CIMBALI M2
mercoledì 02 Aprile 2025
  • CIMBALI M2
Home Blog Pagina 25

Il Brasile azzera i dazi sul caffè e lo zucchero per abbattere l’inflazione alimentare

0
Brasile mercati somar colombia Comexim
La bandiera del Brasile

Sono state annunciate alcune misure per abbattere l’inflazione alimentare dal vicepresidente del Brasile Geraldo Alckmin, tra cui l’azzeramento dei dazi sul caffè e lo zucchero. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione dell’Ansa.

L’abbattimento dei dazi sul caffè del Brasile

MILANO – Il vicepresidente del Brasile, Geraldo Alckmin, ha annunciato una serie di misure per abbattere l’inflazione alimentare, tra le principali cause del calo di popolarità ai minimi storici del presidente Luiz Inácio Lula da Silva.

Tra le principali – informa il portale G1, del gruppo Globo – c’è l’azzeramento dei dazi sulle importazioni di alcuni alimenti tra cui la carne, il caffè, lo zucchero, il mais e l’olio d’oliva.
Alckmin ha affermato che le misure entreranno in vigore “tra pochi giorni”, aggiungendo che “il governo sta rinunciando alle tasse a favore della riduzione dei prezzi”.

Le misure sono state annunciate dopo una riunione di Lula con ministri e imprenditori del settore alimentare e di approvvigionamento al Palazzo del Planalto.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Nestlé Spagna investe 15 milioni per le confezioni riciclabili di caffè solubile e le capsule Nescafé nello stabilimento di Girona

0
Nestlé Nespresso
Il logo Nestlé

Nestlé Spagna ha investito 15 milioni euro per le confezioni riciclabili di caffè solubile Nescafé e le capsule Nescafé Dolce Gusto nello stabilimento di Girona. L’azienda ha avviato inoltre i lavori di costruzione di due nuove linee di confezionamento con materiale riciclabile. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Efa News.

L’investimento di Nestlé Spagna

BARCELLONA – Nestlé Spagna investe 15 milioni di euro nello stabilimento di Girona per le confezioni riciclabili del caffè solubile Nescafé e le capsule Nescafé Dolce Gusto “per promuovere ulteriormente la produzione di prodotti con imballaggi riciclabili”, come spiega la multinazionale in un comunicato.

In particolare, lo stabilimento ha avviato i lavori di costruzione di due nuove linee di confezionamento che consentiranno l’utilizzo di materiale riciclabile, riducendo al minimo l’uso di plastica vergine lavorando con macchine più efficienti dal punto di vista energetico. Queste linee saranno, inoltre, dotate delle più recenti tecnologie, con un elevato livello di automazione. Il completamento dei lavori è previsto per la fine dell’anno.

Con queste nuove linee, lo stabilimento Nestlé di Girona inizierà a produrre il sacchetto di ricarica Nestlé in Spagna realizzato in materiale riciclabile. Questo prodotto è stato lanciato sul mercato circa due anni fa e consente al consumatore di continuare ad avere la stessa ricetta e la stessa qualità di Nescafè in una confezione più sostenibile e il cui contenuto può essere utilizzato anche per riempire la mitica fiaschetta di caffè solubile. Inoltre, questo sacchetto di ricarica contiene almeno il 97% di peso di imballaggio in meno rispetto alla bottiglia di vetro, contribuendo a ridurre l’impronta ambientale.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Pausa caffè al lavoro: la nuova normativa la vieta

0
pausa caffè
Pausa caffè (immagine: Puxabay)

È entrata in vigore la nuova normativa sul controllo della giornata lavorativa: secondo le nuove disposizioni, i lavoratori dovranno registrare non solo l’inizio e la fine della loro giornata lavorativa, ma anche ogni singola interruzione. La decisione potrebbe influire negativamente sul benessere dei dipendenti.

La possibilità di dover rinunciare a momenti  come la pausa caffè potrebbe avere effetti negativi anche sulla cultura aziendale. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Roberto Arciola per Road Tv Italia.

La pausa caffè in pericolo

MILANO – La nuova normativa sul controllo della giornata lavorativa, entrata ufficialmente in vigore, introduce misure drastiche che potrebbero cambiare radicalmente il modo in cui concepiamo il lavoro e le pause durante l’orario lavorativo. Questa riforma, voluta dal governo, ha l’obiettivo di rendere la gestione del tempo di lavoro più rigorosa, ma solleva anche numerose preoccupazioni tra i lavoratori e le aziende.

Secondo le disposizioni della nuova legge, i lavoratori dovranno registrare non solo l’inizio e la fine della loro giornata lavorativa, ma anche ogni singola interruzione. Ciò significa che se un dipendente decide di allontanarsi dalla scrivania per cinque minuti per prendere un caffè o per rispondere a una telefonata personale, quel tempo potrebbe essere sottratto dal totale delle ore lavorate.

Questa misura, sebbene pensata per garantire una maggiore trasparenza nella gestione del lavoro, potrebbe influire negativamente sul benessere dei dipendenti e sulla loro produttività.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Peccati di gola: il gelato artigianale che si trova anche in farmacia

0
farmacia logo gelato
Il logo della farmacia (immagine: Pixabay)

Prodotti biologici o studiati per chi ha intolleranze trovano sempre più spazio tra i banchi dei medicinali. Questo è il caso di Peccati di gola, il gelato artigianale che si trova anche nelle farmacie. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Lorenzo Cresci per il quotidiano La Repubblica.

