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Fiera del cioccolato artigianale a Firenze: un settore che vale 2.673,8 milioni

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fiera del cioccolato
Il cioccolato traina il made in Italy

FIRENZE – Si è svolta al Saschall di Firenze, la seconda edizione della Fiera del cioccolato artigianale dove, di nuovo, uno dei peccati di gola è diventato sia un prodotto di grande successo commerciale sia anche una moda, e spettacolo. In Italia nel 2003 la produzione di dolci e a base di cacao è stata di oltre 256 mila tonnellate, di cui quasi 112 mila destinate all’ esportazione. Il prodotto importato è pari a 102 mila tonnellate.

Il valore delle produzioni cioccolatiere italiane è di 2.673,8 milioni di euro. Il valore delle nostre esportazioni è di 447,5 milioni di euro e quello delle importazioni è pari a 277,9 milioni di euro. Gli italiani consumano oltre 246 mila tonnellate di prodotti a base di cioccolato, in media 4,26 kg a testa ogni anno.

Fiera del cioccolato artigianale: i dati

Negli ultimi dieci anni i consumi sono aumentati in media da 2 a 4 kg pro capite. Le pasticcerie artigiane in Italia che producono dolci al cioccolato sono 18 mila con oltre 59 mila addetti. I cioccolatieri che sono 600 raggiungono un giro d’ affari di 350 milioni di euro. Il cioccolato è arrivato in Europa attorno 1540 quando l’ imperatore Montezuma II offri a Hernan Cortes una tazza di cioccolato con le spezie che el conquistador portò in Spagna a Carlo I. Da allora il cioccolato è diventato un prodotto ammirato da tutti.

Quest’anno la Fiera ha riunito 30 espositori. Nuova arrivata la Svizzera, con un padiglione, una sorta di riconoscimento alla bandiera, dove ha proposto mostre fotografiche, momenti ludici per i bambini, l’ elezione di lady Chocolate, uno spazio per chi cerca l’ anima gemella in base al tipo di cioccolato più amato, un sambodromo (il Brasile è il maggior esportatore di cacao e Cacao meravigliao il tormentone più conosciuto). Infine le degustazioni.

Il Consiglio nazionale delle ricerche: caffè è un piacere, se la miscela è quella giusta

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produzione di caffè consiglio nazionale delle ricerche torrefazione italiana
Un traguardo per la torrefazione italiana

MILANO – La Rivista on line del Consiglio nazionale delle ricerche, riporta una importante notizia per il settore caffè. Si tratta di una invenzione che può essere di interesse per gli importatori di caffè ma anche per baristi e consumatori. Ecco che cosa scrive il sito del Consiglio nazionale delle ricerche: “Il caffè è un piacere, se la miscela è quella giusta. Per verificare se i profumati chicchi appartengono a qualità pregiate, come quella arabica, la sezione di Milano dell’Istituto di biologia e biotecnologia agraria (Ibba) del Cnr, ha messo a punto un test rapido ed efficace che svela ‘l’ identità del prodotto e aiuta a combattere contraffazioni e frodi. Il kit diagnostico realizzato dagli esperti indaga sul Dna del caffè. “Si prende un chicco e lo si macina”, spiega Diego Breviario del Cnr. “La polvere poi viene immersa per mezz’ ora in una soluzione preparata che estrae e isola il Dna.

Consiglio nazionale delle ricerche: continua la nota

Successivamente si introducono alcuni reagenti e, attraverso una semplice e breve reazione enzimatica, si ottiene l’ amplificazione di poche e specifiche sequenze di Dna che, nella forma di frammenti debitamente separati su di una lastrina gelificata, si rivelano per colorazione. Uno o più di questi frammenti distinguono la varietà, in questo caso l’ arabica. Il risultato è sostanzialmente equivalente a un codice a barre, dove le barre rappresentano specifici frammenti di Dna”.

La risposta del test è leggibile da chiunque, anche dal profano, assicura Breviario. Presentato a un convegno internazionale, questo kit, che avrebbe un bassissimo costo di produzione, è destinato a riscuotere successo soprattutto presso gli agricoltori e le industrie del settore agro alimentare che si confrontano con i mercato globale sempre più a rischio di frodi”.

