CIMBALI M2
lunedì 21 Aprile 2025
  • CIMBALI M2
Home Blog Pagina 52

Guerra dei dazi con gli USA? Aice, associazione commercio estero Confcommercio: imprese colpite dall’incertezza

MILANO – La guerra dei dazi tra Stati Uniti ed Unione Europea avrebbe importanti ripercussioni sul sistema delle imprese del terziario, ma ancora più preoccupante in questa fase è la situazione di incertezza legata agli annunci e alla minaccia dei dazi stessi: le imprese, per pianificare forniture e consegne e, quindi, gestire la propria catena del valore, hanno bisogno di condizioni stabili nel tempo.

Lo rileva Aice, l’Associazione italiana commercio estero Confcommercio, alla luce degli ultimi dati sull’interscambio e il sentiment emerso dall’indagine di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza che ha coinvolto oltre 400 imprese.

Nel 2024, come ha certificato l’Istat, l’export italiano ha registrato un lieve calo in valore (-0,4%) con dinamiche contrapposte (-1,9% export verso UE, + 1,2% export verso extra UE): un dato che sarebbe stato positivo (+0,3%) al netto dei prodotti energetici. In questo contesto, diminuisce l’export verso i due mercati principali per il Made in Italy: Germania e Stati Uniti (per entrambi i Paesi -3,7%).

II valore dell’export negli USA: circa 65 miliardi nel 2024, ma meno del 2023

Nel 2024 il valore dell’export italiano negli Stati Uniti (dato ancora provvisorio) è stato di circa 65 miliardi, in calo del 3,7% rispetto al 2023. Gli USA sono al secondo posto dopo la Germania, e prima della Francia, come destinazione delle esportazioni nazionali.

Sentiment delle imprese: il caso di Milano

L’imposizione reciproca di inasprimenti doganali tra USA e UE avrebbe un’influenza negativa sulle imprese: nell’indagine condotta da Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza (dati elaborati dal Centro Studi) lo rileva l’86% di chi svolge attività di import e il 74% di chi pratica sia attività di import sia di export.

In sostanza, per più di 3 imprese su 4. Gli Stati Uniti sono il secondo partner commerciale delle imprese che esportano dalla Città Metropolitana di Milano (dopo la Svizzera) con oltre 4 miliardi 494 milioni di euro (fra gennaio e settembre 2024).

Quali conseguenze dalla “guerra dei dazi”

La conseguenza pressoché immediata e più importante sarebbe l’aumento dei prezzi con una maggiore inflazione: con una contromisura UE di dazi del 10-15% (in risposta agli eventuali dazi americani) sui prodotti che vengono importati maggiormente dagli Usa (si tratta per lo più di prodotti importati da imprese intermediarie e non direttamente da venditori/rivenditori), le imprese importatrici assorbirebbero circa la metà di questi incrementi. L’effetto sui consumatori nel territorio di Milano, Lodi, Monza e Brianza – secondo la stima del Centro Studi di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza in raccordo con Aice – sarebbe di un probabile aumento dei prezzi del 5%.

Gli accordi di libero scambio (come Ue-Mercosur): risposta al protezionismo

Dall’indagine di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza emerge inoltre che il 56% delle imprese operanti sui mercati esteri è a conoscenza dell’esistenza degli accordi di libero scambio siglati dall’Unione Europea con Paesi terzi. Patti che prevedono l’azzeramento o la forte riduzione dei dazi in export ed import. Sono quindi giudicati uno strumento positivo per diversificare i mercati di sbocco e approvvigionamento: lo pensa il 63% delle imprese. Gli accordi di libero scambio sono, in generale, la risposta più forte che si può dare al protezionismo.

Entrando in particolare nel concreto su uno degli accordi di libero scambio, il 38% delle imprese che opera sui mercati esteri conosce l’intesa UE-Mercosur (siglato dalla Commissione Europea con Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay): per le imprese rappresenta un’opportunità di crescita.

“I dazi all’import negli Stati Uniti non sono una novità, c’erano anche prima dell’Amministrazione Trump. Gli Usa, infatti, sono tra le cinque economie più protezionistiche al mondo, in buona compagnia di Russia, Cina, India e Brasile – spiega Riccardo Garosci, presidente di Aice e vicepresidente Confcommercio e Confcommercio MiLoMB per l’internazionalizzazione – E non parliamo solo di barriere tariffarie, ma anche di ostacoli non tariffari che, molto spesso, pesano sull’esportazione di un prodotto più dei dazi. Basti pensare alle difficoltà burocratiche che si devono affrontare per vendere prodotti agroalimentari. Ciò che in questa fase è più preoccupante è la costante situazione di incertezza che gli annunci minacciosi d’Oltreoceano hanno sulle imprese”.

