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lunedì 21 Aprile 2025
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Costadoro lancia la cascara biologica, il gustoso infuso preparato con le bucce del caffè

TORINO – L’edizione 2025 della Giornata Nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, che si svolge ogni anno il 5 febbraio, inaugura un effettivo conto alla rovescia: mancano solo altri cinque anni, da qui al 2030, per dimezzare la piaga dello spreco alimentare, secondo quanto richiede l’obiettivo 12.3 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Nel 2024, lo spreco alimentare raddoppia

Un proposito arduo ma non più ignorabile considerato che, lo scorso anno, lo spreco alimentare in Italia è quasi raddoppiato (+45,6%) raggiungendo la quota di 683,3 grammi di cibo a testa gettato nella spazzatura (rispetto ai 469,4 grammi rilevati nell’agosto 2023).

Lo riporta il Rapporto Internazionale Waste Watcher 2024. Colpa di una errata gestione degli alimenti da parte dei consumatori in fase d’acquisto ma anche dell’incapacità di valutare cosa è considerabile o meno uno scarto alimentare e che potrebbe, invece, essere riutilizzato e trovare nuova vita.

Dal frutto al chicco: lo scarto del caffè si fa buono e diventa cascara

È il caso del caffè: dalla ciliegia al chicco fino all’espresso e alle sue innumerevoli varianti: ogni componente può essere processato per diventare una gustosa bevanda evitando, al contempo, sprechi dannosi per l’ambiente e per l’economia. Ed è dallo “scarto” che nasce la cascara biologica Costadoro, che l’azienda torinese produttrice di caffè di alta gamma dal 1890 desidera proporre ai consumatori come una valida proposta in grado di unire gusto e innovazione.

La cascara, che in spagnolo significa letteralmente “buccia” o “guscio”, altro non è che il frutto essiccato che avvolge il chicco di caffè. Ben conosciuta in Sud America ma ancora poco nota sul mercato italiano, viene spesso scartata durante il processo produttivo. Oggi trova una nuova vita, grazie all’impegno di Costadoro per una filiera responsabile e senza sprechi che ha trasformato questo prezioso sottoprodotto in una bevanda unica, a metà strada tra una tisana e un caffè filtro.

Nonostante la provenienza dalla stessa pianta, la cascara ha un gusto e un profilo aromatico molto diverso da quello del caffè. I sentori richiamano infatti le note raffinate di pera, rosa canina, ciliegia, con una dolcezza delicata, un corpo pieno, ricca di antiossidanti e una percentuale minore di caffeina rispetto al caffè.

La cascara Costadoro è raccolta in Perù nei soli mesi di giugno, luglio e agosto, in un ambiente incontaminato immerso nella natura a 1380-1720m e coltivato da famiglie locali: un ulteriore elemento che rende questo prodotto unico. Un trionfo di gusto e profumi che può essere gustato sia caldo, utilizzando il metodo filtro lasciando la Cascara in infusione per circa 4 minuti (a seconda dei gusti) o anche preparata a freddo nelle roventi giornate estive, lasciandola in infusione in frigo per circa 12 ore e aggiungendo ulteriori spezie o frutti a piacimento.

Costadoro per una produzione consapevole

Ma non è solo una scelta di gusto: la Cascara rappresenta un esempio concreto di economia circolare applicata al mondo del caffè. Utilizzando ogni parte della pianta, Costadoro promuove una produzione consapevole che riduce al minimo gli sprechi, valorizzando risorse spesso inutilizzate.

Un impegno perseguito da Costadoro con tenacia e convinzione, non solo in occasione della Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare. Dal 2023 l’impegno dell’Azienda torinese verso i temi di economia circolare e sostenibilità sono stati suggellati dall’ottenimento dell’ambita Certificazione B Corp, attribuita alle imprese che operano seguendo alti standard di performance sociale e ambientale.

Garage Coffee Bros. conquista il SIGEP con il format di un flagship store e lo specialty sostenibile

RIMINI – Garage Coffee Bros., torrefazione di Verona specializzata in caffè specialty di alta qualità, ha riscosso un grande successo al SIGEP 2025, il Salone internazionale di gelateria, pasticceria, panificazione artigianali e caffè. L’azienda ha presentato il suo format innovativo di flagship store, un modello di negozio di caffè specialty che coniuga un’esperienza di consumo unica con un forte impegno per la sostenibilità.

