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Kent Bakke, ceo di La Marzocco International ritratto sul Seattle Times

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kent bakke
Kent Bakke vicino a una Marzocco è consigliere d'amministrazione de La Marzocco International dopo esserne stato amministratore fino al 2018.

MILANO – Il quotidiano americano The Seattle Times – sempre molto attento a quanto accade sulla scena americana del caffè – ha dedicato pochi giorni fa un ritratto (a firma di Melissa Allison) a Kent Bakke, ceo di La Marzocco International. Personalità carismatica nel mondo dello specialty coffee d’oltreoceano, Bakke può definirsi a ragione uno dei pionieri dell’espresso in terra americana. Importatore delle macchine La Marzocco (come pure di Cma e Mazzer) sin dagli anni settanta, Bakke si riteneva inizialmente fortunato se riusciva a vendere 3-4 macchine al mese in tutto il nord-ovest degli Stati Uniti.

Kent Bakke, il carisma dello specialty

La svolta arrivò con il boom di Starbucks, che scelse le macchine La Marzocco per tutti i suoi locali apprezzandone, in particolare– come ricorda il co-fondatore della catena di Seattle Jerry Baldwin – il sistema di preinfusione, che garantiva una maggiore aromaticità della bevanda. Bakke chiese all’azienda fiorentina di potenziare la produzione per far fronte alla domanda sempre più sostenuta da parte dell’insegna di caffetterie americana. E, alla fine, rilevò a tale scopo, nel 1994, assieme a un piccolo gruppo di investitori americani, il 90% del pacchetto di La Marzocco srl costituendo quindi La Marzocco International. Aprì poi una seconda fabbrica, a Ballard, un sobborgo di Seattle.

La produzione crebbe a 140 macchine al mese, di cui la metà per conto di Starbucks. La parabola terminò nel 2004, quando Starbucks optò per le macchine superautomatiche, più facili da usare: una scelta motivata anche dall’esigenza di semplificare e velocizzare la formazione delle migliaia di nuovi baristi assunti ogni anno dalla compagnia di Seattle. Più tardi, lo stesso Howard Schultz rimpiangerà la poesia e la teatralità delle macchine manuali e il loro sacrificio in nome della maggiore praticità di esercizio delle superautomatiche. La Marzocco accusò il colpo: dovette chiudere il suo stabilimento americano, che occupava una ventina di dipendenti, e perse svariati milioni di fatturato. Ma l’emergere di numerosi esercenti indipendenti desiderosi di differenziarsi da Starbucks creò nuove opportunità per il brand.

Nel 2004, la svizzera Franke acquisì Esi (Espresso Specialist, Inc), distributore americano di La Marzocco

Tre anni più tardi, Esi venne ribattezzata Franke Coffee Systems North America, Inc. Le politiche commerciali e di servizio del colosso elvetico (leader mondiale nei lavelli per cucine) in terra americana, non fecero calare le vendite, ma disorientarono la clientela tradizionale di riferimento, abituata, secondo Bekke, a un legame più umano e diretto con il distributore. Nel 2009, Franke decideva di rinunciare alla distribuzione delle macchine La Marzocco per concentrarsi sulle superautomatiche puntando al target delle grandi catene di fast food.

La distribuzione veniva così riacquisita da Kent Bekke e soci attraverso la neocostituita La Marzocco Usa

Dal nuova stabilimento di Firenze – si legge in conclusione dell’articolo – escono oggi quasi 4 mila macchine all’anno: più di quante non ne venissero prodotte ai tempi in cui La Marzocco era fornitrice ufficiale di Starbucks. E intanto, la concorrenza si fa sempre più agguerrita, anche da parte dei competitor americani, come Synesso o Slayer. Ma la vera sfida, secondo Bekke è quella contro un vasto mercato costituito da macchine che producono “un espresso mediocre”. “Cerchiamo di spingere il cliente a compiere una scelta che gli consenta di migliorare il suo prodotto. La nostra priorità maggiore è la soddisfazione del cliente”.