“L’introduzione di dazi indiscriminati su tutti i prodotti e verso tutti i Paesi avrebbe comunque come effetto certo – rileva Garosci – l’aumento dell’inflazione anche per il consumatore americano.

E’ importante che le nostre imprese monitorino anche l’introduzione di dazi tra i vari Paesi anche se non riguardano direttamente l’Europa o l’Italia. L’introduzione di dazi per il Messico o il Canada, ad esempio, colpirebbe le aziende italiane che hanno produzioni in quei Paesi o che forniscono di beni intermedi aziende localizzate in quei Paesi per essere vicine al mercato statunitense. Ed è bene ragionare con attenzione anche su un ulteriore aspetto: oltre ai comparti principali del Made in Italy, dazi imposti ad altri settori che vedono le imprese italiane parte della catena del valore, possono provocare danni alla nostra economia”.

“Insomma – conclude Garosci – il protezionismo non porta benefici a nessuno”.

Roma, nuovo regolamento sui dehors: prevista la suddivisione della capitale in fasce

0

La proposta di aumentare lo spazio occupato dagli arredi all’aperto dehors a Roma ove compatibile con i luoghi arriva sia dalla maggioranza dem che dalle opposizioni. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Maria Egizia Fiaschetti per il quotidiano Il Corriere della Sera.

Il nuovo regolamento sui dehors a Roma

ROMA – Il 25 febbraio è previsto il secondo round in aula sul nuovo Regolamento delle Osp (occupazioni di suolo pubblico) con la discussione di una serie di emendamenti presentati sia dalla maggioranza dem sia dalle opposizioni.

Secondo quanto filtra, vi sarebbe la disponibilità bipartisan a concedere più spazio ai tavolini nelle aree pedonali, tranne in quelle già sature come ad esempio Campo de’ Fiori o piazza Navona, compatibilmente con i criteri indicati nella nuova norma in approvazione.

Il Regolamento prevede infatti la ripartizione della città in fasce: nell’ambito T4 del sito Unesco (il centro storico delimitato dalle Mura Aureliane) gli arredi en plein air potranno essere un terzo della superficie di somministrazione interna; nell’ambito della Città storica (contesto più ampio che comprende tessuti di espansione novecentesca e ambiti urbani di interesse strategico tra cui Tevere, Mura Aureliane, Parco archeologico monumentale, Foro Italico-Eur, cintura ferroviaria), la quota non può superare i due terzi.

Nel suburbio si può arrivare fino a 3/3 (il 100%), ma nelle zone tartassate dalla movida come Centocelle e Città Giardino i Municipi potranno chiedere limiti più restrittivi. Dopo la discussione in Aula, però, non è escluso che nei quartieri periferici si possa concedere fino al 120%.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

World of Coffee Ginevra: al via la prevendita dei biglietti dell’event, 26-28/06

GINEVRA – World of Coffee ritorna a Ginevra, la location ideale per ospitare la fiera europea di punta della SCA, Specilaty coffee association, strategicamente situata nel cuore dell’Europa e attore chiave nel mercato globale del caffè. La manifestazione, in programma dal 26 al 28 giugno, garantirà un atmosfera unica e dinamica, novità coinvolgenti e approfondimenti sul chicco.

Il ritorno di World of Coffee in Europa

World of Coffee Geneva si terrà a Palexpo SA Rte François-Peyrot 30 1218 Le Grand-Saconnex. All’edizione di Copenhagen 2024, la Fiera ha registrato oltre 13mila visitatori da più di 150 Paesi e 120 torrefattori nel padiglione roaster village.

Ginevra vanta un’eccellente infrastruttura di trasporti, strutture congressuali di livello mondiale ed è un hub internazionale con una straordinaria accessibilità per i partecipanti di tutto il mondo.

La registrazione per l’evento a Ginevra è ora aperta con uno sconto di oltre il 25% se ci si iscrive prima dell’inizio di aprile.

Per maggiori informazioni basta cliccare qui.

