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Vietnam: raccolto completato al 40%. Vicofa rialza le stime a 15 milioni di sacchi

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mard Vietnam associazionismo Una bella immagine scattata in una piantagione del Vietnam genere
Una bella immagine scattata in una piantagione del Vietnam

HO CHI MINH CITY – In Vietnam, secondo l’Associazione del caffè e del cacao (Vicofa), è stato completato sinora il 40% del raccolto 2006/07.

La produzione dovrebbe raggiungere, come minimo, i 15 milioni di sacchi.

La stima, per quanto superiore di un milione di sacchi a quella diffusa alcuni mesi fa dalla stessa Vicofa, rimane ben al di sotto di quelle del commercio.

Panettoni e pandoro più sicuri grazie alla nuova normativa disciplinare

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panettone pandoro
Apre il popup store dedicato al dolce natalizio

MILANO – Al momento di portare in tavola a Natale i due dolci più tipici e amati della tradizione italiana sapremo, da quest’anno, di avere una garanzia in più. Il Decreto 22 luglio 2005, adottato congiuntamente dal Ministero delle Attività produttive e dal Ministero delle Politiche Agricole. Ed entrato in vigore il 29 gennaio 2006, stabilisce definizione, forma, composizione e processi produttivi di queste due specialità: panettone e pandoro.

Panettone e Pandoro: soltanto i dolci realizzati secondo il disciplinare sancito dal Decreto potranno utilizzare la denominazione riservata

Le associazioni di categoria invitano comunque i consumatori a stare all’erta al momento dell’acquisto. Rimane infatti il pericolo che vengano messi in commercio con il nome ‘panettone’ e ‘pandoro’ prodotti che invece non rispettano la nuova legge e che, sempre in base al Decreto, potranno essere venduti con denominazioni alternative quali, ad esempio, ‘dolce di Natale’.

Attenzione anche alle vendite sottocosto. La legge del 2001 consente infatti la commercializzazione a prezzi ribassati dei prodotti tipici delle festività tradizionali soltanto dopo che è trascorsa la ricorrenza.

Made in Italy c’è illy nell’Italia del gusto lanciata a New York

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illy caffè
Confezioni di caffè illy

NEW YORK – Sono 21 i grandi marchi dell’alimentare del made in Italy che si sono uniti e hanno lanciato insieme dalla capitale del mondo ‘Italia del Gusto’, il consorzio che vuole diventare “lo strumento di punta per conquistare i mercati internazionali e per riaffermare il primato della gastronomia tricolore”.

Nel complesso, il gruppo ha un fatturato aggregato di oltre 25 miliardi di euro e annovera attori di primo piano come Parmalat, Barilla, gruppo Veronesi (Negroni, Montorsi e Aia), Cremonini, Conserve Italia, Rana e illy, mentre a breve altre 30 società del settore, anche del caffè, si aggiungeranno.

«Si tratta di aziende che rappresentano più del 60% delle esportazioni agroalimentari italiane», ha detto Giovanni Rana, a capo dell’omonima azienda di tortellini e pasta fresca.

«Il nostro obiettivo – aggiunge nel corso della presentazione della iniziativa organizzata dall’Ice (Istituto nazionale per il commercio estero) – è promuovere all’estero il gusto e la cultura del mangiare italiano grazie alla distribuzione dei prodotti di marca e di alta qualità. Come la moda ha diffuso l’Italian Style nel mondo, così l’Italia del Gusto si propone di diffondere l’Italian Taste».

Per il ministro delle politiche agricole, Paolo De Castro, è «la qualità» l’arma vincente per affermarsi all’estero, visto che i consumi in Italia o sono fermi o addirittura in calo.

«È necessario – ha detto – far capire al consumatore statunitense e poi di tutto il mondo perchè si deve e perchè conviene mangiare italiano».

Il nodo, per De Castro, è poi la lotta all’agropirateria: ad esempio, osserva, «in base a una recente ricerca dell’Ice, nove prodotti su dieci nei mercati americani, presentati come italiani sono fatti negli Stati Uniti>, ma anche in Cina come il caffè Italian style.

