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lunedì 21 Aprile 2025
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Dersut Caffè accoglie le imprese del gruppo sostenibilità di Confindustria Veneto Est

CONEGLIANO (Treviso) – Dersut Caffè ha accolto il 25 febbraio in azienda le imprese del gruppo sostenibilità di Confindustria Veneto Est. L’incontro aveva una duplice finalità: avvicinare le aziende ospiti al mondo della torrefazione e affrontare la vasta tematica della sostenibilità. Il gruppo è stato accolto con una degustazione di caffè e cioccolato condotta da Daniele Bitto e Nicolas Mosco, coffee trainer dell’Accademia Baristi Caffè Dersut.

Al termine della degustazione l’avvocato Lara, amministratrice delegata di Dersut Caffè con la dottoressa Federica Pauletto del team dedicato alla sostenibilità aziendale, ha accompagnato gli ospiti in torrefazione, guidandoli in visita ai vari reparti produttivi: dal magazzino del caffè crudo alla tostatura, fino al confezionamento.

L’incontro da Dersut (immagine concessa)

Durante il tour, i collaboratori sono intervenuti per illustrare le aree di loro competenza e rispondere alle numerose domande e curiosità del gruppo.

dersut
L’approfondimento sulla sostenibilità (immagine concessa)

L’incontro è proseguito nell’Auditorium Conte Vincenzo Caballini di Sassoferrato (fondatore di Dersut Caffè), dove è stata approfondita la tematica della sostenibilità.

Il magazzino (immagine: Giuseppe Dall’Arche)

L’azienda ha presentato i progetti già adottati per allinearsi agli obiettivi di sviluppo sostenibile e ha condiviso le iniziative previste nel breve e lungo periodo.

Le tostatrici Dersut (immagine: Giuseppe Dall’Arche)

Il confronto con le diverse realtà aziendali del gruppo sostenibilità, coordinato da Mario Paronetto e Silvia dal Cin, ha rappresentato un momento centrale della giornata, offrendo spunti di riflessione e stimoli per i futuri obiettivi.

Caffè Gilli trionfa per il 2° anno nel concorso dedicato alla miglior schiacciata fiorentina

FIRENZE – Caffè Gilli Firenze celebra un nuovo e importante traguardo, conquistando per il secondo anno consecutivo il primo premio sia dalla giuria tecnica sia dalla giuria popolare nel concorso di pasticceria “La miglior schiacciata alla fiorentina”. Il concorso, il più longevo di Firenze, della Toscana e uno dei più prestigiosi a livello nazionale, vede ogni anno la partecipazione delle migliori pasticcerie e forni dell’area metropolitana Firenze-Prato.

Il successo di Caffè Gilli Firenze

Dal 2005 l’evento si è consolidato come un appuntamento imprescindibile, facente parte del calendario di Vetrina Toscana, progetto promosso dalla Regione e coadiuvato da Toscana Promozione Turistica e Fondazione Sistema Toscana. L’iniziativa, organizzata in collaborazione con Guido Guidi Ricevimenti e la Venerabile Compagnia dei Quochi, ha visto la partecipazione di 35 concorrenti, scelti tra oltre 50 candidature per la loro eccellenza.

La ricetta vincente di Caffè Gilli si distingue per l’uso di ingredienti tradizionali e di altissima qualità: strutto, farina, uova, lievito di birra, lievito madre vivo e scorza di arancia grattugiata fresca non trattata. La schiacciata alla fiorentina di Caffè Gilli è disponibile tutto l’anno e ordinabile anche online sul sito caffegilli.com

Il riconoscimento arriva a pochi giorni dall’ingresso di Caffè Gilli nell’associazione degli Ambasciatori Pasticceri d’Eccellenza Italiane (APEI), fondata e presieduta dal Maestro Iginio Massari. L’adesione ad APEI rappresenta un riconoscimento dell’impegno e della qualità che da quasi tre secoli contraddistinguono Caffè Gilli, punto di riferimento per la pasticceria artigianale e la tradizione dolciaria toscana. L’associazione, nata per valorizzare e tutelare l’eccellenza della pasticceria italiana, riunisce i più grandi maestri del settore, con l’obiettivo di promuovere la cultura dell’alta pasticceria attraverso ricerca, comunicazione e innovazione.

