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lunedì 25 Novembre 2024
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Lavazza presenta il nuovo Training Center a Bali, Indonesia

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Il nuovo Training Center di Lavazza a Bali (immagine presa da Linkedin)

BALI – Il brand Lavazza ha inaugurato il 77° Training Center a livello mondiale, situato nel cuore dell’Indonesia a Bali. Questa struttura di 55 mq, dedicata interamente alla diffusione della cultura del caffè, mira ad alimentare la passione per una delle bevande più amate al mondo.

Il nuovo Training Center di Lavazza in Indonesia

I visitatori potranno vivere esperienze immersive legate al caffè e partecipare a sessioni di formazione condotte dall’esperto trainer certificato Hansel, vero ambasciatore dell’eccellenza del chicco.

L’apertura di questo centro rappresenta un ulteriore passo avanti nella missione di Lavazza di offrire esperienze di caffè uniche e di alta qualità in ogni angolo del pianeta.

L’azienda celebra questo nuovo capitolo guardando al futuro con soddisfazione e ottimismo.

Mario Toniutti, Gruppo Illiria: “L’obiettivo a tre-cinque anni è di arrivare a 100 milioni di ricavi”

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Il logo di Gruppo Illiria

A distanza di quattro anni dall’esplosione della pandemia, Illiria riparte da dove si era fermata. La società friulana attiva nel settore della distribuzione automatica si avvia a chiudere l’anno a 75 milioni di ricavi (con un Ebitda del 13%), ritrovando i livelli pre Covid. Con il ritorno dei ricavi, la crescita torna nei piani di Illiria. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Maura delle Case per Nord Est Economia.

Il futuro di Gruppo Illiria

MILANO – A distanza di quattro anni dall’esplosione della pandemia che ne ha mandato in fumo i progetti di crescita, Illiria riparte da dove si era fermata. La società friulana attiva nel settore della distribuzione automatica, controllata dalla holding Hgi (che fa capo a tre famiglie storiche del settore) si avvia a chiudere l’anno a 75 milioni di ricavi (con un Ebitda del 13%), ritrovando i livelli pre pandemia, quindi a spingere sull’acceleratore per centrare l’obiettivo che aveva già nel 2019: raggiungere quota 100 milioni di euro di fatturato per mezzo di acquisizioni e attività sinergiche, come la gestione delle mense.

A esporre i piani della società di vending, nome tecnico per indicare il settore della distribuzione automatica, è l’Ad di Illiria, Mario Toniutti, che per parlare di futuro fa prima un salto nel recente passato, ricordando come, dopo la costruzione del nuovo headquarer a Udine, tra il 2018 e il 2019, prodromica a una crescita dei volumi, l’esplosione della pandemia abbia di fatto interrotto la positiva progressione dei risultati.

“Dopo aver chiuso il 2019 a 75 milioni (dai 50 dell’anno precedente), Illiria ha visto ridursi i ricavi del 40% nel 2020, di quasi il 30% nel 2021, del 18% nel 2022 per poi attestarsi a un meno 10 per cento – fa sapere Toniutti – nel 2023, senza contare che nel frattempo abbiamo dovuto assorbire anche l’imponente aumento del prezzo del caffè, che nel nostro business impatta per il 70, anche 80 per cento e che abbiamo ribaltato solo in parte sul cliente finale, il quale continua a pagare la tazzina al distributore meno di 50 centesimi contro l’euro e 20, anche e 30 del bar”.

Con il ritorno dei ricavi a quota 75 milioni, la crescita torna nei piani di Illiria: “L’obiettivo a tre, cinque anni è di arrivare a 100 milioni, crescendo nelle regioni dove già siamo presenti” annuncia Toniutti chiarendo che la crescita passerà, come già in passato, più dalle acquisizioni che da linea organica. “Ne abbiamo già nel mirino alcune – annuncia l’Ad – la prima dovremmo riuscire a finalizzarla entro gennaio 2025”.

