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Lavazza Nims, la musica di quello spot è da Oscar

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Marco Versari spot Lavazza Nims
Marco Versari autore della musica per lo spot Lavazza-Ims

FORLÌ – Le note di un tango argentino si infiammano sullo sguardo di un attore in total black che si avvicina ammiccante verso la nuova macchina per il caffè Lavazza Nims. Uno spot di successo. Ideato dall’agenzia forlivese Neri Marini e trasmesso sui canali Rai e Mediaset per diversi mesi tra il 2010 e il 2011.

E che ha letteralmente sbancato, insieme allo spot Amadori ideato dall’agenzia Menabò, il Media Stars, il premio tecnico della pubblicità italiana che si è concluso il 31 maggio a Milano.

Tra i riconoscimenti ricevuti dai talenti di casa nostra spicca la special star per la miglior colonna sonora sezione Televisione e cinema, per lo spot Lavazza Nims, consegnata al musicista, compositore, arrangiatore e produttore forlivese Marco Versari.

Al lavoro da 12 anni

Il lavoro per Lavazza Nims non è un avvio. «Da 12 anni mi occupo di audio per la comunicazione a 360 gradi, dalla pubblicità al doppiaggio per il cinema — afferma Versari —. Ho la mia azienda di produzioni audio che ha un dipendente e vari free lance che mi aiutano nei lavori commissionati da diverse agenzie per i settori tv, radio, cinema e pubblicità».

Il Media Stars è la ciliegina sulla torta per il compositore che dal 2003 sta facendo incetta di riconoscimenti. Di quell’anno sono il primo premio Cortolazio per la miglior musica per ‘Che fine hanno fatto gli etruschi?’ e il primo premio Teatrermitage per la miglior musica di uno spettacolo teatrale per ragazzi.

Premio per la miglior musica, poi lo spot Lavazza Nims

Ma non è finita. Perché l’anno successivo, il 2004, il forlivese ha conquistato pure il premio ‘Strega gatto’. Premio che è conferito da Eti per le musiche dello spettacolo ‘I musicanti di Brema’. Poi, nel 2008, il primo premio Cinema Capitol Bolzano come migliore musica per il corto ‘Bolzano Jamme Ja’. La conferma nella musica per lo spot Lavazza Nims.

Milena Montefiori

 

Argenta: cambia il mondo del lavoro, il dipendente vuole più indipendenza

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Gruppo Argenta
Il logo Argenta

MILANO – Alessandra Bergamo è la direttrice delle risorse umane del Gruppo Argenta, azienda leader nella distribuzione automatica di cibi, bevande e altri prodotti. Ma è anche una manager di lungo corso che ha studiato e analizzato il modo in cui gli individui si approcciano al lavoro.

«E posso dire che in Argenta ho visto dei grandi cambiamenti, soprattutto negli ultimi anni».

Cambiamenti di che tipo? È sempre più frequente, ad esempio, che un candidato a una posizione aperta nel nostro gruppo chieda una tipologia contrattuale non rigida, che consenta anche al lavoratore una flessibilità di orario, movimento e operatività più ampia rispetto a quella consentita da un contratto a tempo indeterminato.

Di contro, in cambio di questa minore certezza, chiedono una retribuzione che sia fortemente legata ai risultati, con degli obiettivi di medio termine da raggiungere.

Quindi nessun timore di perdere il posto? No, soprattutto da parte di chi ha già acquisito una buona esperienza nel proprio settore.

Questi lavoratori sanno bene di essere delle risorse per le aziende, e sono loro i primi a dire che non vogliono un posto a tempo indeterminato che rischia di limitarne i movimenti.

Chi sono questi lavoratori che bussano alla porta dell’Argenta?

Sono manager che hanno già sviluppato la loro carriera altrove e che chiedono di poter far fruttare in azienda la loro esperienza, o sono persone che arrivano da esperienze imprenditoriali.

Questi ultimi in particolare hanno magari un interesse verso determinati ambiti e vogliono approfondirli, ma non hanno alcuna intenzione di diventare dei dipendenti: finito il loro compito potrebbero tornare a lavorare in proprio.

Per le aziende dov’è il beneficio?

Innanzitutto nel fatto che molte, ad esempio tra le piccole e medie, non avrebbero la possibilità di assumere questi lavoratori così esperti in pianta stabile. Offrendo invece contratti flessibili in cambio di una remunerazione elevata legata agli obiettivi riescono a poter utilizzare queste professionalità.

