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sabato 19 Aprile 2025
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Gabriella Scarpa, Ar-Tea: “Alla maggior parte dei gestori dei bar ancora non interessa evolversi”

VENEZIA – La parola a Gabriella Scarpa, fondatrice di Ar-Tea, da ormai sei anni a Venezia, Dorsoduro 2799, alla fermata vaporetto Ca’ Rezzonico, ma inizialmente nata a Treviso come Associazione culturale e ora diventata S.r.l., insieme al supporto di colei che è stata la sua prima allieva e oggi divenuta socia, Federica Lazzarini.
È in corso l’evoluzione della Academy provvista anche di uno shop, sempre nel centro storico di Venezia.

L’avventura di Scarpa segna l’undicesimo anno di attività. Sommelier del Tè certificata a Londra presso l’Uk Tea Academy e trainer autorizzata UKTA per l’Italia, Tea Evaluator e Tea Taster Livello 1 e Livello 2 per la conoscenza del Tè Cinese, ufficialmente riconosciuto dal Governo Cinese a Livello Nazionale. Il curriculum non manca.

Scarpa, com’è cambiato il mondo del tè in Italia dal momento in cui ha deciso di fondare Art-Tea ad oggi?

“Si sta evolvendo rapidamente. Ho aperto la mia prima sala da tè oltre dieci anni fa a Treviso, non prima di aver studiato questa bevanda, senza improvvisazione. Non erano in tanti ad avvicinarsi al tè, in Italia ancora considerato come una bevanda legata al benessere e non al piacere e alla convivialità.

Il motivo per cui ho voluto fare divulgazione nasce proprio dalla volontà di raccontare questa cultura millenaria, spiegando i tè artigianali in foglie prodotti in piccola scala, e la loro preparazione.

La mia missione è sempre stata questa. Da allora le cose sono decisamente migliorate: oggi, grazie all’azione congiunta di diversi professionisti come me, la conoscenza dei tè in commercio e della sua cultura sono aumentati. Anche i media si stanno occupando sempre più spesso di questa realtà: da quest’anno inoltre, a causa della tolleranza zero per
l’alcol alla guida, il tè viene ulteriormente vissuto come alternativa al vino durante i pasti, anche nei ristoranti di un certo calibro, che si stanno interessando a questa soluzione sostitutiva necessitando sempre più anche di formazione.

La preparazione del tè (foto concessa)

Il tè è naturalmente privo di alcol e sta iniziando ad occupare nuovi spazi, lo si nota anche dal numero sempre crescente di persone che si avvicinano allo studio di questa materia attraverso i miei corsi per diventare Tea Sommelier.

Inizialmente si iscrivevano per lo più donne appassionate, ora invece non c’è differenza di genere nella percentuale di iscritti. La fascia anagrafica dei più giovani, che intravede un futuro davanti a sé, investe volentieri in soluzioni applicabili in modo effettivo nel mondo del lavoro.

In effetti le opportunità esistono, soprattutto se si scelgono le giuste Academy: come in tutti i campi, anche in questo, molti si improvvisano insegnanti, ma per essere docenti è necessario come minimo aver in precedenza studiato ed essere certificati da realtà consistenti. Chi si avvicina a questo mondo non sa però come orientarsi e come selezionare il percorso formativo più idoneo.

Noi rilasciamo certificazioni riconosciute internazionalmente da anni, con metodi di insegnamento che trasmettono le giuste competenze e che, per questo, offrono anche degli sbocchi professionali importanti.”

Quindi il sommelier del tè che ruolo può avere in Italia?

“Oggi la figura di sommelier del tè è ancora molto rara, si viene però di recente assunti in alcuni alberghi importanti e in città ricche di cultura e turismo, come Roma o Venezia. Si può quindi trovare spazio in realtà che vogliono proporre un tea time studiato, una carta del tè, una consulenza. Come sommelier si può decidere anche di aprire uno shop o essere assunti da catene internazionali che hanno bisogno di operatori formati. In Italia non siamo in tanti ad essere certificati, c’è quindi posto per tutti.”

Scarpa, ma da dove arriva il tè in Italia? Quali sono le proporzioni tra il tè in foglie e quello in bustina?

Il tè in foglie (foto concessa)

“Sicuramente il tè arriva in Italia in bustina più di quanto arrivi in foglia: le persone sono abituate per la maggiore ad assumerlo in questa forma, pensando che sia molto più veloce e facile da preparare, acquistandolo spesso presso la grande distribuzione, dove normalmente si trovano tè industriali.

I Paesi produttori sono molti e in Italia il tè può arrivare dall’India, dalla Cina, dal Giappone (che spesso fornisce il tè in foglia all’Italia), dallo Sri Lanka, ancora chiamato “Ceylon” nel mondo del tè (in bustina ma di qualità più elevata). I grossisti del tè europei, forniscono tè sia in foglia che in bustina, blend in purezza e tè aromatizzati, ma si trovano quasi tutti in Germania. La maggior parte dei commercianti si rivolge a questi grossisti.

Lo scambio diretto con i coltivatori può essere una strada alternativa, questa scelta è però molto impegnativa perché necessita di creare prima una rete di fornitori direttamente nei paesi di origine del tè, come il Giappone, la Cina, l’India, o lo Sri Lanka, costruita nel tempo tramite viaggi, ricerca, connessioni tra professionisti, continuo aggiornamento, supporto di internet. L’apertura politica di alcuni paesi, che prima erano chiusi, ora consente anche un maggiore scambio di informazioni sul prodotto.

Bisogna però sapere sempre cosa scegliere, e come dialogare con i produttori, i rivenditori e con gli enti garanti nei vari luoghi del mondo.”