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Roma: individuati 2000 dehors irregolari su 10mila verifiche

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Il settore del bar e della ristorazione (immagine: pixabay)

A Roma sono stati individuati duemila dehors non in regola in 9 mesi su 10mila verifiche. Dieci ristoranti avevano raddoppiato la metratura esterna senza autorizzazione, uno lo aveva fatto per la seconda volta dal 2022. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Rinaldo Frignani per il quotidiano Il Corriere della Sera.

I dehors irregolari a Roma

ROMA – Duemila dehors fuorilegge individuati in 9 mesi su circa 10mila verifiche: in pratica poco più di duecento al mese per scoprirne non in regola uno su cinque. Poco meno della metà, circa 900 quindi, nel I Municipio. Fra gli ultimi quelli dalle parti di piazza Navona con multe per 78mila euro fatte dai vigili urbani da parte del I Gruppo Centro storico con l’individuazione di 646,35 metri quadrati in eccesso.

Dieci ristoranti avevano raddoppiato la metratura esterna senza autorizzazione, uno lo aveva fatto per la seconda volta dal 2022. Ed è stato chiuso. Un giro di vite su tavolino selvaggio che rappresenta una svolta in vista del Giubileo.

Allarme sicurezza

Del resto basta farsi un giro per la città per scoprire situazioni al limite. I funghi per il riscaldamento dei posti a tavola, con le bombole di gas stipate nelle basi, restringono ancora di più vicolo de’ Burrò, vicino a piazza di Pietra, già intasato di ombrelloni e tavolini.

In via dei Pastini, invece, a due passi dal Pantheon, sono state ricavate tre file di posti per i clienti dei ristoranti, al punto che si passa solo su una striscia di sampietrini larga un metro appena.

E in via degli Stefaneschi, dalle parti di piazza Gioacchino Belli, a Trastevere, sono i lavori stradali a limitare il passaggio: basta quasi allungare un braccio stando seduti ai tavolini di un bar per toccare la rete arancione di un cantiere aperto dalla parte opposta. Che siano scenari rispettosi delle regole o invece illegali poco cambia. La sicurezza è un optional, la speranza è che non accada mai nulla di grave.

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Lo chef Alain Ducasse investe 32 mln per trasformare la Maison du Peuple di Clichy-la-Garenne nel tempio della gastronomia

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Alain Ducasse
Alain Ducasse
Lo chef e imprenditore monegasco Alain Ducasse ha rilevato la Maison du Peuple a Clichy-la-Garenne, con l’ambizione di trasformarla in un tempio della gastronomia. Ducasse ha investito 30 milioni di euro nel progetto dopo aver acquisito i locali per 2,1 milioni. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo del portale d’informazione Sortir a Paris.

 

Il nuovo investimento di Alain Ducasse
PARIGI – Alain Ducasse è pieno di idee. Negli ultimi dieci anni, lo chef ha aperto una fabbrica di caffè, una fabbrica di cioccolato, una fabbrica di gelati, una fabbrica di biscotti, un ristorante che celebra le piante e, più recentemente, un ristorante gourmet nel cuore del Museo Baccarat.

E non è finita qui per lo chef pluristellato, che si è anche impegnato a trasformare la Maison du Peuple di Clichy-la-Garenne in un tempio della gastronomia, investendo quasi 30 milioni di euro nel progetto dopo aver acquistato i locali per 2,1 milioni di euro.

I lavori di questo enorme edificio di 4200 metri quadrati nell’ Hauts-de-Seine (92) sono iniziati all’inizio del 2024. Classificata come monumento storico, la Maison du Peuple de Clichy è stata costruita negli anni ’30 dagli architetti Eugène Beaudouin e Marcel Lods, dall’ingegnere Vladimir Bodiansky e dagli atelier di Jean Prouvé.

