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giovedì 17 Aprile 2025
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Wittenborg W100, la macchina da caffè professionale di Evoca Group, vince il Red Dot Design Award nella categoria Prodotto

VALBREMBO (Bergamo) – Evoca annuncia che la Wittenborg W100 ha vinto il prestigioso Red Dot Design Award nella categoria Prodotto. Questo risultato segna il terzo premio di design consecutivo, dopo l’European Product Design Award e l’iF Design Award, e sottolinea ancora una volta l’impegno dell’azienda verso l’eccellenza e l’innovazione nel design dei prodotti.

Il Red Dot Design Award, istituito nel 1955, è uno dei riconoscimenti più ambiti nel mondo del design. Ogni anno una giuria di esperti valuta migliaia di proposte provenienti da tutto il mondo, premiando solo i prodotti eccellenti per innovazione, funzionalità ed estetica.

W100 si è distinta per la perfetta combinazione di tecnologia, sostenibilità e design pensato per l’utente, confermando la sua posizione di riferimento nel settore del caffè professionale.

W100 è una macchina da caffè all’avanguardia, progettata specificamente per il segmento professionale.

La macchina Wittenborg W100 nel dettaglio (immagine concessa)

Questa soluzione innovativa combina sostenibilità, materiali di alta qualità e tecnologia avanzata per ridefinire l’esperienza di consumo.

Oltre al suo design di grande impatto, W100 è progettata per l’efficienza, offrendo operazioni semplificate e processi di manutenzione ottimizzati che riducono i tempi di inattività fino al 20%.

La sua perfetta integrazione con i servizi cloud consente il monitoraggio delle operazioni di manutenzione in tempo reale e offre la personalizzazione delle bevande, garantendo prestazioni ottimali ed un servizio unico.

Il monitoraggio delle operazioni di Wittenborg W100 (immagine concessa)

Oltre all’efficienza operativa, W100 si contraddistingue per la facilità d’uso, con un’interfaccia utente intuitiva e completamente personalizzabile.

Guidata dalle tendenze del design contemporaneo e arricchita dall’eleganza italiana, W100 combina linee minimal a forme morbide, creando un’estetica moderna e funzionale che valorizza qualsiasi ambiente.

Inoltre, l’efficienza energetica è una caratteristica centrale del prodotto, grazie alla classe A++ e alla modalità Eco che riduce al minimo il consumo di energia, rafforzando ancora una volta l’impegno del Gruppo verso la sostenibilità.

Evoca continua ad essere leader nel mondo delle macchine da caffè professionali, stabilendo nuovi standard per il design e l’innovazione. W100 è la perfetta combinazione di tecnologie all’avanguardia, attenzione alla sostenibilità e design orientato all’utente.

Il Red Dot Design Award è solo l’ultimo di una serie di riconoscimenti che evidenziano il successo continuo di Evoca e la sua capacità di offrire prodotti che ispirano e soddisfano i consumatori in tutto il mondo.

Per maggiori informazioni su W100, visita la pagina web, e per i dettagli sul Red Dot visita red-dot.org.

La scheda sintetica di Evoca Group

Evoca Group è un produttore leader a livello mondiale di macchine da caffè professionali e distributori automatici per il consumo fuori casa, con una storia nel settore di oltre 100 anni. Grazie al suo ampio portafoglio di marchi, è in grado di offrire una gamma completa di prodotti agli oltre 10.000 clienti del Gruppo, servendo i consumatori in hotel, ristoranti, uffici, spazi pubblici e molto altro.

Per maggiori info basta cliccare qui.

Luigi Morello a sostegno di Trieste Coffee Experts: “Una tappa fondamentale”

TRIESTE – Luigi Morello, presidente dell’Iei (Istituto espresso italiano) e fondatore della M25 Consulting, ha voluto esprimere il proprio pensiero riguardo l’ottava edizione del Trieste Coffee Experts, prevista per le giornate del 6 e del 7 dicembre 2025. Divulgatori, specialisti, leader di aziende e associazioni si incontreranno per discutere dei “Coffee Megatrends”, tra i quali: industria 5.0, intelligenza artificiale, l’eccellenza del Made In Italy, l’Umanocentrismo, la sostenibilità, l’innovazione e molto altro.

Il summit organizzato da Bazzara, che unisce ogni due anni importanti interpreti del mondo del caffè nella città di Trieste, si terrà nella splendida cornice dell’hotel Savoia Excelsior Palace.

Di seguito riportiamo il commento di Luigi Morello (presidente di Iei) riguardo l’appuntamento di dicembre:

Morello: “Il Trieste Coffee Experts rappresenta per me ormai un appuntamento fisso. Ho avuto il piacere di partecipare come partner a diverse delle rassegne organizzate dai Bazzara: prima come rappresentante del Gruppo Cimbali, poi con la M25 Consulting, che ho fondato nel 2023.

Ogni presenza è stata un’occasione unica per ascoltare e confrontarmi con molti personaggi di primo piano. Ritengo che l’ottava edizione, prevista per il 6 e 7 dicembre di quest’anno, rappresenti una tappa fondamentale, in quanto prevede al suo interno alcune grosse novità: in primis l’organizzazione degli Stati generali del caffè, che incarna la necessità di risposte dell’intero settore, in secondo luogo per l’apertura al mondo dei torrefattori.

In qualità di presidente di IEI sono molto felice di questo ampliamento della manifestazione, in quanto i torrefattori rappresentano un segmento strategico per un evento che cerca soluzioni concrete al momento molto caotico che stiamo vivendo. Sono convinto poi che i Bazzara daranno ampio spazio al valore divulgativo dell’evento e alla comune battaglia riguardo la diffusione della cultura del caffè di qualità“.

Parole che confermano quanto il Trieste Coffee Experts sia ormai un punto di riferimento imprescindibile per chi ha a cuore le sorti del mondo del caffè. Un’occasione preziosa per fare rete, condividere visioni e – soprattutto – costruire insieme il futuro di un settore in continua evoluzione.

