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Londra, Francesca café: scende in campo anche il sindaco di Naro

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Londra chiama Naro culla del barocco nelkl'Agrigentino difende il bar di Londra
Naro culla del barocco nell'Agrigentino

LONDRA – Per scongiurare l’abbattimento dell’edificio che ospita il Francesca café di Hackney, nell’East End di Londra (vicenda alla quale abbiamo dedicato un articolo nell’edizione di lunedì), si mobilità ora anche il sindaco di Naro e deputato regionale dell’ Udc, Maria Grazia Brandara.

La prima cittadina del comune agrigentino, di cui è originario il gestore del locale Calogero Platia, ha indirizzato infatti una lettera al suo collega di Londra, il laburista Ken Livingstone, chiedendogli d’intervenire per evitare che venga raso al suolo l’ edificio.

Che ospita il caffè.

Oltre al “Francesca” sono a rischio numerosi esercizi commerciali destinati a scomparire per far spazio a dei grandi progetti immobiliari.

Gli abitanti della zona, che si oppongono all’abbattimento, hanno occupato il bar. Brandara, invita Platia, detto “Tony l’italiano”, «a resistere» e il sindaco della capitale britannica a desistere dal «trasformare una fascinosa periferia urbana in un comune plastico di modernità senza anima».

«Le Olimpiadi – scrive ancora il sindaco di Naro – hanno le loro giuste pretese. Ma i quartieri hanno diritto alla tutela della loro anima, del loro cuore pulsante, delle loro economie modeste.

Anche a Naro la modernità devastante si respinge respinta perché amiamo la nostra città. E la sua forma urbanistica e culturale. Che rispetta lo sviluppo così come la comunità lo ha realizzato, anno dopo anno».

«Non è solo una battaglia economica -conclude la lettera- lì sono nati e vissuti speranze e progetti di vita che le ruspe finirebbero per cancellare.

La invito a desistere e a lasciare in piedi ed in attività il “Francesca café” ».

Latina, inaugurazione bipartisan per il Gran caffè San Marco

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Gran caffè san marco Latina
La targa del Gran caffè San Marco di Latina

LATINA – Nel periodo natalizio del 2006, si è riaccesa un’insegna nel centro di Latina. È quella del Gran Caffè San Marco, in uno spazio che torna a vivere grazie al lavoro svolto da Marco e Paolo Picca e da Lidano Grassucci, nonché al contributo fornito da Antonio Sciarretta e da alcuni imprenditori locali.

L’apertura ha suscitato entusiasmo e curiosità.

Il San Marco è una scommessa vinta, un sogno che si fa realtà. E i suoi arredi rispecchiano il carattere tetragono di chi ha creduto in questa impresa: semplici, lineari e duri, come una buona tazza di espresso.

L’inaugurazione ha visto, tra gli invitati, numerosi esponenti del mondo politico e imprenditoriale, tutti uniti dal comune desiderio di riscoprire un luogo della memoria collettiva. E per una volta, gli steccati partitici sono stati rimossi per lasciare spazio a una vera festa bipartisan.

Al vernissage erano infatti presenti Stefano Zappalà, euro parlamentare di Forza Italia, Paride Martella dell’Italia dei valori; Mauro Carturan e Maurizio Galardo dell’Udc, l’ex sindaco di Latina, Delio Redi, il sindaco di Sermoneta, Riccardo Pedrizzi, il senatore di An, Giuseppe Impallara, il direttore di Teleobiettivo e tanti altri personaggi della vita locale, che hanno varcato la soglia del San Marco, mescolandosi alla gente comune, in un continuo andirivieni durato sino a tarda sera.

Il locale farà da cornice a vari appuntamenti culturali, tra i quali dibattiti e presentazioni di libri.

Caffècultura: la parola di oggi è addict

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rito del caffè espresso totò e Peppino caffè napoletano
Totò e Peppino de Filippo in Totò e Peppino - La banda degli onesti (Camillo Mastrocinque, 1956). Il vero caffè espresso in un grande classico della comicità (Immagine fornita da Ufficio stampa Mediatyche)

MILANO – Caffècultura, le parole del caffè, la rubrica con la quale abbiamo esaminando tutte le parole della lingua italiana collegate in qualche al mondo del caffè è terminata il 29 dicembre con il vocabolo zuppetta. Il tutto utilizzando le definizioni del vocabolario Lo Zingarelli 2005.

