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Minella: il viaggio nell’India del caffè, tra Karnataka, Kerala, Ghana

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silvia minella samaritani
SIlvia Minella e Giancarlo Samaritani in viaggio in Birmania

MILANO – Da alcuni anni Silvia Minella ed io ci dedichiamo a queste esplorazioni, alla ricerca delle origini. Il documentario del 2010 racconta di un nuovo viaggio-tipo del Mercante. Un insieme di avventura, esplorazione ed approfondimento, in cui però i rapporti umani in generale e quelli d’amicizia in particolare, hanno un ruolo predominante. In questa occasione il mercante ha voluto organizzare una vera e propria spedizione composta da esperti viaggiatori, appassionati o semplicemente curiosi di esplorare questo piccolo stato dell’Africa Occidentale: il Togo.

La regione caffeicola si trova sulle colline nella regione dei plateaux dove la terra è così fertile che partorisce ogni tipo di frutti. Lì il caffè cresce spontaneamente e c’è una varietà endemica che viene chiamata arabusta, cioè un ibrido tra arabica e robusta. Purtroppo la lavorazione non è organizzata e scarsamente produttiva perché il caffè è coltivato ancora con metodi rudimentali considerati arcaici. Ma proprio questo interessa il mercante nella sua ricerca delle origini, nella ricerca di valori etici più che commerciali che ben si individuano nella fierezza dei contadini che ci riportano al ricordo del nostro mondo contadino. Conoscere di più per capire meglio è il pensiero che spinge il mercante nella ricerca delle origini, ma per approfondire ed ampliare la visuale è necessario andare oltre. Per questo anche in questo viaggio si incontreranno popolazioni insolite, si assisterà a cerimonie e rituali dal profondo valore spirituale e religioso o semplicemente tradizionale, ma sempre fondamentali per la vita quotidiana della gente comune. Il mercante non vuole proporsi quale esperto di caffè, ma semplicemente appassionato. Ama raccontare storie legate al mondo dei contadini e dei loro territori, sopratutto, nel caso dell’Africa, vuole raccontare della vita di tutti i giorni, lasciando ad altri cronisti il compito di far sapere dei grandi problemi che affliggono certi territori . Al mercante piace raccontare di quella grande fetta di gente d’Africa che vive dignitosamente, seppure umilmente, il proprio destino. Gente che ha bisogno di apprendere ma che ha molto da insegnare al nostro “evoluto” stile di vita. Giancarlo Samaritani commerciale@chiccodoro.it

“In viaggio col Mercante” di Silvia Minella La prefazione del professor Salvatore Capodici

La passione per il caffè e l’anima dei popoli Dopo le precedenti pubblicazioni e gli emozionanti filmati in Cd (Ruta dominicana, Verde Africa, Ashanti e Vudù, Cuore Nero della collana “In viaggio col Mercante”), Silvia Minella, pittrice, fotografa e scrittrice, ci presenta il suo ultimo libro (agosto 2011) “Una manciata di terra rossa”, una caratteristica terra a vocazione caffeicola, dove ci si incontra con genti anche semplici e popolari, ma d’alto sentire umano e relazionale. Passione ormai indomabile quella dei suoi periodici viaggi-avventure-studio, che compie assieme al marito Giancarlo Samaritani, che incarna “Il Mercante di caffè” e che nei libri figura con la mitica ed indimenticabile sagoma, coronata dallo spiovente cappello da viaggio. La loro attività commerciale, legata al caffè, esotica merce ed aromatica bevanda, li ha portati non solo ad appassionarsi del magico “chicco”, ma a coinvolgerli nella visita di città, villaggi, paesaggi d’Africa e d’America, per elevarli, in seconda riflessione, a considerare ed analizzare sulla vita e sui comportamenti delle genti che vi abitano, sui sentimenti che ispirano, sulle relazioni che ti prendono e affascinano.

