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sabato 30 Novembre 2024
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Nasce EsselungaLab: il laboratorio dinamico di servizi e tecnologie con l’angolo caffè a Milano

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Il bar di EsselungaLab (immagine concessa)

MILANO – All’interno del Mind Milano Innovation District, l’area in cui sono stati riconvertiti gli edifici di Expo 2015, in Viale Decumano 39, Esselunga ha aperto un nuovo spazio in cui sperimentare un concetto innovativo di retail e soluzioni all’avanguardia per rispondere a nuove esigenze di consumo.

La nascita di EsselungaLab

Da qui nasce EsselungaLab, nome scelto per identificare un laboratorio dinamico di servizi, tecnologie, metodi di comunicazione, materiali e soluzioni d’arredo.

Un negozio che ha tre anime, il market essenziale, la caffetteria e l’offerta di ristorazione veloce.

L’esterno di EsselungaLab (immagine concessa)

Innovazione, sostenibilità e inclusione sono gli elementi che ne hanno ispirato la progettazione.

EsselungaLab si sviluppa su due piani e si estende su una superficie di circa 600 mq. Al piano terra si trovano la caffetteria, con 100 posti a sedere, tra l’interno e il dehor, e il market di 70 metri quadri per una spesa grab&go che offre un’ampia selezione di prodotti essenziali in modalità self-service: gastronomia, frutta e verdura, pesce, sushi e carne confezionati, il pane fresco e la pasticceria Elisenda.

Nel market è possibile sperimentare una nuova esperienza di acquisto grazie a una tecnologia innovativa basata su un sistema che integra computer vision e sensori intelligenti.

Il cliente potrà svolgere una nuova esperienza di spesa. Nello specifico, dopo aver prelevato gli articoli desiderati da ogni scaffale, potrà recarsi nell’area self-checkout dove troverà la lista completa di tutti gli articoli selezionati e inviati automaticamente in tempo reale dal sistema direttamente alla cassa. Una volta controllato il carrello virtuale, il cliente potrà pagare e uscire dal negozio.

Le casse totem (immagine concessa)

Il primo piano, con 130 posti a sedere grazie anche all’area lounge in terrazza, è interamente dedicato alla ristorazione espressa con un’area aperitivi e panineria, la cucina a vista e un’isola per la preparazione di insalate dove è presente un cobot che lavora a supporto degli operatori per la preparazione di insalate e uno schermo oled trasparente.

L’offerta di ristorazione è molto ampia con primi e secondi, hamburgeria, macedonie, torte, spremute, cocktail e specialità preparate al momento, proposte interamente vegetali e ricette healthy, con un menù in continuo rinnovamento.

Il cobot a sostegno dei lavoratori (immagine concessa)

EsselungaLab è stato sviluppato, grazie alla collaborazione con l’associazione “Design for all Italia”, con il coinvolgimento di clienti di diverse fasce di età ed esigenze che hanno fornito idee e spunti per creare un ambiente con arredi, spazi e segnaletica fruibili da tutti.

Sono stati così introdotti accorgimenti come i corrimani delle scale di collegamento tra i due piani a doppia altezza per essere utilizzati anche dai bambini e l’impiego di totem digitali interattivi, semplici da consultare e che offrono un processo di pagamento rapido e intuitivo.

L’attenzione alla sostenibilità è presente nella scelta degli arredi come i banconi, i tavoli e le sedute in materiali riciclati o riciclabili, i pannelli solari sul tetto per la produzione di energia e nella scelta di ridurre al minimo la presenza di plastica.

EsselungaLab rappresenta un unicum nella proposta dei negozi Esselunga nato per testare processi e strumenti per rispondere ai cambiamenti di stile di vita dei clienti, offrendo soluzioni semplici e rapide, con un impegno verso un futuro più sostenibile, inclusivo e innovativo.

Horeca Expoforum: conclusa la 1° edizione della Fiera di Torino tra masterclass di caffè e il campionato Master Coffee Grinder Championship

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L'ingresso dell'Horeca Expoforum a Torino (immagine concessa)

TORINO – Per 3 giorni il mondo dell’horeca è confluito nel padiglione 3 del Lingotto Fiere dove GL events Italia ha organizzato la prima edizione di Horeca Expoforum, l’unica manifestazione del settore nel nord ovest d’Italia.  L’affluenza di pubblico, composto solo da professionisti del comparto, è stata incessante superando quota 10.000 già a fine mattina della terza giornata.

