini
Marco Colombini (immagine concessa)
Ecco il parere di Marco Colombini, proprietario e amministratore di Colombini s.r.l, azienda che da oltre 65 anni progetta e costruisce macinatori industriali per caffè, garantendo precisione e alta qualità nella macinatura:
“La Colombini produce da sempre macinatori industriali per grandi impianti in tutto il mondo e lo fa con rigore, professionalità, mettendo passione in ogni aspetto del proprio lavoro. Gli stessi rigore, professionalità e passione che la famiglia Bazzara mette nel proprio evento, il Trieste Coffee Experts, che è diventato per noi un appuntamento importante e che sosterremo da sponsor anche nell’ottava edizione.”
BELFORTE DEL CHIENTI (Macerata) – Victoria Arduino, marchio italiano leader nella produzione di macchine professionali per caffè espresso dal design distintivo e dalle elevate performance, offrirà in occasione del Paris Café Festival 2025 una degustazione di caffè specialty estratti con due tecnologie innovative della macchina Black Eagle Maverick.
Questa macchina espresso top di gamma unisce performance elevate e sostenibilità, offrendo un controllo totale su temperatura, infusione e vapore grazie alle tecnologie T3 Genius, PBtech e Advanced Steam-by-Wire.
Gli eventi di Victoria Arduino al Paris Café Festival 2025
Accanto a Black Eagle Maverick, il macinino professionale Mythoscontribuisce a ottenere il miglior risultato in tazza. Progettato specificamente per il mondo dello specialty coffee, Mythos garantisce una macinatura di qualità grazie alle tecnologie Clima Pro e Gravitech, il tutto racchiuso in un design unico e riconoscibile.
Vieni a scoprire Eagle Tempo, la macchina da caffè professionale pensata per caffetterie, ristoranti, torrefazioni, catene, pasticcerie e panifici. Un prodotto dal design distintivo e dall’elevata capacità produttiva, che integra la tecnologia NEO (New Engine Optimization) per offrire risultati eccellenti in tazza, riducendo i consumi energetici e gli sprechi.
Non perdere l’occasione di assaggiare il PureBrewCoffee, un caffè filtro con un profilo aromatico completamente nuovo, preparato con PureBrew+, il nuovo single brewer firmato Victoria Arduino. PureBrew+ offre un’esperienza di bevanda unica, con una combinazione perfetta tra qualità premium e tecnologia di estrazione innovativa.
Permette di regolare ogni parametro (dose, volume, temperatura) e scegliere tra diversi profili di pulsazione dell’acqua (light, medium e dark – ideali per definire l’esperienza sensoriale da offrire al cliente), per estrarre caffè, tè e infusi in meno di tre minuti con risultati ripetibili e consistenti.
La flessibilità di PureBrew+ consente di preparare non solo caffè, ma anche tè e infusi, senza rischio di contaminazioni. Il display consente di impostare fino a 12 ricette personalizzate, garantendo velocità, automazione e soprattutto la massima personalizzazione del risultato desiderato fino a 500 ml.
Durante i tre giorni del Paris Café Festival (12-14 aprile), Victoria Arduino sarà presente anche a L’École du Café insieme al due volte campione francese Barista Brice Robin. I visitatori avranno l’opportunità di scoprire tecniche professionali e approfondimenti sull’arte della preparazione dell’espresso con macchine professionali.
I partecipanti lavoreranno con la single group E1 Prima EXP e il macinino Atom e potranno affinare le proprie abilità nella macinatura, pressatura ed estrazione. Gli esperti condivideranno utili tips e consigli per creare l’espresso perfetto e bevande a base latte come il cappuccino.
MILANO – La distribuzione automatica, nell’immaginario comune ha l’aspetto di una vending machine che mangia monetine e in cambio eroga un bicchierino con caffè e tè al suo interno – sulla qualità, la percezione del consumatore medio punta su un livello basso -. Ma se il futuro di questo canale di somministrazione passasse per un concept più vicino al mondo del bar? Questo stereotipo cambierebbe?