Grande entusiasmo da parte dei visitatori, che hanno apprezzato la qualità del caffè, l’atmosfera accogliente e il design dello stand.

Garage Coffee Bros. al SIGEP World

“Siamo felici di aver portato al SIGEP un assaggio del nostro mondo”, commentano Andrea e Davide Cobelli, fondatori di Garage Coffee Bros. “Il format del flagship store rappresenta la nostra visione del futuro del caffè specialty: un’esperienza a 360 gradi che coinvolge tutti i sensi e promuove valori di sostenibilità e responsabilità sociale. Il tutto unito da un concept snello e leggero, facile da replicare senza grandi investimenti.”

Garage Coffee Bros. protagonista al SIGEP (immagine concessa)

L’azienda ha inoltre presentato la sua nuova linea di caffè specialty, selezionati con cura tra le migliori origini del mondo e tostati con passione per esaltare gli aromi e le caratteristiche uniche di ogni singola varietà.

“Crediamo in un caffè di altissima qualità, sostenibile e unico”, aggiungono i fratelli Cobelli. “Vogliamo offrire ai nostri clienti un’esperienza di consumo consapevole e gratificante, che contribuisca a un futuro migliore per il pianeta e le comunità che lo abitano.”

Il SIGEP 2025 si conferma un’occasione importante per Garage Coffee Bros. per incontrare clienti, partner e appassionati, e per condividere la propria passione per il caffè specialty. “La nostra community cresce ogni giorno di più”, concludono i fondatori, “e insieme stiamo costruendo un futuro in cui il caffè è sinonimo di qualità, sostenibilità e piacere.”

Aicaf presenta il corso TDS & Sensory per la valutazione del caffè a Brescia, 10/02

BRESCIA – Il corso TDS & Sensory è un’opportunità imperdibile per chi desidera approfondire la conoscenza e la tecnica nella valutazione del caffè. Attraverso un percorso formativo avanzato, i partecipanti acquisiranno competenze sull’uso del rifrattometro, uno strumento fondamentale per analizzare l’estrazione del caffè, e perfezioneranno la valutazione sensoriale attraverso il metodo Aicaf.

Il corso combina teoria e pratica, fornendo strumenti concreti per comprendere e correlare dati analitici e percezioni sensoriali, con l’obiettivo di migliorare la qualità del prodotto e l’expertise professionale.

10 febbraio – Brescia, sede Aicaf

Programma in breve:

  • Introduzione e presentazione del corso e dei relatori
  • Utilizzo del rifrattometro: principi di funzionamento, calibrazione e prove pratiche
  • Sessione di assaggio con il metodo Aicaf: tecniche di degustazione e valutazione
  • Analisi e confronto dei metodi di valutazione con dati e grafici
  • Discussione finale e Q&A

A chi è rivolto?

Il corso è pensato per baristi,trainer, torrefattori, professionisti del settore e appassionati che desiderano perfezionare le proprie competenze nella valutazione sensoriale e nell’uso del rifrattometro.

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Unilever verso la quotazione dell’unità gelati su più mercati

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L’azienda Unilever sta prendendo in considerazione la quotazione dell’unità gelati su più mercati. Secondo le fonti del FT, Unilever sta progettando di scorporare la sua divisione gelati da 15 miliardi di euro, che comprende marchi come Magnum e Ben & Jerrys, e la decisione sulla sede di quotazione dovrebbe essere annunciata entro la fine di marzo. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale Market Screener.

La quotazione Unilever

MILANO – Unilever PLC si sta orientando verso una doppia o addirittura tripla quotazione della sua attività di gelati, con Amsterdam che potrebbe essere una delle sedi per la quotazione insieme a Londra o New York, secondo quanto riportato venerdì dal Financial Times.

Secondo le fonti del FT, l’azienda sta progettando di scorporare la sua divisione gelati da 15 miliardi di euro, che comprende marchi come Magnum e Ben & Jerrys, e la decisione sulla sede di quotazione dovrebbe essere annunciata entro la fine di marzo.