L’horeca come vede il tè oggi, la situazione è migliorata?

“Purtroppo non molto, vedo che si continuano spesso ad usare l’acqua del rubinetto e la macchina del caffè per infondere tè di bassa qualità in bustina. La maggior parte dei gestori dei bar ancora non è interessata ad evolversi, pur non conoscendo molto di questa bevanda. Ciononostante il tè in questi locali costa molto, considerando la scarsa qualità, molto meglio bere un tè a casa propria a questo punto.

Va detto però che, negli ultimi anni, alcuni giovani imprenditori stanno aprendo bar in stile internazionale, influenzati delle tendenze che arrivano dal nord Europa, dove il tè viene introdotto con maggiore consapevolezza. Sono spesso locali specializzati, con una maggior cura del particolare e per tutta la gamma offerta.

Anche per il caffè in Italia, nonostante sia in realtà è una bevanda molto consumata, resta comunque difficile abbattere il muro costruito da una consuetudine nella consumazione in quantità e non in qualità, è quello che si vede nel mondo horeca. Una crescita qualitativa di proposta nell’offerta si vede invece soltanto a livelli molto elevati. Per questo Ar-Tea offre anche corsi di formazione specifici che si rivolgono proprio al mondo Horeca.

Il consumatore finale spesso, non conoscendo il mondo del tè, si accontenta di quello che trova, ma soltanto imparando ad affinare il palato non torna un più indietro perché la qualità si sente.”

Scarpa: “Ora inserirò dei corsi meno strutturati e più alla portata di tutti.”

“Mi è stato consigliato da alcuni allievi che lavorano nel mondo horeca, di proporre i corsi horeca il lunedì e il martedì, ovvero durante le giornate libere per i gestori. Quindi, a partire da questa primavera, sarà disponibile un percorso horeca composto da singole
degustazioni mirate proposte su base mensile il lunedì pomeriggio. Le brevi lezioni possono essere scelte singolarmente oppure tutte assieme come pacchetto formativo.

Il lavoro di squadra dietro Ar-Tea (foto concessa)

Parallelamente offriamo consulenze aziendali sartoriali, spesso anche formando il personale degli alberghi e insegnando loro ad utilizzare correttamente le attrezzature disponibili in loco, e a rapportarsi in modo professionale in base anche alle richieste della clientela.”

Come si crea una carta del tè?

“Una carta del tè va progettata accuratamente, considerando innanzitutto il target di riferimento, capendo se vale la pena di servire sofisticati tè speciali e costosi, oppure se optare per soluzioni più accessibili per palati meno esperti, ma anche per prezzo e preparazione. Diverse proposte vanno considerate anche in base al luogo, ad esempio i locali di passaggio sono obbligati da tempistiche serrate, ma se si trovano invece in luoghi in cui il pubblico si può fermare a lungo possono essere più slow.

Anche la quantità e la tipologia delle proposte, come ad esempio tè in purezza che vanno spiegati, oppure tè aromatizzati che si vendono da soli, e l’aggiunta magari di qualche classico e di alcune alternative senza caffeina potrebbero essere considerati oppure no. Poi si valuta la scelta dei fornitori adeguati, oppure l’eventuale personalizzazione del prodotto e infine, se questo deve essere anche venduto o soltanto somministrato.

La carta del tè si rivolge al pubblico, dovrà quindi fornire brevi e suggestive spiegazioni oltre ai nomi dei tè e ai prezzi, va consigliato il momento ideale per la sua consumazione, vanno suggeriti gli aromi principali, e infine un accenno al terroir, come si fa per il vino.

È inoltre necessario fornire informazioni aggiuntive dedicate solo al personale che lo serve, lo prepara, lo racconta, come ad esempio i parametri corretti per l’infusione, l’uso dell’acqua e qualche informazione da raccontare alla clientela, spesso non esperta della materia.”

Scarpa, la sua collaborazione con Carpigiani le ha fatto esplorare il tè nel gelato: ci può parlare di questo abbinamento a prima vista insolito?

“Collaboro con la Carpigiani Gelato University da poco più di due anni, una realtà straordinaria, che eroga corsi di formazione per i propri clienti unendo alla propria conoscenza quella di altri professionisti esperti nelle materie prime utilizzate per la preparazione dei vari gusti di gelato: ad esempio caffè, cioccolato, nocciole e tè.

Hanno contattato la Uk tea Academy a Londra, che mi ha direttamente incaricata di creare le ricette di gelato al tè insieme ad un corso di formazione professionale in italiano e in inglese da erogare in questo settore. Ne è uscito un ricettario creato da me e dal maestro gelatiere Stefano Tarquinio, fornito sia chi acquista il corso che venduto separatamente. I corsi vengono erogati online in diretta, non sono video corsi preregistrati, servono a guidare, chi acquista i noti macchinari Carpigiani nella produzione di gelati al tè.

Non tutte le categorie del tè comunque vengono valorizzate dalle basse temperature: quelli bianchi sono talmente delicati, che nel gelato non funzionano, anche i tè fermentati, come i Puer ricchi di note di sottobosco, non si prestano molto a queste preparazioni, ma alcune tipologie di tè verdi, molti tè neri e Oolong, sia in purezza che aromatizzati, funzionano molto bene.

Il Chai indiano, essendo un tè nero robusto e arricchito da varie spezie, che in India viene preparato con il latte e lo zucchero, richiama già l’idea di un gelato. Ispirati da questo, abbiamo compreso che anche la comunicazione è importante per la scelta dei tè per i gelati, che non devono essere totalmente sconosciuti, ma essere invece riconosciuti, come un Earl Grey o di un English Breakfast che risultano subito più semplici da comprendere. L’Hojicha è un tè meno conosciuto, seppure strepitoso nel gelato, ricordando il cappuccino (parola che si dovrebbe usare con i clienti per avvicinarli al prodotto).”

