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giovedì 28 Novembre 2024
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A rilento la commercializzazione del nuovo raccolto in Vietnam e in Colombia

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Vietnam vicofa raccolto
La bandiera vietnamita

MILANO – I produttori vietnamiti avrebbero nei loro magazzini sino a 700 mila tonnellate di caffè, di cui ritardano la commercializzazione in attesa di una ripresa dei prezzi, che sono scesi la scorsa settimana a 37 milioni di dong/tonnellata (1772 dollari), contro i 40 milioni di un anno fa.

La commercializzazione in Vietnam

Si tratta di una situazione inusuale – ha dichiarato Hervé Touraine di Sw Commodities, società appartenente al colosso di HongKong Sun Wah Group. “Il nostro monitoraggio indica che 650-700 mila tonnellate di caffè sono ancora in mano ai contadini: una cifra assolutamente anomala per questo periodo dell’anno” ha dichiarato Touraine a un’autorevole agenzia di stampa internazionale aggiungendo che gli stock, dopo le festività del capodanno lunare (Tết), si attestano normalmente tra le 200 e le 300 mila tonnellate.

A giudizio del trader, il comportamento dei contadini potrebbe essere motivato anche dall’elevata inflazione attuale, sebbene essa non sia una motivazione in sé sufficiente. “I produttori considerano il sacco di caffè come un bene rifugio a fronte di una possibile svalutazione interna della valuta nazionale – ha spiegato Touraine – ma devono anche rendersi conto che, visto l’andamento al ribasso del mercato, è innanzitutto il loro sacco di caffè a svalutarsi”.

I 16 principali esportatori vietnamiti hanno varato uno schema in base al quale intendono acquistare oltre 430 mila tonnellate di caffè per sostenere i prezzi, ma secondo calcoli dei trader disporrebbero attualmente di non più di 100 mila tonnellate.

Stime di Volcafe indicano intanto che l’export vietnamita verso gli altri paesi produttori sarebbe quasi raddoppiato nel corso di questa stagione di raccolto. Secondo il trader svizzero, il miglior cliente è stato l’Indonesia, che ha importato forti quantitativi dal Vietnam per compensare un raccolto 2011 disastroso”, ma volumi rilevanti sarebbero stati imbarcati anche alla volta di paesi quali l’Ecuador, il Vietnam, il Messico e la Cina.

Il raccolto in Colombia

Rimane critica la situazione in Colombia, dove la caffeicoltura continua a risentire del cambiamento climatico e delle avversità meteorologiche, che seguitano a impedire il ritorno a livelli produttivi normali.

Secondo i dati pubblicati la settimana scorsa da Fedecafé, la produzione nell’arco dei 12 mesi trascorsi (febbraio 2011-gennaio 2012) ha subito un calo del 20% scendendo a 7.436.000 sacchi da 60 kg, contro i 9.316.000 sacchi dell’analogo periodo precedente.

L’export è in calo del 9% a 7.417.000 sacchi. Grazie alla qualità globalmente riconosciuta dei caffè colombiani e alla forte crescita delle quotazioni sui mercati internazionali, il valore del raccolto è cresciuto, nello stesso periodo, dell’1,6% raggiungendo i 4.600 miliardi di pesos, pari a oltre 2,57 miliardi di dollari.

Vale la pena di sottolineare – osserva la federazione in una nota stampa – che il volume di produzione durante un determinato periodo dipende direttamente dalla quantità e qualità delle fioriture che si sono avute 8 mesi prima. Ciò significa che la formazione del raccolto del primo semestre 2012 è avvenuta tra aprile e ottobre dell’anno trascorso, in un periodo durante il quale si sono registrate intense precipitazioni nelle aree di produzione, che hanno avuto conseguenze dirette sulla fioritura degli arbusti.

Va ulteriormente sottolineato – sostiene Fedecafé – che superfici significative in termini di ettaraggio risultano attualmente improduttive per effetto del programma di rinnovo delle piantagioni con varietà resistenti alla ruggine del caffè, che ha interessato, solo nell’ultimo anno, un’estensione record di 117 mila ettari.

E così il caffè sta diventando sempre più popolare in Polonia

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Żabka Nano, il negozio del futuro dalla Polonia

VARSAVIA – Segnali che la Polonia si stia sempre più avvicinando al caffè ne troviamo sempre più di frequente. Per esempio il calo del caffè solubile perché la tendenza è già verso il torrefatto. Quindi addio herbata: il tè ai polacchi piace sempre meno e il caffè sale di gradimento e agguanta il parimerito con la bevanda calda più tradizionale, il tè.