Dolcella: il brand del cioccolato della Val d’Aosta resiste ai rincari e punta sul risparmio energetico e le certificazioni

0

L’azienda Dolcella specializzata nella produzione di cioccolato con sede Pont-Saint-Martin in Valle d’Aosta dopo le recenti assunzioni punta sul risparmio energetico e le certificazioni resistendo ai rincari del cacao. Idris Anday, il direttore dello stabilimento, ha dichiarato: “Riusciamo a essere competitivi nel rapporto qualità e prezzo”. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Carlo Andrea Finotto per il quotidiano Il Sole 24 Ore.

Il piano produttivo di Dolcella

PONT-SAINT-MARTIN (Aosta) – È passato quasi un anno da quando l’azienda Dolcella ha avviato l’attività di produzione di cioccolatini a Pont Saint Martin. Da alcuni giorni il numero di dipendenti della fabbrica è salito a venti.

“A differenza di altre realtà della Bassa Valle che vivono situazioni di difficoltà, noi possiamo dire di procedere gradualmente con il nostro piano che comprende anche nuove assunzioni”, afferma Idris Anday, direttore dello stabilimento a capitale olandese – Dolcella è controllata al 100% dalla Ortu Holding – che ha sede in quella che era la fabbrica Feletti.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Pasticcerie svizzere in Italia: ecco il motivo della loro presenza

Partite dal cantone dei Grigioni alla ricerca di fortuna, decine di famiglie svizzere hanno legato la propria storia a pasticcerie e drogherie del Bel Paese. Ma pochi hanno mantenuto le origini rivoluzionarie di uno stile raffinato. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Lorenzo Cresci per il quotidiano La Repubblica.

La pasticceria svizzera in Italia

MILANO – Sapete perché in Italia esistono decine di pasticcerie svizzere? È una storia che scava nei secoli, ed è fatta di emigrazione, quella degli svizzeri del cantone dei Grigioni, che ha portato centinaia di persone in Italia a partire dal Settecento in cerca di fortuna, aprendo laboratori e negozi.

A Venezia: attorno al Settecento su 42 pasticcerie e caffè, 38 erano elvetiche; già nel 1725, oltre 100 locali erano grigionesi. E così a Trieste: nei primi dell’Ottocento 21 botteghe di caffè sulle 37 totali erano a guida elvetica. L’onda svizzera fu talmente forte da conquistare l’Italia.

Ci sapevano fare con i clienti, avevano un’idea di caffetteria – elegante – come intendiamo oggi, tra caffè e dolcetti. La qualità li aiutò a emergere e i caffè diventarono un luogo di incontro per l’emergente borghesia europea.

Secondo il “Jacobs Museum” di Zurigo, conosciuto come Museo del Caffè, oggi è l’intera pasticceria internazionale a essere in debito di riconoscenza nei confronti dei grigionesi per aver lanciato famiglie di pasticceri nelle più importanti capitali europee. Tante realtà si sono perse, alcune sono sopravvissute ai secoli. Ecco una mappa.

Liguria

La Pasticceria Svizzera di Albaro, a Genova, riaperta da pochi mesi, fu fondata nel 1910 da Vital Gaspero, in un palazzo che ospitò tra gli altri Lord Byron. Nell’Ottocento – quando a Genova c’erano 12 pasticcerie svizzere – arrivò Klainguti, noto per la sua torta engadina e un classico della pasticceria genovese: la Zena.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Da Pavé a Milano, dopo oltre 10 anni, format che funziona: “Sostenibile e con quel quid in più per cui restare fuori in fila”

MILANO – Luca Scanni, Giovanni Giberti e Diego Bamberghi, tre amici con una visione comunque che si è tradotta 12 anni fa nel primo Pavé in Porta Venezia, Via Felice Casati, 27. Un fenomeno della colazione, del servizio, dell’offerta, tutta radicata nel territorio meneghino. Che poi si è moltiplicata anche con le gelaterie, in Via Cesare Battisti 21 e in Via Cadore 30.

Pavé è un’anomalia in qualche modo: con tanti bar che chiudono, come si arriva a questi traguardi e più punti vendita in una città, dove certo la concorrenza non manca?

“Sotto il cappello di Pavé esistono due format diversi, la gelateria e la pasticceria ed è possibile gestire tutto rimanendo coerenti in termini di prodotto e dando continue conferme ai clienti. Non abbiamo mai risparmiato sulla selezione delle materie prime e nelle modalità di preparazione, mantenendo sempre un occhio di riguardo su tutto il ciclo produttivo.