Arabica e Robusta: previsto un calo nella produzione mondiale

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arabica ico nkg

MILANO – Efficientissimo il servizio statistico dell’Organizzazione, che ha diffuso, già nel pomeriggio di ieri, il report statistico relativo al mese di febbraio. In evidenza, in apertura, l’andamento divergente di arabica e robusta, con i primi in flessione e i secondi in consistente recupero, che ha ristretto la forbice dei differenziali tra le rispettive tipologie. Il punto La media mensile dell’indicatore composto ha subito un nuovo ripiegamento (-3,5%) scendendo a 182,29 centesimi per libbra e confermando il ciclo negativo subentrato dall’inizio della nuova annata caffearia. In calo tutti gli indicatori degli arabica. New York perde il 6,8%.

Arabica: in consistente flessione anche brasiliani naturali e altri dolci (rispettivamente –5,6% e – 5,5%)

I colombiani dolci, infine, arretrano del 4,6%. Risorgono, invece, i robusta (+5,4%), che tornano sopra la soglia del dollaro/libbra e l’indicatore del Liffe (+5,3%). La media mensile dell’indicatore composto si attesta su un livello inferiore del 15,6% a quello di febbraio 2011 e del 13,4% alla media dell’intero anno solare trascorso. Rettifiche importanti Rilevanti correzioni – a nostro giudizio non adeguatamente segnalate – si osservano intanto nella tabella riepilogativa relativa alla produzione mondiale 2011/12, la cui stima (comunque tuttora in progress) viene ridimensionata di 2,367 milioni di sacchi (-1,8%) rispetto al report di gennaio e portata a 128,546 milioni di sacchi.

Rettificati in negativo i dati di tutte le aree geografiche. La produzione dell’Africa viene tagliata di 233.000 sacchi, a seguito delle minori previsioni produttive dell’Uganda. Quella dell’Asia di 1 milione di sacchi, per effetto delle diminuite aspettative di raccolto in Vietnam, dove Vicofa ha decurtato la stima per l’annata in corso da 18,5 a 17,5 milioni di sacchi.

In Messico & America centrale, la correzione al ribasso è di 112.000 sacchi e va imputata quasi per intero a El Salvador. La produzione dell’America meridionale viene infine ridimensionata di 1.020.000 sacchi, a seguito di previsioni più pessimistiche concernenti il raccolto del Perù. Per effetto di questi nuovi dati, l’intera produzione mondiale per l’annata in corso risulta minore del 4,3% rispetto a quella del 2010/11, con il solo dato dell’Africa in ripresa sull’annata precedente.

Export di Arabica: nei primi 4 mesi dell’annata caffearia in corso, l’export segna un calo del 3% scendendo a 32,6 milioni di sacchi dai 33,6 dello stesso periodo dell’annata passata

I dati disaggregati evidenziano, anche in questo caso, andamenti opposti, con colombiani dolci (-18,3%) e brasiliani naturali (-12,3%) in calo e altri dolci (+7,6%) e robusta (+7,4%) in ripresa. Diminuisce l’export di Brasile (-12,8), Colombia (-18,7%) e India (-2,7%), mentre è in crescita quello del Vietnam (+23,1%), dell’Indonesia (+14,9%) e del Perù (+39,4%). Scorte ai minimi Le scorte iniziali del paesi esportatori sono stimate ai minimi storici di 17,4 milioni di sacchi.

Quelle dei paesi importatori si sono reintegrate al livello, relativamente rassicurante, di 22,3 milioni di sacchi, contribuendo a raffreddare il mercato dopo i picchi di maggio 2011. Consumi I consumi mondiali nell’anno solare 2010 sono stimati in 135 milioni di sacchi, in netta ripresa (+2,4%) dopo il calo dello 0,82% registrato nel 2009, sul quale incise la crisi economica globale.

