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lunedì 21 Aprile 2025
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Simona Solbiati, lo spazio a Brescia si moltiplica: dentro il suo Salotto, caffè, pasticceria, soft lunch tra cuori di cioccolato

BRESCIA – La maître chocolatier Simona Solbati aveva già segnato il suo passaggio da Milano, dove ha il suo laboratorio di produzione in Via Ruggiero Settimo 4, a Brescia in Corsia del Gambero 10, con l’apertura a dicembre 2023 del suo primo monomarca. E ora è il momento di fare il bis nella stessa piazza, e presto il tris: a fine gennaio vede la luce il Salotto del cioccolato, un’evoluzione della boutique che completa l’offerta.

L’esigenza, così come ha spiegato per prima Simona Solbiati, è nata dal fatto che i clienti che entravano ad acquistare i prodotti come le praline, le tavolette o la cioccolata d’asporto, spesso chiedevano di poter restare a consumare.

Una possibilità che adesso si è fatta concreta con l’apertura della caffetteria-pasticceria proprio di fronte al primo locale.

All’ingresso rapisce subito l’occhio il lungo bancone con esposte monoporzioni, torte,  lievitati e poi un’area riservata alla preparazione di cocktail.

L’open space interno è caratterizzato da un’ampia sala da tè, fermarsi a fare colazione, pranzare o un aperitivo.

Il salotto Solbiati (foto concessa)

Solbiati ha conquistato la proprietaria delle mura, che l’ha spinta a investire su Brescia

La vetrina nel Salotto Solbiati

Puntando sulla creatività e la versatilità targata Solbiati: il menù parte dalla colazione, con un espresso in miscela 100% Arabica della torrefazione torinese Domossi, al prezzo di due euro: la qualità si paga, lancia così il messaggio chiaro Simona Solbiati anche dall’angolo bar, con tanto di offerta di tè di Dammann Frères.

La pasticceria non manca all’appello, anche se per il momento è di produzione esterna: giusto il tempo d’attesa necessario all’apertura di un laboratorio di produzione a vista, proprio adiacente al Salotto, che dovrebbe essere in attività tra qualche mese. Tutti gli altri prodotti al momento arrivano dallo spazio milanese, un po’ faticoso tra abbattimento e trasporti, ammette Simona Solbiati. Ma non bisognerà aspettare molto per rendere più efficiente e completa la visione della maitre cholatier lì a Brescia.

Dove la clientela inizialmente è rimasta un po’ distante, forse un po’ intimidita dall’ambiente ricercato ed elegante che distingue la boutique – qualcuno dei presenti la definisce una gioielleria di cioccolatini – e che poi però, una volta conquistata al palato, è diventata affezionata al marchio e alla sua cifra stilistica.

Nel Salotto sulla carta grande protagonista, anche la cioccolata calda realizzata con il fondente belga, accompagnata magari dai frollini.
In questo locale piuttosto ampio, di 200 mq su un unico livello, i consumatori possono affacciarsi alle ampie quattro vetrate angolari direttamente sulla corte della storica Corsia del Gambero.

Solbiati: “Più avanti nel Salotto saranno organizzati anche degli eventi di degustazione, magari con degli abbinamenti con la nostra linea di cioccolato gourmet salato”

Una promessa che sembra quasi già di assaporare di fronte alle vetrine golose della boutique, dove fondente, cioccolato al latte allo zafferano – uno tra i più richiesti, rivela Simona Solbiati – frutta candita e ricoperta sfilano davanti agli occhi di chi entra.

L’angolo caffetteria con una Rancilio Classe 20

Dopo il pranzo ideato da uno chef esterno, Giacomo Sparla, al quale Solbiati si è voluta appoggiare per creare un menù ben bilanciato, è arrivato il dolce, il “Tesoro”, rigorosamente a forma di cuore per restare coerenti all’amore di Simona Solbiati per questo simbolo, uno ai frutti rossi e l’altro al cioccolato. Entrambi trionfano nel piatto, con la ganache lucida che invita ad infilzare la forchetta.

