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Salute: tre caffè americano al giorno aiutano a vincere l’epatite C

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dieta isolamento caffè lungo inglese americano
Una tazza di caffè nero inglese o americano

MILANO – Consumare almeno 3 tazze di caffè americano al giorno può aumentare l’efficacia della terapia contro l’epatite C.

Lo afferma uno studio dei ricercatori del Department of Health and Human Services di Rockville (Stati Uniti) nelle pagine della rivista Gastroenterology.

Gli autori specificano che l’effetto non può essere al momento generalizzato a tutte le terapie disponibili contro l’epatite C.

Lo studio ha focalizzato i pazienti trattati con una combinazione di peginterferone e ribavirina, dimostrando che se si bevono almeno tre caffè al giorno l’Rna virale risulta assente dal siero del 73% dei pazienti già dopo 12 settimane di terapia.

A 20 settimane non si è rilevata traccia del virus nel 52% dei pazienti, e l’effetto si è mantenuto nel 49% dei casi anche alla 48a settimana.

Nel 26% dei casi l’Rna ha continuato ad essere assente anche a 24 settimane dalla fine della terapia.

Nei pazienti che non consumano caffè, invece, questi valori sono risultati, rispettivamente, pari al 46, 26, 22 e 11%.

“Il consumo di caffè si associa a un livello inferiore di enzimi epatici. E alla riduzione delle malattie croniche e del cancro al fegato”, afferma Neal Freedman. Che è l’autore principale della ricerca.

Ulteriori studi consentiranno di stabilire se il caffè può aiutare anche i pazienti sottoposti ad altre terapie contro la patologia.

Francesco Corona a tu per tu con la dc pro Dalla Corte sponsor Coffee in Good Spirits 2011 World Championship ( Maastricht dal 22 al 24 giugno)

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Francesco Corona
Francesco Corona

BARANZATE (Milano) – Francesco Corona ha visitato il nuovo stabilimento di Dalla Corte e testato la macchina che lo accompagnerà alle finali mondiali di mixability a Maastricht, in Olanda.

La preparazione alla finale di una delle World Championship della Scae – Speciality Coffee Association of Europe – in programma a Maastricht (Olanda) dal 22 al 24 giugno 2011 è un’operazione molto complessa.

Per questo Francesco Corona, campione italiano Coffee in Good Spirits e specialista in mixability al locale La Goletta di Genova, ha fatto visita alla sede di Dalla Corte macchine espresso per una full immersion di tecnica e messa a punto dei dettagli dei drink che lo vedranno competere in veste di rappresentante italiano all’interno della competizione mondiale.

dalla corte dc pro Francesco Corona
La Dalla Corte Dc Pro che sarà utilizzata da Francesco Corona ai Mondiali di Maastricht in Olanda

La dc pro è infatti la macchina ufficiale con la quale si cimenteranno tutti i concorrenti di questa gara.

Con Andrea Lattuada, suo tutor e coordinatore italiano del chapter Scae, e i tecnici di Dalla Corte, capeggiati da profondi conoscitori del mondo del caffè quali Paolo Dalla Corte e Andrej Godina, Corona ha individuato la giusta temperatura che permetterà di ottenere espressi perfetti e ben bilanciati dalle due miscele da lui create.

La variazione anche di un solo grado, infatti, può “spostare” il gusto del caffè su un amaro eccessivo o un acido non desiderato.

Dopo di che, via con la realizzazione dei drink, unendo con attenzione gli ingredienti e testando il risultato finale.

“Durante la gara, che si svolge in 8 minuti e prevede la preparazione di due cocktail, ogni lavorazione deve essere pulita, fluida, perfetta. Per questo per me è importante conoscere a fondo e avere la massima confidenza con la dc pro di Dalla Corte, e studiare, ripetendo ogni movimento, ogni particolare che porta alla realizzazione delle bevande miscelate”.

Francesco Corona per ora non vuole svelare i segreti dei suoi cocktail

Si sa soltanto che sono degli short, serviti in bicchieri Oslo da 90 cc; al cui interno il caffè è il protagonista indiscusso. I vari ingredienti non lo “coprono”, ma contribuiscono ad esaltarne le caratteristiche.