Sulla base dell’andamento degli ultimi 40 anni, che hanno visto un tasso composto annuo di crescita dell’1,6%, l’Ico traccia 3 scenari potenziali di evoluzione della domanda (basso, medio e alto) di qui alla fine del decennio, che stimano i consumi nel 2020, nell’ordine, a 156,7, 164,6 e 172,8 milioni di sacchi, a seconda che il tasso di incremento sia, rispettivamente dell’1,5%, 2% o 2,5%. Dati che evidenziano – a nostro parere – l’esigenza urgente di politiche volte a pianificare un consistente incremento o rilancio delle produzioni in quasi tutti i paesi esportatori.

Conclusione

Il raccolto brasiliano si preannuncia, secondo le stime ufficiali Conab, su livelli record (50,6 milioni di sacchi, considerando il valore mediano della stima), ma vista la rapida crescita dei consumi interni, esso non impatterà più di tanto i prezzi mondiali. Inoltre, le condizioni climatiche sfavorevoli continuano a limitare l’offerta di arabica lavati, in particolare per quanto riguarda l’area latino americana. Nonostante la recente correzione al ribasso registrata dagli arabica, dunque, l’outlook di lungo termine lascia intravedere livelli di prezzi sempre elevati, anche se lo svalutarsi del dollaro rispetto alle valute di quasi tutti i principali paesi esportatori potrebbe limare i guadagni dei produttori.

Ico – Export di Arabica e Robusta di gennaio in calo del 10%

Ancora in calo l’export mondiale di caffè. Secondo le statistiche ufficiali Ico – diffuse nel pomeriggio di ieri – le esportazioni sono state pari a gennaio a circa 7,99 milioni di sacchi, in flessione del 9,95% rispetto ai 8,87 milioni dello stesso mese di un anno fa. Cumulativamente, nei primi 4 mesi dell’annata caffearia 2011/12 (ottobre 2011 – gennaio 2012), l’export registra un -3% scendendo a 32,59 milioni di sacchi, contro 33,61 del periodo equivalente del 2010/11.

Nel corso degli ultimi 12 mesi disponibili, le esportazioni hanno raggiunto quota 103.486.589 sacchi, pari al 5,44% rispetto ai 12 mesi precedenti. In lieve calo (-0,3%) l’export di arabica, che si attesta a 65,96 milioni, mentre risulta in forte crescita (+17,3%) quello dei robusta, pari a circa 37,5 milioni di sacchi.

Il concorso “Vota il barista”: chi sono i più segnalati

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concorso baristi milano Vota il barista cappuccino cucchiaino
Cappuccino da bar

MILANO –  Oltre 8.500 mail arrivate per il concorso: è il nuovo traguardo raggiunto dal nostro premio “Vota il barista 2012” quando restano più di tre settimane alla fine delle votazioni, prevista per la metà di marzo. Tante le preferenze confermate dai vostri voti (alcuni baristi veleggiano oltre le 150 preferenze) ma c’è ancora tempo per ribaltare il verdetto e fare emergere nuovi nomi.

Continuate a votare, ricordando sempre di specificare nel dettaglio il motivo della vostra preferenza. Ecco, intanto, i volti dei baristi scelti all’interno del concorso per questa settimana e i nomi dei lettori che li hanno votati.

Vota il barista: Nicoletta Buccino

(Nicoletta Buccino, 27 anni, Pantarei, via Caldirola 5) Dalle 7 del mattino a sera, lavora praticamente sempre: Nicoletta tre anni e mezzo fa con i fratelli ha aperto questa caffetteria e vineria in zona Bicocca, dove si organizzano anche eventi e mostre d’arte. Silvia, impiegata di 33 anni, ce la descrive così: “È sorridente, carina, disponibile, gentile, cortese e soprattutto propone sempre nuove alternative!”.

Alfonso gran cerimoniere del caffè

(Alfonso Capone, 40 anni, Bloom Coffee & Food, via Statuto 21) 40 anni, sposato con una collega barista, Alfonso si distingue per esperienza, fa questo mestiere da vent’anni, e simpatia, come ci segnala anche Francesca Francavilla, avvocato di 34 anni: “Perché Alfonso rende la pausa caffè un piacere doppio: attento ai dettagli, gentile e sorridente…caratteristiche che di questi tempi sono tutt’altro che scontate!! Grande Alfo!”