Secondo uno studio pubblicato dal quotidiano economico Dziennik Gazeta Prawna, ogni polacco oggi consuma in media la stessa quantità di tè e caffè, ovvero almeno una tazza al giorno. È previsto che il mercato polacco del caffè arriverà a 1,3 miliardi di euro nel 2015, con un + 8% rispetto allo scorso anno.

Di fronte al cambiamento nelle abitudini della pausa con tazza in mano, gli imprenditori polacchi si mobilitano e un po’ ovunque spuntano caffè, angoli riservati nelle drogherie e nei supermercati, come pure nelle stazioni di rifornimento per la benzina.

Nel Paese est-europeo ci sono decine di migliaia di punti-caffè e quest’anno ne saranno aperte altre centinaia, sostiene il quotidiano, che prevede un abbassamento del costo della bevanda, data la crescente concorrenza nel settore.

Il caso: “Lo zucchero fa male come l’alcol” e dagli Stati Uniti arriva la proposta di tassarlo

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zucchero
Zucchero nell'espresso

MILANO – La provocazione arriva da una ricerca dell’University of California, pubblicata sulla rivista Nature è dei giorni scorsi. Secondo gli studiosi il consumo eccessivo di questo alimento crea dipendenza e una serie di malattie legate all’obesità. La novità è che l’esperto italiano Andrea Ghiselli, ricercatore dell’Inran sostiene: “E’ assurdo considerarlo come una droga”.

Sin qui lo zucchero era bandito dalle diete e odiato dai dentisti. Per fare pace con la bilancia è meglio non consumarne troppo, ma ora dagli Stati Uniti parte una vera e propria ‘crociata’ contro lo zucchero.

Secondo una ricerca della University of California 1, pubblicata sulla rivista Nature 2, rende dipendenti, come il tabacco e l’alcol e per questo motivo la sua vendita dovrebbe essere regolata per legge. No alla vendita vicino alle scuole.

Gli esperti statunitensi propongono di introdurre regole severe come, ad esempio, tassare tutti i cibi e le bevande che includono zucchero aggiunto, vietandone la vendita vicino alle scuole e ponendo dei limiti di età alla possibilità di acquistarli.

Un problema quello dell’alimentazione molto sentito negli Stati Uniti, dove oltre i due terzi della popolazione è in sovrappeso, e fra questi ultimi oltre la metà è obeso.

“Non è una sostanza tossica”. La provocazione dei ricercatori si è spinta oltre.

Il consumo eccessivo di zucchero, spiegano, sta alimentando la pandemia di obesità in tutto il mondo e il suo consumo, triplicato negli ultimi cinquant’anni, favorisce la comparsa di patologie, come diabete, malattie cardiovascolari e tumori, responsabili di 35 milioni di morti all’anno nel mondo.

“E’ assurdo considerare lo zucchero una droga al pari di alcol e tabacco – spiega Andrea Ghiselli dirigente di ricerca dell’Inran. L’uso continuo e quotidiano di bevande alcoliche può portare all’aumento di malattie, come ad esempio determinati tipi di cancro.

Gli effetti nocivi del fumo sono ampiamente documentati. Vero è che lo zucchero può dare una sorta di dipendenza, è un fatto abbastanza noto, ma non si può mettere sullo stesso piano delle sostanze tossiche, nocive per l’organismo”.

Chili di troppo

Mary Poppins cantava “con un poco di zucchero la pillola va giù” e questo alimento può essere prezioso per l’organismo. Ma non va dimenticato che una quantità eccessiva di alimenti zuccherati fa ingrassare.

Negli Usa oltre i due terzi della popolazione è in sovrappeso, e fra questi ultimi oltre la metà è obeso. Per tutelare la salute, numerosi paesi hanno deciso di tassare i cibi spazzatura.

Danimarca e Ungheria lo hanno fatto per i grassi saturi, la Francia per i soft drinks. Ora il professor Robert Lustig, a capo del gruppo di ricerca della University of California, è convinto che i governi dovrebbero anche proibire l’acquisto di caramelle, merendine ricche di zuccheri ai bambini al di sotto di una certa età.

