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sabato 30 Novembre 2024
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Cacao: è più vicina la squadratura prezzo/tempo

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cacao ghana
La lavorazione del cacao

MILANO – Il futuro del cacao offre degli interessanti spunti operativi sul medio termine, simili a quelli visti sull’oro in occasione del primo setup dell’anno. Il cacao è ricavato dai semi e dalla polpa contenuti all’interno cabossa, così chiamato il suo frutto, dal quale si ottengono sia la polvere di cacao sia il burro, entrambi alla base dell’industria del cioccolato.

Sono tre le zone nel mondo adatte a questo tipo di pianta: il cacao Americano, il cacao asiatico e il cacao dell’Africa occidentale

Dall’andamento dei raccolti dei paesi africani che si osservano le maggiori variazioni di prezzo sui mercati a termine. Il primo elemento determinante sul prezzo del cacao è la stabilità socio-economica in paesi come la Costa D’Avorio, il Ghana, la Nigeria e il Camerun, seguite dalle condizioni climatiche e dalla salute delle piantagioni.

La relativa stabilità politica di questa zona dell’Africa ha consentito, nel corso degli ultimi anni, un ribasso del prezzo del cacao del 38% rispetto al prezzo attuale.

Adesso (Berlino: ADN1.BE – notizie) però le cose stanno nuovamente cambiando: il minimo di dicembre di 1983 dollari si prefigura come un solido supporto da cui poter ripartire

Nella sua prima previsione dell’anno, l’Organizzazione Internazionale del Cacao ha lanciato l’allarme sul possibile calo di produzione di circa 71.000 tonnellate rispetto allo scorso anno, a causa di un clima non proprio favorevole e per la presenza di particolari parassiti, nocivi per le piante, in certe zone dell’Africa.

In realtà, questi ultimi dati non fanno altro che confermare quanto previsto in sede di Outlook 2012, dove un minimo importante era collocato tra marzo e aprile di quest’anno.

In ogni modo, per il mercato sarà necessario attendere la seconda metà del 2012 per lasciare definitivamente l’attuale condizione ribassista/laterale ed entrare in una nuova fase rialzista.

Nel frattempo, con un prezzo compreso tra i 2000 e i 2400 dollari, avremo ancora un mercato debole, mentre sopra i 2500 dollari entreremo in una condizione di maggiore forza.

La Fao annuncia che nel 2012 i prezzi del tè saranno stabili

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tè giornata specialty tea
Alcune pregiate varità di tè in foglia e in tazza

MILANO – Il Gruppo intergovernativo di esperti sul Tè (Igg) della Fao, l’organizzazione delle Nazioni unite per il cibo e l’agricoltura ha diffuso le previsioni iniziali per il 2012 indicando che i prezzi del tè si manterranno stabili, in analogia a quanto avvenuto nel 2011 con una media dei prezzi che è pari a 2.85 dollari al kg.

Tali prezzi comunque tendenzialmente elevati riflettono il fatto che la domanda per il tè nero, che rappresenta la maggior parte della produzione globale ha superato l’offerta già dal 2009, secondo l’IGG nel suo recente incontro biennale a Colombo, Sri Lanka.

I prezzi elevati hanno anche portato ad un aumento stimato del 2,2 % dei proventi delle esportazioni dei paesi produttori nel 2011, facendo beneficiare in particolare i redditi e la sicurezza alimentare delle famiglie.

Il consumo totale mondiale di tè è aumentato del 5,6 % nel 2010, l’ultimo anno per il quale sono disponibili dati, fino a 4 milioni di tonnellate, sostenuta dal rapido aumento dei livelli di reddito pro capite, in particolare in Cina, India ed altre economie emergenti.

In Cina, il consumo totale è aumentato del 8,2 % nel 2009 e dell’1,4 % nel 2010 per raggiungere 1,06 milioni di tonnellate, il più grande del mondo. In India, il consumo è aumentato del 2,4 % nel 2009 e dell’1 % nel 2010, raggiungendo 828 890 tonnellate. Inoltre, la produzione mondiale di tè è aumentata del 4,2 % per raggiungere 4,1 milioni di tonnellate nel 2010.