“Entrare a far parte di APEI è per noi un grande onore e un’opportunità straordinaria per confrontarci con i migliori pasticceri d’Italia, in un percorso di crescita continua all’insegna della qualità e dell’eccellenza – commenta Marco Valenza, titolare di Caffè Gilli che fa il suo ingresso in APEI insieme al maestro Massimo Davitti, responsabile del laboratorio di pasticceria con Ivan Santoro -. Condividiamo i valori dell’associazione e siamo pronti a contribuire con la nostra esperienza e il nostro impegno per portare avanti la grande tradizione della pasticceria italiana”.

La scheda sintetica di Caffè Gilli

Lo storico Caffè Gilli si trova nel centro di Firenze, in piazza della Repubblica. Simbolo di eccellenza e tradizione che accompagna da quasi tre secoli la vita dei fiorentini e dei visitatori di tutto il mondo, è stato fondato nel 1733 ed è oggi la pasticceria più longeva di Firenze e la seconda più longeva d’Italia. Noto per la qualità dei suoi prodotti artigianali, Caffè Gilli offre un’ampia gamma di dolci tradizionali fiorentini, tra cui la celebre e pluripremiata schiacciata fiorentina.

Ma non è solo la pasticceria a rendere unico Caffè Gilli: il locale è famoso anche per il suo impeccabile servizio di caffetteria e cocktail bar, con un’offerta studiata per accompagnare ogni momento della giornata, dalla colazione al dopo cena.

Caffè Gilli Firenze
Piazza della Repubblica, Firenze
Aperto tutti i giorni, dalle 8.00 a mezzanotte

Chocolate Factory Simulator: ecco il gioco dedicato al cioccolato su Steam

Lo studio Games Incubator ha rilasciato Chocolate Factory Simulator – un gioco complesso in ambientazione steampunk in è possibile giocare il ruolo del proprietario di una fabbrica di cioccolato. I giocatori dovranno attrezzare una fabbrica, occuparsi degli strumenti, acquistare gli ingredienti per il cioccolato e soddisfare gli ordini. Leggiamo di seguito parte dell’articolo di Anton Kratiuk per il portale d’informazione gagadget.com.

Chocolate Factory Simulator

MILANO – Il 7 gennaio 2025 è stato rilasciato su Steam un simulatore non standard realizzato da sviluppatori polacchi. Questa volta i giocatori potranno cimentarsi nei panni del proprietario della fabbrica di cioccolato.

I giocatori dovranno attrezzare una fabbrica, occuparsi degli strumenti, acquistare gli ingredienti per il cioccolato, ideare una ricetta e creare dolci d’autore, sperimentando forme, colori e sapori.

Per soddisfare gli ordini personalizzati, bisogna pensare a ogni dettaglio della decorazione, creare iscrizioni con lettere di cioccolato e curare la perfezione estetica. È interessante notare che nella produzione del cioccolato il giocatore sarà assistito dall’automa Nouga, che porterà una parte di umorismo nel gioco.

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Ferrero presenta l’uovo di Pasqua Pocket Coffee rivestito di cacao e caffè

La multinazionale Ferrero introduce per la Pasqua 2025 l’uovo Pocket Coffee con uno strato interno al cacao e caffè, avvolto da fine cioccolato fondente con inclusioni croccanti al caffè. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Efa News.

Ferrero presenta l’uovo Pocket Coffee

MILANO – Per la Pasqua 2025 arriva una grande novità ispirata all’iconica pralina al caffè: l’Uovo Pocket Coffee. Un uovo di Pasqua con doppia copertura: uno strato interno al cacao e caffè, avvolto da uno strato esterno di finissimo cioccolato fondente con inclusioni croccanti al caffè.

In regalo con ogni uovo l’esclusiva guida digitale “Le rotte del caffè Pocket Coffee”, una raccolta di consigli di viaggio su Brasile, Costa Rica, Santo Domingo e Colombia firmata Lonely Planet.

Una speciale collaborazione con il leader mondiale nel settore delle guide di viaggio, per raccontare i quattro Paesi di origine del caffè con cui è realizzato Pocket Coffee. Attraverso la guida, i consumatori scopriranno moltissime curiosità di questi quattro paesi dove il caffè non è solo un prodotto, ma un vero e proprio patrimonio culturale.

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PuckPuck: quest’estate, il cold brew drip si fa con l’AeroPress, in casa e on the road

MILANO – Cold brew drip e AeroPress? Un’accoppiata vincente e che, soprattutto, può essere realizzata grazie a PuckPuck, uno strumento che permette di prepararsi a casa – ma anche on the road – il proprio caffè freddo. Questo adattatore per AeroPress, consente un lento e controllato gocciolare dell’acqua sul letto di caffè.