Il gelato artigianale venduto in farmacia

MILANO – L’ultimo, in ordine di tempo, arriva dalla Toscana: si chiama Peccati di gola, come la pasticceria che lo produce, ed è un gelato artigianale entrato anche nelle farmacie, da Carrara a Viareggio. Un gelato “benefico”, come riporta Il Tirreno, adatto a tutti ma in particolar modo a quelle persone che per vari motivi devono rinunciare al classico cono.

Daniela Cascio e Francesco Biagini, lei farmacista, lui pasticciere a Castelnuovo Magra, al confine tra Liguria Toscana, e sono gli ideatori di questo prodotto gluten free, a basso indice glicemico, presente in varie farmacie con quattro gusti: nocciola del Piemonte, Fiordilatte che sa di latte, Pistacchio salato di Bronte e Crema quasi pasticciera.

Al quotidiano toscano Daniela Cascio ha raccontato di essere “arrivati a creare un gelato rivoluzionario dopo mesi di ricerca e sperimentazione”, da cui è “nata la ricetta perfetta per un gelato ‘salubre’ ma che non sacrifica gusto e qualità”.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Giornata internazionale della donna: Franca Cacciari, Stefania e Carmen Galeandro, Prunella Meschini, Elisabetta Milani ed Arianna Mingardi, oltre il genere

0
Giornata internazionale della donna caffè
Si festeggia la Giornata internazionale della donna

MILANO – Anche quest’anno è arrivata la Giornata internazionale della donna e come vuole la tradizione, su queste pagine trovano spazio alcune delle donne del settore caffeicolo, che danno quotidianamente ciascuna un contributo per portare avanti il proprio ruolo in un mondo ancora fortemente caratterizzato dalla presenza maschile.

Qua sempre si discute di professionalità, merito, competenze, senza mettere mai da parte l’essere donne.

Lo chiediamo ad Arianna Mingardi la Presidente di Associazione caffè Trieste, che ha sempre colto l’occasione di svincolarsi dalle dinamiche di genere per parlare di merito.

Quindi, le chiediamo semplicemente: la Giornata internazionale della donna, come vorrebbe si celebrasse, da amministratrice delegata di Amigos Caffè?

arianna mingardi
Arianna Mingardi (immagine: Amigos Caffè)

“E’ una domanda che puntualmente mi arriva tutti gli anni, proprio qualche giorno prima della ricorrenza dell’8 marzo. Per quello che è stato il mio passato e il mio presente, sorridendo, direi con un bel brindisi tra amiche di una vita. D’altronde però, se ci penso, io non “faccio testo”.

Unica figlia, mio padre non mi ha fatto mai pesare il mio genere, tanto che non ha mai messo un limite alla mia carriera all’interno dell’azienda di famiglia e “costringendomi” ad accettare la carica di amministratore delegato prima della sua prematura scomparsa. Il suo appoggio ha ammorbidito il contesto esterno con il quale dovevo e devo quotidianamente confrontarmi e che mi ha reso forte e consapevole di me stessa.

Questa però è la mia storia e vorrei fosse la storia delle mie figlie e di tante donne nel contesto attuale. La società odierna continua ad essere ben diversa dal mio pensiero: troppo donne non si accettano e non sono accettate come persone che pensano, studiano, lavorano e creano. Da CEO di Amigos Caffè vorrei si evidenziasse il contributo lavorativo delle donne nel mondo e nella filiera del caffè, partendo anche dai paesi produttori.”

Prunella Meschini, amministratore delegato de Le Piantagioni del caffè, condivide i suoi auguri e speranze per le prossime generazioni di torrefattrici, forte della sua esperienza ai vertici e sul campo:

prunella meschini
Prunella Meschini titolare de Le Piantagioni del caffè

“Auguro di avere la capacità e la pazienza di affermarsi in un mondo come quello del caffè che è ancora per la maggior parte a vocazione maschile e pure, ad oggi, 2025, molto più aperto all’ascolto delle donne. Per questo sono convinta che, se si ha la tranquillità, la costanza di affrontare questo settore con serietà e gentilezza, ma soprattutto con il giusto grado competitivo, si potrà andare avanti insieme.

Nella mia esperienza in un’azienda seppur piccola, le donne sono estremamente fattive: parlano poco e fanno tantissimo. Questa capacità, insieme a quella di saper essere lungimiranti, nonostante si incontrino ostacoli superiori a quelli che affrontano gli uomini, rendono un po’ più facile affermarsi rispetto ad anni fa.

Non credo molto nel concetto delle quote rose: a parità di ruolo, è il merito e la competenza che fa la differenza, non il genere. Alle nuove generazioni di donne dico: non abbiate paura di parlare.

Gli uomini che appartengono ad una mentalità antica che si basava su altri comportamenti, proveranno a smontare le vostre opinioni, ma, senza essere aggressive, esprimetevi senza timore, affermando le vostre posizioni.

Un margine, uno spazio, oggi c’è. A patto che siate capaci e professionali. È faticoso, certo, ma è l’unico modo per scardinare le vecchie dinamiche, evitando di prendere sul personale tutto ciò che viene detto.”