E poi c’è un beneficio per l’intera struttura: si abbatte lo stress e ci si focalizza sui compiti. In che senso? Nel senso che se si porta avanti una politica di questo genere, si ha una forte focalizzazione sul business e non si disperdono le energie in altre attività che nulla hanno a che fare con il lavoro.

Chi occupa una determinata posizione nell’impresa lo fa non per “politiche” aziendali o altro, ma per conseguire un obiettivo. In questo modo si abbattono le tensioni, lo stress è solo positivo e non legato a gelosie e si lavora meglio insieme perché tutti hanno interesse a collaborare e a portare a casa il risultato.

India, in costante aumento il consumo di caffè e tè

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coffee board of india consumo di caffè e tè in india
Il logo del Coffee Board indiano

NEW DELHI – Nonostante la rapida crescita di succhi di frutta in bottiglia e bevande gassate, il consumo di caffè e tè sta salendo in India. Il consumo di caffè è aumentato del 6% negli ultimi anni, mentre il consumo di tè ha mostrato una crescita del 3% annuo.

L’innovazione di prodotto e strategia di marketing meglio hanno contribuito a diffondere la domanda di caffè a nord dell’India. Tea continua a bere l’uomo comune in tutto il paese.

La diffusa popolarità di bevande gassate supportati da intense campagne di promozione non ha un’ammaccatura sul consumo di caffè e tè. Bar e caffè funghi hanno fatto bere il caffè alla moda in città.

Il consumo di caffè è stato aiutato dal crescente urbanizzazione e una maggiore reddito disponibile.

Certo, l’India meridionale come una regione ha il maggior numero di bevitori di caffè. Ma un recente sondaggio condotto da Coffee Board mostrano che negli ultimi tempi più di crescita del 50% proviene da regioni non-sud.

Il presidente del Coffee Board Jawaid Akthar ha detto che il consumo di caffè ha mostrato una crescita media annua del 6% dal 2000. Nei decenni precedenti, la crescita è stata appena del 2%.

“Oltre ai punti vendita di fascia alta, il consumo di caffè solubile è in aumento in India del nord. Il nostro tentativo è quello di diffondere caffè nella regione, eliminando il concetto che è difficile da fare,” ha detto.

La percentuale di bevitori occasionali di caffè è aumentato negli ultimi anni nelle regioni non-sud. La scheda è appassionato di sfruttare questo potenziale di stati non-sud. il consumo di tè è in crescita del 3% ogni anno.

“E ‘più di bere un uomo comune e utilizzati nel 90% dei nuclei familiari del Paese”, ha detto Sujit Patra, segretario congiunto di Indian Tea Association.

Il maggiore consumo di caffè e tè sta accadendo in un momento in cui l’India sta rapidamente emergendo come uno dei principali mercati per soft drink e succhi di frutta.

“L’India è un mercato centrale per la Coca-Cola. L’azienda, l’India è stata crescente negli ultimi 19 trimestri,” ha detto il portavoce ufficiale della società.

Eduardo de Filippo, Jacob e Giuseppe Verdi: tre frasi celebri per il caffè

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eduardo de filippo
Eduardo de Filippo nella scena famosa per la frase sul caffè

MILANO – Personaggi famosi, attori, cantanti ed artisti si sono più volte espressi su cosa fosse per loro il caffè. Da Eduardo De Filippo, in Fantasmi a Roma (1961)

Ecco la frase celebre di Eduardo de Filippo: “Quando io morirò, tu portami il caffè, e vedrai che io resuscito come Lazzaro.”

Al giornalista ed autore tedesco Heinrich Eduard Jacob… “La scoperta del caffè fu, a suo modo, importante quanto l’invenzione del telescopio o del microscopio. Il caffè infatti ha inaspettatamente intensificato e modificato le capacità e la vivacità del cervello umano.”

…fino al nostro Giuseppe Verdi: “Il caffè è il balsamo del cuore e dello spirito.”

Francesco Sanapo rappresenterà l’Italia ai Mondiali caffetteria di Bogotà

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caffè corsini Francesco sanapo
Francesco Sanapo durante le prove

MILANO – Francesco Sanapo, istruttore e specialista della Torrefazione Caffè Corsini di Badia al Pino in provincia di Arezzo, rappresenterà l’Italia al Campionato mondiale Baristi caffetteria, presentando, dal 2 al 5 giugno a Bogotà, una personale miscela, studiata in Honduras, con il chicco di caffè più grande al mondo.

Sarà la classica sfida del Wbc, che tutti i concorrenti hanno affrontato nelle selezioni nazionali. Quindi una gara in 15 minuti dove preparare 4 espressi, 4 cappuccini e 4 bevande alcoliche base di caffè.

