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lunedì 21 Aprile 2025
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Emanuele Tomassi: il viaggio dalla Danimarca a SIGEP 2025

MILANO – Dalla Danimarca a SIGEP World 2025: il viaggio di Emanuele Tomassi, uno dei punti di riferimento nel mondo della tostatura. Infatti, dopo essersi aggiudicato il titolo di Campione nazionale di roasting per ben due volte nel 2018 e nel 2024, anche quest’anno ha dimostrato la sua maestria, classificandosi al secondo posto. Una conferma che rafforza la sua reputazione e sottolinea il suo ruolo tra i più autorevoli del settore.

Per comprendere questa sua evoluzione, bisogna comprendere come nasce la passione di Emanuele Tomassi per la tostatura: la sua storia affonda le radici nella sua esperienza in Danimarca, dove ha iniziato il suo percorso in un ambiente innovativo e all’avanguardia. È stato lì che ha appreso i segreti della tostatura, perfezionando le tecniche che oggi applica nel cuore dell’Italia, con la Tomassi Coffee.

Durante il SIGEP World 2025, Emanuele ha saputo trasformare le sue competenze in un’opportunità per presentare non solo la qualità delle sue tostature, ma anche la filosofia che guida ogni chicco prodotto da Tomassi Coffee. La sua attenzione alla selezione delle materie prime, la ricerca di profili aromatici unici e la capacità di innovare, sono stati i punti cardine della sua partecipazione alle cinque giornate del SIGEP 2025.

Tuttavia, il successo della Tomassi Coffee Roaster non si limita a Emanuele.

La forza del marchio risiede anche nel suo team, che condivide la stessa passione e dedizione. Quest’anno, il gruppo ha partecipato a numerose competizioni di altissimo livello, quali la gara Barista, la gara Brewers Cup e la gara Cezve/Ibrik dove André Tomassi (figlio di Emanuele) ha agguantato il secondo posto.

André Tomassi in azione (immagine concessa)

Questo risultato rappresenta non solo una continuità generazionale, ma anche la dimostrazione di come l’eredità di Tomassi Coffee sia destinata a crescere e innovare.

Un lavoro di squadra ben rodato, in cui la condivisione di conoscenze e la ricerca del nuovo sono al centro di tutto.

Tomassi Coffee è il perfetto equilibrio tra tradizione e modernità, dove ogni tazza di caffè racconta una storia fatta di dedizione, passione e continuo perseguire della perfezione.

Per le due discipline di Cezve/Ibrik e Brewers cup, il team ha selezionato un caffè di Mikawa Coffee, proveniente dalla regione di Risaralda, in Colombia, coltivato a 2000 metri di altitudine.

Che stato scelto per la sua varietà (Geisha) ed il suo profilo aromatico complesso. Grazie al metodo di lavorazione, una fermentazione anaerobica con CO2 per sette giorni, seguita da una essiccazione lenta su letti africani, si è riusciti ad esaltare le note fruttate e floreali con i metodi di estrazioni scelti per le competizioni. Ed infine ovviamente, la gara di tostatura.

Competizione che si distribuisce in tre giorni di prove su varie prove che fanno parte delle operazioni giornaliere in una torrefazione: la verifica del caffè verde e di eventuali difetti, i test dei campioni di caffè, gli assaggi, la creazione di un profilo adatto a quel tipo di caffè, la sua esecuzione ed infine l’assaggio finale della tostata.

Emanuele, durante la gara, ha sfruttato tutta la sua esperienza e conoscenza sia della materia prima che delle attrezzature per ottenere e tostare al meglio il single origine Ethiopia Mirado Daya Bensa Washed.

La bellezza delle gare sta nel superare anche imprevisti ed errori che possono accadere. Un piccolo disguido può costare punti preziosi e compromettere il piazzamento finale, ma non bisogna mai abbattersi e perdere la concentrazione.

Come dice Emanuele “Scelgo, per ogni caffè, il profilo di tostatura adatto per poter esaltare al meglio le note aromatiche di quel caffè. Per questo prediligo adattare e differenziare le tostature in base al metodo di estrazione a cui saranno destinate: espresso o filtro per esempio. Ogni tostata rappresenta per me la possibilità di ottenere dei profili diversi avendo sempre in mente se un caffè dovrà essere lavorato per espresso o per altri metodi e anche il tipo di palato che lo assaggerà. Questa per me è la vera magia che sta dietro al mestiere e all’artigianalità del tostatore“.

Emanuele e il suo team lavorano ogni giorno per informare e formare i clienti della torrefazione e far capire che il momento caffè è un’esperienza unica. Così come il viaggio di Emanuele dalla Danimarca all’Italia, anche ogni chicco di caffè ha una storia da raccontare che narra di terre e popoli lontani che si uniscono. Una storia che si conclude con un’esperienza sensoriale differente, dentro ogni tazza.

Gianluigi Goi: “L’espresso in Italia? Evviva! De gustibus non est disputandum”, una analisi

Gianluigi Goi è un nostro lettore nonché giornalista specialista di agricoltura di fama riconosciuta. Goi è affezionato a queste pagine alle quali, con la sua lunghissima esperienza e il suo punto di vista, ha contribuito diverse volte proponendo contenuti sempre interessanti. Questa volta Goi analizza la situazione dell’espresso in Italia dalla puntata di Report di Rai3 fino al marchio di tutela Espresso STG Specialità Tradizionale Garantita. Leggiamo di seguito la sua opinione.

La situazione dell’espresso in Italia

di Gianluigi Goi

MILANO – “Evviva! Un’affermazione controcorrente importante addirittura in latino. Roba da non credere in tempi di parossistica esterofilia linguistica: “De gustibus non est disputandum”, i gusti non si discutono, ma si accettano. Autore di questa affermazione storicamente risaputa ma del tutto ignorata e negletta dai soloni delle discipline sensoriali – ho volutamente scritto discipline e non scienze – è Antonio Malvasi, autore di Barista Sapiens, giurista e docente, che su queste pagine ha, lo scorso 12 gennaio, pubblicato l’articolo “Antonio Malvasi in risposta a Report di Rai3: “Uniti per riconoscere il marchio di tutela Espresso STG specialità tradizionale garantita”.