Il libro “Una manciata di terra rossa” si fa leggere tutto d’un fiato, ma poi ti porta a ritornarvi per i frequenti dettagli descrittivi, riflessioni, osservazioni da meditare

Che hanno appassionato non solo l’autrice, ma finiscono per coinvolgere anche il lettore: gli “ambienti dei passi percorsi durante il viaggio e le persone incontrate”, “ricchi di sole, di umanità oltre che di caffè”, descritti col sentimento della scrittrice, che sa osservare e “andare oltre” la visione sensitiva, sono riproposti nelle affascinanti visioni del tracciato letterario: tessuto umano, costumi ed abitudini, merci, piatti etnici ed altre sfumature, nel libro diventano “documenti autentici”, trasformati con pennellate descrittive, ispirate dai ricordi dei viaggi. Gli scatti della macchina fotografica o della videocamera, usate con impeccabile maestria, suggellano, fissano e completano in documentazione quanto è caduto sotto i loro occhi.

Silvia Minella si conferma ancora una volta, e maggiormente in quest’ultima opera, scrittrice dallo stile limpido e genuino, scorrevolissimo

Dai contenuti descrittivi in cui nulla le è sfuggito degli ambienti, delle scene umane, dei contatti etnici ed antropologici, che toccano il cuore e la mente, per riemergere in scritti-riflessioni, in condivisione di culture popolari, in apprezzamenti e godimenti paesaggistici. Delle genti con cui viene a contatto sa cogliere sfumature essenziali ma profonde, sentimenti, spiritualità e misticismo, rapporti di accoglienza; tinte del cielo e sfondi di paesaggi colorati e lussureggianti, il colore della terra: tutto ciò sotto i suoi occhi si trasforma in “zumate indelebili”.

E poi le riflessioni: analisi delle diversità, i contrasti tra due culture non parallele: l’una semplice e genuina, sulle orme ancor dei valori arcaici, quella dei popoli visitati; l’altra sopra le righe, accettabile (?), la modernità, la globalizzazione, la sovrastruttura dei comportamenti, il progresso (?)…. I suoi scritti ormai mostrano la maturazione e la profondità con cui affronta i viaggi: ella è in grado di poter essere protagonista, guida, regista di un’équipe, anche televisiva, per viaggi in cui possa farci conoscere altri popoli, altre anime, altro sentire… e riproporceli… Silvia e Giancarlo, continuate a dilettarci con altre opere, ricche di valori e significati! Grazie! Salvatore Capodici

Sanapo racconta le finali dei campioni in El Salvador e Costa Rica

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sanapo

MILANO – Coffee Inspiration è anche viaggio alla scoperta dei caffè eccellenti e dei baristi talentuosi. Ancora una volta l’inviato speciale è Francesco Sanapo, che ci racconta la straordinaria finale che si è svolta sabato 24 febbraio a San Salvador (El Salvador), il Paese natale del campione mondiale baristi 2011, Alejandro Mendez. Oltre a conoscere tutti i baristi della finale Coffee inspiration ha descritto e raccontato la performance di ogni barista dando particolare evidenza al caffè utilizzato.

Sanapo osserva la finale

Ormai la figura del barista si è affermata in ogni zona del mondo, i baristi sono sempre più leader all’interno della filiera del caffè e soprattutto sempre più preparati e un grande contributo allo sviluppo di questa categoria continua a darlo il Wbc, World barista championship, che grazie alle competizioni fa sì che la conoscenza cresca sempre di più sul prodotto caffè.

Potete leggere e commentare il servizio sulla competizione in El Salvador sul blog del gruppo cimbali: http://coffeeinspiration.gruppocimbali.it/ Domani sarà pubblicato il post sulla Competizione in Costa Rica e nel mese di marzo il tour di coffee inspiration continuerà facendo tappa a Varsavia e Istanbul.