La produzione del tè nero è aumentata del 5,5 % in risposta alla rilevazione dei prezzi, mentre la produzione del tè verde ha registrato un aumento solo del 1,9 %. La Cina continua a detenere il primato di maggior produttore al mondo, producendo 1,4 milioni di tonnellate, il 33 % del mondo.

Il gruppo IGG ha poi rilevato nella sua analisi che il mercato del tè mondiale indica un miglioramento della situazione di base di sovrabbondanza degli ultimi anni, mentre l’offerta e la domanda verso un più equilibrato ed i prezzi sono più alti rispetto all’ultimo decennio.

Ma questa tendenza non continuerà se i produttori rispondono eccessivamente all’attuale società dei prezzi, ha avvertito il IGG. Con un occhio verso i prossimi dieci anni, il Gruppo intergovernativo ha stimato che la produzione mondiale di tè nero crescerà di quasi il 1,9 % annualmente per raggiungere i 3,28 milioni di tonnellate nel 2021, per poi raggiungere un equilibrio con la domanda al prezzo di 2,75 dollari al kg, leggermente al di sotto del prezzo corrente.

Il tasso di crescita della produzione prevista per il tè nero è 1.87 %, in leggero calo rispetto al 1,99 % di crescita medio annuo nell’ultimo decennio. Si prevede che il consumo crescerà del 1,8 % l’anno e raggiungerà 3,36 milioni di tonnellate nel 2021.

La produzione mondiale di tè verde si prevede che raggiunga 2,6 milioni di tonnellate nel 2021, crescendo molto più rapidamente del tè nero, come riportato dal gruppo. Il tasso di crescita del tè verde, stimato al 7,2 %, riflette la forte crescita attesa in Cina, dove si prevede che la produzione raggiungerà 2,3 milioni di tonnellate.

Il tè nero è composto dalle foglie della pianta Camellia sinensis (o Thea sinensis), la stessa pianta del tè verde. Il tè nero differisce dal tè verde, solo per il processo di lavorazione delle foglie.

Le foglie del tè nero, dopo essere state raccolte e fatte macerare, vengono essiccate, arrotolate e tritate. Questo processo, porta all’ossidazione del tè che non avviene nel processo di lavorazione del tè verde.

Indonesia: buone prospettive per il prossimo raccolto

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Indonesia coffee plantation indonesia Una piantagione di caffè in Indonesia
Una piantagione di caffè in Indonesia

MILANO – Migliorano le prospettive di raccolto in Indonesia, dopo il calo produttivo causato l’anno scorso dalla piovosità eccessiva imputabile al fenomeno La Niña. Secondo la media dei risultati di un sondaggio compiuto da Bloomberg su un campione di 10 aziende di settore, la produzione potrebbe risalire a 10 milioni di sacchi dagli 8,3 milioni stimati lo scorso anno.

Tale valutazione è sostanzialmente superiore alla stima di 9,1 milioni di sacchi fatta da Volcafe. Ottimista anche Suyanto Hussein, presidente dell’associazione degli esportatori di caffè indonesiani, secondo il quale l’export potrebbe crescere del 14% a circa 400.000 sacchi.

Indonesia: forte espansione anche i consumi interni, stimati in 200-250 mila tonnellate

Secondo le parole di un importante esportatore locale, il clima è stato sin qui relativamente buono: la stagione monsonica è stata meno umida rispetto alla precedente favorendo le operazioni di raccolta e prima lavorazione, a tutto vantaggio anche della qualità.

Circa i tre quarti del raccolto indonesiano sono costituiti da robusta. Questa varietà è coltivata principalmente nelle province di Lampung, Bengkulu e sud Sumatra.

Salute: la caffeina influisce sul dna dei muscoli

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il caffè modifica il dna muscolare
La catena a doppia elica del dna

MILANO – Condannati dai geni a forme abbondanti e muscoli da “sollevatore di coriandoli”? Non è affatto detto: un gruppo di ricercatori svedesi ha dimostrato, in uno studio pubblicato su ‘Cell Metabolism’, che quando uomini e donne sani ma inattivi si allenano, anche solo per pochi minuti, provocano un cambiamento immediato del loro dna muscolare.

