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domenica 20 Aprile 2025
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Omix, la macchina compatta che combina più parametri di valutazione in un unico dispositivo

MILANO – Le evoluzioni del settore caffè passano indubbiamente attraverso nuovi strumenti al servizio degli operatori: per facilitare il loro lavoro di analisi, selezione e valutazione, un accessorio presentato al World of Coffee di Dubai, è l’Omix targato DiFluid, azienda fondata da Linus Peng.

Omix, vincitore del IF DESIGN AWARD 2025, è una macchina in grado di controllare diversi parametri in uno:

L’attività dell’acqua, il contenuto di umidità, la maglia, la densità, il grado di tostatura, la temperatura, l’altitudine e l’expansion rate. Omix può raccogliere tutti questi dati, per poi rielaborarli rapidamente (meno di un minuto) in risultati accurati.

I metodi di analisi del caffè fino a oggi, spesso comportano l’uso di più dispositivi e processi lunghi, ma Omix li semplifica e riduce la possibilità di incorrere in errori.

Precisione e velocità, elementi essenziali quando si vuole parlare di qualità nel caffè. Tutti lungo la filiera, dal coltivatore (Omix fornisce informazioni che aiutano a ottimizzare i processi di post-raccolta) al torrefattore (consente di impostare i profili con precisione), sino al barista (permette una migliore regolazione della macinatura e dell’efficienza di estrazione), possono usufruire di questa unica soluzione che integra diversi processi e permette di prendere decisioni di business con maggiore consapevolezza.

Potenza e portabilità

Omix infatti, pur occupandosi di tante operazioni in un solo strumento, pesa solo 800 grammi, il che lo rende particolarmente portatile (qualità apprezzabile per chi è sempre in viaggio da una parte all’altra del mondo alla ricerca di nuovi caffè).

Come funziona Omix?

Attraverso un mix di sensori e algoritmi, i sample vengono analizzati in automatico senza il bisogno di specificare il tipo di campione inserito. Omix è in grado di valutare dati a partire dalle ciliegie del caffè, da quelle secche, dal pergamino, dal verde e dal tostato, dei grani integri e del macinato.

Omix utilizza il metodo Chilled-Mirror-Dew-Point per misurare con precisione l’attività dell’acqua in meno di 30 secondi.

Il tutto al costo di 1,899.00 dollari (è possibile acquistarlo sul sito di DiFluid).

 

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Rubens Gardelli e Katherine Nineth Chuy Orellana in tribunale per Brando: la testimonianza di lei su zoom

MILANO – Il campione mondiale di tostatura nel 2017 in Cina a Guangzhou, Rubens Gardelli, titolare della Gardelli coffee roasters di Forlì, torna a far parlare della vicenda famigliare che lo vede purtroppo al centro di una battaglia per suo figlio Brando. Sono stati tanti gli appelli su diversi canali e piattaforme lanciate dal torrefattore e ora la vicenda, iniziata ormai a gennaio del 2024, si è spostata dai media, in tribunale.

Katherine Nineth Chuy Orellana, figlia dell’imprenditore di caffè guatemalteco Pablo Arturo

Dopo aver portato fuori dall’Italia il piccolo Brando, adesso ha affrontato Rubens Gardelli in un’aula italiana, il 4 marzo.

Osservando le disposizioni date dal Tribunale penale di primo grado di Santa Rosa in Guatemala, rispetto al reato di forme di violenza contro le donne e di femminicidio, la questione si fa più complessa della sola sottrazione di minori che fin qui ha attirato le luci dei riflettori.

Katherine Nineth Chuy Orellana attraverso un incontro su zoom, supportata dallo studio romano dei suoi avvocati, Angela Speranza Russo e Emilio Malaspina, ha raccontato la sua versione dei fatti al Corriere della sera.

A sostegno delle sue parole, le testimonianze raccolte dai magistrati guatemaltechi dei genitori di Orellana. Emesse disposizioni contro Rubens Gardelli, accusato di reato di maltrattamento e quindi obbligato a non tentare approccio con l’ex coniuge.

Dall’altra parte, Rubens Gardelli è attualmente appoggiato nella sua battaglia per ricongiungersi con il figlio, del quale ha già ottenuto l’affidamento, da Chiara Baiocchi e Gian Ettore Gassani.