Quantità limitate

Ma per molti esperti lo zucchero non va criminalizzato e dosi limitate sono necessarie. “E’ un alimento indispensabile, ma per una corretta alimentazione è sufficiente il glucosio che troviamo, ad esempio, nella frutta, nel latte e nel pane.

Se ne può mangiare anche di più, ma dipende da quante calorie consumiamo. La cosa importante è non esagerare. Due cucchiaini di zucchero al giorno rappresentano 40 calorie che possono diventare tante per una persona che fa una vita molto sedentaria”.

Severgnini: “L’invenzione della moka” sulla Rete Uno di Rtsi svizzera

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matteo severgnini
L'autore Matteo Severgnini

MILANO – Si chiama docuradio, una sorta di acronimo per definire un documento scritto diffuso via etere. Come le buone cose d’una volta che il tempo non solo non cancella ma rende ancora più preziose. Oggi dalle ore 21.15, la Rete Uno di Rtsi manderà in onda il docuradio scritto, sceneggiato e diretto da Matteo Severgnini, novelliere omegnese che di caffè, e moka in particolare, s’intende essendo figlio di Celestina Bialetti, una delle eredi della storica famiglia cusiana che ha reso la moka italiana celebre – e soprattutto apprezzata – nel mondo con le sue caffettiere.

Severgnini porta la moka in Svizzera

Non a caso, il docuradio di Severgnini s’intitola “L’invenzione della moka” e si tratta d’un racconto che s’è meritato la segnalazione alla Rtsi da parte della giuria del Premio Canevascini 2011 indetto nei mesi scorsi dalla Radiotelevisione svizzera. Il racconto di Severgnini è letto da Daniele Monachella. La trasmissione si può ascoltare via Internet dal sito: http://info.rsi.ch/home/channels/informazione.html

McDonald’s: ma quant’è buono’o McCafé

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McDonald’s napoli italia coronavirus budapest
Il logo McDonald's

MILANO – Prima ancora che un piacere, il caffè in Italia è un rito e sembra che lo abbia capito anche la catena di fast food McDonald’s. Legato quasi indissolubilmente a quello della sosta al bar. Così nel nostro Paese la formula della caffetteria anglosassone, quella che prevede tazze di plastica e degustazione «take away», non è stata finora proposta in modo consistente.

I tempi, per dirla con Bob Dylan, però stanno cambiando. E la notizia, totalmente inventata, dell’arrivo di Starbucks a Milano, Venezia, Roma e Napoli, riportata da un burlone su Facebook, ha suscitato un immediato interesse di pubblico, producendo ben 4 mila like e 1.600 condivisioni.

Autogrill, società titolare dei diritti di utilizzo del marchio simbolo della globalizzazione dei consumi, smentisce. Ma è anche vero che alcune sue recenti mosse lasciano immaginare uno scenario in evoluzione: all’inizio del mese di gennaio il gruppo guidato dalla famiglia Benetton ha infatti esteso anche all’Europa la partnership con l’insegna della torrefazione e della distribuzione di caffè, che vede le due realtà cooperare negli Stati Uniti fin dal 1991.

Nel corso di quest’anno, quindi, il marchio sarà introdotto all’interno delle stazioni ferroviarie francesi e nell’aeroporto di Marsiglia, come pure lungo le autostrade in Olanda, nelle aree di servizio De Meern e Meerkerk.

Quanto al nostro Paese, al momento non vi sono indicazioni, ma indugiare troppo potrebbe rivelarsi controproducente per Starbucks, perché i concorrenti non stanno a guardare.

Primo fra tutti McDonald’s Italia che, tra i cardini della strategia di crescita per il 2012, ha inserito proprio l’espansione dei corner McCafé.

La multinazionale americana che nel nostro Paese ha archiviato il 2011 in crescita sia in termini di vendite (970 milioni di euro, in crescita del 7,6% rispetto al 2010), di clienti (5,5 milioni di nuove visite) sia di posti di lavoro creati (circa 1.500 nel 2011, dei quali meno del 10% a tempo determinato), punta molto su questo progetto.

Lo fa alla luce del costante apprezzamento del pubblico fin dal suo esordio, nel 2005. Oggi l’azienda conta 122 ristoranti che propongono un’area caffetteria, ma nei piani dell’amministratore delegato di Mc Donald’s Italia, Roberto Masi, il numero è destinato a salire.

Che cosa vi spinge verso la formula del McCafé in un Paese come l’Italia, dove il caffè espresso è una vera istituzione?

