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venerdì 29 Novembre 2024
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Malto: dolcificante naturale, buon sostituto dello zucchero

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malto
Malto in grani

MILANO – Tra i dolcificanti naturali si scorda il malto. Naturale perché il malto deriva dal chicco di un cereale. Per esempio il malto d’orzo deriva dall’orzo. Ma ci sono anche il malto di riso e il malto di mais. Il malto viene ricavato attraverso la macerazione dei chicchi del cereale scelto e i presenta sotto una forma fisicamente molto simile a quella del miele.

E oltre alla forma del miele il malto assomiglia al prodotto delle api anche nella quantità di zuccheri che contiene.

L’uso del malto è facile perché si può letteralmente sostituirlo allo zucchero bianco raffinato con il vantaggio di impiegare un elemento naturale senza passaggi chimici come accade per lo zucchero sbiancato e quindi sano.

Da notare che la macrobiotica impiega molto il malto per la realizzazione di dolci, creme alla nocciola e gelati.

Uganda, varietà resistenti e irrigazione per combattere il cambiamento climatico e le malattie

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MILANO – L’Uganda rimane fiduciosa quanto alla possibilità di raggiungere, entro il 2015, il target produttivo di 4,5 milioni di sacchi, nonostante i problemi posti dal cambiamento climatico e dalle malattie.

L’obiettivo è stato reiterato da Edmund Kananura Kyerere, responsabile per la qualità dell’autorità ugandese del caffè (Ucda), in un’intervista a margine della 9a conferenza Eafca. L’autorità governativa punta a contrastare la fusariosi attraverso l’introduzione di oltre 200 milioni di piante resistenti a questa malattia crittogamica nell’arco dei prossimi 10 anni, ha dichiarato Kyerere, mentre il problema della siccità verrà affrontato varando dei programmi di irrigazione.

Ucda sta inoltre conducendo una campagna volta ad accrescere la domanda nazionale, che potrebbe raddoppiare il tasso di incremento dei consumi interni sin dal prossimo anno.

Aumento di prezzo per l’espresso a Modena: «Il prezzo giusto è di un euro e 20 cent»

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MODENA – L’ultimo incremento risale a poco più di sei mesi fa, quando molti bar aumentarono il prezzo fino a un euro e dieci centesimi. Ma per le classiche tazzine di caffè, a breve ci potrebbe essere un nuovo rincaro in vista. Infranta la “barriera psicologica” della cifra tonda di un euro, prendere una buona tazza di espresso sotto la Ghirlandina potrebbe ben presto arrivare a costare anche un euro e venti centesimi.

Aumento degli affitti per i locali, rincari dei costi dell’energia, inflazione, crescite di prezzo esponenziali della materia prima nella borsa del caffè. Sono i segni della crisi, che spingono fornitori, industrie di torrefazione e associazioni di categoria a invitare i titolari di bar e locali al ritocco del listino. «Il prezzo giusto per una tazzina di caffè? Sicuramente un euro e venti centesimi – spiega Pietro Manzini, responsabile commerciale caffè Cagliari – la professionalità e la qualità vanno retribuite nel modo giusto, altrimenti si corre il rischio di un progressivo decadimento del prodotto».

Perché non tutte le miscele sono uguali e non tutte hanno lo stesso prezzo. Sul mercato, il costo di un chilo di “oro nero” varia: si va da un minino di circa dieci euro, per varietà di bassa qualità provenienti dal Vietnam, fino ai quasi trenta euro delle miscele più pregiate. Tra queste, le miscele brasiliane, adottate proprio da Cagliari. «La crisi ha avuto un effetto anche per quanto riguarda il consumo del caffè – aggiunge Manzini – dove abbiamo assistito a un lento calo del consumo nei pubblici esercizi, dovuto al costante utilizzo delle macchinette automatiche negli uffici. È anche vero che nell’ultimo periodo riscontriamo maggiore attenzione verso il mondo delle colazioni mattutine, che è diventato un momento paragonabile all’aperitivo.