Secondo il FT, Unilever, quotata a Londra, sta ancora valutando una serie di fattori che potrebbero influenzare la sua scelta e il risultato potrebbe cambiare.

Tuttavia, è probabile che i Paesi Bassi figurino come un mercato per la quotazione, un risultato che potrebbe causare costernazione a Londra, dove il gruppo ha la sua sede principale, ha continuato il rapporto.

Nelson Peltz, l’investitore attivista e membro del consiglio di amministrazione di Unilever, si è espresso a favore di una quotazione negli Stati Uniti, ha aggiunto il rapporto. Un rappresentante di Peltzs Trian Fund Management ha rifiutato di commentare. Anche Unilever ha rifiutato di commentare.

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Paolo Griffa presenta i nuovi menù al Caffè Nazionale di Aosta

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Paolo Griffa, il giovane chef piemontese di Carmagnola, presenta al Caffè Nazionale di Aosta i due nuovi menù degustazione tra innovazione, cinema, moda e profumeria. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Piera Genta per il quotidiano Il Corriere della Sera.

I menù di Paolo Griffa

AOSTA – Piazza Emile Chanoux, la principale di Aosta, e il Caffè Nazionale, un locale storico che riunisce in una sola location caffè, pasticceria e ristorante fine dining. È il luogo di Paolo Griffa, giovane chef piemontese di Carmagnola, studi al Giolitti di Torino, una brillante carriera con esperienze italiane ed estere e nomi importanti come Combal.Zero a Rivoli, Chateaubriand a Parigi, Studio a Copenhagen e Piccolo Lago di Verbania.

Poi a Courmayeur al Grand Hotel Royale Golf alla regia del Petit Royal dove la stella Michelin arriva nel 2019. Nel 2022 la svolta con l’apertura del locale di Aosta, in poco tempo importanti riconoscimenti: dalla stella Michelin all’incoronazione come Bar dell’Anno 2024 per la Guida del Gambero Rosso, oltre al titolo di Pastry Chef dell’anno conferito alla loro pasticcera Titti Traina.

La sua cucina riflette una precisione tecnica assoluta (non dimentichiamoci che Paolo nasce come pasticcere, il cambio nelle cucine di Davide Scabin), un approccio gioioso e ironico, una viva immaginazione. Estimatore ed esperto del foraging rivisita i sapori antichi e i prodotti autentici della Valle d’Aosta.

Un menu Luna Park

I clienti del Caffè Nazionale possono scegliere tra due menù degustazione. Il primo è dedicato ai grandi classici riletti in chiave contemporanea ed insolita. Ad esempio nelle escargots à la Bourgogne il guscio è edibile. Ma è il secondo a conquistare occhi e palato. Si tratta di un percorso interattivo dedicato all’arte, espressione delle passioni dello chef, tra sorprese e curiosità e un pizzico di irriverente ironia.

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Caffè Giubbe Rosse: al via gli incontri letterari di febbraio

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Lo storico Caffè Giubbe Rosse di Firenze propone alla cittadinanza un calendario ricco di presentazioni letterarie che affrontano temi di interesse artistico ma anche di forte attualità. Il primo appuntamento è martedì 4 febbraio alle 17,30 con la storica dell’arte Gloria Fossi ed il giornalista Jacopo Chiostri. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Caterina Ceccuti per il quotidiano La Nazione.

La rassegna letteraria del Caffè Giubbe Rosse

FIRENZE – Lo storico Caffè Letterario Le Giubbe Rosse si prepara a un febbraio ricco di appuntamenti culturali, rinnovando la sua tradizione di luogo simbolo dell’incontro tra arte, letteratura e passione per la conoscenza. A inaugurare il calendario, martedì 4 febbraio nel tardo pomeriggio, sarà la storica dell’arte Gloria Fossi, che proporrà una lettura inedita della “Primavera” di Botticelli, opera custodita agli Uffizi e ancora ricca di enigmi irrisolti.