Un dettaglio fondamentale il testo del Consiglio nazionale delle ricerche non spiega

Il test si basa sulla differenza fondamentale tra Arabica e Robusta: il primo ha 44 cromosomi il secondo 22. E il codice a barre di cui si parla sopra è la rappresentazione dei cromosomi che risulta in un normale test sul dna. Chissà perché i pur geniali inventori del Cnr hanno tenuto per se questo dettaglio fondamentale.

Così adesso, anche quando è in polvere, il caffè non sarà più un mistero per nessuno. Con la prova messa a punto dal Consiglio nazionale delle ricerche non sarà più così. A confermare con rigore scientifico se la miscela è quella per la quale si è pagata magari un prezzo elevato c’è un kit pronto a dire la tutta la verità sugli aromi sprigionati dalla tazzina.

Per verificare se i chicchi appartengono a qualità pregiate, ancora una volta viene tirato in ballo il dna, efficientissimo alleato adottato ormai in larga scala per combattere contraffazioni e frodi nel mondo dell’agroalimentare. L’impresa è sorprendentemente riuscita in Italia e ancora più a sorpresa in un centro di ricerca pubblico che ha realizzato una bella trappola per gli imbroglioni che non mancano mai per difendere gli utilizzatori finali, quindi i baristi e i consumatori.

Il successo di questo metodo sarà formidabile

Basti pensare che ogni giorno in Italia, patria del rito-caffè, vengono fatti 30 milioni di espressi, compresi quelli per i cappuccini per un consumo di oltre 192 tonnellate di prodotto e una spesa sempre al consumo di 21 milioni di euro. Per non parlare poi dei caffè domestici, quelli fatti in casa con moka, napoletane e macchine elettriche le più diverse, il cui volume degli acquisti nel 2004, secondo l’Ismea, ha registrato un aumento del 5,4%.

Per la rubrica che indaga il linguaggio del settore, la parola café

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Il Ragazzini 2006 per Caffè cultura

MILANO – La parola di oggi è: café. Con questo termine vogliamo arricchire il vocabolario che abbiamo creato sotto il nome di Caffècultura: una rubrica che ha esaminato attentamente le parole italiane che hanno un rifermento al settore caffeicolo, giunta al suo termine il 29 dicembre con il vocabolo zuppetta. Il testo di riferimento è stato inizialmente lo Zingarelli 2005, ma ora utilizzeremo come fonte il Ragazzini 2006, collaborando ancora con la casa editrice Zanichelli.

Ancora una volta abbiamo avuto la conferma che l’italiano è lingua leader nel settore del caffè. Nel vocabolario inglese-italiano il sostantivo caffè batte per 94 a 67 coffee.
Come era naturale abbiamo cominciato con caffè e proseguito con espresso. Da oggi tutti i vocaboli in ordine alfabetico.

Café n.

1 caffè; bar (che non vende alcolici)
2 tavola calda
* café bar, bar (che vende alcolici) # café curtain, tendina che copre la parte inferiore della finestra # café society, frequentatori (pl.) dei caffè e dei night-club alla moda; café society.

Per le osservazioni sulle definizioni dei vocaboli i lettori possono rivolgersi direttamente alla redazione de il Ragazzini e-mail lineacinque@zanichelli.it sito Web www.zanichelli.it
La parole del caffè in italiano e in inglese sono tratte il Ragazzini edizione 2006, dizionario Inglese-Italiano Italiano-Inglese. Questa edizione contiene oltre 400.000 voci e accezioni, oltre 6.000 neologismi, 3.000 verbi frasali e 120.000 termini specialistici, l’indicazione delle 4.300 parole inglesi più importanti.

Alla 27ª edizione del Salone di Sigep a Rimini, numerosi eventi e tanti espositori importanti

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Sigep Rimini
Al Sigep di Rimini tra gelato, pasticceria, caffè

RIMINI – Resta aperto fino a mercoledì sera la 27a edizione del Sigep, il salone internazionale della gelateria, pasticceria e panificazione artigianali. Quattordici i padiglioni della fiera per un totale ottocento aziende su 90mila metri quadrati di vetrina espositiva.