Ferrero: Michele stimato l’uomo più ricco d’Italia su Forbes

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Michele Ferrero
Michele Ferrero

ALBA (Cuneo) – Il gruppo di Alba nel 2011 fatturato record a 7,2 miliardi di euro. Quasi completato il riordino interno Piano di investimenti nei Paesi emergenti. Per ripetere il successo avuto in Europa Per l’ennesima volta, Michele Ferrero si è confermato l’uomo più ricco d’Italia. Il 23esimo al mondo. Patrimonio stimato da Forbes, il mensile americano che ogni anno stila la classifica degli uomini più ricchi del pianeta: 19 miliardi di dollari (14,5 miliardi di euro).

Ferrero un successo internazionale

Anche i conti di Ferrero International, la holding lussemburghese attraverso la quale la famiglia di Alba controlla l’impero del cioccolato, sono stati da record, con più di 7,2 miliardi di euro di fatturato, in crescita del 9,1% sul precedente esercizio, e nuovi investimenti per 382 milioni di euro.

I numeri confermano, dunque, la solidità di uno dei principali gruppi italiani in quello che per Ferrero e, soprattutto, per la famiglia proprietaria è stato l’anno più difficile con l’improvvisa scomparsa, nell’aprile dello scorso anno, del figlio primogenito di Michele Ferrero, Pietro, l’uomo che identificava il nuovo corso Ferrero.

Il gruppo si è immediatamente riorganizzato attorno a Giovanni, che con il fratello Pietro condivideva la carica di amministratore delegato, e la famiglia ha confermato il proprio impegno.

Le persone in Ferrero

Scorrendo i documenti delle molte società che compongono il gruppo dolciario si vede la pronta reazione della proprietà, l’attaccamento all’azienda, lo smarrimento per un evento tragico e imprevisto e poco per volta anche la direzione che il gruppo sembra aver preso. Un puzzle che è andato comprensibilmente componendosi poco per volta ma che sembra ormai sul punto di essere completato e nel quale si è detto dovrà avere un ruolo chiave Umberto Quadrino, l’ex amministratore delegato di Edison che è andato ad affiancare come consulente personale Michele Ferrero.

L’azienda nelle settimane scorse ha smentito che Quadrino sia destinato ad assumere la carica di amministratore delegato, come da qualcuno era stato ipotizzato. Ciò che in ogni caso è chiaro è la direzione strategica intrapresa dalla società di Alba: mercati emergenti. Ai quali sarà destinata la gran parte degli investimenti dei prossimi anni. Nell’Europa dell’Est, la Russia sta già dando grandi soddisfazioni, ma è su Cina e India soprattutto che il gruppo di Alba punta per replicare il successo avuto in Europa.

Ancora oggi, infatti, la stragrande maggioranza dei ricavi di Ferrero deriva dal Vecchio continente, anche se è ad Hong Kong che si consuma il maggior numero di Ferrero Rocher, un esempio del potenziale ancora inespresso. E, poi il Centro e Sud America, e la Turchia, il Sud Africa. Ferrero ha appena destinato 233 milioni di euro per la costruzione di nuovi stabilimenti in Turchia (43 milioni di euro) e Messico (190 milioni di euro), già all’inizio del prossimo anno saranno attive alcune linee produttive per Nutella, Kinder, Rocher.

Risorse

Fortissima, come detto, in Europa, Ferrero deve recuperare terreno nei mercati emergenti, dove si confronta con le grandi multinazionali americane, molto più radicate di quanto non sia ancora la società italiana. Le risorse da destinare a investimenti Ferrero le ha. Già nell’esercizio chiuso all’agosto 2011, più del 5% dei ricavi sono stati dedicati agli investimenti. Dopo aver tentato, due anni fa, l’alleanza con l’inglese Cadbury, finita poi invece nell’orbita dell’americana Kraft, e dopo aver ragionato, l’anno scorso, su un possibile intervento in difesa di Parmalat, acquisita infine dalla francese Lactalis, per il gruppo di Alba sembrano al momento essersi fermati i ragionamenti di un’espansione cosidetta per «vie esterne», ovvero per acquisizioni. Si torna, insomma, almeno per adesso, alla crescita interna da sempre sostenuta dal patron Michele Ferrero. I numeri 7,2 Miliardi di euro. I ricavi consolidati 2011 del gruppo Ferrero (+9,1%). 856 Milioni di euro. Il risultato operativo del gruppo (-4,1% sull’anno precedente). 382 Milioni di euro. Gli investimenti realizzati nel corso dell’esercizio, pari al 5,3% del fatturato. 21.913 I dipendenti del gruppo al 31 agosto 2011 Fonte: CorrierEconomia, pag. 14