Non si è fatto attendere neppure il tradizionale cioccolatino fondente per accompagnare la tazzina, a forma di chicco.

I cuori al Salotto Solbiati

Una coccola continua tra salato e, soprattutto, dolce: nella boutique si intravedono già le idee per la linea di San Valentino, con lucchetti e chiavi ricavati da stampi prodotti appositamente per la festa degli innamorati: “Il cioccolato è ancora visto come un prodotto da regalare, ma pian piano sta uscendo da questa concezione un po’ come sta facendo il panettone, che ormai non si mangia esclusivamente durante le feste natalizie” racconta Simona Solbiati.

Il caffè, il macchiato, il fondente a forma di chicchi

E mentre tutti si rifanno gli occhi sulle tavolette esposte in boutique – che partono dagli otto-dodici euro -, lei incalzata svela due dei suoi sogni futuri: il primo, poter aprire un suo monomarca anche a Milano, città dove tutto è partito; il secondo, che però sembra quello più complesso da realizzare, diventare un bean to bar. “Un giorno – confessa Solbiati – quando sarà magari possibile contare su uno stabilimento che possa accogliere tutte le attrezzature necessarie. E’ difficile, ma sarebbe davvero un sogno”.

E chi può dire che non accadrà? D’altronde Simona Solbiati è arrivata già molto lontano e continua ad andare avanti con le sue creazioni, completando un progetto dopo l’altro.

Arabica senza freni oltre i 3 dollari e 60, trimestrale Starbucks superiore alle attese con fatturato a 9,4 mld, eps a 69 centesimi

MILANO – I futures degli arabica continuano la loro corsa senza freni. Nella seduta di ieri, mercoledì 29 gennaio, il contratto per scadenza marzo delle borsa newyorchese ha guadagnato ulteriori 905 punti (+2,5%) chiudendo a un nuovo massimo storico nominale per l’Ice Arabica di 366,55 centesimi (intraday a 369,45). Rialzi anche a Londra, che si rivaluta dello 0,9% terminando la giornata a 5.609 dollari.

“L’offerta globale rimane limitata. Le vendite del nuovo raccolto di robusta del Vietnam procedono a rilento. I raccolti di arabica di Colombia e America centrale stanno impiegando più tempo ad arrivare sul mercato, mentre i produttori brasiliani non sembrano molto interessati a vendere” ha dichiarato a Reuters il broker HedgePoint Global Markets.

Secondo i trader olandesi di Amsterdam Sucden – citato sempre da Reuters – le scorte tampone del Brasile sono ormai ridotte all’osso: appena 500 mila sacchi, contro un livello normale attorno agli 8 milioni.

Il bassissimo livello degli stock rende il mercato ancora più vulnerabile ed esposto alle speculazioni, soprattutto nel caso in cui dovessero verificarsi nuovi eventi climatici negativi nelle aree degli arabica

La stessa Sucden prevede, per quest’anno, un quarto deficit consecutivo di offerta nel mercato globale del caffè.

Segnali positivi dalla trimestrale di Starbucks, diffusa ieri alla chiusura dei mercati

La più grande catena di caffetterie del mondo registra, per il quarto trimestre consecutivo, un calo delle vendite a parità di perimetro a livello globale.

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Stefano Dassie, il gelatiere pluripremiato, rinuncia ai tre coni del Gambero Rosso: “I criteri di selezione sono poco chiari e incoerenti”

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TREVISO – Stefano Dassie, il maestro gelatiere pluripremiato e volto dietro il brand DASSIE Vero Gelato Artigiano, ha annunciato dal palco del SIGEP la rinuncia al riconoscimento dei tre coni della Guida del Gambero Rosso (ne abbiamo parlato qui). La scelta di Dassie non è stata di certo immediata. Il gelatiere ha ponderato a fondo la decisione tenendo conto di vari elementi che sono poi scaturiti con una presa di posizione volta a criticare la poca trasparenza nei criteri di valutazione della Guida.

