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domenica 24 Novembre 2024
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Fipe crea L’Associazione delle scuole di alta formazione della ristorazione

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L’Associazione delle scuole di alta formazione della ristorazione (immagine concessa)

ROMA – “L’importanza della formazione – ha dichiarato il Presidente della Federazione Fipe – Confcommercio Lino Enrico Stoppani – per il nostro settore è da sempre uno degli aspetti fondamentali per lo sviluppo e la crescita qualitativa delle aziende che operano nella ristorazione”. Con queste motivazioni è nata a Roma in Fipe – Confcommercio l’Associazione delle Scuole di alta formazione della ristorazione che raggruppa le più importanti scuole italiane nel settore della cucina, della sala e del bar per formare i futuri cuochi, maître, camerieri, pasticceri che andranno a lavorare nel settore della ristorazione e dell’ospitalità.

L’Associazione delle scuole di alta formazione della ristorazione di Fipe

“L’obiettivo – dichiara il neoeletto presidente Vittorio Dall’Aglio, presidente di Confcommercio Parma e consigliere di ALMA, Scuola internazionale di cucina – è quello di mettere a fattor comune attraverso un coordinamento nazionale, pur nel rispetto delle autonomie delle diverse scuole, tutte le esperienze, cercando di dare un respiro più ampio alle attività di istruzione e formazione nel campo della ristorazione per rispondere sempre meglio ai fabbisogni delle imprese e avviare un indispensabile confronto con le Istituzioni”.

“La ricerca di competenze qualificate si lega – secondo il presidente Stoppani – all’esigenza di un innalzamento della qualità dell’offerta da parte delle imprese chiamate a rispondere ad una clientela sempre più competente ed esigente”.

Tra i primi punti del programma della nuova Associazione c’è quello di organizzare, ad inizio 2025, un forum della formazione chiamando a raccolta, alla presenza dei più importanti soggetti istituzionali interessati, tutti gli attori della filiera.

E sulla Giornata mondiale del turismo: “L’Italia tra le mete più ambite anche per la ristorazione”

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Fipe per la Giornata mondiale del turismo 2024 (immagine concessa)

ROMA – È di 11,7 miliardi di euro la spesa destinata alla ristorazione dei turisti che hanno visitato l’Italia durante il trimestre estivo 2024 (giugno-agosto), a fronte di una spesa complessiva di 62 miliardi. Un dato che evidenzia come il settore sia un componente fondamentale dell’offerta turistica del Bel Paese, rappresentando uno dei principali motivi di scelta per milioni di visitatori, italiani e stranieri.

L’analisi Fipe per la Giornata mondiale del turismo

È quanto emerge dalla analisi che Fipe – Federazione italiana pubblici esercizi ha realizzato in occasione della Giornata mondiale del turismo.

L’estate 2024 ha visto circa 215 milioni di presenze turistiche in Italia, con una crescita dell’1,6% rispetto all’anno precedente, trainata soprattutto dall’afflusso di visitatori stranieri (+4% le presenze sul 2023) che ha compensato il leggero calo dei flussi domestici. Gli imprenditori della ristorazione vedono nel turismo internazionale un volano di sviluppo anche per i prossimi anni.

I turisti, ancora di più quelli stranieri, apprezzano l’Italia non solo per le sue bellezze artistiche e paesaggistiche, ma anche per la qualità e la varietà della sua offerta enogastronomica. L’esperienza culinaria italiana, fatta di autenticità, tradizione e qualità, è capace di trasformare ogni soggiorno in un’occasione di scoperta e valorizzazione del territorio.

“Questi dati confermano l’importanza della ristorazione come elemento chiave per il successo del turismo in Italia” commenta Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe. “È quindi arrivato il momento che anche alle imprese della ristorazione sia riconosciuto lo status di impresa turistica, non solo per favorirne l’ammodernamento utilizzando le risorse messe a disposizione del comparto, ma anche per dare maggiore impulso alla qualità complessiva della nostra offerta turistica, investendo cioè sulle sue eccellenze”, conclude Stoppani.

Iginio Massari prova l’intelligenza artificiale per il gelato: “Si risparmia tempo, ma occorre utilizzarla bene”

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Iginio Massari costa panettoni
Il maestro pasticciere Iginio Massari (foto Pasticceria Massari)

Durante un suo intervento al Cook Fest 2024, il pasticcere Iginio Massari ha raccontato di aver chiesto all’intelligenza artificiale di creare la ricetta di un gelato che tenga lo sgocciolamento a 9 gradi. “L’AI è uno strumento utile per risparmiare tempo nella ricerca, a patto di saperlo utilizzare bene” ha affermato il maestro. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Anna Paola Merone per Il Corriere della Sera.