Vota il barista: è il turno di Margherita

(Margherita Cinà, 28 anni, Mi Casa, via Boiardo 19) “Professionalità, gentilezza”: bastano solo due parole a Fortunata Di Carlo, casalinga di 50 anni, per descrivere Margherita, 28 anni, che da quando ha aperto, lo scorso luglio, lavora in questa caffetteria e tosteria, a due passi dalla Martesana, dove si preparano delle colazioni proprio come a casa, a base di pane, burro e marmellata.

Dario che disegna note sulla schiuma

(Dario Dimasi, 29 anni, Papaveri e Papere, via Lorenteggio 41) La chiave di violino con le note musicali è la sua preferita, comunque Dario sa fare circa una trentina di decorazioni sul cappuccino, come ci conferma anche Fabiana Gambadoro, responsabile acquisti di 31 anni: “Professionale nel suo lavoro, ottimo caffè e buonissimo cappuccio con decori. Persona molto simpatica e solare sempre pronta a servirti con un sorriso”.

Valentina a Vota il barista

(Valentina Facchetti, 29 anni, Just Cafè, via Novati 4) Nel cuore della città, un bar frequentato da una clientela abituale, da chi lavora negli uffici della zona e dai giovani studenti della vicina università, dove si respira un’atmosfera famigliare: qui lavora Valentina che, ci confida il suo collega barista Felice Tindara, 29 anni, “Inventa delle creme caffè per rallegrare i clienti indecisi”.

Vito che ha creato il parigino

(Vito Sammatrice, Torrefazione Caffè Ambrosiano, Corso XXII Marzo 18) Tra le sue specialità il “Parigino”, caffè con cioccolata e panna montata: Vito, piace a grandi e piccoli, come Gabriele Genna, studente di 11 anni, che di lui ci dice: “Spiritoso, velocissimo, buona memoria su i gusti dei clienti, cappuccino con decorazioni dedicate al cliente, sempre sorridente e impeccabile nell’abbigliamento.”

A Vota il barista, le creazioni di Massimo

(Massimo Lecis, 30 anni, Mister Bar, via Domodossola 21) La specialità di Massimo? Il cappuccino con il fiore, con il quale ha conquistato anche la sua fidanzata, Tamar, 30 anni, che ci racconta: “Un giorno sono entrata al bar e lui mi ha sorriso, mi ha fatto un cappuccio con un fiore…e da allora non l’ho più lasciato!”, nel senso letterale delle parole.

GAIA, SPECIALISTA DELLE BRIOCHE GIRELLA

(Gaia Gandola, 20 anni, Norin Cafè Bistrò, via Fara 33) Barista da soli quattro mesi, Gaia lavora a fianco della veterana Isabella dietro al bancone del Norin Cafè Bistrò. Sorridente e perfettamente a suo agio anche tra i ritmi frenetici del servizio mattutino, adora il suo lavoro e le piace instaurare un rapporto amichevole con i clienti. Per lei il coronamento di una colazione perfetta è la brioche girella, accanto al cappuccino ed alla spremuta di agrumi.

Roberto, istituzione del quartiere

(Roberto Baroni, 52 anni, Moscova7, via Moscova 7) Un’istituzione nel quartiere, in cui opera da sempre, prima come salumiere in zona Turati ed ora come barista. Da quindici anni lavora a Moscova7 e da due anni ne è diventato il proprietario. Ha molti clienti abituali, tantissimi lo conoscono fin da quand’era ragazzino. Ama il contatto con le persone e la buona conversazione ed è un sostenitore del caffè ‘vero’, ristretto e amaro, che considera la sua specialità.

Cristian, vota il barista

(Cristian Gigli, 34 anni, Scorpion’s Bar, via Turati 27) Barista da vent’anni sempre nello stesso locale, ha iniziato a lavorare allo Scoprion’s fin da ragazzino. Ha un fare gioviale ed amichevole e confessa il suo amore per il buon vino e la cucina di qualità. È disponibile ad accontentare i clienti anche nelle ordinazioni più insolite, anche se, scherzando, dice che l’unica richiesta a cui ha dovuto dire di no è stata una ‘proposta di matrimonio’ da parte di qualche cliente!