Abbiamo comunque qualche anteprima curiosa: la prima miscela, caratterizzata da note floreali e fruttate, sarà esaltata, tra l’altro, da un infuso di petali e boccioli di rosa, mentre la seconda, con tema olandese come vuole il regolamento, conterrà anche scaglie di rapa rossa: le sue particolari caratteristiche organolettiche saranno abilmente “governate” dagli altri ingredienti.

In allenamento con Andrea Lattuada

In questi giorni Corona prosegue i suoi allenamenti con la macchina dc pro a Retorbido (Pavia). Cioè presso la 9bar Academy, riconosciuta da Scae come scuola autorizzata e certificata per la formazione degli operatori della caffetteria.

Dalla Corte è anche sponsor del World Latte Art Championship. Il suo rappresentante italiano è Andrea Antonelli.

Info: Dalla Corte Srl Baranzate (Milano)

E-mail: info@dallacorte.com
Web: www.dallacorte.com

Lavazza, da mercoledì c’è Antonio Baravalle per la nuova governance nella tazzina

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antonio baravalle lavazza
Antonio Baravalle atteso dal 22 giugno sul ponte di comando della Lavazza

MILANO – Nel CorrierEconomia il settimanale economico del Corriere è uscito un articolo completo sulla svolta che attende la Lavazza che, nell’assemblea di bilancio di mercoledì prossimo, nominerà in Andrea Baravalle il nuovo amministratore delegato.

di Sacchi Maria Silvia

A Torino la consegna è quella del silenzio. Nessun commento, nessuna spiegazione fino al prossimo 22 giugno, mercoledì. Sarà quello il giorno in cui l’assemblea degli azionisti della società del caffè da 1,1 miliardi di euro nominerà il nuovo amministratore delegato nella persona di Antonio Baravalle, in arrivo da Mondadori dov’ era direttore generale Educational e amministratore delegato Einaudi.

Gli equilibri all’arrivo di Antonio Baravalle

Ma, insieme ad Antonio Baravalle, che rileva il testimone da Gaetano Mele, 66 anni, la famiglia Lavazza varerà anche la nuova governance che segnerà il passaggio definitivo dalla terza alla quarta generazione.

Regole rese necessarie dall’allargamento dell’azionariato che si è creato con il trascorrere del tempo.

Tre (Antonella, Marco e Manuela) sono i figli di Alberto Lavazza, 70 anni, attuale presidente del gruppo e ultimo esponente in azienda della terza generazione.

Due (Giuseppe e Francesca) i figli di Emilio Lavazza, scomparso un anno fa.

E proprio la morte del presidente onorario, l’imprenditore che, insieme ad Armando Testa, diede vita a due personaggi storici del Carosello come Carmencita e Caballero, aveva provocato nei mesi scorsi un’ accelerazione del processo di ridefinizione delle regole.

Da quel che si è potuto comprendere il consiglio avrà dei cambiamenti e vedrà l’ingresso di un più nutrito numero di consiglieri indipendenti, assumendo dunque una governance sempre più simile a quella delle società quotate senza avere – almeno questo è ciò che si ricava a oggi parlando con persone vicine alla società – progetti di avvicinamento alla Borsa.

Il tema di come regolare i rapporti tra i due «nuovi» rami che controllano Lavazza con il 50 per cento ciascuno era arrivato sul tavolo della famiglia all’ inizio dell’anno e il suo primo snodo era appunto previsto con il rinnovo del consiglio di amministrazione della società del caffè che scade, dopo tre anni, con l’ approvazione del bilancio 2010.

I risultati lasciati da gaetano Mele ad Antonio Baravalle

Un anno che si è chiuso con un risultato gestionale in linea con il 2009, mentre l’utile netto dovrebbe essere inferiore al precedente come conseguenza dell’aumento dl prezzo del caffè che si è fatto sentire in particolar modo nella seconda parte dell’anno.