Dassie, qual è il motivo dietro il rifiuto?

“La storia ha origine nel 2017 quando Il Gambero Rosso ha pubblicato la prima versione della Guida dedicata al mondo del gelato. Negli anni precedenti eravamo comparsi nella guida Dissapore che aveva creato una classifica dei migliori 100 gelatieri d’Italia.

Ed ecco che nasce sin da subito la prima critica al Gambero Rosso: nel primo anno che esce la sezione dedicata al gelato mi conferiscono il premio di 1 cono e trovo la stessa descrizione che già c’era nella guida Dissapore in cui occupavo il 22° posto.

Qui arriva il mio commento negativo in cui affermo che nella Guida del Gambero Rosso non ci sono criteri oggettivi che spieghino come ambire e ottenere le onorificenze di 1, 2 o 3 coni: questo è essenziale poiché aiuta i gelatieri a capire cosa migliorare all’interno della loro offerta. Ma c’è di più: non si capisce in che modo vengano elargiti i coni, che sia in base alla gelateria, alla qualità del prodotto o altro.

Sempre nel 2017 sono di nuovo costretto a fare un commento negativo. In quell’anno avevo ideato il progetto di creare 100 gusti di gelato al cioccolato: nessuno lo aveva mai fatto prima in Italia. Per l’attualizzazione del progetto mi sono appoggiato anche all’azienda Valrhona, tra l’altro uno degli sponsor della Guida.

Al Gambero Rosso decidono tuttavia di dare il premio dedicato al Miglior gelato al cioccolato ad un altro gelatiere non specializzato in questo settore.

Ho accettato la loro scelta ma decido di non acquistare più da Valrhona anche in segno di protesta.

L’anno successivo invece la Guida del Gambero Rosso mi dà il premio del gelato al cioccolato. Ho accettato il premio, considerando che pongo particolare attenzione al cioccolato dal 2007, ma ho condiviso che la scelta non fosse giusta poiché lo meritavo l’anno prima. Ricevo comunque i desiderati due coni.

Continuo a lavorare cercando sempre di migliorare poiché, comunque, ho sempre ambito ai tre coni, come soddisfazione personale e anche per dimostrare al Gambero Rosso che lavoravo meglio rispetto ad altri miei colleghi.

Nel 2019 ricevo finalmente il premio e lì avviene la prima vera discussione in cui la Guida ha affermato di avermi fatto sudare i Tre Coni a causa del mio atteggiamento critico verso il Gambero Rosso negli ultimi anni.

Ho risposto loro che era giusto dare i premi in maniera graduale e non era affatto coerente che alcune gelaterie ricevessero il massimo del punteggio nonostante fossero aperte da pochi mesi.

Ad esempio, Crema a Milano, di proprietà di Bulgari, aveva addirittura ricevuto i tre coni prima ancora di aprire al pubblico.

Ho scritto svariate lettere firmate da gruppi di gelatieri, dal mio stesso gruppo Associazione deli accademici italiani gelatieri artigiani, dove chiedevamo un tavolo di confronto per fare luce sulla situazione della Guida. Non ci hanno mai risposto per email ma hanno fatto intendere di troncare le sollecitazioni. Considerando che non c’era alcun modo di collaborare non ho più voluto far parte di questa realtà.

Gambero Rosso, in più di un’occasione, ha ribaltato in proprio favore alcune dichiarazioni di altri gelatieri che già in precedenza avevano deciso di togliere i coni, perciò l’unico modo per far valere le mie idee era  pubblicamente sul palco lanciando il mio messaggio, condiviso tra l’altro da molti gelatieri da cui ho ricevuto diversi messaggi di stima.

Questo ha fatto inevitabilmente alzare la polemica. Annalisa Zordan, curatrice della Guida, ha dichiarato che non mi ero mai lamentato nei loro confronti accusandomi di aver mentito. Sono stato inoltre incolpato di essere salito sul parco per avere i miei due minuti di gloria e qualche like in più ma questo non è assolutamente il mio caso”.