“Al mondiale ci vado con un caffè speciale – ha detto Sanapo nei giorni scorsi -, una miscela che io stesso ho selezionato in Honduras direttamente dalle fazenda, scelta tra 35 qualità diverse. Tra queste, la specie arabica varietà Maragogype, lavorata con un processo naturale, mi ha conquistato”.

Sanapo, originario di Specchia nel Salento (Lecce) è da anni responsabile master della Caffè Corsini.

Questo sarà il suo secondo assalto al mondiale perchè, vincitore delle ultime due edizione del campionato italiano baristi, si era già presentato alla sfida di Londra dove si classificò soltanto diciottesimo.

Come è fin troppo noto al Wbc l’Italia, benché sempre in gara, non ha mai vinto

Questa volta con Sanapo il movimento italiano riproverà con Sanapo a fare meglio dei quasi 60 concorrenti che da tutto il mondo si sono dati appuntamento per questa settimana nella capitale colombiana.

Dove Sanapo presenterà la sua miscela speciale al cospetto di una giuria di esperti del settore, provenienti da ogni parte del mondo, che valuteranno ogni prestazione secondo il gusto, la pulizia, la creatività, l’abilità tecnica e la presentazione del prodotto.

Il chicco di caffè scelto da Sanapo è il più grande del mondo, chiamato anche ‘chicco elefante’.

Un aroma unico

“Ciò che presenterò – ha spiegato Sanapo – avrà i sapori della prugna, dell’albicocca e miele con una leggera nota di scorza di arancia. Il retrogusto sarà di cioccolato. In questa nuova miscela, lavorata tutta al naturale, ho trovato quello che cercavo: un aroma dolce e al contempo corposo”.

Scovato direttamente in Honduras da Francesco Sanapo

“Sono stato in Honduras – ha aggiunto Sanapo – nella Montagna dei fiori a 1.480 metri di altezza, zona che vanta un meraviglioso clima. Sul punto più alto della montagna ho trovato la pianta di caffè da cui ho lavorato la miscela che porterò al campionato del mondo”.

Per ottenenere il biglietto per la finale – pagato dagli sponsor del capitolo italiano Scae coordinato da Andrea Lattuada: per saperne di più si può consultare il sito dell’associazione con tutte le regole che regolano la sfida mondiale http://www.scae-italia.it/evento-scheda.htm?id=171 – lo scorso marzo Sanapo si è aggiudicato, per la seconda volta consecutiva, il Campionato italiano baristi caffetteria alla Fiera alberghiera Tirreno CT di Carrara. Ha sbaragliatoo i finalisti selezionati nei mesi precedenti dagli oltre 250 concorrenti in gara e distanziando di circa 100 punti il secondo classificato.

Un distacco enorme per una sfida sempre così ravvicinata, frutto del lungo lavoro di studio e di tanta esperienza maturata in anni di corsi di formazione ed approfondimento.

Naturale che tra gli aspetti vincenti di Sanapo, almeno fino alla fase nazionale, ci sia stato anche il supporto della Corsini Cafè e la fiducia del dottor Patrick Hoffer, Presidente di Corsino Corsini S.p.A., che gli ha dato la possibilità di creare una miscela da competizione, nata nel laboratorio di qualità dell’azienda toscana.

Francesco Sanapo e Corsini sono un binomio che lavora per ampliare la figura del barista e della caffetteria in un contesto innovativo e dinamico, sfruttando l’ampia conoscenza della torrefazione del settore ristorazione

Sanapo da anni lavora per la scuola di caffetteria della Corsini “Master Bar”, nata come scuola di formazione professionale sul mondo del bar e del caffè.

E via via evoluta ed è diventa una scuola che crede nell’arte di eccellere e vuole insegnare come essere superiori per professionalità e servizio.

Aperti a tutti gli addetti al settore della ristorazione, i corsi tenuti da Francesco Sanapo mirano a fornire le conoscenze necessarie, la creatività, l’innovazione e i consigli su come interagire con il cliente.

Oltre alla formazione, diamo il nostro supporto nell’organizzazione di alcune tappe del campionato italiano baristi caffetteria valide per la qualificazione al World Barista championship.

Per far questo vi accompagna un team di professionisti. Responsabile Master Bar: Francesco Sanapo; Assagiatore laboratorio qualità: Michele Anedotti ;Responsabile laboratorio qualità: dottoressa Barbara Bendoni; Responsabile tecnico attrezzature bar: Enrico Pieracci.