Faccio mio, seppur consapevole di contare personalmente come il due di coppe con briscola di bastoni, l’appello del “barista sapiens” in quanto la proposta dell’Espresso SGT mi sembra assolutamente di buonsenso – merce oggi rara – e soprattutto si rivolge ai consumatori, i grandi assenti, purtroppo, nella fin troppo confusa e affollata arena del caffè. “Tutti insieme – appassionatamente quindi – per l’Espresso SGT e sottolinea Malvasi: “ci guadagna l’Italia, gli italiani, i baristi, i torrefattori, gli importatori e soprattutto i clienti che accetterebbero di pagare un espresso anche 2 euro sapendo che è estratto e garantito secondo quanto stabilito dal disciplinare”.

La denominazione STG, quando approvata – esemplifica Malvasi – è marchio valido in tutta l’Unione europea e “tutela la tipicità di un prodotto in virtù della ricetta o del metodo di produzione tradizionale. Il metodo di produzione dell’espresso è (indiscutibilmente: ndr) italiano e risale a circa un secolo fa”.

In altre e poche parole, l’SGT “tutelerebbe il metodo d’estrazione, la sua tradizionalità sull’intero territorio nazionale, il suo forte ed iconico legame culturale con il popolo del Bel Paese”.

antonio vincenzo malvasi
Antonio Malvasi, coautore del libro Barista Sapiens, giurista e docente (immagine concessa)

Per quanto concerne la vexata quaestio – per continuare con la suggestione del latinorum – della qualità dell’espresso (sono sempre parole di Malvasi) se “ai napoletani e parte degli italiani piace bere un espresso amaro, astringente, con odori e aromi di bruciato, in una tazza super bollente, è una loro libera scelta.

Non commettono mica un reato. E gli altri se ne facciano una ragione … si è stati abituati a quel tipo di espresso”: ammesso e non necessariamente concesso, aggiungo io, che sia stato un errore.

L’imposizione da parte di una critica molto agguerrita, indiscutibilmente ‘saputa’ ma troppe volte arrogante, di un espresso per così dire ‘radical chic’ (oggi una parolaccia!) “poco cremoso, con odori floreali, speziati, con spiccata acidità, come se fosse l’alternativa ad un’abitudine immorale e vergognosa della stragrande maggioranza degli italiani” si è rivelata e si rivela, sic et simpliciter, un grande flop.

“Siamo tutti consapevoli – chiosa Malvasi – che l’italiano medio beve l’espresso in pochi secondi – non a caso si chiama “espresso”, sottolineiamo noi – si accerta che ci sia la crema, si inebria degli odori e aromi tipici di tostati, è consapevole dell’innato gusto amaro, che smorza con lo zucchero e poi si attende quel regalo, l’essenza dell’Espresso, ovvero la carica di energia e di tonicità donata dalla caffeina”.

Il dottor Ernesto Illy, grande figura di scienziato e chimico del caffè, imprenditore straordinario e uomo di assoluto carisma, anche a chi scrive ebbe modo di sottolineare che gli italiani, soprattutto al mattino, cercano caffeina e incidentalmente bevono caffè. Per quanto concerne il gusto amaro gradito a molti a fine pasto, va pur ricordato che dei cosiddetti “Amari” (liquori alcolici di varia gradazione e tipologia) è letteralmente pervasa tutta la Penisola.

Un altro articolo dell’8 gennaio, sempre qui su Comunicaffè, a firma del conte Giorgio Caballini, presidente del Consorzio di tutela del caffè espresso tradizionale titolato “La candidatura del rito dell’espresso italiano a patrimonio Unesco, questione diventata ormai di principio” – ci offre lo spunto per alcune considerazioni semplicemente scorrendo la cronistoria del Consorzio.

Inizio dell’attività il 15 settembre 2014; 2016: per la prima volta si concettualizza “Il caffè espresso italiano tradizionale”; 2019: la CNIU (Commissione Nazionale Italiana Unesco) sostenuta dal ministero dei Beni Culturali decide di riassegnare la candidatura al ministero delle Politiche Agricole Alimentari Forestali e del Turismo (l’attuale MASAF); 2020: nasce la “Comunità del Rito (Arte) del caffè espresso italiano tradizionale” accompagnato dalla Carta dei Valori.

Ma “Rito” ed “Arte” sono paroloni molto impegnativi da spiegare ed utilizzare in un ambito come questo che non è di studi sociologici raffinati sostanzialmente per pochi intimi, ma di lavoro allargato a categorie diverse; 2021: inizio trattative con la variegata realtà caffeicola napoletana.

Sostanzialmente si confrontano la proposta iniziale del Consorzio “Il Rito e l’Arte del Caffè Espresso Italiano” con quella partenopea “Il caffè napoletano fra rito e socialità” avanzata nel 2019 dalla “Comunità emblematica napoletana” (dicitura colta quanto fumosa) rappresentata dall’Associazione Gran Caffè Gambrinus, dall’Associazione Espresso Napoletano e dall’Accademia Medeaterranea.

Secondo noi astruserie colte quanto inconcludenti sul piano pratico e sostanziale paravento di interessi locali.

Di qui la necessità della ricerca di un compromesso che, nel 2021, si sostanzia nel documento “Il caffè espresso italiano tra cultura, rito, socialità e letteratura nelle comunità emblematiche tra Venezia e Napoli”.

Difficile capirne il significato e obiettivamente impossibile pensare di presentare simile documento ai rappresentanti dell’Unesco con un minimo di possibilità di accoglimento.

Goi continua: “Ergo, secondo noi opportunamente, nel 2022 il Gruppo di lavoro CNIU attivo nel ministero dell’Agricoltura ha deciso di cassare e non inoltrare questo documento tanto pretenzioso e complicato. Come dire, con il vecchio proverbio, che chi troppo vuole nulla stringe. Di emblematico in questa vicenda assolutamente dolorosa e nociva per la comunità del caffè italiano nel suo insieme e alla quale si dovrà cercare di mettere una qualche pezza in questo 2025, resta la constatazione che le sceneggiate non vanno oltre il pittoresco, possono anche stufare e qualche volta inducono persino ad evitarle”.

