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Napoli verso un rialzo della tazzulella: si va sopra l’euro per espresso

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caffè specialty pilota centesimi espresso
Una tazzina di caffè espresso

NAPOLI – L’aumento del prezzo del caffè in tazza dilaga in tutta Italia e ora tocca una delle riconosciute capitali dell’espresso. Avevamo cominciato con gli annunci dalla Liguria, poi la Lombardia a macchia di leopardo per chiudere la scorsa settimana con le decisioni, sofferte, di Piacenza. Ma ora tocca a Napoli e la vicenda prende il volo. Ebbene, in seguito ad aumenti nell’ordine di uno, due euro al chilo per il prezzo del caffè torrefatto e consegnato in chicchi ai bar.

Lo ha deciso ieri l’Unione meridionale caffè di Napoli nel corso di una riunione che ha riunito tutti i torrefattori della Campania. Quindi il ritocco dei listini, che potrebbe avere conseguenze anche sul prezzo del caffè in tazzina, dilagherà in tutta la Campania.

Napoli verso un aumento della tazzina

«L’aumento nei listini sarà ratificato nelle prossime settimane – spiega Augusto Pesce, segretario dell’Umec – adesso è al vaglio di una commissione che dovrà decidere i tempi e le modalità ». Dal 2003 ad oggi – secondo quanto riferisce l’Umec – che rappresenta le piccole e medie aziende di torrefazione del meridione d’Italia – i prezzi del caffè crudo dalle varie origini si sono più che raddoppiati.

Dopo anni, dal 2001, ai minimi storici, però e che non hanno portato a nessuna diminuzione. I torrefattori statunitensi ed europei hanno già più volte dovuto rivedere all’aumento i loro listini del tostato ed anche in Italia del Nord si sono registrati aumenti di due o tre uro per chilo, in particolare per i caffè da bar. L’aumento del caffè crudo potrebbe avere conseguenze anche sull’aumento del caffè in tazzina al bar. «Nel napoletano il prezzo della tazzina oscilla tra i 65 e i 80 centesimi – spiega Pesce – al nord in diverse città costa già un euro. Non so come i bar prenderanno la notizia dell’aumento del caffè all’origine ma non escludiamo che vi possano essere ripercussioni».

L’Umec sottolinea, inoltre, che nell’ Italia meridionale, ed in particolare in Campania, i prezzi del caffè tostato di alta qualità (quelli destinati ai bar) è da oltre quattro anni che non vengono toccati, sempre per via dei prezzi ai minimi storici dei quali tuttavia l’Umec non parla.

«Durante l’assemblea – aggiunge il segretario dell’Umec – i torrefattori aderenti all’ Unione Meridionale Caffè di Napoli hanno unanimemente riconosciuto la necessità e l’improrogabilità di un primo adeguamento dei listini del tostato. Durante le feste di Natale e Capodanno 2005, il mercato di origine è aumentato in pochi giorni di circa il 30% rendendo inevitabile, a scorte ormai esaurite, l’ adeguamento dei listini».
Attualmente il prezzo del caffè da bar, in Campania, oscilla tra gli otto ed i dieci euro al chilo «ma al nord – conclude Pesce – si arriva anche a 20 euro al kg».

Immediate le reazioni, per ora di una parte politica però molto sensibile alle dinamiche dei prezzi. «Aumentare il prezzo della tazzina da bar equivale a tassare oltremodo le abitudini dei napoletani: scriveremo una lettera ai torrefattori della Campania per sollecitare la revoca del rincaro e chiederemo un intervento del governo, finora immobile di fronte ad un caro-vita che si sta facendo sempre più insopportabile». Lo ha dichiarato il componente dell’esecutivo dei Verdi della Campania e presidente della circoscrizione Vomero, Francesco Licastro, commentando la decisione dell’Unione Meridionale Caffè di ritoccare il prezzo all’origine della tazzina.

«Portare il prezzo di una singola tazzina di caffè ad un euro – ha aggiunto – significherebbe non solo esasperare il caro vita, che già grava notevolmente sulle spalle dei cittadini partenopei con effetti gravi in particolare sulle fasce più in difficoltà, ma anche andare ad intaccare un rito quotidiano, consolidato ed irrinunciabile per tutti, uno di quei piccoli piaceri divenuti simbolo dell’intera città». «Bisogna dire no a questo ennesimo, odioso aumento – hanno aggiunto i consiglieri federali nazionali dei Verdi Gabriella Segrella e Valerio Ceva Grimaldi – piuttosto, occorrerebbe ottimizzare i sistemi di produzione, distribuzione e commercializzazione per abbattere i costi e non gravare ulteriormente sulle tasche dei consumatori».