Iginio Massari sull’intelligenza artificiale per la realizzazione del gelato

MILANO – L’intelligenza artificiale entra in pasticceria, per la precisione nella pasticceria di Iginio Massari. Che è avanti, già nel futuro, e non ha alcuna intenzione di rinunciare alle opportunità che il progresso ci offre. “Non faccio come Pierino, io sul treno in corsa salgo” racconta nell’incontro di apertura di Cook Fest 2024, a Milano, lanciando il cuore oltre l’ostacolo di una colazione all’italiana tradizionale.

Uno strumento da usare bene

Certo serve sempre la mano di un grande maestro e tutta la sua sapienza e tradizione per realizzare un grande prodotto. “Serve porre le domande giuste all’AI e saper decifrare le risposte – spiega il maestro a Il Corriere della Sera – un po’ come un navigante che interroga la bussola. Deve sapere guardare le stelle, il mare e leggere uno strumento prezioso che va comunque interpretato con una cultura e una esperienza specifiche. E con talento”.

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Il Cerrado Mineiro a denominazione di origine a Firenze da Ditta Artigianale

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Ditta Artigianale incontra la regione del Cerrado Mineiro (immagine concessa)

FIRENZE – L’iniziativa organizzata dallo Stato brasiliano del Cerrado Mineiro presso Ditta Artigianale a Firenze ha riunito torrefattori e professionisti del settore per presentare la prima denominazione di origine (DO) di caffè brasiliano. L’evento, che si è svolto il 3 ottobre, faceva parte del Cerrado Mineiro Road Show in Italia, iniziato il 1°ottobre a Milano in occasione della Giornata internazionale del caffè, con il supporto di illy, protagonista della campagna di sostenibilità “Mind The Coffee Cup“, e del network di caffetterie milanesi Cafezal.

Gli incontri hanno celebrato i legami storici e culturali tra le tradizioni del caffè brasiliane e italiane, mettendo in evidenza qualità, autenticità e l’importanza della certificazione DO in entrambi i mercati.

L’evento ha anche offerto l’opportunità di esplorare le pratiche di sostenibilità agro-rigenerativa del Cerrado Mineiro, la più grande area di produzione di caffè con questo modello in Brasile, mostrando la storia, il terroir e la cultura della regione.

I partecipanti hanno potuto degustare caffè premiati dall’ultimo raccolto, scoprendo i sapori unici della ruota sensoriale del Cerrado Mineiro e l’impegno per pratiche sostenibili attraverso degustazioni, workshop e sessioni di networking.

Simoni Ameni, direttore dell’a scuola di caffetteria di Accademia Ditta Artigianale, ha ospitato l’evento insieme a Thiago Furlaneto, coordinatore della denominazione di origine e sostenibilità, che ha offerto una prospettiva strategica sul valore del Cerrado per la produzione di caffè brasiliana.

Tra i rappresentanti del Cerrado Mineiro erano presenti Sandra Moraes, responsabile del caffè specialty di Expocacer; Gláucio de Castro, presidente della Federation of Coffee Growers of Cerrado e produttore da oltre 40 anni; Juliano Tarabal, direttore esecutivo; e il produttore di caffè Mario Alves.

Cerrado Mineiro e Ditta Artigianale

L’evento ha visto la partecipazione speciale di Francesco Sanapo, tre volte campione barista e ceo di Ditta Artigianale, insieme a Francesco Masciullo, capo torrefattore e responsabile vendite, durante la sessione di cupping e incontro.

Un’altra protagonista è stata Valentina Palange, influencer del caffè in Italia. Erano presenti anche rappresentanti delle torrefazioni toscane e studenti dell’Accademia Ditta Artigianale.

Francesco Sanapo ha detto: “È un piacere condividere conoscenze sulla sostenibilità, l’economia circolare e, in particolare, l’economia rigenerativa, che il team di Cerrado Mineiro esemplifica così bene con il suo modello di business e l’unità tra i coltivatori di caffè.”