Goi: “Per concludere, ciliegina sulla torta, riportiamo – sempre da Comunicaffè del 16 gennaio di quest’anno, dal sommario dell’articolo “Cognini, Neroespresso riflette sullo specialty in Italia: “Ha senso vendere qualcosa che non piace ai consumatori?” “Cognini: Se ne parla spesso, ma il problema è che tutti noi operatori impegnati a spiegare il contrario con corsi e dimostrazioni, ci confrontiamo infine con il consumatore finale che desidera sempre l’amaro e il bruciato. E’ un punto importante di discussione, che non riesco bene a risolvere”.

Meditate gente, meditate”.

                                                                                                               Gianluigi Goi         

Claudio Di Flaviano: la storia di un farmer italiano in Venezuela, 40 anni lungo la filiera del chicco

MILANO – Ecco una storia che rappresenta il ponte di congiunzione di una filiera molto lunga quanto complessa, quella del caffè, nella figura di Claudio Di Flaviano, che da giovanissimo parte dall’Italia per avventurarsi nel Venezuela, tra le piantagioni dell’oro nero. La sua esperienza sul campo, può essere uno spunto di riflessione per guardare al contesto critico attuale, da una visione prospettica e più completa di come di solito si è abituati a fare da paese consumatore.

40 anni nel settore, a partire giovanissimo dal Paese dell’espresso a quello produttore: come ha visto evolversi la materia prima, il suo mercato, in questo arco di tempo e ai due estremi di una filiera così complessa?

“Negli anni ’80 ho acquistato la prima tenuta di 24 ettari, poi diventata di 28 in Venezuela, in Cerro Sabana Municipio Ospino. La mia storia in questo settore è iniziata studiando l’agricoltura, girando un po’ tutto il Sud America, dalla Colombia al Costa Rica, dal Nicaragua all’Honduras e passando naturalmente per il Brasile.

Questo approccio mi ha permesso di sviluppare nell’arco di 4-5 anni, una produzione molto più importante di quella di partenza. Ho svolto diverse analisi del suolo, ho constatato che il ph era troppo elevato e così ho trovato la soluzione migliore nella calce agricola, due chili da applicare a ciascuna pianta durante il mese di aprile, ovvero con l’avvio delle piogge e il periodo della fioritura.

Con questo sistema ho cambiato la struttura del terreno stesso, raggiungendo a dei livelli di ph di 5-5 punti e mezzo, ottenendo dei volumi più elevati. “

Il caffè in Venezuela, dal punto di vista del cafficultore, ha un ruolo molto importante

“Le varietà che si coltivano, 100% Arabica, si trovano ai livelli di 800 metri e arrivano sino ai 1700-1800 dove trovano radice in terreni non troppo acidi. Parliamo di una coltivazione molto florida, che dà un risultato in tazza equilibrato. Nella mia tenuta ad esempio, ho fatto crescere il Catuai, il Borboun, il Geisha, e questa stessa biodiversità permette, insieme all’intervento delle api, un’ottima qualità finale.”

La situazione qualitativa e produttiva del caffè venezuelano si è evoluta in tutto questo tempo?

“Gli ultimi anni certamente hanno visto una maggiore consapevolezza da parte dei farmers: oggi la loro è una visione molto più ampia. Lo stesso Paese investe più risorse per produrre caffè di qualità, e ha alle spalle un’esperienza davvero vasta rispetto al passato.

Ricordiamoci che il caffè e il cacao sono i due prodotti maggiori coloniali del Venezuela, almeno prima della scoperta del petrolio, e rappresentano quindi i pilastri dell’economia locale.

Adesso il settore sta procedendo spinto anche dalla presenza dei giovani, che hanno finalmente capito che coltivare il caffè è un mestiere che richiede particolare costanza e conoscenze tecniche. Per quanto riguarda i finanziamenti, anche le banche si stanno muovendo per sostenere maggiormente le cooperative produttrici di caffè.”

Come sta vivendo oggi il Venezuela dal suo punto di vista, questo periodo di forti rialzi in Borsa?

“Osservando i prezzi di oggi della materia prima che si sono impennati tantissimo, in Europa e quindi anche in Italia, posso affermare che comunque questo fenomeno non va a beneficio necessariamente dei coltivatori: buona parte di questi rincari viene invece assorbita dalle speculazioni dei mercati.

Il periodo di raccolta di settembre-ottobre-novembre-dicembre è quello decisivo per comprendere meglio la situazione: ora ne stiamo appena uscendo e la produzione però sembra avere numeri sufficienti per rispondere alla domanda. Per cui, a fronte del fatto che la materia prima non manca del tutto come suggerisce il mercato, questi prezzi sono più frutto di speculazione.

Prevedo comunque che questo andamento subirà un’inversione in futuro, innanzitutto perché caleranno i consumi e si sarà costretti così a fare le dovute valutazioni. Controllo quasi tutti i giorni la Borsa di New York e di Londra, dove i prezzi si mantengono alti, ma in realtà è un picco che abbiamo già vissuto in passato.

Mi ricordo nel 1988-89-90, la stessa situazione: i prezzi poi sono scesi vertiginosamente nel ’94-95 e da farmer non sono riuscito più a vendere il caffè e i costi di produzione rispetto a ciò che potevano pagarmi, erano diventati difficili da coprire.

Certamente non si tratta di un processo che cambierà nell’immediato. Il caffè al chilo sta intorno ai 7.80 adesso e in questo momento dobbiamo attendere ancora i risultati della raccolta dei Paesi produttori: questo aumenterà la capacità di offerta.

