CIMBALI M2
martedì 26 Novembre 2024
  • CIMBALI M2
Home Blog Pagina 3725

A Milano tra i nuovi proprietari di bar il nome più diffuso è cinese: Hu

0
duomo di Milano rivoire esselunga martesana bar ribot iter disney+ verdi specialty
Il Duomo di Milano (Foto di Dimitri Vetsicas da Pixabay)

MILANO – Una elaborazione della Camera di Commercio di Milano ha messo in fila una serie di curiosità relative alle attività economiche nel settore dei servizi. Per cominciare si scopre che, per la prima volta a Milano, il nome più diffuso tra i nuovi imprenditori appartiene a una donna: con 257 imprese, Maria è il nome di titolare che appare con maggiore frequenza tra le imprese milanesi (ditte individuali) nate nel corso del 2010.

I dati della Camera di Commercio di Milano

Contemporaneamente Milano si conferma sempre più multietnica anche per i nomi degli imprenditori: al secondo posto tra i nomi più diffusi per i titolari di nuove imprese compare infatti Mohamed (con 235).

La presenza di nomi stranieri si fa sentire soprattutto nel settore dei bar dove il cinese Hu è il nome più diffuso tra i nuovi proprietari di bar del 2010, mentre nel settore della ristorazione (ristoranti e fast-food) il nome più gettonato è Mohamed.

La moka della Bialetti è nata da una lavatrice: ecco la storia della geniale invenzione

0
bialetti moka
Moka di differenti dimensioni all'interno dello stabilimento Bialetti di Coccaglio (Brescia)

MILANO – L’Independent ha scoperto che la moka è nata da una lavatrice. Se la politica resta in sordina, prima dei fuochi artificiali della prossima settimana, e se Wikileaks comincia a sapere di déjà vu, la stampa estera va in caccia dei segreti d’Italia. E talora ne scova che persino alcuni di noi ignorano.

La nascita della moka Bialetti

Un esempio: alzi la mano chi sapeva che la moka della Bialetti è nata da una lavatrice. Lo racconta l’Independent, che ha una passione per la macchina da caffè tuttora più popolare in Italia, nonostante il trasferimento degli impianti e dell’omino con i baffi di uno dei caroselli più famosi dal Piemonte nell’Europa dell’Est.

Alfonso Bialetti era un emigrato in Francia, che nel 1918 tornò in Italia e aprì una officina dove mettere a frutto quel che da aveva imparato in dieci anni da operaio nell’industria dell’alluminio.

Osservando le donne del paese lavare i panni in una specie di pentola a vapore, con un tubo che portava su dal basso verso l’alto l’acqua insaponata calda, ebbe l’intuizione della moka che avrebbe trasformato il caffè da bevanda per soli uomini, da consumarsi nei caffè e nelle osterie, in bevanda familiare. L’invenzione risale al 1933 e fu subito popolare.

Alfonso non l’ha mai abbandonata: l’omino con i baffi, che il figlio Renato introdusse come marchio sulle caffettiere, è ispirato alla sua figura. Segreti, ma anche banalità : James Grieson, un esperto, consiglia agli inglesi quello che tutti gli italiani sanno, “Non togliete dal fondo e dalle pareti della vostra Moka la patina di caffè, così l’aroma del prossimo sarà migliore”.

Pubblicato da Giampiero Gramaglia

Riguardo l’autore

Giornalista, nato a Saluzzo (Cn) il 22 giugno 1950. Ha lavorato alla Provincia Pavese, alla Gazzetta del Popolo e all’ANSA, per cui e stato corrispondente da Bruxelles, Parigi e Washington, prima di esserne direttore dal 2006 al 2009. Dall’ottobre 2010, dirige a Bruxelles l’Agence Europe. Inoltre, collabora con numerosi media, fra cui Il Fatto Quotidiano, e tiene corsi alla Sapienza e in altri Atenei e Scuole di Giornalismo. E’ consigliere per la comunicazione allo IAI, segretario generale dello European Press Club, presidente del Premio Giovannini e dell’Associazione degli Amici di Media Duemila.

Per saperne di più cliccare qui.