Gruppo Nestlé in Italia: utilizzate oltre 6 tonnellate di bucce di nocciola come mangime per il progetto di economia circolare Live-Haze

ASSAGO (Milano) – Si consolida il progetto sperimentale Live-Haze, di cui il Gruppo Nestlé in Italia è partner. Grazie al finanziamento del fondo PRIN (Progetti di rilevante interesse nazionale) del Ministero dell’Università e della Ricerca, il progetto sta studiando la possibilità di valorizzare vari scarti agroindustriali, tra cui le cuticole di nocciola, impiegandoli come ingredienti per la produzione di mangimi zootecnici, con l’obiettivo di favorire la creazione di un nuovo modello di economia circolare.

Il progetto Live-Haze del Gruppo Nestlé in Italia

Nestlé ha destinato al programma gli scarti del processo di tostatura delle nocciole del suo stabilimento Perugina di San Sisto (PG) e, attraverso il contribuito di altre aziende del comparto che hanno aderito all’iniziativa, attualmente sono già state raccolte e utilizzate per l’alimentazione animale oltre 6 tonnellate di cuticole di nocciole.

Il loro uso nella nutrizione degli animali risulterebbe particolarmente idoneo grazie all’elevata concentrazione di polisaccaridi, acidi grassi e sostanze antiossidanti come i tocoferoli.

Al progetto Live-Haze prendono parte team di diverse università italiane: Università di Torino, Università di Catania, Università degli Studi di Milano, Università degli Studi di Perugia e Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.

Oltre all’analisi qualitativa sulla carne e il latte derivante da bestiame che ha seguito questo tipo di alimentazione, i ricercatori stanno sondando l’opinione dei consumatori per capire se siano favorevoli a nutrirsi di carne ottenuta da bovini alimentati con mangimi non tradizionali, ma realizzati con sottoprodotti dell’industria agroalimentare.

Lo studio[1] condotto dal team dell’Università di Torino, composto da scienziati e scienziate dei Dipartimenti di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari e di Scienze Veterinarie, dimostra come il livello di consapevolezza e sensibilità ambientale dei i consumatori possa influenzare le loro scelte alimentari a tal riguardo.

In particolare, lo studio ha dimostrato come i partecipanti fossero tendenzialmente favorevoli all’idea di consumare carne ottenuta da bovini alimentati con mangimi non tradizionali, soprattutto se informati dei benefici ambientali e per la salute animale derivanti dai mangimi stessi.

Tuttavia, coloro che si dichiaravano poco interessati ai metodi di alimentazione animale e alle tematiche di sostenibilità ambientale, tendevano a manifestare un maggiore scetticismo nei confronti di questi mangimi alternativi.

Sulla disponibilità ad accettare ingredienti non tradizionali nell’alimentazione del bestiame pesano quindi vari fattori ideologici e caratteriali, tra cui la sensibilità ambientale e la paura di provare nuovi alimenti, che possono influenzare la percezione individuale di rischi e benefici associati agli stessi.

In sintesi, si può affermare che il livello di sensibilità verso tematiche ambientali rappresenti un elemento chiave nella disponibilità ad accettare questa novità, mentre le preoccupazioni riguardo ai possibili effetti sulla salute costituiscono il principale ostacolo da superare.

La partecipazione al progetto “Live-Haze” si inserisce nel più ampio impegno che Nestlé sta compiendo per la sostenibilità del proprio business, con l’obiettivo di generare un impatto positivo sulle comunità e sul pianeta.

Il Gruppo sta lavorando per accelerare la transizione verso pratiche di agricoltura rigenerativa, migliorare la riciclabilità dei propri imballaggi, promuovere la creazione di nuovi modelli di economia circolare, dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2030 e raggiungere quota zero entro il 2050.

“Il progetto Live-Haze dimostra che è possibile creare un innovativo modello di economia circolare, che non riduca solo gli sprechi, ma che riesca a trasformare uno scarto di produzione in mangime per animali, contribuendo così a una filiera più circolare. Siamo orgogliosi di prender parte alla sperimentazione e di aver contribuito, insieme agli altri partner, a raccogliere 6 tonnellate di cuticole di nocciola. Crediamo fermamente che iniziative come questa, che vedono lavorare fianco a fianco diversi attori, come aziende e università, possano fare davvero la differenza” ha dichiarato Marta Schiraldi, Head of Sustainability Nestlé Italia.

[1] La ricerca completa è consultabile cliccando qui.

La scheda sintetica di Gruppo Nestlé

ll Gruppo Nestlé opera in 187 Paesi con più di 2000 marche tra globali e locali, è l’azienda alimentare leader nel mondo, attiva dal 1866 nella produzione e distribuzione di prodotti per la nutrizione, la salute e il benessere delle persone. Good food, Good life è la nostra firma e il nostro mondo. Nel nido che condividiamo – simbolo di protezione, crescita e identità – lavoriamo ogni giorno per sostenere il benessere delle persone di tutto il mondo, con un impegno concreto verso la nutrizione, il pianeta, le persone e le comunità in cui operiamo.

Presente da oltre 110 anni in Italia, Nestlé rinnova ogni giorno il suo impegno attraverso azioni concrete, esprimendo con i propri prodotti e marchi tutto il buono dell’alimentazione.

L’azienda opera nel Paese in 9 categorie merceologiche, con un portafoglio di oltre 90 marche, tra cui: Meritene, Pure Encapsulations, Vital Proteins, Optifibre, Modulen, S.Pellegrino, Acqua Panna, Levissima, Bibite  e aperitivi Sanpellegrino, Purina Pro Plan, Purina One, Gourmet, Friskies, Felix, Nidina, Nestlé Mio, Nespresso, Nescafé, Nescafé Dolce Gusto, Starbucks, Orzoro, Nesquik, Garden Gourmet, Buitoni, Maggi, Perugina, Baci Perugina, KitKat, Galak, Smarties, Cereali Fitness.