Il dialogo con il giornalista Jacopo Chiostri fornirà spunti di riflessione per chiunque voglia avvicinarsi a uno dei capolavori più affascinanti del Rinascimento. La rassegna prosegue martedì 11 febbraio, quando ci si soffermerà sulle tre pietre che hanno dato lustro agli edifici più prestigiosi di Firenze.

La “forte”, la “serena” e la “bigia” saranno protagoniste di una conferenza curata dallo stesso Jacopo Chiostri insieme a Giuseppe Tanelli, già ordinario di Mineralogia all’Università di Firenze, che illustrerà come questi materiali abbiano contribuito a plasmare l’identità architettonica della città. Il fenomeno dell’“hikikomori”, nato in Giappone ma diffusosi anche in Occidente, sarà al centro dell’incontro di martedì 18 febbraio.

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Genova: apre il bistrot del Caffè degli Specchi al piano superiore del locale

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Il Caffè degli Specchi di Genova accoglie al piano superiore il nuovo bistrot, incontro tra tradizione e gusto, unendo l’eleganza senza tempo del locale a una proposta gastronomica raffinata e contemporanea. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione mentelocaleGenova.

Il nuovo bistrot del Caffè degli Specchi

GENOVA – Il Caffè degli Specchi in salita Pollaiuoli 43R, uno dei luoghi più conosciuti e iconici del centro di Genova, raddoppia scrivendo un nuovo capitolo della sua storia. Precisamente al piano superiore, che accoglie così il nuovo bistrot degli Specchi.

Una nuova avventura all’interno di un locale entrato di diritto tra le botteghe storiche di Genova: il bistrot degli specchi vuole essere il perfetto incontro tra tradizione e gusto, unendo l’eleganza senza tempo del Caffè a una proposta gastronomica raffinata e contemporanea.

Non più solo caffè dunque. Anche se il Caffè degli Specchi, grazie alla gestione di Douce Pâtisserie Cafè, rimane un punto di riferimento per i dolci del maitre patissier Michel Paquier, l’idea è quella di diventare anche il luogo ideale, aperto sia pranzo che a cena, per chi cerca un’esperienza che sappia coniugare il piacere del palato con l’eleganza di un ambiente unico.

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Andrej Godina: “Ecco perché l’espresso del bar italiano è al capolinea ed è un’esperienza ormai adatta solo agli anziani”

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Andrej Godina, dottore di ricerca in scienza, tecnologia ed economia nell’industria del caffè, illustra l’evoluzione del consumo dell’espresso in Italia e la mancanza di qualità e scelta di prodotto tipiche dei classici bar del Bel Paese. Leggiamo di seguito l’opinione dell’esperto del chicco.

L’evoluzione del consumo del caffè in Italia

di Andrej Godina

Andrej Godina con in mano una tazzina america ristorante acqua
Andrej Godina con in mano una tazzina

Il consumo del caffè in Italia è una tradizione profondamente radicata, al punto da essere considerato un vero e proprio patrimonio culturale, sebbene non ancora ufficialmente riconosciuto dall’Unesco. Le sue origini risalgono al XVIII secolo, quando i primi chicchi di caffè giunsero a Venezia. Dando inizio a un legame indissolubile tra gli italiani e questa bevanda.

Nel corso del Novecento, l’invenzione della moka e dell’espresso ha ulteriormente consolidato questa tradizione. Perché ha trasformato il caffè in un elemento imprescindibile della vita quotidiana.

Come in molti altri paesi consumatori, il caffè è la bevanda più diffusa in Italia e scandisce
le giornate dalla prima colazione fino alla sera. Il suo aroma accompagna i risvegli. Prima
con il borbottio della moka sul fornello. E, più recentemente, con il rumore delle macchine
per il caffè monoporzione o delle superautomatiche a chicchi.

Il marchio di caffè scelto in famiglia diventa spesso una tradizione che si tramanda di generazione in generazione, rafforzando un’abitudine consolidata nel tempo.

La colazione italiana è caratterizzata da bevande a base di caffè e latte, accompagnate da
biscotti o dolci, nel rispetto della tradizione.

Durante la giornata, il consumo si sposta fuori casa, dove il caffè è protagonista indiscusso di uffici, bar e ristoranti. Sempre e rigorosamente in formato espresso.