Sul tema abbiamo chiesto un parere a caldo a Carlo Grenci, torrefattore di Napoli

“Rincaro giusto, ma sulla tazzina pesa solo per 14 millesimi €”

Il prezzo del caffè tostato venduto dai torrefattori del nord Italia al bar può essere anche ben superiore ai 20 Euro al chilo, diciamo su una media di 23 € il chilo.
E’ vero, il prezzo del crudo è aumentato sensibilmente nel corso degli ultimi 18 mesi; mediamente di circa 1 €/kg, ma ieri, in Borsa, ha perso molto.
Tuttavia sono aumentati anche i costi dell’energia e dei trasporti.
Naturale che se si vogliono mantenere inalterati i margini di profitto per kg di torrefatto venduto, l’incremento di 2 €/kg annunciato dai torrefattori è pienamente giustificato.

Ma attenzione.

Rapportando questi 2€ ai 7 grammi circa che servono per la classica tazzina al bar, l’aggravio risulta è di circa 0,014€/kg cioè 1,4 eurocent o, se preferite di 14 millesimi di Euro.

Così se si parte da 0,75 € per un espresso, basterebbe dunque sommare 0,014 € per avere, a margini immutati per il gestore, un prezzo finale della tazzina di 0,764 €: ben poca cosa.
Ma naturalmente non andrà così.

Carlo Grenci

 

Andrea Antonelli con il Caffè paradiso vince il campionato baristi

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Andrea Antonelli
Andrea Antonelli

RIMINI – È entrata in porto ieri pomeriggio la quinta finale del Campionato baristi, per la terza volta ospitato da Rimini Fiera all’interno di un convulso Pianeta Birra. Ha vinto Andrea Antonelli della caffetteria La bottega del caffè di Verolanuova (Brescia) con 774 punti. Il barista più bravo si è presentato con Caffè paradiso, la storica miscela arabica 100% della Torrefazione Musetti di Piacenza (difficile da estrarre ma eccezionale con i bravi), sostenuto anche dallo sponsor Pulycaff.

Antonelli ha battuto i 39 avversari con un servizio emozionante che ha coinvolto il pubblico presente

Quando, durante la presentazione di espressi, cappuccini e bevande a base caffè era accompagnato da due violinisti che interpretavano la Cantata del caffè di J.S. Bach. Secondo gli osservatori il campione italiano 2006, che ci rappresenterà alle finali mondiali di Berna, la capitale della Confederazione elevatici, ha vinto con merito preparando una bevanda caffè suzette (crema base di burro, zucchero, sugo di arancia e striscioline di buccia); il tutto mescolato con il caffè è stato servito nei porta filtri delle Excelsior Brasilia usate per la preparazione. Questi ultimi con la caratteristica maniglia di legno a testa di violino per via della forma che richiama lo strumento.

Un bilancio provvisorio, nonostante le troppe, inspiegabili defezioni anche dell’ultima ora, ha rappresentato un grande risultato

Che ha premiato le decine di torrefattori, singoli baristi, costruttori diversi di macchine che hanno capito lo spirito della manifestazione e organizzato per mesi tornei e semifinali portando i migliori fino a Rimini (spese comprese, meglio saperlo sempre), aiutando i rispettivi finalisti nei lunghi allenamenti. Nessuno nasce imparato, anche se troppi continuano a improvvisare.

Per dare merito a chi ha svolto il lavoro duro lontano dai riflettori ricordiamo che sono state 14 le semifinali che hanno selezionato i 39 finalisti che, nei tre giorni di finali, si sono contesi il titolo di campione 2006. Il vincitore, oltre a coppa e prestigio si è aggiudicato anche il diritto di partecipare gratuitamente alle finali mondiali Wbc (World barista championship) in programma Berna dal 19 al 21 maggio.

Un flash sul resto del podio oltre Antonelli

Secondo si è classificato Mariano Semino con 734 punti: lavora della caffetteria Bottega del gusto dell’ outlet di Serravalle Scrivia (Alessandria), sponsorizzato dalla Torrefazione Mokasirs di Cava Manara (Pavia) e dai consulenti della Migebar.

