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Dalla Spagna in Italia il catalogo completo Dicaf: macchine e impianti in acciaio di tecnica avanzata per piccoli e grandi

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Savi Dicaf Bandiera spagnola

MILANO – Una novità per il mercato italiano si affaccia proprio in questi giorni. Perché Savi rappresentanze ha iniziato a portare, direttamente dalla Spagna, il vasto catalogo di prodotti della Discaf, azienda specializzata in impianti industriali per il trattamento del caffè e che si definisce leader settore nel in Spagna , si affaccia sul mercato italiano. Da segnalare soprattutto il materiale impiegato: acciaio inossidabile abbinato ad una tecnica avanzata.

Naturalmente, trattandosi di prodotti spagnoli, non mancano i modelli che utilizzano la miscelazione con lo zucchero.

Da notare il sistema operativo di queste torrefattici con un cilindro basculante per lo scarico del caffe. I macinacaffè in catalogo, dai piccoli agli industriali, utilizzano tutti macine coniche in acciaio ad altissima resistenza.

Numerose anche le opzioni di silos per lo stoccaggio, tutti abbinabili ad un sistema di raffreddamento originale, offerto in opzione per i sistemi più grandi, che abbatte rapidamente la temperatura del caffè tostato prima che venga immagazzinato.

Sempre dal sito catalogo www.savi-rappresentanze.com si notano le piccole macchine da negozio e per le prove da laboratorio con un colorimetro non asiatico per leggere il colore del tostato: i dati rilevati vengono inviati al computer del torrefattore automatico.

Info: commerciale@savi-rappresentanze.com; tel. 347 6960474

Accordo tra il Museo del caffè di Trieste e Caferama di Zuoz in Svizzera

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divieto di sosta
Gianni Pistrini in televisione

TRIESTE – E’ stato siglato un accordo di collaborazione del Museo del caffè di Trieste in Italia e Caferama in Svizzera. La sede del Museo è presso l’Autorità portuale di Trieste, torre del Lloyd. In questi giorni di Fiera è tuttavia visitabile soltanto oggi causa la Festa del patrono S. Giusto che cade il 3 novembre venerdì. Per informazioni l’email è pistrinig@hotmail.com

Cinque anni, un lustro, niente di più, eppure, nel suo breve lasso di tempo, la piccola realtà espositiva triestina di attività ne ha fatte diverse pur con mezzi ridottissimi e con alcune disattenzioni da parte delle istituzioni interessate.

Nel suo pur limitato spazio del Museo del caffè, il visitatore può osservare alcuni oggetti relativi l’intera filiera del caffè: dal verde al brunito chicco, passando dagli strumenti di lavoro e preparazione della bevanda all’oggettistica di varia natura. In una ridotta area vi è pure una sezione che ospita alcuni oggetti riferiti alla tipica sala di assaggio usata dagli esperti.

Gli oggetti quivi ospitati sono offerti e/o donati al Museo da parte di una quindicina di collezionisti e amanti della materia. Ciononostante, nella limitatezza di risorse, è da tenere in considerazione che nel novembre 2004 è stata realizzata una significativa partnership con il germanico Museo tecnologico del caffè, della Probat Werke.

Parallelamente, nel 2004, è stato coinvolgimento il liceo di lingue Vittorio Bachelet, mentre quest’anno è stato interessato un altro istituto scolastico superiore: il linguistico-commerciale Gian Rinaldo Carli, sempre del capoluogo della regione Friuli Venezia Giulia.

Ora, l’iniziativa si ripropone: è in programma un ulteriore analoga partnership con una realtà elvetica. Stiamo parlando di Caferama di proprietà della Caffè Badilatti, esistente a Zuoz in Engadina, nel Cantone dei Grigioni. Il suo ideatore-curatore, Daniel Badilatti, autentico caffettiere fattosi con le sue mani.

Il Museo svizzero è una realtà completa e ben strutturata. Essa si compone di un adeguato spazio dove il visitatore può fare un viaggio a 360 gradi sull’intero mondo del caffè.

Ma non è finita qua. Negli anni a seguire saranno diverse le realtà che entreranno in contatto, a costituire una rete di musei monotematici, espressamente dedicati all’aromatico chicco.

Cinque anni, si diceva, sono trascorsi da quel marzo 2001, eppure lo spirito del curatore e promotore dell’iniziativa, Gianni Pistrini, giornalista, assaggiatore di caffè e cultore della materia, resta immutato.