Sono abbastanza sicuro però che questo fenomeno, non avrà un impatto positivo sul farmers. Normalmente, appena ha terminato il suo lavoro di raccolta e di processazione – molto impegnativo anche per le condizioni climatiche da affrontare e lo dico perché l’ho sperimentato in prima persona – che quest’anno si è un po’ spostato temporalmente (iniziato invece che nel mese di ottobre come vuole la norma, a partire da novembre e quindi si chiuderà soltanto a gennaio) passerà nelle mani delle cooperative e tra le organizzazioni per poi essere messo sul mercato e l’esportazione.”

Secondo lei che cosa definisce di più la qualità di una tazzina finale? Il verde, il modo in cui viene selezionato, la tostatura oppure l’estrazione corretta?

“Secondo la mia umile esperienza, coltivare il miglior verde, una buona selezione, non garantisce per forza la qualità della tazzina. il processo della tostatura è il passaggio che fa davvero la differenza. È possibile scegliere la migliore materia prima e creare un’ottima miscela, ma se si sbaglia la cottura, si manderà all’aria tutto il resto del lavoro fatto a monte.

In Italia c’è una tradizione forte per ottenere l’eccellenza della tostatura per una tazza di espresso. Nel nostro Paese, ho conosciuto tanti professionisti che mi hanno raccontato le proprie modalità di lavoro, ma infine il segreto resta le prestazioni della macchina tostatrice, e saperne comprendere le condizioni ideali per valorizzare il chicco verde. Il barista così avrà a disposizione una miscela già pronta per essere estratta correttamente.

Qualsiasi torrefazione inoltre deve possedere un laboratorio efficiente che consente, ogni volta che viene scaricato il caffè tostato, di determinare per 100 grammi di caffè il suo colore in modo da stabilire un parametro per le tostature successive e mantenere una certa costanza nel prodotto finale. Esiste quindi un lavoro molto complesso che viene svolto dagli operatori al di là della fase in sé della torrefazione.

La tostatrice consente di procedere nel modo giusto. Oggi certo esistono diverse tendenze: il caffè più commerciale viene trattato da macchine automatizzate e questo trasforma il tostatore in un più semplice osservatore, con livelli di cottura elevatissimi in poco tempo (15-16 minuti) che spesso bruciano il verde.

Il miglior approccio è nell’artigianalità, usando delle attrezzature che permettono un maggiore controllo e l’intervento del tostatore: nei minuti finali del processo è per esempio possibile misurare tutti i valori e monitorare più nel dettaglio le fasi di sviluppo del chicco.

Quando si tosta a temperature elevate, bisogna evitare anche il rischio della formazione dell’acrilamide: necessario quindi mantenere un certo equilibrio. Non è un mestiere per tutti, certamente.”

Ora la preoccupazione dell’EUDR: cosa sta succedendo in Venezuela sul tema?

“Per comprendere meglio gli effetti, le conseguenze di questo regolamento, bisognerebbe che i poteri decisionali vivessero, toccassero con mano, le effettive condizioni che si vivono nei Paesi produttori.

Ciascuno di questi, ha una diversa cultura da tenere in considerazione: ad esempio in Venezuela, prima di abbattere un albero, bisogna piantarne uno nuovo. Le piantagioni di caffè hanno bisogno di proteggere il suolo e quindi è necessaria una buona dose d’ombra: posso garantire che dove si coltiva questa materia prima, si trova una foresta che consente di far penetrare i raggi solari in maniera adeguata senza un’esposizione totale.

Ho visto poche volte la deforestazione di cui si parla in Venezuela, anzi, è un’eccezione generalmente. Il farmer normalmente protegge l’ambiente, perché sa che i suoli sulle fasce montuose, necessitano della presenza di alberi per garantire la produzione.

Parlando del Brasile, nei terreni pianeggianti a 1000 metri – parliamo di alti volumi di materia prima prodotta – e a completa esposizione solare, dove la raccolta è meccanizzata, avviene la deforestazione, ma esistono molti esempi di cafficultori in cui questo fenomeno è ridotto nettamente.”

Mercati del caffè: New York sopra i 380 centesimi, Londra in caduta libera

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MILANO – Nuova seduta al rialzo – la nona consecutiva – per gli arabica, mentre i robusta subiscono una forte correzione in territorio negativo, pur rimanendo a livelli elevatissimi. Ieri, lunedì 3 febbraio, New York è volata a nuovi massimi, con il contratto principale (marzo) che ha chiuso, per la prima volta, sopra i 3 dollari e 80, più precisamente a 380,90 centesimi (massimo a 388,95 centesimi), in ripresa di ulteriori 305 punti (+0,74%).

Londra subisce invece – come già detto – forti liquidazioni, complice il dollaro in ripresa.

L’Ice Robusta ha perso infatti $184 e $174 sulla prima (marzo) e sulla seconda posizione (maggio), che hanno chiuso rispettivamente a 5.534 e 5.520 dollari.

Nonostante la migliorata situazione meteo nelle principali aree brasiliane, con il ritorno della pioggia, il mercato si aspetta sempre, per il prossimo raccolto, una caduta della produzione di arabica.

E teme inoltre che vi sia poca disponibilità di caffè brasiliano nei primi mesi di quest’anno.

Ben l’82% del raccolto 2024/25 di arabica e il 91% di quello di conilon sarebbero infatti già stati commercializzati, secondo le stime di mercato

Laleska Moda – analista di Hedgepoint Global Markets – si aspetta però, per il 2025/26, un raccolto addirittura superiore a quello del 2024/25, con il calo degli arabica più che compensato da una produzione di robusta in ripresa.

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BWT water+more sponsor del Coffee and Science Education Summit a Zurigo, 06-07/02

RIMINI – BWT water+more è diamond sponsor del prossimo Coffee and Science Education Summit a Zurigo, un evento entusiasmante che riunisce i maggiori esperti, ricercatori e professionisti della comunità scientifica e del caffè. Come azienda conosciuta in tutto il mondo per le sue innovative soluzioni di filtrazione dell’acqua, BWT water+more condivide un profondo impegno nel promuovere la qualità e la sostenibilità in ogni aspetto della vita, compreso il settore del caffè.