Oggi Rubens Gardelli, assistito dall’avvocato Gian Ettore Gassani, è impegnato in una battaglia (mediatica anche) per riavere indietro il figlio, assieme alla collega di Rimini Chiara Baiocchi e a Roberta Bruzzone: «Parliamo di un processo al quale il mio cliente non ha partecipato e non era rappresentato. Vale la pena, inoltre, di ricordare che il giudice di Forlì ha affidato il figlio a suo padre e che la signora è indagata per aver violato questo provvedimento oltre che per sottrazione di minore. Infine al mio cliente non è consentito neppure videochiamare il figlio: anche ai killer si permette di incontrare i propri bambini…».

Qui il link della notizia pubblicata dal Corriere della sera.

Il bicchiere take away personalizzabile è il nuovo trend tra celebrità e modelli: da Louis Vuitton a Hello Kitty

Le case di moda hanno reinterpretato all’infinito il bicchiere take away, ora diventato un immancabile oggetto tra le mani di modelle e celebrità concepito come accessorio per elevare lo stile. In Italia il bicchiere take away non gode ancora di una forte popolarità ma il trend del momento potrebbe cambiare velocemente la realtà. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Héloïse Salessy per Vogue Italia.

Il bicchiere take away come status sociale

MILANO – L’entusiasmo suscitato dalle micro-bags, utilizzate per trasportare unicamente gli oggetti piccoli ma essenziali di tutti i giorni, sembra ora scemare di fronte all’avanzata della “tazza nomade”, il bicchiere take away riutilizzabile onnipresente tra le mani di celeb e modelle nei momenti off-duty.

Una sorta di feticcio concepito come un accessorio per elevare il look, un inaspettato oggetto di uso quotidiano che assurge a status, a gesto di stile. L’ultimo esempio è Amelia Gray, fotografata a Milano per la Settimana della Moda autunno inverno 2025-2026. Apprezzata per i suoi look street style ultra-pointy, la modella amercana è apparsa vestita con minigonna, trench corto e biker boots. Al braccio, la borsa Le City di Balenciaga (amata anche da Bella Hadid) e l’immancabile bicchiere portacaffè colorato di Hello Kitty.

Bicchiere take away da caffè, l’accessorio definitivo per il 2025?

Con l’obiettivo di promuovere un consumo sostenibile che ha coinvolto anche gli accessori più diversi, le case di moda hanno reinterpretato all’infinito il bicchiere da caffè da asporto, che nel 2025 è diventata una tela bianca per molti designer. In particolare Pharrell Williams, per Louis Vuitton, che è apparso alla Settimana della Moda primavera estate 2024, tenendo in mano un modello firmato Louis Vuitton con fascia logo, successivamente commercializzata (ma già esaurita online).

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Orso Laboratorio Caffè, la prima caffetteria specialty di Torino, apre la sua seconda sede

Orso Laboratorio Caffè, la prima caffetteria specialty di Torino e tra le pioniere assolute in Italia, apre la sua seconda sede in Borgo Rossini dopo 11 anni di attività. Il locale, che segue l’intera filiera dal chicco verde alla tazza, adesso avrà anche una proposta per la pausa pranzo. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Vivian Petrini per Cibo Today.

L’apertura della nuova sede di Orso Laboratorio Caffè

TORINO – Orso Laboratorio Caffè non è mai stato un semplice bar, quanto piuttosto un luogo di cultura. Avviato nel 2014 nel quartiere di San Salvario a Torino, il locale ha introdotto ai torinesi il concetto di specialty coffee, portando un approccio radicalmente nuovo alla bevanda più amata d’Italia. “Volevo creare un posto dove la gente si sentisse bene e potesse fare domande, incuriosirsi e avvicinarsi a un prodotto straordinario”, racconta Alessandro Minelli, fondatore di Orso, a Cibo Today.

Ora, dopo 11 anni, arriva la seconda sede in Borgo Rossini, un’espansione attenta e ragionata che conferma il successo dell’insegna.

La storia di Orso: una rivoluzione nel caffè torinese

Alessandro Minelli, già erede e co-titolare della torrefazione Giuliano Caffè di Caluso, nel 2014 ha lanciato – insieme ai soci Riccardo Ronchi e Giulio Panciatici – Orso Laboratorio Caffè con una visione ben precisa: scardinare l’idea del caffè come semplice commodity e trasformarlo in un’esperienza sensoriale e consapevole. “Mi dava fastidio che il caffè fosse trattato come la benzina: qualcosa che si consuma senza pensare alla qualità, all’origine, alla lavorazione, ma badando solo al prezzo. Per questo ho voluto creare un posto in cui si potesse fare cultura sul caffè”, spiega Minelli a CiboToday, ripetendo ragionamenti che oggi sono normali ma all’epoca erano avanguardia pura.