Shirokuma Cafè: la prima immagine del cartone animato ambientato in una caffetteria che è gestita da un orso polare

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Immagini del manga Shirokuma Cafè
Immagini del manga Shirokuma Cafè

MILANO – Una notizia per divertirvi: quella della trasposizione animata di Shirokuma Café (Il Café dell’Orso Polare), manga di Aloha Higa che racconta della vita quotidiana di pinguni, panda, grizzly e altri animali che frequentano una caffetteria gestita da un orso polare.

Shirokuma Cafè, il manga da non perdere

L’anime debutterà il 5 Aprile e verrà realizzato da Studio Pierrot (impegnato anche con l‘anime tratto da Kingdom – La Guerra dei 500 Anni); Mitsuyuki Masuhara (Chi‘s Sweet Home,Kobato) dirigerà la serie, sceneggiata da Toru Hosokawa (Coji Coji).

Censura: l’Iran ha paura degli internet cafè

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censura iran bandiera
La bandiera dell'Iran

MILANO – Il Presidente in Iran aumenta la censura online in vista delle elezioni del 2 marzo: giù i «siti non islamici», restrizioni negli internet cafè, squadroni della censura e hacker per la propaganda. Ed è allo studio un metodo (sul modello siriano) per spiare tutti gli internauti Mahmoud Ahmadinejad ha paura.

Iran: come ogni dittatore in difficoltà stringe ancora di più le maglie della censura

In vista delle elezioni parlamentari del 2 marzo, il Presidente ha grattacapi provenienti da più fronti: le pressioni estere di Usa e Israele, lo stop alle esportazioni petrolifere in Gran Bretagna e Francia, le sanzioni Ue, le schermaglie con la Guida Suprema, ayayollah Alì Khamenei.

Ma soprattutto, Ahmadinejad sa che queste sono le prime elezioni dopo le contestate elezioni presidenziali del 2009

Che lo riconfermarono alla presidenza, dopo la Twitter revolution sedata con la violenza di quello stesso anno, dopo la primavera araba e dopo la diffusione esponenziale di internet.

Come denuncia un rapporto di Amnesty International, «le autorità hanno arrestato registi, studenti, giornalisti considerati dissidenti» e cercano sempre più di isolare la popolazione dal resto del mondo.

L’incredibile storia della saccarina: da scoperta casuale a soluzione salutista

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dolcificanti dolcificante saccarina
Dolcificanti generici

MILANO – 133 anni fa, il chimico Constantin Fahlberg scopre la saccarina che è 300 volte più dolce dello zucchero. Chi ha detto che non esiste cosa più dolce del miele o dello zucchero? Fino al 1879 in effetti era così, ma la sera del 27 febbraio in un laboratorio della Johns Hopkins University il chimico Constantin Fahlberg scoprì un dolcificante potentissimo.

Saccarina: così lo chiamò e dopo averne brevettato la formula avviò un’impresa in Germania che lo rese ricco. Il bello è che fu una scoperta del tutto casuale.

Fahlberg, infatti, lavorava sui composti derivati dal catrame, che di certo fanno pensare a tutto fuorché al cibo. Ma come raccontò lo stesso chimico in una testimonianza raccolta da un suo collaboratore, la sera del 27 febbraio 1879 successe qualcosa di strano. Il chimico si era attardato in laboratorio per completare degli esperimenti, ma il brontolio di stomaco lo aveva convinto a mettere qualcosa sotto i denti.

Per la fretta, Fahlberg non si lavò le mani prima di preparare la cena e sedersi a tavola. Mentre stava addentando un pezzo di pane, si accorse che aveva un sapore insolitamente dolce.

Lì per lì non ci fece troppo caso, pensando che si trattasse di un impasto particolare. Ma quando si pulì la bocca e i baffi con il tovagliolo si accorse che anche la stoffa era dolce. Davvero inspiegabile, ma i chimici prestano sempre molta attenzione ai particolari. Fahlberg si portò il bicchiere alla bocca posando le labbra nel punto esatto dove aveva posato poco prima le dita.