 

Daniele Ferrero, Venchi cacao e gelati: “Il nostro obiettivo? Raggiungere 290 milioni di ricavi a fine 2025”

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MILANO – Venchi, cacao e gelati, può vantare una rete con 203 store in tutto il mondo e un fatturato che, a fine 2025, si pensa possa quasi toccare la vetta dei 300 milioni di euro. La strategia del Gruppo è portata avanti da Daniele Ferrero, alla guida dalla fine degli anni ’90. Leggiamo di seguito un estratto dell’intervista a Daniele Ferrero condotta da Adriano Lovera per il portale d’informazione retail&food.

Partiamo da una delle operazioni più recenti, l’ingresso di De Agostini con circa il 10% del capitale. Qual è il significato di questa apertura del capitale?

Ferrero a retail&food: “Questo passaggio rappresenta un passo strategico per il gruppo, finalizzato a rafforzare ulteriormente la crescita e consolidare la nostra posizione nei mercati globali. Sul fronte del capitale, nel 2022 abbiamo coinvolto i manager nell’azionariato, anche questo un passo fondamentale per allineare la strategia di crescita e favorire una maggiore condivisione delle informazioni economico-finanziarie”.

Questo potrebbe aprire la strada a integrazioni con altri brand?

“Direi di no. I De Agostini sono entrati in Venchi come famiglia. Questa partecipazione non ha niente a che fare con quelle portate avanti dai fondi di Dea Capital o da altri veicoli riconducibili ai De Agostini. Peraltro, nella storia di Venchi è accaduto spesso di accogliere nuovi partner, tra cui family office”.

Rispetto al bilancio, avevate dichiarato per la chiusura 2024 l’obiettivo di 250 milioni di ricavi. Risultato centrato?

Sì, il 2024 si è chiuso intorno a questa cifra, che corrisponde a una crescita del 20% rispetto all’anno precedente. Quanto ai margini, siamo intorno al 20% di Ebitda. Mentre per il 2025, l’obiettivo è raggiungere 290 milioni di ricavi”.

Che cosa vuole diventare Venchi nei prossimi cinque anni?

“Vogliamo migliorare su ogni singolo aspetto dell’esperienza cliente, che sia essa digitale o fisica, cioccolato o gelato, e contiamo di aumentare la nostra presenza in diversi Paesi, soprattutto nei nodi centrali del turismo mondiale, in particolare nei grandi aeroporti”.

Per leggere l’intervista completa basta cliccare qui

Ecco come fare un caffè all’americana, metodo pour-over, più forte ma usando meno chicchi: lo studio

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MILANO – Un team di ricercatori dell’Università della Pennsylvania ha creato un metodo per ottenere una miscela di caffè più forte utilizzando meno chicchi,naturalmente per la preparazione del caffè americano. La ricerca, riportata su Physics of Fluids,  si è concentrata su come rendere più efficiente la preparazione di una delle bevande più consumate al mondo, soddisfacendo in tal modo l’elevata domanda globale. Nello studio è stato esplorato in particolare il metodo del filtrato con tecnica pour-over.

Lo studio sul caffè dell’Università della Pennsylvania

Per rivelarne le dinamiche interne, sono stati sostituiti inizialmente i fondi di caffè opachi con particelle di gel di silice in un cono di vetro, osservando il processo con un foglio laser e una telecamera ad alta velocità.

È stato scoperto un effetto valanga che porta a un forte mescolamento a diverse altezze di versamento, anche con un getto pour-over delicato. Inoltre, è stato constato che questo mescolamento non è significativamente influenzato da uno strato di grani galleggianti, spesso presente nei pour-over.

Successivamente, sono stati condotti esperimenti con fondi di caffè reali per misurare il rendimento di estrazione dei solidi totali disciolti.

Questi risultati indicano che l’estrazione del caffè può essere ottimizzata prolungando il tempo di mescolamento con versamenti più lenti ma più efficaci, sfruttando le dinamiche dell’effetto valanga.

“Quello che consigliamo è di alzare il livello di versamento il più possibile, mantenendo comunque un flusso laminare, in cui il getto non si interrompe quando colpisce la polvere di caffè”, ha affermato l’autore Ernest Park.

Questo suggerisce che, invece di aumentare la quantità di chicchi, il profilo sensoriale e la forza della bevanda possono essere regolati variando la velocità del flusso e l’altezza di versamento. In questo modo, l’efficienza dell’estrazione potrebbe essere meglio controllata, contribuendo a ridurre la pressione sulla domanda globale di chicchi di caffè.

Retail: arriva SumUp Bookings, soluzione per gestire gli appuntamenti dedicata ai piccoli business

MILANO – SumUp, fintech attiva nel settore dei pagamenti digitali con soluzioni innovative per business di ogni dimensione, annuncia il lancio di Bookings, il nuovo prodotto pensato per facilitare l’operatività e supportare la crescita di freelance ed esercenti che operano nel settore dei servizi, compresi estetisti e parrucchieri, ma anche professionisti e consulenti, grazie a funzionalità di pianificazione più efficienti. Gratuito e facile da usare, Bookings semplifica la gestione degli appuntamenti e la riscossione dei pagamenti per gli esercenti SumUp.

Il lancio di Bookings di SumUp

Grazie a una moderna tecnologia e alla possibilità di effettuare prenotazioni online, la pianificazione degli appuntamenti si è evoluta e consente ai potenziali clienti di beneficiare di un’alternativa più efficiente, anche laddove in passato abbiano riscontrato problemi con i tradizionali servizi di assistenza telefonica.

SumUp invita continuamente gli esercenti a fornire feedback sugli strumenti necessari per semplificare la gestione della loro attività e Bookings nasce proprio per rispondere alla richiesta, sempre più frequente – soprattutto da parte degli esercenti del mondo beauty, come i parrucchieri – di un sistema di prenotazione gratuito.