Dassie, come hanno reagito i suoi clienti a questa presa di posizione?

“I clienti mi hanno dato pienamente ragione. Mi hanno sempre detto che il mio gelato è di ottima qualità indipendentemente dai coni che ho ricevuto. Mi è stato riferito da loro stessi inoltre che, quando andavano in vacanza in altre regioni e provavano gelaterie da 3 coni, il mio prodotto risultava comunque di migliore qualità al paragone. Non affermo questo per peccare di presunzione.

Sono nato da una famiglia di gelatieri, faccio questo lavoro da più di 30 anni e ho una grande passione per questo mondo. Ho fatto numerosi corsi non solo in gelateria ma anche con chef e pasticceri. Il punto è essere un esempio per i gelatieri in Italia.

Curo personalmente la parte formativa. In questa settimana, ad esempio, sto tenendo un corso su come insegnare a fare il gelato. Ho sempre avuto una certa etica professionale che mi ha portato ad offrire il massimo ai miei clienti. Non ho mai considerato questo lavoro meramente da un punto di vista economico e basta. La soddisfazione della clientela e del personale vengono prima di tutto. Solo una volta raggiunti questi obiettivi si arriva poi ad un obiettivo economico”.

In seguito si è più confrontato con la curatrice Annalisa Zordan?

“No. Avrei voluto scriverle un messaggio per parlarne dopo che mi ha dato del bugiardo. Non ho alcuna intenzione di fare guerra al Gambero Rosso poiché preferisco concetrarmi sulle mie attività senza essere il martire di nessuno”.

Martino Zanetti e Fondazione Hausbradt espongono opere pittoriche alla mostra Tarvisium Picta dal 31 gennaio a Treviso

TREVISO – Martino Zanetti espone una selezione della sua produzione artistica presso la sede di Banca Generali Private a Treviso, un evento che celebra una vita dedicata all’arte e alla cultura. Dal 31 gennaio 2025 diverse opere inedite e installazioni di grandi dimensioni saranno esposte a Palazzo Sardone, nel cuore di Treviso, location che fin dal suo accurato restauro, è stata declinata anche come luogo adibito ad ospitare eventi e concerti, diventando un vero e proprio interlocutore culturale con il capoluogo della Marca.

La mostra e il pensiero neoplatonico

La mostra “Tarvisium Picta – Oltre 1000 anni di colore in eredità”, che resterà aperta per cinque mesi, sotto l’egida della Fondazione Hausbrandt e con la curatela dell’arch. Luciano Setten, riflette la profonda ispirazione che l’artista trae dalla filosofia neoplatonica.

Questa visione si concretizza nel progetto “Nouveaux Philosophes”, una sintesi di arte, filosofia e rinascimento, cifra distintiva di Martino Zanetti.  Un’occasione imperdibile per scoprire un percorso espositivo che coniuga purezza formale e intensità espressiva e toccare con mano la particolarità di ogni singola creazione.

L’arte per la beneficenza e per il dialogo culturale

Seguendo l’etica rinascimentale, Martino Zanetti ha scelto di esporre le sue opere a scopo benefico, devolvendo il ricavato a sostegno delle vittime dei conflitti internazionali, in particolare in Ucraina. La mostra si presenta come una narrazione moderna del Rinascimento, un viaggio tra colore, forma e pensiero.

Per Zanetti, la pittura è “una fioritura colorata, irripetibile e personale”. Un percorso che rende omaggio ai suoi maestri, come il pittore trentino Riccardo Schweizer e la zia pittrice Gina Roma, che hanno influenzato profondamente il suo approccio creativo. Come Schweizer, ma anche gli espressionisti dell’arte franco-nordica e gli esponenti dell’action painting di New York, Martino Zanetti ha spesso integrato elementi di architettura nella sua produzione artistica.