I preventivi, lasciati da Mele al suo più giovane successore, indicano per quest’anno un risultato gestionale inferiore al 2010 per poi tornare a salire nel 2012 quando si dispiegheranno gli effetti dell’ aumento dei listini decisi dal gruppo torinese.

I progetti di Antonio Baravalle

Si è sottolineato il «più giovane» in riferimento a Baravalle perché il nuovo amministratore delegato ha 46 anni. Ed ha davanti a sé un impegno di lungo periodo; che lo vedrà affrontare non solo il rafforzamento dell’ espansione internazionale, già avviata da Mele con l’ acquisto, l’ estate scorsa, del 7% dell’americana Green Mountain Coffee Roasters con un investimento di 250 milioni di euro.

La sfida delle capsule

Ma anche la sfida per avere una posizione di rilievo nel cosiddetto «porzionato», le capsule sulle quali la competizione è altissima. Basti ricordare la battaglia legale tra Nespresso, del gruppo Nestlé, l’ americana Sara Lee e la francese Ethical Coffe.

Le vendite di macchine da caffè con cialda sono cresciute del 24,3% tra ottobre 2009 e settembre 2010, secondo le stime Gfk. Ed è l’unica categoria di macchina espresso che cresce e le previsioni sono ancora migliori per il 2011.

E le acquisizioni?

Nei prossimi sei-dodici mesi del caffè si prevedono possibili assestamenti sul mercato. Ma questo toccherà a Baravalle deciderlo, così come il rinnovo del contratto di lavoro attualmente fermo in attesa delle nomine.

Tutto è controllato dalla holding Finlav

La FinlavL’assetto Lavazza è controllata dalla famiglia omonima attraverso Finlav. È una holding che ha come primo oggetto sociale l’attività di «acquisizione e gestione della partecipazione sociale nella Luigi Lavazza spa».

Finlav a sua volta riporta, con quote paritetiche, alle due accomandite di Alberto Lavazza e figli e degli eredi di Emilio Lavazza.

Un ruolo di cerniera tra i due gruppi è affidato ad Ago, società semplice costituita nel 1989 tra Alberto ed Emilio Lavazza. Ha quote uguali e come soci d’opera Franzo Grande Stevens, Cesare Ferrero e Tullio Toledo.

Possiede 2 azioni ordinarie di Finlav, sua unica partecipazione, ed è appunto l’ «ago della bilancia» del gruppo.

La famiglia

Giuseppe, 45 anni, e Francesca, 41 anni, sono i due figli di Emilio Lavazza. Entrambi attualmente siedono nel cda sia di Lavazza che di Finlav, società delle quali Giuseppe è, rispettivamente, vice presidente e amministratore delegato.

Dei tre figli di Alberto, Antonella, 38 anni, è oggi nel cda di Lavazza e di Finlav. Marco Lavazza, 33 anni, è in quello di Lavazza. L’ ultimogenita Manuela studia ancora.

Le mani della ‘ndrangheta calabrese sui bar della capitale

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'ndrangheta calabrese
Le diramazioni della 'ndrangheta calabrese in tutta Italia e anche nekla capitale

ROMA – Importanti bar e ristoranti della capitale gestiti da nullatenenti, ex barbieri o braccianti agricoli. Ma in realtà in mano alla ‘ndrangheta calabrese. Una fitta rete di prestanome che faceva capo a un unico personaggio, Vincenzo Alvaro; 47 anni, figlio di Nicola – detto ‘Beccauso’ – capo del ‘locale’ di Cosoleto dell’omonima cosca, in provincia di Reggio Calabria.

Un giro di attività illecite con “un elevato livello di penetrazione” mafiosa, scoperto durante l’operazione ‘Rilancio’ condotta a Roma dai Carabinieri del Ros.

Ieri mattina gli agenti hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere per Alvaro, ritenuto il “punto di riferimento nel panorama capitolino – si legge nell’ordinanza d’arresto firmata dal gip; e nel centro Italia per tutti gli esponenti di ‘ndrangheta calabrese interessati ad attività di reinvestimento e reimpiego di capitali illeciti”. E Damiano Villari, 42 anni, il più importante dei suoi prestanome per il numero di intestazioni fittizie e l’ “elevato spessore delinquenziale”.