Trieste: ecco il Master universitario in Economia e scienza del caffè

0
logo marchio illy master mondo
Il logo illy

TRIESTE – E’ stato inaugurato nel capoluogo giuliano il primo Master universitario interateneo di II° livello in Economia e Scienza del Caffè. I corsi, per un totale di 400 ore di lezione, si svolgeranno nella sede della illycaffè a partire da oggi e si chiuderanno a luglio con la cerimonia di diploma.

Alla cerimonia di inaugurazione hanno preso parte Anna Rossi Illy, presidente della Fondazione Ernesto Illy, Anna Illy jr, vicepresidente della Fondazione Ernesto Illy, Francesco Peroni, rettore dell’Università di Trieste, Cristiana Compagno, rettore dell’Università di Udine, Guido Martinelli, rettore della Scuola internazionale superiore di studi avanzati, Maria Cristina Pedicchio, presidente del Consorzio per il Centro di Biomedicina Molecolare, Furio Suggi Liverani, presidente Trieste Coffee Cluster, Roberto Morelli, direttore del Master e direttore dell’Università del caffè.

I corsi si svolgeranno nella sede illycaffè

Il Master universitario in Economia e scienza del caffè è un corso interateneo innovativo in ambito europeo per modalità e apertura internazionale, dove Trieste diventa il centro mondiale della cultura del caffè grazie al coinvolgimento di laureati provenienti da dieci Paesi produttori: India, Brasile, Etiopia, Guatemala, Kenia, Uganda, Costa Rica, Colombia, El Salvador.

L’organizzazione e la realizzazione è stata opera di un gruppo di partner di eccellenza nell’area della formazione: Università di Trieste, Università di Udine, Fondazione Ernesto Illy, Università del caffè, Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste (Sissa), Consorzio di Biomedicina Molecolare e Distretto del caffè Trieste.

Collaborano inoltre i sostenitori internazionali della Fondazione Ernesto Illy, tra i quali l’Università di San Paolo del Brasile e il Coffee Board dell’India.

L’unione tra il mondo accademico e aziendale

Questo progetto, ispirato ai valori e all’approccio scientifico e manageriale che furono di Ernesto Illy con l’obiettivo di recepirne l’eredità culturale, propone un nuovo modello virtuoso di collaborazione tra mondo aziendale e accademico portando lo svolgimento dei corsi universitari all’interno di un’azienda.

Il Master offrirà una preparazione approfondita e multidisciplinare a sedici laureati in Economia, Ingegneria, Scienze, Agraria e scienze politiche interessati a lavorare nel mondo del caffè e più in generale nel settore agro-alimentare.

La proposta didattica abbraccia l’intera filiera produttiva del caffè e si sviluppa su tre aree: economico-gestionale, biologico-agronomica e tecnologica, in cui l’elemento unificante è la ricerca della qualità in tutte le fasi del processo produttivo e della commercializzazione del prodotto.

La Fondazione Ernesto Illy ha messo a disposizione di sette studenti, ciascuno proveniente da uno dei Paesi produttori di caffè, sette borse di studio che hanno consentito ai giovani che appartengono a realtà emergenti e in via di sviluppo di prendere parte al Master, offrendo una preziosa opportunità in una dimensione concreta di etica del business.

Anche la Fondazione CRTrieste, la Fondazione Crup e la Cassa di risparmio del FVG sostengono l’iniziativa mettendo a disposizione una borsa di studio a testa per i giovani della regione.

La scheda del Master in Economia e scienza del caffè

Anno accademico 2010/2011: dal 17 gennaio al 22 aprile 2011 – 400 ore di lezione (200 ore docenti universitari, 200 ore docenti illycaffè) – Numero crediti formativi universitari: 60 – Sede: illycaffè, Trieste – Lingua: inglese Per ulteriori informazioni cliccare qui.