Il Matcha in Italia: che sta succedendo?

“Il Matcha è un tè verde giapponese che si presenta in polvere. Purtroppo il nome Matcha non è stato protetto e oggi, come definizione, può legalmente includere anche altre tipologie di tè verde in polvere.

Quando si acquista un Matcha, se non si sa cosa si sta cercando esattamente, si potrebbe facilmente acquistare un prodotto di scarsa qualità, che nulla ha a che fare con un Matcha originale. Spesso le persone si avvicinano a questo tè per i suoi benefici sulla salute, questo però non funziona se si assume un prodotto di scarsa qualità, privo delle caratteristiche salutari e organolettiche che ci si aspetta da un Matcha originale.

I Matcha sono costosi, in primis perché la loro lavorazione richiede tanto tempo e professionalità. Devono provenire dal Giappone, non da altri Paesi del mondo. Quindi, quanto può costare? Ci sono diversi livelli qualitativi e ognuno di questi è adatto a determinate preparazioni: il Matcha cerimoniale per fare il gelato è un po’ sprecato, anche se il risultato è davvero spettacolare.

Per il Matcha latte o il tiramisù, bisogna acquistarne comunque uno di buona qualità, giapponese, ma di grado latte oppure culinary, che si prestano bene a queste ricette anche per il prezzo. Il Matcha Latte può già contenere a volte anche edulcoranti e vaniglia.

Personalmente sono propensa a fare acquistare quello in purezza a cui poi aggiungere, eventualmente, altri ingredienti e utilizzarlo anche per altre preparazioni. Poi ci sono i gradi Premium, ottimi Matcha da usare sia in modo tradizionale sbattuti in tazza (Chawan) con il tradizionale frustino di bambù (Chasen), oppure per il matchaccino o il matchamisù al posto del cafffè.

Infine il grado cerimoniale rappresenta il top, scegliendo tra differenti blend o monocultivar e origini, imparando a identificarne i diversi sentori che offrono. Approfondendo, si può trovare il prodotto giusto per la specifica necessità. Nei bar è possibile valorizzare il Matcha tradizionale ma ci si deve attrezzare bene e soprattutto imparare a conservarlo adegiatamente.

La bevanda di qualità deve avere un bel colore verde brillante, e si può ottenere un ottimo risultato in tazza anche utilizzando bassi quantitativi della polvere di tè: tutto questo però si raggiunge attraverso una giusta formazione dell’operatore. Un vero Matcha proviene da piantagioni oscurate per almeno tre settimane filtrando fino al 90% dei raggi solari, prima che le foglie vengano raccolte in primavera.

Questo consente agli aminoacidi contenuti nel tè di non convertirsi in polifenoli, in favore di uno spiccato gusto dolce e umami e di una bassa presenza di amarezza e astringenza. Un vero Matcha è il risultato di un’attenta coltivazione e lavorazione, i matcha economici invece, essendo privi delle corrette caratteristiche, danno origine a bevande amare e astringenti.”

Il te in Italia, come lo vede lei in futuro?

“Lo vedo in via di sviluppo nei prossimi anni. C’è voglia da parte degli italiani di approfondire questo mondo.

Con la pandemia c’è stata la necessità di comprendere meglio ciò che fa bene all’organismo: il consumo di tè è esploso in questo senso aumentato tantissimo, e da lì è rimasto piuttosto elevato. Oggi inoltre vista, la tolleranza zero per il consumo di alcol, prevedo un’ulteriore crescita del consumo di tè e, di conseguenza, anche il maggior desiderio di esplorare questa bevanda dal punto di vista professionale, acquistando di più
sia in quantità che in qualità.

Gli italiani acquistano prima di tutto ciò che già conoscono, ovvero tè in bustina, neri e aromatizzati. Molti però si avvicinano al tè verde per questioni di salute, senza però avere competenza in materia.

Il problema con il tè verde è dato dal fatto che è molto più sensibile ad una cattiva preparazione. Quelli aromatizzati sono ricchi di aromi sintetici che spesso coprono i difetti di tè di bassa qualità, i tè neri invece sono più robusti e quindi ci si accorge meno degli errori nell’infusione.

In realtà però qualunque tè infuso con acqua di rubinetto piena di cloro, con tempi di infusione e temperature errati, risulta sgradevole. Inoltre, spesso non si utilizza la corretta attrezzatura, facendo poca attenzione al risultato finale. Quindi un buon tè in tazza è il risultato di una serie di semplici accortezze.

Uk Tea Academy ora sta cambiando il percorso formativo, e sta creando corsi molto più brevi e sezionati. Il primissimo livello, il Tea Essentials, sarà una porta di ingresso facilitata sul mondo del tè alla portata di tutti tutti. A questo, si potranno poi aggiungere i livelli successivi, per approfondire sempre di più questo argomento.”

La mappa in Italia del tè

“Stanno nascendo diverse realtà in Italia che offrono sia la somministrazione che l’acquisto del tè, ognuna con la propria identità.

Attraverso i social noto rapidi cambiamenti, e vedo una maggiore diversificazione tra i fruitori dei nostri corsi. Sono convinta che nei prossimi anni si potranno bere e trovare buoni tè molto più di quanto si possa pensare, per questo ci sarà più lavoro e spazio per tutti.