Roberto Masi: “La decisione di puntare sul segmento della caffetteria si inserisce in una linea strategica di più ampio respiro che ci vede impegnati a trasformare McDonald’s da catena di fast food a insegna di casual restaurant. Un cambiamento importante, che ci ha portati a intervenire sull’immagine dei nostri locali, attraverso un piano di rinnovamento già attuato nel 65% dei nostri punti vendita in Italia e destinato a concludersi nei prossimi due anni.

Il piano mira a creare locali più spaziosi, con ampi tavoli e comode sedie. L’obiettivo è modificare l’esperienza del consumatore, al quale oggi, oltre alla consumazione «fast», che pure resta nel nostro dna, proponiamo anche un’occasione di consumo più «slow» in ambienti arredati con materiali naturali e tinteggiati con colori morbidi e rilassanti”.

“Ed è in questo quadro che nasce la proposta dei McCafé, dove la degustazione di miscele italiane di prima qualità servite in tazze di ceramica, elementi questi irrinunciabili in un Paese come l’Italia, si associa a un prezzo competitivo e a un’offerta differenziata, che prevede la disponibilità di tavoli riservati e la possibilità di collegarsi alla rete wifi o di consultare i quotidiani del giorno.

Con questo progetto abbiamo ottenuto due vantaggi: approcciare la fascia oraria della colazione, finora non compresa nella nostra offerta, e conquistare una clientela più matura rispetto al nostro target abituale.

Sebbene anche i giovani mostrino una predilezione verso i McCafé rispetto al bar tradizionale, sono infatti gli over 40 a fare registrare il maggior gradimento per questa formula. Infine, l’estensione dell’offerta alla caffetteria ci consente di diventare maggiormente «local relevant», a tutto vantaggio anche del nostro core business, ovvero dei ristoranti”.

Oltre al nuovo lay out dei locali e al servizio, su quale plus si fonda la formula dei McCafé?

“Siamo convinti che, specialmente nei Paesi latini, sia fondamentale avvicinarsi alle abitudini locali. Con i McCafé, dunque, vogliamo reinterpretare la formula della caffetteria anglosassone in chiave italiana, proponendo dolci e snack di origine nazionale: in linea con quanto del resto già accade nei ristoranti, l’80% dei prodotti venduti nei corner proviene infatti da aziende italiane. E ho anche l’ambizione di incrementare questa percentuale a livello complessivo di 10-15 punti: mi piacerebbe che oltre il 90% dei nostri prodotti avesse provenienza nazionale. La strategia glocal, che coniuga un’immagine globale con caratteristiche locali, è molto efficace per conquistare il pubblico italiano. Senza contare che si tratta di una politica in grado di generare ricadute positive anche per il territorio e l’imprenditoria nazionale”.

Quante aperture avete in programma nel 2012?

“Prevediamo di inaugurare 30 locali tra nuovi e ristrutturati, di cui 21 comprenderanno l’angolo McCafé, che dopo i primi test concentrati prevalentemente in Lombardia, Lazio ed Emilia-Romagna, saranno distribuiti su tutto il territorio nazionale. Maggiore spazio sarà dato ai McDrive, che incideranno per oltre il 70% sulle nuove aperture in virtù degli ottimi risultati di business prodotti da questa formula, cui va ascritto il 38% del fatturato italiano. Ribilanceremo in questo modo la presenza nelle gallerie commerciali e nelle zone centrali delle città, finora forse troppo privilegiate. Ciò non vuole dire naturalmente che contrarremo la nostra presenza in queste ultime aree. Le faccio un esempio: a Milano, dove alla chiusura del ristorante di piazza Cordusio seguirà anche quella del negozio che si affaccia sulla Galleria Vittorio Emanuele II, siamo già alla ricerca di spazi alternativi”.

Un ostacolo a questi obiettivi di crescita potrebbe essere rappresentato dai pregiudizi che ancora pesano su McDonald’s: solo pochi giorni fa in Usa numerosi utenti di Twitter hanno risposto a una vostra campagna promozionale, muovendovi forti accuse. Qualcosa non funziona nella comunicazione?

“In effetti, la campagna cui si riferisce è stata ritirata in poche ore ed è quindi evidente che qualcosa non abbia funzionato. Alcuni pregiudizi che circondano McDonald’s sono ancora vivi, ma non bisogna dimenticare una semplice considerazione: chi è negativo nei confronti di una marca, generalmente è anche più determinato rispetto a chi la sostiene nell’esprimere le proprie posizioni.