Uganda segna cifre dell’export superiori alle aspettative +26%

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export uganda

MILANO – Forte ripresa delle esportazioni dell’Uganda, che hanno segnato a febbraio un +26% rispetto allo stesso mese del 2011. Le vendite di caffè all’estero del paese africano hanno raggiunto i 244.319 sacchi, contro i 193,965 del febbraio dell’anno scorso: un dato nettamente superiore alle previsioni dell’Autorità dell’Uganda per lo sviluppo del settore del caffè (Ucda), che si aspettava un export di 200.000 sacchi. A rendere possibile questo risultato, la ripresa produttiva consentita dal miglioramento delle condizioni climatiche nei mesi trascorsi. Lo scorso mese, Ucda ha rivisto al rialzo la sua stima sull’export 2011/12 portandola a 3,2 milioni di sacchi, dai 3 milioni precedentemente indicati, in virtù delle migliorate prospettive di raccolto per l’anno in corso.

Uganda e poi il Brasile: Cnc invita i produttori a non lasciarsi prendere dal panico

Il consiglio nazionale del caffè del Brasile (Cnc), la potente organizzazione dei produttori brasiliani, ha invitato i produttori a non lasciarsi prendere dal panico, a fronte della forte caduta dei prezzi registrata dall’inizio dell’anno, che ha visto i futures sugli arabica scendere la scorsa settimana, per la prima volta da novembre 2010, sotto la soglia dei 2 dollari per libbra.

“L’andamento non ha nulla a che vedere con i fondamentali di mercato, che rimangono costruttivi” ha dichiarato il presidente Silas Brasileiro in un report diffuso la scorsa settimana aggiungendo che l’offerta attuale basta a stento a coprire la domanda, visto il basso livello delle scorte e la vivacità dei consumi. Il governo brasiliano ha annunciato l’intenzione di raddoppiare quest’anno i fondi volti a finanziare la costituzione di scorte del raccolto 2012/13 mettendo a disposizione dei produttori circa un miliardo e mezzo di reais (644 milioni di euro).

Confida premia i vincitori del concorso Packaging for Vending

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massimo trapletti confida distribuzione automatica
Massimo Trapletti Confida

MILANO – Confida, l’associazione italiana della distribuzione automatica, aderente a Confcommercio – Imprese per l’Italia, ha promosso e premiato i vincitori del concorso “Packaging for Vending” attraverso la selezione delle proposte di imballaggio dedicate al Vending sulla base dei seguenti parametri: requisiti tecnici/tecnologici, aspetti logisti e di gestione, valore comunicativo. La premiazione è avvenuta nel contesto del convegno “Packaging for Vending – Progettare e realizzare l’imballaggio conoscendo il Settore”, nel quale qualificati relatori hanno approfondito i temi dell’incidenza del packaging nell’efficacia del servizio, il ruolo del packaging nel Vending per quanto riguarda la comunicazione e le vendite.

Confida ha assegnato anche premi speciali

Per la “categoria prototipo” all’azienda Tritech-La Matassina, con un imballo ecologico prodotto da una lastra trasparente di R-Pet, materiale ricavato dalle bottiglie in plastica utilizzate proprio nel canale Vending; per la “categoria non food”, il riconoscimento è andato a Easypack, che ha realizzato la bustina monodose Easysnap, piegabile ed apribile con una sola mano, che trova applicazione in numerosi campi (shampoo, lozioni, ma anche food: salse…).