La prenotazione online considera le esigenze e le abitudini di molti consumatori: accorciando i tempi tra la ricerca di un servizio in rete e la prenotazione, le aziende possono registrare un aumento significativo dei tassi di conversione.

Un altro vantaggio della prenotazione online è che può essere effettuata in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, con maggiore praticità per i potenziali clienti.

Le più tradizionali prenotazioni telefoniche sono, infatti, soggette a restrizioni orarie e, talvolta, può non essere facile riservare un taglio di capelli o una cena se si chiama in un momento di grande affluenza o se l’esercente scelto non è disponibile: online, al contrario, è possibile prenotare con calma ed esplorare tutte le opzioni disponibili. Tutto questo, oltre a semplificare la vita dei clienti, fa risparmiare tempo alle attività commerciali che non devono più rispondere alle telefonate durante l’orario di lavoro.

SumUp Bookings è disponibile dall’estate 2024 in Regno Unito, Francia, Germania, Irlanda, Austria Spagna e Svizzera.

Ora, insieme all’Italia, la soluzione viene lanciata anche negli altri paesi in cui la fintech opera nel continente.

Nel corso del 2025, inoltre, SumUp punta ad aggiungere ulteriori funzionalità, tra cui, ad esempio, prenotazioni multiple o ricorrenti, integrazione con calendari di terze parti e reportistica avanzata.

“Gli esercenti che operano nel settore dei servizi, come parrucchieri e professionisti, hanno bisogno di strumenti che semplifichino la richiesta e la gestione degli appuntamenti sia per intercettare nuove opportunità, sia per risparmiare tempo e potersi dedicare a migliorare costantemente il servizio che offrono ai propri clienti – dichiara Grzegorz Lech, vice president of engineering di SumUp -. Mettere a disposizione diverse opzioni di prenotazione può incrementare gli appuntamenti e il giro d’affari”.

“Con Bookings vogliamo offrire a esercenti e professionisti uno strumento per ottimizzare questo aspetto del loro business e ampliare ulteriormente l’ecosistema di soluzioni che SumUp mette ogni giorno a disposizione dei propri merchant per sostenerne la crescita”.

La scheda sintetica di SumUp

SumUp è l’azienda leader a livello mondiale nel settore della tecnologia finanziaria, con l’obiettivo di democratizzare il settore dei pagamenti digitali per i piccoli commercianti. Fondata nel 2012, SumUp è il partner finanziario di oltre 4 milioni di esercenti in 36 mercati nel mondo, aiutandoli ad avviare, gestire e far crescere la loro attività.

Attraverso la sua Super App, SumUp offre ai commercianti un conto e una carta aziendale gratuiti, un negozio online e una soluzione di fatturazione, oltre a pagamenti di persona e a distanza perfettamente integrati con i terminali per carte e i registratori di cassa SumUp.

Con l’intento di valorizzare il proprio successo per rendere il mondo un posto migliore, SumUp si è impegnata a donare l’1% del proprio fatturato a sostegno di cause ambientali e supporta progetti educativi e imprenditoriali a livello globale. Nel 2023 la società è stata riconosciuta come Top Global Employer per la comunità LGBTQ+ dallo Stonewall Workplace Equality Index. Per maggiori informazioni, visita il sito web.

Il maestro gelatiere Alberto Marchetti presenta il gusto AffogaTOH con caffè e nocciolini

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Il gusto di gelato AffogaTOH è l’ultima creazione del maestro Alberto Marchetti. Tra gli ingredienti si possono trovare gelato al caffè, panna montata e nocciolini di Chivasso Fontana. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Antonella Rea per il portale d’informazione Torino Cronaca.

Il gusto AffogaTOH di Alberto Marchetti

MILANO – Dall’incontro tra il maestro gelatiere Alberto Marchetti, la Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro ETS e il TOH dell’artista Nicola Russo nasce una nuova delizia: “AffogaTOH”.

Dopo il successo di Zabà, Cremà e Pandò, Alberto Marchetti presenta un nuovo prodotto che mette l’accento sulla bontà e sulla semplicità. La filosofia è chiara: “solo quello che serve, niente di più”.

AffogaTOH è una reinterpretazione da passeggio del classico torinese Bicerin, trasformato in un concentrato delle golosità firmate Marchetti. Gli ingredienti includono gelato al caffè, Zabà, panna montata e i nocciolini di Chivasso Fontana.

Il gelato al caffè offre una base intensa e cremosa, mentre Zabà aggiunge una nota avvolgente e ricca. La panna montata dona leggerezza e morbidezza, bilanciando i sapori, mentre i croccanti nocciolini completano l’esperienza con una piacevole texture.

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Bruxelles: al Café de la Presse arrivano i coffee bar party, l’alternativa alle discoteche notturne

Il Café de la Presse di Bruxelles ha ospitato in data 6 aprile il primo coffee shop party della città. L’evento è stato un successo con oltre 300 partecipanti. Il concetto è quello di offrire un’alternativa sana alla vita notturna tradizionale. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo del portale d’informazione 31 Mag.

I coffee bar party al Café de la Presse di Bruxelles

BRUXELLES – Domenica 6 aprile, il Café de la Presse di Bruxelles ha ospitato il primo coffee shop party della città, attirando decine di ballerini. Questo tipo di festa, che combina caffè e musica, è già una tendenza in altre città come Amsterdam e Londra, ma ora sta conquistando anche la capitale belga.

Il concetto è semplice: le caffetterie si trasformano in locali notturni durante il giorno, offrendo dj-set e un’alternativa sana alla tradizionale vita notturna.

Cameron Heal, del concept di festa Hangar, ha dichiarato che l’evento di domenica è stato un successo imprevisto, con oltre 300 partecipanti, rispetto ai 100 previsti inizialmente. Il DJ set è stato pensato come una promozione per Hangar Festival, che si terrà tra due settimane, dice Bruzz.

L’evento è iniziato alle 11:00 e non è stato servito alcol, in linea con l’idea di creare un ambiente più sano per chi vuole ballare senza esagerare.