Ma noi auspichiamo che gli aumenti del costo della materia prima non si riversino solo sui baristi, diventando in parte sottoscrivibili anche alla clientela, in modo che il barista stesso possa mantenere alta la qualità della sua offerta». Sullo sfondo del caro-tazzina, pesa anche una quotazione in borsa che, nel 2011, a Londra ha fatto segnare addirittura punte del +120%, in conseguenza di un allarme “scorte in esaurimento” che ha fatto schizzare i prezzi della materia prima alle stelle. «Al momento il rischio che le scorte terminino è rientrato – aggiunge Manzini – così come la corsa al rialzo dei prezzi, che comunque si è assestata su valori molto alti. Se il prezzo dovesse salire ancora, il rischio sarebbe di andare completamente fuori mercato».

Di parere simile è Daniele Cavazza, responsabile politiche economiche Fiepet-Confesercenti: «Secondo il nostro osservatorio economico – afferma – per mantenere invariati i livelli di redditività, per i bar è consigliabile portare il prezzo delle tazzine di caffè a un euro e venti centesimi. È una delle indicazioni emerse per il 2012 dai nostri consulenti. Ma è difficile che gli esercenti seguano il nostro consiglio: quando c’è stato il rincaro fino a un euro e dieci, infatti, solo il 30% dei locali ha apportato modifiche al listino, la maggior parte dei quali concentrati nel centro storico di Modena».

Fonte: gazzettadimodena.it

Moka Sir’s: la miscela top di Cava Manara a Vienna per il Mondiale Coffee

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Moka Sir's 2021
Il logo Moka Sir's

PAVIA – La Torrefazione Moka Sir’s di Cava Manara è stata tra le prime a sostenere i baristi impegnati nei campionati Scae, anche con addestramenti specifici per migliorare la trasformazione delle miscele. E quest’anno la Torrefazione pavese ha messo il proprio prodotto nelle mani di Francesco Corona, un grande professionista che da anni concorre nel circuito delle competizioni internazionali.

Già più volte campione italiano e terzo classificato al Campionato Mondiale nel 2009, anche quest’anno Francesco si è aggiudicato il primo posto nel campionato Coffee in Good Spirits durante la finale della 11° edizione del Campionato Italiano, tenutosi al Sigep di gennaio.

Corona ha prevalso dopo una gara combattuta, di alto livello tecnico e ha vinto gareggiando con la miscela Moka Sir’s 100% arabica, il Top della gamma dei prodotti Moka Sir’s.

Il cocktail che ha portato Francesco sul gradino più alto del podio è stata un riuscito abbinamento tra caffè espresso Francesco Corona e liquore al sambuco dal nome “Gentleman Coffee” , con l’aggiunta di Tennessee Whisky Gentleman, poi arricchito con panna aromatizzata ai fiori di sambuco e due liquori, uno alla crema di cacao scuro e l’altro ai fiori di sambuco.

Un risultato che ha gratificato anche Moka Sir’s che ora conta nella conferma di Corona quando sfiderà i migliori baristi del mondo, dal 12 al 15 Giugno 2012 allo Scae World Coffee a Vienna, dove si svolgerà la finale mondiale.

Caffeina per proteggersi dai raggi solari: possibile base contro i tumori della pelle

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caffè parigi sniffy

MILANO – La comune caffeina può diventare il sistema per proteggere la pelle dai raggi solari, evitando il pericolo tumore. Questa almeno è l’ipotesi di una ricerca della Rutgers University (New Yersey, USA), diretta dal dottor Allan Conney e pubblicata su PNAS, “Proceedings of the National Academy of Sciences”.