In questo ambito, come dirà in seguito il ministro nel corso del pranzo di lavoro organizzato dal Gei (il Gruppo Esponenti Italiani guidato da Lucio Caputo), è stato raggiunto un accordo con gli Usa per la qualità dei prodotti, «con un gruppo di lavoro su temi di interesse prioritario come le identificazioni geografiche e le biotecnologie in agricoltura».

Comunque, un buon esempio da seguire è quello del vino che da posizioni di retroguardia è diventato non soltanto leader dell’export sui mercati Usa, ma ha raggiunto anche un valore commerciale che è pari a un miliardo di euro, quasi la metà dell’interscambio alimentare italiano, osserva Giovanni Mafodda, responsabile del settore dell’Ice.

Italia del Gusto, la prima multinazionale nata per promuovere il prodotto italiano di marca nel mondo, investirà circa 20 milioni di euro il prossimo anno per la promozione, dice il vicepresidente Paolo Dalcò. E farà anche da apripista alle piccole imprese che vogliono puntare sull’estero.

Italiani a tavola: Cia, consumi giù nel 2006, caffè +1%

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Cia
Il logo della Cia Confederazione italiana agricoltori

MILANO – Un 2006 in frenata per i consumi alimentari delle famiglie italiane. Questo almeno secondo le nere previsioni della Cia, la Confederazione italiana agricoltori, secondo la quale per gli acquisti domestici si spenderanno complessivamente poco più di 133 miliardi di euro, l’1,2% in meno rispetto al 2005.

Per gli acquisti alimentari, evidenzia la Cia, è stato quindi un anno all’insegna del contenimento, con scelte oculate e una riduzione dei consumi ritenuti superflui.

Nel complesso, quindi, la spesa complessiva per i consumi domestici dovrebbe essere poco superiore ai 133 miliardi, circa il 20% dei consumi totali.

Una delle cause principali della tendenza negativa dei prodotti ortofrutticoli, spiegano gli agricoltori, è l’impennata dei prezzi al consumo, con una forbice sempre più larga tra produzione e dettaglio: dai campi alla tavola, “i prezzi aumentano di 20 volte”.

L’atteggiamento “prudente” dei consumatori verso i rincari di frutta e verdura ha interessato poi tutti i canali di distribuzione. Le famiglie hanno preferito comprare in supermercati, ipermercati e discount, ma c’è anche una leggera crescita degli acquisti nei mercati rionali.

In controtendenza, lo zucchero, il caffè e il te, con una crescita di circa l’1 per cento. Mentre gli yogurt hanno messo a segno un aumento pari all’8 per cento.

Secondo la Cia, la percentuale di coloro che hanno ridotto le spese per l’alimentazione si trova principalmente nelle fasce di età superiori ai 55 anni (con picchi elevati soprattutto negli over settanta) e in quelle con redditi bassi.

Oltre ai problemi economici e ai rincari che hanno caratterizzato molti prodotti alimentari, uno dei fattori che ha condizionato la spesa alimentare degli italiani – rileva la Cia – è la sicurezza e la genuinità dei cibi. Tale aspetto incide in maniera preponderante sulla classe di reddito tra i 1300 e i 2000 euro al mese.

La Cia avverte, però, che non è la fine di quel consumatore, tante volte richiamato, attento alla qualità, alla tipicità, al contenuto culturale del cibo. Sensibile ai contenuti salutistici, alle tematiche etiche, ambientali e al benessere animale.

Un consumatore che, quindi, chiede ben oltre i requisiti di sicurezza alimentare. È, invece, un consumatore disorientato ed in grave difficoltà.

Un consumatore che, ad esempio, di fronte ad un olio extravergine Dop ed ad un olio di marca commerciale, si interroga prima sulla differenza di prezzo e poi sull’origine.