Prossima tappa del road show: Roma

L’8 ottobre, l’Ambasciata del Brasile a Roma ospiterà un dibattito con Vanusia Nogueira, capo dell’Organizzazione Internazionale del Caffè (ICO), e Andrea Illy, presidente di illycaffè.

Il dibattito sarà incentrato sul ruolo della certificazione DO e dell’agricoltura sostenibile nel valorizzare il profilo del caffè brasiliano.

Foreverland, la startup del cioccolato alternativo sostenibile, ha raccolto 3,4 mln

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Il logo di Forever Land

Grazie alla tecnologia green, quattro imprenditori hanno trovato un’alternativa vegana a base di carrube italiane: Choruba, un ingrediente rivoluzionario a base di carrube italiane. Il finanziamento servirà a Foreverland per aprire il primo impianto a Putignano. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Gabriella Rocco per La Repubblica.

La startup Foreverland conclude il round Seed con 3,4 milioni di euro

CONVERSANO (Bari) – Fondata a Conversano, in provincia di Bari, a maggio 2023 da Massimo Sabatini, Riccardo Bottiroli, Giuseppe D’Alessandro e Massimo Brochetta, Foreverland è la startup impegnata nel democratizzare il cioccolato creando alternative sostenibili e rispettose del pianeta, senza alcun compromesso sul gusto.

Ha infatti creato Choruba, ex Freecao, un ingrediente rivoluzionario a base di carrube italiane, che offre un’alternativa eco-consapevole al cioccolato tradizionale e protetta da due brevetti. Choruba viene venduta in gocce o liquido, in diverse varianti ed applicazioni, ad aziende del settore alimentare e già nei prossimi mesi saranno in commercio prodotti che utilizzano l’ingrediente innovativo.

Foreverland ha appena raccolto 3,4 milioni di euro in un round Seed ad un solo anno dalla sua fondazione. L’azienda ha ottenuto i finanziamenti da un gruppo di investitori, tra cui alcuni verticali sul food come Grey Silo Ventures, Eatable Adventure e Kost capital, ed altri come CDP Venture, Exor Ventures, 2100 ventures, Ulixes capital partners, Newland Syndicate, Moonstone.

Questo nuovo finanziamento permetterà all’azienda la realizzazione del primo impianto produttivo in Puglia, a Putignano (Bari), operativo da gennaio, e la commercializzazione del suo ingrediente innovativo, Choruba.

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12oz lancia la bevanda limited edition con il burro d’arachidi di Fiorini Alimentari

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Choco Peanut Butter Latte Hot & Cold (immagine concessa)

MILANO – A partire dal primo ottobre e solo fino al 31 dicembre 2024 sarà possibile provare la nuova bevanda in edizione limitata Choco Peanut Butter Latte preparata con la famosa crema di noccioline firmata Fiorentini. Solo negli store 12oz, format italiano specializzato nel servizio rapido di bevande coffee&milk based, con oltre 30 locali in Italia e in Grecia, si potrà assaporare questo innovativo drink studiato dal team R&D 12oz in collaborazione con Fiorentini Alimentari, leader italiano noto al grande pubblico per le gallette e gli snackini e oggi protagonista anche per le sue creme spalmabili, in particolare la sua crema di arachidi made in Italy.

La bevanda Choco Peanut Butter Latte da 12oz

Una nuova collaborazione che mette insieme le bevande da consumare in movimento con il peanut butter?

Potrebbe sembrare un mix straniero, invece è tutto italiano. Italiana è infatti l’impresa che nel 2015 ha dato vita a 12oz, così come italianissima è anche la famiglia Fiorentini, che da oltre 100 anni si dedica alla diffusione di cibi alternativi e salutistici. Italiani sì, ma entrambi sono anche innovatori, alla continua ricerca della ricetta perfetta e più nuova, precursori delle nuove tendenze, attenti osservatori dei trend internazionali, capaci di importarli e adattarli al gusto e alle abitudini italiane.

Il nuovo Choco Peanut Butter Latte è preparato con una ricetta al contempo semplice ed estremamente sfiziosa, che utilizza latte, caffè, Peanut Butter Fiorentini, nella versione Crunchy con croccanti pezzetti di arachide, e topping finale al cioccolato. La nuova bevanda entra nel menu in doppia versione: hot e cold.