Ci sono città più internazionali come Milano, che ospitano già una comunità cinese importante, ma ci sono anche luoghi più contenuti, come Venezia, che stanno assumendo una certa rilevanza nel mondo del tè: ho svolto alcuni eventi culturali insieme al Museo Nazionale del tè cinese per la commemorazione dei 700 anni della morte di Marco Polo, iniziata lo scorso anno ma che durerà tre anni.

A marzo si svolgerà a Venezia un Festival dedicato all’acqua che verrà poi riproposto su base biennale, anche il tè sarà protagonista. Stanno sorgendo, anche sul piano culturale, delle manifestazioni che si rivolgono a questa bevanda che non è più solo una commodity, ma che si lega fortemente a tante culture del mondo.

Questa è una finestra importante dalla quale affacciarsi verso i consumatori: è affascinante studiare anche la storia di questa bevanda che ha cambiato la storia culturale ed economica di molti popoli e nazioni.

A Venezia si può pasteggiare a tè sapientemente abbinato ai piatti locali. Local è un ristorante stellato veneziano gestito da titolari giovani e appassionati che propongono percorsi di degustazione, tra questi uno è dedicato al tè. Il riscontro sembra per ora essere ottimo e sempre più clienti ora richiedono questa piacevole combinazione.

Un altro esempio è Zanze XVI, in cui il tè viene inserito nella preparazione delle pietanze e proposto come abbinamento.

Entrambi hanno scelto tè di elevatissima qualità e sono stati formati da Ar-Tea Academy nella mia persona, per imparare la conservazione, la preparazione e la selezione dei tè pregiati che utilizzano.”

Il mondo del tè nella mixology

“Viene utilizzato sempre più spesso, ma raramente con cognizione di causa. Conoscere la materia prima farebbe la differenza nella riuscita finale del cocktail, basterebbe prestare la stessa attenzione che si utilizza nella qualità degli spiriti, anche nella scelta della qualità del tè. Ma per ora ci accontentiamo del fatto che venga utilizzato come ingrediente e che questo renda interessante e innovativa anche una carta dei cocktail.

Il tè viene infine utilizzato anche nel mondo dei cosmetici per le sue proprietà antiossidanti e disinfettanti, e nella profumeria. Proprio una famosa azienda veneziana “The Merchant of Venice” ha dedicato alcuni profumi al tè, custoditi gelosamente in splendide bottiglie di vetro di Murano.”

Amcor con AmFiber risponde alle nuove sfide del packaging a base carta, riciclabile dalle cartiere senza compromessi sulla qualità

MILANO – E’ recente il lancio da parte di Amcor del packaging in carta pronto per il riciclo per bevande secche e caffè. AmFiber™. Una soluzione che si sposa bene con le nuove esigenze del mercato, sia da parte dei consumatori finali che delle aziende, sempre più attente a trovare strade più sostenibili per l’imballaggio.

Per raccontare più nel dettaglio questo prodotto, Giorgio Dini, Marketing Manager for Coffee.

Amcor nel packaging in carta riciclabile con AmFiber™: perché ora? perché proprio questo materiale? C’è una maggiore richiesta e consapevolezza da parte dei clienti?

“Abbiamo da tempo riscontrato un trend di preferenza verso la carta da parte dei consumatori, che abbiamo potuto verificare e confermare tramite alcune ricerche di mercato specifiche; da un lato la legislazione Europea spinge l’industria a trovare soluzioni di packaging riciclabili, d’altra parte c’è un sentimento prevalente nei consumatori per cui la carta è percepita come più sostenibile, in quanto limita l’utilizzo della plastica che è spesso identificata come nemico dell’ambiente. Inoltre, il canale di smaltimento e riciclo della carta è estremamente sviluppato e questo aiuta in termini di effettiva circolarità.

La sfida nel mondo del Beverage è realizzare packaging a base carta, effettivamente riciclabili dalle cartiere, che non richiedano compromessi sulla qualità del prodotto caffè e quindi abbia proprietà di barriera importanti e permetta un’assoluta integrità delle confezioni.

La soluzione AmFiber™ di Amcor permette quindi ai brands di differenziarsi e migliorare la sostenibilità ambientale del prodotto, con una certificazione CEPI e Aticelca.”

Ideato per il caffè solubile, ma anche per i “dry beverage products”: cosa sono esattamente ed è in progetto di contenere altri prodotti?

“Il refill pack è una busta stand-up ideata per il consumatore che subito dopo l’acquisto svuota la busta in un contenitore richiudibile in vetro o metallo a cui accede per il consumo quotidiano; in realtà abbiamo riscontrato che spesso la busta viene utilizzata tal quale, ovvero il consumatore vi accede direttamente per prelevare il prodotto.

Questa soluzione è ideale per caffè solubile ma anche per instant mixes ed altre bevande solubili in polvere come preparati a base cioccolato, polveri per frappè, tè solubile ed altro.

La development roadmap della piattaforma AmFiber prevede di allargare il range di prodotti e formati di packaging, per esempio diversi tipi di buste (a soffietto, single lip, pillow, stick-packs…) e prodotti da confezionare.”

Questione durabilità: questo packaging come aiuta a preservare la freschezza e la qualità del prodotto contenuto?

“La piattaforma di packaging AmFiber™ prevede diverse soluzioni e quella ideata per queste applicazioni (bevande solubili) conferisce proprietà di barriera idonee per questi prodotti, in grado di dare una shelf life in linea con quella attuale.”

C’è una differenza di prezzo sostanziale tra un packaging standard e questa vostra soluzione?