Le realtà femminili anche nei Paesi d’origine, stanno assistendo ad un’evoluzione anche del ruolo delle donne: il credito ora inizia ad essere affidato a loro e mediamente si ottengono dei risultati. E auguro che anche qui il potere si trasferisca sempre di più al genere femminile.”

Si unisce al coro femminile, Elisabetta Milani, la terza generazione, a capo del marketing e comunicazione: com’è rappresentare una torrefazione e portare avanti quest’area specifica per l’azienda?

Elisabetta Milani (foto concessa)

“Rappresentare l’azienda della propria famiglia con una storia nel mondo del caffè lunga quasi 90 anni è un onore e, al tempo stesso, una grandissima responsabilità.

Come torrefattori abbiamo il compito di far conoscere l’anima del caffè e raccontare tutto ciò che sta dentro ad una tazzina di espresso ossia mondi, culture, persone, sudore di una filiera lunghissima. Attraverso i nostri prodotti, i nostri baristi, le nostre caffetterie, attraverso il nostro spazio museale “Esposizione Caffè Milani” ed i nostri canali social vogliamo formare ed informare il consumatore.

Ma Caffè Milani per me non è un brand: è casa, famiglia, lavoro, sacrificio e passione ed il mio sogno è riuscire trasmettere anche i valori della nostra azienda e delle persone che ne fanno parte.”

Si inserisce Franca Cacciari, donna legata a doppio filo a La Spaziale

Franca Cacciari (foto concessa)

Tempo fa ha detto un una nostra intervista che il suo mestiere, è gestire un po’ il capitale aziendale e umano da dietro le quinte de La Spaziale: esiste ancora la differenza di genere quando si svolge un ruolo così fondamentale per il successo di impresa?

“La mia leadership guarda oltre il genere, punto alle capacità, all’impegno, al coraggio delle proprie idee e ad una visione strategica del potere.

E’ con questa convinzione che quotidianamente opero, insieme a un team straordinario che condivide questi stessi valori.”

Stefania e Carmen Galeandro, rispettivamente Sales Manager o responsabile vendite e responsabile amministrativo, in Best Coffee, rispondono alla domanda: ricoprire due ruoli, tra il gestire i contatti diretti con i clienti e la parte amministrativa di un’azienda di importazione del crudo, sconta ancora una distinzione di genere oppure no?

Stefania è la prima: “No, mi impegno al massimo nel mio lavoro con competenza e visione cercando di dimostrare che il valore si misura nei risultati e non nel genere”.

Da sinistra, Carmen e Stefania(foto concessa)

Segue Carmen: “No, ufficialmente non esiste più una distinzione di genere. Tuttavia possono esserci ancora ostacoli dovuti a vecchi pregiudizi e dinamiche di un settore storicamente maschile. Ma nonostante ciò, la mia competenza e la mia esperienza sono riconosciute indipendentemente da ogni stereotipo.”

In chiusura per la Giornata internazionale della donna, Chiara De Nipoti, Presidente e CdA Oro Caffè

Cosa significa per lei essere oggi una imprenditrice nel settore del caffè?

Chiara De Nipoti, Oro Caffe (foto concessa)

“Essere una imprenditrice oggi nel settore del caffè significa da un lato esprimere decisione e competenze, soprattutto in ambito di selezione degli acquisti della materia prima e dimostrare forti capacità di negoziazione vista anche la congiuntura attuale della crescita esponenziale del costo del caffè verde, questo ci obbliga ogni settimana a nuove e difficoltose trattative con il mondo prettamente maschile dei broker della borsa mondiale.

Ma dall’altro lato essere imprenditrice significa anche contribuire fortemente a tenere la “barra dritta” in azienda, dando attenzione all’aspetto umano dei rapporti con e tra i dipendenti, grazie alla sensibilità tutta femminile che contribuisce a crescere il senso di squadra e di appartenenza a un gruppo di lavoro.

Nella nostra azienda quasi il 50% dei lavoratori è rappresentato da donne ed è forte il loro contributo nel nostro andamento positivo, soprattutto nei settori export, amministrativo e comunicazione.”

Crisi dei prezzi del caffè: il presidente della commissione Agricoltura Carloni promette il sostegno del governo

0
mercati
Mirco Carloni, presidente della commissione Agricoltura della camera dei deputati, in una foto tratta dal suo sito

MILANO – La politica si schiera a fianco del mondo italiano del caffè, a fronte delle gravi difficoltà dei mercati: l’iniziativa arriva direttamente dal deputato leghista Mirco Carloni, presidente della commissione Agricoltura, che assieme al segretario della Lega e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha incontrato mercoledì il presidente dell’Altoga, Associazione Torrefattori e Grossisti Alimentari, Davide Licchelli. Al centro dell’incontro la preoccupazione per le gravi difficoltà che attanagliano il settore.

“La Lega, al fianco del suo segretario, lavorerà per trovare una soluzione: bisogna creare misure di tutela per la filiera del caffè, che è in balia di pochi grandissimi operatori, in particolare per le piccole e medie imprese italiane, che rendono il caffè italiano uno dei prodotti più celebrati e consumati al mondo” ha dichiarato Carloni citato da Askanews.