Gli studiosi hanno messo sotto indagine il gene ATR, legato alla salute della pelle ed allo stato delle cellule con DNA danneggiato, primo stadio delle cellule tumorali. Per chiarire il tutto si è lavorato con topi da laboratorio. Alcuni roditori erano geneticamente modificati per essere privi di ATR, altri avevano il gene regolarmente attivo. In seguito, tutti gli animali sono stati esposti a raggi UV fino a sviluppare tumori della pelle. Dopo altre 19 settimane, il primo gruppo (topi con ATR inibito) mostravano minore presenza e sviluppo più lento delle neoplasie in questione. Ciò detto, tutti le cavie erano vittime di una forma di tumore detto SCC – carcinoma a cellule squamosa, un tipo di non-melanoma.

Secondo Conney, l’esame di tali dati suggerisce che inibire ATR possa ridurre il rischio di cancro della pelle legato ai raggi solari. E, visto che la caffeina colpisce il meccanismo in questione, può diventare base per farmaci e creme solari. Oltretutto, conclude l’esperto, “Oltre agli effetti sul percorso ATR, la caffeina ha anche proprietà frangisole”. Tuttavia, primo indispensabile passo è verificare l’applicabilità del processo sulla pelle umana.

FONTE: Allan H. Conney et al., “Protection from UV-induced skin carcinogenesis by genetic inhibition of the ataxia telangiectasia and Rad3-related (ATR) kinase”, PNAS 2011 ; published ahead of print August 15, 2011, doi:10.1073/pnas.1111378108

Slow food: un progetto culturale che mira a creare una nuova consapevolezza sul caffè

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MILANO- Gli italiani sono grandi esperti di caffè. Un’affermazione che sembra indiscutibile ma che dice una mezza verità. Certo, in termini di quantità siamo i terzi consumatori nell’Unione Europea e l’atto di bere un caffè, da soli o in compagnia, è parte integrante della vita di molti di noi. Ma quanti consumatori sanno come è fatta una pianta di caffè o conoscono il luogo di origine di ciò che stanno bevendo? Quanti sanno come e dove vive chi lo coltiva, lo raccoglie e lo trasforma?

Il progetto del marchio “Presidio Slow Food” sul caffè è nato proprio per colmare questa lacuna, questo vuoto di comunicazione e conoscenza tra produttori e consumatori, includendo una figura chiave della filiera: i torrefattori. Si tratta di un progetto culturale e sociale, che mira a creare una consapevolezza nuova attorno al caffè, con il fine ultimo di accorciare la filiera e di migliorare la qualità della vita dei produttori dei Presìdi. Il primo passo di Slow Food nel settore del caffè è stato al fianco dei produttori. Nel 2002 abbiamo avviato un Presidio con un gruppo di caficultori nelle regioni più alte di Huehuetenango, in Guatemala, dando il via a una serie di attività che hanno poi coinvolto altri gruppi di produttori: in America Latina, Africa e India.

I risultati di queste attività sono importanti e incoraggianti: in questi anni si è affermato un nuovo paradigma di produzione del caffè, basato sulla valorizzazione del territorio e su un consumo responsabile. Paradigma che è diventato un modello da seguire e replicare per diverse realtà. La seconda fase di lavoro ha incluso anche i torrefattori – e quindi il prodotto finito – consentendoci di raggiungere i consumatori e di promuovere in modo più incisivo una nuova cultura del caffè. L’idea è semplice: i torrefattori che aderiscono al progetto – rispettando una serie di regole che garantiscono qualità e trasparenza della filiera – possono apporre il marchio “Presidio Slow Food” sulle proprie confezioni, offrendo ai consumatori la possibilità di riconoscere e acquistare i caffè buoni, puliti e giusti.

Il progetto, coordinato dalla Fondazione Slow Food per la Biodiversità, ha mosso i primi passi nel 2009 con la nascita di una Commissione composta dai docenti Master of Food del caffè e da alcuni torrefattori amici e collaboratori di Slow Food. La Commissione ha definito un regolamento in base al quale può fregiarsi del marchio soltanto il caffè tostato (in grani, macinato, in cialde o capsule biodegradabili) composto al 100% da un solo Presidio Slow Food (monorigine) o da più Presìdi (in miscela), mentre non sono consentite miscele con altri caffè (che non sarebbero tracciabili).