Il bilancio di Horeca Expoforum

L’offerta è stata completa: circa 150 gli espositori in rappresentanza di 250 marchi, tra dolce, salato, mixology (l’arte del miscelare vari drink e vari ingredienti), birra, caffè, arredamento e retail, macchinari e attrezzature, soluzioni digitali ed editoria, start-up ed eccellenze locali. “Mancava un evento così a Torino” è il commento unanime di espositori e visitatori.

“Ringraziamo tutti coloro che hanno colto con noi questa sfida e preso parte alla prima edizione di Horeca Expoforum, tra espositori, professionisti in visita, partner, giornalisti – ha commentato Gàbor Ganczer, amministratore delegato di Gl events Italia –. I risultati positivi confermano l’importanza della filiera e la necessità di avere un punto di riferimento per questo comparto nel nord ovest d‘Italia. La manifestazione, che ha interessanti margini di crescita, sarà annuale”.

Tante prelibatezze hanno sedotto i visitatori: centinaia i gelati distribuiti da Pepino, quasi 8.000 gli assaggi somministrati da La Pizza che non ti aspetti.

Gremito lo stand di Miss Breakfast, insieme a Ristopiù, tra croissant quadrati e cilindrici con gustose farciture. Dalle 10 alle 18 di ogni giorno tutti i forni e le cucine hanno lavorato in continuazione. Tra le curiosità i robot di servizio in circolazione nelle vie di passaggio tra gli stand.

Impropriamente definiti camerieri, ristoranti, pizzerie e gelaterie stanno iniziando a introdurre questi robot nei propri locali.

Estremamente utili per sostenere carichi pesanti, per velocizzare i processi (ad esempio la sparecchiatura), ma anche per l’accoglienza (possono guidare i clienti ai tavoli) e l’intrattenimento (possono portare una torta di compleanno con accompagnamento musicale e luminoso).

Il pubblico di professionisti ha premiato tutti gli stand (food, pasticceria, caffè, attrezzature, arredamento, servizi …) dando vita a importanti contatti di business.

Il palinsesto di appuntamenti ha ulteriormente movimentato le 3 giornate. Si è parlato di ricette, degli ingredienti che fanno il bello e il cattivo tempo nei processi produttivi, ad esempio il burro di cacao per il cioccolato, del cupping – metodo di assaggio per la valutazione del caffè – e della realizzazione della tazzina giusta per mantenere il calore e creare la tipica crema compatta che lo caratterizza.

Ma si è discusso anche dell’importanza della comunicazione attraverso Tik Tok “che oggi conta 23 milioni di utenti mensili attivi in Italia, il 68% dei quali ha più di 25 anni – ha spiegato Valentine Leroy, strategic partnership manager di Tik Tok -. Soprattutto: dalla visualizzazione di Tik Tok, considerata sempre più una piattaforma di apprendimento, il 92% passa all’azione: va sui siti correlati, approfondisce e compra”. Qui, dove la comunità food and beverage è una delle più grandi, è dunque indispensabile imparare a muoversi e a Horeca sono stati dati molti suggerimenti, partendo dalle parole chiave: autenticità, semplicità, costanza.

Horeca Expoforum è stata anche la prima tappa della terza edizione del Master Coffee Grinder Championship 2024, vinto da Fabio Ferrara che, con la seconda classificata, Anna Izzo, accederà alla finale nazionale.

Tutti i competitor hanno apprezzato la qualità e la completezza delle attrezzature messe a disposizione, ma hanno anche riconosciuto quanto “la cultura e l’informazione siano fondamentali al bar”, infatti la difficoltà aggiuntiva di quest’anno nella gara è stata parlare ai giudici di argomenti di cultura generale estratti a sorte.

Turin: anche in Costarica, c’è un po’ di caffè sabaudo

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La mappa del Costarica da Wikimedia Commons turin
La mappa del Costarica da Wikimedia Commons

MILANO – Su infooggi.it, Raffaele Basile ha raccontato la storia che vede unite in qualche modo due realtà molto lontane tra di loro: Torino e il Costarica. Che cosa può fare da ponte tra due Paesi così distanti, se non proprio il caffè? Per chi non ne fosse a conoscenza, anche il Costarica ha la sua Turin, dove si parla lo spagnolo locale.