Secondo uno studio il consumo di caffè è un fattore protettivo contro la SLA, sclerosi laterale amiotrofica, che colpisce muscoli e arti

0
mercato economia caffè costi sospeso azzano brescia carcere nootropi altroconsumo poesia millesimo coffeea espresso gran bretagna cipolla proffee senna sacchi olio san marino
Una tazzina di caffè espresso (immagine: Pixabay)

MILANO – I ricercatori dell’Istituto Mario Negri stanno ora conducendo uno studio per valutare la correlazione tra attività fisica e insorgenza della SLA, che si concluderà nei primi mesi del 2011. Secondo i risultati dello studio sembra che i traumi, indipendentemente dalla sede colpita, siano un forte fattore di rischio per l’insorgenza della SLA. Maggiore sarebbe il rischio se il trauma è ripetuto e se induce disabilità.

La correlazione tra attività fisica e SLA

Questa associazione sembra essere significativa soprattutto nel genere maschile e nei pazienti dove la SLA aveva un esordio nei muscoli degli arti. Non sembra esserci alcuna correlazione invece tra la sede di insorgenza della SLA e il sito del trauma. Effettuando analisi risulta ché il caffè, ad esempio, è fattore protettivo.

L’Istituto Mario Negri, in collaborazione con il Consorzio EURALS, negli anni’90 ha iniziato a coordinare registri di popolazione per valutare l’incidenza della SLA in alcuni Paesi europei (Italia – con Piemonte, Puglia, Liguria, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Lombardia – Gran Bretagna, Francia, Irlanda, Scozia, Paesi Bassi).

La registrazione dei pazienti è tuttora in corso e i ricercatori del Mario Negri, coordinati da Ettore Beghi, capo del Laboratorio di Malattie Neurologiche, utilizzano i dati raccolti per portare avanti studi mirati, come quello concluso nell’aprile 2010 per valutare la correlazione fra i traumi fisici e l’insorgenza della SLA.

Dal settembre 2007 all’aprile 2010 sono stati intervistati 377 pazienti e 754 controlli, abbinati per sesso ed età, appartenenti al registro di popolazione del consorzio EURALS. Ad oggi l’incidenza della SLA, che viene considerata una malattia rara e che insorge nell’ adulto con un picco in età avanzata, è di circa 2 su 100.000 individui. In Italia si stima che oggi siano colpite da SLA circa 3000/4000 persone. Il 5% dei casi di SLA è ereditario e in una parte di questi la causa sembra essere la mutazione di un gene specifico (SOD1).

La Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dalla perdita progressiva di specifici neuroni, chiamati motoneuroni, localizzati nel cervello, nel tronco encefalico e nel midollo spinale. Essi controllano i muscoli che consentono i movimenti volontari, comprese la deglutizione e l’articolazione del linguaggio. La SLA porta a debolezza muscolare, alla paralisi progressiva dei soggetti colpiti e alla morte nel giro di 3/5 anni, lasciando però intatte nella maggior parte dei casi le loro funzioni intellettive e quindi la loro consapevolezza.

Il decorso della malattia è del tutto imprevedibile e diverso da soggetto a soggetto. Attualmente le ipotesi più accreditate per spiegare la degenerazione neuronale sono due: un danno di tipo eccitotossico (cioè sostanze che svolgono unì’azione tossica nei confronti della cellula) e un danno di tipo ossidativo.

Anche se la causa della SLA è ancora sconosciuta, si suppone che siano numerosi i fattori di rischio che concorrono all’espressione di questa malattia. Ecco alcuni dei fattori di rischio più studiati negli ultimi anni: esposizione a metalli, attività fisica, sport, traumi, shock elettrici, residenza in aree rurali, fumo, dieta, pregressa poliomelite, lavori manuali.

L’attività fisica estrema potrebbe alterare il bilanciamento nelle presenza di radicali liberi non eliminati nell’organismo, inducendo allo stress ossidativo e potrebbe inoltre condurre a un aumento della degenerazione dei motoneuroni.

Sebbene non sia completamente noto il meccanismo attraverso cui la mutazione del gene SOD1 possa condurre alla degenerazione dei motoneuroni, è stato ipotizzato che l’accumulo dei radicali liberi, da cui il gene protegge l’organismo, all’interno delle cellule sia riconducibile al funzionamento difettoso di questo gene. Nessuna terapia specifica è ad oggi disponibile per il trattamento della SLA, esiste solo un farmaco in grado di prolungare la sopravvivenza dei pazienti da tre a sei mesi.