L’artista si manifesta tramite la sua figura poliedrica di uomo studioso e appassionato di cultura umanistica. Anni di ricerca e sperimentazione sul colore e sulla potenza batocromica, lo hanno condotto ad approfondire nuovi modi e materiali.  Il suo approccio artistico procede attraverso la comunicazione emozionale, per permettere al pubblico di godere dell’esperienza artistica in modo immediato e libero, tale da poter affermare che l’ultimo creatore dell’opera sia proprio lo spettatore.

La realtà cromatica non è un episodico drip ma un fluire armonico di lineamenti batocromici. È questa la meraviglia cromatica dei quadri dell’eclettico autore.

In una visione molto vicina al nouveau francese, questa è un’arte che racconta, inesprimibile ricettacolo e contenitore del tutto. L’estremo realismo fa rifuggire l’artista dalle retoriche novecentesche ed individua nella pittura un segno che trascende ogni querula digressione.

“La pittura è calligrafia cromatica irripetibile – asserisce l’artista. – È impossibile imitare e riprodurre il colore nella stessa misura; avendo tutte le sfumature cromatiche come la musica è inimitabile.”

Oltre alla sua attività artistica, Martino Zanetti, noto come imprenditore visionario, è Presidente del Gruppo Hausbrandt, riconosciuto tra le eccellenze italiane e internazionali. Il suo impegno culturale e filosofico, uniti alla “triestinità”, lo portano, con la Fondazione Hausbrandt, a promuovere studi su Marsilio Ficino e altre figure centrali del Rinascimento italiano e della filosofia neoplatonica.

 “TARVISIUM PICTA – Oltre 1000 anni di colore in eredità”

Martino Zanetti ospite di Banca Generali Private

Palazzo Sardone – Via San Nicolò 33 – Treviso

Vernissage su invito – venerdì 31 gennaio ore 18.00

 Visita gratuita solo su appuntamento – Dal 1° febbraio al 30 giugno

Dal lunedì al venerdì

dalle 9:00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 17.00

Per maggiori info basta cliccare qui.

Sassari: due giovani imprenditori rilanciano lo storico Cafè San Carlo

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I fratelli Roberto e Federico Sias, originari di Sassari, hanno deciso di rilanciare lo storico locale della città Cafè San Carlo fondato nel lontano 1820. Il locale è aperto dalle sette fino a tarda notte, coprendo un ampio target di clienti, dalle colazioni fino alle serate con dj set la sera, 365 giorni l’anno. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Francesco Zizi per La Nuova Sardegna.

La riapertura dello storico Cafè San Carlo

CAGLIARI – “Il messaggio che vorremmo mandare ai giovani è di investire sulla città, perché un futuro qui è possibile”. Esordiscono così Roberto e Federico Sias, i due fratelli sassaresi di 31 e 28 anni, che hanno deciso di rilanciare lo storico Cafè San Carlo. Il locale, che si trova all’angolo con via Cagliari, sotto i portici Bargone e Crispo che danno su piazza Castello, era stato fondato nel 1820, ed ha rappresentato un importante punto di riferimento sociale, artistico e culturale per tutti i sassaresi. Il 12 dicembre il taglio del nastro ufficiale alla presenza del sindaco Giuseppe Mascia.

“La nostra è un pò un’operazione nostalgia – racconta Federico a La Nuova Sardegna – perché sappiamo che i sassaresi sono molto legati a luoghi storici della città come questo”.

E Sassari ha risposto subito “presente”. Il locale è aperto dalle sette fino a tarda notte, coprendo un ampio target di clienti, dalle colazioni fino alle serate con dj set la sera, 365 giorni l’anno.

“Puntiamo allo stesso tempo sulla qualità: per i cocktail chiamiamo i barman più bravi, come Roberto Conti. Per quanto riguarda la caffetteria teniamo molto a proporre un buon caffè, mentre per il menù del pranzo proponiamo un’ampia scelta. Abbiamo però deciso di tenere i prezzi alla portata di tutti, con offerte per i clienti e convenzioni vantaggiose per i lavoratori” spiegano Roberto e Federico a La Nuova Sardegna.