Circondata dalle montagne, anche se non sono le Alpi italiane ma le colline di Monteverde, questa località promette una tazzina tropicale che però richiama in qualche modo la città sabauda – seppur con condizioni climatiche, umide e piovose grazie all’influenza dei vicini Oceani Pacifico e Atlantico, ben differenti e ideali per la produzione caffeicola -. Leggiamo di questa curiosità dall’articolo seguente.

Turin: il caffè del Costarica

Agli inizi del ventesimo secolo, agli abitanti di queste zone venne in mente di ispirarsi alla città dei gianduiotti sia nel nome che nei monumenti. Misero quindi su una graziosa chiesetta in stile coloniale, che nelle loro intenzioni doveva ricordare le linee della mole antonelliana. Si presero cura persino di far arrivare delle campane dal Piemonte, che poi furono costretti a trasportare su di un carretto a mano dal più vicino porto, Puntarenas, distante un centinaio di chilometri. In realtà tale aspirazione alla piemontesità del luogo si è persa nei meandri della creatività costaricense e di antonelliano la chiesetta ha ben poco.

L’esistenza di Turìn non è certo pubblicizzata nei depliant turistici o nelle guide monografiche sulla Costarica. Se si ha la fortuna di venire a conoscenza di questo angolo insolito della nazione tica, ciò sarà dovuto per lo più al caso fortuito. Così è stato nel mio caso, essendomi imbattuto in Alejandro Ramirez, discendente di una delle persone che furono più attive un secolo fa nel concretizzare per il loro piccolo centro abitato la loro vaga ispirazione di italianità.

Ramirez si occupa ora di condurre con il proprio furgoncino gli escursionisti all’imbocco dei molteplici sentieri che di dipanano tra i rilievi di Monsanto. Si tratta di percorsi sospesi tra le nuvole in cui gran parte della zona è spesso immersa. Non di rado il tragitto prevede una fitta rete di ponticelli di varia lunghezza ed altezza, affacciati su cascate e selve popolate da una fauna varia ma non facilmente visibile, tra cui i pigrissimi bradipi, uno degli animali simbolo della Costarica. Dicevamo di Ramirez. Oltre a condurre furgoncini turistici, egli è anche un competente cafetero , produttore della nera bevanda in una piccola azienda di coltivazione e trasformazione sita nel territorio di Turìn. Si tratta di un’attività ereditata da un suo bisnonno che faceva parte del manipolo di intraprendenti fondatori del villaggio di Turìn.

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L’Italia dona un laboratorio di caffè al Kenya rafforzando la partnership dei Paesi

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La bandiera del Kenya

L’iniziativa si inserisce nel Kenya-Italy Sustainable Development Partnership lanciato nel 2023 insieme alle autorità keniane: si tratta del documento strategico che indica la linea d’azione della cooperazione italiana con il Kenya per i prossimi cinque anni, definendo un quadro programmatico indicativo di ampio respiro nella cooperazione tra i due Paesi. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo.

Il laboratorio di caffè in Kenya

MILANO – Il direttore dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics), Marco Riccardo Rusconi, ha preso parte alla cerimonia di consegna e inaugurazione di un laboratorio di caffè nella Contea di Kiambu, finanziato dalla Cooperazione Italiana nell’ambito del progetto Arabika.

Questo evento, tenutosi presso la Kiambu Coffee Growers Cooperative Union, ha visto la presenza del Titolare della Sede Aics di Nairobi, Giovanni Grandi, e di diversi stakeholder e partner, tra cui il governo locale, Agenzie delle Nazioni Unite e rappresentanti di Lavazza e Illy.

Il caffè è un elemento centrale dell’economia del Kenya, sostenendo oltre un milione di famiglie. Negli ultimi anni, il Kenya ha assistito a un notevole aumento dei consumi locali, riflettendo il cambiamento delle preferenze dei consumatori e presentando nuove opportunità di crescita economica e creazione di posti di lavoro.

L’inaugurazione del laboratorio del caffè nella contea di Kiambu segna una tappa significativa in questa partnership: dotato di macchine per la tostatura e strumenti per l’estrazione del caffè, il laboratorio avrà un ruolo importante nel migliorare la qualità e la competitività del caffè keniano.