“Come se non bastassero le criticità derivanti da certe normative Ue, i problemi si accumulano – ha detto ancora Carloni nella dichiarazione riportata da Askanews – Scarsità del prodotto, difficoltà logistiche causate dall’impraticabilità del Canale di Suez, speculazione mondiale e, infine, l’entrata in vigore dell’Eudr al 31 dicembre, che complicherà ulteriormente la situazione, impedendoci di procurare caffè non certificati”.

“Gli speculatori nel settore sono rappresentati da produttori che trattengono il prodotto per aumentare i prezzi, da trader multinazionali che, da semplici intermediari, sono diventati attori speculativi, e da operatori finanziari di vario tipo che traggono vantaggio dalla scarsità, amplificando il fenomeno”, ha concluso Carloni, sempre citato da Askanews.

Carloni ha promesso il sostegno del governo alla filiera: vedremo quali saranno le iniziative concrete possibili, nell’immediato e a medio-lungo termine.

I mercati del caffè virano intanto al ribasso, dopo i forti rincari di questi ultimi giorni. Nella giornata di ieri, giovedì 6 marzo, entrambe le borse hanno subito perdite pesanti, maggiori sul fronte degli arabica

A New York, il contratto per scadenza maggio ha perso il 5,6% precipitando a 387,15 centesimi.

Contenuto riservato agli abbonati.

Gentile utente, il contenuto completo di questo articolo è riservato ai nostri abbonati.
Per le modalità di sottoscrizione e i vantaggi riservati agli abbonati consulta la pagina abbonamenti.

Faema celebra 80 anni e presenta la mostra fotografica organizzata da MUMAC

0
faema mumac
Il logo Faema

BINASCO (Milano) – Faema, storico brand nato a Milano nel 1945, produttore di attrezzature per la preparazione del caffè espresso, da 80 anni è uno dei protagonisti indiscussi dei locali nel mondo. Per celebrare l’importante anniversario del brand, appartenente dal 1995 a Cimbali Group, nel 2025 verranno proposte una serie di iniziative per la diffusione della conoscenza del marchio, inserito a pieno titolo nel registro speciale dei Marchi storici di interesse nazionale del MIMIT.

La prima iniziativa, organizzata da MUMAC, è una mostra fotografica diffusa che si svolgerà con più appuntamenti, dal titolo “FAEMA 80X80“: ottanta anni, ottanta immagini, 80x80cm (le dimensioni delle tavole fotografiche esposte) per un viaggio visivo che si sviluppa nel corso del 2025, ripercorrendo la storia e l’evoluzione di Faema attraverso un filo narrativo che unisce passione, creatività, tradizione e innovazione, dando vita a un dialogo senza tempo tra tecnologia e design.

Il percorso espositivo, allestito da Diorama Progetti fotografici, attinge i suoi contenuti da preziosi documenti custoditi sia nell’archivio storico di MUMAC e sia in quello corrente di Cimbali Group, svelando l’evoluzione del brand, tappa dopo tappa.

Ogni fase della mostra andrà ad aggiungere nuove immagini alle precedenti, arricchendo progressivamente il racconto e offrendo una visione sempre più completa della storia e del presente di Faema, fino a completare l’esposizione al MUMAC in occasione di HOST 2025.

Il progetto prende avvio il 7 marzo con il primo appuntamento previsto alle 18.00 presso il flagship di Cimbali Group in via Forcella 7 a Milano. Un appuntamento organizzato da MUMAC e inserito nel circuito degli eventi per Milano MuseoCity 2025, con l’esposizione delle prime tavole fotografiche della mostra FAEMA 80×80 unitamente ad alcuni scatti fotografici per il brand realizzati dai fotografi Maurizio Galimberti, Beatrice Speranza, Matteo Valle e Giulio Di Meo realizzati per la mostra FAEMA Express your Art nel 2016 e rivalorizzati per l’occasione.

Introducono l’evento, Silvia Ruggiero, head of group communication di Cimbali Group, e Barbara Foglia, MUMAC Director, con Roberto Mutti, critico fotografico, cui seguirà un talk dedicato al tema “caffè nelle illustrazioni e nei fumetti” realizzato in collaborazione con WOW Spazio Fumetto di Milano.

Per l’occasione, inoltre, saranno esposte tre prestigiose macchine Faema storiche della collezione proveniente dal MUMAC: Urania (1956), Prestige (1972) e, per la prima volta in esposizione, la Marte a leva un gruppo del 1952.

Le tavole fotografiche verranno spostate al MUMAC, via Neruda 2 Binasco, ed esposte in occasione della prima apertura domenicale dell’anno prevista domenica 9 marzo, dove si aggiungerà l’opportunità di sfogliare la rivista Caffè Club, realizzata da FAEMA a cavallo fra anni ‘60 e ’70, una vera rappresentazione dello spaccato sociale dell’epoca che ruotava attorno alla tazzina di caffè.

Per l’occasione sarà disponibile, su prenotazione e con posti limitati, una navetta da Milano a Binasco e ritorno, prenotabile qui.

Successivamente seguiranno altre tappe ed eventi che verranno progressivamente comunicati sulla pagina sul sito mumac.it dedicata all’iniziativa.