Nella “categoria snack” ha prevalso Conserve Italia con Yoga Snack Fruitesse

Una macedonia di frutta studiata per i distributori automatici, presentata in una colorata lattina litografata, con apertura a strappo e dotata di coperchio in plastica che alloggia un cucchiaino da utilizzare per gustarla immediatamente. Tra le “bevande” premiata Parmalat con Santal 200 cc gusti vari. Vincitore assoluto, infine, Riso Scotti Snack, che ha presentato un prodotto particolarmente innovativo e accattivante: Chiccolat Sprint Riso Drink al Cacao, bevanda vegetale a base di riso al cacao senza glutine, senza latte e derivati, in tetrapak da 200 ml con cannuccia. D

Decisamente significativo il numero degli operatori presenti alla manifestazione che hanno visitato lo stand di Confida

Allestito con tre vending-machine, messe a disposizione da N&W Global Vending S.p.A., Fratelli Manea Srl e Rhea Vendors S.p.A. “Il vending è ormai l’iPad del retail, ovvero una tecnologia di facile accesso. Senza dubbio la distribuzione automatica sarà nei prossimi anni uno dei protagonisti tra i canali distributivi di beni e servizi, in una prospettiva di sempre maggior complementarietà con gli stessi – afferma il Presidente di Confida Lucio Pinetti – Non è più pensabile che l’imballaggio, quando concepito e prodotto, non tenga conto di questo importante canale di sbocco”.

Fiera Milano utile sale a 5,1 mln, torna dividendo pari a 0,2 euro

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rho fiera Milano Dolce Italia da Cibus
Un'immagine del Polo Fieristico di Rho-Pero

MILANO –  Fiera Milano ha chiuso il 2011 con ricavi e margini in crescita e, dopo due anni, tornerà anche a distribuire il dividendo. Il fatturato è salito dell’11,9% a 278 milioni con un aumento del 7,3% dei metri quadri netti occupati durante le manifestazioni a 1,8 milioni. Il Mol ha fatto segnare un incremento del 51% a 30,9 milioni risultando superiore alle previsioni mentre l’utile netto è passato da 2,1 a 5,1 milioni. All’assemblea degli azionisti sarà proposto un dividendo di 0,2 euro per azione.

Fiera Milano: l’indebitamento

E’ calato del 38% rispetto a fine 2010 a quota 52,2 milioni. Quanto alla possibile evoluzione per il 2012, il gruppo resta cauto vista l’attuale situazione di recessione. “Si prevede – scrive Fiera Milano in una nota – che l’attuale congiuntura possa avere ripercussioni negative sulle manifestazioni che si tengono in Italia. Per contro segnali positivi provengono dalle manifestazioni organizzate all’estero”. Nel complesso, la superficie espositiva si dovrebbe attestare oltre 1,8 milioni di metri quadri con un Mol oltre 20 milioni di euro.

Nescafé costruisce il terzo stabilimento per potenziarsi

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nescafé genio
Il logo Nescafé

MILANO – Chi si rivede, il vecchio Nescafé. La casa di Vevey, mentre ovviamente non molla la presa su Nespresso, che si prepara a fronteggiare l’attacco competitivo di Starbucks su mercati fondamentali (Europa e Cina), potenzia il vecchio marchio di caffè solubile. E’ considerato dalla Nestlé un prodotto di massa, più economico e meno ricercato ma non certo meno strategico di Nespresso. Così, la casa svizzera ha annunciato all’inizio di marzo che costruirà un nuovo stabilimento di produzione, in Germania, a 100 chilometri da Amburgo, il maggior porto europeo per l’import di caffè.