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Gabriella Scarpa, Ar-Tea: “Alla maggior parte dei gestori dei bar ancora non interessa evolversi”

VENEZIA – La parola a Gabriella Scarpa, fondatrice di Ar-Tea, da ormai sei anni a Venezia, Dorsoduro 2799, alla fermata vaporetto Ca’ Rezzonico, ma inizialmente nata a Treviso come Associazione culturale e ora diventata S.r.l., insieme al supporto di colei che è stata la sua prima allieva e oggi divenuta socia, Federica Lazzarini.
È in corso l’evoluzione della Academy provvista anche di uno shop, sempre nel centro storico di Venezia.

L’avventura di Scarpa segna l’undicesimo anno di attività. Sommelier del Tè certificata a Londra presso l’Uk Tea Academy e trainer autorizzata UKTA per l’Italia, Tea Evaluator e Tea Taster Livello 1 e Livello 2 per la conoscenza del Tè Cinese, ufficialmente riconosciuto dal Governo Cinese a Livello Nazionale. Il curriculum non manca.

Scarpa, com’è cambiato il mondo del tè in Italia dal momento in cui ha deciso di fondare Art-Tea ad oggi?

“Si sta evolvendo rapidamente. Ho aperto la mia prima sala da tè oltre dieci anni fa a Treviso, non prima di aver studiato questa bevanda, senza improvvisazione. Non erano in tanti ad avvicinarsi al tè, in Italia ancora considerato come una bevanda legata al benessere e non al piacere e alla convivialità.

Il motivo per cui ho voluto fare divulgazione nasce proprio dalla volontà di raccontare questa cultura millenaria, spiegando i tè artigianali in foglie prodotti in piccola scala, e la loro preparazione.

La mia missione è sempre stata questa. Da allora le cose sono decisamente migliorate: oggi, grazie all’azione congiunta di diversi professionisti come me, la conoscenza dei tè in commercio e della sua cultura sono aumentati. Anche i media si stanno occupando sempre più spesso di questa realtà: da quest’anno inoltre, a causa della tolleranza zero per
l’alcol alla guida, il tè viene ulteriormente vissuto come alternativa al vino durante i pasti, anche nei ristoranti di un certo calibro, che si stanno interessando a questa soluzione sostitutiva necessitando sempre più anche di formazione.

La preparazione del tè (foto concessa)

Il tè è naturalmente privo di alcol e sta iniziando ad occupare nuovi spazi, lo si nota anche dal numero sempre crescente di persone che si avvicinano allo studio di questa materia attraverso i miei corsi per diventare Tea Sommelier.

Inizialmente si iscrivevano per lo più donne appassionate, ora invece non c’è differenza di genere nella percentuale di iscritti. La fascia anagrafica dei più giovani, che intravede un futuro davanti a sé, investe volentieri in soluzioni applicabili in modo effettivo nel mondo del lavoro.

In effetti le opportunità esistono, soprattutto se si scelgono le giuste Academy: come in tutti i campi, anche in questo, molti si improvvisano insegnanti, ma per essere docenti è necessario come minimo aver in precedenza studiato ed essere certificati da realtà consistenti. Chi si avvicina a questo mondo non sa però come orientarsi e come selezionare il percorso formativo più idoneo.

Noi rilasciamo certificazioni riconosciute internazionalmente da anni, con metodi di insegnamento che trasmettono le giuste competenze e che, per questo, offrono anche degli sbocchi professionali importanti.”

Quindi il sommelier del tè che ruolo può avere in Italia?

“Oggi la figura di sommelier del tè è ancora molto rara, si viene però di recente assunti in alcuni alberghi importanti e in città ricche di cultura e turismo, come Roma o Venezia. Si può quindi trovare spazio in realtà che vogliono proporre un tea time studiato, una carta del tè, una consulenza. Come sommelier si può decidere anche di aprire uno shop o essere assunti da catene internazionali che hanno bisogno di operatori formati. In Italia non siamo in tanti ad essere certificati, c’è quindi posto per tutti.”

Scarpa, ma da dove arriva il tè in Italia? Quali sono le proporzioni tra il tè in foglie e quello in bustina?

Il tè in foglie (foto concessa)

“Sicuramente il tè arriva in Italia in bustina più di quanto arrivi in foglia: le persone sono abituate per la maggiore ad assumerlo in questa forma, pensando che sia molto più veloce e facile da preparare, acquistandolo spesso presso la grande distribuzione, dove normalmente si trovano tè industriali.

I Paesi produttori sono molti e in Italia il tè può arrivare dall’India, dalla Cina, dal Giappone (che spesso fornisce il tè in foglia all’Italia), dallo Sri Lanka, ancora chiamato “Ceylon” nel mondo del tè (in bustina ma di qualità più elevata). I grossisti del tè europei, forniscono tè sia in foglia che in bustina, blend in purezza e tè aromatizzati, ma si trovano quasi tutti in Germania. La maggior parte dei commercianti si rivolge a questi grossisti.

Lo scambio diretto con i coltivatori può essere una strada alternativa, questa scelta è però molto impegnativa perché necessita di creare prima una rete di fornitori direttamente nei paesi di origine del tè, come il Giappone, la Cina, l’India, o lo Sri Lanka, costruita nel tempo tramite viaggi, ricerca, connessioni tra professionisti, continuo aggiornamento, supporto di internet. L’apertura politica di alcuni paesi, che prima erano chiusi, ora consente anche un maggiore scambio di informazioni sul prodotto.

Bisogna però sapere sempre cosa scegliere, e come dialogare con i produttori, i rivenditori e con gli enti garanti nei vari luoghi del mondo.”

L’horeca come vede il tè oggi, la situazione è migliorata?