Dna muscolare e caffeina: cosa c’è da scoprire

E, cosa ancor più curiosa, sembra che anche la caffeina del caffè del mattino potrebbe influenzare i muscoli nello stesso modo. Il codice genetico nel muscolo umano non cambia con l’esercizio fisico, ma le molecole di dna all’interno dei muscoli dopo l’attività fisica sono chimicamente e strutturalmente alterate.

Inoltre secondo gli scienziati queste modifiche al Dna, in punti ben precisi, sembrano essere eventi precoci cruciali nella riprogrammazione genetica del muscolo per la resistenza e in vista degli effetti benefici strutturali e metabolici dell’esercizio.

«I nostri muscoli sono davvero di plastica», commenta Juleen Zierath del Karolinska Institutet in Svezia. «Spesso si dice che siamo quello che mangiamo, ebbene il muscolo si adatta a ciò che si fa. Se non si usa, si perde, e quello che abbiamo messo in luce è uno dei meccanismi che permettono che ciò accada».

I cambiamenti del dna al centro dello studio sono noti come modificazioni epigenetiche e coinvolgono l’accumulo o la scomparsa di sostanze chimiche chiave sul dna. Il nuovo studio mostra che il Dna all’interno del muscolo prelevato dalle persone dopo una sessione di esercizio fisico è caratterizzato da meno marcatori chimici rispetto a prima dell’esercizio.

Questi cambiamenti avvengono in tratti di dna importanti per accendere i geni chiave per l’adattamento muscolare all’attività fisica. Quando i ricercatori hanno fatto contrarre i muscoli in laboratorio, hanno registrato un effetto simile.

E anche l’esposizione di un muscolo isolato alla caffeina ha avuto lo stesso effetto. Secondo Zierath, dunque, proprio la caffeina mima la contrazione muscolare tipica dell’esercizio.

Certo la scienziata non arriva a consigliare di sostituire l’allenamento con tazzine di espresso, ma la ricerca suggerisce che un caffè prima dell’allenamento potrebbe essere utile agli atleti

«L’esercizio fisico è una medicina», sostiene Zierath. E sembra anche che, per modificare il nostro genoma in modo più salutare, potrebbe bastare una corsetta. Fonte: Cell Metabolism

Svizzera: Starbucks si allarga sui treni

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Ferrovie federali svizzere

MILANO – Le Ferrovie Federali Svizzere lanciano un progetto pilota sulla linea San Gallo-Ginevra, dove la grande catena internazionale occuperà un vagone di due Intercity nei quali verranno integrati degli Starbucks Coffeehouse.

Starbucks viaggia sulle FFS

Secondo quanto riferito da un comunicato, le FFS, nel primo semestre 2013 i clienti “potranno compiere il loro viaggio in uno Starbucks Coffeehouse viaggiante di due composizioni della linea Intercity San Gallo– Ginevra”.

“La Svizzera sarà così il primo Paese nel quale Starbucks sarà presente con un’offerta appropriata per i viaggiatori in treno” si legge ancora nel comunicato.

Nespresso aprirà a breve una boutique a Londra

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nespresso boutique
Una boutique Nespresso

MILANO – Mercato Uk sempre più strategico anche per Nespresso, che ha annunciato l’apertura entro l’anno di un flagship store, il cosiddetto negozio bandiera, nella capitale inglese che sorgerà all’estremità sud dell’esclusiva Regent Street, nel cuore dello shopping londinese. La boutique metterà in mostra tutte le novità in fatto di macchine dedicate e capsule e darà inoltre modo ai visitatori di degustare i prodotti della linea Nespresso all’interno della Coffee Room, con l’assistenza di personale qualificato.