BWT water+more al Coffee and Science Education Summit a Zurigo

Sostenendo questo evento, BWT water+more sottolinea il ruolo fondamentale della formazione di alto livello per i professionisti dell’industria del caffè.

Con le sue tecnologie all’avanguardia per il trattamento dell’acqua, BWT garantisce a torrefattori, baristi e appassionati l’ottimizzazione dell’acqua utilizzata in ogni bevanda, migliorando sapore, aroma e consistenza.

La loro esperienza nella chimica dell’acqua si allinea perfettamente con la missione dell’evento di promuovere lo scambio di conoscenze e l’innovazione, contribuendo alla continua crescita ed evoluzione della cultura del caffè.

La sponsorizzazione da parte di BWT water+more del Coffee and Science Education Summit di Zurigo sottolinea il loro impegno non solo nel fornire soluzioni di filtrazione acqua di qualità superiore, ma anche nel sostenere l’esplorazione scientifica che porta alla prossima svolta nella ricerca e nell’istruzione sul caffè. Questa collaborazione esemplifica il loro continuo investimento sia nel futuro del caffè che nel futuro delle pratiche sostenibili all’interno del settore.

Coffee science and education summit

Giovedì e venerdì 6 – 7 febbraio 2025

ZHAW Zurich University of Applied Sciences

Per maggiori dettagli basta cliccare qui.

Torrefazione Paradiso: la terza generazione celebra i primi 60 anni di eccellenza e investe nel futuro

MASSA LOMBARDA (Ravenna) – Nel 2024 la Torrefazione Paradiso, storica realtà del caffè artigianale, ha festeggiato un traguardo importante: 60 anni di attività. Fondata nel 1964 da Paolo Asioli, l’azienda ha saputo crescere passo dopo passo mantenendo salde le radici nella tradizione e nella qualità.

Nel tempo, ha passato il testimone alla seconda generazione, rappresentata dal figlio Gabriele Asioli, che ha saputo consolidare e far crescere ulteriormente l’impresa familiare credendo nel caffè di qualità e in formazione verso il cliente finale.

Oggi, alla guida della Torrefazione, c’è anche Ari Asioli, rappresentante della terza generazione, che porta nuova energia e visione per affrontare le sfide del futuro.

60 anni di storia, passione e qualità

Sin dalla sua fondazione, Torrefazione Paradiso si è distinta per l’attenzione alla qualità, selezionando le migliori materie prime e perfezionando l’arte della tostatura.

Nel corso degli anni, gli specialty coffees, i monorigini e le miscele hanno saputo conquistare non solo i clienti locali, ma soprattutto mercati internazionali, rappresentando l’eccellenza del caffè italiano.

L’offerta della torrefazione (immagine concessa)

L’ingresso di Ari Asioli in azienda ha dato nuovo impulso alla crescita. Negli ultimi anni l’internazionalità della visione Paradiso ha visto una forte crescita all’estero, chiudendo il 2024 con ricavi in aumento. Con l’export nei paesi europei che ha rappresentato il 50% dei ricavi annui, confermando il ruolo centrale dei mercati esteri nella strategia aziendale che vede nel 2025 l’arrivo di Caffè Paradiso negli USA e nel Medio-Oriente.

Un caffè che è un’esperienza

 

Torrefazione Paradiso
Torrefazione Paradiso: una carrellata di prodotti

L’obiettivo principale di Torrefazione Paradiso è quello di far vivere un’autentica esperienza sensoriale ai consumatori, attraverso caffè che raccontano i terroirs di origine e le storie di chi li ha coltivati e processati.

Questo percorso passa anche attraverso un forte supporto ai clienti finali: caffetterie in Italia e all’estero che scelgono di offrire ai loro clienti un prodotto unico.

Per raggiungere questo obiettivo, l’azienda sta investendo in servizi dedicati e nell’ingresso di nuovi professionisti all’interno del team. Dal 2025, figure altamente qualificate affiancheranno la Torrefazione ravennate per offrire un supporto ancora più mirato e strategico ai partner commerciali, garantendo formazione, consulenza e assistenza sul prodotto supportando maggiormente i clienti interessati al Private Label, ramo in crescita della Torrefazione.

Il 2025: investimenti per il futuro

Torrefazione Paradiso guarda avanti con un ambizioso piano di investimenti:

• Innovazione della produzione: l’introduzione di nuovi macchinari e tecnologie per migliorare l’efficienza e la qualità del prodotto.

• Sostenibilità: un impegno concreto per ridurre l’impatto ambientale e promuovere pratiche responsabili lungo l’intera filiera.

• Espansione della gamma: nuovi caffè per rispondere alle esigenze di mercati moderni e sempre più esigenti.

• Supporto ai clienti finali: servizi dedicati alle caffetterie, con un team di esperti e nuovi professionisti pronti ad affiancare i partner a partire dal 2025.

Una tradizione familiare che guarda al mondo

Torrefazione Paradiso
Gli impianti di torrefazione e l’assaggio in espresso

Fondata nel 1964 da Paolo Asioli, poi guidata da Gabriele Asioli e oggi sotto la leadership di Ari Asioli, la Torrefazione Paradiso rappresenta un perfetto equilibrio tra tradizione e innovazione.

Ogni generazione ha saputo apportare il proprio contributo, mantenendo viva la passione per il caffè e portando avanti un’eredità fatta di qualità, competenza e amore per questo prodotto.

Il 2024 è stato un anno di celebrazione, ma anche di crescita e nuovi obiettivi, con l’intento di offrire non solo un prodotto d’eccellenza, ma anche un’esperienza che lasci il segno in ogni tazza di caffè, sia in Italia che all’estero.

Per scoprire di più sulla sul Mondo Paradiso, è possibile visitare il sito ufficiale cliccando qui.

1895 Coffee Designers by Lavazza debutta al Pitti Taste 2025

FIRENZE – 1895 Coffee Designers by Lavazza, brand nato nel 2020 ed ispirato dalla visione e dalla grande eredità del Gruppo Lavazza, in cui il caffè specialty diventa un rito che esalta tutti i sensi, parteciperà alla 18° edizione di Pitti Taste, il salone di Pitti Immagine dedicato al panorama food contemporaneo e che andrà in scena dall’8 al 10 febbraio 2025 alla Fortezza da Basso di Firenze.