Da qualche settimana è in vendita l’edizione 2006 che abbiamo già recensito e che utilizzeremo prossimamente per i vocaboli legati al te e al cacao.
Si riparte da quegli stessi vocaboli ma abbinati alla traduzione. La fonte sarà il Ragazzini 2006, sempre in collaborazione con la Casa editrice Zanichelli.

Non è una sorpresa che i testi di questa fase, prima italiano-inglese poi inglese italiano, per notare le differenze d’approccio agli stessi soggetti delle due lingue saranno identici tra Comunicaffè, diffuso prevalentemente in Italia tra 20.000 operatori, e Comunicaffè International, diffuso prevalentemente nel mondo a 15.000 operatori, perché la cultura del caffè non ha barriere culturali o geografiche.

E, una volta tanto, abbiamo già scoperto che l’italiano è lingua leader nel settore del caffè. Nel vocabolario inglese-italiano il sostantivo caffè batte per 94 a 67 coffee.
Come era naturale abbiamo cominciato con caffè e proseguito con espresso. Da oggi tutti i vocaboli in ordine alfabetico.

addict

n.
1 persona che ha una dipendenza fisica; -dipendente (suff.); -mane (suff.): morphine addict, morfinomane; opium addict, oppiomane
2 (= drug addict) tossicodipendente; tossicomane
3 (fam. scherz.) appassionato (di qc.); patito; fanatico; -dipendente (suff.): video game addict, patito dei videogiochi; TV addict, videodipendente; teledipendente; I’m a coffee addict, non posso fare a meno del caffè
FALSI AMICI: addict non significa addetto.

Dunque per le osservazioni sulle definizioni dei vocaboli i lettori possono rivolgersi direttamente alla redazione de il Ragazzini e-mail lineacinque@zanichelli.it sito Web www.zanichelli.it
La parole del caffè in italiano e in inglese sono tratte il Ragazzini edizione 2006, dizionario Inglese-Italiano Italiano-Inglese. Questa edizione contiene oltre 400.000 voci e accezioni, oltre 6.000 neologismi, 3.000 verbi frasali e 120.000 termini specialistici, l’indicazione delle 4.300 parole inglesi più importanti.

La scheda: ecco il caffè di Roma catena di caffetterie Lavazza nata in Spagna

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marchio lavazza Torino
Il logo Lavazza

MILANO – Lavazza è entrata nel settore del retailing nel 1999, attraverso l’acquisizione de “Il Caffè di Roma”, una catena di coffee shops in franchising nata a Barcellona nel 1994, che conta attualmente 82 punti vendita, dislocati principalmente in Spagna (54 punti vendita) e Portogallo (24 punti vendita).

Dal 2003 è sorta a Torino un’unità pilota che sta preparando il terreno all’espansione, sempre attraverso la formula del franchising, in tutta la penisola.

Nel corso del 2004 e del 2005 hanno preso quota due test operativi, a Parigi e Singapore, che preludono a una progressiva globalizzazione del progetto, che si rivolgerà prioritariamente al Far East, al Medio oriente, e all’Europa dell’Est, dove il concept sta incontrando un grande favore da parte del pubblico.

Gli ingredienti alla base del successo de “Il Caffè di Roma” sono – l’atmosfera calda e accogliente. Che ricrea la suggestione delle caffetterie di un tempo – l’espresso e le specialità esclusive a base di caffè. Il menù comprende anche una selezione di tè, cioccolato, panini, pasticceria e gelati. Il tutto all’insegna della miglior qualità italiana.

La scoperta in Iran: nei rifiuti del tè scoperti nuovi antiossidanti

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coronavirus
Le raccoglitrici di tè con la mascherina

TEHERAN – Il Giornale della salute pubblica in Iran un nuovo studio sugli antiossidanti trovati nei rifiuti del tè. Lo studio è stato pubblicato nei giorni scorsi uno studio iraniano secondo il quale nei rifiuti della bevanda più popolare del Paese degli ayatollah si trova un concentrato con gli antiossidanti che potrebbero essere estratti con i vari metodi.