Un tè con lo chef Kumalè: il viaggio verso Oriente

0
tè verde preparazione guido cattolica kumalè
Foglie di tè verde

MILANO – Un giornalista, un buongustaio, un esperto, un viaggiatore, un curioso. Ci sono tanti modi per descrivere lo chef Kumalè, nonché Vittorio Castellani, uno dei maggiori conoscitori in Italia delle tradizioni culinarie internazionali. Una passione che si è sviluppata nel tempo grazie all’attenzione al gusto ereditata dalla famiglia e alle opportunità di lavorare in Europa “dove la cucina del mondo si è diffusa molto prima che da noi” ha sottolineato Castellani.

I viaggi di chef Kumalè

Non parla di ‘etnico’, perché “in Francia e in Inghilterra il termine si usa per indicare i ristoranti aperti nei nuovi Paesi dagli immigrati. Io mi occupo di studiare e conoscere la cucina del mondo”.

Nei suoi viaggi, lo chef Kumalè ha avuto modo di assistere alla cerimonia del tè a Hong Kong (dove il cibo è sempre abbinato alla nostra bevanda preferita) e a Pechino. “Sono rimasto molto stupito – ha detto – perché noi italiani siamo abituati a bere il tè in bustina con lo zucchero”.

Il tè in Oriente

Lì invece c’è una vera e propria cultura legata alle foglie della Camelia Sinensis. Lo ha definito “un mondo complesso simile a quello del vino nel nostro Paese”. Dalla Cina, il suo racconto passa in India dove si beve il Chai, molto speziato come gli altri infusi di quei luoghi, “eccezionale, mi piace più del gunpowder“.

Il tè indiano è sempre servito con il latte. Un’altra particolarità è che viene fatto bollire a lungo. “In Cina e in Giappone è il contrario. Lì sono ossessionati dalla temperatura dell’acqua”. “Il tè è molto presente anche nel mondo arabo” ha sottolineato Castellani. “In Turchia si beve più del caffè”.

A differenza dell’India, in Medio Oriente e nei Balcani, il tè non è arricchito di spezie, ” come è invece il caffè da quelle parti”. Questa abitudine è diffusa soprattutto al sud dove gli aromi “hanno anche un valore medicinale”. Nella tradizione berbera si “usano molto le erbe aromatiche mentre i tunisini aggiungono i pinoli tostati in una sorta di ‘mangia e bevi’.

Lo chef Kumalè ha aggiunto che “durante il Ramadan, è molto zuccherato perché deve dare forza”. Insomma, Paese che vai, tradizione che trovi. Tra tutte le varietà e specialità locali, Castellani preferisce il Chai, il Jasmine Tea e il Matcha “soprattutto in cucina”.

A questo proposito, lo chef ha spiegato che ha fatto un reportage culinario in Svezia e che lì usano il tè per fare delle affumicature leggere. “In Cina, come ingrediente, invece, esiste solo nella cucina moderna”.

Lo chef Kumalè ha anche una passione per “i tè verdi marocchini alla menta o allo zafferano”. Ascoltare le sue parole fa venire una gran voglia di partire con una tazza in mano per sentire tutte le varianti della nostra bevanda preferita in giro per il mondo. Una sua idea in particolare spicca tra le altre.

Tempo fa, Castellani ha intrapreso “un viaggio alle radici del caffè” raccontato nel libro Coffe Roots. Dall’Etiopia alla Turchia, passando per Yemen, Egitto, Siria, Libano, Giordania, Tunisia, Senegal e Indonesia.

Lo chef Kumalè ha ripercorso le strade di origine e di diffusione del caffè. “Mi piacerebbe realizzare un progetto simile sul tè ma mancano gli sponsor”. Per saperne di più cliccare qui.

Svizzera: stipendi garantiti sino a fine mese nella fabbrica delle capsule clone di Nespresso

0
nespresso Eric Favre capsule
Logo Nespresso

MILANO – I venticinque addetti alla produzione ed il personale amministrativo della Alice Allison (fabbrica delle capsule clone di Nespresso) riceveranno regolarmente lo stipendio sino alla fine di gennaio, quando cioè decorreranno i termini della disdetta del contratto di lavoro che hanno nel frattempo ricevuto.

