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Ico, il rapporto di dicembre: calo prezzi di Arabica, Etiopia punta al terzo posto al mondo

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arabica ico nkg

MILANO – Ulteriori correzioni nei prezzi degli arabica hanno caratterizzato l’ultimo mese dell’anno solare 2011. Lo sottolinea, in apertura, il rapporto mensile Ico, diffuso a Londra ieri pomeriggio, in ritardo di qualche giorno rispetto alle tempistiche usuali. Il report evidenzia nei paragrafi introduttivi la consistente flessione descritta dall’indicatore di New York (media della seconda e terza posizione), in calo del 3,4%, cui fa riscontro un riapprezzamento del 2,2% di quello di Londra, che ha ridotto i differenziali tra i due principali mercati a termine del caffè. Le ultime stime sulla prossima campagna caffearia brasiliana, che inizia ad aprile, e le buone prospettive di raccolto in altri paesi produttori hanno contribuito – secondo il rapporto – a mettere pressione sugli arabica e ad accrescerne la volatilità.

Più nel dettaglio, la media mensile dell’indicatore composto segna il terzo calo consecutivo

E si attesta a 189,02 centesimi per libbra, ossia il livello minimo dei 12 mesi trascorsi, in flessione del 2,4% rispetto ai 193,66 centesimi di novembre. Variazioni negative contraddistinguono tutti gli indicatori degli arabica, con i colombiano dolci in calo del 2,1%, nonché altri dolci e arabica naturali entrambi in flessione del 3,4%. In controtendenza i robusta, che risalgono a 98,41 centesimi dai 97,24 di novembre (+1,2%). La media mensile di dicembre risulta inferiore 10,2% alla media annua dell’intero 2011.

Guardando alle singole voci, colombiani dolci, altri dolci, brasiliani naturali e New York segnano nell’ordine un –11,4%, -12,7%, -7.6%, -11,4%. Robusta e Londra arretrano rispettivamente del 9,9% e 13,4%. Ciononostante, si osserva ancora nell’analisi, i prezzi continuano a essere relativamente alti rispetto ai livelli del 2010. La media mensile di dicembre 2011 è comunque superiore del 2,6% a quella dello stesso mese di 2 anni fa. E la media annua 2011 è pari a 210,39 centesimi, superiore del 42,89% a quella del 2010. Da rilevare, intanto, una significativa revisione al rialzo della stima sulla produzione nella presente annata caffearia 2011/12.

Ico: il raccolto mondiale è ora quantificato in 132,405 milioni di sacchi, contro i 128,56 indicati nel report di novembre

Tale variazione va imputata per intero ad Africa e sud America, principalmente per effetto delle rettifiche delle statistiche produttive relative a Etiopia (il cui raccolto è stimato ora in 9,804 milioni di sacchi, ossia quasi 3 milioni e mezzo in più rispetto a quanto indicato non più tardi del mese scorso), Brasile (nuovi dati Conab, relativi al 2011/12 diffusi a dicembre) e Perù (produzione rivista al rialzo di oltre mezzo milione di sacchi). Sono stati lievemente rivisti al ribasso, invece, i dati relativi ad Asia&Oceania e Messico&America centrale.

La situazione fotografata dai dati aggiornati è dunque la seguente:

• la produzione mondiale 2011/12 è in calo di un modesto 1,3% rispetto ai 134,161 milioni di sacchi del 2010/11; • il raccolto dell’Africa cresce del 21% risultando pari a 19,512 milioni di sacchi; • Asia&Oceania registrano una flessione dello 0,8% risentendo dei cali produttivi di Vietnam e Indonesia; • Messico&America centrale e sud America vedono scendere le proprie produzioni rispettivamente del 5,6 e 6%. • Sostanzialmente stabili i raccolti di colombiani dolci (+0,4%) e robusta (-0,3%). In crescita gli altri dolci (+1,9%), mentre i brasiliani naturali segnano una flessione del 4,9%. Il raccolto mondiale di arabica è complessivamente in calo dell’1,9%. Il report riferisce della prima stima Conab relativa al raccolto 2012/13, pubblicata la scorsa settimana, sottolineando come il dato di 50,6 milioni di sacchi (costituente il valore medio della stima) vada comunque messo in rapporto con i vivaci consumi interni del paese sud americano, che potrebbero ridurre i volumi disponibili per l’export. Per quanto riguarda il Vietnam vengono citate – oltre al dato ufficiale di 18,5 milioni di sacchi relativo al 2011/12 – varie stime indicanti valori superiori ai 20,5 milioni di sacchi ricordando come i raccolti del primo produttore asiatico siano “fortemente dipendenti dall’irrigazione intensiva e dall’impiego massiccio di input e fertilizzanti”. Sempre in Asia, le piogge torrenziali che hanno colpito l’Indonesia all’inizio del 2011/12 potrebbero determinare – secondo l’Ico – un calo della produzione del 4,2% a 8,8 milioni di sacchi. In Africa spicca, come già detto, l’eccezionale dato dell’Etiopia, che se confermato farebbe del paese del Corno d’Africa il terzo produttore mondiale alle spalle di Brasile e Vietnam e davanti a Indonesia e Colombia. L’export mondiale di novembre, di 7,8 milioni di sacchi, porta il totale per i primi 11 mesi del 2011 a 94,7 milioni di sacchi, in crescita dell’8,1% rispetto al pari periodo 2010. Le esportazioni nell’arco dell’annata caffearia 2010/11 si sono attestate al livello record di 104,5 milioni di sacchi. Sembra – si legge in conclusione del rapporto – che le stime relative alla produzione brasiliana – sia con riferimento al 2011/12 che al 2012/13 – abbiano contribuito a determinare la correzione al ribasso dei prezzi degli arabica registrata a dicembre. Nonostante ciò “i fondamentali di mercato continuano a favorire prezzi stabili, soprattutto alla luce della vivacità dei consumi mondiali”.

Mumac: dentro al museo una festa per celebrare il Gruppo Cimbali

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mumac

MILANO – La giornata di sabato è stata speciale per il gruppo Cimbali: dai vertici con il Presidente Maurizio Cimbali e la famiglia all’amministratore delegato Massimo Faravelli ai collaboratori tutti, quelli ancora in servizio. Una festa grande, bellissima: tre ristoranti aperti dalla mattina alla sera, il Mumac che ospitava persone commosse fino alle lacrime davanti a macchina che avevano montato di persona, magari quando erano ancora ragazzi.

Mumac: una grande festa privata, come capita qualche volta in alcune fabbriche

Ma quella di sabato è stata ancora più speciale perché il gruppo Cimbali non ha blindato la festa ai soli collaboratori, ma ha ammesso anche il cronista che si era perso la presentazione del Museo. E il cronista ha capito subito che la magia della giornata non erano ne il museo, ne i ristoranti pur di altissimo livello, ne la festa. Era il clima di profonda stima e amicizia che lega tra di loro tutte le donne e gli uomini del gruppo Cimbali.

Sabato a Binasco abbiamo vissuto una giornata che meritava di essere gustata sino alla fine

Perché svela che c’è ancora qualcuno che crede nel lavoro e nel lavoro fatto bene, con lo stesso entusiasmo di sempre e cercando di fare sempre meglio sia per garantire lo sviluppo dell’azienda e il successo dei clienti che si fidano dei marchi del gruppo, La Cimbali. Faema, Casadio ed Hemerson.

MUMAC, Museo della macchina per caffè – Aperto su prenotazione Via P. Neruda, 2 – Binasco 20082 (MI) tel 02.90049362 fax 02.90048362

Toblerone, il lato dolce di Facebook Oltre due milioni di fan

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Il Toblerone

MILANO – George Clooney non basta a Nespresso per svettare nei social network perché si ferma a 1,3 milioni di contatti. A battere il marchio della Nestlé e del cugino Nescafè (fermo 1,1 milioni) è il cioccolato Toblerone (registrato oralmente nel 1909 e oggi prodotto dalla Kraft Foods) con oltre 2 milioni di presenze. Un evergreen della Confederazione Elvetica che mette d’accordo tutti, grandi e piccoli, salutisti e non, e che dalla versione originaria – cioccolato al latte, miele, granella di mandorle – ha saputo rinnovarsi per adeguarsi ai gusti dei consumatori gourmand.