In mostra: ingredienti composti, impianti e attrezzature, accessori, servizi, editoria per gelateria, pasticceria e panificazione artigianali; presenti inoltre, le sezioni Sigep arreda, Sigep decora e ChocoSigep-materie prime, tecnologie e produzione cioccolato di qualità. Ma anche concorsi internazionali e campionati, dimostrazioni con i maestri gelatieri, pasticceri e panificatori da ogni parte del mondo.

Fra gli eventi più attesi, la coppa del mondo di gelateria (oggi la finale) con squadre da dodici nazioni: Francia, Spagna, Svizzera, Polonia, Repubblica Ceca, Marocco, Usa, Argentina, Ucraina, Brasile, Ungheria (squadra tutta al femminile) e Italia.

A Rimini, partecipa al salone anche Costa Group

L’azienda, al padiglione D1, stand 32 presenta il bio music café, il locale con la galleria d’arte dolce. Spiega Franco Costa, il papà di questa ennesima nuova tendenza: “Pur se propri di una civiltà contadina scomparsa, mangiare i prodotti della terra, vivere il pasto come un momento di dialogo, desinare all’aperto e con le mani in ambienti semplici come una volta erano semplici le case, stanno tornando.

Lo chiedono i consumatori: è il nuovo lusso. Oggi vogliamo mangiare prodotti sani e naturali da materie prime di alta qualità, non elaborati, ma non per questo privi di gusto”. “Il desiderio è stare assieme in ambienti salubri – prosegue Costa -, vicini alla natura, in un bio bar come su un prato verde; vogliamo nutrirci, vivere e divertirci in modi semplici con vivacità; vogliamo mangiare seduti per terra, poter stuzzicare qualcosa di sano a qualsiasi ora.

Il naturale, il sano e il gusto sono oggi valori imprescindibili della nostra quotidianità; elementi propri di un’altra civiltà, apparentemente scontati e datati, diventano così oggi un lusso.Elementi e azioni semplici sono oggi preziosi oggetti del desiderio. Non solo la naturalezza di tanti elementi che compongono lo stand (legno non trattato, vernici naturali..) ma anche prodotti naturali: la frutta, la verdura, il caffè e tutto quanto è naturale; e lavorare davanti al cliente con la possibilità di gustare i cibi comodamente seduti come su una gradinata a teatro”.

“E, se il naturale è oggi un lusso – aggiunge l’architetto di La Spezia – allora questo bio music cafè a tratti espone anche chiaramente il lusso, senza mai essere sfacciato”

“Ma semplicemente curioso e divertente. La vetrina pralineria è un espositore di vetro nero che nasconde una tecnica innovativa, il pavimento sono mattonelle nere floreali, le creazioni pasticciere sono gioielli dell’artista Silvia Bandiera. Che avendo a disposizione una vera galleria d’arte la usa per esprimere il suo concetto arte dolce da mangiare, assieme alla scultura di Filippo Scorza che con le sue tazze interpreta il mondo del caffè”.

“Su tutto – conclude Franco Costa – la musica interattiva del dj Matteo Ponzano che con la sua radio jubox altro non fa che riportare a nuova vita, in versione tecnologica, il vecchio caro juke – boxe da bar di cui tutti abbiamo un pizzico di nostalgia. In questo locale ideale le uniche carte da giocare sono la potenza dell’Amore e della Natura”.

Ma al Sigep di Rimini ci sono anche Lavazza, Nuova Simonelli, Caffè Bristot, Hausbrandt, Di emme, Molinari, Essse e Pregel

Ecco i sei espositori che si occupano di caffè presenti al Sigep nell’ordine fornito dagli organizzatori che ce li hanno segnalati dal catalogo.