Entrambi risultano indagati per intestazione fittizia di beni con l’aggravante delle finalità mafiose.

Contemporaneamente, i carabinieri hanno eseguito 17 perquisizioni nei confronti di altrettanti indagati. L’inchiesta, cominciata nel 2007, aveva già portato due anni fa a due sequestri, operati nei confronti di soggetti ritenuti dai carabinieri collegati alla cosca.

Uno di merce contraffatta importata dal Vietnam, con il coinvolgimento di 12 indagati e della Mcs srl

Circostanza tuttavia smentita dal legale dell’azienda, Pasquale Gallo, che sottolinea come tra l’operazione del 2009 e quella di oggi non ci sia alcun collegamento.

L’altro sequestro era invece rivolto proprio nei confronti di Vincenzo Alvaro e riguardava il suo intero patrimonio immobiliare e numerose attività commerciali.

Come il leggendario Caffè de Paris di via Vittorio Veneto, il tutto per un totale di 200 milioni di euro. Ma il boss non avrebbe interrotto i suoi traffici, acquistando grazie a dei prestanome nuove attività.

Due quelle sequestrate oggi a Roma: il bar ‘Il Naturista’ in via Salaria e il bar ‘Pedone’ di via Ponzio Comino, del valore superiore ai due milioni di euro.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Alvaro era a capo della promanazione laziale della cosca ‘ndranghetista calabrese degli Alvaro, originaria dei comuni di Sinopoli e Cosoleto, in provincia di Reggio Calabria.

Già sottoposto a sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno e all’applicazione di misure di prevenzione patrimoniale – disposte dalla procura di Reggio Calabria -, decide di ricorrere a una fitta rete di prestanome per salvaguardare le sue attività da possibili sequestri.

Il suo nome non compare mai negli atti di compravendita ma, dalle intercettazioni tra Alvaro e alcuni dei personaggi coinvolti, gli investigatori hanno potuto notare come venisse “costantemente informato dell’andamento del locale e degli incassi giornalieri”.

Tanto da definirlo “l’esclusivo dominus dell’attività”. Il piano, scrive il gip nell’ordinanza, era stato ben preparato: Roma è una città grande, difficile attirare l’attenzione.

Eppure la “natura sospetta di una molteplicità di investimenti finanziari “ ha interessato gli inquirenti. Che hanno notato diverse stranezze nell’“acquisizione di quote di società che gestiscono esercizi commerciali”.

Operazioni sospette per la mancanza di disponibilità economiche dei prestanome

In alcuni casi “addirittura nullatenenti, vendite e intestazioni in periodi vicini al sequestro ai danni di Alvaro, acquisti ingenti in contanti, o ancora “assenza di titoli comprovanti la vendita”. Ma soprattutto il “numero impressionante di attività imprenditoriali” coinvolte.

Tra i numerosi prestanome, sottolineano gli inquirenti, un ruolo di primo piano veniva giocato da Damiano Villari, originario di Sant’Eufemia d’Aspromonte, in provincia di Reggio Calabria. Sposato con Maria Eufemia Billè, coindagata nello stesso procedimento, Villari al suo paese era un barbiere, mentre la moglie gestiva una tintoria.

Dagli accertamenti patrimoniali nei suoi confronti è risultato che, tranne nell’anno 2007, “ha dichiarato redditi appena sufficienti al sostentamento del nucleo familiare”.

All’improvviso però, nel 2001, si trasferisce a Roma dove, a nome della moglie, acquista “un esercizio commerciale di primissimo piano”, il bar ‘California’. P

ur essendo “sostenzialmente nullatenente, così come la moglie”. Poco dopo, scrive il gip nell’ordinanza, Vincenzo Alvaro ottiene il trasferimento del soggiorno obbligato a Roma, proprio grazie a una lettera di assunzione firmata dalla Billè, come aiuto cuoco al ‘California’.