“La raccolta di oggetti è a buon punto – afferma Pistrini – e non si vede l’ora di essere adeguatamente collocata. Ad oggi – afferma il curatore – raggiunge ormai i duecento pezzi e altrettanti libri e pubblicazioni sull’argomento, pronti ad essere sistemati in un ambiente consono e decoroso. A breve, potrebbero esserci indubbie novità”. Di questo si sta interessando pure l’Associazione caffè Trieste attraverso il suo presidente Massimiliano Fabian, pure console onorario del Cameroun.

Fonte: Gianni Pistrini

Fiera di Parma: Ugo Calzoni, ex direttore Ice, nuovo amministratore delegato

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Ugo Calzoni
Ugo Calzoni neo amministratore delegato di Parma Fiere

PARMA – Ugo Calzoni è il nuovo amministratore delegato di Fiere di Parma spa. Da ieri è nel ruolo precedentemente ricoperto da Emilio De Piazza che da 19 settembre presiede Buonitalia spa. Lo ha annunciato una nota di Fiere di Parma spa.

Ugo Calzoni da giugno 2002 fino allo scorso settembre è stato direttore generale dell’Istituto nazionale per il commercio estero. Calzoni, 60 anni, originario della Val Camonica, è cresciuto professionalmente nel gruppo Lucchini dove ha lavorato per 25 anni, assumendo l’incarico di direttore delle relazioni industriali e sedendo nei Consigli di amministrazione della Lucchini spa, della Magona d’Italia e di Huta Warshawa.

Dal 1984 al 1988 è stato assistente del presidente di Confindustria. Dal 1988 al 1993 ha rappresentato l’Italia nel Comitato consultivo della Comunitá Europea.

Nel 1994 ha lavorato in Spagna con il gruppo Roda per assumere nel 2002 l’incarico di direttore esecutivo della Sea la Societá di gestione degli aeroporti milanesi di Linate e di Malpensa.

Dal giugno del 2002 al settembre del 2006 è stato direttore generale dell’Istituto nazionale per il Commercio Estero.

Borsa, De’Longhi svela: boom delle macchine per l’espresso da casa a + 22.1%

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DēLonghi chicchi
Il logo De'Longhi tra i chicchi di caffè

MILANO – Nei due mesi estivi, luglio e agosto, le vendite delle macchine per espresso da casa hanno toccato un incremento storico del 22,1%. Lo si ricava da una nota emessa dalla De’Longhi sul buon andamento ìn Borsa delle azioni della società veneta- ha toccato i massimi da luglio 2004 a 3,64 euro (+7,23%) poi assestatosi a 3,53 -.

Secondo De’Longhi il boom estivo potrebbe portare ad un incremento globale del 20,1% a fine anno.

Sul risultato De’Longhi pesa anche l’accordo con Nespresso per la costruzione delle macchine legate al doppio standard elevetico, capsula d’alluminio e cialda in plastica autoprotetta. A fine anno dovrebbe anche debuttare una nuova versione della gamma Alicia.

In globale le vendite DeLonghi sono salite del 9.2% rispetto all’anno precedente.

A parte il primato, va chiarito che il boom delle macchine espresso, è l’unico registrato dal comparto elettrodomestici in estate, a essere interamente made in Italy: il 90% delle macchine vendute arriva da aziende che producono in Italia gran parte degli apparecchi e che riescono a reggere bene la concorrenza dei sub fornitori asiatici.

Perchè dopo le delusioni e i troppi difetti delle macchine espresso importate da compagnie di trading dalla Cina, clonate male e molto pericolose (ne sono state ritirate in pochi mesi oltre 14mila da un unico importatore), il mercato torna ai marchi e al made in Italy.

The Market for Virtue: il libro di Vogel sull’etica di impresa

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The Market for Virtue
The Market for Virtue

MILANO – L’etica nella gestione d’impresa continua a essere oggetto di un ampio e articolato dibattito. L’ultimo contributo giunge da David Vogel, professore dell’Università della California. Nella sua opera “The Market for Virtue” (Brookings Institution Press), Vogel si domanda, in primo luogo, cosa significhi, in concreto, per un’impresa adottare un comportamento retto. Sull’argomento esiste una vasta letteratura cui si aggiungono le migliaia di politiche diverse adottate dalle imprese in materia di etica comportamentale.
All’interno del tema della responsabilità sociale figurano poi numerosissime questioni: le condizioni di lavoro negli stabilimenti dei Paesi in via di sviluppo; il lavoro minorile; la garanzia di prezzi equi per i produttori agricoli; le questioni ambientali; i diritti umani.