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Caffè Moak è lo sponsor ufficiale della Acsi Football League il più grande campionato amatoriale di calcio

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Caffè Moak diventa sponsor di Acsi Football League (immagine concessa)

MODICA (Ragusa) – Caffè Moak diventa sponsor ufficiale della Acsi Football League, il più grande campionato amatoriale di calcio in Italia che riunisce appassionati di calcio provenienti da 46 città italiane e oltre 80 campionati. Le semifinali e le finali si terranno a Torino presso il prestigioso Allianz Stadium tra maggio e giugno 2025.

Caffè Moak offrirà una serie di attività a sostegno dell’iniziativa tra cui la particolare campagna “Museo Aperto con Moak”, grazie alla quale tutti i partecipanti al campionato avranno accesso gratuito al museo dello stadio, reso possibile dalla donazione di ACSI a favore dell’Associazione Realmonte ETS.

La partnership culminerà con la presenza di Caffè Moak all’Allianz Stadio in occasione della partita finale “Il Goal del Cuore”, in cui scenderanno in campo due formazioni miste composte da ex stelle del calcio, tesserati ACSI e alcuni giovani rifugiati accolti dall’associazione Realmonte ETS.

Il progetto si propone di unire sport e solidarietà, supportando l’associazione che promuove il benessere delle persone vulnerabili attraverso l’inclusione sociale.

La partnership rafforza l’impegno di Caffè Moak nel sostenere le iniziative sportive che veicolano valori di inclusione e solidarietà.

Fipe, Sbraga: “Per l’estero siamo sempre più attrattivi, saldo +20 miliardi nel 2023”

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Luciano Sbraga, direttore del Centro Studi di Fipe-Confcommercio (immagine concessa)

Il mondo dei pubblici esercizi a 360° gradi: dai consumi, ai rincari dei prezzi, dai pagamenti digitali fino al problema, attualissimo, dello spreco alimentare. Il direttore editoriale Matteo Vallero ha intervistato a tutto tondo Luciano Sbraga, direttore del Centro Studi di Fipe-Confcommercio, ospitato negli studi romani di Business24.

Direttore Sbraga, un bilancio sul fronte delle presenze ma anche della spesa turistica. Quanto gli italiani ma anche gli stranieri hanno speso per mangiare fuori?

“Per fare un bilancio della stagione turistica appena conclusa, anche se non ci sono dati di consuntivo solidi, possiamo dire alcune cose, partendo da due pilastri: nel turismo estivo gli italiani sono prevalenti sugli stranieri, cioè ci sono più italiani che vanno in vacanza rispetto agli stranieri che vengono nel nostro Paese.

La seconda valutazione da fare è che il turismo interno, quello degli italiani, è in rallentamento. I dati a disposizione, prendendo i mesi di giugno e luglio su cui ci sono già informazioni solide, ci dicono che c’è un po’ di arretramento così come a settembre. In mezzo c’è agosto dove si prevede un piccolo miglioramento rispetto allo scorso anno, ma sempre grazie al turismo internazionale che è stato il traino di questa estate 2024.

Se dovesse chiudersi in pareggio questa estate sarebbe un bel risultato: dal punto di vista dei flussi stiamo recuperando sulla pandemia, ma non siamo ancora ai livelli pre-Covid, e siamo sempre più attrattivi per l’estero. Lo scorso anno abbiamo fatto +20 miliardi di saldo. Ci sono quindi molte luci ma anche qualche ombra, dovute alla congiuntura economica, dovute al fatto che le famiglie italiane stanno ricostruendo i propri risparmi erosi durante la pandemia e poi c’è il rincaro prezzi che ha effetto su propensione al consumo”.

Ecco un tema caldo attuale è legato ai rincari nei pubblici esercizi, in primis il caffè al bar (si teme si arrivi a due euro a tazzina). Cosa sta succedendo? Fare colazione al bar e mangiare fuori casa diventerà un lusso per pochi? Come arginare il problema?

“I bar e ristoranti restano un settore accessibile e pop dal punto di vista dei consumi. Sono settori che si rivolgono anche a una domanda interna, non solo turistica. E’ un invito per gli esercenti ad avere sempre un atteggiamento molto attento. Quando l’inflazione rallenta non vuol dire che i prezzi scendono, perché l’inflazione si cumula, significa solo che non ci saranno nuovi aumenti.