Sanapo, che ha 31 anni, ha iniziato lavorando nella caffetteria di suo padre. È stato scelto come uomo immagine per il settore caffè della Fiera Sigep di Rimini 2012; manifestazione che punta sull’alta qualità, e che lo supporta al mondiale a Bogotà.

Potete seguire la sua avventura sul blog http://francescosanapo.blogspot.com/ e sulla pagina ufficiale di facebook “Francesco Sanapo”.

Scrive Luca Majer sull’investimento Lavazza del 2010 in GMCR/Keurig: mille lire al mese

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Lavazza more than italian
La sede Lavazza di New York negli Stati Uniti

di Luca Majer

MILANO – Chi ci legge ricorda come nell’agosto 2010 Lavazza investì duecentocinquanta milioni di dollari USA per acquisire 8.566.649 azioni (circa il 7% del capitale) del leader del caffè porzionato americano, la GMCR/Keurig.

Il prezzo pagato da Lavazza? Sotto i 30 dollari per azione, se leggo e calcolo bene. Poi il titolo GMCR entrò in uno di quegli uragani finanziari simili a quelli veri che in questi giorni innalzano e abbattono cose e animali e persone nella Bible-belt americana.

Insomma: il titolo GMCR che in dicembre del 2009 valeva 19$ nell’agosto successivo sfiorò i 33$, in settembre s’impennò sui 37$ (quasi raddoppiando di valore in 8 mesi) salvo poi planare sotto i 27$.

Fu allora che iniziò la pantomima delle dichiarazioni, delle cause contro GMCR, delle (tante) voci contro e delle (poche) voci a favore di questa cenerentola circondata dai temibili leviatani del caffè mondiale.

Eppure, in barba alle leggi di gravità finanziaria (o utlizzando una poco-nota variante delle stesse) il 14 febbraio 2011 la controllante del sistema porzionato e brevettato Keurig vide il proprio titolo toccare un picco di 46,35 $ per azione (leggasi: +231% rispetto al dicembre 2009).

Una crescita confermata più o meno fino all’8 marzo, la festa della donna, con il titolo GMCR che veleggiava attorno ai 40$. Un risultato incredibile per un settore maturo.

Il 10 marzo viene però annunciato quello che nel settore era da mesi una possibilità anche se nessuna certezza: Starbucks, dopo aver detto che che non farà più distribuire il suo caffè nei supermercati USA dalla concorrente Kraft, annuncia ora che per le capsule a suo marchio (abbandonato il kraftiano formato Tassimo) inizierà un lavoro “esclusivo” con Keurig.

Starbucks insomma corregge l’originale svarione (usare la piattaforma Tassimo: uno standard che vale uno stimato 3% del mercato del porzionato USA) e si adatta ad usare lo standard della concorrente GMCR (mossa logica, in fondo: Keurig controlla circa l’80% del porzionato USA).

Un “atto dovuto”, forse, ma dalle mirabolanti conseguenze. In due giorni il titolo GMCR aumenta del 50,7% andando a 61,71$. Un mese dopo è a 66 $ con una crescita quasi da repubblica di Weimar.

Un successo da festeggiare per decenni.

Non vi basta? No. Non basta. Considerato che in pochi mesi GMCR è riuscita ad aggiungere alla lunga lista di clienti Starbucks ma anche Dunkin’ Donuts, il colosso tra le “catene della prima colazione” americana, il management si trova “costretto” ad annunciare agli investitori una revisione (verso l’alto) delle previsioni di utili.

E il titolo? Il 9 maggio arriva a 76,50, con uno strabiliante rapporto P/E (prezzo/utili) di 96,07, cioè: occorre quasi un secolo perché l’investitore rientri dal suo investimento, a forza di utili.

L’11 maggio GMCR conferma che Lavazza ha acquistato altre 608.342 azioni (a 68,37$ per azione, per un totale di circa 41,5 milioni di dollari: il che porta l’investimento totale di Torino oltre i 200 milioni di Euro, al cambio odierno).

La notizia è quasi passata inosservata, oscurata da un titolo così univocamente volatile. Se usassimo gli aggettivi in voga presso certi giornali parleremmo di “quotazione impazzita” in “folle corsa” verso una “crescita da urlo”.

Guardate la progressione della settimana tra il 23 ed il 27 maggio: ogni giorno il titolo ha segnato un nuovo record, partendo da 76,52$ e finendo con un acuto di 83,75$ e un ottimo + 9,44% in cinque giorni. Sto scrivendo poco prima dell’apertura di lunedì 30 maggio ed il P/E è a 103,95 con un valore di borsa a 11,72 miliardi, il titolo “sceso” a 82,54$.