I caffè che rispondono a questo primo requisito di base sono inviati ai membri della Commissione, che si riuniscono, degustano, compilano una scheda di valutazione organolettica e forniscono a Slow Food e ai torrefattori una serie di indicazioni su pregi e difetti dei prodotti testati. Soltanto i caffè che ottengono una valutazione positiva possono essere commercializzati con il marchio del Presidio.

Infine, il regolamento stabilisce norme di trasparenza e di lealtà verso produttori e consumatori: i torrefattori devono indicare sulla confezione l’area di produzione e il nome del produttore (individuale o organizzazione) di caffè. In questo modo i coltivatori hanno la giusta visibilità sul mercato – elemento che dà loro un grande orgoglio – e i consumatori sono informati su ciò che bevono e su tutto il mondo, affascinante e complesso, che sta dietro la loro tazzina di caffè.

Per informazioni: Andrea Amato – Responsabile del progetto in America Latina tel. +39 0172 419723; E-mail: a.amato@slowfood.it Francesco Impallomeni – Responsabile del progetto in Africa tel. +39 0172 419712; E-mail: f.impallomeni@slowfood.it

Si è svolto ad Addis Ababa in Etiopia il 2° Forum africano sulla sostenibilità del caffè

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africa kampala africano tanzania

MILANO – Cambiamento climatico, capacity building e sviluppo organizzativo sono stati gli argomenti al centro del 2° Forum africano sulla sostenibilità del caffè, che si è svolto la settimana scorsa ad Addis Ababa, parallelamente alla 9a Conferenza e mostra Eafca (Eastern African Fine Coffees Association). Intitolato “Creare accessi al mercato attraverso delle pratiche sostenibili”, il forum ha visto la partecipazione di oltre un centinaio di delegati, in rappresentanza dei principali portatori di interesse del settore africano del caffè.

Organizzato dall’Associazione 4C e dalla stessa Eafca, l’evento ha ricalcato la formula sperimentata con successo lo scorso anno, in occasione del primo meeting, svoltosi ad Arusha, in Tanzania. Ai contributi degli oratori sono seguiti gli workshop pratici di approfondimento, che hanno consentito lo scambio e la condivisione di esperienze e soluzioni. “Il forum sta diventando un appuntamento imprescindibile per tutti gli operatori interessati allo sviluppo della sostenibilità nel comparto africano del caffè – ha dichiarato Melanie Rutten-Sülz, direttore esecutivo dell’Associazione 4C – Sono i partecipanti stessi a fare di esso uno spazio così dinamico e collaborativo proponendo i problemi e lavorando assieme nella ricerca delle loro soluzioni”.

Tra i partecipanti a questo appuntamento, rappresentanti delle organizzazioni dei produttori, membri dell’industria e del commercio, organismi di certificazione, ong, istituzioni finanziarie, enti governativi e agenzie di sviluppo. Rilevante la presenza di delegati provenienti da paesi extra-africani, in particolare dal Brasile, in linea con una missione che punta ad accrescere la collaborazione con tutte le nazioni produttrici sui temi della sostenibilità.

-È stato stimolante vedere tutte queste persone condividere il loro know-how e le loro idee, nell’intento di costruire un settore africano del caffè maggiormente sostenibile” – ha osservato il direttore esecutivo Eafca, il keniano Samuel N. Kamau – C’è sempre maggiore comprensione del fatto che è necessaria la collaborazione di tutti gli attori della catena nel ricercare delle soluzioni durevoli a questi problemi”. Il forum è stato sponsorizzato dall’organizzazione governativa olandese Idh, e dai membri dall’Associazione 4C Nestlé, Tchibo e Kraft Foods, nell’ambito del Programma Caffè della stessa Idh, attualmente nella sua fase finale di elaborazione.