Godina: “Ma l’esperienza quotidiana del caffè che tutti noi viviamo è obsoleta, noiosa e poco gratificante”.

Andrej Godina
Andrej Godina

Mi spiego meglio. Il caffè tostato è uno dei prodotti quotidiani più complessi dal punto di vista chimico, con oltre 2.000 composti presenti nella sua struttura.

Gran parte di questa complessità è dovuta alla ricchezza di aromi volatili, che rendono il caffè, in particolare nella sua estrazione in espresso, la bevanda sensorialmente più complicata in assoluto.

Un espresso può contenere oltre 1.500 composti aromatici volatili, a confronto degli 700-800 presenti in un buon bicchiere di vino.

Nonostante questa straordinaria varietà sensoriale, spesso il caffè che viene consumato
presenta aromi sgradevoli. Che sono dovuti a difetti della materia prima o a errori nella preparazione.

Note di gomma, verdura marcia, muffa, cantina, tintura di iodio e rancido, accompagnate da una marcata astringenza e un amaro eccessivo, sono purtroppo una realtà diffusa in molte tazzine servite quotidianamente, sia in moka che in espresso o caffè monoporzione.

L’aggiunta di zucchero e latte, così come il consumo immediato di un cioccolatino o di un
biscotto dopo l’espresso, non sono altro che strategie inconsce per attenuare le caratteristiche sensoriali sgradevoli della bevanda.

In queste condizioni, il caffè fatica ad attrarre i giovani consumatori, abituati a profili aromatici più equilibrati e retrogusti piacevoli, tipici di prodotti dolci e armoniosi.

Per invertire questa tendenza, è necessario migliorare la qualità della materia prima e della preparazione. Questo affinché il caffè possa esprimere appieno il suo straordinario potenziale sensoriale.

Siamo cresciuti con la marca di caffè bevuta dai nostri genitori, spesso senza mai metterla
in discussione, e continuiamo a consumare lo stesso caffè per tutta la vita.

Al bar, l’abitudine ci porta a ordinare sempre lo stesso espresso, senza considerare alternative.

L’espresso è un metodo di estrazione straordinario, concepito per una preparazione rapida
e per essere consumato in pochi istanti. Ma cosa accade se qualcuno desidera fermarsi
più a lungo al bar e godersi una bevanda con calma?

L’espresso non offre questa possibilità. Chi vuole trattenersi è costretto a scegliere un tè, una tisana o una bibita. L’espresso al bar è una consuetudine consolidata tra adulti e anziani, legati a tradizioni radicate, e per chi ha poco tempo.

Tuttavia, questa abitudine presenta dei limiti evidenti. Perché al bar c’è un solo brand di caffè, una sola tipologia di bevanda e un unico prezzo. Indipendentemente dalla qualità del prodotto.

Questa uniformità rende l’esperienza monotona sia per il consumatore, che si trova sempre di fronte alla stessa proposta senza possibilità di variazione, sia per il barista. Quest’ultimo eroga continuamente lo stesso caffè senza poter offrire un’esperienza differenziata o raccontare una storia legata al prodotto.

A tutto questo si aggiunge l’anomalia del prezzo fisso. Indipendentemente dal bar in cui ci
si trova, dal livello di qualità della materia prima o dalla cura nella preparazione, il prezzo
dell’espresso resta invariato. Questo meccanismo penalizza la qualità e impedisce al
consumatore di percepire il valore di un caffè preparato con maggiore attenzione e
competenza.

Negli ultimi decenni, settori come il vino e la birra, hanno saputo raccontare e valorizzare la
qualità dei loro prodotti. Favorendo un’evoluzione nei consumi e nella percezione del valore
attraverso la diversificazione dell’offerta e la differenziazione di prezzo.

Questo processo ha permesso di ampliare il pubblico e di creare nuove esperienze di consumo basate sulla varietà di aromi e sulla possibilità di scelta.

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Da sx, Andrej Godina con Sandro Bonacchi in piantagione
surano godina
Uno dei viaggi in Honduras di Andrej Godina (immagine concessa)

Godina: “Oggi, tutti noi, e in particolare i giovani, desideriamo poter selezionare il nostro prodotto tra un’ampia gamma di opzioni. Apprezziamo le bevande personalizzate e vogliamo essere guidati da esperti. Che ci aiutino a comprendere le differenze e le peculiarità di ciò che consumiamo.”