I consumatori – conclude la Confederazione – sono certo diventati più attenti al rapporto prezzo-qualità, ma prevale, nel complesso, la ricerca del prodotto conveniente nel rapporto prezzo-qualità, considerando in quest’ultima anche i servizi incorporati. Fonte: Cia

Lo spettacolo Caffè corretto in scena a Milano oggi e il 17 Torna al Trebbo il primo spettacolo teatrale dedicato al commercio equo e solidale

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commercio equo solidale
Logo equo solidale

MILANO – Il commercio equo solidale è uno dei progetti più concreti ispirati ad un nuovo modello di sviluppo sostenibile e a relazioni economiche tra nord e sud del mondo che garantiscano dignità e giustizia sociale. Lo spettacolo Caffè Corretto. Uno spettacolo equo? di Oliviero Grimaldi, Gianni Coluzzi pone al centro del racconto teatrale il caffè, un bene di consumo che è anche un simbolo culturale, ponendo a confronto i nostri stili di vita con le realtà economiche e sociali del resto del mondo.

Uno spettacolo che (segue con le degustazione di prodotti del commercio equo e solidale) offre una bella occasione per scoprire, pensare e sentire cosa significa essere cittadini di questo mondo, attraverso il linguaggio duro, allegro e poetico del teatro.

Durante lo spettacolo saranno presenti gli operatori di Acea onlus (Associazione per i Consumi Etici e Alternativi) per offrire informazioni sul commercio equo e solidale, sulle pratiche di consumo responsabile, sugli stili di vita sostenibili.

Lo spettacolo, che và in scena oggi ore 21.15 e domenica 17 dicembre 2006 ore 17, racconta di un aitante pubblicitario in cerca di un’idea vincente per lanciare una nuova marca di caffè inizia a frugare nell’immaginario che circonda il consumo della bevanda culto degli italiani.

Dalle icone storiche della pubblicità ai monologhi sulla napoletana di De Filippo, dalle narrazioni di Garcia Marquez all’oratoria dei leader del mercato globale. Ma il suo talento commerciale e seduttivo è disturbato da qualcosa.

C’è una metà di sé che insiste fastidiosamente nel proporgli altre storie, altre immagini, questa volta legate a chi il caffè non lo degusta ma lo produce lottando per la propria dignità umana ed economica.

Le parole di Rigoberta Menchù, di Salvador Allende, di Frans Van der Hoof, pioniere del commercio equo, dei suoi campesinos.

L’estetica del consumo viene così disturbata da incubi, racconti, canti che ne minano la sicurezza, mostrandone l’ipocrisia, fino a giungere a un finale del tutto imprevedibile.

Raccontare il progetto del commercio equo e solidale che è insieme etico e sociale, economico e politico, è stata una grande sfida per un luogo, quello teatrale, che non è nato per descrivere e argomentare, ma per interrogare e mostrare l’invisibile.

La strada possibile è stata quindi quella di partire dall’uomo, dai suoi conflitti, dai suoi bisogni e dalle sue sfrontatezze, dai suoi torti e dai suoi sogni, mescolandoli in una partitura ora drammatica, ora comica ora poetica.

Nel tentativo di ridurre la distanza tra Nord e Sud del mondo attraverso molti linguaggi, da quello letterario a quello politico a quello della televisione commerciale.

E cercando insieme di ridurre la distanza tra chi il teatro lo fa e chi lo guarda, in una performance che coinvolge il pubblico, lo interroga e lo sollecita, frugando insieme nelle pieghe nascoste del nostro mondo, quelle molto lontane come quelle molto vicine… «Carmencita, sei già mia! Chiudi il gas e vieni via…»

Caffè Corretto è uno spettacolo che ha girato teatri, piazze, feste e scuole, spesso in collaborazione con gli operatori del commercio equo, del consumo critico, dell’economia di giustizia, nel desiderio di usare l’arte della scena per comunicare con un pubblico non abituale.

E-mail: info@trebbo.it

Caffècultura, la parola di oggi è: to greet

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caffecultura Vocabolario Ragazzini Zanichelli
Il vocabolario Ragazzini del 2006

Caffècultura – le parole del caffè – la rubrica realizzata a partire dalle definizioni del vocabolario Lo Zingarelli 2005, con la quale abbiamo passato in rassegna tutte le parole della lingua italiana collegate in qualche al mondo del caffè è terminata il 29 dicembre scorso.