Lo studio, effettuato dall’università di Ferdowsi e Mashhad, ha studiato tre metodi dell’estrazione sulle parti differenti della pianta del tè e rifiuti del tè e livelli elevati sorprendentemente trovati degli antiossidanti attraverso tutti gli estratti. Le foglie di tè già maturate sulla pianta e poi fermentate, “sono considerate spesso come gli avanzi agricoli”, sostiene il Dott Reza Farhoosh, autore dello studio.

Ma “hanno potuto essere usate come fonti antiossidanti naturali potenti”.

In Europa il consumo di te è in crecita, 500 tonnellate nel 2003.

Lo studio iraniano ha segnalato gli alti rendimenti dell’estrazione dei polifenoli da Otl e dal Btw, compreso il gallato del epigallocatechin (Egcg), uno dei polifenoli più ricercati in tè verde. Sia per il tè di verde sia per i rifiuti del tè nero, il più efficiente dei tre metodi era di estrazione dell’acqua calda, che ha portato i rendimenti di 35 per cento per le foglie di tè verdi fresche e dei 30 per cento per il Btw.

Gli estratti da tè verde ora sono confermati come fonti dei polifenoli — contenere una fonte ricca della catechina di lavaggio del radicale libero. I dati più recenti suggeriscono il ruolo favorevole di questi residui nella salute cardiovascolare ed orale e nelle cure dimagranti, con alcuno ora che emerge come particolarmente potente.

Ciò ha visto le aziende quale Dsm, con il relativo Teavigo vantantesi 95 per cento di purezza del gallato del epigallocatechin (Egcg) e Taiyo internazionale, con il relativo Sunphenon che sostiene più di 90 per cento di purezza, si posizionano saldamente nei mercati specifici della catechina.

La ricerca iraniana è stata presentata al sesto congresso internazionale su scienza e su tecnologia alimentari ed è accessibile in linea dalla chimica alimentare del giornale di Elsevier.

Caffè cultura: la parola di oggi è addict

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to drip Caffè Cultura to greet Il ragazzini 2006 caffè cultura
Il Ragazzini 2006 per Caffè cultura

MILANO – Caffè cultura, le parole del caffè, la rubrica con la quale abbiamo esaminando tutte le parole della lingua italiana collegate in qualche al mondo del caffè è terminata il 29 dicembre con il vocabolo zuppetta. Il tutto utilizzando le definizioni del vocabolario Lo Zingarelli 2005.

Da qualche settimana è in vendita l’edizione 2006 che abbiamo già recensito e che utilizzeremo prossimamente per i vocaboli legati al the e al cacao.
Si riparte da quegli stessi vocaboli ma abbinati alla traduzione. La fonte sarà il Ragazzini 2006, sempre in collaborazione con la Casa editrice Zanichelli.

Non è una sorpresa che i testi di questa fase, prima italiano-inglese poi inglese italiano, per notare le differenze d’approccio agli stessi soggetti delle due lingue saranno identici tra Comunicaffè, diffuso prevalentemente in Italia tra 20.000 operatori, e Comunicaffè International, diffuso prevalentemente nel mondo a 15.000 operatori, perché la cultura del caffè non ha barriere culturali o geografiche.

E, una volta tanto, abbiamo già scoperto che l’italiano è lingua leader nel settore del caffè. Nel vocabolario inglese-italiano il sostantivo caffè batte per 94 a 67 coffee.

Come era naturale abbiamo cominciato con caffè e proseguito con espresso. Da oggi tutti i vocaboli in ordine alfabetico.

addict
n.
1 persona che ha una dipendenza fisica; -dipendente (suff.); -mane (suff.): morphine addict, morfinomane; opium addict, oppiomane
2 (= drug addict) tossicodipendente; tossicomane
3 (fam. scherz.) appassionato (di qc.); patito; fanatico; -dipendente (suff.): video game addict, patito dei videogiochi; TV addict, videodipendente; teledipendente; I’m a coffee addict, non posso fare a meno del caffè
FALSI AMICI: addict non significa addetto.

Per le osservazioni sulle definizioni dei vocaboli i lettori possono rivolgersi direttamente alla redazione de il Ragazzini e-mail lineacinque@zanichelli.it sito Web www.zanichelli.it
La parole del caffè in italiano e in inglese sono tratte il Ragazzini edizione 2006, dizionario Inglese-Italiano Italiano-Inglese. Questa edizione contiene oltre 400.000 voci e accezioni, oltre 6.000 neologismi, 3.000 verbi frasali e 120.000 termini specialistici, l’indicazione delle 4.300 parole inglesi più importanti.