Valori comunque eccelsi. Ma prendiamo pure come riferimento un valore medio di quest’ultima settimana, ad esempio il valore del 25 maggio 2011 ($ 81,49). A questo valore la crescita nell’ultimo anno è stata di 348%, in due anni 445% e in cinque anni un terrificante 2700%.

Se aveste potuto investire centomila Euro nel maggio del 2001, sareste ritrovati 2.376.679 Euro (diventati oltre 2,4 milioni a fine settimana). Se aveste investito in dollari (per via di quella commedia dell’arte che è il cambio Euro/dollaro) vi sarebbe andata ancora meglio.

Tornando in Italia, la plusvalenza dell’investimento di Lavazza in GMCR è dell’ordine di grandezza del fatturato annuo del terzo torrefattore italiano.

O meglio: quasi il doppio, ai valori attuali, ed ovviamente tralasciando le sinergie commerciali e tecnologiche dell’accordo.

La morale è che negli anni del boom economico si cantava “se potessi avere mille lire al mese” (e i ricchi erano multi-milionari).

Poi con Mani Pulite si sono perseguite bustarelle miliardarie, mentre con l’Euro ci siamo ri-abituati a “sognare in milioni”.

Ma chi decide di camminare su certi altopiani incontra aziende come GMCR, che in pochi mesi ha guadagnato oltre 5 miliardi di dollari in valutazione borsistica, ovvero il PIL della Guyana o della Sierra Leone.

Cambiamo punto di vista.

All’inizio degli anni ’90 Keurig/GMCR era grande quanto un medio torrefattore italiano; oggi vale quasi tre volte la Gucci Group NV, una volta e mezza la Gap, metà della Kellogg, un terzo della Starbucks.

L’hanno chiamata la “Coca Cola del futuro” e se nessuno può leggere il domani (un P/E oltre 100 sembra quasi fantascienza), l’incredibile attualità di Keurig sta nei fatti.

Negli USA Starbucks ha re-inventato il modo di bere il caffè fuori-casa, ma è Keurig che sta modificando il modo di bere caffè in ufficio e in casa – un cambiamento è epocale per un mercato che vale molto di più.

In sintesi: né lo tsunami, né la Libia, né Ruby Rubacuori e Fukushima hanno saputo intaccare il successo del caffè in capsule. E

Lavazza – con l’investimento in GMCR e le sue attività nel porzionato – sta partecipando a questa rivoluzione storica del modo di prendersi un caffè, con una determinazione simile a quella di aziende stellari come Nestlè e Douwe Egberts.

O Keurig. Ben altro della barzelletta che diceva:”sai come fai a ritrovarti con un milione di dollari in Borsa? Beh: innanzitutto devi investirne due”.

Titolo originale: UN’ALTRA SETTIMANA ALLA KEURIG ESPONENZIALE: LA CRESCITA DI GMCR tra 1998 e 2011 Le crescite dei titoli di Starbucks, Peet’s e GMCR tra 2006 e 2011 dal sito di Luca Majer

Anna Simonelli visita l’azienda che fu fondata dal padre Orlando nel 1936

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Nuova Simonelli
Graziano Boldrini (a sinistra) e Anna Simonelli nel Training center Nuova Simonelli nello stabilimento di Fonte Moreto a Belforte del Chienti

BELFORTE DEL CHIENTI (Macerata) – Sceglie il bar per gustarsi un espresso in base alla macchina da caffè che si utilizza, segue dal web e dai social network tutte le novità dell’azienda, ma non aveva ancora visitato il nuovo impianto produttivo aziendale. In occasione di una sua recente visita a Macerata, la Nuova Simonelli ha accolto nel suo impianto di Fonte Moreto un’importante ospite.

Si tratta di Anna Simonelli, figlia di Orlando il fondatore dell’allora (1936 ndr) Officine Simonelli.

La Signora Anna, accompagnata da Graziano Boldrini, l’amico di sempre nonché attuale titolare, insieme a Nando Otttavi e Sandro Feliziani, dell’azienda di Belforte del Chienti, ha trascorso un pomeriggio intenso e ricco di bei ricordi, oltre che di emozioni per essere ritornata in quella realtà, fondata da suo padre, che ora si è trasformata in un’azienda internazionale.

Tra le linee di produzione Anna Simonelli ha apprezzato il design lineare e semplice delle macchine paragonandolo a quello dei gioielli Damiani e con Graziano Boldrini ha ricordato gli anni passati.