Se guardiamo ad un periodo ampio, che è il 2021-2024, vediamo che i prezzi di bar e ristoranti sono sotto la linea dell’inflazione generale.

Così non è per il settore dei trasporti che ha registrato aumenti spaventosi e per i settori ricettivi, i cui aumenti sono stati importanti, ma che rappresentano un elemento fondamentale per il turismo perché si tratta di decidere dove sostare. Guardando ai dati oggettivi non sono bar e ristoranti il problema dei rincari, mi sento di dire.

Noi abbiamo un caffè in Italia che sta mediamente intorno a 1 euro e 20 centesimi, mediamente perché il caffè risente anche dell’economia e potere di acquisto locale, che impatta sulla dinamica dei prezzi.

La materia prima ha un impatto non rilevante sulla tazzina ma ad incidere sono tutti i costi del bar: dall’affitto al costo del lavoro, ai prezzi dell’energia che hanno visto incrementi del 250% tra il 2022 ed il 2023″.

Pagamenti cashless?

“Abbiamo l’obbligo di accettare pagamenti digitali, in altri Paesi non c’è questo obbligo ma è l’imprenditore che decide se accettare o meno i pagamenti digitali. Spesso alle critiche degli esercenti e commercianti si pensa ci sia la volontà di nascondere comportamenti poco virtuosi.

Può anche accadere in alcuni casi, sono 330 mila le imprese sul territorio e non possiamo parlare per tutti, però è vero che, anche secondo la Bce, i piccoli pagano commissioni troppo alte, ci sono giganti del pagamento digitale che dettano legge, ma soprattutto quello che noi mettiamo in discussione non è solo il livello delle commissioni ma anche la trasparenza e la comparabilità.

C’è un sistema che non è trasparente e infatti lo scorso anno è stato firmato un protocollo tra le associazioni delle imprese, di cui noi facciamo parte, e i prestatori di servizi di pagamento con l’obiettivo di mitigare i costi della moneta elettronica, sono stati fatti dei pacchetti offerta per nove mesi dove sono state azzerate le commissioni fino a 10 euro, ma abbiamo visto che ci sono ancora intermediari che fanno pagare una commissione fissa sulle transizioni di minor valore. Dobbiamo arrivare alla comparabilità.

Sappiamo che dietro i pagamenti digitali ci sono dei costi ma vogliamo che siano resi più trasparenti e soprattutto che i consumatori finali, come quando scelgono un mutuo, abbiano i taeg, indicatori per scegliere quello che più conviene loro”.

L’intervista completa a Luciano Sbraga (direttore Centro Studi Fipe) è andata in onda sul canale 410 del digitale terrestre

Sbraga, chiudiamo con la transizione digitale che sta rivoluzionando anche il mondo dei pubblici esercizi. Quali le opportunità da cogliere? Quali i rischi? E soprattutto secondo lei come saranno i ristoranti del futuro?

“La tecnologia è uno strumento e non un fine, serve a migliorare le performance anche delle piccole attività e ci sono già degli esempi con delle casse più evolute che fanno anche gestionale per capire cosa si vende di più o di meno. Tecnologia che già entra nelle cucine con i forni connessi, gestiti e manutenuti da remoto, i robot che entrano in alcune sale di ristoranti e possono alleggerire i lavori ripetitivi, lasciando al personale la relazione con i clienti. Ci sono però anche dei rischi perché l’utilizzo delle piattaforme oggi si basa su un rapporto squilibrato tra le grandi piattaforme e una piccola impresa e manca anche qui trasparenza.

I motori di ricerca devono essere più chiari nei termini e condizioni e rendere accessibili le informazioni prima di firmare il contratto. Parlando di reputazione digitale, oggi chiunque può fare una recensione, anche chi non ha realmente effettuato l’esperienza. Questo genera una giungla delle recensioni e un vero mercato nero, non va bene, in teoria sarebbe vietato”.