È comunque anche vero che sui 300 mila messaggi ricevuti da McDonald’s ogni settimana attraverso i social network, soltanto il 2% è critico nei confronti del marchio. Se poi ci riferiamo in particolare alla realtà italiana, recenti ricerche ci dimostrano che la fiducia verso McDonald’s è in crescita”.

“Certo, il percorso da compiere è ancora lungo: i fatti dicono che i protocolli applicati ai nostri fornitori, tra cui figurano peraltro nomi diffusi nella distribuzione moderna come Cremonini e Amadori, sono estremamente rigidi e tutelanti per il consumatore, ma l’immagine del marchio è ancora distante da questa realtà.

Dobbiamo lavorare ancora molto sulla comunicazione. E lo faremo senza dubbio seguendo le linee guida pubblicitarie già collaudate. Nel 2012 concentreremo la nostra attenzione soprattutto sull’aspetto della convenienza.

Ma non escludo neppure il ricorso a iniziative speciali: stiamo, per esempio, valutando l’eventualità di organizzare una settimana promozionale in cui regalare a tutti un caffè. Questa operazione potrebbe essere sostenuta nel mese di aprile dalla prima delle due campagne dedicate ai McCafé quest’anno”.

Qualche altro problema per McDonald’s potrebbe venire dalla proposta di legge che prevede una tassazione maggiorata sul cosiddetto junk food, ovvero sul cibo spazzatura. Che cosa ne pensa?

“Al momento non ci sono dati precisi sui criteri di questa ipotesi di tassazione, quindi è difficile dare un parere. Inoltre, a livello europeo non è dimostrato che questo tipo di normative abbia un’effettiva influenza sui comportamenti di consumo.

Quello che è certo è che McDonald’s investe moltissimo nella qualità dei suoi prodotti e nella varietà dei suoi menu, nei quali non a caso sono incluse anche insalata e frutta.

L’attenzione a una corretta nutrizione è del resto uno dei cardini su cui poggia la nostra politica di espansione. Una politica che per il 2012 ha come obiettivo la creazione solo in Italia di 1.500 nuovi posti di lavoro”.

Gourmet Columbus di Hausbrandt: la ricetta dell’italianità

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Il nuovo logo Hausbrandt
Il logo Hausbrandt

TRIESTE – Hausbrandt accoglie la sfida del mercato di alta gamma con una risposta tutta italiana e crea Gourmet Columbus: una miscela raffinata, 100% arabica, dal gusto rotondo e delicatamente agrumato, che rende ogni tazzina di espresso un’esperienza irrinunciabile.

Selezionato dalle migliori piantagioni sudamericane e lavorato con il sistema tradizionale a tostatura lenta, Gourmet Columbus regala al palato una preziosa combinazione di note di cacao amaro e radice di liquirizia, emanando un aroma piacevole, pieno e armonioso, emblema della sua eccellenza ed esclusività.

Un piacere in tazza sempre perfetto, che si propone in un packaging dall’estetica elegante ispirata all’arte, alla bellezza e alla storia italiana: un barattolo dal design accattivante in nero e azzurro cenere, in cui sono rappresentate le maggiori meraviglie architettoniche del nostro paese, dalla torre di Pisa al Colosseo.

Caffè profumato e versatile, ottimo per qualsiasi momento della giornata, dalla colazione, al pranzo, Gourmet Columbus si propone per completare l’offerta dei migliori lounge bar e delle caffetterie di tendenza, affiancando con classe le altre miscele top di Hausbrandt (Gourmet, Academia, HH, Decaffeinato).

www.hausbrandt.it

Il concorso: e con Nescafé il consumatore diventa regista

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nescafé genio
Il logo Nescafé

MILANO – Internet è ormai diventato un utile strumento per informarsi e per raccontare. Da oggi gli amanti della rete avranno una nuova opportunità di espressione online. Nescafé, il primo player mondiale nel caffè, presenta infatti la sua nuova iniziativa “101 Coffee Sketch”.

Raccontare in modo originale e divertente la pausa caffè, per dar spazio alla creatività e al proprio punto di vista. Con questa iniziativa nasce la pagina Facebook di Nescafé Italia, una piattaforma online dedicata a coloro che vogliono condividere esperienze, sensazioni ed emozioni.