“Le differenze di prezzo vanno valutate caso per caso, in quanto dipendono dalla struttura attualmente utilizzata (ci sono diversi standard sul mercato) e dalle economie di scala; inoltre occorre considerare anche un generale risparmio delle tariffe del contributo ambientale, la cosiddetta EPR (Extended Producer Responsibility, il Conai in Italia), per cui possiamo dire che per il produttore di Beverage solubile questa soluzione risulta senza dubbio economicamente sostenibile.”

Amcor

Amcor è leader mondiale nello sviluppo e nella produzione di soluzioni di imballaggio responsabili in una varietà di materiali per alimenti, bevande, prodotti farmaceutici, medicali, per la casa e la cura personale e altri prodotti. Amcor collabora con aziende leader in tutto il mondo per proteggere i prodotti, differenziare i marchi e migliorare le catene di approvvigionamento.

L’azienda offre una gamma di imballaggi flessibili e rigidi innovativi e differenzianti, cartoni speciali, chiusure e servizi. L’azienda si concentra sulla produzione di imballaggi sempre più riciclabili, riutilizzabili, leggeri e realizzati con una quantità crescente di contenuto riciclato. Nell’anno fiscale 2024, 41.000 persone di Amcor hanno generato un fatturato annuo di 13,6 miliardi di dollari grazie a 212 sedi in 40 Paesi. NYSE: AMCR; ASX: AMC

Export brasiliano di marzo in calo di un quarto a meno di 3,3 milioni di sacchi, Genova 3°porto di destino quest’anno

MILANO – Nuova battuta d’arresto, a marzo, per l’export brasiliano: secondo i dati diffusi nella prima serata di ieri, mercoledì 9 aprile, da Cecafé, le esportazioni di caffè in tutte le forme del Brasile sono diminuite di quasi un quarto (-24,9%) rispetto allo stesso mese dell’anno scorso risultando pari a 3.287.281 sacchi.

L’export di caffè verde è sceso a 2.952.344 (-26,5%), di cui 2.813.762 (-10,7%) di arabica e 138.582 (-83,9%) di robusta.

Più contenuto (-7,1%) il calo delle vendite di caffè trasformato (principalmente solubile), che sono pari a 334.937 sacchi.

fonte: Cecafé

L’export brasiliano di caffè in tutte le forme del primo trimestre è, a sua volta, in flessione dell’11,3%, a 10.707.100 sacchi.

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Fipe: e Andrea Illy entra nel consiglio direttivo della Federazione pubblici esercizi

ROMA – Andrea Illy presidente di illycaffè S.p.A. entra nel Consiglio di Fipe-Confcommercio per il suo indiscutibile ruolo nella valorizzazione del mondo dei pubblici esercizi con l’obiettivo di contribuire a migliorare i rapporti di filiera e rafforzare il valore sociale, culturale, identitario oltre che economico del nostro modello di offerta.

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Andrea Illy nel consiglio direttivo di Fipe (immagine concessa)

La nomina testimonia la volontà della Federazione di consolidare il dialogo con autorevoli protagonisti della filiera del fuori casa e di aprirsi al contributo di idee e valori di personalità di elevata competenza.

Andrea Illy nel consiglio direttivo di Fipe

“Siamo particolarmente orgogliosi di accogliere Andrea Illy nel nostro consiglio direttivo”, dichiara Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio. “La sua autorevolezza, la lunga storia imprenditoriale e istituzionale e la capacità di visione a livello internazionale rappresentano un valore aggiunto prezioso per Fipe in un momento in cui i pubblici esercizi italiani sono chiamati a rinnovarsi e rilanciarsi, mantenendo salde le proprie radici culturali”, conclude Stoppani.

Andrea Illy: “Il rapporto tra il caffè e i pubblici esercizi è essenziale. Per i pubblici esercizi il caffè rappresenta una componente strategica, mentre per l’industria i bar italiani promuovono la cultura del caffè italiano, pilastro del nostro Stile di Vita”.

Illy aggiunge: “Grazie a ciò, negli ultimi decenni, il caffè da commodity è diventato prodotto esperienziale, con grandi benefici per la crescita e la sostenibilità sociale ed ambientale di tutto il settore a livello globale. Ringrazio Fipe-Confcommercio e il Presidente Stoppani per la fiducia e sono pronto a portare avanti attività di formazione e azioni di sensibilizzazione che aumentino il valore percepito della tazzina e il saper fare degli esercenti, anche tramite sinergie con la filiera e partnership pubblico private”.

Il consiglio direttivo si rafforza, inoltre, con l’ingresso di Massimo Lauro, Direttore Risorse Umane di Chef Express del Gruppo Cremonini, un’altra importante azienda del settore della ristorazione.

Ceado presenta la nuova serie di macinacaffè REV: TITAN, ZERO e STEEL

SPINEA (Venezia) – Ceado, azienda italiana fondata nel 1999 a Venezia e oggi leader di mercato nella produzione di macinacaffè, macine, attrezzature da bar e coffee brewers, annuncia il lancio ufficiale della nuova serie di macinacaffè REV, una linea top di gamma che segna un nuovo standard tecnologico nel mondo del caffè professionale.

Con la Serie REV, Ceado rivoluziona il concetto stesso di macinatura, introducendo un approccio olistico e attivo alla gestione di tutti i parametri fisici dell’estrazione, garantendo costanza, precisione e un’espressione aromatica senza precedenti.

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Michele Girardi, ceo di Ceado (immagine concessa)

“In Ceado non ci limitiamo a macinare bene il caffè. Progettiamo ogni dettaglio pensando all’intero processo di estrazione, perché per noi la qualità nasce dall’equilibrio perfetto tra tecnica e gusto. Non ci chiediamo solo come si macina, ma cosa serve davvero per farlo al meglio, affinché ogni tazza racconti la sua storia” afferma Michele Girardi, ceo di Ceado.