Il brand, in linea con i suoi valori di eccellenza, innovazione e qualità̀, avrà uno spazio dedicato nella splendida cornice delle Costruzioni Lorenesi (piano terra) in prossimità della Louge Pitti Taste, all’interno della Fortezza Da Basso. Non un semplice luogo d’accoglienza, ma una vera e propria destinazione di gusto in cui clienti, professionisti del settore e coffee lovers da ogni parte del mondo potranno partecipare ad incontri con i Maestri dell’alta pasticceria, e vivere momenti di cultura sul mondo del caffè.

1895 Coffee Designers by Lavazza a Pitti Taste

“Siamo entusiasti di partecipare per la prima volta al Pitti Taste, un palcoscenico unico che ci permette di presentare la nostra visione del caffè d’eccellenza all’interno della categoria specialty coffee,” ha commentato Marco Barbieri, Marketing Director Italy di Lavazza Group. “Con 1895 Coffee Designers by Lavazza vogliamo creare un’esperienza sensoriale immersiva che unisce tradizione, innovazione e la passione per gli specialty coffee. Questo evento rappresenta l’occasione ideale per dialogare con professionisti del settore, food lovers e appassionati di caffè, portandoli alla scoperta della nostra collezione e del percorso artigianale che la rende unica. Crediamo che il caffè possa essere non solo un rito quotidiano, ma anche un’esperienza che connette persone e mondi diversi.”.

In linea con questa filosofia, lo spazio di 1895 proporrà un ricco palinsesto che unisce esperienze, talks e cultura sul caffè.

A partire dalla prima colazione, per le giornate di sabato 8 e domenica 9 febbraio, dalle 10.30 fino alle 11.30, Forno Follador, noto forno del Friuli-Venezia Giulia che dal 1968 unisce gusto e maestria, risveglierà i sensi degli ospiti con una colazione di benvenuto d’eccellenza, creata in pairing con la collezione dei caffè specialty di 1895. In questa occasione sarà possibile gustare il Bon Bon al cioccolato di Follador, con mousse in infusione di Specialty Blend Cocoa Reloaded e cremoso al cioccolato con pralinato alla nocciola, abbinato a un Espresso Cocoa Reloaded.

Nel primo pomeriggio, per le due giornate del weekend – dalle ore 14.30 alle ore 15.30 – 1895 Coffee Designers by Lavazza e i coffelier incontreranno la ristorazione stellata in un panel in pairing volto a creare esperienze memorabili di caffè con gli chef stellati Costardi Bros. Durante il panel saranno serviti anche Caffè e Brioche, con spuma di bagna cauda leggera in tazzina e polvere di caffè con croissant da intingere, in pairing con un Cold Brew Beija Flor.

Per concludere le giornate, dalle ore 16.00 alle ore 16.30 delle giornate di sabato e domenica, gli specialty coffee di 1895 presentano un rituale unico del caffè, un viaggio tra gli aromi più pregiati del caffè e le note di gusto dell’alta pasticceria di Farmacia del Cambio. Tra le delizie proposte spicca la Madeleine alle nocciole e Cavour N. 7, ricoperta di cioccolato bianco caramellato e abbinata a un Cold Brew Beija Flor.

L’ultima giornata, quella di lunedì 10 febbraio, sarà invece incentrata su una degustazione speciale e unica degli specialty coffee di Lavazza 1895 dalle 10.30 alle 11.30 insieme ad Antonio Follador e dalle 14.30 alle 15.30 con Giorgia Proia, di Casa Manfredi. In questa occasione, gli ospiti potranno gustare, tra gli altri, il Mignon con babà, un mignon abbinato al babà, nascosto da un gel di maracujia e mango rivestito con mousse alla vaniglia, abbinato al Cold Brew Paraiso.

Tutti gli appuntamenti uniranno con modalità differenti, ma in modo univoco, le note degli specialty coffee by 1895 trasportando gli ospiti in un viaggio sensoriale unico e inaspettato. 1895 Coffee Designers by Lavazza desidera proporre un racconto a più voci, che unisce i propri specialty coffee a diverse anime della pasticceria di gamma, della ristorazione stellata e partner prestigiosi con cui creare momenti di puro gusto dalla colazione al fine dining.

La scheda sintetica di 1895 Coffee Designers by Lavazza

1895 Coffee Designers by Lavazza è un brand nato ad ottobre del 2020 nel rispetto della grande eredità del Gruppo Lavazza.

1895 Coffee Designers by Lavazza è una storia ispirata dalla visione in cui il caffè d’eccellenza diventa un rito che esalta tutti i sensi. Un universo dove passione, artigianalità e tecnologia si intrecciano con precisione, armonia e con una particolare attenzione alla sostenibilità.

Gli elementi connaturati nella progettualità di 1895 Coffee Designers by Lavazza sono la ricerca del prodotto, proveniente dalle aree più vocate al mondo, selezionato in piccole piantagioni sostenibili dagli esperti coffee designers.

Culla e cuore pulsante del progetto è la Factory 1895 di Torino: progettata da Ralph Appelbaum Associates (RAA), studio americano già ideatore del Museo Lavazza inaugurato nel 2018 a Torino, è il luogo in cui nascono i caffè di 1895 e dove è possibile scoprire il viaggio che i chicchi compiono da terre lontane fino a diventare un’esperienza in tazza.
La collezione attualmente comprende 3 specialty blend, 3 monorigini e 1 microlotto, ognuna delle quali rappresenta al meglio l’interpretazione degli specialty coffee di 1895 by Lavazza.

Il brand mira ad essere un partner per realtà di eccellenza nel settore della pasticceria, caffetteria, ristorazione e hotellerie con le quali condivide i valori di innovazione, heritage, qualità creando esperienze di puro gusto.