Notevole la metodologia usata da Semino per preparare e presentare la bevanda. Ha servito nello stesso tempo un bicchiere in qui era il caffè tostato mescolato con i pezzetti della buccia di arancia che veniva annusato dai membri della giuria e in un altro bicchiere il drink a base di caffè e arancia. E’ la prima volta che in un campionato si presentano la combinazione di olfatto e di giusto.

Terza una signora: Laura Martinelli, con 693 punti; Laura lavora nel bar di un distributore di benzina a Paratico (Brescia) ed era assistita dalla torrefazione Trismoka di Montichiari (Brescia). Anche lei si fatta notare con la bevanda a base di mascarpone e arancia, a dimostrazione che anche in un bar di frontiera, in un distributore di carburanti, può formarsi una grande professionista. Quarto Roberto Trevisan con 673 punti, ormai famoso per le sue divise Ferrari che per il fatto che svolge la propria professione a Praga.
Notiamo di nuovo che nessuno del locali dove operano i super baristi è neppure citato nelle guide di settore.

Perché?

Bst, Big sensory test: l’innovativo metodo sensoriale di analisi del caffè

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bst tazze di caffè parole universali
Il caffè: i modi di analizzarlo sono in continua evoluzione

RIMINI – Il caffè? Un’esperienza sensoriale ed emotiva. Le recenti ricerche dimostrano che il consumatore di caffè è alla ricerca della ricchezza sensoriale. E a Pianeta Birra sono stati presentati innovativi metodi di analisi del caffè, valutato sia dal punto di vista sensoriale che affettivo. Si chiama Bst, Big sensory test. E’ stato presentato sabato nell’ambito del 3° Forum Scientifico sul Caffè promosso dall’Istituto internazionale assaggiatori di caffè in collaborazione con l’Inei, Istituto nazionale espresso italiano e il centro studi assaggiatori. Il tema: “Espresso italiano: la tostatura e l’arte della miscela”.

Il Bst è stato sviluppato dal Centro studi assaggiatori con l’Iiac ed ha due declinazioni

La prima è il Bst avanzato, che è in grado di fornire un ritratto delle caratteristiche sensoriali del caffè in base all’analisi delle note aromatiche del cosiddetto albero degli aromi, innovativa classificazione che rispecchia il modo in cui gli italiani organizzano gli aromi nella loro memoria e può guidarli nella misurazione di ben 50 parametri.

Ancora più sorprendente la seconda declinazione: il Bst analogico-affettivo, test soggettivo teso a cogliere l’impatto che ogni caffè ha sull’emotività e sull’immaginazione degli assaggiatori. Quest’ultimo consente di misurare alcuni elementi chiave dell’interpretazione che i consumatori danno del caffè, a partire dalle attese generale dal livello visivo fino all’impatto emotivo dell’aroma, passando dall’impatto olfattivo e gustativo.

A Rimini sono stati presentati i risultati dei test compiuti su cinque caffè di differente provenienza

“Profondità, potenza e perfezione sono le 3 p che secondo gli italiani caratterizzano il caffè perfetto – ha spiegato Manuela Violoni, responsabile ricerca & sviluppo del Csa e dell’Iiac –. I ritratti emotivi di questo primo esperimento hanno mostrato che, a differenza di quanto accade per i vini che vengono classificati da meditazione o da pasto, ancora oggi per la maggior parte dei consumatori il caffè è più oggetto dell’abitudine quotidiana e se ne parla relativamente poco. Sul caffè il discorso si appiattisce spesso sull’asse della semplice piacevolezza: o è buono o è cattivo, e le considerazioni vertono più  sullo stile di preparazione che sul caffè in sé (caffè forte o leggero, fatto bene o bruciato)”.

Mettendo in correlazione, attraverso un’apposita griglia, i parametri della descrizione sensoriale e di quella affettiva è possibile comprendere quali caratteri rendono un caffè adatto a situazioni di lavoro piuttosto che alla pausa distensiva. Qualche curiosità: agli aromi di frutta col guscio, per esempio noci, mandorle e nocciole, viene data grande importanza dal punto di vista culturale e vengono preferiti da consumatori-tipo di buon gusto. Mentre la percezione della sferzata di energia viene correlata all’aroma tostato e alla frutta secca. Infine risulta che la correzione con zucchero o latte non dipende in genere dall’amaro o dall’astringente perché i dati rivelano che sono soprattutto gli aromi di cacao, cioccolato e frutta secca a far percepire, grazie al meccanismo della sinestesia, il caffè come più “dolce”.