“Osservando i trend internazionali abbiamo notato che il Peanut Butter è un ingrediente sempre più richiesto – spiega il Team R&D di 12oz – e lo sta diventando anche qui, in Italia. Per la nostra ricetta abbiamo pensato immediatamente al Peanut Butter di Fiorentini, perché ne apprezziamo l’ottima qualità. Inoltre, Fiorentini è una solida realtà italiana che fa innovazione da sempre, selezionando solo materie prime di alta qualità, approccio che condividiamo.”

“Siamo entusiasti di questa collaborazione – commenta Simona Fiorentini, sales & marketing manager dell’azienda di famiglia alla quarta generazione – perché dimostra la versatilità del nostro peanut butter, che oltre a essere spalmato può diventare un ingrediente perfetto anche per bevande calde e fredde. La creatività di 12oz ci ha stupito da subito e siamo felici che dal connubio di due aziende italiane sia scaturito un ottimo prodotto. Ci auguriamo che, soprattutto i giovani, amino questo nuovo drink come l’abbiamo amato noi al primo sorso. Questa esperienza ci aiuterà ad avvicinarci sempre di più a questo segmento di mercato (la genZ) nel quale abbiamo grandi aspettative per il futuro.”

La scheda sintetica di 12oz

Retail format di caffetterie 2.0, nato nel 2015 con un primo locale a Milano, dall’intuizione dell’imprenditore italiano e CEO David Nathaniel, da oltre trent’anni nel settore della prima colazione per l’hotellerie di lusso.

Nel 2018 è nata la joint venture con JDE Peet’s, secondo torrefattore al mondo e parte del colosso internazionale JAB Holding Company, che ha nel suo portafoglio primari brand della ristorazione. JDE Peet’s ha investito nel concept, in cui crede fortemente, diventandone il socio di maggioranza. Il potente piano di sviluppo prevede l’apertura di centinaia di locali diretti e in franchising, in Italia e all’estero.

12oz promuove i nuovi trend di bevande da consumare in movimento, già pienamente nelle abitudini di Millennials e GenZ. Integra il gusto globale e cosmopolita dell’offerta con la rapidità di servizio tipica del bar all’italiana, grazie a un sistema di macchine tecnologicamente avanzate, che consente di erogare la metà delle bevande a menù in meno di 30 secondi, e ingredienti di alta qualità.

La scheda sintetica di Fiorentini Alimentari

La storia dell’azienda inizia a Torino nel 1918, quando Leonildo Fiorentini apre la sua bottega alimentare nel centro della città. Negli anni ’40 arrivano i primi prodotti etnici, grazie al figlio Vittorio, che importa prodotti allora sconosciuti come pane azimo e cous cous.

A metà degli anni ‘70 avviene la vera svolta: Roberto Fiorentini, attuale presidente, e sua moglie Adriana Gasco, attuale CEO, trasformano l’attività da vendita al dettaglio a ingrosso. E, oltre a importare e distribuire prodotti salutistici e macrobiotici, iniziano la produzione a marchio proprio: nasce il brand Fiorentini.

L’azienda produce nell’avveniristico sito di Trofarello (Torino) alimenti biologici a forte connotazione salutistica, sostituivi del pane, snacks e gallette di cereali soffiati e legumi. La ricerca di gusto e leggerezza continua con Fabrizia e Simona, quarta generazione.

Negli ultimi anni, l’azienda ha sviluppato nuove linee per la produzione di creme spalmabili, principalmente a base di arachidi. Tutta la produzione avviene nello stabilimento storico di Torino, recentemente rinnovato, a partire dalla tostatura e spremitura delle arachidi. Questo nuovo prodotto ha subito conquistato il favore degli Italiani, che ne hanno fatto il leader della categoria.

A Milano si tosta, si beve e ci si taglia poi i capelli nello stesso locale: ecco qua il Caffè Pacini

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All'ingresso di Caffè Pacini (foto concessa)
All'ingresso di Caffè Pacini (foto concessa)

MILANO – Caffè Pacini nasce come vecchia torrefazione a Milano negli anni ’50, poi diventa tavola fredda e nel 2017 viene trasformata dal titolare Paolo Freda in un bar-roastery specialty con l’acquisto della macchina tostatrice da un chilo fornita dall’Ingegner Napoli.

In questo ultimo passaggio è avvenuta l’apertura allo specialty coffee, che Freda acquista e cuoce per poi servirlo fresco ai propri clienti che sono anche i suoi consulenti, così come racconta lui: “Glieli faccio assaggiare e se piace, li metto sulla carta”.