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I caffè storici di Torino e del Piemonte candidati ai luoghi del cuore FAI, Fondo per l’ambiente italiano

L’Associazione caffè storici di Torino e del Piemonte ha deciso di candidare i locali più rappresentativi al censimento I luoghi del cuore del FAI – Fondo per l’ambiente italiano. Votare è semplice e gratuito: basta collegarsi al sito ufficiale del FAI e sostenere la candidatura. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Targato CN.

La candidatura ai luoghi del cuore del FAI dei locali storici di Torino e del Piemonte

TORINO – L’Associazione caffè storici di Torino e del Piemonte ha candidato il circuito dei suoi storici locali al censimento nazionale I luoghi del cuore del FAI – Fondo per l’ambiente italiano, la più importante iniziativa italiana di sensibilizzazione per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale.

I caffè storici del Piemonte non sono semplici locali, ma luoghi di memoria e identità, testimoni di epoche, eventi e personalità che hanno segnato la storia d’Italia. Da Torino, culla del Risorgimento e delle avanguardie culturali, fino alle città e ai borghi della regione, questi Caffè hanno ospitato intellettuali, artisti e politici, e ancora oggi rappresentano un tassello fondamentale della tradizione e dell’attrattività turistica del territorio.

“I Caffè Storici sono da sempre spazi di incontro e fermento culturale, di memoria e socialità. Nel tempo hanno ospitato artisti, scrittori, politici e rivoluzionari. Sostenerli in questa candidatura è un atto d’amore per la nostra storia e per il futuro del turismo culturale in Piemonte.” ha affermato il presidente dell’Associazione caffè storici di Torino e del Piemonte, Edoardo Cavagnino (Caffè Gelateria Pepino 1884, Torino), come riportato da Targato CN.

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illycaffè protagonista a Milano MuseoCity 2025 con un’esposizione che ripercorre la storia delle illy Art Collection

MILANO – illycaffè, il brand globale di caffè conosciuto per la qualità sostenibile e per il suo legame privilegiato con il mondo dell’arte contemporanea, annuncia per la prima volta la sua partecipazione a Milano MuseoCity 2025, la manifestazione artistica che fino all’8 marzo trasforma il capoluogo lombardo in un museo diffuso.

illycaffè a Milano MuseoCity 2025

Una vista dell’interno del flagship di via Montenapoleone

Per l’occasione, il flagship store illy di Via Monte Napoleone si trasforma in una vera e propria galleria d’arte contemporanea, offrendo ai visitatori un viaggio esclusivo attraverso la storia delle illy Art Collection.

Questa straordinaria raccolta rappresenta oggi una delle più grandi collezioni d’arte contemporanea al mondo: Dal 1992, infatti, l’azienda triestina invita artisti di fama internazionale a decorare la tazzina da caffè disegnata da Matteo Thun per illycaffè, trasformandola in una vera e propria opere d’arte in miniatura.

Nel corso degli anni, oltre 135 artisti hanno lasciato la loro impronta sulle tazzine illy. Tra questi, maestri del calibro di Michelangelo Pistoletto, Marina Abramović, Anish Kapoor, Judy Chicago, Mona Hatoum, Lee Ufan, Ai Weiwei, e molti altri, che hanno saputo reinterpretare l’iconica forma della tazzina illy con il loro stile inconfondibile.

“Siamo entusiasti di portare la nostra storia di ricerca e valorizzazione del bello in uno degli eventi culturali più importanti della città con un’esposizione dedicata alle illy Art Collection” commenta Cristina Scocchia, amministratore delegato di illycaffè. “Milano MuseoCity è il contesto perfetto per celebrare un oggetto che ancora oggi riesce a distinguersi, emozionare ed essere parte attiva della nostra quotidianità, trasformando il gesto di gustarsi un espresso illy, in un’esperienza artistica”.

scocchia illycaffè
Cristina Scocchia amministratore delegato illycaffè (foto concessa)

L’esposizione sarà visitabile nel flagship store illy di Monte Napoleone per tutta la durata di Milano MuseoCity, dal 2 all’8 marzo 2025. Un’esperienza unica che fonde il piacere del caffè con il valore estetico dell’arte, invitando il pubblico a scoprire il perfetto connubio tra creatività, gusto e bellezza.

La scheda sintetica di illycaffè

illycaffè è un’azienda familiare italiana fondata a Trieste nel 1933, che da sempre si prefigge la missione di offrire il miglior caffè al mondo. Produce un unico blend 100% Arabica composto da 9 ingredienti diversi. L’azienda seleziona solo l’1% dei migliori chicchi di Arabica.