Il nuovo Cafè San Carlo è subito diventato un punto di riferimento anche per i ragazzi e gli universitari, che si riversano nei portici che danno su piazza Castello per passare la serata in centro. “Vogliamo proprio questo, negli anni abbiamo investito in tutte le piazze della città con locali ed eventi. Sono le piazze che devono tornare a essere il fulcro della vita sociale” dice Federico.

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Centrale del Latte di Roma inaugura l’Accademia Bartist con Carmen Clemente e Coffee Academy, 31/01

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ROMA – La Centrale del Latte di Roma inaugura l’Accademia Bartist Centrale in collaborazione con Coffee Academy Italia. L’obiettivo del progetto favorisce la formazione dei baristi. L’inaugurazione è prevista presso la sede della Centrale del Latte di Roma nella Città Eterna in via Fondi di Monastero numero 262 il 31 gennaio alle 9:00.

L’Accademia Bartist Centrale

Nel giorno dell’apertura ci sarà la campionessa di latte art Carmen Clemente che darà una dimostrazione pratica.

Il 31 gennaio saranno presenti anche i vertici dell’azienda e il presidente Fabio Massimo Pallottini.

La mattinata sarà completamente dedicata alla formazione e al networking, dove la passione per il latte ed il caffè sarà protagonista.

Emporio Armani Caffè apre a Bologna dentro la Galleria Cavour

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Dopo quello di Milano, apre a Bologna il secondo Emporio Armani Caffè italiano, all’interno della storica Galleria Cavour, punto di riferimento per lo shopping di lusso della città. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Laura Galbiati per il portale d’informazione Fashion Network.

Emporio Armani Caffè a Bologna

“Bologna rappresenta un’importante meta turistica e sono particolarmente orgoglioso di questa apertura in uno dei luoghi più significativi dello shopping cittadino. Questo secondo Emporio Armani Caffè in Italia rientra nella strategia del Gruppo volta a rafforzare la presenza nell’ambito della ristorazione nel nostro Paese”, ha dichiarato lo stesso Giorgio Armani.

Il concept è stato ideato personalmente dallo stilista in collaborazione con il suo team di architetti. Lo spazio si sviluppa su una superficie complessiva di 300 metri quadrati e comprende una zona caffè, una zona ristorante di circa 100 metri quadri per una capienza di 42 ospiti e un dehors di circa 60 metri quadrati da 25 posti.

Motivo dominante è l’accostamento del legno chiaro e scuro a una particolare tonalità di azzurro, più intenso e lucido per le lampade a sospensione della zona ristorante, interrotto dal tocco di rosso delle lampade “Diogene” di Armani/Casa. Due portali in metallo bronzato segnano i passaggi dal caffè al dehors e dal dehors al ristorante, creando uno spazio unico quando sono aperti.

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Pasticceria italiana artigianale ed espresso di alta qualità: le Piantagioni del Caffè presenta l’osservatorio

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LIVORNO – Le Piantagioni del Caffè, main sponsor dell’iniziativa, ha collaborato con Dissapore e IDEA Food & Beverage per dare vita a un progetto ambizioso: l’osservatorio della pasticceria italiana. Questo strumento nasce con l’obiettivo di indagare e valorizzare l’evoluzione della pasticceria artigianale di qualità, evidenziandone il legame con il caffè di alta qualità, e di trasmettere a consumatori italiani e internazionali il valore della tradizione e della creatività italiana.

L’obiettivo

Il tema centrale di questa edizione dell’Osservatorio è il rapporto tra la pasticceria italiana e il caffè di qualità.

Come può il caffè migliorare l’esperienza in pasticceria? Quali sono le opportunità e le sfide per portare caffè di alta qualità nei contesti dolciari italiani? Sono alcune delle domande chiave che guideranno il nostro lavoro di analisi e ricerca.

Metodologia: un’analisi approfondita e condivisa

Per garantire un approccio concreto e utile, il progetto si basa su:

  • Focus group condotti da Pepe Research in tre città italiane (Livorno, Roma e Milano);
  • Analisi di mercato a cura di idea.  Food & Beverage lab;
  • Insight e vidimazione da parte della redazione di Dissapore.