A livello lavorativo qual è la situazione sul fronte della natalità/mortalità dei pubblici esercizi?

“Il bilancio presenta sempre un saldo negativo, sono sempre un po’ di più quelli che chiudono, ma è una lettura parziale. Il numero delle cessazioni a cinque anni dall’apertura vede un tasso di mortalità che è ancora molto alto, del 50%.

Questo è per una superficialità a cui ci si approccia a questo settore: se sono bravo a fare il caffè, sarò anche un buon manager, non è così. Bisogna colmare il gap della competenza manageriale, oggi abbiamo ancora gestioni affidate al buon senso che non pagano alla lunga, soprattutto per la competizione serrata, ci sono 140 mila bar in Italia. Non è una attività di ripego, bisogna avere le competenze giuste per poterla svolgere, si tratta della gestione di una impresa a tutti gli effetti”.

Spreco alimentare, notizia di questi giorni: in Italia cresce del 45% in un anno: come combattere il fenomeno e quali le buone pratiche da usare?

“Siamo molto impegnati sullo spreco alimentare con le nostre campagne: abbiamo lanciato prima della pandemia Il Rimpiattino, che ha due valenze. Il rimpiattare e me lo porto via e anche il nascondino, per superare quella sensazione di vergogna nel chiedere il cibo avanzato.

Lo spreco maggiore avviene però nel canale domestico, non c’è cura nelle scadenze, si trascura la conservazione, non si guardano bene le etichette. Su questo stiamo lavorando e pensiamo che il mondo della distribuzione e ristorazione possono fare molto anche dal punto di vista della comunicazione. Bisogna partire dal fatto che non ci sono dati puntuali sulla misurazione dello spreco, che spesso si confonde con il rifiuto. Se si devono fissare dei target bisogna partire da dati certi”.

Il cibo, in fin dei conti, sottolinea Sbraga, non è una merce qualunque, è un condensato di valori, culture, e per questo va rispettato e tutelato.

Fipe incontra la Protezione Civile: “Ristoranti e bar presidi di solidarietà e socialità”

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Fipe con la Protezione Civile (immagine concessa)

ROMA – Nell’ambio della Settimana nazionale della protezione civile, il Capo dipartimento della Protezione civile Fabio Ciciliano ha partecipato al direttivo di Fipe-Confcommercio, tenutosi a Roma, rimarcando la delicatezza e l’importanza del ruolo del Dipartimento quale primo soggetto chiamato ad intervenire in caso di emergenze e calamità.

Nelle situazioni di criticità, anche i pubblici esercizi rappresentano un presidio territoriale indispensabile, dove l’apertura di un ristorante o di un bar è spesso il simbolo del primo passo per ripartire e ripristinare la normalità.

“La presenza di Ciciliano è l’ennesima testimonianza del valore sociale dei pubblici esercizi”, dichiara il presidente di Fipe-Confcommercio, Lino Enrico Stoppani. “Dopo le emergenze che la Protezione Civile è chiamata purtroppo sempre più frequentemente a gestire per terremoti, alluvioni, frane, inondazioni, esondazioni, siccità e altre tragiche calamità atmosferiche, le Comunità devono ripartire ripristinando la loro quotidianità. Ecco allora il ruolo sinergico dei Pubblici Esercizi, presidi sociali, di ascolto, di aiuto, di servizio per ridare speranza e fiducia alle popolazioni danneggiate”.

“Per far rinascere le comunità ferite e tenere viva la socialità in aree interessate da un’emergenza è necessario, ancor prima di dare il via alla ricostruzione, ricreare quel tessuto commerciale e quella piccola economia, fondamentali per l’aggregazione e la socialità tipica dei nostri territori. Non bisogna infatti sottovalutare che, anche un caffè al bar, è importante per tornare alla quotidianità e tenere vivo il senso di comunità” – Così il commento del Capo Dipartimento della Protezione Civile Fabio Ciciliano.