Poesia & caffè: un libro di verso al posto di 1 € di resto L’iniziativa di Lettere Caffè di Via S.Francesco a Ripa a Roma

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caffè poesia
Un caffè con la poesia

ROMA – Poesia & Caffè. Forse dire: «Tutto il resto è poesia» può apparire eccessivo, ma una parte del resto, magari un solo euro, appare più possibile specie ora, grazie all’iniziativa di Lettere Caffè di Via San Francesco a Ripa a Roma, creata con il contributo della Presidenza della regione Lazio.

E’ nata una piccola collana di libricini di poesia che verranno distribuiti vicino alle casse di locali e librerie e che si potranno avere rinunciando a 1 € di resto (o pagando 1 euro), intitolata appunto

Il resto è poesia. Per ora, durante le feste, sono usciti il primo e il secondo numero, miscellanee di una trentina di pagine in ognuna delle quali sono presentati 12 poeti più o meno giovani, in cerca di una strada per farsi conoscere.

E il presidente della Regione Piero Marrazzo scrive sul primo volume: «In sei anni di vita Lettere Caffè è diventato un punto di riferimento per i romani, un luogo di incontro e di discussione vivace e dinamico una versione intelligentemente moderna degli antichi caffè letterari… ».

Insomma la poesia come resto, ma non certo come avanzo, anzi, ribadendone la necessità per una vita che abbia senso e magari anche sia alla ricerca di un senso. «L’occasione della poesia rimane un momento irrinunciabile di coscienza collettiva», dichiara sempre Marrazzo, che precisa: «Il resto cui fa riferimento il titolo di questa raccolta, non va inteso come un surplus, un orpello di cui si può anche fare a meno, ma come un’opportunità da cogliere, per conoscere noi stessi e il mondo in cui viviamo».

La collana, nata da un’idea di Alfredo Meleo e Elsa Li Gioi, ha scelto per garantirne la qualità un poeta, critico e animatore culturale come Antonio Veneziani.

Qui si dovrebbero, per giustizia, citare tutti e 24 i poeti dei due numeri ora disponibili, quindi non lo facciamo, lasciando di scoprirli al lettore, che troverà versi che sicuramente sapranno dirgli qualcosa.

Come scrive Veneziani nel finale della sua poesia-introduzione: «Il resto è poesia è: una bardana di fiori rosso-porporini smemorati e persi nello smog, un venerando monumento tormentato da accidiosi pensieri, un nodo scorsoio per il nostro ordinario buio , una scala per il nostro cielo quotidiano. Il resto è poesia è moneta sonante».

Bar: Milano resta la regina del settore, rivela un’indagine della Camera di Commercio

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Duomo di Milano
Il duomo, simbolo di Milano

MILANO – Sono quasi 219mila le imprese ricreative in Italia e la provincia con il maggior numero di imprenditori del divertimento è Milano. Lo rileva un’elaborazione della Camera di commercio di Milano sui dati del registro nazionale delle imprese tra il terzo trimestre del 2000 e lo stesso periodo del 2005.

In cinque anni il numero di attività che si occupano di organizzazione di spettacoli è cresciuto del 76,3%.

Periodo positivo anche per le discoteche con +74,9% e per i ristoranti cresciuti del 28,6%.

Solo nella provincia di Milano ci sono 13.367 imprese tra cinema, organizzazione di spettacoli, parchi di divertimento, ristoranti, bar e discoteche, pari al 6,1% del totale nazionale, si legge in una nota della Camera di commercio di Milano.

Al secondo posto si piazza Roma con il 5,5% e Napoli con il 4,5%. Negli spettacoli operano in Italia 3.403 imprese. Il primato va alla Lombardia con 659 attività, seguono Sicilia (433) e Emilia Romagna (386). Per tasso di crescita, primo però il Trentino (+263% in 5 anni) seguito a ruota da Marche (+168,2%) e Calabria (+186,7%).