È uscito intanto Lo Zingarelli 2006, che abbiamo già recensito e che utilizzeremo prossimamente per i vocaboli legati al the e al cacao sempre per caffècultura.

Ora, sempre in collaborazione con la Casa editrice Zanichelli, stiamo esaminando i termini contenuti nel dizionario bilingue Il Ragazzini 2006. Esaurite le parole italiane siamo passati a quelle inglesi, di cui riportiamo, ancora una volta in rigoroso ordine alfabetico, la traduzione con la relativa fraseologia.

to greet

1 salutare (q., incontrandolo); accogliere; dare il benvenuto a; riverire: I greeted him by touching my hat, lo salutai toccandomi il cappello; Cheers greeted the close of the speech, applausi salutarono la chiusa del discorso; The aroma of coffee greeted us, ci accolse l’aroma del caffè

Per le osservazioni sulle definizioni dei vocaboli i lettori possono rivolgersi direttamente alla redazione de il Ragazzini e-mail lineacinque@zanichelli.it sito Web www.zanichelli.it

Natale 2006: panettone e pandoro più sicuri con la nuova normativa

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pandoro panettone solidale campionato mondiale del panettone
Il panettone solidale si fa strada nei cuori a Natale

MILANO – Al momento di portare in tavola a Natale panettone e pandoro i due dolci più tipici e amati della tradizione italiana sapremo, da quest’anno, di avere una garanzia in più. Il Decreto 22 luglio 2005, adottato congiuntamente dal Ministero delle Attività produttive e dal Ministero delle Politiche Agricole, ed entrato in vigore il 29 gennaio 2005, stabilisce definizione, forma, composizione e processi produttivi di queste due specialità.

Così soltanto i dolci realizzati secondo il disciplinare sancito dal Decreto potranno utilizzare la denominazione riservata “Panettone” e “Pandoro”.

Le associazioni di categoria invitano comunque i consumatori a stare all’erta al momento dell’acquisto. Rimane infatti il pericolo che vengano messi in commercio con il nome ‘panettone’ e ‘pandoro’ prodotti che invece non rispettano la nuova legge e che, sempre in base al Decreto, potranno essere venduti con denominazioni alternative quali, ad esempio, ‘dolce di Natale’.

Attenzione anche alle vendite sottocosto. La legge del 2001 consente la commercializzazione a prezzi ribassati dei prodotti tipici delle festività tradizionali soltanto dopo che è trascorsa la ricorrenza.

Bar: a Modena non più di 75 autorizzazioni per prossimi cinque anni

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duomo di Modena Bar Modeba
Duomo di Modena

MODENA – Rese note le principali novità della delibera sulle “Linee di programmazione e definizione dei criteri per il rilascio delle autorizzazioni dei bar e degli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande”, in discussione in Consiglio Comunale nella seduta di lunedì 13 novembre.

Rispetto ai 673 esercizi pubblici attualmente presenti sul territorio del Comune, la nuova programmazione punta ad un incremento che, se il mercato risponderà adeguatamente, potrà arricchire in modo consistente l’offerta cittadina.

Saranno al massimo 75, nei prossimi 5 anni, le nuove autorizzazioni che l’amministrazione potrà concedere sull’intero territorio del Comune di Modena per l’apertura di pubblici esercizi come bar, locali, ristoranti o trattorie. Delle nuove autorizzazioni, 16 riguarderanno il centro storico e 59 il resto del territorio comunale. Le nuove autorizzazioni saranno concesse attraverso specifici bandi pubblici, sia per il centro storico sia per le altre zone del territorio.

Al di fuori dell’area del centro storico è prevista anche la modalità di richiesta in risposta ad avvisi pubblici, per gli imprenditori in possesso dei requisiti necessari.

Street bar a Ferrara per tenere vivo il centro della città emiliana

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ascom ferrara
Il logo dell'Ascom Ferrara

FERRARA – L’Associazione dei commercianti dice la sua sulla questione degli street bar. E quindi anche sulla richiesta dei comitati di residenti di portare l’orario di chiusura delle attività alle 23,30.