Gruppo Illycaffè polo gusto illy illetta
Il logo illycaffè

Ogni giorno vengono gustate più di 8 milioni di tazzine di caffè illy nei bar, ristoranti, alberghi, caffè monomarca, case e uffici di oltre 140 paesi, in cui l’azienda è presente attraverso filiali e distributori.

Fin dalla nascita illycaffè ha orientato le proprie strategie verso un modello di business sostenibile, impegno che ha rafforzato nel 2019 adottando lo status di Società Benefit e nel 2021 diventando la prima azienda italiana del caffè ad ottenere la certificazione internazionale B Corp. Tutto ciò che è ‘made in illy’ viene arricchito di bellezza e arte, a cominciare dal logo, disegnato da James Rosenquist, le illy Art Collection, le tazzine decorate da più di 130 artisti internazionali o le macchine da caffè disegnate da designer di fama internazionale.

Con l’obiettivo di diffonderne la cultura della qualità ai coltivatori, baristi e amanti del caffè, l’azienda ha sviluppato la sua Università del Caffè che ad oggi svolge corsi in 23 paesi del mondo. Nel 2023 illycaffè ha generato un fatturato consolidato pari a €595,1 milioni. La rete monomarca illy conta 159 punti vendita in 30 Paesi.

Filtri del tè: ecco dove vanno buttati per evitare la multa

Dove vanno buttati i filtri del tè? Si tratta di una domanda che in realtà ci poniamo tutti, perché la destinazione delle bustine degli infusi, così come quella della camomilla, crea non pochi dubbi. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Francesca Guglielmino per il portale d’informazione Ricetta Sprint.

Il corretto riciclaggio dei filtri del tè

MILANO – Iniziamo subito dicendo che, quando facciamo riferimento sia alle bustine di tè che a quelle delle tisane o della camomilla, dobbiamo considerare che si tratta comunque di un prodotto organico. Pertanto, gettarli nell’indifferenziata rappresenterebbe un grave errore.

Non dobbiamo fare altro, quindi, che riporli nel contenitore dell’umido, smaltendoli come previsto dalle indicazioni fornite dalla raccolta differenziata del vostro comune.

Qualora sbagliaste la destinazione, infatti, il rischio di sanzione aumenta considerevolmente, e l’importo da pagare viene stabilito da comune a comune, a seconda di come viene gestito l’illecito.

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London Night Cafe: ecco il locale notturno a Londra con tè e biscotti illimitati

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Il London Night Cafe è il bizzarro e geniale locale notturno che offre ai londinesi e non solo uno spazio accogliente, rilassato e così invitante per rilassarsi aperto fino alle 3 del mattino dal lunedì al giovedì e fino alle 5 il venerdì. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Katie Forge per il portale d’informazione Secret London.

Il nuovo locale a Londra

LONDRA – Ci sono pochissime cose che riterrei degne di rimanere sveglie oltre le 22.00. Ma se c’è qualcosa che può convincermi a rimanere sveglia oltre l’ora di andare a letto, è una fornitura illimitata di tè e biscotti. Oh, e l’accesso a una spiaggia, a un campo di palline e forse anche a una macchina per le bolle di sapone.

È quindi molto conveniente che a Londra ci sia un caffè che soddisfa tutte le mie esigenze di rimanere sveglia fino alle 3 del mattino. E non solo.

Il London Night Cafe è il bizzarro e geniale locale notturno che offre ai londinesi e non solo uno spazio accogliente, rilassato e così invitante per rilassarsi, chiacchierare e mangiare tutta la crema pasticcera che il cuore e lo stomaco desiderano. So che a volte possiamo essere un po’ liberali nell’uso del termine gemma nascosta. Ma questo locale senza alcol è davvero uno dei gioielli più scintillanti che abbiamo trovato rovistando nel tesoro della nostra capitale.

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Enzo Spisni, nutrizionista: “Ecco perché non c’è nessun rischio legato all’insorgenza del cancro nel consumo del decaffeinato”

MILANO – Enzo Spisni è Professore associato presso il Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna e dal 2000 svolge le sue ricerche nell’ambito della fisiologia del tratto gastro-intestinale e nutrizione umana. Sicuramente un interlocutore molto interessante con cui confrontarsi rispetto all’annosa questione su cui ciclicamente i consumatori e la letteratura scientifica stessa, si interrogano: il caffè, che effetto fa all’organismo?