Da quel momento, sottolinea il giudice, Villari “è protagonista di una frenetica attività di acquisizione e gestione di locali sempre più importanti”. “La testa di ponte per la cosca Alvaro nella capitale”.

Questo, secondo gli investigatori, il ruolo di Villari nella vicenda: inspiegabile gestore di prestigiose attività ma che da solo non può decidere nulla. Senza cioè consultarsi con misteriosi “soci calabresi” che gli inquirenti hanno indivduato negli uomini della cosca Alvaro.

“Arriverà qualcuno dalla Calabria che vuole lavorare” risponde Villari della ‘ndrangheta calabrese in una conversazione intercettata con Giovanni Adornato, direttore del ‘Cafè de Paris’, un altro dei locali degli indagati

Lo stesso che Villari, pur avendo avviato delle trattative con Abdalla Seed Tabib, sostiene di non poter cedere “perché la ‘ndrangheta calabrese mi ha detto di non vendere”. Motivazione riportata dallo stesso Tabib, che aggiunge: “Lui assunse un atteggiamento, come dire, mafioso, di minaccia dicendomi che dovevo stare attento”.

Una circostanza confermata anche dal legale dell’uomo, Roberto Angeloni, che racconta di un incontro a tre nel suo studio per risolvere le controversie tra Tabib e Villari legate all’acquisto del locale.

“Il Villari – dice l’avvocato – mi riferì che lo stesso nella vendita del ‘Cafè de Paris’ non era il solo a decidere. Pertanto a seguito di pressioni ricevute da altri soci calabresi non poteva vendere l’attività”.

L’ordianza del gip contro le infiltrazioni romane della ‘ndrangheta calabrese

Pressioni, specificano i magistrati e il gip nell’ordinanza, che avevano ormai raggiunto “un elevato livello di penetrazione della ‘ndrangheta calabrese nel tessuto economico capitolino, inquinato dal massiccio impiego di capitali di incerta provenienza”.

Kraft Foods che ha i marchi Hag, Splendid, Maxwell House e Jacob, ora fa gola a molti

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Caffè Splendid prodotto Kraft
Caffè Splendid è uno dei prodotti Kraft in Italia

MILANO – La crescita del secondo semestre 2010 avrebbe potuto e dovuto essere più dinamica, ma Kraft, che in Italia è nota per il caffè Splendid si fa perdonare con una redditività in netta crescita. Il titolo è a buon mercato.

L’azienda

La Kraft è uno dei più grandi gruppi alimentari a livello mondiale, con un fatturato annuo di 25,6 miliardi di euro, oltre 37 miliardi di dollari Usa. Kraft gestisce un ampio portafoglio di marchi primari in oltre 150 paesi, inclusi nove brand con fatturati superiori al miliardo di dollari, come formaggi, piatti pronti e salse Kraft; i prodotti a base di carne Oscar Mayer; il caffè Maxwell House, il formaggio cremoso Philadelphia; i biscotti e i crackers Nabisco e il marchio Oreo; il caffè Jacobs, il cioccolato Milka e i biscotti LU.

Dal 30 marzo 2007 Kraft è una società completamente indipendente ed è inclusa nell’indice Standard e Poor 500.

La società è anche inclusa nel Dow Jones Sustainability Index e nell’Ethibel Sustainability Index.

La storia

La Philip Morris, azienda produttrice di tabacco, molto nota anche perché sponsor della Ferrari di Formula 1, oggi quotata in Borsa come Altria Group, ha acquistato nel 1988 la Kraft per 12,9 miliardi di dollari, fondendola con un’altra sussidiaria alimentare, la General Foods, acquistata nel 1985.

Nel 2000 la Philip Morris ha acquistato la Nabisco (azienda dolciaria nota per il suo biscotto Oreo) e l’ha fusa con la Kraft, mantenendone però l’autonomia.

Altria ha venduto 280 milioni di azioni Kraft attraverso un’OPV nel 2001, trattenendo per sé una quota societaria dell’88,1%.

Il 31 gennaio 2007, dopo mesi di speculazioni, la compagnia ha annunciato che i titoli in suo possesso sarebbero stati ceduti agli azionisti di Altria il 30 marzo 2007. Attualmente la società non detiene più alcun interesse in Kraft Foods.