Mostra Faema 80×80

Progetto

Concept e coordinamento

Barbara Foglia, Anna Cento, Cimbali Group

Grafica

Cimbali Group, PostPast

Stampa e allestimento

Diorama Progetti fotografici

Testi

Testo introduttivo

Roberto Mutti

Testi mostra
Anna Cento, Barbara Foglia, Enrico Maltoni

Ricerca archivistica

Carlo Milani, Barbara Foglia, Anna Cento, Eva Campinotti

Ufficio Stampa

Omnicom Group

Ringraziamenti

Jacopo Bambini, Alessio Buccheri, Cristina Comelli, Irene Fanizza, Carola Gentilini, Antonio Molteni, Pierluigi Mutti

Immagini

Archivio storico MUMAC

Archivio corrente Cimbali Group

Museo del Ciclismo Madonna del Ghisallo
Per le foto dalla mostra “Faema Express your Art” (2016): Maurizio Galimberti, Giulio Di Meo, Beatrice Speranza, Matteo Valle

La scheda sintetica di Cimbali Group

Cimbali Group è tra i principali produttori di macchine professionali per caffè e bevande a base di latte e di attrezzature dedicate alla caffetteria. Il Gruppo, di cui fanno parte i brand La Cimbali, Faema, Slayer e Casadio, opera attraverso tre stabilimenti produttivi in Italia e uno negli Stati Uniti (a Seattle, dove vengono prodotte le macchine a marchio Slayer), impiegando complessivamente circa 850 addetti.

Nel 2019, con l’acquisizione di Keber, brand di eccellenza per la produzione di macine di acciaio professionali per l’industria del caffè con sede a Dolo (Venezia), i siti produttivi salgono a cinque. L’impegno del Gruppo per la diffusione della cultura del caffè espresso e per la valorizzazione del territorio si è concretizzato nel 2012 con la fondazione del MUMAC – Museo della Macchina per Caffè, la prima e più grande esposizione permanente dedicata alla storia, al mondo e alla cultura delle macchine per il caffè espresso situata all’interno dell’headquarter di Cimbali Group a Binasco. MUMAC ospita MUMAC Academy, l’accademia della macchina per caffè di Cimbali Group, centro di formazione, divulgazione e ricerca.

Il Bonus pubblicità ritorna per il 2025: le prenotazioni fino al 31 marzo sul sito dell’Agenzia delle Entrate

0
bonus pubblicità 2020
Bonus pubblicità

MILANO – Un messaggio agli inserzionisti: è tutto pronto per il Bonus pubblicità 2025. Le prenotazioni possono essere inviate fino al 31 marzo tramite il servizio telematico che è disponibile sul sito dell’Agenzia delle entrate. Inviando la dichiarazione sostitutiva sarà possibile perciò ottenere il credito d’imposta.  Il Bonus pubblicità è stato introdotto per la prima volta nel 2018, con il fine di agevolare gli investimenti sulla stampa quotidiana e periodica anche online.

Questo è valido anche per Comunicaffè e Comunicaffe International, testate registrate presso il Tribunale di Milano.

Sono ammessi gli investimenti pubblicitari effettuati sui giornali quotidiani e periodici, pubblicati in edizione cartacea o in formato digitale, registrati presso il Tribunale dove ha sede l’editore, ovvero presso il ROC, e comunque dotati del Direttore responsabile iscritto all’ordine dei giornalisti.

Anche per il 2025 l’Agenzia delle Entrate ha attivato il consueto canale per l’invio della dichiarazione sostitutiva richiesta alle aziende che vogliono accedere al Bonus pubblicità.

Leggiamo qui sotto il dettaglio di tutte le modalità esatte per richiedere il Bonus pubblicità secondo quanto indicato dal sito del Governo Italiano.

A decorrere dall’anno 2023, a seguito delle  modifiche normative introdotte dall’articolo 25-bis del decreto-legge 1° marzo 2022, n. 17 (c.d. “decreto energia” convertito con modificazioni dalla legge 27 aprile 2022, n. 34), il credito di imposta è riconosciuto ai medesimi soggetti già contemplati dalla precedente normativa nella misura unica del 75% del valore incrementale degli investimenti effettuati in campagne pubblicitarie sulla sola stampa quotidiana e periodica, anche on line, e nel limite massimo di 30 milioni di euro, che costituisce tetto di spesa.

Tutte le amministrazioni e i commercialisti conoscono perfettamente questa procedura per niente difficile.

Come e quando presentare la domanda:

Per accedere al bonus pubblicità è necessario inviare la domanda tramite i servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate, attraverso l’apposita procedura disponibile nella sezione dell’area riservata “Servizi per” alla voce “Comunicare“, accessibile previa autenticazione con Sistema pubblico di identità digitale (SPID), Carta nazionale dei servizi (CNS) o carta d’identità elettronica (CIE).

In particolare:

  • Fino al 31 marzo dell’anno per il quale si chiede l’agevolazione, è necessario inviare la “Comunicazione per l’accesso al credito d’imposta”, che è una sorta di prenotazione delle risorse, contenente (oltre ai dati degli investimenti effettuati nell’anno precedente) i dati degli investimenti già effettuati e/o da effettuare nell’anno agevolato;
  • dal 9 gennaio al 9 febbraio dell’anno successivo, i soggetti che hanno inviato la “comunicazione per l’accesso” debbono inviare la “Dichiarazione sostitutiva relativa agli investimenti effettuati”, resa ai sensi dell’articolo 47 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, attestante gli investimenti effettivamente realizzati nell’anno agevolato.