L’acqua sembrava quasi sciroppo. A quel puntò capì che uno dei composti con cui stava lavorando aveva qualcosa di davvero speciale. Nel suo laboratorio Fahlberg aveva ottenuto per caso un composto derivato dall’idrocarburo toluene che conteneva saccarina impura.

Dopo diversi esperimenti, il chimico riuscì a isolare il composto e arrivò infine a pubblicare un articolo sull’ American Chemical Journal nel 1880

Il prodotto venne brevettato quattro anni dopo negli Usa, ma non trovò subito larga diffusione commerciale. Così Fahlberg – che era di origini russe e aveva studiato a Berlino – decise di lasciare la terra delle opportunità per andare a fondare un’impresa in Germania. Là, le materie prime costavano molto meno che negli Usa, e nel giro di pochi anni la fabbrica impiantata a Magdeburgo lo fece diventare ricco.

Ma la saccarina conobbe il vero boom durante la Seconda Guerra Mondiale, quando le scorte di zucchero vennero meno. Ma il dolcificante di Fahlberg ha superato anche la soglia del nuovo millennio arrivando fino a noi.

Essendo circa 300 volte più dolce dello zucchero e per nulla assimilabile dall’organismo, viene utilizzato nell’industria degli alimenti e delle bevande per confezionare una miriade di prodotti. L’ideale per i diabetici e chi non vuole esagerare con le calorie.

Haiti, a due anni dal terremoto il Comitato Terre di Siena prosegue gli aiuti ai coltivatori del caffè

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Haiti Oxfam
Oxfam ad Haiti

SIENA – A due anni di distanza dal terremoto che ha colpito duramente l’isola di Haiti, continua l’impegno del Comitato Terre di Siena per Haiti, attraverso il coordinamento di un progetto di cooperazione internazionale che ha registrato interventi di assistenza igienico-sanitaria e di supporto al tessuto socio-economico locale.

L’ultima missione si è chiusa qualche mese fa e ha coinvolto Oxfam Italia, soggetto capofila, insieme alla controparte locale, Recocas, rete di cooperative agricole del Dipartimento Sud, con il supporto organizzativo del Comitato Terre di Siena per Haiti.

Haiti colpita dal terremoto, si rialza

«Il progetto – ha spiegato ieri l’assessore alla cooperazione internazionale della Provincia di Siena, Gabriele Berni – ha interessato un’area a circa 200 km dalla capitale, Port au Prince, e si è concentrato sulla gestione dell’emergenza e sullo sviluppo di attività produttive locali, legate soprattutto all’agricoltura e, in particolare, alla coltivazione del caffè.

A questo si è aggiunto un intervento più legato al settore sanitario, con corsi di formazione rivolti a operatori del sistema sanitario locale. Un grazie particolare va a Alessio Pianigiani del Consorzio agrario e a Luca Scali dell’Asl 7 per il contributo dato al progetto con la loro professionalità.

Il nostro impegno va a avanti tutti i giorni anche quando i riflettori sono spenti e continuerà nei prossimi mesi per valorizzare quanto fatto e per raggiungere nuovi obiettivi che rendano sempre più autosufficienti i Paesi in via di sviluppo».

Gli interventi nel comparto agricolo hanno portato alla realizzazione di un centro di stoccaggio e di lavorazione del caffè, coinvolgendo le comunità rurali, le cooperative locali e le centrali cooperative nell’organizzazione delle attività legate alla coltivazione del caffè, coltivazione più importante nell’isola e possibile via di sviluppo.

I tecnici di Oxfam hanno svolto un ruolo importante nel trasferimento delle conoscenze sia tecnico agronomiche che di difesa fitosanitaria e il centro potrà consentire di compiere le prime lavorazioni del caffè utili a valorizzare il prodotto per la vendita.