Il 30 novembre 2007 la multinazionale nordamericana perfeziona l’acquisizione dell’intero settore biscotti del Gruppo Danone comprendente anche il marchio storico italiano Saiwa.

I due marchi della Kraft nella filiera caffè in Italia sono Splendid e Hag

Splendid, marchio storico del Caffè, viene acquistato nel 1992. E’ prodotto nello stabilimento di Andezeno (Torino). Hag è una miscela di caffè decaffeinato di Arabica e Robusta, leader del mercato del caffè decaffeinato

Sara Lee annuncia lo spin off della divisione internazionale caffè

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Il logo di Sara Lee

MILANO – Sara Lee Corp. ha annunciato ieri lo spin off, cioè l’uscita dalla società maggiore per fondare una newco, della sua divisione internazionale tè e caffè, con un cambiamento di programma rispetto ai piani resi noti lo scorso inverno.

Questi progetti prevedevano la creazione di una divisione carni e dessert surgelati separata per il nord America.

Si tratta di un’operazione che va ben al di là di un semplice spin off: stiamo realmente dividendo una compagnia globale in due entità specializzate indipendenti – ha dichiarato al Wall Street Journal il presidente esecutivo Jan Bennink.

Aggiungendo “Quando abbiamo cominciato ad affrontare nei dettagli la separazione dei due business ci siamo resi conto che avremmo realizzato maggiori guadagni di efficienza separando la divisione internazionale caffè”.

Lo sdoppiamente in due società quotate è previsto per l’inizio del 2012.

Kraft in Sud Africa si converte al cioccolato equo e solidale

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kraft
Alcuni dei marchi Kraft

MILANO – Svolta all’insegna del fair trade in casa Kraft. La filiale sudafricana della multinazionale alimentare ha annunciato con un comunicato alla stampa che acquisterà il cacao da lavorare nei suoi impianti direttamente dai coltivatori dell’Africa occidentale.

E che i prodotti ottenuti raggiungeranno i consumatori tramite i canali del commercio equo e solidale.

L’annuncio arriva da Fair Trade South Africa, il locale organismo certificatore dell’attività a favore dei produttori locali. Che rappresenta circa mezzo milione di piccoli coltivatori e braccianti del continente.

Vienna a occhi chiusi, viaggio nella capitale tra i suoni e i profumi delle caffetterie

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caffè viennesi Vienna
Caffetterie Viennesi

VIENNA – Il walzer, ma anche i caffè. Vecchia signora dall’ingombrante passato e un tempo culla di celebri compositori, Vienna è una città che può far sognare anche a occhi chiusi. Sul filo di suoni che accompagnano questo antico centro dell’impero asburgico, oggi legato ai suoi trascorsi anche da un’eredità indefinibile e molto particolare: quella del cosiddetto “suono viennese”.

Per quasi vent’anni Wolfgang Vladar ha fatto parte dell’Orchestra Filarmonica di Vienna.

Lo strumento che sta suonando è il “corno di Vienna”: una particolare tipologia di corno, le cui tonalità contribuiscono in maniera determinante al “suono viennese”.

“La parola chiave – ci dice – credo sia morbidezza. Mi verrebbe da dire che c‘è dell’amore in ogni tono. Il modo in cui ogni tono nasce, come viene portato… E infine come conduce al successivo, il modo in cui i toni si legano e poi finiscono per spegnersi”.

Una presenza tanto importante, quella del suono, da meritare a Vienna anche un museo: sei piani di esposizione e installazioni interattive, dedicati all’insolito viaggio nell’universo dei fenomeni acustici e musicali. Simon Posch è il direttore.

“Il suono viennese – dice – è la sintesi perfetta di accuratezza ed emozione.

I componenti dell’Orchestra Filarmonica di Vienna sostengono che a volte abbia un tocco di abbandono… Il che equivale ovviamente a emozione. Al fatto che sia meno legato alla precisa esecuzione delle note e sia invece più orientato al cuore e al sentimento.