Nel settore delle proiezioni cinematografiche 1.593 imprese e un aumento del 10,9% in 5 anni si registra, forte soprattutto in Lombardia (237 imprese). Le imprese che gestiscono parchi di divertimento, luna park e simili sono 305, con un aumento del 23,5% in 5 anni.

Tra le regioni, prima la Campania (49 imprese, +81,5%), poi Veneto (29) e Sicilia (27). Quasi 1.900 i gestori di discoteche, sale da ballo, night club e simili con un incremento in 5 anni del 74,9%. Ai primi posti il Nord, Lombardia (283 imprese), Emilia Romagna (232) e Piemonte (180) anche se la crescita maggiore l’ha registrata il Molise (+320% in 5 anni).

Crescita del 28,6% in cinque anni per i ristoranti: sono 83.437 le imprese del settore di cui 11.247 lombarde, 7.970 campane e 7.355 laziali.

127.927, infine, le attività di bar, caffetterie, birrerie, pub, enoteche. Di queste, conclude la nota, 22.874 si trovano in Lombardia, 11.774 in Veneto e 10.859 in Emilia Romagna.

Scrive Sergio Morando: grazie professor Silvio Garattini

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tumore Silvio Garattini Caffè e Salute
Il professor Silvio Garattini

di Sergio Morando

Grazie, Professor Garattini!

Finalmente un uomo di scienza, il professor Silvio Garattini, fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, ha parlato bene del caffè e in una trasmissione televisiva, sia pure su Rai3 e non in prima serata.

Non si può dire che sia un uomo di parte: al caffè preferisce il tea.

Lo ha detto subito chiaro e tondo.

Grazie anche per aver confermato che l’espresso contiene meno caffeina che le bevande preparate con altri sistemi.

Alla famosa riunione d’ottobre 2004 organizzata da Mixer a Milano la simpatica Anna Bartolini, dichiarava che una famosa organizzazione straniera (di cui non rammento il nome) dava per scontato, prove fatte, che l’espresso avrebbe contenuto più caffeina degli altri sistemi d’estrazione.

Subito contraddetta da un torrefattore, Filicori-Zecchini e da molti altri, Bartolini non potè reagire perché se ne era già andata via un attimo dopo la sentenza.

Con il professor Garattini abbiamo avuto la conferma del contrario a sostegno dei rilievi fatti da alcuni interventi a quella riunione.

Sarei curioso di sapere come e su che cosa gli stranieri hanno fatto le prove!

Quindi avendo gli Arabica un tenore inferiore di caffeina dei Robusta, avendo una miscela di soli Arabica, con l’espresso si otterrebbe una bevanda ottima di gusto e a basso contenuto di caffeina.

Per gli addetti ai lavori è cosa risaputa e la notizia lascia il tempo che trova.

L’importante sarebbe arrivare al consumatore finale e Comunicaffè ci ha già provato inviando ieri queste righe a tutti i giornali che si stampano in Italia, quotidiani e settimanali.

Perché il caffè è argomento fondamentale: entra nelle case di tutti gli italiani.

Perché soltanto i consumatori, gli utilizzatori finali, possono dare una mano a far bere caffè migliori di quelli che attualmente diversi torrefattori propongono ai bar.
Butto un sasso nello stagno: cosa ne pensate se la percentuale di caffeina venisse dichiarata da/a sulle confezioni, magari oltre alle qualità di caffè arabica usate in quella miscela?

Ci sarà l’espero chi dirà che senza Robusta non si può fare una miscela espresso.

Che c’è necessità di schiuma resistente.

Che lo zucchero deve essere per qualche secondo sostenuto dalla schiuma.

Che il consumatore desidera queste cose.

Tutto vero!

Ma chi ha abituato il consumatore a queste cose?

Come fu abituato a bere robusta schietto o mescolato agli arabica si può fare gradatamente il contrario. Oppure no?

Rammento ai tempi che di robusta non si conosceva neppure la forma e che le prime timide apparizioni furono dell’Uganda FAQ, che alle soglie della città di Como esisteva un torrefattore che aveva trovato il sistema di non appesantire il proprio magazzino di caffè crudo.

Allora le miscele erano basate esclusivamente sul Santos (quello vero e buono e non quello attuale!) un Centrale di solito Costa Rica di buona acidità e la forza dell’Haiti.