The Market for Virtue: Vogel osserva che le aziende giungono ad adottare politiche meritevoli spinte da motivazioni anche molto diverse

Alcune possono essere di natura meramente opportunistica, in quanto volte a evitare della pubblicità negativa, mentre altre possono scaturire da un autentico impegno per il sociale.
La sensibilità alle questioni etiche è aumentata notevolmente negli ultimi anni, per effetto della crescente globalizzazione e della deregolamentazione dell’economia. I consumatori, nei loro acquisti, attribuiscono sempre maggiore importanza ai comportamenti socialmente responsabili. Ma, come avverte l’autore, i sondaggi secondo i quali ampie porzioni di popolazione sarebbero disposte a mutare le proprie abitudini di acquisto in nome di principî etici vanno considerati con cautela. La fedeltà alla marca rimane forte e i consumatori sono spesso poco propensi a cambiare abitudini.

Gli stessi governi sono ormai coinvolti nella questione. Vogel ricorda che la Gran Bretagna dispone, sin dal 2000, di un Ministro per la responsabilità sociale delle imprese, mentre sei esecutivi europei prevedono che gli investimenti derivanti dai fondi pensione siano decisi tenendo conto degli aspetti sociali.

Anche il mondo degli affari sta dando il proprio apporto

Dopo il vertice delle Nazioni Unite sull’ambiente, 170 imprese hanno istituito il World Business Council for Sustainable Development. E il Global Compact dell’ONU ha raccolto l’adesione di più di 1.300 società. Non è sicuro che le aziende con maggiore senso di responsabilità sociale ottengano profitti più elevati. Ma neanche risulteranno meno appetibili per il fatto di aver aggiunto finalità etiche ai loro obiettivi. Più di 120 studi accademici hanno preso in esame il rapporto tra profitto ed etica, osserva Vogel. E i risultati sono contrastanti: alcuni scorgono un rapporto positivo, altri uno negativo e altri ancora un rapporto casuale.

In The Market for VirtueVogel evidenzia una serie di settori in cui l’attuazione di un’etica societaria ha prodotto risultati positivi

Tra questi va citato il minor ricorso al lavoro minorile, l’ottenimento di prezzi più equi per alcuni prodotti di base dei Paesi in via di sviluppo (tra i quali, in particolare, il caffè) e una riduzione dei casi di impatto ambientale negativo.

L’adesione a codici di condotta volontari (come, nel caso del caffè, il recente “Common Code for the Coffee Community”) varia notevolmente ed è difficile da verificare. Ma non sono solo le società ad avere una responsabilità, rimarca Vogel. Se i consumatori fossero disposti a pagare di più per acquistare i prodotti, allora i lavoratori dei Paesi in via di sviluppo potrebbero ricever salari più alti. E se i governi di alcuni Paesi continueranno a pretendere le tangenti, gli impegni societari diretti ad arginare i fenomeni di corruzione risulteranno pregiudicati.

Sfatata la leggenda: i ragazzi bevono il caffè già dalle scuole medie

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ragazzi adolescenti
Anche alle medie, il caffè è una bevanda consumata dai ragazzi

MATERA – Un progetto pilota di educazione alla salute, alimentazione e attività fisica, condotto in sei mesi di attività dall’Associazione amici del cuore onlus di Grassano (Matera), in collaborazione con la sezione materna dell’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri (Anmco) di Matera smentisce uno dei luoghi comuni più diffusi nel settore. Che cioè i ragazzi non bevano il caffè.

Ragazzi coffeelover? Ebbene sì

All’indagine, e non si tratta della solita fatta al risparmio, risulta che la metà degli studenti delle scuole medie inferiori beve e apprezza il caffè, esattamente il contrario di quanto letto sin qui in, a questo punto, presunte indagini sempre sui giovani. Sempre che i ragazzi interrogati non vivano su Marte.

I dati del lavoro, presentato ieri a Matera presso l’Istituto superiore per i servizi sociali «Isabella Morra», hanno riguardato 304 alunni che hanno risposto ai questionari distribuiti nelle scorse settimane.

 

I lavoratori della Perugina a San Sisto scendono in sciopero per tre scelte aziendali

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perugina
Lo stabilimento Perugina

PERUGIA – La Perugina verso lo sciopero. Dalle assemblee in fabbrica di ieri è scaturita la decisione di affidare ai sindacati un pacchetto di ore di sciopero da tenersi nei prossimi giorni. Sempre i sindacati hanno avuto mandato di convocare il coordinamento nazionale di categoria, di fissare incontri con le istituzioni e di stabilire il calendario degli scioperi.