Elon Musk presenta Optimus, l’umanoide assistente personale che cammina e prepara tutte le bevande

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Optimus porge un drink a un partecipante della fiera (frame preso dal canale YouTube CNet)

LOS ANGELES – Elon Musk, l’imprenditore sudafricano naturalizzato statunitense amministratore delegato della compagnia aerospaziale SpaceX, Tesla e presidente di X, nonché persona più ricca del mondo con un patrimonio di 244,8 miliardi di dollari, ha presentato diversi robot umanoidi, chiamati Optimus, all’evento We Robot di Tesla a Los Angeles in California.

Elon Musk lancia il robot tuttofare Optimus

I robot hanno camminato, servito drink e dolci al bar e distribuito borse regalo, dimostrando le loro crescenti capacità.

Musk ha spiegato che i robot Optimus sono progettati per svolgere compiti semplici e potrebbero eventualmente diventare amici degli esseri umani.

Il fondatore di Tesla e Space X ha affermato che il robot costerà dai 20mila ai 30 mila dollari (dai 20mila ai 28mila euro).

“L’Optimus camminerà tra di voi”, ha dichiarato Musk come riportato sul portale India.com: “Potrete avvicinarvi a loro, e vi serviranno da bere. Sarà in grado di portare a spasso il vostro cane, fare da babysitter ai vostri figli, andare a fare la spesa e tagliare il prato”.

All’evento, Musk ha inoltre svelato altri piani futuri della compagnia, tra cui un ambizioso robotaxi previsto per il lancio entro il 2027. Questo veicolo completamente autonomo, progettato senza volante né pedali, dipenderà interamente dall’intelligenza artificiale.

Le persone hanno accolto calorosamente il nuovo Optimus su X. Uno dei commenti afferma: “Optimus ha appena versato una bevanda e non ha chiesto una mancia del 25% su un iPad. Ho appena investito altri 10 milioni di dollari in azioni Tesla”.

Iiac insieme all’Ambasciata del Vietnam a Torino per il forum di connessione

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Carlo Odello a Torino al Forum di connessione Vietnam-Italia tra le industrie del caffè (immagine concessa)

TORINO – Si è svolto a Torino il 9 ottobre il primo forum di Connessione Vietnam-Italia tra le industrie del caffè voluto dall’ambasciatore del Vietnam in Italia Duong Hai Hung che ha portato nel nostro paese una delegazione di produttori rappresentati più del 50% dell’export di caffè verde vietnamita. Un evento che ha permesso ai professionisti italiani e vietnamiti di confrontarsi sui temi della produzione, del prezzo, degli sbocchi commerciali e della qualità richiesta dal mercato italiano.

“E’ stato un privilegio collaborare con l’ambasciata del Vietnam nell’organizzare questo primo incontro. Uno dei nostri scopi è proprio favorire questo tipo di eventi ed essere stati coinvolti nella sua organizzazione fin dall’inizio ci ha permesso di capire la portata di questo forum – ha commentato Carlo Odello, presidente Iiac – International institute of coffee tasters – Abbiamo già rinnovato alle autorità vietnamite la nostra piena disponibilità a continuare a promuovere le relazioni tra le due industrie, forti dei nostri trentacinque anni di storia al servizio del settore”.

Durante il forum, le autorità di Vicofa  (Vietnam Coffee and Cocoa Association) e i rappresentanti delle diverse aziende hanno dimostrato di volere approfondire il mondo dell’espresso italiano. In particolare, è emersa la loro consapevolezza sulla specificità di questo prodotto che pone la nostra economia del caffè in una posizione sostanzialmente diversa da quelle di altri paesi nel mondo.