Certamente dall’altra tutto questo rappresenta un costo elevato, ma il risultato finale è distintivo: abbiamo avuto la fortuna di far partire questa nuova ondata di colazione e bakery 12 anni fa e con il tempo ci siamo confermati sul mercato.

È stato abbastanza naturale, in quanto fanatici del prodotto.

Dentro Pavé (foto concessa)

Un altro aspetto della pasticceria Pavé che ci ha portato avanti fin qui è il nostro servizio: dal lancio abbiamo voluto restare un ambiente informale e presente, e con il tempo è diventato un nostro elemento distintivo in cui abbiamo investito molto.

Attenzione, anche questo è un costo, ma permette di offrire un’esperienza unica in un settore in cui la scelta più facile è spersonalizzare il servizio e tagliare sui dipendenti, lasciando magari tutto in mano a un totem o a un tablet. Da Pavé si scambiano due parole con chi serve, e si impara anche qualcosa sui prodotti.

Questo nostro approccio è qualcosa di impopolare tra i gestori, che di solito cercano di risparmiare su questo punto. È una strategia molto diffusa, che noi non condividiamo.
Adesso siamo circa 50 persone impiegate da Pavé e testimoniano una crescita naturale.

Con le gelaterie e i punti vendita aperti successivamente abbiamo avuto bisogno di fare nuove assunzioni: è stato un processo graduale, e c’è stato un periodo a cavallo del Covid tra il 2021-2022, in cui i ragazzi difficilmente volevano fermarsi a lungo da noi. Molti avevano bisogno di cambiare vita.

Successivamente, proprio perché per noi l’aspetto della qualità della vita dei nostri ragazzi è fondamentale, abbiamo cambiato nella formula 5 su 7 con ferie lunghe e comandate nel periodo festivo. C’è una forte presenza di fuori sede che hanno bisogno di tornare in famiglia durante le feste e noi ci siamo voluti occupare di questa esigenza.

Il 5 su 7 nella ristorazione non deve essere qualcosa di straordinario ma di assolutamente normale. E noi abbiamo fatto qualcosa di normale, sia chiaro.”

Pavé è cresciuto molto, ma questa evoluzione com’è avvenuta?

“Si sono mossi dei processi naturali, soprattutto nei primi anni. Penso alla nostra capacità produttiva: siamo stati quasi obbligati ad implementarla proprio per via dell’aumento delle richieste. Ci siamo accorti toccando con mano del nostro potenziale e a quel punto abbiamo iniziato a riflettere sull’espansione attraverso nuovi punti.

Siamo poi un po’ anomali e le decisioni importanti le prendiamo sempre come tre amici: la nostra passione per il gelato ad esempio, ci ha portato a collaborare con una nostra amica con cui abbiamo avviato le gelaterie. Che vanno molto bene.

Ovviamente alla base cerchiamo sempre di analizzare bene le criticità di ogni scelta ed è una linea che è sempre servita a far partire qualsiasi nostro progetto. Forse non siamo rapidissimi, ma non abbiamo una logica di azienda industriale che vuole raggiungere dimensioni eccessive. Vogliamo piuttosto concentrarci sempre sui processi, sulle persone, mantenendo l’identità di Pavé intatta. Le opportunità di espanderci sono arrivate fino ad oggi, quindi mai dire mai, ma vogliamo pensare che il nostro brand possa mantenersi su certi standard.

Attenzione però: non si perde di qualità espandendosi. Spesso si migliora. Ad esempio, noi riusciamo a offrire prodotti migliori ora con un laboratorio più grande e due punti vendita di pasticceria rispetto a quando siamo partiti 12 anni fa. Macchine migliori, spazi di lavoro migliori, processi migliori che si tramutano in prodotti qualitativamente più alti.

Per cominciare ad avere un calo di qualità e soprattutto un cambio della filosofia da bottega artigianale bisogna andare su numeri che inevitabilmente impattano su logistica, flussi di comunicazione e gerarchie interne. Aspetti che non vogliamo mettere in discussione.

Noi siamo felici così per il momento. Pavé non può andare fuori Milano, o almeno così ci sentiamo di fare ad oggi. Perché siamo molto romantici: siamo milanesi, abbiamo realizzato il sogno di noi 3 amici che volevamo aprire nella nostra città. Siamo cresciuti come Pavé insieme a Milano ed è difficile per noi immaginarci altrove. Il nostro mood esiste e funziona anche perché radicati molto qua nel territorio.”