I lavori, aperti dal segretario Generale dell’Inei Luigi Odello, sono stati coordinati dal presidente dello stesso Inei Sergio Guarneri. Al Forum ha portato il proprio contributo anche l’esperto Carlo Invernizzi, secondo il quale “una buona miscela è tale e piacevole quanti più tipi di caffè raccoglie. Ovviamente il compito del torrefattore è quello di miscelarli in percentuali studiate dopo aver riscontrato la loro compatibilità, il grado e il tipo di ogni espressione che ognuno raccoglie in sé.

A mio avviso i caffè monorigine, che sono la moda del momento sia per il settore artigianale che la grande produzione, in futuro aumenteranno di numero e faranno da padroni nel richiamo costante della qualità, ma non avranno nulla di più dell’attuale mercato riservato a pochi”. Al prof. Roberto Zironi, Ordinario di Industrie Agrarie all’Università di Udine, il compito di illustrare ai numerosi addetti ai lavori presenti i processi e risultati della tostatura..

De Paolo del laboratorio Ccia Trieste: «Identifichiamo robusta e arabica ma da 20 anni»

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La sede della camera di commercio di Trieste
La sede della camera di commercio di Trieste

TRIESTE – In merito a quanto leggo su Comunicaffè del 23/1/06 – La scoperta tutta italiana -, tengo a precisare che il Laboratorio chimico merceologico della Camera di commercio di Trieste, utilizza e da oltre venti anni un metodo chimico, frutto di studio e di ricerca interno, che identifica non solo qualitativamente (arabica o robusta), ma anche quantitativamente il rapporto di miscelazione tra le due specie in un caffè tostato macinato.

Il nostro metodo basato sulla determinazione del ∆ 5 avenasterolo, ed è stato ampiamente testato nelle miscele di caffè tostato presenti sul mercato nazionale e internazionale, dopo un accurato lavoro di taratura eseguito su tutte le varietà di arabica e robusta sbarcate nel porto di Trieste.

Spero pertanto sia stato messo a punto un nuovo metodo che utilizza tecniche e metodiche diverse, con cui confrontare affidabilità, precisione, ripetibilità estese all’intero campo dei rapporti di miscelazione tra arabica e robusta.

dottor Dario de Palo

Pago al bar: debutta a Reggio Emilia Pagobar il servizio per pagare anche multe e Ici o ricaricare il telefono

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Pagobar
Il logo di Pagobar

REGGIO EMILIA – Pagare al bar le multe, l’Ici o ricaricare il telefono. Ieri è stato presentato dal gruppo Bioera il nuovo servizio Pagobar. Che debutterà nelle prossime settimane in 25 bar della città e della provincia.

Il dispositivo, un impianto simile a uno sportello bancomat con schermo interattivo e lettore di codici a barre. Pagobar permette di pagare diversi tipi di utenze con pochi semplici gesti evitando file ed orari di sportello.

Attraverso Pagobar è possibile pagare Ici e multe, è possibile ricaricare telefoni con tariffe fisse, mobili ed

internazionali o semplicemente ordinare i prodotti al bancone del bar evitando attese estenuanti.

È un servizio totalmente selfservice, che non comporta costi nè interferenze con la linea telefonica del bar. Tramite Pagobar è possibile accedere alla banca dati del comune, per ricevere informazioni su servizi e uffici comunali, un vero e proprio info point interattivo consultabile in tutta tranquillità nella pausa caffè.

In breve il progetto si estenderà in tutta Italia ai 26 mila bar collegati a Bioera.

Il Sigep porta a Rimini 83.863 visitatori (+11,1%) E per l’edizione 2007 si punterà anche sul cioccolato

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sistema sigep
Il logo del Sigep

RIMINI – Concluso mercoledì sera il Sigep, il 27^ Salone internazionale della gelateria, pasticceria e panificazione artigianali è tempo di bilanci. I visitatori totali sono stati 83.863 (+11,1% rispetto all’edizione 2005) di cui 11.262 esteri (+35% sul 2005).