La precisione quasi maniacale di suo padre nel modo di vestirsi e presentarsi, le notti trascorse nella piccola fabbrica di famiglia per testare le macchine e gli incontri commerciali nel centro e nord Italia per promuovere e far conoscere la produzione firmata Officine Simonelli.

75 anniversario della fondazione

La visita di Anna Simonelli ricade in un periodo estremamente importante della vita aziendale: nel 2011 l’azienda celebra il 75° anniversario della fondazione e lo farà con un evento e la pubblicazione di un libro in cui sarà presente il contributo di Anna Simonelli e di sua sorella Silvia.

Capsule: Migros, l’Or allarga la gamma Ethical denuncia Nespresso

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capsule usate esausteCoffee_capsules_-_anieto2k Le capsule usate esauste non smaltite correttamente possono costituire una minaccia ambientale
Le capsule usate esauste non smaltite correttamente possono costituire una minaccia ambientale

MILANO – Capsule: Migros, l’Or allarga la gamma Ethical denuncia Nespresso. L’approssimarsi dell’estate non rallenta le grandi manovre in atto nel vecchio continente nel mercato del caffè porzionato: una torta da oltre 12 miliardi di euro, a livello di sola Europa occidentale, che fa gola a un numero crescente di concorrenti a tutti i livelli.

E mentre si segnala la discesa in campo di un nuovo produttore di capsule compatibili con il sistema Nespresso (si tratta dei francesi di Brown Coffee), la partita si sposta sempre più sul fronte della grande distribuzione organizzata.

Il fronte svizzero

In Svizzera, Coop ha confermato il suo interesse alla commercializzazione di caffè in capsule anche se – ha aggiunto un portavoce del numero due della Gdo svizzera – non è possibile al momento “indicare alcuna tempistica per quanto riguarda la comparsa di questa tipologia di prodotti nel nostro assortimento”.

Secondo indiscrezioni riprese dal quotidiano Tages-Anzeiger, ci sarebbe già un progetto in stadio avanzato con Ethical Coffee Company, in virtù del quale le capsule del fabbricante friburghese verrebbero commercializzate, a partire dall’autunno, negli scaffali del secondo dettagliante svizzero, oltre che (stando a quanto scritto dal periodico francese Capital) in quelli dell’insegna tedesca Rewe (oltre 3 mila punti vendita in Germania).

Fondata da Jean-Paul Gaillard, capo di Nespresso tra il 1990 e il 1998, Ecc distribuisce le proprie capsule Nespresso-compatibili in Francia attraverso il dettagliante Casino.

Capsule: United Coffee compra Delizio

Migros (primo gruppo Gdo svizzero) commercializza, dal lontano 2004, il sistema a capsule Delizio, messo a punto da Delica, una sua filiale con sede a Basilea, in cui opera un team di ingegneri capitanato da Eric Favre, il padre del sistema Nespresso.

All’inizio di quest’anno, il gigante cooperativo svizzero ha ceduto i diritti del suo sistema proprietario per il resto dell’Europa a United Coffee (già Drie Mollen), gruppo leader a livello continentale nelle produzioni a marchio del distributore (un migliaio di dipendenti e oltre un milione di sacchi di caffè verde trasformati annualmente).

Controllata da CapVest, società di private equity specializzata nei deal di mid-market, United Coffee ha spostato dall’anno scorso il proprio quartier generale dalla storica sede di ‘s-Hertogenbosch, nel sud dell’Olanda, a Ginevra, location considerata più centrale rispetto all’area geografica di presidio.

E in questa nuova fase punta con decisione al mercato del porzionato, con l’obiettivo di acquisire una share compresa tra il 10 e il 20% del mercato europeo, attraverso le forniture a marchio ad alcuni colossi della grande distribuzione, quali Tesco, Carrefour e Lidl. Nespresso vs Denner.

Sempre in Svizzera, continua la battaglia, attorno alle capsule di caffè Nespresso-compatibili, che oppone Nespresso a Denner, catena di discount alimentari, controllata dal 2007 dalla stessa Migros.

Il tribunale di San Gallo

Come si ricorderà, il Tribunale commerciale di San Gallo ha deciso, a inizio marzo, di sospendere il divieto di vendita delle capsule a marchio Denner revocando un’ingiunzione preliminare emessa a gennaio. In precedenza, il Tribunale commerciale di Zurigo aveva respinto nel merito un’ulteriore istanza presentata da Nestlé.

Nespresso ha già annunciato l’intenzione di ricorrere contro il provvedimento davanti all’istanza federale. Ecc denuncia Nespresso In Francia, intanto, Ethical Coffee Company ha denunciato Nestlé e Nespresso all’Autorità francese della concorrenza. Il fabbricante friburghese di capsule per caffè accusa il colosso di Avenches di ostacolare la concorrenza.