Il punto della situazione con Nespresso

Lo hanno assicurato i vertici dell’azienda di Grono nell’incontro avuto ieri mattina con i sindacalisti dell’OCST.

Durante la riunione, che nella seconda parte ha coinvolto anche i lavoratori, si è fatto il punto della situazione venutasi a creare dopo che il Tribunale del commercio di San Gallo, con un provvedimento supercautelare in merito alla causa intentata da Nestlé per violazione della Legge sulla proprietà intellettuale, ha intimato alla Alice Allison di interrompere la produzione delle capsule di caffè compatibili con le macchine Nespresso commercializzate da Denner.

La direzione ha inoltre assicurato che qualora il Tribunale dovesse revocare la decisione supercautelare presa lunedì tutti i dipendenti verrebbero immediatamente riassunti.

La Moka della Bialetti nasce da una antica macchina per lavare i panni con la lisciva

0
bialetti
La Bialetti Moka Express in versione Rose Gold

MILANO – Se la politica resta in sordina, prima dei fuochi artificiali della prossima settimana, e se Wikileaks comincia a sapere di déjà vu, la stampa estera va in caccia dei segreti d’Italia. E talora ne scova che persino noi ignoriamo.

La nascita della Bialetti

Un esempio: alzi la mano chi sapeva che la moka della Bialetti è nata da una lavatrice. Lo racconta l’Independent, che ha una passione per la macchina da caffè tuttora più popolare in Italia, nonostante il trasferimento degli impianti e dell’omino con i baffi di uno dei caroselli più famosi dal Piemonte nell’Europa dell’Est.

Alfonso Bialetti era un emigrato in Francia, che nel 1918 tornò in Italia e aprì una officina dove mettere a frutto quel che da aveva imparato in dieci anni da operaio nell’industria dell’alluminio.

Osservando le donne del paese lavare i panni in una specie di pentola a vapore, con un tubo che portava su dal basso verso l’alto l’acqua insaponata calda, ebbe l’intuizione della moka che avrebbe trasformato il caffè da bevanda per soli uomini, da consumarsi nei caffè e nelle osterie, in bevanda familiare. L’invenzione risale al 1933 e fu subito popolare.

Alfonso non l’ha mai abbandonata: l’omino con i baffi, che il figlio Renato introdusse come marchio sulle caffettiere, è ispirato alla sua figura. Segreti, ma anche banalità : James Grieson, un esperto, consiglia agli inglesi quello che tutti gli italiani sanno, “non togliete dal fondo e dalle pareti della vostra Moka la patina di caffè, così l’aroma del prossimo sarà migliore “.

Pubblicato da Giampiero Gramaglia

Giornalista, nato a Saluzzo (Cn) il 22 giugno 1950. Ha lavorato alla Provincia Pavese, alla Gazzetta del Popolo e all’ANSA, per cui e stato corrispondente da Bruxelles, Parigi e Washington, prima di esserne direttore dal 2006 al 2009. Dall’ottobre 2010, dirige a Bruxelles l’Agence Europe. Inoltre, collabora con numerosi media, fra cui Il Fatto Quotidiano, e tiene corsi alla Sapienza e in altri Atenei e Scuole di Giornalismo. E’ consigliere per la comunicazione allo IAI, segretario generale dello European Press Club, presidente del Premio Giovannini e dell’Associazione degli Amici di Media Duemila.

Per saperne di più basta cliccare qui.

Segafredo Zanetti arriva nella stazione di Harbrücke a Zurigo

0
segafredo zanetti
Il logo Segafredo Zanetti

ZURIGO – Segafredo Zanetti Espresso ha annunciato l’apertura di una nuova caffetteria all’interno della stazione ferroviaria di Zurigo, Harbrücke in Svizzera. Il nuovo locale è il primo aperto in collaborazione con Elvetino, azienda leader in Svizzera nel settore dei servizi per bar e ristoranti.

Il nuovo store Segafredo Zanetti Espresso

Il personale del bar è stato addestrato dagli esperti baristi Segafredo Zanetti. Elvetino e Segafredo Zanetti Espresso proseguiranno la collaborazione: altre caffetterie seguiranno presto quella di Zurigo in quasi tutte le stazioni ferroviarie più importanti della Svizzera, come Berna, Ginevra e Losanna.