Com’è la colazione moderna? Cosa non deve mancare, cosa funziona?

La colazione da Pavé (foto concessa)

“Dev’esserci una qualità di caffetteria che accompagna quella del prodotto di lievitato. Deve avere un’opzione ampia salata, che è una tendenza ora in crescita e che per certi aspetti è aumentata con l’arrivo di stranieri negli ultimi anni. Deve poter essere consumata anche al banco e mantenersi semplice, di conforto. La colazione per me è caffè, cappuccino, serviti bene. Avevamo anche la passione per la pasticceria francese che infatti è molto presente in Pavé. La cucina dà i suoi frutti perché apre molto presto, fino alle 3-4 del pomeriggio. È una colazione dolce-salata che può anche essere rinforzata a qualsiasi ora.”

E il caffè in questa proposta, che ruolo ha?

“Da Pavé abbiamo un nostro caffè con cui prepariamo le ricette base (100% Arabica, Caffè Repubblica) e poi a rotazione, collaborando con diversi micro roasters come Gearbox, Aliena Coffee Roasters etc, abbiamo delle monorigine per i filtri, dei double espresso o dei flat white.

Per il resto abbiamo delle preparazioni più natalizie, come una cioccolata con crema di latte d crumble di cacao, o il Christmas shuffle, un latte speziato con cioccolata. In estate proponiamo un coldbrew.

Per fortuna il consumatore medio è cambiato rispetto a 12 anni fa, anche sull’attenzione data al caffè. I clienti chiamano per sapere che filtro si serve in quella settimana o qual è la torrefazione di specialty del momento. Questo fa capire che l’approccio si sta modificando. Le persone hanno iniziato anche a visitare altri luoghi fuori dall’Italia, in cui questo tipo di caffetteria non è una novità.”

Da Pavé solo nuove generazioni o anche la mitica “sciura” Maria si sente nel posto giusto?

Siamo nati insieme alla “sciura” Maria che entrava accompagnata dal cagnolino. Il tema è molto caro a Pavé sin dall’inizio, perché abbiamo aperto con lei in mente: il buon espresso non mancherà mai e se lei vorrà approfondire siamo pronti a raccontarle qualcosa di diverso.”

I vostri prezzi come sono cambiati in 12 anni e sono un problema?

“Naturalmente sono aumentati, ma non per speculazione, per conservazione degli obiettivi originari. Vogliamo preservare il nostro discorso legato alla qualità di prodotto e servizio e penso che chi ci conosce lo abbia capito. L’importante è far comprendere il perché si fanno le cose in un determinato modo e il lavoro, il pensiero dietro.

Già quando siamo partiti avevamo dei prezzi più alti della zona e ne abbiamo spiegato però i motivi. Poi ci hanno seguiti anche i concorrenti a pochi metri da noi giusto per allineare il prezzo senza alcuna corrispondenza qualitativa. È quello che, eventualmente, deve essere approfondito. Da noi ora l’espresso costa uno e quaranta per la miscela e il cappuccino 2.20. Per le bevande vegetali abbiamo un prezzo più elevato.”

Quali attrezzature avete scelto per la vostra pasticceria?

“Abbiamo sempre La Marzocco, La Strada e per i macinacaffè abbiamo una serie di modelli diversi, di Ceado principalmente.”

I prossimi 12 anni di Pavé?

“Continuare a migliorare nella qualità del prodotto e del servizio. Puntiamo ad essere sereni, noi insieme a tutto il nostro team. Devono essere felici di far parte del nostro progetto, che è slegato dagli utili, deve essere sostenibile e dare qualcosa per cui la gente resta in fila: una cosa che ancora oggi riscontriamo e di cui siamo onorati.”

EUDR: l’ECF, European Coffee Federation, pubblica la Guida d’orientamento con tutti i passaggi chiave per le due diligence

MILANO – La European Coffee Federation (ECF) ha pubblicato un documento di orientamento sulla due diligence per l’EUDR, con l’obiettivo di aiutare le torrefazioni e le aziende a navigare il vasto panorama normativo ai sensi del regolamento UE 2023/1115. Questa risorsa fornisce perciò un quadro completo strutturato per le aziende che operano nel mercato europeo in pieno rispetto dell’EUDR.

La Guida d’orientamento della European Coffee Federation

La Guida illustra i passaggi chiave per soddisfare i requisiti di due diligence, dalla raccolta dei dati necessari (articolo 9) alla conduzione dell’assestamento dei rischi (articolo 10) valutando inoltre come implementare misure efficaci di mitigazione del rischio (articolo 11).