L’innovazione Ceado: i parametri fisici dell’estrazione sotto controllo

La serie REV integra le più avanzate tecnologie brevettate Ceado, gestendo in modo coordinato e intelligente tutti i fattori che influenzano il risultato in tazza:

Precisione del peso: la tecnologia WAM (Weight Adjustment Module) garantisce dosi costanti con una precisione estrema. Il modulo è intercambiabile e si installa in meno di due minuti, rendendolo uno strumento indispensabile per la ripetibilità delle ricette.

Controllo della ritenzione: grazie al sistema Sweep-Out, ogni dose è sempre fresca, priva di contaminazioni da residui di caffè e ricca di gas volatili che esaltano aroma e complessità.

Stabilità della granulometria: il sistema Steady Lock mantiene costante la distanza tra le macine, anche sotto carichi intensi, contrastandone l’espansione termica e assicurando uniformità nella dimensione del macinato.

Gestione della temperatura: il sistema GTM (Grounds Temperature Management) regola l’accumulo termico mantenendo una temperatura stabile del caffè macinato, per estrazioni uniformi, indipendentemente dal volume di utilizzo.

Tre modelli, un’unica filosofia: l’eccellenza

REV STEEL – Con macine piane in acciaio da 83 mm (durata 900 kg), è ideale per le miscele espresso, offrendo un equilibrio perfetto tra corpo e nitidezza aromatica.

REV TITAN – Dotato di macine da 83 mm con rivestimento in titanio (durata 2,5 tonnellate), è perfetto per ambienti ad alto volume. Assicura rapidità di estrazione e sapore costante, valorizzando la percezione del corpo anche nelle bevande a base di latte.

REV ZERO – Macine piane da 83 mm con rivestimento in red-speed di titanio e alluminio (durata 4 tonnellate) che valorizza il profilo aromatico, è il modello più innovativo della gamma, con tecnologia avanzata e sistema Sweep-Out potenziato, garantisce la massima espressione aromatica a ogni dose.

REV ZERO (immagine concessa)

Silenzioso, facile da pulire e progettato per il barista moderno

La serie REV è progettata anche per garantire la riduzione del rumore: la camera di macinatura dal peso di 2,5 kg, la componentistica in gomma e il motore separato dalle macine montato su sospensioni riducono al minimo la propagazione delle vibrazioni e del rumore.

In più, pulizia e manutenzione sono semplici e rapide: il beccuccio è rimovibile, il filtro dell’aria e le macine sono facilmente accessibili, e bastano solo 3 viti per smontare la testata senza necessità di ritarare la macinatura successivamente.

Interfaccia intuitiva e completamente personalizzabile

L’interfaccia utente della serie REV è progettata per massima ergonomia e personalizzazione: layout del menu dosi modificabile, menu a scorrimento, avvisi per la manutenzione predittiva, cinque modalità di attivazione della macinatura e flusso d’aria programmabile.

Per ulteriori informazioni sulla serie REV e sull’intera gamma Ceado basta cliccare qui  oppure scrivere a info@ceado.com.

Lavazza con l’Istituto espresso italiano per certificare la nuova gamma di miscele Tales of Italy

BRESCIA – L’Istituto espresso italiano (Iei), l’unico organismo in Italia che vanta un profilo sensoriale e un disciplinare di prodotto depositati, accoglie nella propria compagine Lavazza che utilizzerà la certificazione Iei per valorizzare Tales of Italy, la nuova collezione di miscele dedicate ai professionisti che reinterpreta la tradizione dell’espresso italiano in chiave moderna.

“Siamo orgogliosi di dare il benvenuto a Lavazza all’interno dell’Istituto espresso italiano (Iei) – ha commentato Luigi Morello, presidente dell’Istituto espresso italiano – questa adesione rappresenta un passo importante per tutta la filiera e conferma il valore del nostro impegno nella promozione della cultura dell’espresso italiano, in Italia e nel mondo. Il progetto Tales of Italy è perfettamente in linea con la nostra missione: raccontare l’eccellenza, la storia e l’identità dell’espresso come simbolo dell’italianità”.

“Lavazza ha scelto di aderire alla certificazione dell’Istituto espresso italiano (IEI) per valorizzare il lancio della nuova gamma Tales of Italy” – ha dichiarato Michele Cannone, Lavazza Brand Away from Home Director – attraverso questa collaborazione, vogliamo garantire standard qualitativi sempre più elevati, offrendo una certificazione riconosciuta e una formazione specializzata per i nostri trainer e baristi, contribuendo così alla diffusione di una cultura del caffè autentica e stimolante per il consumatore finale. Unendo tradizione e innovazione, ci impegniamo a valorizzare l’espresso italiano contemporaneo secondo Lavazza e IEI in tutto il mondo.”

La scheda sintetica dell’Istituto espresso italiano

 L’Istituto espresso italiano (Iei), di cui fanno parte torrefattori, costruttori di macchine per caffè e macinadosatori e altre aziende della filiera, tutela e promuove la cultura dell’espresso e del cappuccino italiani di qualità. Oggi conta 37 aziende aderenti con un fatturato aggregato di più di 700 milioni di euro. Per maggiori info basta cliccare qui.

La scheda sintetica di Lavazza

 Lavazza, fondata a Torino nel 1895, è un’azienda italiana produttrice di caffè di proprietà dell’omonima famiglia da quattro generazioni. Il Gruppo è oggi tra i principali protagonisti nello scenario globale del caffè, con un fatturato di oltre 3 miliardi di euro e un portfolio di marchi leader nei mercati di riferimento come Lavazza, Carte Noire, Merrild e Kicking Horse.