Toblerone, prodotto rossocrociato sì ma con un pizzico di Tricolore

Toblerone infatti nasce dalla fusione di Tobler, il nome del pasticcere bernese che lo inventò – con l’italianissimo “torrone”. Questo secondo un recente studio di Vertua che, analizzando la presenza sul social network delle 250 più importanti imprese svizzere, evidenzia come la due dei settori più rappresentativi dell’economia della confederazione, l’orologieria e l’alimentare, rappresentano il 60% delle pagine con il maggior numero di fan.

Dall’analisi emerge come fra le 50 marche più popolari su Facebook ben 30 si sono orientate ad una comunicazione monolingue: solo tutto inglese

E questo in un paese ufficialmente quadrilingue come la Svizzera. L’orologeria ha scelto la comunicazione only English, al pari di aziende alimentari a vocazione internazionale (Toblerone, Nespresso, Nescafé, Nestlé, Lindt) e, cosa ancora più sorprendente, fiori all’occhiello della economia svizzera come Swiss ou Logitech Se Toblerone si può fregiare del primato elvetico con 2.093.658 fan sui Facebook, fa però molto meglio la Nutella che sul social network conta ben 12.050.886 grandi sostenitori. E consumatori verrebbe da dire, visto che in Italia ogni anno vengono consumati in media 800 grammi di Nutella (il consumo di cioccolato è di 3,2 kg pro capite all’anno a fronte di una produzione di 200.000 tonnellate) mente a livello mondiale il fatturato annuo della crema spalmabile più famosa raggiunge i 640 milioni di euro. Nutella ha acquisito una visibilità mondiale in un lasso di tempo di presenza sul mercato decisamente inferiore a quello del Toblerone perché il primo vasetto uscì dalla fabbrica di Alba, da dove partì la fortuna della famiglia Ferrero, il 20 aprile 1964. Ecco i top brand svizzeri più seguiti su Facebook. Da notare che i primi tre riguardano il settore alimentare: Toblerone 2’055’244 Nespresso 1’334’735 Nescafé 1’134’361 Tally Weijl 705’161 Swatch 570’529 TAG Heuer 296’764 Nestle 276’229 Rolex 274’635 Hublot 255’056 IWC 215’816 Fonte: affaritaliani.libero.it

A Barge, il monopolio cinese dei bar

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bar cinesi barge
Sempre più bar gestiti da cinesi a Milano e in Lombardia

BARGE (Cuneo) – È diventato monopolio cinese il caffè espresso che si beve nei bar di Barge, piccolo comune cuneese tanto caro ai leghisti che ogni anno passano di qui per celebrare il rito dell’ampolla sul fiume Po. I due locali storici del paese, piazzati uno a destra e l’altro a sinistra dell’ingresso del palazzo comunale, sono di proprietà di un 24enne cinese – che si fa chiamare Davide – che sta già trattando l’acquisto di una terza caffetteria, nonché l’apertura di un mega centro benessere. Un unico proprietario del Sol Levante per sei dipendenti italiani che trovano così un lavoro sotto casa.

Barge invasi da baristi cinesi

«Non ho notato differenze tra Davide e i titolari precedenti – spiega la barman Francesca – anche perché la sua mentalità è simile a quella dei cuneesi, per i quali il lavoro è una priorità assoluta». Non è stato uno tsunami ma un’onda sinuosa ed avvolgente, l’arma utilizzata dagli emigrati dagli occhi a mandorla per conquistare questo paesello alle pendici del Monviso In maniera silenziosa ma costante, ogni settimana degli ultimi 17 anni, un cinese si è sistemato a Barge.

Su 7mila e 980 residenti, 879 hanno gli occhi a mandorla, anche se i dati della questura parlano di almeno un altro centinaio di irregolari. Una percentuale che supera il 10 per cento, e sale al 16,5 nelle scuole primarie.