Nespresso conquista Londra

“Nespresso considera quello britannico un mercato dal grande potenziale – ha dichiarato il ceo di Nestlé Nespresso SA Richard Girardot – e siamo certi che il flagship londinese verrà accolto con favore da una clientela sempre più competente e selettiva come quella d’oltremanica”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Brema Drohan, direttore esecutivo di Nespresso UK: “Il lancio di questa boutique in Regent Street dimostra l’importanza del mercato Uk per il brand. Stiamo fornendo al pubblico britannico un prodotto che risponde all’evolversi dei gusti e delle tendenze, puntando sul prestigio del marchio e la validità dell’offerta commerciale”

UK: Whitbread (Costa Coffee) creerà nelle caffetterie 10.000 nuovi posti di lavoro nei prossimi 3 anni

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Il logo Whitbread
Il logo Whitbread

MILANO – Positivi i risultati parziali registrati da Whitbread nelle 50 settimane terminate a metà febbraio con Costa Coffee. Le vendite del gruppo segnano un +11% e i risultati sin qui ottenuti – si legge in un comunicato diramato la scorsa settimana – sono in linea con le aspettative definite dall’outlook, anche se si è osservato un rallentamento del ritmo di crescita delle vendite a parità di perimetro nel corso delle ultime 11 settimane e addirittura un calo del dato like-for-like per quanto riguarda Premier Inn.

Costa Coffee continua a essere il fiore all’occhiello del gigante britannico del leisure

La catena di caffetterie fondata nel 1971 dai fratelli italiani Sergio e Bruno Costa, nell’orbita di Whitbread dal 1995, ha totalizzato vendite per 786 milioni di sterline, con un incremento del 24,6% sul pari periodo precedente.

Le vendite a parità di perimetro in Regno Unito registrano un +5,8%, con transazioni in crescita del 6,1%. Ben 359 i locali di nuova apertura, equamente divisi tra mercato Uk (177) ed estero (182).

I locali sul suolo britannico sono 1.375 (816 di proprietà e i rimanenti in franchising)

Cui vanno aggiunti 919 distributori Costa Express e ulteriori 253 distributori Coffee Nation non ancora indicati con il nuovo marchio.

Costa è inoltre presente in una trentina di Paesi, per un totale di 802 locali, di cui 523 in franchising, 103 a insegna Coffeeheaven, nonché, in joint-venture, 163 locali in Cina (di cui 71 di nuova apertura) e 13 locali in Russia.

“Abbiamo ottenuto risultati positivi in condizioni economiche difficili, mentre continuiamo a investire nei nostri marchi forti – recita ancora il comunicato – e prevediamo di chiudere l’esercizio ad aprile con risultati ancora una volta a doppia cifra”.

Ambiziosi anche gli obiettivi a medio termine per Costa Coffee

Il ceo Andy Harrison ha annunciato infatti l’intenzione di aprire, di qui al 2016, oltre 600 nuovi locali in Uk portando il totale degli esercizi in patria a 2.000 unità. Per l’ammiraglia del gruppo, la catena di alberghi Premier Inn, il traguardo è quello invece di passare dalle attuali 48.000 stanze (su 620 hotel) a 65.000 entro la stessa scadenza temporale.

Il tutto mentre, il rivale di sempre, Travelodge, si trova in acque finanziarie agitate

Attraverso l’espansione dei suoi business (da ricordare tra gli altri brand la catena di ristoranti grill Beefeater e i pub Fayre) Whitbread punta a creare nei prossimi 3 anni 10.000 nuovi posti di lavoro, tra impieghi a tempo pieno e a tempo parziale.

Il gruppo ha già generato 2.500 posti di lavoro nell’esercizio in corso. Starbucks, intanto, non sta a guardare.

In un meeting che ha portato ad Amsterdam, la scorsa settimana, 350 senior manager dell’area Emea, Michelle Gass, presidente di Starbucks Europe, ha annunciato un “piano di rinascita”, che punta ad accrescere la presenza nel vecchio continente.

Le location saranno tra le più svariate: aree di servizio stradali e autostradali, stazioni ferroviarie, aeroporti, drive-through e grandi alberghi.

In questo modo la multinazionale di Seattle prevede di creare, nel solo Regno Unito, 5.000 nuovi posti di lavoro. Sempre in Uk, la compagnia si è rivolta a designer e fornitori di tessuti locali per rinnovare gli allestimenti delle caffetterie.