Ed ecco l’esempio di CERĒS Robo Coffee Shop
Un angolo caffetteria che trova sostegno nell’intelligenza artificiale per un’offerta di bevande che non hanno molto da invidiare a quelle preparate manualmente da un barista professionista, ma è operativa 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
A decretare il successo di CERĒS Robo Coffee Shop è stata la giuria che al World of Coffee di Dubai lo ha premiato tra i vincitori del concorso Best New Product 2025.
Una soluzione pensata per soddisfare i viaggiatori, gli addetti ai lavori e anche un target di giovani come gli studenti. La promessa, fondamentale in questi tempi, è la possibilità di personalizzare le proprie bevande – si può regolare la dolcezza, tipologia di latte e degli aromi – con un’esecuzione rapida di oltre 50 bevande customizzabili.
Plus di CERĒS Robo Coffee Shop, l’essere composta da materiali sostenibili con l’obiettivo di realizzare le ricette pensate da operatori esperti, ovviamente selezionando specialty coffee in grani e ingredienti che vengono riforniti ogni giorno da filiere sostenibili.
La tecnologia, come si poteva già intuire dall’impiego dell’IA, non manca: Eversys Cameo è il sistema che permette a CERĒS Robo Coffee Shop di essere preciso nella preparazione e mantenere costanza in tazza.
CERĒS Robo Coffee Shop non richiede poi troppo spazio per essere installato e neppure il collegamento a tubature per l’acqua o il drenaggio. Installarlo è semplice e, per chi si chiedesse il livello di igienizzazione: la sterilizzazione UV attiva e rimozione della polvere con disinfezione dell’aria mantiene incontaminata la ceramica, ed è certificato CE e UL.
CERĒS Robo Coffee Shop si potrebbe definire come un chiosco smart adatto per contesti come le università, gli uffici, gli ospedali.
MILANO – Un incremento significativo segna il secondo anno di operatività dell’accordo tra Confida, Associazione italiana distribuzione automatica, e Fondazione Banco Alimentare ETS. Nel corso del 2024 infatti sono state raccolte e donate più di 148 tonnellate di beni alimentari: un quantitativo doppio rispetto al 2023, anno in cui l’accordo era entrato in piena operatività a livello nazionale e le tonnellate erano 74.
Confida insieme alla Fondazione Banco Alimentare ETS
Questo risultato straordinario evidenzia l’importanza dell’impegno congiunto per combattere lo spreco alimentare e offrire supporto alle famiglie e persone in difficoltà.
Nel 2024 le regioni più generose, quelle cioè che hanno devoluto i maggiori quantitativi di prodotti alimentari e bevande, sono state Piemonte, con oltre 36 tonnellate, seguito dalla Lombardia con quasi 35 tonnellate, dall’Emilia-Romagna (oltre 28 tonnellate) e dalla Toscana (23 tonnellate).
La maggior parte dei prodotti raccolti sono: acqua e bevande, alimenti sia freschi sia secchi, panini&affini, prodotti da forno, merendine e snack. Inoltre, grazie al monitoraggio costante dei gestori che ritirano i prodotti dai distributori automatici con anticipo rispetto alla data di scadenza e alla velocità del Banco Alimentare nella distribuzione degli stessi prodotti alle organizzazioni partner territoriali, si è arrivati a un’ottima percentuale di recupero di prodotti freschi – come frutta e verdura, piatti pronti, prodotti a base di formaggio, merende da frigo, tramezzini ecc.
Tutto ciò è possibile grazie alla gestione operativa e al coordinamento di questo progetto da parte delle 11 Delegazioni Territoriali di Confida, a cui partecipano le società di gestione della distribuzione automatica iscritte all’associazione, che sinergicamente collaborano con i 21 Banchi Alimentari regionali che a loro volta curano la redistribuzione di quanto raccolto a persone e famiglie in difficoltà sui vari territori locali.