«Sul fronte sanitario, la situazione è ancora estremamente precaria, con un sistema sanitario molto debole, dove si registra carenza di personale sanitario e di adeguate strutture, la mancanza di un adeguato piano sanitario, l’assenza di sistemi di rifornimento farmaci, l’assenza di sistemi di supervisione e controllo, il controllo dell’acqua e degli scarichi.

Pause caffè sul lavoro: un diritto per legge

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ocs pausa caffè covid Caffeine Zone
Un momento di condivisione

MILANO – Pause sul lavoro: il loro effetto benefico sulla salute è comprovato, visto che servirebbe fisiologicamente una pausa ogni 90 minuti o massimo 120, pena la decadenza della soglia di attenzione e quindi anche della produttività lavorativa. Ma la gestione delle pause (sigaretta, caffè, aria fresca) non è cosa facile per il datore di lavoro, che tende a prendere provvedimenti anche se in realtà esiste una norma in materia, seppur lacunosa.

Pause caffè: le novità per i lavoratori

Se da un lato si arriva a obbligare i dipendenti a timbrare il cartellino quando vanno a fumare ecc. (vedi il caso del Comune di Firenze), dall’altro ci si appella al Decreto n. 66 del 2003 secondo cui, a meno di diversi accordi contrattuali, ogni lavoratore ha diritto ad almeno dieci minuti di pausa per ogni turno di lavoro che superi le sei ore giornaliere (e undici ore di riposo consecutive tra un turno e l’altro).

Le modalità e la durata della pausa dovrebbero essere stabilite dai contratti collettivi di lavoro, in difetto della quale «al lavoratore deve essere concessa una pausa, anche sul posto di lavoro, tra l’inizio e la fine di ogni periodo giornaliero di lavoro, di durata non inferiore a dieci minuti e la cui collocazione deve tener conto delle esigenze tecniche del processo lavorativo».

Certo, è difficile quantificare il tempo perso sul lavoro per “staccare un po’ la spina”: chiacchiere tra colleghi, telefonate e email personali, sigarette, caffè, persino l’uso del bagno

L’argomento rimane controverso e di difficile regolamentazione, come in molte cose quello che dovrebbe prevalere, sia da parte dei datori di lavoro che dei dipendenti, è la misura e il buon senso.

Per saperne di più: http://www.pmi.it/impresa/normativa/news/9385/pause-sul-lavoro-un-diritto-per-legge.html

Pausa caffè con la app Caffeine Zone di Barbara Weisz

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ocs pausa caffè covid Caffeine Zone
Un momento di condivisione

MILANO –  Chi al lavoro non ha mai fatto una pausa caffè alzi la mano: imprenditori, dirigenti, impiegati, consulenti, operai, professionisti, chiunque frequenti uffici e luoghi di lavoro conosce il piacere di concedersi, compatibilmente con impegni e orari, una bella pausa. Al bar o davanti alla macchinetta del caffè? Da soli, al telefono con amici e familiari, o chiacchierando fra colleghi? Beh, a tutte queste domande ora se ne aggiunge un’altra: con o senza la app? Si, perché grazie alle ricerche degli studiosi della Penn State University, c’è una nuova app che si chiama Caffeine Zone, è gratuita, e per ora funziona solo su dispositivi Apple.

Caffeine Zone: che cosa fa questa app?

Spiega se è opportuno bere un altro caffè, in base ai calcoli su quanta caffeina abbiamo già in corpo e non solo. Il software analizza per esempio anche la velocità con cui beviamo il caffè, in base alla quale si può stabilire l’effetto sulla velocità mentale. Dunque, inserendo i dati su quanti caffè abbiamo già preso e magari anche quanto ci mettiamo a bere una tazzina (la rapidità del consumo pare corrisponda a un miglior effetto sulla prontezza mentale), lo smartphone sarà in grado di elaborare un grafico sulla presenza di caffeina nel sangue e sugli effetti nel tempo. E l’utente avrà così il suo consiglio sull’opportunità di concedersi, o meno, una nuova pausa caffè.