Ad aver diritto al credito d’imposto sono le imprese, i lavoratori autonomi e gli enti non commerciali che effettuano investimenti in campagne pubblicitarie, sulla stampa quotidiana e periodica, anche online, il cui valore superiore di almeno l’1% gli analoghi investimenti effettuati nell’anno precedente sugli stessi mezzi di informazione.

In conclusione, il credito di imposta è utilizzabile unicamente presentando il modello di pagamento F24 esclusivamente attraverso i servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate (a partire dal quinto giorno lavorativo successivo alla pubblicazione dell’elenco dei soggetti ammessi).

Caffè Borbone, il bilancio del 2024: ricavi a 334,5 milioni, +11,4%, utile netto pari a 36,9 milioni nonostante i prezzi del verde ai massimi di Borsa, Schiavon: “Continueremo la crescita sia in Italia che all’estero, dove siamo quasi raddoppiati nel triennio”

0
Caffè Borbone logo
Il nuovo logo di Caffè Borbone

MILANO – Il Consiglio di amministrazione di Italmobiliare S.p.A. ha esaminato e approvato il bilancio consolidato e il progetto di bilancio della società al 31 dicembre 2024 che ha nel suo portafoglio anche Caffè Borbone. Nel 2024 il Gruppo Italmobiliare registra trend positivi legati allo sviluppo delle società in portafoglio. A livello consolidato, il fatturato del Gruppo si attesta a 701,4 milioni di euro, in aumento del 19,7% rispetto al 2023. L’incremento è ascrivibile principalmente alle ottime performance di Caffè Borbone di cui Italmobiliare S.p.a. detiene il 60 per cento delle azioni. Il restante 40% è del presidente e fondatore Massimo Renda.

Marco Schiavon, amministratore delegato di Caffè Borbone, afferma:

“L’azienda ha dimostrato una grande capacità di far fronte alle sfide, ottenendo buoni risultati anche in un contesto di mercato estremamente complesso. L’elevato costo del caffè all’origine, ed in particolare l’incremento di prezzo della qualità Robusta ai massimi storici, non ha penalizzato gli standard di qualità del nostro caffè in cui i consumatori continuano a riconoscere il gusto dell’espresso italiano associato al valore della sostenibilità.

Uno dei nostri obiettivi è continuare la crescita sia in Italia sia all’estero, dove siamo quasi raddoppiati nell’ultimo triennio, puntando sul monoporzionato”.

Escludendo le azioni proprie, il Net Asset Value di Italmobiliare risulta pari a 2.215,8 milioni di euro (2.201,4 milioni di euro al 31 dicembre 2023).

Italmobiliare S.p.A. ha chiuso il bilancio 2024 con un utile di 104,8 milioni di euro, più che raddoppiato rispetto ai 51,6 milioni di euro del 2023, e un MOL di 105,1 milioni (+55,3% rispetto ai 67,7 milioni nel 2023) in crescita anche grazie alla valorizzazione delle partecipazioni in portafoglio menzionate in precedenza.

Al 31 dicembre 2024 la posizione finanziaria netta di Italmobiliare S.p.A. è positiva e pari a +273,8 milioni di euro, in miglioramento di 69,5 milioni di euro rispetto ai 204,3 milioni del 31 dicembre 2023.

Il bilancio di Caffè Borbone

L’incremento di Italmobiliare è ascrivibile principalmente a Caffè Borbone (+34,1 milioni di euro). Caffè Borbone chiude il 2024 con ricavi in aumento a 334,5 milioni di euro, con un incremento dell’11,4% rispetto all’esercizio precedente.

Guardando ai volumi, il monoporzionato, prodotto chiave dell’azienda, fa registrare una crescita del 6%. Buona anche la performance dei grani, che crescono nell’esercizio del 25%, trainati dall’estero.

A livello di canali, la GDO (Grande Distribuzione Organizzata) registra un incremento del 32% e guida la crescita della società, che registra buone performance anche sul canale digitale (e-commerce diretto, Amazon e portali specializzati) e sui mercati esteri.

Come è naturale nel corso dell’esercizio il conto economico della società è stato penalizzato dell’elevato costo del caffè all’origine, e in particolare dall’incremento di prezzo della Robusta, che si è nuovamente attestato ai massimi storici.

In questo sfidante contesto, la società si dimostra in grado di mantenere una buona marginalità, che si attesta al 20,2% sui ricavi, con MOL pari a 67,5 milioni di euro, in flessione del 15,3% rispetto all’esercizio precedente.

Al netto di ammortamenti in lieve crescita, il risultato operativo è pari a 55,3 milioni di euro e l’utile netto dell’esercizio 2024 è pari a 36,9 milioni.

Anche le altre aziende del portafoglio hanno contribuito alla crescita di Italmobiliare, tra cui:

Officina Profumo-Farmaceutica di Santa Maria Novella S.p.A., Italgen, SIDI Sport S.r.l., Clessidra Holding e la stessa Italmobiliare S.p.A.

La scheda sintetica di Caffè Borbone

Nata a Napoli nel 1999 come piccola torrefazione legata alla tradizione del caffè napoletano, Caffè Borbone è diventata in pochi anni uno dei principali produttori di caffè monoporzionato in cialde e capsule. Rappresenta un caso di crescita esemplare, grazie anche al costante investimento in Ricerca & Sviluppo che ha portato alla
realizzazione di prodotti innovativi e di qualità che, gradualmente, hanno conquistato i consumatori sempre più attenti all’ambiente.