Risultato: un infuso versatile che può essere arricchito con il ghiaccio, con il latte o essere usato come mixer per i cocktail.

Un attrezzo che è sul mercato già da diversi anni, che però ora che ci si predispone all’arrivo di temperature più calde, è interessante da riscoprire per i coffeelovers appassionati di cold brew – o per i baristi che vogliono sperimentare – che però si sono persi questa opzione a 36.99 euro (attualmente si può preordinare qui, per quando tornerà disponibile alla fine di maggio).

PuckPuck: vediamo come funziona

Attraverso una valvola antigoccia, in attesa di ottenere il brevetto, impiega pochi secondi per essere impostata correttamente. PuckPuck è anche tecnologico perchè, se abbinata all’applicazione PUCKPUCK Drip Counter, disponibile per Apple e Android, si possono calibrare ancora più precisamente i parametri di infusione.

Si parla di design: la filettatura universale rende PuckPuck applicabile a tutti i tipi di bottiglie di acqua minerale.

Sul sito dell’azienda, a questo link, è possibile studiare bene come sfruttare al meglio PuckPuck. Trasformare il proprio AeroPress da una classica macchina per estrarre il caffè in una drip station è piuttosto semplice e impiega circa due-tre ore per la preparazione, da conservare in frigo per consumarlo in più tempo.

Marco Beverage Systems presenta MilkPal, il montalatte automatico senza vapore

MILANO – L’azienda specializzata nella produzione di attrezzature e macchinari Marco Beverage Systems ha presentato il nuovo montalatte automatizzato senza vapore MilkPal. Grazie ad una tecnologia innovativa, il monta latte in questione può memorizzare fino a 25 ricette.

MilkPal, il montalatte senza vapore di Marco Beverage Systems

Inoltre il prodotto è stato progetto per ridurre lo spreco di latte e accelerare il servizio riducendo le attese.

Marco Beverage Systems ha affermato che l’utilizzo di sistemi automatizzati nel mondo del caffè è sempre più importante considerato la forte richieste di bevande con schiuma fredda e alternative vegetali.

MilkPal può gestire sia il latte vaccino che le preparazioni vegetali. C’è di più: lo strumento risulta facile da pulire poiché è collegabile alla rete idrica per cicli di risciacquo automatico durante l’inattività.

Per saperne di più sul prodotto basta cliccare qui.

L’amaro del caffè: i segreti dietro il gusto predominante della bevanda

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L’amaro è una delle caratteristiche principali e più amate del caffè. La sensazione di amarezza provocata dal sapore è di certo apprezzata entro una determinata soglia, ma diviene sgradevole se l’intensità è elevata. Un caffè di alta qualità dovrebbe essere caratterizzato da un equilibrato rapporto acidità e amaro, oltre ad una piena fragranza aromatica. Per saperne di più, leggiamo di seguito l’approfondimento pubblicato sul portale Special Coffee.

L’amaro del caffè

Fra le sensazioni gustative fondamentali, l’amaro è il gusto predominante nei chicchi di caffè tostati. È la caratteristica sensoriale peculiare del caffè, il suo gusto tipico, la sua firma. Ma come nasce l’amaro del caffè? E perché ci piace così tanto, nel caffè, un gusto che dovrebbe risultare spiacevole?

Partiamo dalla fine, cioè dalla tazzina, cercando di capire quello che succede nella nostra bocca quando beviamo il caffè e percepiamo il gusto amaro.

Prima di tutto sfatiamo un luogo comune che riguarda la percezione del gusto: la cosiddetta “mappa della lingua”.

La consuetudine di raffigurare la lingua divisa in quattro aree precise, dove la sensibilità dei quattro gusti fondamentali è più marcata (il sapore dolce sulla punta della lingua, l’acido e il salato nelle zone laterali e l’amaro nella parte terminale) è ormai superata.

In realtà nelle papille gustative non esiste una sensibilità indirizzata ad un unico sapore, ma siamo capaci di percepire i gusti fondamentali su tutta la superficie della lingua perché le fibre che compongono le singole papille sono reattive verso stimoli molto differenziati e in maniera poliedrica.

La cosa che cambia è la sensibilità nelle varie zone ai diversi gusti.

Cos’è l’amaro?