Nescafé si espande

Darà occupazione a 450 dipendenti e sarà inaugurato alla fine del 2013. Sarà specializzato nella produzione del Nescafé Dolce Gusto, la varietà cui la casa dà oggi più importanza, e si aggiungerà agli altri due impianti specializzati di Girona, vicino Barcellona, e di Tutbury in Gran Bretagna (il primo, aperto nel 2006).

Il Dolce Gusto viene anch’esso venduto in cialde (foto a sinistra)

E secondo l’azienda la differenza con il Nespresso è che è più “gestibile” in un’ampia gamma di bibite basate sul caffè, oltre ad essere più economico. Per saperne di più: http://www.repubblica.it/supplementi/af/2012/03/12/villaggioglobale/012ventoz.html

Starbucks VS Nespresso: la lotta all’ultima tazzina

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nespresso svizzera Nestlé
Uno dei siti produttivi Nespresso

MILANO –  Sul inserto Affari & Finanza del quotidiano la Repubblica è uscito un interessante analisi del giornalista Arturo Zampaglione. Ve lo proponiamo. I piani di battaglia sono stati definiti ad Amsterdam in occasione di un incontro top secret con 350 manager europei. “Il nostro obiettivo è di accelerare la globalizzazione del gruppo”, ha spiegato loro Howard Schultz, 58 anni, chief executive e maggiore azionista di Starbucks, la catena di caffè numero uno in America e nel mondo, “Vogliamo che il business all’estero passi dal 30 al 50% per cento del nostro fatturato”.

Come fare? Quali sono i piani di Schultz? Innanzitutto vuole aprire nuovi locali, in aggiunta ai 19mila già esistenti, con particolare enfasi sulla Cina e l’India ma anche sull’Europa. Punta sulle specificità nazionali di gusti e di cultura, senza imporre a tutti in modo indiscriminato il modello americano.

Nespresso nel mirino di Schultz

Soprattutto intende sfidare apertamente la Nestlé, la più grande multinazionale dell’alimentazione: la Starbucks lancerà in autunno la “Verismo”, la nuova macchina per le sue cialde Kcup, in concorrenza con la “Essenza” e le altre macchine a cialde della Nespresso, la consociata del gruppo svizzero. “Si aprirà una nuova era”, promette Schultz, senza dilungarsi sulla dichiarazione di guerra contro la Nestlé. E non è un caso che la controffensiva parta proprio dall’Europa, dove la tradizione del caffè è più antica (basta pensare a Pietro Verri e alla rivista Il caffè lanciata alla fine del Settecento) e da dove è partita la rivoluzione delle cialde, ovvero del “caffè porzionato”, che rappresenta l’aspetto più dinamico e promettente del mercato, soprattutto per i suoi margini molto più elevati.

Una capsula con cinque grammi di caffè viene infatti venduta a cinque volte il prezzo di una quantità equivalente di caffè macinato

Schultz ha sempre avuto una particolare attenzione per l’Europa. Fu proprio durante un viaggio di lavoro a Milano nel 1983 che, sorseggiando un espresso in un bar, e rimanendone incantato, si convinse che gli americani erano pronti ad abbracciare un altro modo di consumare la bevanda. Così, rilevata la catena Starbucks di Seattle da Jerry Baldwin, che l’aveva fondata, moltiplicò il numero di locali, dotandoli di wifi, di quotidiani, di comode poltrone, in modo da rendere più invitante l’esperienza del caffè. Il successo fu immediato, a dispetto della qualità dei caffè che non è mai stata certo quella italiana.

Mentre il fatturato cresceva e così anche le quotazioni a Wall Street, Schultz diventava ricco: l’ultima classifica dei miliardari pubblicata la settimana scorsa dalla rivista Forbes gli attribuisce un patrimonio di 1,5 miliardi. Ma invece di godersi questi soldi, saltellando tra la sua villa negli Hamptons e l’appartamento da 40 milioni a New York, continua a porsi nuovi traguardi, specie da quando nel 2008, dopo cinque anni di pausa, ha ripreso in mano la guida dell’azienda.