La decisione iniziale dei lavoratori di San Sisto – riferisce un comunicato Cgil – era di avviare da subito la mobilitazione con una manifestazione davanti allo stabilimento. Obiettivo di sindacato e lavoratori è di «contrastare tre scelte dell’azienda che rischiano di indebolire in modo strutturale» lo stabilimento Nestlè di Perugia.

Perugina, novità all’orizzonte

Le tre scelte sono la chiusura del torrefattore, l’ esito negativo – secondo il sindacato – sul mercato inglese del «bacio bianco», che avrebbe causato «lo stop completo della sua produzione e reso improduttivo un investimento significativo», e la riapertura delle stabilimento di Saint Menet, in Francia (con il conseguente, mancato arrivo di una commessa pari al dieci per cento dell’ intera produzione Perugina).

I lavoratori hanno chiesto «il rilancio del cioccolato Perugina attraverso la riattivazione del torrefattore», il rilancio delle tavolette ed una nuova produzione per la linea forza denominata «baci al latte», il rilancio del marchio Perugina nei reparti confisserie e prodotti da banco.

To drip: dall’inglese all’italiano, quando gocciola il caffè dalla tazzina

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to drip Caffè Cultura to greet Il ragazzini 2006 caffè cultura
Il Ragazzini 2006 per Caffè cultura

MILANO – La parola di oggi è: to drip. Caffècultura, le parole del caffè, la rubrica con la quale abbiamo esaminando tutte le parole della lingua italiana collegate in qualche al mondo del caffè è terminata il 29 dicembre con il vocabolo zuppetta.

Il tutto utilizzando le definizioni del vocabolario Lo Zingarelli 2005. Da qualche settimana è in vendita l’edizione 2006 che abbiamo già recensito e che utilizzeremo prossimamente per i vocaboli legati al the e al cacao.

Si riparte da quegli stessi vocaboli ma abbinati alla traduzione. La fonte sarà il Ragazzini 2006, sempre in collaborazione con la Casa editrice Zanichelli.

Non è una sorpresa che i testi di questa fase, prima italiano-inglese poi inglese italiano, per notare le differenze d’approccio agli stessi soggetti delle due lingue saranno identici tra Comunicaffè, diffuso prevalentemente in Italia tra 20.000 operatori, e Comunicaffè International, diffuso prevalentemente nel mondo a 15.000 operatori, perché la cultura del caffè non ha barriere culturali o geografiche.

E, una volta tanto, abbiamo già scoperto che l’italiano è lingua leader nel settore del caffè. Nel vocabolario inglese-italiano il sostantivo caffè batte per 94 a 67 coffee.
Come era naturale abbiamo cominciato con caffè e proseguito con espresso. Da oggi tutti i vocaboli in ordine alfabetico.

to drip

A v. i.
1 gocciolare: Coffee is dripping from the pot, il caffè gocciola dalla caffettiera; The tap is dripping, il rubinetto gocciola
2 grondare: ‘Sweat dripped from their eyes, fell from their noses, ran into their mouths’ N. Mailer, ‘il sudore grondava loro dagli occhi, cadeva dal naso, e scorreva fin dentro la bocca’; The boy was dripping with sweat, il ragazzo grondava di sudore
3 sgocciolare; sgrondare: to leave the washing to drip, mettere i panni a sgrondare
B v. t.
1 far gocciolare; sgocciolare: You’ve dripped milk over the table, hai sgocciolato del latte sulla tavola
2 gocciolare: (di una ferita) to drip blood, gocciolare (o fare) sangue; The roof is dripping water, il tetto fa acqua
3 grondare: I was dripping sweat, grondavo sudore
4 (anche med.) mettere a gocce (in un flacone, ecc.)
* Water is dripping from the eaves, l’acqua (piovana) sgronda dal tetto.

Per le osservazioni sulle definizioni dei vocaboli i lettori possono rivolgersi direttamente alla redazione de il Ragazzini e-mail lineacinque@zanichelli.it sito web www.zanichelli.it
La parole del caffè in italiano e in inglese sono tratte il Ragazzini edizione 2006, dizionario Inglese-Italiano Italiano-Inglese. Questa edizione contiene oltre 400.000 voci e accezioni, oltre 6.000 neologismi, 3.000 verbi frasali e 120.000 termini specialistici, l’indicazione delle 4.300 parole inglesi più importanti.