L’amaro è il più complesso tra i gusti, stimolato da una vasta classe di composti chimici. Nell’influenza reciproca con gli altri sapori, è mascherato dal gusto dolce e rinforzato dal salato e dall’acido.

La sensibilità all’amaro è maggiormente percepibile rispetto agli altri sapori primari ed è oltretutto contraddistinta da una persistenza pronunciata.

È spesso avvertita come spiacevole, presumibilmente perché molte sostanze naturali tossiche hanno un gusto amaro e quindi, a livello evolutivo, è il gusto che ci allerta in caso di ingestione di sostanze potenzialmente pericolose per il nostro organismo.

Come mai allora l’amaro del caffè è irresistibile? Come potremmo immaginare un caffè senza l’amaro?

È un dato di fatto che la percezione dei gusti si evolve con la crescita e che un particolare sapore è via via più apprezzabile man mano che entriamo in contatto con esso.

I meccanismi alla base di questi cambiamenti però non sono affatto semplici. Nel caso del caffè vi sono delle ragioni fisiologiche legate principalmente alla caffeina.

Proprio la caffeina è alla base del meccanismo chiamato “flavor-consequence learning”. Questo meccanismo ci spiega perché gli effetti derivanti dal consumo di un alimento (nel caso del caffè l’energia data dalla caffeina) vengono associati al suo sapore che, anche se non gradevole, finisce per essere apprezzato.

Abbiamo quindi sviluppato delle modalità per farci piacere i cibi che, in qualche maniera, ci danno dei benefici. Abbiamo imparato ad associare la caffeina ad effetti positivi di stimolazione e benessere, e queste risposte dell’organismo ci rendono ancora più recettivi al suo caratteristico aroma.

Perché il caffè è amaro?

Anche se la maggior parte dei sentori aromatici del caffè si sviluppano durante la tostatura, anche la tipologia di caffè utilizzato, le origini e la miscela influiscono sull’amarezza.

Il caffè verde contiene per sua natura dei composti chimici che hanno un gusto amaro pronunciato, come la caffeina e gli acidi clorogenici, ed altri che lo sviluppano in seguito alla tostatura.

Basta pensare che il contenuto medio di caffeina è nell’Arabica dell’1,2% e nella Canephora del 2,4%. E che, se l’appellativo Robusta indica la sua capacità di adattamento e resistenza ai climi secchi e agli attacchi di malattie e parassiti, tale capacità è dovuta proprio alla sua alta percentuale di caffeina che funge da antiparassitario naturale.

Se però proviamo un infuso di caffè verde, scopriamo che il gusto c’entra poco con quello che siamo soliti associare ad una tazza di caffè.

La tostatura

La tostatura è il processo di trasferimento di calore al chicco che innesca centinaia di reazioni chimiche tra cui quelle più importanti sono le reazioni di Maillard e di caramelizzazione.

Durante il processo di tostatura, la composizione chimica del chicco si trasforma completamente soprattutto con la creazione di migliaia di nuovi composti aromatici volatili.

La percentuale di caffeina rimane invece inalterata, mentre gli acidi clorogenici si modificano producendo numerosi sottoprodotti che rimangono di gusto amaro.
Con la reazione di Maillard, attraverso la reazione chimica tra proteine e zuccheri, si generano le melanoidine, un’altra classe di composti chimici responsabili del gusto amaro del caffè.

Infine gli stessi zuccheri, in seguito alla caramellizzazione, tendono a diventare amari se la tostatura è troppo spinta.

L’intensità dell’amaro percepibile in un caffè è quindi il risultato di diversi fattori, ciascuno dei quali ha un peso variabile in funzione della tostatura.

Come regola generale del processo di cottura del chicco, l’aumento del grado di tostatura porta a diminuire l’acidità e aumentare l’amaro.

Il colore del chicco può essere allora il primo indicatore che possiamo interpretare: più scuro è, maggiore sarà il grado di tostatura e più intenso sarà il gusto amaro nella bevanda.

Sebbene la tostatura rappresenti l’elemento chiave nella determinazione dell’amarezza nel caffè, anche preparazione ed estrazione fanno la loro parte.

Se la macinatura è troppo stretta, la superficie di contatto acqua/caffè aumenta e di conseguenza aumenta la capacità estrattiva dei composti amari contenuti nel caffè tostato.

Lo stesso risultato si ha quando la temperatura dell’acqua è troppo alta.