ALMAR SRL – PRODOTTI CRUCCI; CFM; CAFE’ CENTRO BRASIL SAS; CAFFE’ CLUB KAVE’- G.I.F.ZE.SPA; CAFFE’ MOLINARI SPA; CAFFE’ SUN SRL; CALDIC ITALIA SRL; COMMERCIALE CECCARONI; COMPAGNIA DEL CAFFE’ SRL; DIEMME S.P.A.; ERA SRL; ERCOM SRL; ESSSE CAFFE’; FAMA INDUSTRIE SRL; FRIUL COMPANY SRL; HAUSBRANDT TRIESTE 1892 S.P.A.; IONIA IL CAFFE’ SPA; ITALTOBY SRL; LA NUOVA G.P.R. SRL; LA SPAZIALE SPA; LOMBARDO FOOD SRL; LUIGI LAVAZZA SPA; MANUEL CAFFE’ D.M.C. SRL; NALON NATALE; NATURAPACK SRL; NEMOX SPA; NESTLE’ ITALIANA SPA-DIVISIONE FOODSERVICES; NUOVA SIMONELLI SRL; PREGEL SPA; PROCAFFE’ S.P.A.; CAFFE’BRISTOT; SACCARIA CAFFE’; SAN REMO SRL; SNAK SRL; TECNOPRESS SNC; TORREFAZIONE PARENTI SPA.

Chase down: bere un’altra bevanda dopo un buon caffè, è un verbo inglese

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chase down
La fonte di riferimento

MILANO – Quale significato è racchiuso dentro il verbo to chase down? Lo scopriamo insieme armati di vocabolario, per l’esattezza, del Ragazzini 2006. Dopo aver avviato la rubrica che indaga il linguaggio settoriale a cavallo tra l’inglese e l’italiano, affidandoci all’edizione 2005 dello Zingarelli, ora si cambia fonte. Ma non obiettivo: indagare la semantica per condividere conoscenza sul tema tra operatori e appassionati.

Ancora una volta, abbiamo scoperto che l’italiano è lingua leader nel settore del caffè. Nel vocabolario inglese-italiano il sostantivo caffè batte per 94 a 67 coffee.
Come era naturale abbiamo cominciato con caffè e proseguito con espresso. Da oggi tutti i vocaboli in ordine alfabetico.

chase down

v. t. + avv.
1 (Usa) to chase up
2 (fam.) bere dopo (una bevanda): to chase down coffee with a whisky, bere un whisky dopo il caffè

Per le osservazioni sulle definizioni dei vocaboli

I i lettori possono rivolgersi direttamente alla redazione de il Ragazzini e-mail lineacinque@zanichelli.it sito Web www.zanichelli.it
La parole del caffè in italiano e in inglese sono tratte il Ragazzini edizione 2006, dizionario Inglese-Italiano Italiano-Inglese. Questa edizione contiene oltre 400.000 voci e accezioni, oltre 6.000 neologismi, 3.000 verbi frasali e 120.000 termini specialistici, l’indicazione delle 4.300 parole inglesi più importanti.

I manager europei non desiderano molto: almeno un caffè gratis

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manager europei
Le esigenze dei manager in Europa

MILANO – I manager europei hanno tanti desideri ma uno dei più gettonati è quello di poter bere caffè gratis in azienda. Naturalmente non si desidera soltanto un caffè. Ma per il 6% e il 5% di intervistati d’Europa e del Bel Paese ottimo sarebbe accingersi al loro compito dopo un bel corso di yoga situato nell’edificio di lavoro.

Manager italiani: quali sono le loro esigenze?

Un Blackberry – notebook basterebbe al 5% e al 4% degli intervistati europei ed italiani, mentre l’8% ed il 6% berrebbe volentieri caffè gratis per lavorare meglio. C’è invece chi non ha neanche il distributore automatico nell’ambiente lavorativo e se lo avessero lavorerebbero meglio: sono il 3% degli europei e il 4% degli italiani.

Café sexo: a Parigi la pausa caffè si fa anche più piccante attorno alla tazzina

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café sexo
Un tocco in più al caffè

PARIGI – Dopo i café-psyco e i café-philo, ecco arrivare i café sexo, luoghi in cui ci si trova per discutere di sesso e sessualità. La novità giunge da Parigi dove in alcuni locali (vanno per la maggiore il ristorante-brasserie “48” a Montmartre e la brasserie “Aux delices royales” nel Marais) vengono organizzate già da qualche tempo delle serate di dialogo a scadenze fisse. Per partecipare basta inviare una mail agli ideatori dell’iniziativa, attraverso il sito www.helenelechevalier.com.