In più, da Caffè Pacini mentre si beve il caffè, può capitare di tagliarsi i capelli. Dentro lo stesso spazio di una quarantina di metri quadri, con due posti dentro per sedersi e un dehor coperto fuori con 6/7 tavolini, convivono due concept.

Caffè Pacini, dove si beve buon caffè e ci si fa la piega

“Siamo passati dalla torrefazione al bar specialty piano piano, aggiungendo un caffè alla volta. Oggi ne abbiamo diversi tipi: in totale siamo a 17, 10 dei quali specialty più 5 monorigine e 2 miscele.

Quando ho voluto inserire la macchina tostatrice mi sono formato da autodidatta con dei corsi online: questa è la mia natura, sono curioso, mi informo di continuo e ogni giorno imparo qualcosa di nuovo.”

Proporre lo specialty in un bar come il vostro è difficile?

“Ho imparato dalla mia esperienza professionale che se si è credibili, si può vendere qualsiasi cosa. La cultura media sul caffè in Italia è bassa, ma i miei clienti si fidano di me e quindi sono propensi ad ascoltare il mio racconto attorno al prodotto che propongo loro.

D’altra parte a me piace molto spiegare cosa sto vendendo e adesso più del 50% delle persone che vengono da Caffè Pacini lo fanno proprio perché possono sperimentare qualcosa di nuovo sul menù. “

Da Caffè Pacini è previsto soltanto l’espresso?

“Serviamo soprattutto l’espresso, ma proponiamo anche filtro in french press, cold brew. Siamo ancora all’inizio ed è il primo anno che lo sperimentiamo, perché mi sembrava arrivato il momento di avventurarci. Così ho acquistato l’attrezzatura e da quando lo abbiamo messo sul menù abbiamo visto che piace molto soprattutto ai giovani.

Proprio grazie agli specialty e ai diversi modi di estrazione, le nuove generazioni entrano da noi sempre di più. Siamo un punto di riferimento ormai e il nostro nome è conosciuto: ci sviluppiamo sul passaparola.

L’espresso da Caffè Pacini (foto concessa)

Per l’espresso usiamo la miscela base (85% arabica, 15% Robusta) che risulta molto completa e che riteniamo il nostro migliore caffè per andare incontro ai palati di tutti, vendendolo a un euro e venti.

È quello che costa meno e che viene ordinato di più. Il resto costa ovviamente di più: ho appena terminato il Blue Mountain a due euro, e un Geisha a due e 50.

Ho poi due altre monorigine a 2 euro che vengono ordinate tanto e altri specialty che vendo a 1.80.

L’offerta specialty (foto concessa)

Ultimamente poi il prezzo del caffè è aumentato parecchio, ma sono riuscito ad ammortizzare i costi tostando da solo. Più avanti poi, crescendo con i volumi, dovrei ulteriormente coprire le spese. La macchina l’ho posizionata proprio dietro il bancone e tosto mentre l’altro serve, tenendo in esposizione il verde. Questa è un’ottima strategia di pubblicità per attirare le persone, che spesso restano affascinate e cominciano a chiedere.”

In media quanto ne tosta e quanto ne vende?

“Tosto un paio di volte a settimana, massimo tre e ne produco circa una ventina di chili per sessione. Non ho fatto i calcoli precisi, ma ne vendo parecchio: un buon 30% viene acquistato anche in macinato per la moka. Potrei orientativamente contare due-tre chili in mescita e qualche chilo in vendita in grani al giorno.

La tostatrice da quando ho cominciato ad occuparmene, resta sempre la stessa ma in futuro l’idea è quella di acquistarne una un po’ più grande.

Restando in tema attrezzature, per preparare l’espresso ho optato per una macchina multiboiler con cui posso scegliere la temperatura ed essere veloci, della Cime. Siamo in due dietro al bancone, io e la mia assistente che deve sapere come me tostare, erogare l’espresso e preparare il filtro.”

Il taglio di capelli da Caffè Pacini come ci è entrato?

“Ad un certo punto ero alla ricerca di un barista e nello stesso periodo una cara amica parrucchiera aveva bisogno di trovare un nuovo lavoro. È stato allora che le ho chiesto di venire da Caffè Pacini ad aiutarmi come operatore, ma presto ci siamo accorti che i suoi vecchi clienti entravano al bar e si mettevano in coda per farsi tagliare i capelli da lei.