Spisni, innanzitutto partiamo dai fondamentali: le piace il caffè e come lo beve?

“Bevo il caffè moderatamente e mi piace, nonostante io sia una di quelle persone sensibili alla caffeina: lo bevo tendenzialmente americano, più allungato rispetto al classico espresso che mi limito ad ordinare quando mi trovo al ristorante o al bar.

Lo bevo in maggiori quantità nei periodi più frenetici in cui ho bisogno di sostegno per gestire diverse cose: mi dà una bella sferzata.

Generalmente parto la mattina con un thermos da un litro di tè verde biologico al gelsomino – in foglie – che poi bevo un po’ alla volta durante la giornata. Sul cioccolato ahimè, devo confessare che ne faccio un po’ abuso: ovviamente scelgo quello molto fondente, dall’80% in su, ma ne mangerei una tavoletta al giorno. – scherza Spisni – Cerco però di trattenermi, attorno ai 40-50 grammi nel quotidiano, dopo i pasti.”

Spisni, si parla spesso di caffè e del suo impatto sull’organismo: sul piano della salute, lo consiglierebbe all’interno di un’alimentazione equilibrata e in che termini (quantità, qualità, tipologia di bevanda ed estrazione).

“In effetti la letteratura è piuttosto controversa sul caffè e questo probabilmente perché noi per primi come essere umani siamo diversi: alcuni di noi possiedono degli enzimi metabolizzanti veloci che permettono di smaltire la caffeina in circolo in breve tempo, mentre altri non possono contare sulla stessa efficienza.

Di conseguenza è evidente come l’effetto accumulo del caffè possa variare da individuo a individuo e le differenze emerse dagli studi dipendono anche dal fatto che la base genetica presa come riferimento è diversa.

Poi c’è un’altra problematica, di tipo gastrico: il caffè tende ad aumentare le secrezioni acide nello stomaco, e così, se ho una situazione già irritata come una gastrite, è chiaro che l’assunzione frequente della bevanda può aumentare l’infiammazione.

In generale quindi penso che un dosaggio di caffè assolutamente sicuro, consista nell’equivalente delle tre-quattro tazzine di espresso. Andando oltre, si incorre in certi rischi per lo stomaco, per la qualità del sonno e dal punto di vista della salute del cuore: ci sono anche persone che hanno una forte tachicardia per il troppo caffè. Parliamo di circa 80 milligrammi di caffeina per un espresso da bar e di un consumo consigliabile di circa 300 milligrammi al giorno.

Per quanto riguarda invece il comprendere se si ha un metabolismo buono o cattivo, è possibile con una prova pratica, provando a bere due o tre caffè nell’arco di in una giornata: se peggiora la qualità del sonno, si è di fronte ad un cattivo metabolizzatore.
Posso fare il mio esempio personale: bevo il tè verde perché contiene meno caffeina, ed essendo un cattivo metabolizzatore, cerco di terminarlo già alle due del pomeriggio.”

E cosa ne pensa del decerato?

Spisni fa un po’ di chiarezza: “Stiamo un po’ attenti su questo tema e gli effetti della caffeina sullo stomaco: esistono diversi studi che hanno confermato il fatto che la bevanda stimoli l’attività gastrica, ma non che sia la cera a provocare l’irritazione. Su questo non ci sono pubblicazioni scientifiche ma più che altro ci si basa sulle impressioni condivise da parte di chi consuma il decerato o meno.

È vero però che il processo di deceratura riduce anche in parte il contenuto di caffeina e quindi è difficile stabilire se il beneficio per lo stomaco deriva dall’eliminazione delle cere, oppure perché c’è un abbassamento della caffeina. Scientificamente ancora non è possibile affermarlo per il momento.”

Apriamo anche la parentesi decaffeinato: dannoso o meno per l’essere umano? Spiega lei i motivi per cui non c’è il rischio di sviluppare il cancro assumendolo?

“Possiamo stare molto tranquilli: tra i tanti processi per eliminare la caffeina nel caffè, quelli che prevedono l’uso di solventi cancerogeni non lasciano comunque dei residui nel chicco né tanto meno nella bevanda, perché durante la fase dell’essiccatura qualsiasi sostanza nociva viene eliminata. Altro aspetto da considerare, è che esiste la possibilità – seppure costi di più – di decaffeinare tramite la CO2, così da evitare a monte l’impiego di solventi.