È proprio su questi tre principi che il fondatore di Starbucks. Howard Schultz, ha costruito la più grande catena di caffetterie al mondo. Riuscendo a fidelizzare milioni di clienti di ogni età e nazione, con una particolare attenzione alle nuove generazioni.

Recentemente, mentre mi trovavo all’aeroporto di Milano Malpensa, ho osservato decine di
ragazzi e ragazze, con un’età media di circa 16 anni, seduti ai tavoli di Starbucks. Ognuno
di loro stringeva in mano un bicchiere contenente una bevanda diversa, tutte a base di
caffè e latte, servite sia calde che fredde con ghiaccio, aromatizzate in modi differente.

Una scena simile sarebbe impensabile in un bar tradizionale, dove il caffè viene ancora proposto in un’unica versione, l’espresso, privo di varianti e di possibilità di personalizzazione. Se vogliamo attrarre le nuove generazioni, è fondamentale ripensare il
modo in cui il caffè viene offerto e vissuto.

andrej godina cupping
Cupping – valutazione Godina

Oggi il bar italiano potrebbe essere paragonato a un’enoteca che offre solo due vini, un bianco e un rosso della casa, venduti allo stesso prezzo e serviti in un bicchiere così piccolo da consentire un solo sorso.

La qualità del vino è talmente mediocre, spesso con difetti evidenti come il sentore di tappo, che per renderlo più gradevole l’unica opzione possibile è diluirlo con un po’ di acqua frizzante

Allo stesso modo, il bar ricorda un ristorante che propone un unico piatto, un primo, servito in una mini-porzione da consumare in un solo boccone, in piedi al banco di fronte allo chef. Alla domanda “Cosa puoi prepararmi?” la risposta è sempre la stessa: “Ti preparo
un primo”.

Il piatto, privo di sapore e con un retrogusto amaro, può essere reso appena
accettabile solo aggiungendo un po’ di formaggio grattugiato.

Questi scenari paradossali evidenziano l’immobilismo del modello del bar italiano, che
fatica ad adeguarsi all’evoluzione dei consumi e alle nuove aspettative del pubblico,
limitando drasticamente l’esperienza sensoriale e la possibilità di scelta.

Godina è convinto: “Le persone non smetteranno di bere caffè. Il consumo di questa bevanda è talmente radicato nelle abitudini quotidiane che rinunciarvi è impensabile, indipendentemente da eventuali aumenti di prezzo. Ne è una prova l’aumento dei consumi registrato in Grecia durante la crisi finanziaria, un periodo in cui, paradossalmente, la domanda di caffè è cresciuta nonostante le difficoltà economiche del paese.

Sono convinto che l’introduzione di una maggiore varietà nei bar, attraverso la
diversificazione dell’offerta, la differenziazione dei prezzi e la proposta di diversi metodi di
estrazione, contribuirà ad aumentare la percezione del valore del caffè, portando a una
crescita dei consumi.

In questo modo, il caffè potrà attrarre anche le nuove generazioni, fidelizzando i giovani consumatori che continueranno a sceglierlo anche in età adulta.

È arrivato il momento di superare il modello statico dell’espresso tradizionale, venduto a un prezzo imposto e destinato prevalentemente a un pubblico più anziano.

Andrej Godina con Francisco Villeda Panchito (foto concessa)
Andrej Godina con Francisco Villeda Panchito (foto concessa)

Conclude Godina: Dobbiamo invece esplorare nuovi modi per reinventare il format del bar italiano, trasformandolo in una caffetteria moderna e innovativa, capace di rispondere alle esigenze di un pubblico sempre più attento alla qualità e alla personalizzazione dell’esperienza di consumo.

                                                                                                              Andrej Godina

Brian Di Santo, brand ambassador delle torrefattrici a induzione Sweet Coffee Italia: “La sostenibilità non è un limite ma un’opportunità”

Brian Di Santo, brand ambassador dell’azienda Sweet Coffee Italia con sede a Venaria Reale (Torino) e specialista nella progettazione e nella produzione di macchine per la torrefazione del caffè a induzione, esprime la sua opinione riguardo la rivoluzione sostenibile nella tostatura del caffè. Leggiamo di seguito la sua analisi.