Durante gli incontri ciascuno può partecipare ai dialoghi, raccontare di sé, aprirsi agli altri “a scopo terapeutico e informativo”, come sottolinea la psicoanalista Helène Lechevalier. Una specie di “Sex and the City” alla parigina, insomma. Il tutto in un clima rilassato, davanti a una buona tazza di caffè.

Café sexo: una nuova tendenza

La moda ha preso piede anche alla discoteca “Réservoir”, che propone, una volta al mese, la serata “ZonErotikon”: dibattiti letterari, scientifici e filosofici, con la partecipazione di scrittori, musicisti, attori e cantanti per una lettura in chiave intellettuale dell’erotismo.

I Bond bar sono in Italia e all’estero: un circuito di locali dedicati a 007 la spia più famosa del mondo

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bond bar
Un tocco iconico al proprio locale

MILANO –  L’idea è di Pietro Carlo Ferrario, un giovane avvocato, che circa un anno fa ha proposto a Luca Bonacini, modenese di 39 anni, titolare del Caffè dell’Orologio, l’organizzazione di un’iniziativa eno-gastronomica dedicata a James Bond. Dall’intraprendenza di Bonacini e dalla passione di Ferrario, che conosce a memoria i 52 romanzi e i 22 film di 007, è nata, in seguito, «Shaken, not stirred» («Agitato, non mescolato»), associazione che riunisce oltre 30 «Bond Bar» sparsi in tutt’Italia e all’estero: un vero e proprio circuito di locali, selezionati dai due, con l’aiuto di giornalisti e scrittori, in cui è possibile rivivere il mito creato da Ian Flaming, degustando tutti i cocktail preferiti dalla celebre spia.

Bond bar: una nuova idea per un locale originale

A dosare i drink, dietro al bancone corredato di targa in plexiglass con l’immagine di Sean Connery e di un bicchiere di Martini consegnata dall’associazione ai titolari dei Bond bar, ci sono solo esperti Bond barman, che seguono rigorosamente le ricette citate nei romanzi.
Tra i 30 Bond bar italiani associati alla «Shaken, not stirred», compaiono alcuni locali storici come l’Hotel Danieli e il Caffè Florian di Venezia, il bar dell’Hotel De Russie a Roma (nell’ex sede della Rai in via del Babbuino), il Cristallo di Cortina, fino a Palazzo Sasso a Ravello.

La rosa dei Bond bar si divide in 20 classic, vale a dire luoghi citati nei romanzi o che hanno ospitato i set cinematografici, e 10 ‘special guest’

Scelti per la bellezza e l’eleganza degli spazi e la preparazione dei baristi. Entrando in uno di questi locali (la maggior parte sono interni a grandi alberghi), si può trovare uno speciale menù che ripropone una trentina di cocktail, tra i preferiti di 007, ma anche dei suoi amici e delle immancabili Bond girls. Per ciascun drink è riportata la ricetta e il passo del romanzo in cui viene citato.

«Si crea così un vero e proprio gioco che coinvolge cliente e barista – spiega Bonacini – e che finisce col far rivivere ad entrambi l’atmosfera mitica delle avventure di 007».
A breve il menù sarà aggiornato con una nuova versione, completa di traduzione in inglese vittoriano curata da un lord di Buckingham Palace, che comprende anche la lista dei liquori, delle acque minerali, dei gin, dei vermut, delle marmellate e dei dolci cari alla spia britannica.

A condire il tutto alcune esposizioni degli oggetti da collezione, raccolti e messi a disposizione dall’entourage di appassionati che orbitano attorno all’associazione.
Solo Bonacini e Ferrario posseggono un tesoro di circa 1000 pezzi, tra cui l’autografo di Bernard Lee, l’attore che interpretava M (il capo di Bond) e quello di Sean Connery, le locandine dei film, le edizioni degli anni Cinquanta dei romanzi e le pistole usate sul set. Per non parlare degli eventi speciali, in occasione dei quali è possibile vedere parcheggiate davanti ai Bond bar le Jaguar e le Aston Martin immortalate dal grande schermo e tirate fuori dai garage dei collezionisti per celebrare il loro beniamino.
La Bond mania innescata dai due modenesi non si è però fermata all’ Italia. Nel circuito, sono entrati a far parte anche i bar di alcuni prestigiosi hotel europei, tra cui il «Marbella golf club» di Malaga che si trova a pochi passi dalla villa di Connery, il «Gran Bretagna» di Atene e l«’Europa» di San Pietroburgo.