Questa metodologia ha permesso a Le Piantagioni del Caffè di esplorare non solo le percezioni dei pasticceri e dei loro clienti, ma anche i trend del settore, sia italiani che internazionali, per comprendere le ragioni che limitano la diffusione del caffè di qualità nelle pasticcerie e individuare soluzioni.

La pasticceria come ambasciatrice del caffè di qualità

Oggi, il caffè di qualità è spesso relegato a contesti specifici, lontani dalla tradizionale esperienza gastronomica. Eppure, le pasticcerie italiane, simbolo di artigianalità e innovazione, rappresentano il luogo ideale per farne un punto di riferimento.
È in queste realtà che il caffè può diventare un elemento distintivo, elevando l’offerta e creando un’esperienza più completa per il consumatore.

Uno strumento per il settore

L’Osservatorio della Pasticceria Italiana non è solo un progetto di ricerca, ma un’iniziativa pensata per supportare l’intera filiera del caffè e della pasticceria.
A gennaio 2025, con la pubblicazione dei risultati, si punta ad offrire un quadro dettagliato e strumenti utili per roaster, baristi e pasticceri che vogliono fare la differenza, affiancando una tazzina perfetta a un croissant altrettanto eccellente.

L’Osservatorio della pasticceria italiana rappresenta un primo passo verso un futuro in cui pasticceria e caffè di qualità possano collaborare in maniera più stretta, non solo per innovare la colazione italiana, ma anche per promuovere il valore della cura e della qualità su scala internazionale.

Per maggiori informazioni e scaricare il report basta cliccare qui 

Progetto Città del cioccolato: raccolto 1 milione con la campagna di equity crowdfunding

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PERUGIA – C’è un progetto che sta facendo parlare di sé: la Città del cioccolato, un’iniziativa promossa da Destinazione Cioccolato SRL S.B. che prevede la creazione, a Perugia, del più grande museo esperienziale dedicato al cacao e cioccolato in Italia, con apertura prevista per il secondo semestre 2025.

A pochi giorni dalla chiusura della campagna di Equity Crowdfunding sulla piattaforma di Mamacrowd, il progetto ha raggiunto il suo obiettivo: raccogliere un 1 milione di euro.

Un risultato che dimostra l’entusiasmo e la partecipazione di ben 198 investitori tra aziende, finanziatori e cittadini, tutti uniti nella volontà di diffondere una maggiore conoscenza e consapevolezza del mondo del cacao e del cioccolato, promuovere una cultura più sostenibile e rispettosa dell’ambiente e delle persone.

“Gli investitori – dichiara Vasco Gargaglia, presidente del Cda di Destinazione Cioccolato Srl S.B. – hanno quindi dato fiducia al nostro progetto non solo perché vede già protagonisti diversi imprenditori con un solido background alle spalle nel settore del turismo, degli eventi, delle gestioni museali e dell’economia sociale ma anche perché forte di una concessione trentennale, di un finanziamento di 6 Milioni già deliberato e di un Business Plan molto promettente.”

La Città del Cioccolato si svilupperà su una superficie di 2.800 Mq, e ha iniziato a prendere forma a gennaio 2023, quando il Comune di Perugia pubblica l’avviso di Concessione per valorizzare l’ex Mercato Coperto.

Non solo un museo, ma un polo turistico e culturale innovativo progettato da Eugenio Guarducci, fondatore di Eurochocolate, che nel 2024 ha celebrato il suo trentennale, la Città del Cioccolato sorgerà nell’ex Mercato Coperto di Perugia, edificio simbolo posto sull’acropoli cittadina. Con il coinvolgimento di partner come Coopculture, Bee for Impact, Orizzonte Nove, Balance 24 e Sifra, il progetto, asseverato anche da Nomisma, mira a diventare un punto di riferimento per il turismo e l’economia locale, con ricavi provenienti dall’attività museale, da sub-concessioni come choco-shop, bar e fabbrica del cioccolato, e da esperienze didattiche. Tra gli obiettivi, raggiungere 370.000 visitatori entro il terzo anno di apertura.