La scheda sintetica di Gruppo Lavazza

Lavazza, fondata a Torino nel 1895, è un’azienda italiana produttrice di caffè di proprietà dell’omonima famiglia da quattro generazioni. Il Gruppo è oggi tra i principali protagonisti nello scenario globale del caffè, con un fatturato di oltre 3 miliardi di euro e un portfolio di marchi leader nei mercati di riferimento come Lavazza, Carte Noire, Merrild e Kicking Horse.

È attivo in tutti i segmenti di business, presente in 140 mercati, con 8 stabilimenti produttivi in 5 Paesi. La presenza globale è frutto di un percorso di crescita che dura da oltre 125 anni e gli oltre 30 miliardi di tazzine di caffè Lavazza prodotti all’anno sono oggi la testimonianza di una grande storia di successo, per continuare a offrire il miglior caffè possibile in qualsiasi forma, curando ogni aspetto della filiera, dalla selezione della materia prima al prodotto in tazza.

Il Gruppo Lavazza ha rivoluzionato la cultura del caffè grazie ai continui investimenti in Ricerca e Sviluppo: dall’intuizione che ha segnato il primo successo dell’impresa – la miscela di caffè – allo sviluppo di soluzioni innovative per i packaging; dal primo espresso bevuto nello Spazio alle decine di brevetti industriali sviluppati. Un’attitudine a precorrere i tempi che si riflette anche nell’attenzione dedicata a temi economici, sociali e ambientali, da sempre considerati fondamentali per orientare la strategia aziendale.

“Awakening a better world every morning” è il purpose del Gruppo Lavazza, che ha l’obiettivo di creare valore per gli azionisti, i collaboratori, i consumatori e le comunità in cui opera, unendo la competitività alla responsabilità sociale e ambientale.

Fratelli Bonacchi tra i protagonisti del Taste di Firenze, 08-10/02

FIRENZE – Immaginate la Fortezza da Basso trasformata in un firmamento di costellazioni gastronomiche. Potrebbe forse mancare sua maestà il caffè di terroir? Dall’8 al 10 febbraio al Taste, il salone dedicato all’eccellenza gastronomica, saranno protagonisti gli ambassador di Fratelli Bonacchi per raccontare i frutti di un lavoro fatto di rispetto per l’ambiente, responsabilità sociale e cura di tutta la filiera “dal seme alla tazza”.

Fratelli Bonacchi al Taste di Firenze

Quella di Sandro e Samuele Bonacchi è la storia di una torrefazione di Quarrata, nel Pistoiese, che affonda le radici negli anni ’50 e si è evoluta fino a vantare nel proprio portfolio un’importante gamma di caffè di terroir, alcuni dei quali appartenenti alla Slow Food Coffee Coalition.

La filosofia di riferimento trova ispirazione in alcuni concetti chiave: approccio agricolo ecologico e socialmente responsabile, conoscenza profonda di piantagioni e farmer, organizzazione di tutte le filiere “dal seme alla tazza”. La mission è migliorare in modo costante la consapevolezza di baristi, ristoratori e consumatori attraverso proposte di caffè “buoni, puliti e giusti”.

Nelle piantagioni di proprietà a Las Capucas, in Honduras, come in quelle di Messico, El Salvador, Brasile o Etiopia viene praticata un’agricoltura organica e circolare che rivolge la massima attenzione alla salvaguardia della biodiversità, in collaborazione con risorse umane cui vengono assicurate tutte le tutele in termini di sicurezza e di crescita umana e sociale.

L’azienda ha organizzato nel tempo un vero e proprio “movimento” culturale del caffè di cui gli ambassador si rendono interpreti e protagonisti organizzando appuntamenti di formazione con baristi e ristoratori che diventano Aromateller, sommelier del caffè, e ne raccontano il flavore, ovvero le percezioni organolettiche di aromi, gusti e corpo. Tra caffè e vino le fasi della degustazione in fondo sono simili: esame visivo, olfattivo e gustativo attraverso la conoscenza di terroir, varietà botaniche, altitudine, metodo di lavorazione.

Ecco che l’analisi sensoriale si incrocia con il racconto delle ragioni profonde che hanno portato a ottenere un determinato caffè di cui si conoscono le vere origini, chi lo lavora, i metodi agricoli e di selezione, come viene trasportato e torrefatto, come dev’essere estratto e con quali tecniche per ottenere il miglior risultato in tazza. È proprio l’innovativo progetto Ten, che adotta una cialda in carta da 10 grammi di caffè (il 40% in più di dose classica), a garantire la migliore espressione del terroir in tazza, ovvero una perfetta estrazione per godere al meglio della soluzione espresso. Il metodo brewing, o caffè filtro, è un’altra risorsa assoluta per la ristorazione e incontra un grande favore nell’abbinamento con cibi dolci o salati.

Dall’8 al 10 febbraio al padiglione centrale del Taste, piano terra (U / 15), sarà possibile dunque godere delle degustazioni di espresso Ten e caffè filtro da diversi Paesi del mondo. Sabato 8 febbraio dalle 16 alle 21 il Wanda Caffè di via Pisana 12/ 14 R ospiterà inoltre un esclusivo appuntamento Fuori di Taste con le specialità della chef Enrica Della Martira in abbinamento ai caffè Kenya tostato filtro ed estratto a freddo, espresso Ten Dona Elda dall’Honduras e Guji Hambela dall’Etiopia, tostato filtro ed estratto a caldo. Informazioni: wandacaffe.com

Venerdì 21 febbraio, infine, conferenza stampa di presentazione del progetto e del nuovo brand Fratelli Bonacchi, caffè di terroir. Appuntamento dalle ore 10 presso l’Accademia del Caffè Espresso di via Bolognese 68 in Pian di San Bartolo a Fiesole. In programma interventi di autorevoli relatori, una visita guidata agli spazi dell’Accademia con degustazioni esperienziali e light lunch. Prenotazioni: 0573 19.31.080 – info@bonacchicaffe.it

illycaffè sostiene l’associazione no profit Seconda Chance per il reinserimento dei detenuti

TRIESTE – L’impegno di illycaffè a operare responsabilmente, promuovendo il miglioramento della qualità della vita delle persone in modo sostenibile e duraturo si rafforza attraverso il sostegno a Seconda Chance, l’associazione no profit fondata nel 2022 da Flavia Filippi con lo scopo di creare un ponte tra il mondo delle carceri e le imprese.

illycaffè insieme Seconda Chance

Nella casa circondariale di Trieste si sono appena conclusi i primi corsi sul caffè, tenuti dagli insegnanti dell’Università del Caffè di illy nell’ambito del percorso di formazione sulle tecniche base di panificazione e pasticceria.