Il consumatore può così scegliere quello decaffeinato senza solventi se proprio non riesce a vincere i suoi timori: ma, di fatto, non c’è nessun rischio legato all’insorgenza del cancro nel bere decaffeinato, anche quando ottenuto con i solventi. Oltre tutto non dà problemi allo stomaco, riduce drasticamente tutti i problemi di sonno e di metabolizzazione.”

Il tè invece e anche il cacao, sono due prodotti che spesso vengono più collegati e consumati di conseguenza, per i loro benefici: quali sono e quanta letteratura esiste a favore di questa tesi?

“Gli studi sul tè, in particolare quello verde, sono numerosi, e hanno evidenziato tanti benefici tra cui quello antitumorale. Non c’è dubbio che queste siano bevande salutari. Il cioccolato poi, nonostante abbia una componente lipidica satura e quindi non salutare, contiene una serie di flavonoidi che aiutano l’apparato circolatorio.

Tutti gli studi hanno confermato che questo prodotto favorisce la salute delle cellule che circondano i nostri vasi sanguigni. Non c’è dubbio quindi che il cioccolato abbia solo effetti positivi, naturalmente mantenendosi attorno ai 30-40 grammi al giorno. Ovvio poi dipende anche dalla percentuale di zucchero di cui è composta la tavoletta che si acquista e poi dei grassi saturi, che vanno considerati sempre all’interno della propria dieta.”

Spisni, ma tutto il tè e tutto il cacao sono equivalenti quando si parla di ricadute sull’organismo?

“Innanzitutto facciamo una prima precisazione: non è da considerarsi cioccolato quello al di sotto del 50% di cacao. Gli studi sono condotti sulle proprietà del cacao in polvere, amaro ed è questo ad avere determinate caratteristiche ed effetti. Con l’aggiunta di molto zucchero, molti grassi, proteine del latte e aromi il risultato finale cambia.

Come accennato prima, gli effetti benefici migliori si trovano poi nel tè verde: gli altri non hanno evidenziato la stessa attività antitumorale, ma comunque aiutano a bere di più e sono diuretici. È una ritualità che porta dei benefici, sempre se si rimane entro i limiti ragionevoli (al massimo quattro, cinque tè al giorno).

Infine farei un’ultima osservazione: dobbiamo ricordarci sempre che non esiste più nessuna materia prima priva di contaminanti. Anche nella foglia del tè si possono trovare piccole quantità di pesticidi.

Sul tema ho dei dubbi, senza però avere il sostegno della letteratura scientifica, rispetto alle capsule del caffè, in quanto o sono fatte da plastiche o bioplastiche sottoposte ad alte temperature e quindi rilasciano sempre dei contaminanti, additivi delle plastiche.

Anche con quelle in alluminio non si è del tutto al sicuro: prima di tutto perché non viene usato l’alluminio puro, ma viene ricoperto da uno strato sottilissimo ancora una volta in plastica che viene poi a contatto con il caffè.

Il problema dell’alluminio si ripresenta anche nella moka: se si lascia a riposare il caffè nella moka in alluminio, lo si dimentica dentro a lungo, il tempo di contatto tra la bevanda e il materiale aumenta e questo può provocare il rilascio di piccole quantità di metallo. Per cui io uso e consiglio: meglio l’inox.

Per dare un’ulteriore prospettiva: proprio ora stiamo conducendo degli studi sui contaminanti rilasciati dalle bioplastiche e non stiamo ottenendo dei risultati entusiasmanti, per cui, di nuovo, non eccederei con questo metodo di estrazione.”

Moltissimi mettono lo zucchero, il miele o il dolcificante nel caffè, nel tè se non addirittura il latte. Quali differenze ci sono per il corpo nell’assunzione con o senza questi ingredienti in più?

“Il latte va bene se piace, basta non essere allergici e non si avranno significative alterazioni dal punto di vista nutrizionale. Sì quindi al macchiato.

Invece: zucchero o miele? Preferisco il secondo sul piano dell’alimentazione, seppure alteri molto il gusto del caffè. Lo zucchero quindi va bene, mentre i dolcificanti artificiali non andrebbero utilizzati mai: sono sostanze che non vengono assorbite, finiscono nell’intestino e ne alterano il microbiota, interferendo negativamente sul suo equilibrio. L’ideale quindi è poco zucchero.

Io ne metto un quarto di bustina e a questo proposito ho un aneddoto personale: per non sprecare quello che resta, l’arrotolo e la conservo nel borsello. Quindi ogni tanto estraggo una bustina arrotolata e ne verso un po’ nel caffè. E i miei colleghi ne ridono molto.