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Bere caffè riduce il rischio di sviluppare il morbo di Parkinson

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Il caffè contro il diabete salute ricerche caffeina parkinson cancro alzheimer studio cerebrale genetica sonno fegato reflusso sintetico pressione intestino multimorbilità

Il dottor Victor Dieriks, ricercatore primario presso la facoltà di Scienze mediche e della salute dell’Università di Auckland, espone il motivo che lo ha spinto a bere caffè nonostante la bevanda non sia di suo gradimento: la spiegazione risiede sui benefici che una tazza di espresso dona a chi la consuma. Diversi studi hanno dimostrato che i bevitori di caffè hanno una minore probabilità di incorrere nel morbo di Parkinson. Leggiamo di seguito le considerazione del dottor Dieriks nella prima parte dell’articolo pubblicata sul portale Ideasroom.

I benefici del caffè

“Quando mi sono trasferito dal Belgio alla Nuova Zelanda 12 anni fa, sono rimasto sorpreso dalla vasta presenza delle caffetterie. Mia moglie adora il caffè in ogni sua forma, perciò è rimasta stupita dalla gamma di scelte che le si parava davanti.

Ho imparato presto che la cultura del caffè in Nuova Zelanda è più di un modo per ottenere una dose di caffeina: si tratta di una vera e propria esperienza sociale. I kiwi (nome che indica la popolazione neozelandese) si incontrano spesso per una tazzina nei bar, ma il rituale è fortemente radicato persino nella cultura del lavoro.

Il caffè gioca un ruolo centrale nella vita delle persone, il che è fantastico quando lo si beve volentieri, ma purtroppo non è questo il mio caso: le poche volte che l’ho provato, ho trovato un sapore troppo amaro e il retrogusto mi rimaneva in bocca per ore.

Recentemente ho cambiato idea. Ho seguito la scienza dei benefici per la salute del caffè. Sono un neuro scienziato che studia gli effetti precoci del morbo di Parkinson, un disturbo degenerativo che colpisce il sistema nervoso e causa problemi di movimento”.

Un valido alleato contro il Parkinson

“Il Parkinson si verifica quando i neuroni responsabili della produzione di dopamina muoiono. La dopamina è un importante neurotrasmettitore coinvolto nel movimento e nella memoria, che consente di provare piacere, soddisfazione e motivazione. Quando i livelli di dopamina diminuiscono, le persone con la malattia di Parkinson sperimentano tremori, rigidità e difficoltà di coordinazione ed equilibrio. Possono anche avere problemi a parlare, perdere l’olfatto e sperimentare problemi a dormire.

Durante la mia ricerca, ho appreso che le persone che bevono caffè hanno meno probabilità di sviluppare il morbo di Parkinson. Questa relazione inversa tra il consumo di caffeina e lo sviluppo della malattia è stata testata per la prima volta nel 1975. Da allora, altri studi clinici hanno documentato miglioramenti nei deficit motori nei pazienti di Parkinson che bevono caffè”.

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Barbagallo, Etna Roaster, sullo specialty: “Più facile cambiare il consumatore che il settore”

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Sergio Barbagallo (foto concessa) etna roaster
Sergio Barbagallo (foto concessa)

MILANO – Sergio Barbagallo è l’uomo dietro Etna Roaster, un’impresa legata alla torrefazione che ha scelto di investire anche nello specialty coffee, nonostante le difficoltà del caso, soprattutto in un contesto come quello della Sicilia, dove certo non è ancora molto diffuso nelle abitudini di consumo come potrebbe essere in altre zone d’Italia come Milano, Roma, Firenze.

Barbagallo, facciamo il punto sulla situazione specialty lì da voi: è stato faticoso in questi anni, qualcosa si è mosso?

“Qualcosa si è mosso per ovvie ragioni, un po’ per il trend in crescita e un po’ sotto la spinta del turismo. Purtroppo non è diventato meno faticoso, perché è ancora troppo poco diffuso: siam ben lontani dal far parte di un movimento a differenza di quello che succede all’estero: la mia stagista della Repubblica Ceca mi ha raccontato che per lei è la normalità trovare roasteries e specialty coffee in città. Anche i turisti lo danno per scontato.