Aspetto centrale della manifestazione quello dell’internazionalità, con un netto incremento delle delegazioni provenienti dall’estero. Erano ben ben 25 (le più numerose da Austria, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Germania; Ungheria, India, Paesi Bassi, Polonia, Slovenia, Spagna, Turchia, Russia; Croazia, Serbia, Grecia, Stati Uniti e Svizzera). Un chiaro indice di un interesse per il Made in Italy che è decisivo per l’intero settore.

Il successo è confermato anche dall’incremento della superficie espositiva: 800 aziende, distribuite su 90 mila metri quadri.

Ma alla Fiera di Rimini stanno già lavorando per l’edizione 2007 quando si vedranno eventi di rilievo internazionale per il mondo della pasticceria e, in particolare, sul cioccolato.

In Umbria alle donne imprenditrici piacciono le caffetterie

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caffetteria
Caffetteria

PERUGIA – Le donne imprenditrici hanno assunto una consistenza crescente all’interno del tessuto economico produttivo umbro e italiano in genere. Dai dati ricavati sulle iscrizioni alla Camera di commercio di Perugia, nell’ultimo quinquennio sono cresciute del 6,1%, passando da quasi 33mila a 35mila.

Di queste oltre il 43% opera nel settore del terziario in senso stretto (commercio, turismo e servizi), il 17% nell’agricoltura e il 15% nella attività manifatturiere. Il 53% delle imprenditrici ha un’età compresa tra i 30 e 49 e il 72% e ricopre la carica di titolare o socio dell’impresa. Anche tra le nuove imprese femminili il settore preferito è quello dei servizi: ben 86,8% rispetto al comparto della produzione.

Al primo posto ci sono i caffè-bar, con l’11%, seguiti dal commercio al dettaglio di abbigliamento con l’8,5%.

Tuttavia le donne che si affacciano all’attività d’impresa nel terziario, ma anche negli altri settori, scontano tuttavia non poche difficoltà e diversi fattori di debolezza: hanno infatti una elevata mortalità e cicli di vita più brevi rispetto a quelle gestite da uomini.

Di qui la necessità di sostegni previsti per l’imprenditoria femminile dalla legge 125/91.

A Berlino, un’estate 2004 con un boom della Gdo: 217,2 mln di guadagni

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brand loyalty gdo inglesi
Uno scaffale del caffè in un supermercato

BERLINO – Dopo un’ estate 2004 caratterizzata da un andamento negativo, nel primo semestre del 2005 le vendite nella Gdo sono cresciute del 14,1% e hanno raggiunto complessivamente i 512,7 milioni di euro. Il maggiore incremento è stato registrato dai cosiddetti multipack costituiti da vari pezzi di gelato monoporzione, proposti sia in tipologia unica che in varietà miste in un’unica confezione.

Gdo in forte crescita

Le vendite relative a questo segmento (che costituisce il 42,3% del mercato) hanno raggiunto i 217,2 milioni di euro, segnando un +16,8%. Seguono le confezioni famiglia da 300 a 3.000 millilitri (segmento più importante, con il 48,3% del mercato) che hanno conosciuto una crescita del 12,3% raggiungendo i 247,5 milioni euro di fatturato.

In quest’ultimo segmento, quasi il 50% delle vendite è stato assorbito dalle varie private label

Seguite dal marchio Langnese-Iglo (25%), Nestlé-Schöller (15%) e Roncadin (6%). Le private label sono risultate ancora più forti nel segmento multipack (65%). Nei gelati monoporzione domina Langnese-Iglo (con oltre il 75% del mercato), seguita da Nestlé-Schöller, con meno del 13%. Complessivamente il 52,2% dei gelati venduti nella GDO sono stati a marchio dei distributori: ciò corrisponde ad una crescita del 2,4% rispetto al 2004.

Fonte: Ice Dusseldorf

I locali berlinesi hanno trovato il “quid” in più per distinguersi: la toilette

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toilette Ravenna berlino
L'uso dei servizi igienici degli esercisi sta suscitando polemiche a ravenna

BERLINO – Cosa non si inventa per dare al proprio locale un tocco di originalità e di follia che lo distingua dagli altri? Dopo aver lavorato sugli allestimenti, il servizio, i prodotti, l’intrattenimento, la tecnologia e il merchandising, gli esercenti sono ora alla ricerca di nuove dimensioni conviviali persino nel più riservato dei luoghi: la toilette.