E adesso tocca la Nespresso

Leader incontrastata nel mercato del caffè solubile (Nescafé), la Nestlé imboccò quasi per caso la strada delle cialde. Fu un suo dipendente, Eric Favre, a inventare e brevettare per primo il sistema della porzione per singola tazza. Nel 1988 un altro manager, JeanPaul Gaillard, lanciò il mercato delle cialde che da allora, anche grazie a un’intensa azione promozionale e agli spot di George Clooney, è diventato uno dei settori più promettenti del business del caffè, dove rappresenta dal 20 al 40% dell’intero fatturato europeo del comparto (17 miliardi di dollari).

Dal 2000 in poi la Nestlé, ora guidata dal fiammingo Paul Bulke, ha venduto 20 miliardi di cialde

Conquistandosi una base di consumatori fedeli, pronti a pagare prezzi più alti della media pur di bere a casa un espresso decente. L’anno scorso la Nespresso ha avuto un fatturato di 3,8 miliardi di dollari, con un aumento del 20 per cento rispetto all’anno procedente. Ma inevitabilmente il boom della casa svizzera ha stimolato la concorrenza: tutti vogliono conquistare una fetta di un mercato in ampliamento, che vale già 8 miliardi di dollari all’anno. Alcune industrie e catene di distribuzione hanno cominciato a produrre cialde più economiche di quelle della Nestlé.

Così ha fatto la Sara Lee, un altro grande gruppo alimentare americano

E così lo stesso JeanPaul Gaillard, che dopo aver gestito per dieci anni la Nespresso, si è messo in proprio lanciando Ethical coffee company, una società che vende capsule compatibili con le macchine della Nestlé, ma meno inquinanti: sono infatti biogradabili e non di alluminio. Finora Bulke e gli altri dirigenti della Nestlé di Vevey, in Svizzera, hanno risposto agli attacchi attraverso le vie legali.

La multinazionale ha in mano 1700 brevetti in difesa del suo Nespresso e li ha fatti valere nei tribunali

Prevalendo in quasi tutti i processi, ma senza assestare un colpo decisivo ai concorrenti. I quali continuano a sostenere che le loro cialde sono ben diverse dalle Nespresso: quelle della Douwe Egberts, una consociata olandese della Sara Lee, disponibili nei supermercati francesi, olandesi e belgi, sono costruite di plastica perforata, non di alluminio, e dal luglio scorso ne sono state vendute 30milioni.

E’ chiaro che con l’imminente arrivo di Starbucks la guerra delle cialde subirà un’escalation, non fosse altro per l’esperienza degli americani, i mezzi a loro disposizione e le capacità di marketing. Schultz ha già introdotto nel novembre scorso le capsule Kcup negli Stati Uniti, dove sono state accolte con entusiasmo. In due mesi ne ha vendute più di 100 milioni. Finora venivano usate per gli apparecchi della Green mountain coffee roaster, l’azienda leader americana (4,2 milioni di “caffettiere” per cialde nell’ultimo trimestre). Ma giovedì scorso la Starbucks ha annunciato che venderà con il suo marchio nuove macchine prodotte dalla tedesca Krueger.

Il traguardo? Diventare un “leader globale” nella categoria delle cialde

I titoli della Green Mountain sono crollati subito dopo l’annuncio. Ma come reagirà la NestléNespresso all’offensiva di Seattle? In parte cercherà di giocare d’attacco, senza restare sulla difensiva. I suoi prodotti sono già venduti da Bed Bath & Beyond e da altre catene commerciali americane. L’apertura di una quarantina di nuovi caffèboutique, come uno a Regent Street, nel centro di Londra, servirà a promuovere l’eccellenza del marchio.