Allora abbiamo intravisto una nuova possibilità e abbiamo creato uno spazio per la sua attività dentro il Caffè Pacini. Dopo il Covid, la tavola fredda stava perdendo grinta e allora abbiamo pensato al piano b provando a implementare l’angolo parrucchiere. Oggi basta prendere l’appuntamento per potersi tagliare i capelli e chi vuole, ordinare un caffè. Il locale risulta diviso in due: da una parte torrefazione e dall’altra parrucchiere.”

Il Cerrado Mineiro giunge a Milano con il primo caffè brasiliano a denominazione di origine e sbarca da Cafezal

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Carlos Bitencourt e Thiago Furlaneto pronti a dare il via alla presentazione

MILANO – In Viale Premuda 14, Cafezal ancora una volta diventa il luogo di incontro tra coltivatori e paesi importatori, ospitando la riunione – parte del più ampio tour in tutta Italia – con la Federazione dei produttori di caffè brasiliamo del Cerrado, per presentare la Denominazione di origine del Cerrado Mineiro e le sue pratiche agricole rigenerative.

Presenti all’appello Sandra Moraes, specialty coffees manager di epocacer, Gláucio de Castro, presidente della Cerrado Coffee Growers Federation nonché produttore da oltre 40 anni, Juliano Tarabal, il coltivatore Mario Aoves e, a dare una panoramica di questa area particolarmente rilevante per la produzione caffeicola brasiliana, Thiago Furlaneto coordinatore del dipartimento di denominazione di origine e sostenibilità.

La Federazione rappresenta i produttori della Regione Cerrado Mineiro, si occupa di controllare la qualità della materia prima e dell’uso della Denominazione di Origine e di promuovere la Regione. Al suo interno, sei cooperative, sette Associazioni e una Fondazione.

Cerrado Mineiro: alcuni dati

Si parla di una superficie produttiva di 250mila ettari (di cui 30mila sono certificati come agricoltura rigenerativa e 70mila Rain Forest) e di una media annua di sei milioni di sacchi (lo specialty rappresenta tra il 40 e il 60% della raccolta) con 4.500 coltivatori.

Il Cerrado Mineiro comincia ad essere produttivo nel 1972 e nel 1992 vede la nascita della Federazione dei coltivatori che a sua volta dà vita al marchio RCM (Regione Cerrado Mineiro) nel 2011 e successivamente nel 2013 del registro della Denominazione d’Origine (DO). Infine, nel 2022, totalizza un milione di sacchi di verde venduti con la DO.

Si tratta dell’area maggiore interessata dall’agricoltura rigenerativa certificata in Brasile, con una buona conservazione del suolo e dell’acqua, una buona ciclizzazione dei nutrienti. Caratterizzata da buone condizioni climatiche, biodiversità e un occhio di riguardo per il benessere dei farmers.

Qual è il disciplinare di produzione ufficiale

Chi coltiva deve essere locato all’interno dell’area del Cerrado Mineiro, che comprende 55 comuni. La varietà di riferimento è l’Arabica (con un punteggio SCA di almeno 80) e deve trovarsi ad un’altitudine compresa tra gli 800 e i 1300 metri. Deve ottenere la dichiarazione di conformità alla legislazione sociale e ambientale del Brasile, firmata dal produttore e garantire lo stoccaggio in magazzini accreditati. Infine, deve usare imballaggi con il sigillo di Denominazione di Origine (DO).

Il caffè autentico del Cerrado Mineiro

Deve passare attraverso il vaglio di un sistema di controllo che certifichi l’utilizzo di imballaggi ufficiali, la presenza di certificati di qualità e di origine e del marchio DO, insieme a tracciabilità e fingerprint.

Tutti elementi ancor più rilevanti se inseriti all’interno del discorso più ampio legato al regolamento sulla deforestazione EUDR (di cui la Commissione europea ha appena richiesto il rinvio d’un anno nella sua attuazione) che coinvolge importatori, trasformatori e naturalmente anche i contadini che stanno in prima linea sui campi.

Ma siccome il caffè non è solo teoria, ma soprattutto pratica…

Sandra Moraes, specialty coffees manager di epocacer

L’incontro non poteva non concludersi con una sessione di cupping di 4 naturali, un fermentato e un blend: con Carlos Bitencourt che macinava e riempiva le tazze sul posto e Sandra Moraes ad allestire il tavolo del laboratorio sotterraneo di Cafezal, l’esperienza era completa. I partecipanti quindi hanno potuto assaggiare con i sensi queste referenze provenienti dal Cerrado Mineiro e poter esprimere la propria preferenza tra soluzioni più spinte e altre più classiche verso note cioccolatose.