“Per Idh, il forum sulla sostenibilità rappresenta un’opportunità unica per impegnarci con gli stakeholder locali in vista dell’attuazione del Programma Caffè della nostra organizzazione – ha affermato il direttore del programma Ted van der Put – Prendiamo atto con soddisfazione che il forum ha focalizzato le sfide che i produttori si trovano ad affrontare nell’espandere le produzioni sostenibili. Continueremo da parte nostra a impegnarci in questo tipo di piattaforme di scambio anche in futuro mantenendo il dialogo in atto con l’associazione 4C”.

Tè: ecco una guida per orientarsi in un mondo sconfinato

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MILANO – Si tratta di té, guida al tè di tutto il mondo di Jane Pettigrew, un libro ben fatto per chi vuole avvicinarsi al mondo del tè. L’approccio al tè è per la maggior parte esperienziale, ma è importante anche cogliere informazioni dagli esperti e questa guida è probabilmente una delle migliori.

Autorevole, ricca di informazioni e suggerimenti, tratta i diversi aspetti della materia, da come venne scoperto il tè a come acquistarlo, come conservarlo e come preparare la perfetta tazza di tè. La sezione centrale dell’opera include una serie di schede per paese divise in quattro categorie. Le prime tre riguardano gli undici paesi maggiori produttori di tè, dove vengono descritte le proprietà di alcune selezioni raccomandate e forniti alcuni consigli sulla loro corretta preparazione e degustazione.

L’ultima categoria è un breve compendio che tratta di altri paesi produttori dall’ Argentina allo Zimbabwe. Il tè è la bevanda più bevuta al mondo, ma pochi lo conoscono a fondo, spesso limitandosi a gustare una minima parte della vasta gamma di selezioni di qualità.

Guida al tè di tutto il mondo spalanca le porte di questo universo, e lo fa in maniera chiara e semplice, rendendo accessibile a tutti la fruizione del libro che tuttavia mantiene un carattere professionale. Una fonte inestimabile di ispirazione, spinge ad apprezzare tutta la ricchezza del mondo del tè.

 

Segafredo-Zanetti: Massimo Zanetti ora punta al Padova calcio

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Massimo Zanetti cittadino onorario
Massimo Zanetti presidente del Massimo Zanetti Beverage Group a un Gran Premio di Formula 1 di cui è grande appassionato: è stato anche sponsor personale di Ayrton Senna da Silva

MILANO – Massimo Zanetti, titolare del noto marchio di caffè Segafredo-Zanetti, stando a quanto riportato dal Corriere del Veneto, starebbe pensando di entrare nel Calcio Padova e di affiancare alla guida del club Marcello Cestaro con una robusta quota di minoranza e con una sponsorizzazione di primo piano.

La notizia, già trapelata dopo l’ingresso di Luca Baraldi nel club biancoscudato come assistente personale del presidente Marcello Cestaro, verrebbe adesso confermata in ambienti trevigiani vicini all’imprenditore di Villorba.

Si parla di un investimento di 4 milioni di euro, una trattativa però complessa e piena di ostacoli.

Zanetti, titolare del 21% del pacchetto azionario del Bologna Calcio (dall’iniziale 37% assunto in sede di ingresso sulla scena), circa due mesi fa ha tentato di riprendere possesso del club emiliano, tentativo infruttuoso, tanto che l’imprenditore trevigiano, che non si accontenta certo di un ruolo di secondo piano nel mondo del calcio, ha incaricato Luca Baraldi di stilare la “due diligence” del Calcio Padova per valutare lo stato finanziario del club.