Quel torrefattore avrebbe dovuto tenere in magazzino almeno tre qualità di caffè nelle proporzioni del consumo.

Cosa fece?

Provò a tostare il Santos con calo normale.

Lo stesso Santos lo tostò molto più chiaro per dare l’acidità e lo stesso Santos lo tostò più scuro per dare alla miscela la forza dell’Haiti.

Mescolò il tutto.

La presenza potete immaginare quale arlecchinata era, ma giunse quasi a copiare le miscele normali.

Non vi sarà difficile fare anche voi la prova usando (per non buttare una tostata di qualche decina di chili) il tostino da 100/250 grammi.

Tanto da togliervi la voglia e la curiosità.

Sergio Morando

Grazie anche a Sergio Morando.

Per mesi, quasi un anno, Comunicaffè non pubblicò una riga sui benefici o malefici del caffè.

La verità è quella che l’amante del tea Silvio Garattini ha definitivamente acclarato: il caffè non fa male.

Anzi: non fa ne male ne bene.

Come sanno gli esperti di alimenti il caffè è, tra tutti, il più inutile anche se ricercato.

Perché il caffè non nutre quindi a rigore non è un alimento.

Però è buono, da una sferzata d’energia e, soprattutto di aroma e sapore concentrato.

Ecco: il caffè espresso all’italiana, qui 22-25 cmc fatidici sono un elisir di sapore.

E al contrario dei vari elisir alcolici non porta all’alcolismo e alla morte per cirrosi, uno dei primati italiani sui quali si preferisce sempre tacere.

Tutto qui.

Al punto che anche le donne incinta posso berne un paio di tazzine al giornoi.

Altra verità nota agli scienziati è che soltanto farmaci, droghe e alcool possono fare male e provocare dipendenza.

Il caffè mai.

Ricordiamo che il Cio, il Comitato olimpico internazionale, dopo aver considerato per anni dopante la caffeina ha abolito da anni questa sostanza dai suoi elenchi.

Idem l’Uci, l’Unione ciclistica internazionale, ha definitivamente depennato la caffeina perché il suo apporto non è significativo per una prestazione atletica continua come quella del pedale.

E poi, c’è sempre il decaffeinato, che se preparato bene ha lo stesso sapore del caffè da cui deriva.

Che fa bene e basta, soprattutto se è buono.

Per chiudere ricordiamo il titolo di un libro scritto 35 anni fa da un cardiologo, il professor Franco Fontanini: “Il caffè fa bene al cuore”.

 

Scrive Sergio Morando: “Grazie professor Silvio Garattini”

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tumore Silvio Garattini Caffè e Salute
Il professor Silvio Garattini

Grazie, Professor Garattini!

Finalmente un uomo di scienza, il professor Silvio Garattini, fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, ha parlato bene del caffè e in una trasmissione televisiva, sia pure su Rai3 e non in prima serata.

Non si può dire che sia un uomo di parte: al caffè preferisce il tè.

Lo ha detto subito chiaro e tondo.
Grazie anche per aver confermato che l’espresso contiene meno caffeina che le bevande preparate con altri sistemi.

Alla famosa riunione d’ottobre 2004 organizzata da Mixer a Milano la simpatica Anna Bartolini, dichiarava che una famosa organizzazione straniera (di cui non rammento il nome) dava per scontato, prove fatte, che l’espresso avrebbe contenuto più caffeina degli altri sistemi d’estrazione.

Subito contraddetta da un torrefattore, Filicori-Zecchini e da molti altri, Bartolini non potè reagire perché se ne era già andata via un attimo dopo la sentenza.

Con il professor Garattini abbiamo avuto la conferma del contrario a sostegno dei rilievi fatti da alcuni interventi a quella riunione.

Sarei curioso di sapere come e su che cosa gli stranieri hanno fatto le prove!
Quindi avendo gli Arabica un tenore inferiore di caffeina dei Robusta, avendo una miscela di soli Arabica, con l’espresso si otterrebbe una bevanda ottima di gusto e a basso contenuto di caffeina.

Per gli addetti ai lavori è cosa risaputa e la notizia lascia il tempo che trova.
L’importante sarebbe arrivare al consumatore finale e Comunicaffè ci ha già provato inviando ieri queste righe a tutti i giornali che si stampano in Italia, quotidiani e settimanali.