Una parentesi a parte per la Stevia: ci sono due forme, quella naturale in foglia e quella sintetica. I glucosidi steviolici estratti e purificati ,pur se ottenuti artificialmente, sono meglio dei dolcificanti acalorici, ma resta il fatto che, come il miele, influenzano molto il sapore della tazzina. Per questo le persone non li amano molto.”

Il Barmar di Ischia svolta nello specialty: “Ora anche in un cart itinerante”

MILANO – Edoardo Messina è il nome dietro la sola caffetteria specialty di Ischia, il Barmar Specialty Coffee and more, in Banchina Olimpica, 59. Con due lavori e due anime distanti, Messina nasce dj e produttore musicale che si sposta dall’Italia, all’Europa, fino in Giappone, finché nel 2021 raggiunge Berlino seguendo un progetto professionale. Poi con il Covid tutto deve fermarsi e così Messina torna alle sue origini: “Sono nato con il caffè nelle vene, dato che la mia famiglia ha un bar dal 1976 a Ischia e sin da bambino ho imparato il mestiere del classico barista. Certo però, con ben poca conoscenza della materia prima.”

Ma Berlino è una delle capitali europee dello specialty ed è proprio qui che conosce questo prodotto e la sua filosofia: arrivano i primi corsi con 19grams, gli approcci ai discorsi di filiera, tracciabilità. Dopo un mese come head barista e un’esperienza da The Barn, a giugno 2022 fa il suo rientro in Italia con un obiettivo: portare questi 6 mesi di formazione a Ischia e continuare a studiare in Italia.

Inizia così la trasformazione del bar classico di famiglia: nel 2024 a Sigep la svolta definitiva.

In caffetteria una “STH9”, tre gruppi multiboiler da battaglia, ed un’altra macchina posizionata su un cart itinerante, con possibilità di gestire pressione, flusso e temperatura, utilizzata per eventi privati ed esclusivi, grande obiettivo di Messina.

Un concept che ho visto funzionare molto sia a Berlino che in Giappone” e che è stato inaugurato durante l’Ischia Safari, uno dei più grandi eventi del Sud Italia, al quale partecipano chef stellati e artigiani del gusto: dopo 5 edizioni senza mai aver avuto uno spazio dedicato al caffè, siamo stati scelti come novità del 2024, con il nostro “Special Coffee Cart”. Abbiamo portato il nostro blend creato in private label con Pier Coffee Roaster e delle monorigini specialty servite in filtro con metodo chemex e v60”.

Barmar, missione: non essere troppo puristi

La miscela Il Capitano (foto concessa)

“Cerchiamo ovviamente di spingere il consumo senza zucchero e con una tostatura media/chiara. Proponiamo una miscela composta da 60% Arabica (Colombia, Brasile) e 40% Robusta (India), creata ed ideata da me, che ho intitolato “Il Capitano Coffee” in onore di mio nonno, che faceva il capitano di navi di mestiere prima di investire nella caffetteria.

Oltre all’espresso, serviamo in pour-over, e cold brew anche monorigini specialty. Nella nostra caffetteria, a pieno regime, d’estate oscilliamo tra i 1000-1500 clienti al giorno: avendo questi flussi ho deciso di formare una nostra dipendente, Cristiana, che ora è in grado di spiegare e raccontare ai clienti, evitando i tecnicismi troppo eccessivi. La zona in cui si trova la nostra caffetteria poi fa la differenza, anche se la visione ancora molto legata all’espresso, ostacola il consumo di specialty.

Nel periodo maggio-giugno-luglio, si creano i migliori momenti per proporre questo tipo di prodotto con il giusto respiro da dedicare a chi lo vuole scoprire. I clienti si innamorano e tornano a berlo e ad acquistarlo per casa propria (gli stranieri sono più abituati all’acquisto dei grani).

Agosto si apre con un flusso importante: arriva la massa che per ovvi motivi non è attenta a quello che beve, per cui non c’è l’opportunità di avere un contatto diretto con il consumatore medio. A settembre invece tornano americani ed europei e quindi si riprende più facilmente il discorso.”

Barmar, caffetteria ma non solo… Show-room e tanto altro

“Negli ultimi anni dal mio rientro, abbiamo modificato molto anche la location: avendo a disposizione quasi 200 metri quadri – il più grande sul porto d’Ischia, e da metà marzo 2025 apriremo una nuova area Show-room -. In questa area si potranno visionare macchine da espresso dell’azienda XLVI. Essendo i primi ed unici sull’isola saremo in grado di fornire informazioni e specifiche varie per il loro utilizzo a casa o in caffetteria, hotel, b&b.