A Berlino, ad esempio, un ristorante sushi giapponese di Fridrichshain (nell’ex parte comunista) si è inventato il bagno doppio. Utilizzabile contemporaneamente da due persone. All’interno di una cabina di dimensioni raddoppiate rispetto a quelle tradizionali, trovano posto due sanitari in ceramica, due spazzolini e due distributori di carta igienica.

Toilette: un servizio in più nei bar di Berlino

In questo modo, anche la ritirata diventa un luogo di socializzazione e la classica conversazione al bagno tra le amiche del cuore non deve interrompersi nemmeno durante l’espletamento dei bisogni fisiologici. Una soluzione simile venne sperimentata già negli anni Ottanta allo Schwarzes Café di Charlottenburg (Berlino ovest), ma le autorità sanitarie imposero la ricostruzione dei muri divisori: da allora, le cabine sono comunicanti soltanto attraverso delle finestrelle a forma di cuore, che rimangono aperte o chiuse, a seconda dei desideri dei visitatori.

Ma l’innovazione nel pianeta bagno non si limita alle stravaganze

I servizi igienici sono considerati ormai parte integrante del locale e devono conformarsi al concept che lo caratterizza. Al «Pan Asia», sempre nella capitale tedesca, le pareti della ritirata sono dotate di piccoli televisori che propongono a ciclo continuo sequenze di cartoni manga.

I lavandini hanno un design innovativo e gli specchi sono in realtà dei vetri normali, che consentono agli uomini di osservare quello che succede dalla parte delle donne e viceversa. Richiami fumettistici anche negli allestimenti del ristorante italiano «Aroma» dove il disegnatore Pietro Genovese ha decorato le pareti delle toilette con delle figure di extraterrestri che atterrano direttamente nella tazza del wc.

Nel noto ristorante Theodor Tucher, sulla Pariser Platz, un locale che figura anche nelle guide turistiche, si è optato invece per dei vecchi mobili barocchi. Combinati a degli elementi di arredo più moderni, creando così un’inconsueta toilette in stile fusion. Le immagini osé, tratte dai classici dell’erotismo, che (almeno a quanto si dice) comparivano un tempo sugli schermi televisivi disposti in questi ambienti bagno, sono sostituite oggi da banali immagini da cartolina della città

 

Locali storici parigini: la moda tradizionale lascia spazio a nuove tendenze

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locali storici parigini
L'esterno della Closerie des Lilas in Boulevard du Montparnasse a Parigi

PARIGI- Chi rimane fedele al fascino dei leggendari locali storici parigini – come il Procope, il Flore o Les Deux Magots – o alle atmosfere inconfondibili delle brasserie del novecento, rischia di restare deluso. Addio atmosfere rarefatte, decori d’epoca, stucchi, specchi, tavolini rotondi e sedie Thonnet: all’alba del terzo millennio, le nuove insegne che si accendono nella Ville Lumière (e le centinaia di locali che hanno subito, in tempi recenti, una ristrutturazione radicale) declinano i canoni e i valori delle più moderne tendenze minimaliste: un’evoluzione che si riflette nell’aspetto stesso dei Boulevard.

Locali storici parigini: un’evoluzione nel tempo

Uno dei simboli di questo nuovo trend è senza dubbio costituito dai Café Costes, nati oltre vent’anni fa dall’incontro tra i due fratelli originari dell’Aveyron (la regione dalla quale proviene tradizionalmente buona parte degli osti e dei caffettieri di Parigi), Jean-Louis e Gilbert Costes, e il celebre designer Philippe Stark. Questi caffè – ne esistono ormai una trentina sparsi un po’ ovunque nel centro della capitale – sono un vero must per la Parigi chic. Grazie agli allestimenti attuali e all’atmosfera accogliente, i Café Costes hanno una dimensione lounge che ben risponde alla voglia di socialità e di convivialità, ma anche di riservatezza e di impersonalità, del cliente del Duemila.

Negli ultimi anni tendenze nuove e idee inedite hanno reso sempre più variegato lo stile dei caffè parigini

Tra i numerosi concept esistenti, la palma dell’originalità spetta probabilmente al “Caffè al Buio” del Centro Georges Pompidou, dove i camerieri sono ciechi e tutto viene consumato nella più completa oscurità e al “Kube rooms and bar”, un locale interamente costruito nel ghiaccio, scolpito come cristallo e raffreddato a – 10 gradi.