L’inaugurazione di un altro locale a San Francisco porterà la battaglia vicino alla Starbucks. Ma la guerra – secondo gli esperti – sarà lunga e cruenta. E chi spera che i consumatori possano avvantaggiarsene grazie a una flessione dei prezzi, rimarrà deluso. La battaglia della cialda avviene, infatti, in una situazione che vede i consumi in crescita, nonostante la crisi economica, e la produzione di caffè arabico in declino, anche per effetto dei cambiamenti ambientali. E lo scompenso tra domanda e offerta rischia di far ulteriormente lievitare i costi della tazzina. http://www.repubblica.it/supplementi/af/2012/03/12/villaggioglobale/012ilragno.html

Ue contro lo sfruttamento minorile nelle piantagioni di cacao

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filiera del cacao Perù ghana ue
Fave di cacao

MILANO – L’Unione Europea, Ue, “quale principale consumatore mondiale di cacao, deve assicurarsi che non ci sia sfruttamento della forza lavoro minorile durante la raccolta delle fave di cacao”. È uno dei passaggi salienti della risoluzione – di cui da notizia il Sir – che sarà votata nella sessione plenaria dell’Europarlamento in programma a Strasburgo dal 12 al 15 marzo prossimi. Il testo si pone l’obiettivo di proporre un accordo internazionale sulla produzione e commercio del cacao che vincoli i firmatari a migliorare le condizioni di lavoro in questo settore, specialmente per evitare lo sfruttamento minorile.

Ue si oppone allo sfruttamento minorile

Una nota del parlamento europeo segnala in proposito che, “secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro, oltre 215 milioni di bambini in tutto il mondo vengono utilizzati come manodopera” e alcuni studi indicano in particolare che i “bambini potrebbero essere stati obbligati a lavorare nelle fattorie di cacao in Ghana e in Costa d’Avorio”.

Nel testo dell’accordo, l’articolo 42

Stabilisce che i Paesi aderenti “si adopereranno per migliorare il tenore di vita e le condizioni di lavoro delle persone che lavorano nel settore del cacao, compatibilmente con il loro grado di sviluppo e in ottemperanza dei principi riconosciuti a livello internazionale”. Fonte: Radio Vaticana

Lima, la lingua italiana piace a 8.000 studenti anche per l’apertura del Caffè Italia e la possibilità di gustare un espresso italiano tra una lezione e l’altra

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La bandiera del Perù
La bandiera del Perù

MILANO – Lo studio della lingua italiana prende sempre più piede in Perù dove è nato da poco l’osservatorio della lingua italiana. Si tratta di un centro di studio e ricerca che l’Istituto italiano di cultura (Iic) di Lima promuove e organizza che è favorito anche dalla possibilità di assaporare espresso italiano tra una lezione e l’altra.

Il successo che i suoi corsi di lingua e cultura italiana hanno registrato negli ultimi anni, ha spinto l’Iic a realizzare uno strumento che possa integrare la tradizionale attività didattica. Ciò per guidare – attraverso strumenti innovativi – il processo di diffusione della lingua italiana nel paese latino americano.

L’iniziativa sarà presentata il 12 aprile presso l’Auditorio Pier Paolo Pasolini a Lima, in Perù

Lo studio della nostra lingua è sempre più diffuso in Perù. Nel 2011 più di ottomila studenti hanno frequentato i corsi di italiano dell’Istituto italiano di cultura e nei primi due mesi di quest’anno si e’ registrato un incremento delle iscrizioni pari al 25,4 per cento.

I più interessati sono gli universitari, pari a circa l’85% dei corsisti

Per avvantaggiare i corsisti, l’Iic ha fornito la possibilità di effettuare l’iscrizione online e ha pubblicizzato i corsi con un’agenzia specializzata anche con studi e analisi delle tariffe di mercato.

Infine, hanno giocato un ruolo importante anche gli accordi di collaborazione linguistica e culturale stabiliti con le principali università di Lima, la possibilità di poter sfruttare spazi dell’Iic e l’apertura del “Caffè Italia”, uno spazio dove gli studenti possono gustare un espresso italiano e assaporare i piatti tipici della nostra gastronomia.