Inoltre la Guida include esempi pratici specifici per la filiera del caffè, aiutando le aziende a costruire sistemi di conformità.

Con l’avvicinarsi delle scadenza per la conformità dell’EUDR, la Guida in questione rappresenta sia un roadmap che un riferimento di base per le aziende che si preparano ai processi di due diligence.

Per consultare e chiedere il documento in PDF basta contattare l’organizzazione ECF sul sito ufficiale cliccando qui.

Caffè con etichetta “salutare” se ha meno di 5 calorie per 340 grammi, lo dice la FDA, la Food and drug administration degli USA

MILANO – Se ne parla spesso, ne scriviamo di frequente sul nostro quotidiano: “Ma il caffè fa bene?”. In generale la maggior parte degli studi è d’accordo sul fatto che la risposta sia: sì, ci sono dei benefici per la salute. Eppure, nonostante le molteplici evidenze scientifiche, ancora oggi le aziende produttrici di questa bevanda, sia in Italia sia all’estero, non hanno mai potuto proporre sulle confezioni delle loro miscele l’indicazione “salutare”. Almeno fino ad ora. Fino all’intervento della FDA americana.

Sì, perché secondo una delle massime autorità mondiali del settore, ovvero la Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti, che si occupa di alimentazione e farmaci, il caffè preparato in tutti i modi può essere ufficialmente etichettato come “salutare”, a patto che contenga meno di cinque calorie. Lo stesso vale anche per un pacchetto da 12 once, pari a 340 grammi.

Per ora la norma ha valore soltanto negli Stati Uniti, ma forse potrebbe rapidamente interessare anche l’Europa e l’Italia. Un’evento in evoluzione che va seguito con grande attenzione per i potenziali risvolti.

La norma aggiornata, la cui entrata in vigore è prevista per la fine di febbraio 2025, rientra nel tentativo della FDA di definire meglio come il termine “sano” possa essere applicato sulle etichette di alimenti e bevande.

Categorizzare un prodotto “sano”, così come ha scritto la FDA in una nota sulla norma  rivista, “Suggerisce che un alimento, grazie al suo contenuto di nutrienti, può aiutare i consumatori a mantenere sane abitudini alimentari”.

Sia la National Coffee Association (NCA) che l’American Heart Association (AHA) hanno emesso documenti a sostegno e di plauso di questo aggiornamento dell’FDA

Da notare che le linee guida riviste non includono soltanto il caffè: anche le bevande a base di acqua e tè sono considerate, persino quelle con ingredienti aggiunti, come aromi o dolcificanti ipocalorici o senza calorie, sempre purché contengano meno di cinque calorie a porzione da 340 grammi.

In una circostanziata dichiarazione William Murray, che è l’amministratore delegato della NCA, i torrefattori Usa, ha sostenuto che “Decenni di solide e indipendenti prove scientifiche dimostrano che chi beve caffè vive una vita più lunga, più sana e più felice.

Per questo la FDA sostiene che includere il caffè nella definizione di “sano” può aiutare i consumatori a scegliere bevande che aiutano a mantenere una dieta corretta”.

Tuttavia in un successivo post su LinkedIn, Murray è stato molto più cauto. Il numero 1 della NCA ha notato come ci siano ancora risposte su che cosa significhi l’annuncio della FDA per le aziende del caffè.

Concludendo Murray ha scritto: “Vi consigliamo vivamente di non affrettarvi ad usare il termine “salutare” per i vostri prodotti a base di caffè, almeno finché non avremo ulteriori informazioni”.

In proposito invece in Italia si dovrebbe ancor prima fare una riflessione a monte, anche sulla questione etichetta. Il fatto è che se nel nostro Paese, sulla base del DPR 470 del 1973, non è obbligatorio indicare il contenuto della miscela presente sui pacchetti al supermercato o nei negozi, è davvero la priorità poter scrivere che il caffè è salutare?

 

L’Ue afferma che la caffeina è nociva, ma se usata nei prodotti fitosanitari

0

MILANO – La UE potrebbe mettere al bando la caffeina, anzi no. Molto rumore per nulla, come recita una celebre commedia. Perché a sollevare un polverone, probabilmente inutile, sono stati propri i media del paese di Shakespeare, nel commentare una decisione della Commissione europea, che risale al 31 ottobre scorso, con la quale è stata respinta la richiesta dell’azienda francese Progarein (risalente addirittura al 2018) di approvazione della caffeina come sostanza di base da utilizzare nei prodotti fitosanitari, come insetticida e come molluschicida, in tutte le colture commestibili e non commestibili.