“Purtroppo non molto, vedo che si continuano spesso ad usare l’acqua del rubinetto e la macchina del caffè per infondere tè di bassa qualità in bustina. La maggior parte dei gestori dei bar ancora non è interessata ad evolversi, pur non conoscendo molto di questa bevanda. Ciononostante il tè in questi locali costa molto, considerando la scarsa qualità, molto meglio bere un tè a casa propria a questo punto.

Va detto però che, negli ultimi anni, alcuni giovani imprenditori stanno aprendo bar in stile internazionale, influenzati delle tendenze che arrivano dal nord Europa, dove il tè viene introdotto con maggiore consapevolezza. Sono spesso locali specializzati, con una maggior cura del particolare e per tutta la gamma offerta.

Anche per il caffè in Italia, nonostante sia in realtà è una bevanda molto consumata, resta comunque difficile abbattere il muro costruito da una consuetudine nella consumazione in quantità e non in qualità, è quello che si vede nel mondo horeca. Una crescita qualitativa di proposta nell’offerta si vede invece soltanto a livelli molto elevati. Per questo Ar-Tea offre anche corsi di formazione specifici che si rivolgono proprio al mondo Horeca.

Il consumatore finale spesso, non conoscendo il mondo del tè, si accontenta di quello che trova, ma soltanto imparando ad affinare il palato non torna un più indietro perché la qualità si sente.”

Scarpa: “Ora inserirò dei corsi meno strutturati e più alla portata di tutti.”

“Mi è stato consigliato da alcuni allievi che lavorano nel mondo horeca, di proporre i corsi horeca il lunedì e il martedì, ovvero durante le giornate libere per i gestori. Quindi, a partire da questa primavera, sarà disponibile un percorso horeca composto da singole
degustazioni mirate proposte su base mensile il lunedì pomeriggio. Le brevi lezioni possono essere scelte singolarmente oppure tutte assieme come pacchetto formativo.

Il lavoro di squadra dietro Ar-Tea (foto concessa)

Parallelamente offriamo consulenze aziendali sartoriali, spesso anche formando il personale degli alberghi e insegnando loro ad utilizzare correttamente le attrezzature disponibili in loco, e a rapportarsi in modo professionale in base anche alle richieste della clientela.”

Come si crea una carta del tè?

“Una carta del tè va progettata accuratamente, considerando innanzitutto il target di riferimento, capendo se vale la pena di servire sofisticati tè speciali e costosi, oppure se optare per soluzioni più accessibili per palati meno esperti, ma anche per prezzo e preparazione. Diverse proposte vanno considerate anche in base al luogo, ad esempio i locali di passaggio sono obbligati da tempistiche serrate, ma se si trovano invece in luoghi in cui il pubblico si può fermare a lungo possono essere più slow.

Anche la quantità e la tipologia delle proposte, come ad esempio tè in purezza che vanno spiegati, oppure tè aromatizzati che si vendono da soli, e l’aggiunta magari di qualche classico e di alcune alternative senza caffeina potrebbero essere considerati oppure no. Poi si valuta la scelta dei fornitori adeguati, oppure l’eventuale personalizzazione del prodotto e infine, se questo deve essere anche venduto o soltanto somministrato.

La carta del tè si rivolge al pubblico, dovrà quindi fornire brevi e suggestive spiegazioni oltre ai nomi dei tè e ai prezzi, va consigliato il momento ideale per la sua consumazione, vanno suggeriti gli aromi principali, e infine un accenno al terroir, come si fa per il vino.

È inoltre necessario fornire informazioni aggiuntive dedicate solo al personale che lo serve, lo prepara, lo racconta, come ad esempio i parametri corretti per l’infusione, l’uso dell’acqua e qualche informazione da raccontare alla clientela, spesso non esperta della materia.”

Scarpa, la sua collaborazione con Carpigiani le ha fatto esplorare il tè nel gelato: ci può parlare di questo abbinamento a prima vista insolito?

“Collaboro con la Carpigiani Gelato University da poco più di due anni, una realtà straordinaria, che eroga corsi di formazione per i propri clienti unendo alla propria conoscenza quella di altri professionisti esperti nelle materie prime utilizzate per la preparazione dei vari gusti di gelato: ad esempio caffè, cioccolato, nocciole e tè.

Hanno contattato la Uk tea Academy a Londra, che mi ha direttamente incaricata di creare le ricette di gelato al tè insieme ad un corso di formazione professionale in italiano e in inglese da erogare in questo settore. Ne è uscito un ricettario creato da me e dal maestro gelatiere Stefano Tarquinio, fornito sia chi acquista il corso che venduto separatamente. I corsi vengono erogati online in diretta, non sono video corsi preregistrati, servono a guidare, chi acquista i noti macchinari Carpigiani nella produzione di gelati al tè.

Non tutte le categorie del tè comunque vengono valorizzate dalle basse temperature: quelli bianchi sono talmente delicati, che nel gelato non funzionano, anche i tè fermentati, come i Puer ricchi di note di sottobosco, non si prestano molto a queste preparazioni, ma alcune tipologie di tè verdi, molti tè neri e Oolong, sia in purezza che aromatizzati, funzionano molto bene.

Il Chai indiano, essendo un tè nero robusto e arricchito da varie spezie, che in India viene preparato con il latte e lo zucchero, richiama già l’idea di un gelato. Ispirati da questo, abbiamo compreso che anche la comunicazione è importante per la scelta dei tè per i gelati, che non devono essere totalmente sconosciuti, ma essere invece riconosciuti, come un Earl Grey o di un English Breakfast che risultano subito più semplici da comprendere. L’Hojicha è un tè meno conosciuto, seppure strepitoso nel gelato, ricordando il cappuccino (parola che si dovrebbe usare con i clienti per avvicinarli al prodotto).”

Il Matcha in Italia: che sta succedendo?

“Il Matcha è un tè verde giapponese che si presenta in polvere. Purtroppo il nome Matcha non è stato protetto e oggi, come definizione, può legalmente includere anche altre tipologie di tè verde in polvere.