Un’invasione pacifica, tutta giocata sui toni bassi, che ancora non vince sui numeri ma stravince sul piano economico

Oltre ai locali pubblici – venduti dai titolari precedenti per uno scarso giro d’affari – gli immigrati cinesi hanno messo il loro marchio anche sulle cave di pietra e la maggior parte dei laboratori di lavorazione di quarzite. Qui però nessun dipendente italiano: «É un lavoro troppo duro per i bargesi, preferiamo fare da noi», spiega Liu Meilan, a Barge da tre anni e punto di riferimento per la sua comunità d’origine. Sempre in movimento, con un sorriso che conquista, Liu, unica cinese che in 17anni di immigrazione si è sposata un abitante di Barge, è la «business-woman» che ha gestito l’acquisto dei bar, poi intestati al figlio.

Liu, com’è avere un dipendente italiano a Barge?

«Noi cinesi – spiega – siamo più diligenti, abbiamo più voglia di imparare e non ci spaventano gli orari lunghi». Lei non conosce il ruolo dei sindacati in Italia e seraficamente spiega: «Le mie dipendenti sono come figlie per me, non hanno bisogno di tutele esterne, ci penso io». In tre anni questa donna tutto pepe ha investito su un piccolo paese di montagna oltre 600 mila euro, pagati – si mormora – in contanti senza batter ciglio. Del resto non esistono in Italia depositi bancari a nome di cittadini cinesi ed è loro abitudine pagare in contanti senza contrattare sul prezzo.

Tre i negozi di alimentari «made in china», numerose le case ed i terreni acquistati. Dal 2004 ad oggi sono 14, ossia due all’anno, le licenze richieste ed ottenute dal Comune per aprire attività di lavorazione pietre, ristrutturare case ed ampliare locali. Gli intestatari sono però solo 5. Tra i professionisti coinvolti nelle attività cinesi anche l’ex sindaco di Barge, primo testimone dell’arrivo dell’onda gialla in paese, a metà degli anni ’90. Barge ha sicuramente tratto benefici, dal punto di vista economico, dalla trasformazione del paese in una «Chinatown» seconda in Italia solo a Prato. Ciò nonostante il loro modo di vivere dà fastidio a molti. Per rendere la convivenza più pacifica il Comune cerca di disciplinarne la quotidianità a colpi di ordinanze: dal divieto di sputare per terra al veto di salire sui monumenti, sporcare le vie cittadine o lasciare i bimbi soli per strada. «Ogni anno sono sempre più preoccupato – sottolinea il giovane sindaco Pdl Luca Colombatto -. Con il loro profilo basso i cinesi stanno attuando una conquista economica silenziosa ma capillare che farà di loro i conquistatori dell’Occidente. E a noi non resterà che obbedire». Per saperne di più: http://www.ilgiornale.it/interni/e_culla_padania_caffe_si_beve_allorientale/23-12-2011/articolo-id=563890-page=0-comments=1

Brasile batte l’Italia anche grazie al caffè, sesta economia mondiale

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Brasile mercati somar colombia Comexim
La bandiera del Brasile

MILANO – Grazie anche al caffè il Brasile ha concluso il 2011 con il sesto Pil del mondo – 2,4 trilioni di dollari – supererà l’Italia e nei prossimi anni punterà al sorpasso anche con la Francia. Ma non solo: il suo ritmo di crescita è inferiore solo a quello della Cina. L’annuncio tè arrivato dal ministro delle finanze Guido Mantega, che ha convocato i giornali per smentire le previsioni della Banca Centrale, convinta che nel 2012, la crescita economica brasiliana si fermerà al 3,5%. «La Banca Centrale – ha detto il ministro – è più precisa in fatto di inflazione, ma non in merito all’aumento del Pil», ha precisato Mantega. Ed ha snocciolato i suoi dati: crescita del 2011 tra 3 e 3,5%, con il sorpasso nei confronti dell’Italia e il sesto posto del Brasile «dopo Usa, Cina, Germania, Giappone e Francia». Ma nel 2012 «la crescita sarà attorno al 4,7%» e questo, ha detto sorridendo soddisfatto Mantega, significherà che «il Paese, in fatto di crescita, perde solo con la Cina e si consolida tra le dieci maggiori economie del mondo: dobbiamo esserne orgogliosi».