“La nostra associazione continuerà il percorso intrapreso perché, in quanto attori del comparto food&beverage, siamo molto attenti al tema della lotta agli sprechi alimentari e i risultati raggiunti quest’anno ci rendono veramente orgogliosi – ha dichiarato Massimo Trapletti, Presidente di CONFIDA – Grazie a questo progetto virtuoso, il settore della distribuzione automatica conferma il proprio ruolo attivo nella promozione della solidarietà e nella riduzione degli sprechi. Vogliamo continuare ad impegnarci con la promessa di percorrere questa strada anche nei prossimi anni e la speranza di aiutare sempre più persone”.
Banco Alimentare dal 1989 recupera le eccedenze della filiera agroalimentare per ridistribuirle a oltre 7.600 organizzazioni che offrono aiuti a quasi 1.800.000 persone in difficoltà. L’attività è svolta da 21 Banchi territoriali coordinati da Fondazione Banco Alimentare ETS.
“Siamo grati alle persone di Confida per l’impegno e la dedizione con cui hanno sostenuto e fatto crescere questo progetto in collaborazione con Banco Alimentare. Insieme abbiamo reso la filiera dei distributori automatici più sostenibile e di accresciuta utilità sociale. Riuscire a raddoppiare le donazioni di alimenti, e quindi dimezzare gli sprechi in soli due anni, è la rappresentazione concreta del potenziale di questa iniziativa e della possibilità di trasformare cibo buono, da scarto in risorsa preziosa per tante persone in difficoltà in Italia”. – ha commentato Giovanni Bruno, Presidente di Fondazione Banco Alimentare ETS.
La scheda sintetica di Confida
Costituita il 13 luglio del 1979, Confida è, a livello nazionale, l’unica associazione di categoria che rappresenta i diversi comparti merceologici dell’intera filiera della Distribuzione Automatica di alimenti e bevande. Aderisce a Confcommercio – Imprese per l’Italia e, nell’ambito UE, è partner di EVA (European Vending & Coffee Service Association).
Sammontana e Plasmon hanno stretto una partnership per presentare un nuovo gelato che riporta al palato un gusto iconico dell’infanzia. Come si presenta? Due fragranti biscotti racchiudono un cuore di gelato cremoso, connubio che scaturisce dal latte fresco e dal biscotto Plasmon. Sarà disponibile in formato stecco e vasca.
Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Leonardo Pasquali pubblicato sul portale d’informazione Everyeye.
Sammontana e Plasmon con il nuovo gelato per l’estate 2025
MILANO – Siamo praticamente agli sgoccioli, non ci sarà da pazientare ancora molto. L’attesa tra i fan dei gelati però si fa spasmodica, per l’arrivo sul mercato del gelato Plasmon, pronto a diventare l’ennesimo prodotto “virale”. Per l’occasione la storica azienda di biscotti per bambini (e non solo) e Sammontana hanno unito le forze.
Un gelato che nasce dall’incontro tra tradizione e innovazione, con l’obiettivo di riportare al palato un gusto iconico dell’infanzia. Sarà presto disponibile in due formati, stecco e vasca, presso i principali bar, supermercati e gelaterie – mentre non arriveranno forse mai in Italia le barrette gelato di Ferrero.
Per quanto riguarda lo stecco, che è stato pensato per il consumo on-the-go (da passeggio, potremmo dire) potrà essere acquistato sia nelle confezioni da quattro pezzi oppure nel formato singolo da 47 grammi.
Come si presenta? Due fragranti biscotti racchiudono un cuore di gelato cremoso, connubio unico che scaturisce dal latte fresco e dal biscotto Plasmon. Per quanto riguarda il canale professionale, come riporta la redazione di Agenfood, verrà messa a disposizione la vaschetta sfusa da 5 litri, che potrà essere esposta direttamente in gelateria.
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