Eudr, mercati in forte ribasso dopo l’annuncio della Commissione, il ministro Lollobrigida: “Ha vinto la proposta italiana”

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Il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida (foto di Wikipedia; fonte: https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/172)

MILANO – Eudr, il giorno dopo la proposta – avanzata mercoledì 2 ottobre dalla Commissione europea – di rinviare di un anno l’entrata in applicazione della norma anti deforestazione. Soddisfatti, anche se con molti distinguo, il mondo produttivo e tutte le filiere interessate, che comprendono olio di palma, carne bovina, soia, caffè, cacao, legname, gomma e alcuni prodotti derivati.

Critiche le associazioni ambientaliste e non solo in ragione delle proroga richiesta, ma anche della portata – a loro giudizio – insufficiente del campo di applicazione del regolamento.

Gli operatori del settore del caffè – sentiti da Comunicaffè – invitano prudentemente a non vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso.

Perché la palla passa ora al Consiglio europeo, dal quale – essendo esso composto dai capi di stato e di governo – dovrebbe arrivare il via libera senza problemi.

Ma anche al Parlamento europeo dove invece – data la conformazione instabile delle forze politiche – il disco verde potrebbe essere più sofferto.

Rimane poi il carico ulteriore di adempimenti e costi che l’Eudr – prima o poi – farà gravare comunque sulle aziende.

Come ben riassume Coldiretti in una nota “si tratta di un regolamento che, seppur condivisibile nell’obiettivo di ridurre le importazioni di prodotti derivanti da deforestazione, rischia di provocare un appesantimento burocratico e operativo per i produttori dell’Ue”.

Molto soddisfatto il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida

“La proposta italiana vince ancora” ha commentato a caldo il ministro, già nella giornata di mercoledì.

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MUMAC partecipa alla 13° edizione delle Giornate FAI d’autunno 2024

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MUMAC per le Giornate Fai d'autunno (immagine concessa)

BINASCO (Milano) – MUMAC, Museo della macchina per caffè di Cimbali Group, rinnova il suo impegno per la valorizzazione del patrimonio culturale italiano aderendo alla tredicesima edizione delle Giornate FAI d’autunno 2024, uno dei più importanti e amati eventi di piazza dedicati al patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese, organizzato dal FAI-Fondo Ambiente Italiano.

Sabato 12 e domenica 13 ottobre, da nord a sud della Penisola, 700 luoghi straordinari, poco conosciuti o insoliti apriranno al pubblico in 360 città, offrendo un’opportunità unica di scoperta. Tra questi, parteciperanno anche i musei d’impresa, tra cui MUMAC, che accoglierà i visitatori per esplorare la sua straordinaria collezione di macchine per caffè espresso professionali.

Esperienza inclusiva con audioguida multilingue

Quest’anno, MUMAC sarà l’unico museo dove i visitatori potranno effettuare la visita in completa autonomia grazie a un’innovativa audioguida, realizzata in collaborazione con amuseapp, disponibile in 12 lingue, generate grazie all’intelligenza artificiale. Ad arricchire l’esperienza ci sarà un’introduzione speciale a cura di Barbara Foglia, MUMAC Director, e di Enrico Maltoni, collezionista e co-creatore della collezione del museo, che accoglieranno il pubblico illustrando la storia e le curiosità legate al mondo delle macchine per caffè.

L’audioguida condurrà poi i visitatori in un percorso sviluppato su misura per il FAI dedicato a tutti coloro che accederanno al museo per l’occasione. Poiché l’applicazione potrà essere scaricata direttamente sul proprio smartphone, si consiglia vivamente l’uso di auricolari personali per un’esperienza di visita più coinvolgente e immersiva. Inoltre, un sistema aggiuntivo di didascalie con QR Code e delle schede tecniche relative ad ogni sala saranno disponibili per ulteriori approfondimenti all’interno del percorso espositivo del museo per rendere l’esperienza accessibile a chiunque.