Brasile in crescita

«E potremmo andare ancora meglio, se il Paese non subisse gli effetti della crisi europea e della lenta crescita degli Usa», ha anche sottolineato il ministro. Per poi precisare: «La crisi internazionale ha avuto un impatto dallo 0,5 ad un punto percentuale sul Pil, a causa del calo della domanda esterna». Per questo, come già fanno altri Paesi della regione, in particolare l’Argentina, il Brasile punterà come non mai sul consumo interno.

La presidente Dilma Rousseff

Che, lo scorso gennaio, per far fronte all’inflazione, era ricorsa ad un aggiustamento per 30 miliardi, è riuscita a farsi approvare dal Parlamento un bilancio di previsione per il 2012 che, tra l’altro, prevede 33 miliardi di dollari in opere pubbliche. Insomma punterà al maggior rialzo del Pil di cui ha parlato Mantega.

Anche perchè questa politica sta dando i suoi frutti sociali visto che, in novembre, il tasso di disoccupazione è stato del 5,2%, il più basso della storia del Paese. Una realtà che la presidente vuole mantenere a tutti i costi. Tant’è che, l’altro ieri, dopo aver elogiato che il blocco del Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay) ha alzato i dazi doganali per l’import extrazona di 100 posizioni e non ha scartato nuove misure in tal senso.

Air France pagherà 146 mila euro a un passeggero intossicato da un caffè in volo

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La sorprendente sentenza della Corte di Lussemburgo

MULTA –  MILANO – Air France dovrà pagare 146mila euro di danni e interessi a un passeggero che sostiene di essere stato intossicato da un caffè bevuto nel 2006 su un volo Bordeaux-Parigi. Lo ha stabilito un tribunale di Bobigny, centro nei pressi di Parigi. I giudici hanno condannato la compagnia di bandiera francese a versare 46mila euro alla vittima e quasi 100mila euro alla cassa primaria di assicurazione contro le malattie (Cpam) dell’Essonne per il rimborso delle prestazioni mediche che gli sono state erogate.

Air France: il rimborso salato

La vicenda Marc-Fredaine Niazaire si era sentito male il 15 ottobre 2006 a bordo del volo AF 7629 in servizio da Bordeaux a Roissy-Charles De Gaulle. Ricoverato in ospedale e operato per un problema all’esofago, aveva denunciato la compagna, sostenendo di essere stato intossicato da una «miscela altamente tossica» contenuta a suo parere nel caffè servito a bordo.

Al termine dell’inchiesta penale, era stato deciso un non luogo a procedere il 2 giugno 2010, visto che i periti non avevano riscontrato alcuna responsabilità penale da parte di Air France. Il passeggero ha deciso di proseguire la lotta in sede civile, chiedendo circa 680mila euro di danni e interessi alla compagnia. Nella sentenza pronunciata oggi, il tribunale gli ha dato ragione anche se ha stabilito una cifra nettamente inferiore per il risarcimento.

Master in Economia e Scienza del Caffè, inaugurato a Trieste il secondo anno

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illycaffè trieste master
Il grattacielo rosso di Palazzo Aedes

TRIESTE – Si è svolta venerdì mattina l’inaugurazione del secondo anno accademico del Master universitario interateneo di II° livello in Economia e Scienza del Caffè, promosso e organizzato da un gruppo di partner di eccellenza nella formazione: l’Università di Trieste, l’Università di Udine, la Fondazione Ernesto Illy, l’Università del caffè (illycaffè), la SISSA – Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste, il Consorzio di biomedicina molecolare (Area Science Park – Trieste), il distretto industriale del caffè della provincia di Trieste (Trieste Coffee Cluster).

Master sul caffè, tutto procede verso il secondo anno a Trieste

Sostengono l’iniziativa anche la World Bank, l’International Centre for Science and High Technology, la Fondazione CRUP e la Cassa di Risparmio del Friuli Venezia Giulia. “Questo progetto propone un nuovo modello virtuoso di collaborazione tra mondo aziendale e accademico, ispirandosi ai valori e all’approccio scientifico e manageriale che furono di mio padre Ernesto Illy e raccogliendone l’eredità culturale, che pone la conoscenza, l’etica e la sostenibilità alla base dell’attività d’impresa”, dichiara Andrea Illy, presidente e amministratore delegato di illycaffè.