Inoltre si troveranno tantissime moka personalizzate, vari formati del nostro Capitano Coffee, in grani (che potranno essere macinate al momento in base all’utilizzo) e dello specialty coffee di Pier Coffee Roaster e Vabres Coffee.

Da quando avete iniziato a differenziarvi dalle altre caffetterie ?

“Già nel 2023 è avvenuto il cambio generazionale e di prodotto: da una miscela classica di una torrefazione campana, siamo passati a Pierre Coffee Roaster, che ci ha conquistati. È stata una sfida servire inizialmente il suo prodotto tostato medio/chiaro. La prima estate è stata bellissima, con una tazzina buonissima. Poi c’è stato l’ulteriore passaggio con l’acquisto di altre attrezzature più gestibili, con risparmio energetico e il multiboiler.

C’è stato ovviamente uno shock importante che ancora oggi si avverte: siamo stati gli unici con una station all’avanguardia, in cui il cliente può vedere i grani in uscita e così si è accorto anche della quantità che utilizziamo per estrarre il caffè. Abbiamo inserito il Puq: così abbiamo ridotto l’uso del tamper e anche questo è un passaggio che incuriosisce, che ci permette di dare al panetto del caffè una pressione costante, insieme alla macchina che con il suo colore argento dato dall’acciaio cattura totalmente l’attenzione, fino ad arrivare alla pulizia del portafiltro con il ProFondi, dispositivo innovativo che ci permette di avere una pulizia perfetta del portafiltro.

Mentre per quanto riguarda il gusto, anche questo aspetto è stato apprezzato: da giugno mi sono focalizzato anche con nella comunicazione del brand e del blend Capitano Coffee. Ho modificato l’ingresso della caffetteria, il cliente una volta arrivato al bancone troverà tutte le specifiche del nostro blend ed altre informazioni come la tostatura media, l’estrazione a temperatura controllata e tanto altro ancora.

Vendo l’espresso a 1,40 € al banco e 2,50 € al tavolo. Volevo dare un’impronta differente: il cliente sta pagando quei centesimi in più per quello che vede, dalla materia prima (che è salita esponenzialmente) alla formazione del barista, nonostante a Ischia si oscilli ancora dall’euro e 20 all’euro e 30.

E lo specialty?

“Siamo un po’ controcorrente rispetto a quello che vediamo altrove: lo abbiamo inserito ad appena due euro al banco (per l’espresso), ma è un prezzo adatto per avvicinare il più possibile il consumatore neofita. Abbiamo principalmente sempre due micro torrefazioni in mescita, che sono Pier Coffee Roaster e Vabres Coffee, poi chiaramente ogni mese in base ai lotti cambiamo la mono origine.

Riusciamo a vendere i filtrati per lo più ad un pubblico internazionale. Le volte che riesco a spiegare anche agli italiani, spesso si tratta di cittadini delle grandi città, dove queste opzioni sono già più diffuse. Per questo vorrei organizzare diversi appuntamenti per spiegare anche ai locali di cosa si tratta.”

Dalle sei e trenta del mattino alle 21.30 d’estate e d’inverno alle 20.30

“Stando sul porto, siamo legati all’arrivo delle navi: quando parte l’ultima, il lato in cui ci troviamo resta completamente vuoto. Abbiamo già pensato con mio fratello, che fa il barman in Australia ed è amante di fermentati e kombucha, di usare l’espresso in vari modi: a parte il cold brew, dall’Espresso Martini ci siamo cimentati nel Coffee Negroni, il Coffee Mojito. Il pubblico internazionale valorizza queste voci sul menù, mentre gli italiani ancora sono un po’ restii ad ordinarli.

Passo l’inverno in Giappone e studio ricette, assaggio specialty, mi esercito nei cupping avendo amici che lavorano in caffetterie e grazie a loro ho la possibilità di affinare l’arte del pour-over e la conoscenza del caffè in generale.”

E nel futuro del Capitano Coffee quindi cosa c’è?

“Il progetto più grande è quello che si sta già realizzando: con lo Special Coffee Cart stiamo portando il nostro blend e lo specialty in eventi privati, dai matrimoni alle colazioni di livello. Puntiamo agli alberghi sull’isola a 5 stelle e di lusso, offrendo un servizio che a Ischia ancora non c’è. Ho già degli agganci e devo coltivarli per portare avanti la collaborazione. Adesso dovevo prima di tutto creare lo stesso mezzo di trasporto.”