Secondo Thom Breslin, design director per Starbucks UK, il nuovo look manterrà l’identità Starbucks aggiungendo un tocco di spirito British. Ma la vera rivoluzione culturale riguarderà le bevande

La catena americana ha infatti investito milioni di sterline per mettere a punto il cosiddetto “British Latte”, variante in salsa britannica dell’iconico beveraggio made in Usa.

A distinguerlo dalla formula diventata famosa in tutto il mondo, un caffè “doppio” molto più forte e aromatico e un latte schiumato dalla consistenza vellutata ottenuto attraverso un lancia vapore di concezione innovativa, disegnata dall’ingegnere di Starbucks John Brockman, dopo un anno di ricerca e sperimentazione, passando attraverso lo sviluppo di ben 14 prototipi.

A dettare questa scelta peculiare, la constatazione (suffragata da studi accademici), che le bevande servite con grande successo dal rivale Costa Coffee hanno un tenore di caffeina sino a tre volte maggiore rispetto a quelle di casa Starbucks.

Secondo Jeffrey Young, direttore esecutivo dell’autorevole analista di mercato Allegra Strategies, l’innovazione costituisce “un cambiamento estremamente significativo”, che riflette un’evoluzione nei gusti dei britannici, che riguarda l’intera paletta gastronomica.

“Il palato dei britannici è diventato più sofisticato e si aspetta gusti e aromi più intensi e vibranti”. Va in questo senso, la decisione di introdurre nei menu il Flat White coffee, più piccolo e aromatico, come pure nuove specialità salate tipicamente britanniche, come il bacon butty.

Va da sé che i clienti che amano i gusti meno intensi potranno continuare a chiedere al barista le specialità preparate secondo le vecchie ricette.

La ricerca: “Il supermercato batte la bottega, in Italia lo sceglie l’82% delle famiglie”

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inflazione iri Gli italiani preferiscono il supermercato alla bottega
Come si comporteranno le famiglie

MILANO – Per la bottega sotto casa non c’è più speranza. Se gli italiani infatti potessero fare il «gioco della torre», scegliendo chi buttar giù, cioè far sparire, fra piccoli negozi e il supermercato non avrebbero il minimo dubbio: pollice verso per i primi, all’82%. C’è una vena di malinconia in Renato Mannheimer quando ci riferisce il dato, raccontando dell’indagine appena conclusa dalla sua Ispo su «Piccola e grande distribuzione a confronto».

Indagine condotta su quattro regioni del Centro Nord (Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Toscana) ma i cui risultati sono talmente «bulgari» da non lasciar dubbi su quello che potrebbe essere l’umore nell’intero paese.

Il supermercato, ormai, dilaga e stravince nelle preferenze d’acquisto, nella convenienza, nella comodità, ma anche, a sorpresa, nella percezione «culturale»

Tanto che il 45% degli intervistati dice serenamente che iper e supermercati non possono mancare nemmeno nei centri storici delle città, anche a costo di stravolgerne l’assetto sociale, urbanistico e architettonico.

Rapporto umano? Consigli? Chiacchiere con il bottegaio o con il cliente accanto?
«Agli italiani importa poco o nulla — dice sconsolato Mannheimer —. Guardano ai prezzi, all’assortimento, alla comodità, alla velocità. E qui hanno idee chiarissime: meglio il supermercato».

Del resto, aggiunge il sondaggista più amato dagli italiani, «una volta si andava nei bar a raccogliere gli umori della gente, mentre oggi nei bar si bevono solo cappuccini e caffè, mentre le opinioni si raccolgono nei blog».

Il sondaggio dell’Ispo ci dice per esempio che ormai il 69% dei connazionali compra esclusivamente al supermercato, contro un 23% che si serve da entrambi i canali e un misero 8% che va solo o quasi nel negozio sotto casa

La motivazione principale è, manco a dirlo, la convenienza. Uno studio di Esselunga allegato all’indagine Ispo, condotto in sei grandi città del nord, quantifica così l’effetto prezzi.

Si va da un differenziale del 76,15% per frutta e verdura al 51% della pasticceria e della macelleria, dal 31,51% delle pescheria, al 26,75% della drogheria e al 23,31% della panetteria; nel complesso la spesa, in un supermercato della catena lombarda, arriva a costare il 40,33% in meno rispetto una identica in bottega.