I primi riscontri sono stati interlocutori. Zanetti è già partner commerciale di Cestaro con la Segafredo nelle catene Emisfero e Famila. Tecnicamente, come ha ricordato Baraldi nel giorno della sua presentazione ufficiale, Zanetti per entrare nel Padova deve obbligatoriamente cedere la sua quota nel Bologna ed è proprio questo l’ostacolo principale alla fumata bianca.

Trovare uno o più imprenditori disponibili a rilevarne le quote è un’impresa molto complicata, mentre la due diligence di cui si sta occupando Baraldi verrà completata entro la seconda metà del mese di marzo. La trattativa, per ora, viaggia com’è normale che sia sottotraccia.

Cestaro da tempo cerca un socio forte che gli permetta un graduale disimpegno (ma non una completa uscita di scena) dalla guida del club, dopo anni di investimenti massicci, Mediobanca svolge anche in questo caso un ruolo di mediazione finanziaria e Baraldi è da considerarsi un vero e proprio grimaldello di Zanetti per il suo possibile futuro ingresso che comporterebbe l’uscita dal Bologna Calcio.

La volontà di Cestaro sembra essere quella di farsi affiancare da un socio forte che ne permetta un graduale disimpegno, soprattutto per motivi di età, ma anche per via dell’impegno economico sempre più gravoso richiesto da quando è presidente del Calcio Padova.

Non resta che attendere gli sviluppi di questa importante trattativa che può cambiare, probabilmente in meglio, il futuro del Calcio Padova.

Prezzi: al bar Milano è meno cara di Roma

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Piazza del Duomo a Milano

MILANO – Una notizia che potrebbe convincere gli addetti ai lavori della filiera del caffè a restare a casa ed invitare i clienti. Questo perché i viaggi d’affari a Milano convengono. Secondo un’indagine della Camera di Commercio, prendendo in considerazione la fascia più alta del settore, il capoluogo lombardo costa 512 euro al giorno: una cifra che pone Milano al 19esimo posto al mondo per il costo di un viaggio di affari di livello internazionale.

Rispetto allo scorso anno, Milano guadagna in competitività 4 posizioni (era al 15esimo posto nel 2010; migliora di 9 posizioni se consideriamo il 2009), seguendo Roma che la precede con un costo giornaliero di 562 euro (la capitale è così all’11esimo posto (era al 14esimo nel 2010).

Se si considerano, invece, le sole città europee, Milano è al nono posto e Roma al quarto. Rispetto alla media registrata dalle 51 principali città al mondo di business, viaggiare a Milano costa poco più della media (ferma a 495,3 euro: +3,4%).

La città più cara per fare business nel 2011 è invece Hong Kong (costo giornaliero: ben 945 euro), che scavalca per quest’anno Mosca ferma a 933 euro. Al terzo posto una città europea (Francoforte con 885 euro), seguita da New York (780 euro), Seoul (740 euro) e dalle due città cinesi di Shangai (688 euro) e Beijing (677 euro).

Sul fronte delle singole categorie di spesa, a fare bene alle tasche di chi viaggia per affari a Milano è soprattutto il costo per un pranzo per una persona: con 24 euro, è al 49esimo posto su 51, la metà del prezzo medio (-53,2%).

Solo Stoccolma (al 50esimo posto con 21 euro) e Atene (al 51esimo con 20 euro) risultano più convenienti di Milano. Ma il capoluogo lombardo conviene anche se si considera il costo di un giornale internazionale (al 27esimo posto) e di un drink nel bar di un albergo di lusso (al 24esimo).

Superiore alla media invece il costo di una cena di lavoro per due: 165 euro (+4,3% rispetto alla media complessiva) così come il costo medio di un pernottamento in albergo con colazione: 200 euro, al 15esimo posto.

«Il turismo d’affari e congressuale – ha detto il presidente della Camera di Commercio di Milano, Carlo Sangalli – con 2,6 miliardi di fatturato all’anno, rappresenta un indotto importante per Milano, con ricadute in molti settori legati all’accoglienza e connessi con la vivibilità della città».