Segnatamente, al Regolamento di esecuzione (UE) 2024/2766 della Commissione, del 30 ottobre 2024, relativo alla non approvazione della 1,3,7-trimetilxantina (caffeina) come sostanza di base in conformità al regolamento (CE) n. 1107/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all’immissione sul mercato dei prodotti fitosanitari.

Come si legge nel punto (7) del preambolo: “Secondo la classificazione armonizzata dell’Unione stabilita a norma del regolamento (CE) n. 1272/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio (4), la caffeina è nociva per gli esseri umani se ingerita (tossicità acuta, categoria 4).

Per quanto riguarda la salute umana, l’Autorità ha inoltre osservato, sulla base del parere scientifico del gruppo di esperti scientifici dell’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare, ndr.) sui prodotti dietetici, l’alimentazione e le allergie sulla sicurezza della caffeina (5), che la caffeina ha effetti nocivi sul sistema cardiovascolare, sull’idratazione e sulla temperatura corporea negli adulti, nonché sul sistema nervoso centrale (sonno, ansia, cambiamenti comportamentali) negli adulti e nei bambini e un effetto negativo correlato al peso alla nascita nelle donne in gravidanza.

A causa dell’assenza di dati, inoltre, l’Autorità non ha potuto concludere la sua valutazione dei rischi non alimentari per gli operatori, i lavoratori, gli astanti e i residenti”.

Contenuto riservato agli abbonati.

Gentile utente, il contenuto completo di questo articolo è riservato ai nostri abbonati.
Per le modalità di sottoscrizione e i vantaggi riservati agli abbonati consulta la pagina abbonamenti.

MUMAC rinnova la partnership con Milano MuseoCity 2025 con due eventi dedicati al caffè

BINASCO (Milano) – MUMAC, Museo della macchina per caffè di Cimbali Group rinnova per il quinto anno consecutivo la collaborazione con l’associazione MuseoCity e partecipa alla kermesse Milano MuseoCity 2025 con due iniziative che, nella prima settimana di marzo, invitano ad esplorare il mondo del caffè attraverso il design, l’arte e la storia: FAEMA 80×80 e Sfogliando Caffè Club.

MUMAC insieme a MuseoCity

Prende avvio in occasione di Milano Museocity 2025 l’iniziativa curata da MUMAC, “FAEMA 80×80”, mostra diffusa che vuole raccontare l’heritage del Marchio storico italiano Faema in occasione del suo 80° anniversario: nel corso del 2025, infatti, la storia del brand, nato a Milano nel 1945, sarà svelata in più occasioni attraverso l’esposizione di 80 immagini del marchio – una per ogni anno di innovazione, design e passione per il caffè – provenienti dagli archivi del museo MUMAC.

Il fotostorytelling ripercorre le tappe più significative della storia di FAEMA attraverso i temi che più hanno connotato il marchio in questi 80 anni: gli esordi, i brevetti, la tecnologia, il design, la gamma prodotti, il legame con il ciclismo, le collaborazioni prestigiose.

“Come MUMAC, siamo lieti di rinnovare la nostra collaborazione con MuseoCity inserendoci nel palinsesto delle interessanti iniziative culturali che ogni anno vengono proposte sul territorio di Milano e dintorni. Il 2025 è un anno importante per la nostra azienda perché celebriamo l’80esimo anniversario del nostro Marchio Storico Italiano Faema al quale sarà dedicata una mostra diffusa sull’heritage di questo brand, raccontato a partire dai primi due appuntamenti culturali inseriti nell’ambito della programmazione di Milano MuseoCity 2025” afferma Barbara Foglia, MUMAC Director.

Le prime immagini del fotostorytelling diffuso verranno infatti esposte presso il Flagship Store di Cimbali Group a Milano in zona Tortona, e faranno da cornice al primo evento “Espresso tra storia e fumetti”, previsto per il 7 marzo con una serata speciale dedicata all’incontro tra il mondo del caffè e l’universo del fumetto.