Sarà la “piazza” ideale per gli utenti che amano ritagliarsi un po’ di tempo libero per instaurare nuove relazioni e scambiare idee. Attraverso immagini, post e video sarà possibile raccontare il proprio modo di vedere ciò che accade.

Ed è proprio il video lo strumento d’espressione che sta alla base dell’iniziativa “101 Coffee Sketch” legata ai caffè golosi di Nescafé: Nescafé Caffè Nocciola, Nescafé Ginseng Coffee e Nescafé Mocaccino.

Fino al 30 Marzo, ogni utente della rete potrà produrre e condividere un video, della durata massima di 10”, che racconti in maniera divertente, originale e soprattutto “personale” il proprio modo di vivere la pausa caffè con gusto.

L’utente diventa così attore e regista del suo racconto. Nella sezione Events della pagina Facebook, attraverso l’applicazione dedicata, sarà possibile caricare il proprio video che, dopo essere stato valutato e controllato, sarà impreziosito da una grafica speciale.

I video scelti saranno pubblicati sul Wall della pagina Facebook Nescafé Italia e sul Wall dell’utente creatore del filmato

I video selezionati saranno visibili anche sul canale You Tube Nescafé Italia e sulla pagina del sito www.nescafe.it dedicata all’iniziativa. Tre strumenti social per veicolare la creatività e l’originalità dei consumatori.

Da solo o in compagnia, come uno spot o come un racconto, l’amante del caffè potrà decidere come girare il suo video, unico vincolo il divertimento: divertirsi per divertire.

Inoltre i primi 101 partecipanti riceveranno in omaggio la famosa, inconfondibile e storica Red Mug Nescafé personalizzata per l’occasione. 101 Coffee Sketch è il regalo dell’azienda a tutti coloro che vivono la pausa caffè come un momento rigenerante e piacevole, da condividere con gli altri o da apprezzare anche da soli.

Attuale e versatile, sempre al passo con i tempi, Nescafé si dimostra ancora una volta un brand innovativo attento alle esigenze e ai gusti dei suoi consumatori.

Bialetti: una tradizione che si rinnova ogni giorno

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Il celebre omino coi baffi del logo Bialetti

MILANO – L’esperienza di Bialetti nel mondo del caffè, nota fin dagli anni ’30 grazie alla nascita di Moka Express, è un simbolo dell’italianità nel mondo intero. Merito della capacità di innovarsi rimanendo fedele ai valori della propria tradizione da cui scaturisce quell’importante processo di evoluzione estetica e tecnologica che ha portato, ad esempio, alla nascita di Pressofiltro e Omino Express: due nuovi modi di preparare e gustare un buon caffè, firmato Bialetti.

Il nuovo Pressofiltro Bialetti porta in cucina il meglio del design contemporaneo: una struttura elegante, realizzata in acciaio inox 18/10, con fornitura superficiale extra lucida, dotato di un manico ergonomico – le cui linee si rifanno alla leggendaria Moka Express – e di un bicchiere in vetro borosilicato.

Uno strumento perfetto per preparare un buon caffè all’americana, ma anche ogni genere di infusione, in pochi semplici gesti: basta mettere direttamente nel bicchiere contenitore qualche cucchiaino di caffè macinato, versarvi sopra dell’acqua bollente e spingere l’elemento filtrante fino alla base del bicchiere, per trattenere i fondi del caffè.

Originalità e simpatia sono le caratteristiche più evidenti della nuova Omino Express, una caffettiera da due tazze in cui le forme distintive dell’Omino Bialetti assumono un’inedita centralità sia dal punto di vista funzionale che da quello del design.

Omino Express sostituisce il classico raccoglitore con la sagoma inconfondibile dell’Omino i cui baffoni, simbolo dell’italianità fin dai tempi del Carosello, erogano il caffè servendolo direttamente nei due bicchierini in dotazione.

Il dolce a colazione aiuta a dimagrire: con latte e caffè è un antidoto all’effetto yo-yo

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Il dolce a colazione aiuta a perdere peso

MILANO – Concedersi una fetta di torta al cioccolato o qualche biscotto con latte e caffè a colazione è utile a perdere peso. E aiuta anche gli aspiranti magri a tenere lontano l’effetto yo-yo, evitando cioè di riacquistare i chili persi. Lo ha rivelato una ricerca di un team della Tel Aviv University, secondo cui una colazione da 600 calorie ma bilanciata, che includa proteine e carboidrati insieme a una golosità, può aiutare le persone a dieta a dimagrire.