E’ questo il suono viennese”. Ma il suono di Vienna va ben oltre la musica. E’ un accompagnamento alla vita di tutti giorni, che troviamo anche in un’altra delle istituzioni secolari della città: i caffè viennesi.

E’ in uno di questi, il caffè Scharzenberg, che ritroviamo Wolfgang Vladar. “Per me – racconta – il suono tipico di Vienna è da un lato la musica, perché costituisce una buona parte della mia vita.

Ma è anche quello di una tazzina da caffè che sbatte sul piattino. Anche questo fa parte del suono di Vienna. La mattina, appena sveglio, mi basta sentirlo per sapere che mi trovo a Vienna”. Radicatisi in città a partire dal XVIII secolo, i caffè si sono da allora affermati come punto di ritrovo di letterati, musicisti e semplici cittadini.

Una parentesi dalla frenesia di tutti i giorni, in cui quello del caffè è ancora oggi un rito che ha il suo ufficiante nel “Wiener Ober”, il capo cameriere. Gerhard Seiz è uno di loro e lavora nello storico Hotel Sacher. “Il segreto – dice – è anzitutto la discrezione. E questa è forse la principale differenza fra un normale cameriere e un Wiener Ober.

Nella maggior parte dei casi, si tratta poi di persone che lavorano da anni nello stesso posto e conoscono quindi i clienti. Spesso si finisce per venire a conoscenza di questioni private, a volte molto intime, che vanno tenute per sé. Il capo cameriere, qui a Vienna, deve quindi anche essere una spalla su cui piangere. A volte addirittura un po’ uno psicologo”.

L’età d’oro dei caffè viennesi è tra la fine dell’Ottocento e gli anni Trenta. E’ allora che si affermano come luogo di ritrovo degli intellettuali.

“All’epoca – torna a dirci Wolfgang Vladar – la scena culturale viennese era vivacissima. E il suo punto di ritrovo erano i caffé. E’ per questo che parliamo di ‘poeti da caffè’. Ce n’erano molti a Vienna”.

C‘è frenesia fin dal primo mattino nella pasticceria Demel. Mecca dei buongustai, celebre soprattutto per la sua Sacher Torte. Il capo-pasticcere Michael Bednar ci consente di seguirlo nei preparativi.

“E’ anzitutto fondamentale ottenere la giusta consistenza dell’impasto – ci dice -. Deve potersi stendere come una pellicola. E’ da questo che se ne può valutare la qualità. Bisogna avere una grande esperienza e un buon istinto per capire se sia buona o meno. Non esiste una ricetta”.

Ingrediente segreto, dice Bednar, è insomma l’intuito. Una lezione appresa in 25 anni d’esperienza, che l’hanno portato a confezionare la bellezza di oltre un milione di Sacher Torte. Tracce del glorioso passato di Vienna sono praticamente ad ogni angolo della città.

Una delle più caratteristiche è il “Fiaker”, tipica carrozza a cavalli, che dal XVII secolo arricchisce col suo inconfondibile contributo il tappeto sonoro della città. Seppure sempre con un occhio al passato, Vienna non manca di guardare al futuro.

A testimoniarlo è un’altra e più moderna voce, nel coro dei suoni che contraddistinguono la città: quella di ruspe e trivelle, che lavorano senza sosta nei pressi della stazione centrale. Un progetto da quattro miliardi di euro, che si propone per il 2015 di riammodernare lo snodo ferroviario e regalare alla città un nuovo e avveniristico quartiere.

“I viennesi – spiega il capo-progetto Eduard Winter – non conoscono questa zona, perché era una stazione di scarico merci. L’accesso al pubblico era vietato e non si poteva neanche attraversarla per passare da un quartiere all’altro. Era insomma una vera barriera, che noi abbiamo pensato di eliminare, sostituendola con una stazione ferroviaria, un nuovo quartiere residenziale e un grande parco”.