L’importanza della sostenibilità nella tostatura del caffè

di Brian Di Santo

Dopo aver avuto l’onore di presentare i vantaggi della nostra nuova tecnologia durante un intervento al SIGEP Rimini 2025, evento appena conclusosi, desidero condividere ulteriori riflessioni sul futuro della tostatura del caffè e sull’importanza di adottare soluzioni sostenibili lungo tutta la filiera.

Il caffè, una delle bevande più amate al mondo, vive un processo di trasformazione unico e complesso, suddiviso in tre fasi fondamentali. La prima si svolge in piantagione, dove il caffè viene coltivato e raccolto con cura; la seconda avviene durante la tostatura, un passaggio cruciale che esalta il carattere aromatico dei chicchi; infine, il barista chiude il cerchio, trasformando quel prodotto in una vera esperienza sensoriale per il consumatore.

Come Sweet Coffee Italia, azienda specializzata nella progettazione e produzione di macchinari per la tostatura del caffè, crediamo che ogni anello di questa filiera abbia la responsabilità di contribuire a una produzione più sostenibile. Negli ultimi anni, abbiamo concentrato i nostri sforzi su una questione che riteniamo fondamentale: il futuro della tostatura e il suo impatto ambientale.

Il problema del metano nella tostatura tradizionale

La tostatura tradizionale del caffè si basa prevalentemente sull’utilizzo di combustibili fossili, in particolare il metano, per generare il calore necessario al processo. Tuttavia, questa pratica presenta numerose criticità, sia dal punto di vista ambientale che sanitario.

Durante la combustione del metano, soprattutto quando le condizioni non sono ideali, non solo si generano ingenti quantità di CO2 – un gas clima-alterante responsabile del riscaldamento globale – ma si producono anche composti secondari potenzialmente dannosi, come il monossido di carbonio (CO) e gli ossidi di azoto (NO e NO2).

Il monossido di carbonio è noto per il suo effetto tossico sull’uomo, interferendo con il trasporto dell’ossigeno nel sangue e creando gravissimi rischi per la salute, anche la morte. Gli ossidi di azoto, invece, contribuiscono alla formazione di particolato fine e ozono troposferico, aggravando l’inquinamento atmosferico. Questo scenario ci ha spinti a interrogarci su come poter eliminare tali rischi e migliorare significativamente l’impatto della tostatura.

La soluzione di Sweet Coffee Italia: verso una tostatura senza combustibili fossili

Nell’ultimo anno, in Sweet Coffee Italia, abbiamo condotto test chimico-fisici approfonditi sui processi di tostatura utilizzando diverse tecnologie. Abbiamo esaminato i livelli di emissioni e le reazioni chimiche che si verificano durante la tostatura tradizionale e li abbiamo confrontati con le nostre soluzioni basate su sistemi elettrici a induzione elettromagnetica.

Una tostatura uniforme e precisa

I risultati sono stati sorprendenti. La nostra tecnologia, che elimina completamente l’uso di metano, ha dimostrato di azzerare le emissioni dirette di CO2 e di ridurre drasticamente la presenza di composti tossici come il monossido di carbonio e gli ossidi di azoto. Inoltre, il calore generato con l’induzione elettromagnetica garantisce una tostatura uniforme e precisa, preservando al meglio le caratteristiche aromatiche dei chicchi.

La scalabilità della tostatura elettrica a induzione elettromagnetica

Una premessa importante è che il nostro riscaldamento elettrico ha reso possibile una scalabilità in termini di capacità produttiva dei macchinari, cosa che prima della nostra applicazione con altri sistemi elettrici, per questioni fisiche, era impensabile incrementare per arrivare anche alle fasce industriali.

La tecnologia ad induzione elettromagnetica ha una scalabilità illimitata, adattabile a qualsiasi dimensione del sistema di tostatura.