Starbucks in trattativa per aprire nuovi punti vendita in India

0
Starbucks caffetterie Percassi Usa forbes niccol roma
Il logo di Starbucks

MILANO – La notizia era attesa da tempo. Dopo gli annunci di un rafforzamento in Cina Starbucks (400 i locali aperti sulla scia del primo nel 1999) ha rivelato di essere in trattative con una multinazionale indiana per aprire nuovi punti vendita in India. Ma c’è anche l’obiettivo di allargare il mercato del caffè prodotto nel paese nel resto del mondo, attraverso le 17 mila caffetterie del colosso di Seattle.

Starbucks in India

Sino ad ora l’India, che è la terza economia asiatica dopo Cina e Giappone, era rimasta uno dei mercati inesplorati per una società globale che ha negozi in quasi tutto il mondo. Ma non in Italia.

L’annuncio è arrivato dal presidente Howard Schultz che, in un’intervista rilasciata a Mumbai (Bombay) ha detto che l’India «potrebbe un giorno essere un degno rivale della Cina», dove è stato recentemente annunciato che i punti vendita Starbucks triplicheranno nei prossimi cinque anni.

“L’India è una grande opportunità” ha detto Schultz al Wall Street Journal. In trattative con Starbucks è Tata Group, una società che tratta dalle auto popolari (come la Nano da 1.700 euro) a quelle di lusso, alle acciaierie alle piantagioni di tè.

Il confronto è in corso con l’Eight O’ Clock, leader nella produzione di caffè in India è di proprietà della multinazionale Tata. La prima fase dell’alleanza tra le società riguarda un ampliamento delle esportazioni di caffè prodotto in India nel resto del mondo. Successivamente, ha confermato Schultz, stanno trattando per l’apertura di punti vendita all’interno di negozi, centri commerciali e alberghi di proprietà Tata.

L’accordo con Tata Coffee

E Starbucks ha firmato un accordo con Tata Coffee per lo sbarco in India. Il piano prevede che la prima caffetteria Starbucks dovrebbe aprire in India al massimo tra sei o sette mesi, ha spiegato annunciato il presidente di Tata Coffee, R.K.Krishna Kumar. L’azienda indiana è controllata dalla Tata Global Beverages, parte del conglomerato di Ratan Tata.

Da notare che, negli ultimi dieci anni, il consumo del caffè in India è più che raddoppiato toccando le 100 mila tonnellate di torrefatto. Tra le clausole dell’accordo è prevista la creazione di torrefazioni per preparare il prodotto in loco e non scontare la forte tassa d’importazione, oltre che esportare caffè indiano torrefatto verso altri mercati.

Una possibilità molto gradita ai soci indiani di Starbucks dato che l’India è il quinto maggior produttore al mondo ed esporta quasi l’80 per cento del raccolto.

Tata Coffee che possedeva nel 2001 il 34 per cento nella catena Barista in 2001, azioni che aveva ceduto al Sterling Group nel 2004. A sua volta Sterling aveva poi venduto Barista alla Lavazza nel 2007.

In Gran Bretagna la Nutella trionfa sulla marmellata: ecco i dati

0
nutella day londra
Il barattolo di Nutella Ferrero

MILANO – Tè, biscotti e marmellata: una tradizione tutta britannica che sta rapidamente andando verso il tramonto. Secondo uno studio pubblicato dalla rivista specializzata The Grocer, sulle tavole degli inglesi la marmellata sta diventando sempre più rara, sostituita dalla Nutella Ferrero e dal burro di arachidi.

È ufficiale: la Gran Bretagna preferisce la Nutella

La notizia ha fatto arrabbiare le stampa britannica. È “tragico”, ha scritto il Telegraph, che ricorda come una “marmellata preparata come si deve… È uno dei migliori prodotti britannici”.

Stando alle cifre ufficiali in Gran Bretagna la vendita di marmellata è calata del 2,8% tra ottobre 2009 e ottobre 2010 (due milioni e mezzo di vasetti in meno) mentre le vendite del burro di cacao sono salite del 7.5% e quelle di Nutella o simili addirittura dell’8%.