Quando si acquista un Matcha, se non si sa cosa si sta cercando esattamente, si potrebbe facilmente acquistare un prodotto di scarsa qualità, che nulla ha a che fare con un Matcha originale. Spesso le persone si avvicinano a questo tè per i suoi benefici sulla salute, questo però non funziona se si assume un prodotto di scarsa qualità, privo delle caratteristiche salutari e organolettiche che ci si aspetta da un Matcha originale.

I Matcha sono costosi, in primis perché la loro lavorazione richiede tanto tempo e professionalità. Devono provenire dal Giappone, non da altri Paesi del mondo. Quindi, quanto può costare? Ci sono diversi livelli qualitativi e ognuno di questi è adatto a determinate preparazioni: il Matcha cerimoniale per fare il gelato è un po’ sprecato, anche se il risultato è davvero spettacolare.

Per il Matcha latte o il tiramisù, bisogna acquistarne comunque uno di buona qualità, giapponese, ma di grado latte oppure culinary, che si prestano bene a queste ricette anche per il prezzo. Il Matcha Latte può già contenere a volte anche edulcoranti e vaniglia.

Personalmente sono propensa a fare acquistare quello in purezza a cui poi aggiungere, eventualmente, altri ingredienti e utilizzarlo anche per altre preparazioni. Poi ci sono i gradi Premium, ottimi Matcha da usare sia in modo tradizionale sbattuti in tazza (Chawan) con il tradizionale frustino di bambù (Chasen), oppure per il matchaccino o il matchamisù al posto del cafffè.

Infine il grado cerimoniale rappresenta il top, scegliendo tra differenti blend o monocultivar e origini, imparando a identificarne i diversi sentori che offrono. Approfondendo, si può trovare il prodotto giusto per la specifica necessità. Nei bar è possibile valorizzare il Matcha tradizionale ma ci si deve attrezzare bene e soprattutto imparare a conservarlo adegiatamente.

La bevanda di qualità deve avere un bel colore verde brillante, e si può ottenere un ottimo risultato in tazza anche utilizzando bassi quantitativi della polvere di tè: tutto questo però si raggiunge attraverso una giusta formazione dell’operatore. Un vero Matcha proviene da piantagioni oscurate per almeno tre settimane filtrando fino al 90% dei raggi solari, prima che le foglie vengano raccolte in primavera.

Questo consente agli aminoacidi contenuti nel tè di non convertirsi in polifenoli, in favore di uno spiccato gusto dolce e umami e di una bassa presenza di amarezza e astringenza. Un vero Matcha è il risultato di un’attenta coltivazione e lavorazione, i matcha economici invece, essendo privi delle corrette caratteristiche, danno origine a bevande amare e astringenti.”

Il te in Italia, come lo vede lei in futuro?

“Lo vedo in via di sviluppo nei prossimi anni. C’è voglia da parte degli italiani di approfondire questo mondo.

Con la pandemia c’è stata la necessità di comprendere meglio ciò che fa bene all’organismo: il consumo di tè è esploso in questo senso aumentato tantissimo, e da lì è rimasto piuttosto elevato. Oggi inoltre vista, la tolleranza zero per il consumo di alcol, prevedo un’ulteriore crescita del consumo di tè e, di conseguenza, anche il maggior desiderio di esplorare questa bevanda dal punto di vista professionale, acquistando di più
sia in quantità che in qualità.

Gli italiani acquistano prima di tutto ciò che già conoscono, ovvero tè in bustina, neri e aromatizzati. Molti però si avvicinano al tè verde per questioni di salute, senza però avere competenza in materia.

Il problema con il tè verde è dato dal fatto che è molto più sensibile ad una cattiva preparazione. Quelli aromatizzati sono ricchi di aromi sintetici che spesso coprono i difetti di tè di bassa qualità, i tè neri invece sono più robusti e quindi ci si accorge meno degli errori nell’infusione.

In realtà però qualunque tè infuso con acqua di rubinetto piena di cloro, con tempi di infusione e temperature errati, risulta sgradevole. Inoltre, spesso non si utilizza la corretta attrezzatura, facendo poca attenzione al risultato finale. Quindi un buon tè in tazza è il risultato di una serie di semplici accortezze.

Uk Tea Academy ora sta cambiando il percorso formativo, e sta creando corsi molto più brevi e sezionati. Il primissimo livello, il Tea Essentials, sarà una porta di ingresso facilitata sul mondo del tè alla portata di tutti tutti. A questo, si potranno poi aggiungere i livelli successivi, per approfondire sempre di più questo argomento.”

La mappa in Italia del tè

“Stanno nascendo diverse realtà in Italia che offrono sia la somministrazione che l’acquisto del tè, ognuna con la propria identità.

Attraverso i social noto rapidi cambiamenti, e vedo una maggiore diversificazione tra i fruitori dei nostri corsi. Sono convinta che nei prossimi anni si potranno bere e trovare buoni tè molto più di quanto si possa pensare, per questo ci sarà più lavoro e spazio per tutti.

Ci sono città più internazionali come Milano, che ospitano già una comunità cinese importante, ma ci sono anche luoghi più contenuti, come Venezia, che stanno assumendo una certa rilevanza nel mondo del tè: ho svolto alcuni eventi culturali insieme al Museo Nazionale del tè cinese per la commemorazione dei 700 anni della morte di Marco Polo, iniziata lo scorso anno ma che durerà tre anni.

A marzo si svolgerà a Venezia un Festival dedicato all’acqua che verrà poi riproposto su base biennale, anche il tè sarà protagonista. Stanno sorgendo, anche sul piano culturale, delle manifestazioni che si rivolgono a questa bevanda che non è più solo una commodity, ma che si lega fortemente a tante culture del mondo.

Questa è una finestra importante dalla quale affacciarsi verso i consumatori: è affascinante studiare anche la storia di questa bevanda che ha cambiato la storia culturale ed economica di molti popoli e nazioni.