A giudizio dell’associazione, un provvedimento di questo tipo farebbe perdere a Ferrara l’occasione per avere finalmente un centro storico vitale e sicuro.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’associazione che riunisce i locali del centro storico, che ha dichiarato in una nota. “i nostri non sono bar di strada, come nella peggiore tradizione spagnola o americana. Piuttosto una vera e propria garanzia contro degrado e criminalità”.

Secondo gli esercenti, un centro affollato scoraggerebbe, infatti, i teppisti della notte. E incentiverebbe invece la presenza di universitari e il turismo.

Una lancia viene spezzata anche per le distese all’aperto “che non danno fastidio ma anzi creano un’atmosfera salottiera nel centro cittadino”.

Starbucks continua a copiare l’Italia e dilaga nel mondo: ecco come si gestisce una catena globale vincendo sempre

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Seattle starbucks trimestrale pick up only
L'insegna di una caffetteria Starbucks

SEATTLE (Usa) – Quello che per molti bar, soprattutto negli anni passati, era una abitudine, quella delle tessere per 10 caffè o dieci cappuccini, negli Stati Uniti è stata copiata da Starbucks, con qualche aggiustamento elettronico e quindi prepagata ma ricaricabile, ed è subito un tripudio di elogi per la “formidabile trovata di marketing”.

Anche perché, secondo le fonti ufficiali, di queste schede ne sono state distribuite negli anni 5 milioni ed hanno rappresentato un formidabile elemento di fidelizzazione alla catena di caffetterie sempre più caso da studiare, anche se molte delle trovate sono delle copiature di abitudini di casa nostra.

SUCCESSO

Formidabili i numeri di questa fidelizzazione globale che ha pochi eguali nel mondo, dicono gli esperti di queste cose.

Così, per esempio, nei giorni degli acquisti prenatalizi dell’anno scorso ben 15 milioni di clienti hanno aderito alla proposta della catena di caffetterie fondata da Howard Shultz che ha incassato, sull’unghia, 170 milioni di dollari, 128 milioni di euro pari al 12 per cento anticipato del fatturato aziendale.

SORPRESA

Un successo tale che la stessa azienda, che pure prevedeva il successo dell’iniziativa, ha dovuto ammettere la propria sorpresa davanti al 12% del fatturato anticipato da clienti che avrebbero consumato soltanto in seguito quella cifra.

Il dato significa che uno su otto clienti paga con la scheda Starbucks prepagate e oggi sono in circolazione circa 96 milione schede attivate e cariche.

Ma non è soltanto una ricarica sull’onda di un impulso godereccio. Basti dire che in Canada dal novembre del 2001 i clienti hanno ha ricaricato le loro schede circa 38.6 milione volte, portando alle casse di Starbucks 2,17 miliardi di dollari, 1,.63 miliardi di euro.

IN EUROPA

Inevitabile lo sbarco in Europa scattato il mese scorso quando Starbucks ha lanciato la campagna d’Inghilterra.

Il successo è stato tale che la richiesta è stata doppia rispetto al numero delle tessere disponibili.

Ora la scheda prepagata si trova anche in Giappone, in Spagna, in Germania, in Grecia, in Australia ed in Tailandia.

E i programmi di Starbucks prevedono l’espansione ad altri Paesi ma sull’iniziativa è calato il segreto per evitare che catene rivali giochino d’anticipo.

CONTRATTACCO

Stanchi di rimediar sconfitte anche su questo fronte hanno iniziato a muoversi anche alcune catene come Wendy che ha approfittato per il lancio della coincidenza con la festività del ringraziamento e di fine anno.

E pure McDonald, che ha avviato le tessere di fedeltà un anno fa, ha dovuto ammettere che le schede ricaricabili sono una necessità per tenere i clienti.

Web Starbucks http://www.starbucks.com/card

Nrf http://www.nrf.com

Wendy http://www.wendys.com

McDonald http://www.mcdonalds.com BK http://www.bk.com