Perché il caffè è argomento fondamentale: entra nelle case di tutti gli italiani.
Perché soltanto i consumatori, gli utilizzatori finali, possono dare una mano a far bere caffè migliori di quelli che attualmente diversi torrefattori propongono ai bar.

Butto un sasso nello stagno: cosa ne pensate se la percentuale di caffeina venisse dichiarata da/a sulle confezioni, magari oltre alle qualità di caffè arabica usate in quella miscela?

Ci sarà l’espero chi dirà che senza Robusta non si può fare una miscela espresso.
Che c’è necessità di schiuma resistente.
E poi perché lo zucchero deve essere per qualche secondo sostenuto dalla schiuma.
Che il consumatore desidera queste cose.

Tutto vero!
Ma chi ha abituato il consumatore a queste cose?
Come fu abituato a bere robusta schietto o mescolato agli arabica si può fare gradatamente il contrario. Oppure no?

Rammento ai tempi che di robusta non si conosceva neppure la forma e che le prime timide apparizioni furono dell’Uganda FAQ, che alle soglie della città di Como esisteva un torrefattore che aveva trovato il sistema di non appesantire il proprio magazzino di caffè crudo.

Allora le miscele erano basate esclusivamente sul Santos (quello vero e buono e non quello attuale!) un Centrale di solito Costa Rica di buona acidità e la forza dell’Haiti.
Quel torrefattore avrebbe dovuto tenere in magazzino almeno tre qualità di caffè nelle proporzioni del consumo.

Cosa fece?
Provò a tostare il Santos con calo normale.
Lo stesso Santos lo tostò molto più chiaro per dare l’acidità e lo stesso Santos lo tostò più scuro per dare alla miscela la forza dell’Haiti.

Mescolò il tutto.

La presenza potete immaginare quale arlecchinata era, ma giunse quasi a copiare le miscele normali. Non vi sarà difficile fare anche voi la prova usando (per non buttare una tostata di qualche decina di chili) il tostino da 100/250 grammi.
Tanto da togliervi la voglia e la curiosità.

Sergio Morando

Grazie anche a Sergio Morando

Per mesi, quasi un anno, dagli inizi nel 2003 Comunicaffè non pubblicò una riga sui benefici o malefici del caffè perché sapeva che non era necessario.

Poi cominciammo anche noi a riprendere notizie. Tuttavia la verità definitiva è quella che l’amante del tè Silvio Garattini ha definitivamente acclarato: il caffè non fa male.
Anzi: non fa ne male ne bene.

Come sanno gli esperti di alimenti il caffè è, tra tutti, il più inutile anche se ricercato.
Perché il caffè non nutre, non disseta, non serve a nulla.
Però è buono, da una sferzata d’energia e, soprattutto di aroma e sapore concentrato.

Ecco: il caffè espresso all’italiana, qui 22-25 cmc fatidici sono un elisir di sapore.
E al contrario dei vari elisir alcolici non porta all’alcolismo e alla morte per cirrosi, uno dei primati italiani sui quali si preferisce sempre tacere.
Tutto qui.

Al punto che anche le donne incinta posso berne un paio di tazzine.
Altra verità nota agli scienziati del ramo è che soltanto farmaci, droghe e alcool possono fare male e provocare dipendenza.

Il caffè mai.

Ricordiamo che il Cio, il Comitato olimpico internazionale, dopo aver considerato per anni dopante la caffeina ha abolito da anni questa sostanza dai suoi elenchi.
Idem l’Uci, l’Unione ciclistica internazionale, ha definitivamente depennato la caffeina perché il suo apporto non è significativo per una prestazione atletica continua come quella del pedale.

E poi, c’è sempre il decaffeinato, che se preparato bene ha lo stesso sapore del caffè da cui deriva.

Ecco perché nei prossimi mesi, tranne riprendere le solite autorevoli riviste come Nature e Science, perché autorevoli lo sono davvero, Comunicaffè non riprenderà più notizie a favore o contro la salubrità del caffè.

Che fa bene e basta, soprattutto se è buono.

Per chiudere ricordiamo il titolo di un libro scritto 35 anni fa da un cardiologo, il professor Franco Fontanini: “Il caffè fa bene al cuore”.