Per l’occasione, MUMAC organizza una tavola rotonda in collaborazione con WOW Spazio Fumetto – Museo del Fumetto di Milano. L’incontro, moderato dal direttore di Spazio Fumetto, Luigi Bona, vedrà la partecipazione di ospiti d’eccezione e fumettisti di fama internazionale, tra cui Marco De Angelis e Margherita Allegri, che esploreranno il tema del caffè nei fumetti con tavole e immagini esclusive della Associazione Culturale Festival Grafico, e Barbara Foglia, MUMAC Director, che parlerà di alcune illustrazioni tematiche relative al mondo del caffè, presenti nell’Archivio MUMAC.

Durante l’evento, i partecipanti avranno, inoltre, l’opportunità di prenotare in anteprima la speciale navetta da Milano a Binasco per visitare il MUMAC nell’ambito dell’iniziativa di MuseoCity Museo Segreto, in programma domenica 9 marzo.

In questa data, infatti, MUMAC sarà aperto per visite libere e gratuite al museo dalle 16.00 alle 19.00 con una selezione di nuove immagini per “FAEMA 80×80” e l’esposizione di alcuni numeri di “Caffè Club”, storica pubblicazione bimestrale per i pubblici esercizi realizzata e distribuita da Faema a cavallo fra la fine degli anni ’60 e inizio anni ’70, legata non solo ai luoghi di consumo, ma anche all’attualità del tempo.

“Caffè Club Faema” non è solo una pubblicazione d’epoca, ma una vera e propria “strada culturale” che univa arte, design, tecnologia e vita quotidiana. Le pagine della rivista offrono uno spaccato del tempo, dalle evoluzioni delle macchine per caffè – autentiche opere d’arte della meccanica – fino alle tendenze grafiche e narrative di un’Italia che esportava la sua inconfondibile “Italian way of life”, fatta di bellezza, innovazione e cultura del caffè.
I visitatori potranno ammirare una selezione di numeri storici inediti della rivista e alcune illustrazioni d’archivio realizzate anche per la pubblicità tra gli anni ’60 e ’70, offrendo uno sguardo originale sulla rappresentazione del caffè nella cultura visiva dell’epoca.

Gli appuntamenti FAEMA 80X80 di MUMAC per Milano MuseoCity:

Espresso tra storia e fumetti” – tavola rotonda e mostra di tavole grafiche d’artista a tema caffè fumetti e caffè con esposizione macchine per caffè e immagini storiche dal MUMAC

  • Cimbali Group Flagship Milano, via Forcella 7
  • 7 marzo 2025, dalle 18:00 alle 21:00
  • Ingresso gratuito, senza prenotazione fino a esaurimento posti – aperitivo finale

Sfogliando Caffè Club” – aperture MUMAC con esposizione speciale per Museo Segreto a ingresso libero senza prenotazione

  • Museo MUMAC, via P. Neruda 2, Binasco (Milano)
  • Martedì 4 marzo e giovedì 6 marzo – dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 17.00
  • Domenica 9 marzo – Apertura straordinaria dalle 16:00 alle 19:00Navetta da Milano alle 16.30 su prenotazione sul sito mumac.it fino a esaurimento posti
    (ritorno a Milano entro le 19.30)

La scheda sintetica di MUMAC – Museo della macchina per caffè di Cimbali Group

Nato nel 2012 in occasione del centenario della fondazione dell’impresa da parte di Giuseppe Cimbali a Milano, il museo, grazie alle collezioni Cimbali e Maltoni, è la più importante esposizione permanente dedicata alla storia, al mondo e alla cultura delle macchine professionali per il caffè espresso; con oltre 100 pezzi esposti all’interno dell’headquarter di Cimbali Group situato a Binasco (Milano) racconta più di 100 anni di storia e dell’evoluzione di un intero settore del Made in Italy, non solo dal punto di vista tecnologico, ma anche del design e dello stile dei prodotti e dei costumi legati al consumo della bevanda.

Oltre alle macchine esposte, MUMAC è dotato di altri 250 pezzi a disposizione per rotazioni all’interno del museo o prestiti worldwide, di un fondo librario con circa 1.300 volumi tematici e di un archivio con decine di migliaia di documenti tra foto, brevetti, lettere, cataloghi, utili a ricostruire la storia della macchina per caffè espresso.

MUMAC produce contenuti culturali originali quali mostre, tavole rotonde e volumi divulgativi (tra cui il libro SENSO ESPRESSO. Coffee. Style. Emotions), organizza iniziative educational dedicate a scuole, università e famiglie e, attraverso MUMAC Academy, propone corsi rivolti ai professionisti del settore e ai coffee lovers.