 

Demitasse, dal francese, il termine per indicare il caffè bevuto dopo il pasto

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to drip Caffè Cultura to greet Il ragazzini 2006 caffè cultura
Il Ragazzini 2006 per Caffè cultura

MILANO – La parola di oggi è: demitasse (franc.) Caffècultura, le parole del caffè, la rubrica con la quale abbiamo esaminando tutte le parole della lingua italiana collegate in qualche al mondo del caffè è terminata il 29 dicembre con il vocabolo zuppetta. Il tutto utilizzando le definizioni del vocabolario Lo Zingarelli 2005. Da qualche settimana è in vendita l’edizione 2006 che abbiamo già recensito e che utilizzeremo prossimamente per i vocaboli legati al the e al cacao.

Si riparte da quegli stessi vocaboli ma abbinati alla traduzione. La fonte sarà il Ragazzini 2006, sempre in collaborazione con la Casa editrice Zanichelli.

Non è una sorpresa che i testi di questa fase, prima italiano-inglese poi inglese italiano, per notare le differenze d’approccio agli stessi soggetti delle due lingue saranno identici tra Comunicaffè, diffuso prevalentemente in Italia tra 20.000 operatori, e Comunicaffè International, diffuso prevalentemente nel mondo a 15.000 operatori, perché la cultura del caffè non ha barriere culturali o geografiche.

E, una volta tanto, abbiamo già scoperto che l’italiano è lingua leader nel settore del caffè. Nel vocabolario inglese-italiano il sostantivo caffè batte per 94 a 67 coffee.
Come era naturale abbiamo cominciato con caffè e proseguito con espresso. Da oggi tutti i vocaboli in ordine alfabetico.

demitasse (francesismo)

n.
1 tazzina da caffè
2 caffè (bevuto dopo un pasto).

Per le osservazioni sulle definizioni dei vocaboli i lettori possono rivolgersi direttamente alla redazione de il Ragazzini e-mail lineacinque@zanichelli.it sito web www.zanichelli.it
La parole del caffè in italiano e in inglese sono tratte il Ragazzini edizione 2006, dizionario Inglese-Italiano Italiano-Inglese. Questa edizione contiene oltre 400.000 voci e accezioni, oltre 6.000 neologismi, 3.000 verbi frasali e 120.000 termini specialistici, l’indicazione delle 4.300 parole inglesi più importanti.

 

Cioccolato in Gran Bretagna “etichettato”: la salute viene prima di tutto

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eurochocolate tavolette di cioccolato dimagrire
Perdere peso mangiando cioccolato? Pare possibile

LONDRA – Le tavolette di cioccolato ed altri prodotti dolciari in vendita in Gran Bretagna avranno sull’etichetta un’avvertenza riguardo ai potenziali rischi per la salute, come accade per i pacchetti di sigarette: si tratta di una campagna lanciata dalle case produttrici – costata 15 milioni di euro – per cercare di educare il pubblico, soprattutto i ragazzi, ad una dieta più equilibrata. Come spiega il quotidiano The Guardian, Mars e Cadbury Trebor Bassett hanno infatti unito le loro forze e la campagna “Be treatwise” (“Occhio al dolce”) inizierà nei prossimi mesi, con l’entrata in produzione delle nuove etichette.

Tavolette di cioccolato, etichettate in Gran Bretagna

Queste comprenderanno tutte le informazioni nutrizionali pertinenti, compreso il numero di calorie e con il fabbisogno diario consigliato chiaramente indicato. Inoltre, l’etichetta avrà un messaggio salutista, del tipo “Fai del moto mezz’ora al giorno”: “La gente conosce e ama cioccolata e dolci e capisce che non bisognerebbe abusarne: comunicare questo messaggio attraverso le confezioni a milioni di consumatori ogni giorno è il modo più potente per far capire alla gente come integrare i nostri profotti nella loro dieta”, ha spiegato Simon Baldry, dirigente della Cadbury.

L’azienda – leader delle vendite in Gran Bretagna – era peraltro finita nel mirino dei dietologi alcuni anni fa dopo una campagna pubblicitaria (costata quasi 14 milioni di euro) grazie alla quale le confezioni di una tavoletta al cioccolato da 160 grammi particolarmente ricca di grassi fornivano una raccolta punti per dell’abbigliamento sportivo Mgi.