“Come rappresentante dell’associazione ho portato alla delegazione delle industrie vietnamite in sala una riflessione sulla miscela italiana e sulla necessità di conoscerne le peculiarità per potere agire sul nostro mercato con ancora maggiore efficacia – ha continuato Odello – Ho riscontrato con piacere un atteggiamento estremamente professionale da parte degli interlocutori vietnamiti, in linea con l’attenzione che ho riscontrato nei miei vent’anni di esperienza sui mercati asiatici, il che mi fa immaginare diverse possibilità di collaborazione futura”.

La scheda sintetica di Iiac – International institute of coffee tasters

Iiac – International institute of coffee tasters è un’associazione senza fini di lucro che vive delle sole quote sociali. È stato fondato nel 1993 con l’obiettivo di mettere a punto e diffondere un metodo scientifico per l’assaggio del caffè.  Dalla sua fondazione IIAC ha svolto centinaia di corsi ai quali hanno partecipato 13.000 allievi da più di 40 paesi nel mondo.

Il manuale Espresso Italiano Tasting, edito in italiano e in inglese, è stato tradotto in spagnolo, portoghese, tedesco, francese, russo, giapponese, cinese, coreano e tailandese. IIAC è dotato di un importante comitato scientifico che pianifica la ricerca per garantire l’innovazione del settore: ne fanno parte docenti universitari, tecnici e professionisti. Ha inoltre filiali dirette in Cina, Corea e Giappone. Per maggiori informazioni basta cliccare qui.

Tiramisù a base caffè World Cup: trionfano Nadia Ceoldo per la ricetta originale e Isabella Bucciol per la ricetta creativa

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Isabella Bucciol vince per la ricetta creativa (immagine concessa)

TREVISO – Si conclude la Tiramisù World Cup 24, dedicata al tema Treviso e le Radici, nell’anno delle Radici Italiane all’estero, l’iniziativa del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Fra i 240 concorrenti iscritti al Grand Final, l’hanno dunque spuntata Nadia Ceoldo di Salzano (per la ricetta originale) e Isabella Bucciol di Portogruaro (per la ricetta creativa) con la sua creazione alla polvere di liquirizia, marmellata di arance e croccante di arachidi.

In questa golosa 3-giorni a Treviso hanno gareggiato 240 concorrenti sfidandosi chi nella ricetta originale (sei ingredienti: uova, zucchero, mascarpone, savoiardi, caffè e cacao) chi in quella creativa (con la possibilità di aggiungere tre ingredienti e di sostituire il biscotto).

Nadia Ceoldo per la ricetta originale (immagine concessa)

L’8ª edizione ha visto anche un ricco programma di appuntamenti a cui hanno partecipato appassionati da tutto il mondo del celebre dolce: in particolare, un momento è stato dedicato a Roberto “Loli” Linguanotto, padre del Tiramisù di Treviso recentemente scomparso.

“È stata un’altra edizione di cui siamo davvero contenti, abbiamo visto tanto entusiasmo e tanta passione da parte di concorrenti, giudici, pubblico e tutti gli attori coinvolti – spiega Francesco Redi di Twissen che organizza l’evento – . La manifestazione, già al lavoro con l’associazione Radici Venete, cresce sempre più a livello internazionale (solo quest’anno, oltre il 30% di iscritti dall’estero): abbiamo anche già aperto le iscrizioni per la TWC 2025, ripartiamo ancora più carichi”.

La classifica finale

Ricetta originale

Nadia Ceoldo di Salzano (VE), 45 anni, architetto;

Stefania Bovo di Vicenza, 52 anni, impiegata commerciale;

Mauro Akio Kamiguchi di San Paolo (Brasile), 63 anni, ingegnere aeronautico.

Ricetta creativa

Isabella Bucciol, 44 anni di Portogruaro, impiegata, con la sua creazione alla polvere di liquirizia, marmellata di arance e croccante di arachidi;

Antonio Panzetta di Noventa di Piave (Venezia), 50 anni, consulente informatico con la sua ricetta di Tiramisù con rosmarino, lime e zenzero;

Miriam Pressato di Padova, 50 anni, impiegata, con la ricetta alle nocciole pralinate, cioccolato fondente e amaretti.