Infine c’è da considerare il tempo di estrazione: quando la percolazione è troppo lunga (sovra estrazione) si evidenzia un tenore di amaro intenso e sgradevole poiché l’acqua inizia ad estrarre composti chimici che diminuiscono l’equilibrio gustativo della bevanda e rendono il caffè sbilanciato sull’amaro.

E lo zucchero?

Non possiamo non fare cenno al fatto che molti di noi preferiscono il caffè amaro, mentre altri sentono la necessità di mitigare questo gusto aggiungendo lo zucchero.

Spiegare queste differenze con “è una questione di gusti” è riduttivo: è noto da tempo infatti che esistono delle differenze individuali nella sensibilità gustativa, e queste differenze sono particolarmente evidenti nella popolazione per l’amaro e il dolce, meno per il salato e l’acido.

La genetica del gusto spiega in parte queste differenze. A determinare la predilezione per la bevanda amara non sarebbe quindi il palato quanto piuttosto una variante genetica correlata alla capacità di metabolizzare la caffeina, che si ritrova anche nelle persone che scelgono il cioccolato fondente rispetto a quello al latte e il tè liscio rispetto a quello zuccherato.

In conclusione

La sensazione di amarezza provocata dal sapore amaro è apprezzata entro una determinata soglia, ma diviene sgradevole se l’intensità è elevata.

Un caffè di alta qualità è caratterizzato da un equilibrato rapporto acidità e amaro, oltre ad una piena fragranza aromatica.

E solo l’esperienza del torrefattore sa sviluppare profili di tostatura che esaltano la dolcezza naturale dei caffè ed evidenziano una nota acida, evitando un eccessivo sviluppo dei composti amari. Con l’obiettivo dichiarato di ottenere la tazza perfetta.

Torino: ecco come è nato il detto “fare una figura da cioccolataio”

Il legame tra Torino e il cioccolato è ben noto a tutti. Il successo e la fama dei maestri cioccolatieri della città si spingeva in Francia, Svizzera e Germania. Proprio dalla prestigiosa figura professionale dei cioccolatieri sarebbe nato l’episodio che, secondo la leggenda, avrebbe dato la vita al detto “fare una figura da cioccolataio“.

In particolare, un cioccolatiere in città era noto per viaggiare su una carrozza trainata da quattro cavalli, anziché i due tipici dei borghesi.

Questo infastidì il duca Carlo Felice di Savoia il quale, convocò il cioccolataio in questione, rimproverandogli dell’ostentazione di ricchezza, utilizzando per la prima volta il detto popolare. Leggiamo di seguito parte dell’articolo pubblicato sul portale Piazza Pinerolese.

Le origini del detto “fare una figura da cioccolataio”

TORINO – In realtà, la teoria più accreditata in tal senso fa riferimento proprio agli ingenti profitti di questi professionisti ed al fatto che potessero permettersi, appunto, un mezzo di trasporto così lussuoso. In particolare, vi era un cioccolatiere che si spostava su una carrozza trainata da quattro cavalli, anziché i due tipici delle carrozze borghesi.

Questo infastidì il duca Carlo Felice di Savoia il quale, risentito da quell’affronto accidentale, convocò il cioccolataio in questione, intimandogli di non ostentare una tale ricchezza perché lui non avrebbe potuto permettersi di fare “na figura da ciculatè”, fare una figura da cioccolataio.

Verità o leggenda? Vero è che, da quel momento, gli artigiani del cioccolato preferiscono di gran lunga farsi chiamare maestri cioccolatieri.

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Spaghetti al gelato: la storia dell’invenzione di Dario Fontanella

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Dario Fontanella è l’italiano che ha avuto la brillante intuizione dietro gli spaghetti al gelato. Durante una vacanza sulla neve, quando aveva diciassette anni, nel 1969, Dario è tornato sulle Dolomiti bellunesi. A Cortina d’Ampezzo, alla pasticceria Embassy, mentre gustava un Mont Blanc è stato folgorato dalla purea di castagne spaghettiforme: e lì è scattata l’idea. Leggiamo di seguito parte dell’articolo di Fabrizio Gabrielli e Chiara Romiti per l’Esquire.

L’invenzione degli spaghetti al gelato

MILANO – Originari di Conegliano, i Fontanella si sono trasferiti in Germania nei ridenti anni Trenta. Ne hanno vissute di ogni, basta andarsi a guardare alcune foto storiche di come, nell’immediato dopoguerra, lavorassero in un prefabbricato in mezzo alle macerie di una Mannheim bombardata e rasa al suolo. Come spesso succede, ed è anche giusto, è un meccanismo endemico a tutti i processi di affermazione, i Fontanella hanno sempre svolto il lavoro di gelatai artigianali con passione indefessa, ma per vedergli il successo esplodere sotto le mani c’era bisogno soltanto di una cosa.