Il viaggio dei visitatori inizierà già dall’esterno delle mura del museo grazie ai volontari FAI che supporteranno i partecipanti a scaricare l’app e ad accedere ai contenuti in ante-prima. Il percorso consentirà di scoprire come il design e l’ingegneria italiani abbiano plasmato l’evoluzione delle macchine per caffè espresso, facendone un’icona del made in Italy riconosciuta a livello mondiale.

Ogni sala del museo esplora una fase storica diversa, dalle prime innovazioni fino alle tecnologie contemporanee, offrendo uno sguardo affascinante sulle tappe che hanno portato il caffè espresso a diventare parte integrante della cultura italiana.

L’accesso al museo sarà libero fino a esaurimento posti, con ingresso da via Neruda 2 a Binasco (MI). Un comodo parcheggio comunale a libero accesso è disponibile in via Turati angolo via Neruda.

“Per Cimbali Group sostenere il FAI significa sposare la sua missione, attraverso la valoriz-zazione e diffusione del patrimonio culturale italiano. Cogliamo questa occasione come una opportunità speciale che ci permette, ancora una volta, di aprire le porte del nostro mondo ad un pubblico variegato, guidandolo in un viaggio tutto italiano alla scoperta di un prodot-to iconico, noto in tutto il mondo, come la macchina per il caffè” afferma Fabrizia Cimbali, amministratore delegato di Cimbali Group.

Cimbali Group, da anni sostenitore del FAI in qualità di Golden Do-nor, conferma con questa iniziativa la sua dedizione alla tutela e alla promozione del pa-trimonio culturale italiano. La partecipazione alle Giornate FAI d’Autunno rappresenta un’opportunità straordinaria per rafforzare il legame tra l’azienda, il territorio e la comuni-tà, promuovendo la cultura del caffè come simbolo di eccellenza e convivialità.

La scheda sintetica di MUMAC – Museo della macchina per caffè di Cimbali Group

Nato nel 2012 in occasione del centenario della fondazione dell’impresa da parte di Giuseppe Cimbali a Milano, il museo, grazie alle collezioni Cimbali e Maltoni, è la più grande esposizione permanente dedicata alla storia, al mondo e alla cultura delle macchine professionali per il caffè espresso; con oltre 100 pezzi esposti all’interno dell’headquarter di Cimbali Group situato a Binasco (Milano) racconta più di 120 anni di storia e dell’evoluzione di un intero settore del Made in Italy, non solo dal punto di vista tecnologico, ma anche del design e dello stile dei prodotti e dei costumi legati al consumo della bevanda.

Oltre alle macchine esposte, MUMAC è dotato di altri 250 pezzi a disposizione per rotazioni all’interno del museo o prestiti worldwide, di un fondo librario con circa 1.300 volumi tematici e di un archivio con decine di migliaia di documenti tra foto, brevetti, lettere, cataloghi, utili a ricostruire la storia della macchina per caffè espresso.

MUMAC produce contenuti culturali originali quali mostre, tavole rotonde e volumi divulgativi (tra cui il libro SENSO ESPRESSO. Coffee. Style. Emotions), organizza iniziative educational dedicate a scuole, università e famiglie e, attraverso MUMAC Academy, propone corsi rivolti ai professionisti del settore e ai coffee lovers.

La scheda sintetica di Cimbali Group

Cimbali Group è tra i principali produttori di macchine professionali per caffè e bevande a base di latte e di attrezzature dedicate alla caffetteria. Il Gruppo, di cui fanno parte i brand La Cimbali, Faema, Slayer e Casadio, opera attraverso tre stabilimenti produttivi in Italia e uno negli Stati Uniti (a Seattle, dove vengono prodotte le macchine a marchio Slayer), impiegando complessivamente circa 850 addetti. Nel 2019, con l’acquisizione di Keber, brand di eccellenza per la produzione di macine di acciaio professionali per l’industria del caffè con sede a Dolo (Venezia), i siti produttivi salgono a cinque.

L’impegno del Gruppo per la diffusione della cultura del caffè espresso e per la valorizzazione del territorio si è concretizzato nel 2012 con la fondazione del MUMAC – Museo della Macchina per Caffè, la prima e più grande esposizione permanente dedicata alla storia, al mondo e alla cultura delle macchine per il caffè espresso situata all’interno dell’headquarter di Cimbali Group a Binasco. MUMAC ospita MUMAC Academy, l’accademia della macchina per caffè di Cimbali Group, centro di formazione, divulgazione e ricerca.