Dai suoni più moderni di Vienna passiamo ora a uno di quelli più antichi: l’accento. Anche lui porta i segni del tempo, ma resta aggrappato ai tratti distintivi della sua identità. Il musicista e scrittore austriaco Peter Henisch gli ha dedicato il libro “Schwarzer Peter”, in cui sottolinea le differenze che lo separano dal tedesco.

“La lingua tedesca – legge per noi dal suo libro – si forma nella parte anteriore della bocca, da cui viene a tratti sparata come fuoco d’artiglieria. Quella austriaca proviene invece dalle profondità della bocca e ha quindi bisogno di più tempo per venire alla luce. Può quindi risultare a volte più pesante, più primitiva, ma anche più poetica”.

E’ poi con il calar del sole, che il sipario si alza sull’indiscusso principe del suoni viennesi: quello dell’Orchestra Filarmonica. Un patrimonio di cultura e musica, che dalla sua fondazione nel 1842, custodisce gelosamente il tesoro della sua tradizione.

Per ascoltare i suoni e vedere il video http://it.euronews.net/2011/04/12/vienna-a-occhi-chiusi-viaggio-tra-i-suoni-della-citta/

Kenya: Nce riprenderà le aste di caffè il 28 giugno

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La coltivatrice di caffè, Elizabeth Chepkwony

MILANO – Le aste di caffè in Kenya presso il Nairobi Coffee Exchange (Nce) riprenderanno il 28 giugno, in ritardo di 3 settimane rispetto a quanto originariamente pianificato in ragione dei ritardi nella commercializzazione del nuovo raccolto dovuti al maltempo, con un’ondata di freddo che ha rallentato le operazioni di essiccazione del caffè.

Le aste si erano prematuramente interrotte lo scorso aprile; dopo che i volumi settimanalmente disponibili erano scesi a una media di 15-20 mila sacchi, contro i 30 mila costituenti il quantitativo ottimale.

Le autorità della borsa keniana hanno in parte attribuito la situazione all’andamento meteo anomalo di questa annata. Che ha portato a fioriture premature e alla presenza contemporanea sugli arbusti di chicchi con diversi stadi di maturazione.

Sui livelli produttivi ha inciso inoltre la malattia crittogamica della ruggine del caffè.

Il raccolto 2010/11 è stimato attorno alle 40 mila tonnellate. In ulteriore calo rispetto alle 42.096 del 2009/10 quando si era già verificata una flessione del 26% sull’anno precedente.

I prezzi del caffè keniano hanno superato quest’anno i 1.000 dollari sacco, per effetto del forte aumento dei corsi internazionali e della limitata disponibilità di prodotto.

Il valore delle vendite delle aste è più che raddoppiato (+112%) nel primo trimestre del 2010/11 raggiungendo i 45,73 milioni di dollari.

Messico: export di maggio in forte crescita

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MILANO – Export dal Messico in forte crescita durante il mese di maggio. Secondo i dati diffusi dall’associazione messicana della catena produttiva del caffè (Amecafé), gli imbarchi sono ammontati il mese passato a 380.160 sacchi, pari al 53% in più rispetto a maggio 2010, per un valore di 129,736 milioni di dollari.

Si tratta di una delle migliori performance degli ultimi anni. A titolo di raffronto, il picco mensile dell’anno trascorso, registrato a marzo, è stato di 393.033 sacchi.

In termini disaggregati, le esportazioni sono state costituite per l’82,40% da caffè verde, per il 17,17% da solubile ed estratti e per lo 0,43% da caffè torrefatto.

Principale destinazione, gli Usa che hanno assorbito oltre i tre quinti dell’export messicano (61,6%). A seguire, Belgio (8,5%), Porto Rico (4,9%), Finlandia (3,7%) Svezia (3,4%), Canada (3,1%), Germania (2,8%) e Italia (2,6%).

Nei primi 8 mesi dell’annata caffearia 2010/11, il Messico ha esportato un totale di 1.752.307,02 sacchi di caffè in tutte le forme, contro 1.856.700 sacchi nello stesso periodo del 2009/10.

Nonostante un calo a volume sull’anno del 5,62%, il valore delle esportazioni è cresciuto del 55,34% raggiungendo i 552,366 milioni di dollari.