La targa di plexi, simbolo della rete dei locali, nei primi mesi del prossimo anno anche sul bancone della carrozza-ristorante del treno più famoso del mondo: l’Orient Express

Convoglio leggendario che ospitò anche le riprese di «007. Dalla Russia con amore».
A questo punto, non poteva mancare una guida dei Bond-bar in grado di accompagnare i clienti alla scoperta dei luoghi e dei sapori che celebrano le imprese dell’agente segreto. Un’impresa che Bonacini e Ferrario hanno affidato ad una trentina di scrittori e giornalisti, autori di altrettanti racconti brevi su 007, ambientanti ovviamente nei Bond bar.

“Mai dire mai ad un Martini dry” è il titolo ancora provvisorio del volume, distribuito da Rizzoli, che funge anche da guida con tanto di indirizzi e recapiti dei locali, e che sarà presentato a inizio novembre a Modena, negli spazi dell’ex manifattura tabacchi, con una degustazione di sigari e cocktail alla 007.

A dicembre, invece, l’associazione, in collaborazione con lo 007 fan club di Milano, organizzeranno un tour in 4 Bond bar di cui sarà protagonista lo scrittore inglese Raymond Benson, l’ultimo papà di James, già presidente della fondazione della famiglia Flaming. L’avventura partita da Modena, sembra destinata ad espandersi, e forse ha già conquistato Hollywood.

«Alcuni dei bond baristi – confida Bonacini – ci hanno segnalato nei loro locali la presenza di location-scout della produzione del nuovo film di 007, che uscirà il prossimo anno e che, sembra, potrebbe essere girato in parte anche in uno dei nostri bar».

Caffè cultura, To brew up: la preparazione del tè spiegata dal termine inglese

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brew up
Chiarito un nuovo vocabolo

MILANO – Approfondiamo la rubrica che vuole proporsi come una sorta di vocabolario del linguaggio per il settore del caffè italiano, sempre più contaminato dai termini anglosassoni, con la traduzione corretta di to brew-up. Dopo aver esaminato una lunga serie di termini, conclusi con “zuppetta” il 29 dicembre, ora riprendiamo la catalogazione cambiando la fonte da Lo Zingarelli 2005, al Ragazzini 2006. Ancora in collaborazione con la Casa editrice Zanichelli.

Teniamo presente che non è certo una sorpresa che i testi di questa fase, prima italiano-inglese poi inglese italiano, per notare le differenze d’approccio agli stessi soggetti delle due lingue saranno identici tra Comunicaffè, diffuso prevalentemente in Italia tra 20.000 operatori, e Comunicaffè International, diffuso prevalentemente nel mondo a 15.000 operatori, perché la cultura del caffè non ha barriere culturali o geografiche.

E, una volta tanto, abbiamo già scoperto che l’italiano è lingua leader nel settore del caffè. Nel vocabolario inglese-italiano il sostantivo caffè batte per 94 a 67 coffee.
Come era naturale abbiamo cominciato con caffè e proseguito con espresso. Da oggi tutti i vocaboli in ordine alfabetico.

brew-up

n.
(fam. GB) preparazione del tè (o del caffè): We’re having a brew-up, stiamo facendoci un tè.

Per le osservazioni sulle definizioni dei vocaboli i lettori possono rivolgersi direttamente alla redazione de il Ragazzini e-mail lineacinque@zanichelli.it sito Web www.zanichelli.it
La parole del caffè in italiano e in inglese sono tratte il Ragazzini edizione 2006, dizionario Inglese-Italiano Italiano-Inglese. Questa edizione contiene oltre 400.000 voci e accezioni, oltre 6.000 neologismi, 3.000 verbi frasali e 120.000 termini specialistici, l’indicazione delle 4.300 parole inglesi più importanti.