È stata, infatti, la prima azienda in Italia a proporre la cialda compostabile che, smaltita nell’umido, può essere utilizzata per la produzione di compost, con involucro riciclabile nella raccolta della carta.

Successivamente, ha lanciato la capsula compostabile in biopolimero con il top in carta filtro. Dal 2018 Caffè Borbone è controllata da Italmobiliare Investment Holding, che ha acquisito il 60% della società, mentre il restante 40% rimane al fondatore Massimo Renda.

Mecozzi, Cacao Solution: “Sono dieci anni che noi operatori specializzati diciamo che il mercato è insostenibile”

0
Cacao Solution alle origini (foto concessa)
Cacao Solution alle origini (foto concessa)

MILANO – Ultima puntata seduti insieme ad Andrea Mecozzi, tra i fondatori della piattaforma Cacao Solution: dopo aver parlato di cosa si occupa questa realtà e aver fatto la distinzione tra le diverse figure professionali di trader e sourcer, ora si scende più nel merito dell’andamento di mercato. (qui e qui, i primi articoli).

Voi come la vedete la questione dei prezzi alle stelle del cacao?

Il mercato del cacao è complesso. Sono dieci anni che noi operatori specializzati affermiamo che è insostenibile e ora siamo arrivati ad un punto di rottura inevitabile, provocato dalla concentrazione di tre fenomeni che si conoscevano già: negli ultimi 20 anni la crescita della domanda di quantità da parte del mercato europeo è sempre stata costante, ma contemporaneamente i prezzi sono rimasti bassi per via del fatto che in Costa D’Avorio e Ghana, che producono il 70% del cacao mondiale, i coltivatori percepivano redditi bassissimi.

In quel lasso di tempo i paesi sono stati attraversati da guerra civile e precarietà finanziaria importante, spingendo in questo contesto i farmers a produrre deforestando i terreni vergini, che per 15-20 anni garantiscono una buona resa -.

Ora che i territori vergini sono finiti e allo stesso tempo le condizioni economiche dei due Paesi sono migliorate, oltre alla mancanza di manodopera – le nuove generazioni guardano ad altri mestieri in altri luoghi e quindi i coltivatori che restano nei campi sono anziani – è arrivato il cambiamento climatico che ha reso instabile la produttività.

A peggiorare ulteriormente la situazione sono entrate le guerre ancora in atto: il conflitto russo-ucraino e la crisi in Palestina, questo ha fatto sì che progressivamente i fondi speculativi, si sono spostati dall’agro per concentrarsi sull’economia di guerra, che garantisce una maggior profitto.

In questo modo è venuta a mancare la liquidità e quando si ha un prodotto ma non la liquidità, il primo resta fermo. Ora si discute sul fatto che esista o meno un po’ di stock, ma ciò che davvero è importante è sapere dove si trova questa scorta. In Colombia, c’è il doppio di cacao rispetto all’anno scorso, ma chi ha i soldi per esportarlo? Le varie associazioni del cacao, hanno fatto investimenti che ora devono ripagare. Insomma, sono tanti i fattori che hanno coinciso per creare la tempesta attuale.

Secondo le mie previsioni questa situazione durerà sino a settembre sicuramente, perché ora che sarebbero in arrivo i container rimasti bloccati dallo shock logistico di dicembre, le banche non sono ancora riuscite a restituire i soldi agli acquirenti. Quando entrerà la materia prima, migliorerà la situazione. Dall’altra parte molte aziende stanno cominciando a utilizzare surrogati e quindi, se non ci sono altre importanti variazioni, il prezzo dovrebbe abbassarsi a causa di minor richiesta.

Concluderei menzionando l’ultimo ingrediente di questo periodo difficile: ormai da due anni gli asiatici si stanno affacciando su questo settore e questo perché da 20 anni l’industria europea ha pensato che quando la Cina avrebbe aumentato del 2% i consumi, sarebbe diventata una fonte di guadagno importante. Tuttavia i cinesi si sono mossi diversamente da come ci si illudeva, ovvero copiando la tecnologia europea e vendendo le proprie macchine. Hanno capito che conveniva acquistare il semilavorato in autonomia per poi rivenderlo sul proprio mercato e in Europa e per questo hanno iniziato a finanziare gli impianti di trasformazione in Africa e sud America.”

“Da dieci anni aspettavo il Piano Mattei, che però potrebbe avere un maggiore impatto”

“I cinesi e i malesiani hanno aperto due impianti da più di 10mila tonnellate/anno ad Abidjan, per cui a dicembre 2025, se non cambiamo qualcosa, quando scatterà l’obbligo dell’EUDR, il produttore africano preferirà vendere alla Cina che paga subito e non chiede altro.

Per questo le azioni che stanno portando le aziende italiane a scendere sul terreno promosse col Piano Mattei sono un buon segno, che andrebbe sostenuto dall’UE al posto dell’incaponirsi sull’EUDR per come è concepito adesso, senza affiancare la richiesta di tracciabilità a investimenti sui produttori.