Naturalmente la quantità di caffè che ognuno, secondo i calcoli dei ricercatori americani, si può permettere con assoluta tranquillità varia a seconda dei momenti della giornata

In genere, i calcoli hanno rilevato che una quantità di caffeina compresa fra i 200 e i 400 milligrammi ha un effetto positivo sulla prontezza (un espresso sono circa 100 mg), ma se per esempio è sera bisogna stare a attenti a non avere in corpo più di cento milligrammi, perché questa è la soglia che può disturbare il sonno. Anche nel corso della giornata comunque è bene non esagerare, perché un’eccessiva quantità di caffeina invece che effetti positivi può portare nervosismo, o anche disturbi come la nausea.

Con un po’ di malizia si potrebbe obiettare che, forse, tutti questi studi scientifici non erano necessari per essere consapevoli di alcune nozioni fondamentali riguardo al caffè. Ma i ricercatori americani sembrano convinti del contrario: «molte persone non capiscono come i livelli di caffeina nel sangue possano salire e scendere. – spiega Frank Ritter, docente di scienze dell’informazione e tecnologia e autore dello studio – È importante capire l’effetto che la caffeina può avere a diversi livelli».

Dunque, «chi beve molto caffè in una sola volta per rimanere sveglio» sappia che commette un errore, perché potrebbe ad esempio «incontrare difficoltà ad addormentarsi. Così, il giorno dopo, per rimanere sveglio prenderà un caffè in più, andando incontro a problemi di sonno via via maggiori». Al di là dell’utilità pratica, queste “previsioni del caffè” (la app dice quanta caffeina abbiamo in corpo e che effetti produrrà nelle successive 24 ore) possono certamente rappresentare una buona opportunità di svago: la pausa caffè con i colleghi*, per esempio, si arricchisce di nuovi argomenti di conversazione. Ai fini del calcolo della caffeina, vale di più un espresso, un caffè della macchinetta, una tazzina di bevanda preparata con la moka, un macchiato caldo o un caffè americano? Forse anche per gli sviluppatori si aprono nuove frontiere.

Per saperne di più: http://blog.pmi.it/27/02/2012/pausa-caffe-con-la-app-caffeine-zone/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=Newsletter :+PMI.it&utm_content=2012-02-27+pausa-caffe-con-la-app-caffeine-zone

Bialetti: entro fine marzo pronte a Coccaglio (Brescia) le linee per il confezionamento delle capsule di caffè

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gruppo Bialetti industrie illa
Il celebre omino coi baffi del logo Bialetti

BRESCIA – Richiesto dalle organizzazioni sindacali si è svolto oggi nella sede dell’Associazione Industriale Bresciana un incontro con i rappresentanti aziendali della Bialetti Industrie per fare il punto sull’attuazione degli accordi del 2011 sottoscritti con Fim Cisl e Uilm Uil sull’ utilizzo degli ammortizzatori sociali e sull’andamento della ristrutturazione della fabbrica di Coccaglio.

Bialetti: dal 6 giugno 2011 i lavoratori sono in cassa integrazione straordinaria

Per consentire il piano di ristrutturazione, con il trasferimento dei vecchi impianti per la produzioni di pentolame e la loro sostituzione con due linee per il confezionamento delle capsule da caffè che è il nuovo business su cui punta il marchio Bialetti.

Utilizzando l’accordo sindacale circa una ventina di lavoratori hanno fruito degli incentivi previsti per la mobilità volontaria, mentre un’altra decina si sono dimessi, portando così il numero dei dipendenti a 263.

Sono 70 i lavoratori che hanno scelto di aderire ai percorsi formativi per una ricollocazione occupazionale

Un secondo modulo formativo è previsto a metà 2012. Sul fronte della ristrutturazione, l’azienda ha comunicato che tutto procede secondo le tempistiche formulate negli accordi del 2011: le vecchie linee sono state dismesse, in parte inviate nello stabilimento del gruppo in Turchia, in parte venduti.

Le linee per il confezionamento delle capsule da caffè saranno pronte per i collaudi entro fine marzo. Tra la fine del 2012 inizio 2013 partirà anche il secondo step di ristrutturazione previsto.