I corsi, per un totale di 400 ore di lezione, si svolgeranno nella sede della illycaffè a partire da lunedì 16 gennaio

E si chiuderanno a metà settembre con la dissertazione delle tesi. Frequenteranno il Master 19 laureati in Economia, Ingegneria, Scienze, Agraria e discipline affini provenienti da tutto il mondo, a conferma della vocazione internazionale del corso, che ribadisce il ruolo di Trieste come centro mondiale della cultura del caffè. Al progetto collaborano anche membri della rete internazionale della Fondazione Ernesto Illy, e docenti provenienti oltre che dall’Italia, anche dall’India, dall’Olanda e dal Brasile.

Il Master offrirà una preparazione approfondita e multidisciplinare ai laureati

Interessati a lavorare nel mondo del caffè e più in generale nel settore agro-alimentare, dalla coltivazione alle catene di ristorazione. La proposta didattica abbraccia l’intera filiera produttiva del caffè e si sviluppa su tre aree: economico-gestionale, biologico-agronomica e tecnologica, in cui l’elemento unificante è la ricerca della qualità in tutte le fasi del processo produttivo e della commercializzazione del prodotto. Gli studenti che prendono parte al Master provengono da 10 diversi Paesi: Brasile, Burundi, Colombia, El Salvador, Etiopia, Guatemala, India, Italia, Peru e Tanzania. Anche quest’anno, la Fondazione Ernesto Illy offrirà sei borse di studio ad altrettanti studenti provenienti dai Paesi produttori, che consentiranno ai giovani che appartengono a realtà emergenti di prendere parte al Master, offrendo una preziosa opportunità in una dimensione concreta di etica del business. Anche ICS-UNIDO (International Centre for Science and High Technology) offrirà due borse di studio, la World Bank una borsa di studio per uno studente di un paese in via di sviluppo e la Fondazione CRUP una borsa di studio per uno studente friulano. All’apertura del secondo anno accademico è stata, inoltre, inaugurata la nuova sede del Master che si trova in via Flavia 118. Informazioni tecniche del Master in Economia e Scienza del Caffè: – Anno Accademico 2011/2012: dal 16 gennaio al 15 giugno 2012 – 400 ore di lezione (200 ore docenti universitari, 200 ore docenti illycaffè) – N° crediti formativi universitari: 60 – Sede: illycaffè, Trieste – Lingua: inglese

E al Master aderisce anche Cambridge

Ci sarà anche l’Università di Cambridge tra i partner del Master universitario di secondo livello in economia e scienza del caffè, promosso da Illycaffè nell’ambito degli investimenti su formazione e ricerca. Lo ha annunciato il presidente e amministratore delegato di Illycaffè, Andrea Illy, nel corso dell’inaugurazione del 2/o anno accademico al quale sono iscritti giovani laureati provenienti da dieci Paesi (Brasile, Burundi, Colombia, El Salvador, Etiopia, Guatemala, India, Italia, Perù e Tanzania). «Oltre alla collaborazione nel contesto della ricerca – ha detto Illy – l’Università di Cambridge fornirà al corso insegnanti e supporto didattico-scientifico».

Barry Callebaut rileva l’impresa spagnola La Morella Nuts per la produzione di noci

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Barry callebaut cioccolato unilever
Il logo di Barry Callebaut

MILANO – Barry Callebaut, numero uno mondiale del cacao e numero due del cioccolato, ha acquisito l’impresa spagnola La Morella Nuts. L’operazione consente al gruppo zurighese di diventare leader europeo nel settore di prodotti a base di noci.

L’ammontare della transazione non è stato reso noto. Il rilevamento è in linea con la strategia di Barry Callebaut volta ad espandere i segmenti «gourmet» e «specialità» nonché i prodotti industriali, si legge in una nota diffusa ieri alla stampa. Molti clienti infatti desiderano ottenere combinazioni di cioccolato e noci.

La Morella Nuts ha in organico 90 persone e produce annualmente 8000 tonnellate di specialità a base di noci, nocciole, mandorle e altri tipi di frutta secca. Il fatturato si aggira sui 40 milioni di franchi.