“La chiave di questa strategia sta nel fatto di concedersi il dolce al mattino, quando il metabolismo è più attivo e siamo più facilmente in grado di bruciare le calorie extra durante il giorno” spiega Daniela Jakubowicz, responsabile del team di ricerca.

Invece, eliminare del tutto i dolci può favorire alla lunga una sorta di dipendenza psicologica da questi alimenti, ammonisce la ricercatrice.

Nello studio, pubblicato su Steroids, 1.092 obesi non-diabetici sono stati seguiti per 32 settimane e randomizzati in due gruppi: la metà ha aggiunto alla colazione un dolce (biscotti, torta o cioccolato), gli altri no.

Per il resto tutti seguivano la stessa dieta: gli uomini consumavano 1.600 calorie al giorno, le donne 1.400. Gli extra-large del primo gruppo facevano una ricca colazione da 600 calorie, gli altri una più light (300 calorie). Risultato, i primi hanno perso in media più peso, e sono riusciti a evitare di riaccumulare chili più a lungo.

A meta dello studio infatti ognuno aveva perso in media 15 kg, ma alla fine i risultati sono stati molto diversi: i soggetti del gruppo colazione ricca erano ulteriormente dimagriti (quasi 7 kg a testa), mentre gli altri avevano ripreso circa 10 kg.

Il pasto della mattina fornisce l’energia per compiere le azioni della giornata, aiuta il funzionamento cerebrale e sveglia il metabolismo. Insomma, dicono i ricercatori, è cruciale per perdere peso e non ingrassare di nuovo.

“Inoltre – conclude la ricercatrice – proprio la colazione è il pasto più efficace nel regolare la grelina, l’ormone della fame.”

In un bar di Reggio Emilia c’è l’espresso Monti proposto a 90 centesimi

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REGGIO EMILIA – Espresso Monti anti crisi. Novanta centesimi anziché un euro. La caffetteria “Non solo bar” di via Pansa ha cercato di andare incontro ai clienti in questi tempi di crisi e ha abbassato il prezzo del caffè.

«A gennaio avevo aumentato il caffè a 1 euro e 10 centesimi perché non ci stavo dentro con i prezzi – racconta la titolare Adriana Colella -, ma molti clienti non erano d’accordo e brontolavano. Mi dicevano sempre che con la crisi che c’è non si poteva aumentare le tariffe». Allora la signora Colella ci ha pensato su e ha chiamato a raccolta i fornitori, come lei stessa racconta: «Li ho chiamato e gli ho detto che così non potevo continuare e gli ho chiesto che cosa potevano fare per me, per aiutarmi a vendere e andare incontro ai clienti». Ed è accaduto l’impensabile. «I fornitori hanno aderito, mi hanno aiutato e mi danno dei prodotti con un costo minore, così riesco ad abbassare i prezzi».

Ed ecco che oltre al caffè a 90 centesimi, anche la cioccolata calda in tazza costa solo 1 euro. Erbazzone e caffè vengono a costare 1 euro e 60 anziché 1 e 90, un toast e un succo di frutta 3 euro anziché 5, cappuccino e pasta 1,70 e non 2,30 come in tanti altri bar. «Io ci credo a questa cosa che sto facendo», aggiunge Adriana Colella.

E i clienti brontolano ancora? «No, le persone si stupiscono quando dò come resto una moneta da 10 centesimi e altri mi lasciano addirittura la mancia». Ma come mai gli ha dato il nome di “Espresso Monti”? «Avrei dovuto chiamarlo Espresso Anti-Monti, visto che lui ha stangato me e molti italiani come me, ma poi è stato meglio chiamarlo così».

Il bar “Non solo bar” è stato aperto dalla signora Colella nel luglio scorso; «Sono originaria di Sapri, ma ho passato trent’anni della mia vita in Germania. Poi sono venuta in Italia e per caso sono passata dalla vostra città perché ho una nipote e una sorella che abitano qui. Ma mi è piaciuta molto Reggio, avevo qualche soldo da parte e ho deciso di provare ad aprire un’attività qui. Mi sono innamorata di questa piazza».

Per saperne di più: http://www.ilrestodelcarlino.it/reggio_emilia/cronaca/2012/02/08/665277-espresso_monti.shtml