Gabriele Degli Esposti: «I Paesi del nordici e dell’Europa dell’est i più interessati»

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le abitudini degli italiani gabriele degli esposti
Un'intervista per vedere dall'interno l'azienda

MILANO –  Il 2005 è stato un anno importante per Gabriele Degli Esposti. Dopo essere stato, a suo tempo, l’artefice, assieme ad alcuni soci, della trasformazione della Sta ConsultPack in Kisstech S.r.l. con sede a Bologna (avvenuta nel 2004), Degli Esposti è infatti divenuto, lo scorso 19 dicembre, il proprietario unico di questa società rilevandone tutte le altre quote. Com’è maturata questa scelta e quali sono le prospettive? Ne abbiamo discusso in un’intervista esclusiva per Comunicaffè.

Gabriele Degli Esposti, perché ha deciso di investire in un’azienda che produce cialdatrici?

“Anche se il mio mestiere non è stato legato, in passato, al mondo caffè (vengo dal settore macchine automatiche) ho fatto questa scelta, poiché la cialda, soprattutto all’estero, sta conoscendo un forte sviluppo. Penso che essa costituisca il futuro dell’espresso all’italiana, perlomeno al di fuori del bar.

A questo scopo ho messo a punto un sistema brevettato, che consente di produrre delle cialde sulle quali può essere stampata la data di fabbricazione e il logo del produttore, il tutto senza utilizzare l’inchiostro per alimenti, al centro delle recenti polemiche relative al Tetrapack. Si tratta di una novità assoluta molto importante, soprattutto nell’ottica della tracciabilità di prodotto”.

Da dove è partita la produzione?

“La prima macchina è stata la Starcup – 50, che produce 50 capsule al minuto e ha un prezzo di 200 mila euro. La KS-40 produce 40 cialde in carta filtro al minuto e costa 60 mila euro. Si tratta di una macchina non molto veloce, ma con un rapporto prezzo/prestazioni decisamente superiore rispetto alla concorrenza. In produzione c’è un ulteriore modello, che ha una capacità di 80 cialde al minuto e costa 100 mila euro. Dopo la cialda tracciabile sto lavorando per brevettare un nuovo tipo di capsula prodotta con un materiale (polpa di cellulosa) ottenuto dalla canna di zucchero”.

Avete in previsione anche dei modelli per la produzione di cialde per moka, adatte al consumo domestico?

Gabriele Degli Esposti: “Sì, e per queste ultime, il brevetto sopra descritto, che stiamo mettendo a punto, sarà molto importante, poiché consentirà di ottenere delle capsule fabbricate in un materiale totalmente biodegradabile”.

Quanto conta l’export per Kisstech S.r.l.?

“Ho accordi con due aziende in Bulgaria e Cina. In Bulgaria sono anche contitolare di una società. In questi stabilimenti ho portato dei progetti da noi elaborati (e da me seguiti personalmente) per il confezionamento del caffè e le valvole dei sacchetti. Comunque, la progettazione macchine per produrre cialde e capsule avviene esclusivamente in Italia”.

Come mai questa scelta di delocalizzare?

“Fa parte delle strategie di internazionalizzazione della nostra attività. In Bulgaria trovo molto facile ottenere e sviluppare delle ricerche per i confezionamenti con gli atenei locali, cosa che non mi è stata possibile in Italia. Inoltre le maestranze si sono rivelate molto brave ad adattare i progetti e, addirittura, a modificarli con tecnologie sviluppate sul posto.

Uno degli studi portati avanti con i ricercatori dell’università di Sofia sta già dando dei risultati importanti: abbiamo messo a punto un impianto innovativo per la macinatura del caffè a bassa temperatura”.

Questo sistema arriverà anche in Italia?

“No, si tratta di un macinacaffè particolare, destinato al mercato estero e non al nostro paese”.

Gabriele Degli Esposti: dove ha maggior successo la cialda?

“Al di là degli incrementi a due cifre delle vendite, ho notato dei riscontri formidabili nelle fiere: siamo stati letteralmente sommersi di richieste per le nostre cialdatrici a basso costo. I più interessati? Per ora i Paesi del nordici e dell’Europa dell’est”.

E fuori dall’Europa?

“Da anni ho una struttura di vendita in Messico e partecipo a ogni edizione di Expo Café dove stabilisco sempre numerosi contatti con operatori di tutto il sud America”.