Garantisce un riscaldamento preciso ed efficiente dal punto di vista energetico, ideale per tutte le scale di produzione. Queste macchine offriranno gli stessi vantaggi in termini di precisione, efficienza energetica e qualità della tostatura, ma saranno in grado di gestire volumi di produzione molto più elevati, soddisfacendo le esigenze delle grandi aziende di torrefazione.

I limiti dei tradizionali sistemi elettrici nella tostatura

Tradizionalmente, i sistemi elettrici per la tostatura del caffè sfruttano due principali modalità di riscaldamento: il riscaldamento ohmico e l’utilizzo di turbine che soffiano calore. Entrambe queste soluzioni, se applicate a grandi capacità di produzione, presentano limiti significativi.

Il riscaldamento ohmico, che si basa sulla resistenza elettrica per generare calore, risulta inefficiente quando si tratta di tostare grandi volumi di prodotto. Infatti, per ottenere una distribuzione uniforme della temperatura, occorrerebbe un incremento spropositato della potenza elettrica, aumentando notevolmente i costi operativi e riducendo l’efficienza energetica.

Le turbine che soffiano calore, invece, richiedono un’enorme quantità di energia per mantenere un flusso d’aria costante e ad alta temperatura. Questo sistema, oltre a essere dispendioso dal punto di vista energetico, disperde molto calore nell’ambiente, rendendo l’intero processo meno sostenibile sia economicamente che ecologicamente.

Un futuro per il caffè più responsabile

Questo approccio non solo rende il processo più sostenibile, ma offre anche un notevole miglioramento in termini di sicurezza e qualità. Grazie all’eliminazione dei combustibili fossili, abbiamo reso possibile una trasformazione che non danneggia l’ambiente e tutela la salute degli operatori e dei consumatori.

Questa rivoluzione tecnologica non è solo un progresso tecnico, ma un vero e proprio cambio di paradigma per la filiera del caffè. La nostra visione è chiara: vogliamo contribuire a un futuro in cui ogni chicco di caffè venga trasformato con rispetto per l’ambiente e per le persone che lo coltivano e lo consumano.

Crediamo fermamente che la sostenibilità non debba essere vista come un limite, ma come un’opportunità. La tecnologia di Sweet Coffee Italia rappresenta un passo concreto in questa direzione: un modo per permettere ai torrefattori di fare ciò che amano – esaltare l’unicità del caffè – riducendo al minimo il loro impatto ambientale.

Invitiamo l’intero settore a riflettere su come possiamo lavorare insieme per costruire una filiera più sostenibile e responsabile. Per noi, questo è solo l’inizio di un lungo viaggio, ma siamo convinti che ogni passo verso il cambiamento conti.

Brian Di Santo

Arabica in ulteriore rialzo, ma il raccolto brasiliano di quest’anno potrebbe essere migliore del previsto

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MILANO – Continua ancora la corsa al rialzo degli arabica sui mercati a termine del caffè, mentre i robusta vedono un consolidamento in lieve ribasso. Così nella seduta di venerdì 31 gennaio, che ha registrato un’ulteriore rivalutazione dei prezzi a New York, dove il contratto per scadenza marzo ha guadagnato altri 445 punti (+1,2%) terminando la settimana a un nuovo record storico di 377,85 centesimi, dopo aver addirittura superato, in corso di contrattazione, la soglia dei 3 dollari e 80 (apertura a 380 e massimo giornaliero a 381,05) centesimi.

Rispetto a venerdì 24 gennaio, il benchmark si è rivalutato dell’8,7%.

In lieve ribasso, l’Ice Robusta. A Londra, il contratto per scadenza ravvicinata (marzo) perde $16 e chiude a 5.718 dollari. La seconda posizione (maggio), che assorbe ormai la parte più consistente dei volumi, è in calo invece di $15 a 5.694 dollari.

Su entrambe le borse persiste una situazione di mercato inverso, con una curva molto più accentuata però per gli arabica a New York. Forte tensione e incertezza alimentano intanto la volatilità.

Preoccupa poi il basso livello degli stock in Brasile, dove l’85% del raccolto 2024/25 risulta ormai venduto, e vi è preoccupazione quanto alla capacità del comparto di far fronte, nei prossimi 6 mesi, alle esigenze del mercato interno e dell’export.

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