In un contesto economico globale segnato dall’aumento dei costi delle materie prime, tra cui il cacao, la Città del dioccolato si vorrà distinguere come esempio di promozione e valorizzazione della filiera responsabile.

Il prezzo del cacao è infatti aumentato significativamente, passando da circa 2.300 dollari per tonnellata nel 2020 fino a sfiorare i 12.000 dollari a fine 2024. Dal primo gennaio del 2024 il prezzo del cacao è aumentato di circa il 170%, superando addirittura il Bitcoin (+120% nello stesso periodo preso in esame), a causa di fattori come il cambiamento climatico e l’instabilitm economica nei paesi produttori. Il progetto vuole puntare una lente di ingrandimento sulla produzione sostenibile, promuovendo il rispetto delle condizioni sociali dei lavoratori ed il lavoro dignitoso.

Non a caso il progetto di Equity Crowdfunding prevede l’impiego di parte delle risorse raccolte anche per valorizzare e sostenere le migliori pratiche nella filiera produttiva del cacao e nella creazione di un Osservatorio Internazionale sul cacao e cioccolato.

Fipe, sul decreto Piantendosi per le linee guida nelle situazioni di pericolo nei bari: “Bene il chiarimento del Viminale: non possiamo occuparci di ciò che avviene fuori dai locali”

ROMA – La federazione Fipe-Confcommercio ha espresso, in un primo momento, profonda contrarietà e delusione riguardo al decreto Piantendosi emanato dal Ministero dell’Interno, che introduce nuove linee guida per la prevenzione di atti illegali e situazioni di pericolo nei pubblici esercizi.

“Siamo sconcertati non solo dal contenuto del decreto, ma anche dalle modalità con cui questo è stato concepito: quale prima associazione di rappresentanza del settore dei pubblici esercizi, è inaccettabile che la FIPE non sia stata consultata. Con l’adozione di questo decreto, si spostano responsabilità di ordine pubblico, che spettano allo Stato, alle attività che svolgono un servizio per la cittadinanza”, ha affermato Aldo Mario Cursano, Vicepresidente Vicario di FIPE-Confcommercio.

Cursano aggiunge: “Le attività sono già responsabili all’interno dei propri locali, con organizzazioni strutturate per garantire la massima sicurezza ai nostri clienti. Abbiamo sistemi di sicurezza, attività di formazione e prevenzione che rispondono alla nostra funzione: accogliere e servire i cittadini. Ma non possiamo occuparci di ciò che avviene all’esterno dei nostri spazi, perché non è pertinente alle nostre responsabilità e funzioni”.

Oltre a lamentare la mancata consultazione dell’associazione, FIPE ha sottolineato inoltre come il decreto preveda obblighi insostenibili per gli esercenti, quali l’installazione di costosi sistemi di videosorveglianza e la designazione di referenti per la sicurezza, imponendo ulteriori oneri a un settore già gravato da pesanti costi e adempimenti.

Fipe sul decreto Piantendosi

Tuttavia, dopo la precisazione riguardante le linee guida, Aldo Mario Cursano, vicepresidente vicario di Fipe, ha affermato: “Accogliamo con grande favore la precisazione del Viminale sulla volontarietà delle linee guida. Il tema della sicurezza è centrale per i nostri esercizi e per i nostri clienti”.

Cursano aggiunge: “Siamo certi che lavorando insieme con il Ministero e alle forze dell’ordine potremo sempre di più favorire una corretta attività di prevenzione”.

“Per questo auspichiamo che quanto prima venga convocato un tavolo di lavoro per chiarire le modalità e gli ambiti, seppur su base volontaria, di queste linee guida sul territorio, evitando che responsabilità non proprie dell’attività di pubblico esercizio ricadano sulle imprese” conclude Cursano.