Bar principe: andiamo dietro al bancone di 4 generazioni

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café bar principe commercianti aperture anticipate bancone
Al bancone per riappropriarsi delle origini

PONTE CHIASSO (Como) – Dietro al banco del bar Principe della famiglia Rescaldini, dal 1912, si sono alternate quattro generazioni di titolari. E tra i clienti sono passati i calciatori Lorenzi e Mazzola, Dorelli e il baritono Becchi. Ora il titolare è Stefano Rescaldini, 48 anni, che ha ereditato la gestione dal padre Giorgio e dal nonno Paolo. Da sempre il bar Principe è un punto di ritrovo per tutto il quartiere e di recente anche la Regione lo ha riconosciuto come “esercizio storico di rilievo locale”. «Il mio bisnonno ha acquistato l’attività quando era ancora sull’altro lato della strada – spiega Stefano -. Era un bar poi è diventato anche regia privativa e nel 1929 sono subentrati mio nonno Paolo e suo fratello Riccardo».

Bar Principe, la storia continua

Poi nel 1936 i due fratelli si sono divisi, Riccardo si è occupato di altro e Paolo ha trasferito l’attività dove si trova ancora oggi chiamandola “Regia Privativa Caffè Principe” in onore del coetaneo Umberto di Savoia. Giorgio Rescaldini, 79 anni racconta: «La vera impresa da bambino era riuscire a giocare tra scuola e bar, però se nevicava ne approfittavamo per scendere con la slitta da Monte Olimpino fino a qui».

La ricevitoria del lotto che è stata una delle prime in città. «Restavamo aperti fino alle due di notte, da quando c’è la tv meno persone escono di sera e chiudiamo prima – spiega Giorgio – prima era più semplice avere rapporto familiare con i clienti, ora tengono un po’ più le distanze, anche se abbiamo la nostra clientela affezionata».

E c’è chi entra nel bar complice anche il confine con la Svizzera

«Tante persone sono di passaggio, ora il quartiere sembra sempre più un dormitorio, molti risiedono qui ma non ci vivono» aggiunge Stefano. E alcuni cambiamenti sono inaspettati come sottolinea Edmea San Romé, 78 anni moglie di Giorgio: «Adesso sono gli svizzeri che vengono qui a comprare le sigarette, impensabile trent’anni fa». E tra i clienti affezionati c’è Sandro Arzani, amico d’infanzia di Giorgio: «In tempo di guerra il bar era tra i pochi ad avere la luce, quando i tedeschi erano in ritirata urlavano a tutti di mettere delle luci fuori dalle case per far credere agli Alleati che si trattasse di territorio svizzero ed evitare i bombardamenti». Per vedere il video realizzato dalla redazione internet della Provincia di Como http://www.laprovinciadicomo.it/videos/Video/16176/

Assicurazioni Generali riapriranno il Caffè degli Specchi a Trieste

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caffè san marco generali trieste
Il logo di Generali Assicurazioni

TRIESTE – Lo storico Caffè degli Specchi di Trieste amato da Joyce, Kafka e Svevo riaprirà a ridosso della primavera. Scaduto il termine per la presentazione delle offerte alle Assicurazioni Generali, proprietarie di palazzo Stratti che si affaccia su piazza dell’Unità d’Italia e che al piano terra ospita le sale del caffè, è ora in atto la gara fra big del caffè per assicurarsi la gestione del ritrovo.

Il Caffè degli Specchi riapre grazie a Generali

I nomi in lizza sarebbero quelli della Illy, Segafredo e Lavazza. La dirigenza di Generali, che ha rilevato tramite asta il marchio, la licenza, le attrezzature e gli arredi del locale, a questo punto si prenderà alcune settimane di tempo, per assegnare la gestione tra la fine di gennaio e i primi di febbraio.

E’ probabile quindi che dopo alcuni lavori di riassetto, il salotto di Piazza Unità possa finalmente riaprire i battenti a triestini e turisti. Le Generali sono proprietarie a Trieste degli immobili di altri due storici caffè: il San Marco e il Tommaseo.