Rapporto ristorazione Fipe: consumi a 96 miliardi, l’occupazione sale a 1,5 milioni di unità ma cala il numero di imprese, -1,2%

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ROMA Un anno di moderata crescita, che vede il consolidamento dei trend positivi osservati nel 2023, ma anche la persistenza di diverse criticità strutturali. È questa la fotografia scattata dal Rapporto ristorazione 2025 di Fipe – Confcommercio sul settore. Il rapporto annuale della Federazione dei pubblici esercizi è stato presentato il 9 aprile a Roma, alla presenza del presidente Lino Enrico Stoppani, del direttore del Centro Studi Luciano Sbraga e del presidente dell’INPS Gabriele Fava.

Il Rapporto ristorazione Fipe: numeri alla mano

Tra le principali evidenze che emergono dal Rapporto c’è la crescita del valore aggiunto a 59,3 miliardi di euro, dando continuità dunque al trend positivo che ha progressivamente portato prima a recuperare e poi superare il livello pre-pandemia: rispetto al 2023 c’è stata una crescita in termini reali dell’1,4%.

In aumento anche i consumi, a oltre 96 miliardi di euro, +1,6% in termini reali sul 2023, ma ancora al di sotto dei livelli pre-pandemia (-6%). Un risultato che va interpretato anche alla luce del rallentamento della crescita economica.

Nel 2024 si è attestato a 328 mila il numero di imprese, in calo dell’1,2% sull’anno precedente. A mostrare la maggior contrazione sono i bar (-3,3%), come risultante della migrazione verso altri modelli di offerta (ristorazione) e delle crescenti difficoltà in cui si imbatte questo format.

Sullo sfondo un sentiment delle imprese che resta positivo anche per l’anno in corso sebbene in sensibile rallentamento e da rivedere alla luce delle turbolenze economiche in atto.

Sul versante dei prezzi, il 2024 si è chiuso con aumenti medi al di sopra del 3%in forte calo rispetto al +5,8% del 2023 ma al di sopra del tasso di inflazione generale. L’aggiustamento dei listini nella ristorazione, così come avviene generalmente nei servizi, segue modalità e tempi ben diversi da quelli dei beni. Complessivamente, allargando lo sguardo agli ultimi tre anni si registra un tasso di crescita dei prezzi del 14,6%, a fronte di un’inflazione generale del 15,4%.

Prosegue inoltre la propensione a investire da parte delle imprese: nel 2024 oltre il 40% delle imprese ha effettuato almeno un investimento, per un valore complessivo stimato in 2 miliardi di euro.

Focus del Rapporto è stato il tema delle risorse umane: il 2024, infatti, è l’anno in cui si consolida ulteriormente il trend positivo dell’occupazione. Nel 2024 sono 1,5 milioni gli occupati in bar, ristoranti, aziende di banqueting e mense, di cui oltre 1,1 milioni dipendenti. Rispetto al 2023 si registra un incremento complessivo di circa cinque punti percentuali mentre i lavoratori dipendenti sono cresciuti del 6,7%, pari, in valore assoluto, a 70mila unità.

Anche questo fattore produttivo, tuttavia, presenta delle ombre: la crescita dell’occupazione non è accompagnata da un parallelo aumento della produttività, che anzi cala di mezzo punto percentuale rispetto al 2023 e soprattutto si mantiene ben al di sotto dei livelli di dieci anni fa.

Un dato che merita invece di essere segnalato riguarda la composizione della forza lavoro dipendente che, in un Paese profondamente segnato dal calo demografico e dall’invecchiamento della popolazione, ha il 39,7% di lavoratori under 30, che arriva al 61,8% considerando anche gli under 40. Tuttavia, la categoria che registra il maggior incremento è quella degli over 50 (+10% sul 2023) in linea con quanto sta avvenendo nel mercato del lavoro.

Persistono, infine, le difficoltà strutturali nel reperire personale, soprattutto qualificato: in questo versante, il mismatch tra domanda e offerta di competenze continua ad aumentare la sua forbice.

“Il Rapporto 2025 restituisce un quadro estremamente composito sul settore della ristorazione, alle prese con un lungo recupero dei livelli pre-pandemia che, tuttavia, non sembra essersi ancora concluso”, ha commentato Lino Enrico Stoppani, Presidente di Fipe-Confcommercio.

Stoppani aggiunge: “Le perduranti difficoltà nella ricerca di personale qualificato, nonostante la crescita complessiva degli occupati, deve far accendere un faro sulle prospettive del settore in termini di mantenimento degli elevati standard di offerta e di servizio che lo hanno sempre contraddistinto. Le leve devono essere indirizzate a rafforzare sicurezza contrattuale e stabilità economica; e riguardo al rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro ha rappresentato un passaggio importante, migliorare la flessibilità organizzativa, anche intervenendo sui modelli di business delle imprese ed investire sui fronti della formazione professionale partendo dalla scuola”.

Circana: Daniele Gilli è il nuovo amministratore delegato

MILANO – Circana, azienda leader nelle soluzioni di analisi e insight di mercato, annuncia un cambiamento alla guida della propria organizzazione. A partire dal 1° Aprile 2025, Daniele Gilli, attuale direttore commerciale di circana, è stato nominato amministratore delegato, succedendo ad Angelo Massaro.

Con una profonda conoscenza del mercato e una solida esperienza maturata all’interno dell’azienda, Daniele è pronto a guidare Circana in una nuova fase di crescita e innovazione, mantenendo un forte focus sulla centralità del cliente e sull’evoluzione delle soluzioni data-driven.