Questa attività didattica, come quella che inizierà a marzo sulla pasticceria e caffetteria e ad altre ancora in via di definizione nell’area della ristorazione e dell’ospitalità, unisce le competenze di illycaffè e di Seconda Chance per contribuire alla crescita e l’inclusione sociale della popolazione in esecuzione penale.

“Crediamo nell’importanza di offrire una seconda chance a chi ha perso la strada. Il reinserimento nella società non è scontato e purtroppo ci sono pregiudizi nei confronti di tutte le persone che la vita ha messo nell’angolo. È compito della collettività farsene carico e le aziende stesse, in quanto corpi sociali, devono dare il loro contributo. La formazione può rappresentare una via di uscita e di riscatto” commenta Cristina Scocchia, amministratore delegato di illycaffè.

“Siamo sinceramente grati a illycaffè per il supporto e la fiducia che hanno riposto in Seconda Chance. È solo grazie a collaborazioni come queste che possiamo sperare di realizzare molte altre iniziative di successo, non solo in Friuli Venezia Giulia, ma anche oltre i confini regionali” spiega Flavia Filippi, Presidente di Seconda Chance.

La formazione costituisce un elemento imprescindibile per l’evoluzione individuale e sociale ed è ancora più cruciale per coloro che stanno intraprendendo un percorso di cambiamento della propria vita. Grazie alla possibilità di frequentare corsi di studio o di aggiornamento professionale, anche i detenuti acquisiscono nuove competenze in diversi settori, vivendo in modo più costruttivo la detenzione e ottenendo una possibilità di reinserimento in società una volta scontata la pena detentiva.

La casa circondariale di Trieste sta impostando il suo programma formativo su questo principio e su un attento monitoraggio dei settori in cui vi siano reali e concrete opportunità di reinserimento dei detenuti, come quello della ristorazione.

La scheda sintetica dell’azienda

illycaffè è un’azienda familiare italiana fondata a Trieste nel 1933, che da sempre si prefigge la missione di offrire il miglior caffè al mondo. Produce un unico blend 100% Arabica composto da 9 ingredienti diversi. L’azienda seleziona solo l’1% dei migliori chicchi di Arabica.

Ogni giorno vengono gustate più di 10 milioni di tazzine di caffè illy nei bar, ristoranti, alberghi, caffè monomarca, case e uffici di oltre 140 paesi, in cui l’azienda è presente attraverso filiali e distributori.

Fin dalla nascita illycaffè ha orientato le proprie strategie verso un modello di business sostenibile, impegno che ha rafforzato nel 2019 adottando lo status di Società Benefit e nel 2021 diventando la prima azienda italiana del caffè ad ottenere la certificazione internazionale B Corp.

Tutto ciò che è ‘made in illy’ viene arricchito di bellezza e arte, a cominciare dal logo, disegnato da James Rosenquist, le illy Art Collection, le tazzine decorate da più di 130 artisti internazionali o le macchine da caffè disegnate da designer di fama internazionale. Con l’obiettivo di diffonderne la cultura della qualità ai coltivatori, baristi e amanti del caffè, l’azienda ha sviluppato la sua Università del Caffè che ad oggi svolge corsi in 23 paesi del mondo. Nel 2023 illycaffè ha generato un fatturato consolidato pari a €595,1 milioni. La rete monomarca illy conta 159 punti vendita in 30 Paesi.

Caffè Moak presenta la nuova collezione di miscele Città visibili

MODICA (Ragusa) – Caffè Moak presenta la nuova linea Città visibili, una collezione di due miscele esclusive dedicate a tre città simbolo selezionate dal marchio. Un legame unico tra viaggio e sapore, ispirato ai luoghi iconici della Sicilia e d’Italia: Modica e Roma. Modica, città d’origine del marchio e gioiello barocco, nota per il suo cioccolato artigianale, ispira una miscela dal gusto avvolgente, che richiama l’atmosfera unica dei suoi scorci intrisi di storia e tradizioni, un perfetto equilibrio tra intensità e delicatezza capace di evocare il piacere di una passeggiata tra i vicoli fioriti, con il sole che accarezza il Mediterraneo.

Caffè Moak lancia Città visibili

Roma, la maestosa capitale, simbolo di storia, cultura e vitalità. La miscela ispirata alla città eterna è audace e ricca di carattere, proprio come le sue strade, i suoi monumenti e l’energia che la anima.

Le latte della linea Città visibili non raccontano solo il gusto del caffè, ma anche la storia e l’identità di ogni luogo. Le illustrazioni dell’artista Angelo Ruta omaggiano i monumenti simbolo delle città: per Modica, le case arroccate, il Palazzo della Cultura, il Teatro Garibaldi, il Castello dei Conti e il Duomo di San Giorgio; per Roma, il Colosseo, San Pietro, il Pantheon, Castel Sant’Angelo, la Fontana di Trevi e i Fori Imperiali.

Un design esclusivo e ricercato che trasforma ogni tazza in un’esperienza sensoriale. Con le sue miscele, Caffè Moak invita a viaggiare con il gusto, portando a casa l’essenza di due località straordinarie di un paese che sorprende ed incanta.

Pensate per essere collezionate o da regalare come souvenir, custodiscono l’anima dei luoghi che celebrano. Modica e Roma, sono le prime di una serie di città iconiche che arricchiranno la collezione, invitandovi a scoprire nuovi sapori e nuove storie.
Non è solo caffè: è un viaggio emozionale, una destinazione che vive nel cuore e nei sensi.