Ecc sostiene che Nestlé si avvale di tecniche per rendere le proprie macchine da caffè non compatibili con le capsule della concorrenza. Tra queste vi sarebbe, in particolare, l’uso di gancetti nella nuova macchina Pixie, che bloccherebbero la fuoriuscita delle capsule compatibili dopo l’utilizzo, come documentato da questo filmato

Il problema non è segnalato sulle capsule L’Or Espresso di Sara Lee. In Svizzera Ecc si già rivolta alla Commissione della concorrenza (Comco), che non si è ancora pronunciata.

Ecc è stata a sua volta denunciata da Nespresso per aver violato un suo brevetto. Alcuni mesi fa, Nespresso ha negato l’intenzione di apportare modifiche tecniche alle sue macchine per rendere possibile unicamente l’uso delle sue capsule.

L’opzione esiste ma attualmente non fa parte della politica dell’azienda – hanno dichiarato i vertici della società – Nespresso non è sulla difensiva, preferisce orientarsi sull’innovazione, sull’offensiva e soprattutto sulla cura della qualità del caffè.

Sara Lee rilancia

Rimane aperto anche il contenzioso tra Nespresso e Sara Lee, che commercializza in Francia le capsule Nespresso-compatibili L’Or Espresso.

In un anno, il prodotto ha compiuto progressi significativi conquistandosi una share del 4% sul totale del mercato caffè e una delle migliori rotazioni dell’intero mercato.

Tanto che Sara Lee ha deciso di arricchire la gamma di tre nuove referenze contraddistinte dal nome Sublime, con l’obiettivo di allargare la scelta e la disponibilità sugli scaffali e radicare ulteriormente la propria expertise in questo segmento specifico. Con un prezzo consigliato di vendita di 3,29 euro per confezione da 10 capsule, la gamma Sublime è più costosa del 10% circa rispetto alle altre referenze L’Or Espresso.

Dal canto suo, Nespresso ha annunciato a decorrere dal 1° giugno aumenti medi del 6% sui propri prodotti commercializzati in Francia.

Assemblea generale 2011 di Confida a Verona

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Lucio Pinetti assemblea generale venditalia
Lucio Pinetti presidente di Confida

MILANO – Confida, l’Associazione italiana della Distribuzione Automatica, ha presentato sabato, a Verona, in occasione dell’Assemblea generale annuale, lo studio di settore relativo al 2010, commissionato ad Accenture, azienda leader mondiale in consulenza direzionale.

Per vedere il dettaglio dello studio Accenture con tutti i numeri del 2010 http://www.comunicaffe.com/files/studio_di_settore_confida_anno_2010_realizzato_da_.pdf

Rispetto al 2009, il fatturato del 2010 ha fatto registrare un lieve incremento: da quasi 2,4 miliardi di euro si è passati a 2,6. Anche le consumazioni sono aumentate, passando da circa 5,9 miliardi a 6,3 (+7,8%), così come il parco macchine, cresciuto da 2,2 milioni di pezzi a 2,4, con un incremento del 6,73%.

L’estero all’assemblea generale

Quanto all’estero, il vending italiano, eccellenza europea e internazionale, esporta tecnologia per circa il 70% dell’intera produzione nazionale. È stato detto nel corso dell’assemblea generale.

Lieve ripresa

“Il mercato del vending fa registrare una lieve ripresa rispetto allo scorso anno, anche se continua a risentire della prolungata e più generale recessione: preoccupa moltissimo il continuo calo delle marginalità per le imprese, dovuto al costante incremento dei costi a fronte di un prezzo immobile da praticamente un decennio” spiega il presidente di Confida Lucio Pinetti durante l’assemblea generale, che prosegue

“A peggiorare ulteriormente le cose la pessima consuetudine, in particolare da parte delle pubbliche amministrazioni, di chiedere alle aziende del vending un ristorno sugli incassi a fronte dello svolgimento del servizio. Consuetudine a cui è ora di dire ‘Basta!’”.

“La crescita del 7% nel mercato delle imprese di gestione, con un fatturato che passa da 1,9 miliardi di euro a 2,1, che si rileva essenzialmente tra le piccole imprese, può essere spiegato con il nuovo metodo di analisi applicato, con cui si è riusciti ad analizzare con migliore precisione e accuratezza un numero maggiore di aziende rispetto al passato” afferma Pinetti.