“Sono orgoglioso di assumere questo nuovo incarico e di poter continuare a lavorare con un team eccezionale. Insieme, rafforzeremo ulteriormente la nostra posizione di partner strategico per le aziende che vogliono competere in un mercato in continua trasformazione,” ha dichiarato Daniele Gilli.

Circana ringrazia Angelo Massaro per il suo contributo e la leadership dimostrata nel corso degli anni, e gli augura ogni successo per il futuro.

La scheda sintetica di Circana

Circana è un’azienda leader nella fornitura di tecnologia, intelligenza artificiale e dati agli operatori del largo consumo e di beni durevoli, produttori e distributori, impegnati a ottimizzare il loro business. Le analisi predittive e la tecnologia di Circana consentono ai clienti di misurare la loro quota di mercato, comprendere il comportamento dei consumatori che la guida e accelerare la crescita.

La piattaforma tecnologica Liquid Data dell’azienda è alimentata da un vasto set informativo di alto valore e da algoritmi intelligenti sviluppati in sei decenni di esperienza nel settore. Con Circana, i clienti possono intraprendere azioni immediate per preparare il futuro ed evolvere le loro strategie di crescita in un’economia sempre più complessa, dinamica e in continua evoluzione.

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Louis Vuitton: a Milano apre il primo cafè e ristorante in Via Montenapoleone

All’interno del nuovo concept store della Maison francese Louis Vuitton, in via Montenapoleone a Milano, aprono Da Vittorio Café Louis Vuitton e DaV by Da Vittorio Louis Vuitton. Il caffetteria e il ristorante sono guidati dagli chef Chicco e Bobo Cerea. L’inaugurazione è avvenuta l’8 aprile. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Martina Di Iorio pubblicato sul portale d’informazione Cibo Today.

Il cafè di Louis Vuitton a Milano

MILANO – La notizia è ormai è certa e l’attesa è terminata. Apre il primo ristorante e caffè della Maison d’alta moda francese Louis Vuitton, all’interno dell’ottocentesco Palazzo Taverna Radice Fossati al civico 2 di Via Montenapoleone a Milano.

Come vi avevamo già dato anticipazione in questo articolo, a firmare la proposta gastronomica c’è la famiglia Cerea del noto impero gastronomico partito con il ristorante Da Vittorio a Brusaporto, in provincia di Bergamo, e che oggi conta locali, collaborazioni e servizi catering in tutta Italia.

Il ristorante di Louis Vuitton ha una doppia natura. Infatti da una parte c’è Da Vittorio Café Louis Vuitton, una caffetteria bistrot con una proposta più leggera e informale, che copre l’intero arco della giornata dal mattino presto, all’interno della corte di Palazzo Taverna.

Dall’altra c’è DaV by Da Vittorio Louis Vuitton con un ingresso separato, in Via Bagutta 1, e rappresenta il ristorante d’alta cucina pensato dai fratelli Bobo e Chicco Cerea per la Maison francese. Ecco cosa si mangia.

Il restauro del Palazzo e i due locali firmati Da Vittorio

Palazzo Taverna è una delle strutture più belle di Milano e di stampo neoclassico, riprogettato ora dall’architetto Peter Marino. Qui, oltre al ristorante e caffetteria, c’è anche lo show room milanese della casa di moda del Gruppo LVMH. Dove un tempo sorgeva il cortile centrale di Palazzo Taverna troviamo il nuovo Da Vittorio Café Louis Vuitton, aperto il 4 aprile 2025. L’ingresso è sormontato da una balaustra con un porticato anche se si può accedere dalla porta principale del negozio.

Il tema della natura è sviluppato in tutto il locale, che sembra un giardino d’inverno sormontato da un soffitto in vetro. Tante le piante, a sottolineare questo legame bucolico: palme, lari e verde in generale che qui, come in tutto il negozio, è curato dal paesaggista milanese Marco Bay.

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Aicaf presenta i nuovi corsi di formazione avanzata per torrefattori e professionisti

BRESCIA – Il mese di maggio si apre con importanti novità formative dedicate a torrefattori, assaggiatori e operatori del settore caffè. Aicaf – Accademia italiana maestri del caffè – lancia tre corsi di alta specializzazione, pensati per approfondire le competenze tecniche e sensoriali, con un focus sull’eccellenza e sull’aggiornamento continuo.

06 maggio – Green & roasting avanzato

Un corso avanzato dedicato alla tostatura, alla selezione del caffè verde e alle curve di tostatura personalizzate. Ideale per chi desidera ottimizzare i propri profili aromatici, comprendere l’impatto delle variabili tecniche sul risultato in tazza e affinare il controllo qualità.

12 maggio – Cupping specialty

Un appuntamento interamente dedicato al mondo dello specialty coffee e al protocollo per il cupping. I partecipanti impareranno a valutare oggettivamente le caratteristiche sensoriali del caffè e a distinguere pregi, difetti e potenziale di ogni campione.

19 maggio – TDS & Sensory

Un corso innovativo che unisce analisi chimico-fisica e sensoriale: misurazione del TDS, rapporto estrazione/acqua e interpretazione dei dati per migliorare costantemente l’esperienza gustativa. Una formazione tecnica pensata per chi vuole portare precisione scientifica nella degustazione.

Perché partecipare

  •  Approfondimento tecnico di alto livello
  •  Strumenti pratici per migliorare la qualità in torrefazione
  •  Aggiornamento continuo per restare competitivi nel mercato dello specialty
  •  Network con professionisti del settore

I corsi si terranno presso la sede Aicaf a Brescia e sono aperti a tutti i professionisti che vogliono investire nella propria crescita.

Per informazioni e iscrizioni: 
info@aicaf.com   www.aicaf.com