È solo questione di prezzi

Per il 60% dei consumatori conta l’assortimento («In un supermercato — dice Mannheimer — possiamo trovare fino a 14 diversi tipi di pomodori e decine di diverse varietà di insalate. Impossibile nel piccolo negozio»), per il 45% la freschezza e la qualità dei prodotti.

Poi a scalare il parcheggio, la comodità degli orari, la velocità d’acquisto. La grande distribuzione stravince, insomma, ma, sottolinea il sondaggista, «non nello stesso modo in tutte le aree».

I fan più scatenati sono i toscani, che si servono al supermarket per il 78%, seguiti dagli emiliani al 71%, mentre la regione più ricca e frenetica d’Italia, la Lombardia, è paradossalmente quella più «tiepida» (63%) e quella dove ancora la bottega ha un suo spazio per oltre un terzo dei consumatori.

Bottega addio, dunque?

«Non necessariamente — risponde Mannehimer —. Abbiamo verificato che in alcuni settori merceologici come panetteria, frutta e verdura, macelleria e pescheria soprattutto, c’è ancora una preferenza per la bottega, a condizione però che offra prodotti di altissima qualità, grande assortimento, marchi di nicchia o biologici».

Indonesia: prospettive positive per il prossimo raccolto

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Indonesia coffee plantation indonesia Una piantagione di caffè in Indonesia
Una piantagione di caffè in Indonesia

MILANO – Migliorano le prospettive di raccolto in Indonesia, dopo il calo produttivo causato l’anno scorso dalla piovosità eccessiva imputabile al fenomeno La Niña. Secondo la media dei risultati di un sondaggio compiuto da Bloomberg su un campione di 10 aziende di settore, la produzione potrebbe risalire a 10 milioni di sacchi dagli 8,3 milioni stimati lo scorso anno. Tale valutazione è sostanzialmente superiore alla stima di 9,1 milioni di sacchi fatta da Volcafe.

Indonesia, cosa dice il mercato

Ottimista anche Suyanto Hussein, presidente dell’associazione degli esportatori di caffè indonesiani, secondo il quale l’export potrebbe crescere del 14% a circa 400.000 sacchi. In forte espansione anche i consumi interni, stimati in 200-250 mila tonnellate. Secondo le parole di un importante esportatore locale, il clima è stato sin qui relativamente buono: la stagione monsonica è stata meno umida rispetto alla precedente favorendo le operazioni di raccolta e prima lavorazione, a tutto vantaggio anche della qualità. Circa i tre quarti del raccolto in indonesia sono costituiti da robusta. Questa varietà è coltivata principalmente nelle province di Lampung, Bengkulu e sud Sumatra.

Nespresso aprirà a breve una boutique anche a Londra

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nespresso Eric Favre capsule
Logo Nespresso

MILANO – Mercato Uk sempre più strategico anche per Nespresso, che ha annunciato l’apertura entro l’anno di un flagship store, il cosiddetto negozio bandiera, nella capitale inglese che sorgerà all’estremità sud dell’esclusiva Regent Street, nel cuore dello shopping londinese.

La boutique metterà in mostra tutte le novità in fatto di macchine dedicate e capsule e darà inoltre modo ai visitatori di degustare i prodotti della linea aziendale all’interno della Coffee Room, con l’assistenza di personale qualificato.

Quello britannico è un mercato dal grande potenziale per Nespresso

“L’azienda considera quello britannico un mercato dal grande potenziale – ha dichiarato il ceo di Nestlé Nespresso SA Richard Girardot – e siamo certi che il flagship londinese verrà accolto con favore da una clientela sempre più competente e selettiva come quella d’oltremanica”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Brema Drohan, direttore esecutivo di Nespresso UK: “Il lancio di questa boutique in Regent Street dimostra l’importanza del mercato Uk per Nespresso.

Stiamo fornendo al pubblico britannico un prodotto che risponde all’evolversi dei gusti e delle tendenze, puntando sul prestigio del marchio e la validità dell’offerta commerciale”