“L’incremento delle consumazioni che abbiamo registrato è legato, oltre a un affinamento del metodo di raccolta dei dati, a una diminuzione delle ore di cassa integrazione del 3% registratasi nel corso del 2010, e quindi a una maggior presenza dei lavoratori nei luoghi di lavoro”.

“L’impegno del settore in campo salutistico comincia a far vedere i suoi risultati: anche se in valore assoluto sono ancora piuttosto contenuti, si registra un costante aumento nei consumi dei prodotti a base di frutta, yogurt e snack a basso contenuto calorico.

Tra i prodotti maggiormente acquistati al distributore vi è poi l’acqua minerale che (con circa 700 milioni di pezzi all’anno in Italia su un complessivo di un milione di bevande fredde vendute).

Alimento primario per il benessere e la salute, il grande consumo di acqua minerale nel comparto del Vending evidenzia la componente di servizio delle nostre imprese e contribuisce a demolire uno dei luoghi comuni sulla distribuzione automatica, che vorrebbe identificare nei prodotti contenuti nelle ‘macchinette’ solo quelli voluttuari” spiega il presidente di Confida.

Il mercato del vending – secondo Accenture – si sta lentamente riprendendo dalla crisi che ha colpito l’economia. L’attenzione all’innovazione e la centralità del consumatore sono aspetti importanti che si affermeranno sempre più in futuro.

“Il consumatore finale pone sempre maggiore attenzione alla qualità dei prodotti contenuti nei distributori automatici – spiega Pinetti – proprio per questo abbiamo avviato la certificazione di gruppo TQS Vending, evoluzione della carta dei servizi Confida, che colloca, all’interno della filiera agroalimentare, il vending tra i settori più attenti alle garanzie del consumatore.

Il TQS, inoltre, è un riferimento importante del Capitolato Standard per la concessione di servizi di ristoro a mezzo distributori automatici promosso da Confida per le pubbliche amministrazioni.

Al via in autunno la campagna di comunicazione nazionale fortemente voluta dall’Associazione guidata da Lucio Pinetti: attraverso migliaia di spot pubblicitari la distribuzione automatica comunicherà i propri valori, qualità, prossimità, continuità.

Oman: made in Italy alla tavola del Sultano, Caffè Ottolina e 10 altre aziende svelano bontà

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Oman Remo Ottolina
Il cavalier Remo Ottolina patron della Caffè Ottolina di Milano è presidente di Altoga e consigliere Confcommercio

MILANO – La torrefazione Caffè Ottolina e altre 10 aziende nel settore agroalimentare presentano per la prima volta in Oman i prodotti più autentici della gastronomia italiana. L’olio extravergine di oliva, la pasta, i formaggi, il caffè e le specialità della pasticceria regionale stanno approdando sulle più prestigiose tavole arabe, nel corso della prima settimana dell’agroalimentare made in Italy.

L’iniziativa, sotto l’altro patrocinio del ministero dell’Agricoltura e del ministero del Turismo, è stata promossa da Langworth Ltd. L’agenzia di business development che opera nel Golfo Persico a supporto delle aziende italiane interessate ai mercati arabi. E si è realizzata in collaborazione con l’ambasciata d’Italia a Mascate e il TSC Sultan Center, una delle principali catene di ipermercati del Medioriente.

Le imprese e i loro prodotti 100% made in Italy illustrati nel corso di un workshop agli addetti ai lavori più strategici. Coinvolgendo circa cinquanta chef e responsabili acquisti dei più prestigiosi hotel, ristoranti e società di catering del Paese.

Alla presentazione, si legge in un comunicato, hanno preso parte anche i responsabili del catering della Royal Court e della Royal Yacht; che curano le forniture della famiglia reale.

Due importanti realtà della provincia di Salerno, come La Doria e Imepa, hanno già ottenuto un primo ordine di acquisto. Che consentirà di testare immediatamente la risposta dei consumatori omaniti.

Già disponibili sugli scaffali anche i prodotti da forno Montebovi e numerose varianti del pregiato olio di oliva Monini.

I prodotti italiani saranno in vendita fino al 31 maggio nel principale ipermercato The Sultan Center a Muscat, capitale del Sultanato. E il successo del test di mercato in corso ha già spinto il management della catena, che solo in Oman conta 9 punti vendita, a confermare la volontà di prevedere a breve forniture stabili per alcune referenze.

Tra gli altri brand presentati nel Sultanato spiccano nomi di prestigio della tradizione agroalimentare italiana. Come Auricchio, Pasta Vietri, Caffè Ottolina, Offelleria Tacchinardi e Pasticceria