La trovo una normativa squilibrata, pensata da chi è scollegato dalla realtà delle dinamiche del mondo. Il sistema EUDR prevede che la certificazione di compliancy non sia presentata alla dogana in accesso, ma deve essere emessa lungo tutta la filiera di uso come per un vino prodotto dentro l’UE, scordando che ci sono Paesi che non hanno neppure il catasto e tutto il sistema rischia di certificare semplicemente che chi ha un appezzamento di terreno a cacao sta esportando fave, senza sapere davvero se sono le sue o del commerciante che le ha contrabbandate dalla Liberia e ha pagato una fee al contadino che ha una vecchia piantagione che produce poco”

Voi come vedete il futuro de cacao? Magari senza cacao, oppure con il cioccolato con lo zucchero preso dal cacao?

“Già da un anno e mezzo si trovano sugli scaffali dei prodotti più piccoli e con un contenuto ridotto di cacao e il consumatore non lo ha notato. Quanti ad esempio, sanno che i torroncini siciliani spesso si fanno con il surrogato e non col cioccolato? Ora molti vendono zucchero e grassi, non tanto il cacao. Quindi oggi per assurdo il mondo del cioccolato di pregio è come quello di tutti i prodotti di lusso: durante le crisi vivono il loro momento migliore.

“È un mondo che cambia e temo che a gennaio 2026, una parte dell’industria dovrà spostarsi di settore per sopravvivere”

Il cioccolato non è vitale. In India ad esempio si bevono quantità di latte mostruose, e per questo l’industria di cioccolato vero fa fatica ad affermarsi, dato che nel loro territorio hanno talmente tante cose dolci e variegate a disposizione, che il cioccolato non risulta così attraente.

Chi consuma poco cioccolato come gli italiani, non si accorge di star mangiando spesso del surrogato o dei cioccolati a basso tenore di cacao. Adesso si parla molto del “non” cioccolato alla carruba, che purtroppo non è uno dei migliori sostituti, primo perché dovrebbe costare poco e avere caratteristiche organolettiche e tecnologiche particolari per ottenere un risultato finale interessante.

Secondo perché il vero Carrubeto è nato molti anni fa in Sicilia e usa la parte secca della polpa di carrube per il sapore, il colore e la struttura, ma per la parte grassa usa il burro di cacao, che è uno dei grassi vegetali di maggior pregio. Molti surrogati a base carruba invece oggi usano miscele di altri grassi vegetali per avere un prezzo attraente.

Inoltre se si punta per salvare l’industria su questo prodotto si dovrebbe poter contare su tanti carrubeti nazionali, che però non esistono praticamente più. La carruba ormai è un prodotto molto spesso importato per estrarre la farina di semi e la polpa è un residuo.

L’Italia è un paese che trasforma, con poche terre coltivabili. Ci sono dei progetti in atto per il reimpianto, ma bisogna scontrarsi con la redditività effettiva dei carrubeti, che è veramente ridotta. L’idea quindi sarebbe bella, ma nella pratica non è un investimento sostenibile. L’Italia produce 700mila tonnellate di cioccolato all’anno: abbiamo la stessa quantità di carruba nazionale e grassi vegetali sostitutivi per abbandonare il cacao?

La nostra salvezza sarebbe far nascere un nuovo tessuto industriale diffuso per sperimentare l’innovazione e trovare nuove strade da scalare. Bisognerebbe ispirarsi al mondo della birra artigianale e alla Svizzera dove se si mette in piedi un’azienda, non si è considerati delle grandi industrie fino ai 250mila euro di fatturato.

Al contrario in Italia, un micro torrefattore, il piccolo produttore bean to bar, ha gli stessi obblighi della grande multinazionale. I micro birrifici sono sopravvissuti e hanno creato poi innovazione anche a grandi livelli perché hanno spinto per una legge che stabilisse dei limiti per definire e tutelare l’artigiano.”

In Italia attualmente non c’è la differenza tra chocolate makers e chocolatier

“Il primo parte tostando le fave di cacao e sono molto pochi, anche se sempre di più e hanno pochi strumenti a disposizione. I secondi si occupano di trasformare e dare forma al prodotto finito partendo da un semilavorato solido. Per sostenere l’industria del cacao in Italia si dovrebbe codificare cos’è un produttore di cioccolato, cioè definire il chocolate makers e applicare una normativa più adeguata al tipo di figura.

Le condizioni per un’azienda che parte dalle fave in Italia sono asimmetriche rispetto ad altri paesi, ad esempio le fave di cacao hanno l’iva al 22%, in Francia al 4%, una bella differenza. l’iva è una partita di giro, ma quanta di questa percentuale è possibile ammortizzare? Inoltre raramente si scaricano gli aumenti dei costi di trasporto, che sono invece voci importanti per un piccolo.

Come ricetta per il futuro bisognerebbe quindi spingere per ottenere condizioni differenti per le aziende medio piccole che partono dalle fave e investire in Africa con i campioni nazionali.

In Africa Occidentale ci sono paesi che crescono del 6% da dieci anni, affamati di sviluppo e contano su nuove generazioni che hanno voglia di investire sulla filiera. La Costa d’Avorio ad esempio, che ha censiti 35 milioni di abitanti dall’età media di 20 anni è un mercato potenziale e importante: i giovani hanno internet, vivono in un Paese in crescita economica e stanno cercando un’alternativa economica che li aiuti ad elevarsi, il sistema Italia è una soluzione.”