Fontanella, anche fuori di metafora, ha fatto il botto tornando a casa. Durante una vacanza sulla neve, quando aveva diciassette anni, nel 1969, Dario è tornato sulle Dolomiti bellunesi. A Cortina d’Ampezzo, alla pasticceria “Embassy”, mentre sbocconcellava un Mont Blanc è stato folgorato dalla purea di castagne spaghettiforme: e lì è scattato il glitch.

Ha dunque ricreato la magia spaghetticola in tre formati, vermicelli verdi, bianchi e rossi al sapore di pistacchio, limone e fragola.

Il risultato, però, non lo convinceva: chi mangia pasta colorata? Giusto i tedeschi che la comprano nelle bottegucce di San Gimignano.

Ha dunque optato per un colore più spaghettish ricreato con del gelato alla vaniglia. Sopra ci ha lasciato scivolare un coulis di fragole, qualche scaglia di cioccolato bianco et voilà:

Ecco ricreata la magia del maccaroni-tu-me-provochi-e-io-me-te-magno. In Germania, come era prevedibile, sarebbero esplosi svariati cervelli.

Ad oggi è la forma di gelato artigianale italico più venduta nel paese: la stima si aggira sulle quaranta milioni di porzioni vendute ogni anno, numeri folli, ma anche un’attestazione di stima senza precedenti per il mélange tra tradizione pastaiola e gelataia, che i Fontanella hanno continuato a fomentare introducendo tra le loro produzioni anche il Paglia & Fieno, che rimanda alle tagliatelle fresche all’uovo bicolori cavallo di battaglia della cucina romana, ricreato con gelato alla vaniglia e al pistacchio e guarnito con una salsa di zabajone e granella di amaretti e pistacchi.

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De’ Longhi S.p.A.: e ora Guido Bernardinelli è il nuovo a.d. della divisione professionale del Gruppo, Lorenzo Carboni a.d. de La Marzocco e Stefano Barato è il direttore generale di Eversys superautomatiche

TREVISO – Il Gruppo De’ Longhi S.p.A. rafforza ulteriormente la governance e la struttura organizzativa nell’hub del caffè professionale, nato dalla business combination tra La Marzocco ed Eversys, al fine di sfruttare appieno il potenziale delle società nei segmenti di mercato premium.

Guido Bernardinelli è stato nominato amministratore delegato della divisione professionale con l’obiettivo di potenziare la struttura della holding e garantire visione strategica nelle principali aree di business, quali pianificazione, finanza e controllo, risorse umane, attività legali e di internal audit, in coordinamento con le funzioni corporate del Gruppo.

Stefano Barato, direttore generale di Eversys (immagine concessa)

Questo rafforzamento della holding vedrà inoltre la designazione di un Operations Officer per sfruttare al meglio potenziali sinergie tra le società.

Lorenzo Carboni, amministratore delegato de La Marzocco (immagine concessa)

Tale riorganizzazione ha inoltre attribuito a Lorenzo Carboni, direttore vendite de La Marzocco dal 2012, la carica di amministratore delegato de La Marzocco, ed a Stefano Barato la guida di Eversys con il ruolo di direttore generale.

Ha commentato l’amministratore delegato Fabio de’ Longhi:

“Il caffè è stato uno dei principali driver di crescita del nostro Gruppo negli ultimi dieci anni e rappresenta ancora un’importante opportunità di sviluppo strategico nel medio-lungo termine, sia nel segmento professionale che in quello consumer.

Fabio de'Longhi dividendo
Fabio De’Longhi amministratore delegato del Gruppo De’ Longhi

Questo rafforzamento organizzativo nella divisione professionale ci permetterà di sfruttare ulteriormente la leadership di mercato e le eccellenti capacità di innovazione tecnologica sia de La Marzocco che di Eversys, utilizzando al meglio le risorse comuni e condividendo conoscenze e best practices utili a generare maggior valore per i Gruppi.

Ci congratuliamo con Guido, Lorenzo e Stefano e ringraziamo tutte le persone per l’eccellente lavoro svolto con dedizione e passione nel corso degli anni che ha permesso di raggiungere risultati straordinari.”