A Venezia si può pasteggiare a tè sapientemente abbinato ai piatti locali. Local è un ristorante stellato veneziano gestito da titolari giovani e appassionati che propongono percorsi di degustazione, tra questi uno è dedicato al tè. Il riscontro sembra per ora essere ottimo e sempre più clienti ora richiedono questa piacevole combinazione.

Un altro esempio è Zanze XVI, in cui il tè viene inserito nella preparazione delle pietanze e proposto come abbinamento.

Entrambi hanno scelto tè di elevatissima qualità e sono stati formati da Ar-Tea Academy nella mia persona, per imparare la conservazione, la preparazione e la selezione dei tè pregiati che utilizzano.”

Il mondo del tè nella mixology

“Viene utilizzato sempre più spesso, ma raramente con cognizione di causa. Conoscere la materia prima farebbe la differenza nella riuscita finale del cocktail, basterebbe prestare la stessa attenzione che si utilizza nella qualità degli spiriti, anche nella scelta della qualità del tè. Ma per ora ci accontentiamo del fatto che venga utilizzato come ingrediente e che questo renda interessante e innovativa anche una carta dei cocktail.

Il tè viene infine utilizzato anche nel mondo dei cosmetici per le sue proprietà antiossidanti e disinfettanti, e nella profumeria. Proprio una famosa azienda veneziana “The Merchant of Venice” ha dedicato alcuni profumi al tè, custoditi gelosamente in splendide bottiglie di vetro di Murano.”

Amcor con AmFiber risponde alle nuove sfide del packaging a base carta, riciclabile dalle cartiere senza compromessi sulla qualità

MILANO – E’ recente il lancio da parte di Amcor del packaging in carta pronto per il riciclo per bevande secche e caffè. AmFiber™. Una soluzione che si sposa bene con le nuove esigenze del mercato, sia da parte dei consumatori finali che delle aziende, sempre più attente a trovare strade più sostenibili per l’imballaggio.

Per raccontare più nel dettaglio questo prodotto, Giorgio Dini, Marketing Manager for Coffee.

Amcor nel packaging in carta riciclabile con AmFiber™: perché ora? perché proprio questo materiale? C’è una maggiore richiesta e consapevolezza da parte dei clienti?

“Abbiamo da tempo riscontrato un trend di preferenza verso la carta da parte dei consumatori, che abbiamo potuto verificare e confermare tramite alcune ricerche di mercato specifiche; da un lato la legislazione Europea spinge l’industria a trovare soluzioni di packaging riciclabili, d’altra parte c’è un sentimento prevalente nei consumatori per cui la carta è percepita come più sostenibile, in quanto limita l’utilizzo della plastica che è spesso identificata come nemico dell’ambiente. Inoltre, il canale di smaltimento e riciclo della carta è estremamente sviluppato e questo aiuta in termini di effettiva circolarità.

La sfida nel mondo del Beverage è realizzare packaging a base carta, effettivamente riciclabili dalle cartiere, che non richiedano compromessi sulla qualità del prodotto caffè e quindi abbia proprietà di barriera importanti e permetta un’assoluta integrità delle confezioni.

La soluzione AmFiber™ di Amcor permette quindi ai brands di differenziarsi e migliorare la sostenibilità ambientale del prodotto, con una certificazione CEPI e Aticelca.”

Ideato per il caffè solubile, ma anche per i “dry beverage products”: cosa sono esattamente ed è in progetto di contenere altri prodotti?

“Il refill pack è una busta stand-up ideata per il consumatore che subito dopo l’acquisto svuota la busta in un contenitore richiudibile in vetro o metallo a cui accede per il consumo quotidiano; in realtà abbiamo riscontrato che spesso la busta viene utilizzata tal quale, ovvero il consumatore vi accede direttamente per prelevare il prodotto.

Questa soluzione è ideale per caffè solubile ma anche per instant mixes ed altre bevande solubili in polvere come preparati a base cioccolato, polveri per frappè, tè solubile ed altro.

La development roadmap della piattaforma AmFiber prevede di allargare il range di prodotti e formati di packaging, per esempio diversi tipi di buste (a soffietto, single lip, pillow, stick-packs…) e prodotti da confezionare.”

Questione durabilità: questo packaging come aiuta a preservare la freschezza e la qualità del prodotto contenuto?

“La piattaforma di packaging AmFiber™ prevede diverse soluzioni e quella ideata per queste applicazioni (bevande solubili) conferisce proprietà di barriera idonee per questi prodotti, in grado di dare una shelf life in linea con quella attuale.”

C’è una differenza di prezzo sostanziale tra un packaging standard e questa vostra soluzione?

“Le differenze di prezzo vanno valutate caso per caso, in quanto dipendono dalla struttura attualmente utilizzata (ci sono diversi standard sul mercato) e dalle economie di scala; inoltre occorre considerare anche un generale risparmio delle tariffe del contributo ambientale, la cosiddetta EPR (Extended Producer Responsibility, il Conai in Italia), per cui possiamo dire che per il produttore di Beverage solubile questa soluzione risulta senza dubbio economicamente sostenibile.”

Amcor

Amcor è leader mondiale nello sviluppo e nella produzione di soluzioni di imballaggio responsabili in una varietà di materiali per alimenti, bevande, prodotti farmaceutici, medicali, per la casa e la cura personale e altri prodotti. Amcor collabora con aziende leader in tutto il mondo per proteggere i prodotti, differenziare i marchi e migliorare le catene di approvvigionamento.

L’azienda offre una gamma di imballaggi flessibili e rigidi innovativi e differenzianti, cartoni speciali, chiusure e servizi. L’azienda si concentra sulla produzione di imballaggi sempre più riciclabili, riutilizzabili, leggeri e realizzati con una quantità crescente di contenuto riciclato. Nell’anno fiscale 2024, 41.000 persone di Amcor hanno generato un fatturato annuo di 13,6 miliardi di dollari grazie a 212 sedi in 40 Paesi. NYSE: AMCR; ASX: AMC