L’italiano invece ancora è fuori da questo circuito e il motivo è che partiamo da un livello di base troppo basso: esiste ancora oggi un divario incolmabile tra la caffetteria ordinaria e lo specialty.

Ho deciso di passare a questo prodotto perché credo nel fare il mio lavoro nel migliore dei modi: non è più il tempo di improvvisarsi. Oggi fare imprenditoria non può essere solo seguire delle mode, ma significa anche essere innovativi nel proprio campo.

Qual è stata sin qui la difficoltà maggiore che ha affrontato?

Barbagallo: “La conoscenza di questa bevanda delle persone, che ancora oggi non sanno cos’è il caffè. In qualsiasi bar se si chiede cosa viene servito, la risposta è il marchio: questo è il cancro della caffetteria italiana, che è ancora schiava dei grandi marchi. Abbiamo poche caffetterie indipendenti e tanta approssimazione.

Questo in parte è anche dovuto al fatto che, bevendo caffè cattivo non è morto nessuno, come è invece avvenuto nel mondo del vino. Se il cappuccino è preparato male, al massimo il consumatore va in bagno, ma raramente il cliente collegherà il suo malessere a quello che ha trovato in tazza.

Quindi da una parte certo lo specialty è bello, ma dall’altra bisogna renderlo più accessibile e inserirlo nella quotidianità come prodotto base più pulito. Ad esempio, ai bar che lavorano con me, cerco di proporre un blend 100% Arabica. Questo perché è il primo step per arrivare a degustare dei monorigine. Si inizia dalle fondamenta per poi passare ad un livello superiore.”

Ma Barbagallo, lei fa tutto da solo?

“Gestisco tutto in autonomia: avere un’altra persona con cui dividere il lavoro non è sostenibile economicamente. Quindi mi occupo di tostare, di consegnare il caffè e anche di fare il controllo qualità nei locali che rifornisco.

Un domani potrei trovare qualcuno che sia in linea con i miei standard, ma come ogni buon artigiano dovrò decidere fino a quanto espandermi e nel caso rischiare di perdere parte del proprio valore. Al momento penso di poter continuare così, per seguire perfettamente i miei clienti, pur restando da solo.

Per quanto riguarda invece la diffusione dello specialty in Sicilia, c’è un aumento costante delle vendite e della crescita di questo prodotto anche qui. Ho seguito di recente un ragazzo che ha aperto un coffee shop con roastery a Milazzo: sono convinto che essere da soli a spingere questo prodotto non è un vantaggio per nessuno.

Bisogna invece essere in tanti e mantenersi diversi, comunicando con il consumatore per fargli capire la differenza tra un prodotto di largo consumo e uno più ricercato.”

A quali volumi siete arrivati?

“Intorno ai 10mila chili in totale di cui lo specialty costituisce circa il 15%.”

Il vostro mercato di riferimento è l’Italia oppure l’estero?

“Lavoro abbastanza con l’estero, a Malta, in Germania, con qualche paese dell’Est Europa. Il mio fatturato si compone per un 30% all’estero e per un 70% in Italia. Vendo più blend sia in Italia che all’estero. Il pensiero che solo da noi si bevano miscele è un po’ uno stereotipo.

Certo fuori ci sono capitali dello specialty coffee, c’è una maggiore offerta, sono tanti e le persone statisticamente hanno più probabilità di bere specialty.

Vendo più offline che online, nonostante il comodato d’uso. Ho uno shop online ma è volutamente involuto: è una piattaforma in cui si può ordinare, ma la piattaforma è strutturata in modo che si finisca sempre a parlare in chat con me, in modo da garantire un prodotto fresco e in linea con i gusti di chi acquista.

È necessario spesso confrontarsi e sono pronto a dare tutte le informazioni, creando un rapporto che permette poi di conoscere altre persone. Intendere il canale online in altro modo quando si parla di una materia prima di questo tipo, non ha senso.

Sono cresciuto lentamente proprio perché ho faticato a trovare i baristi disposti a uscire da questa dinamica. Come ci sono riuscito? Ho selezionato. Il gestore oggi, se vuole fare questo mestiere per davvero, deve acquistare le proprie attrezzature, formare il personale e avere un piano operativo efficiente.

Nel tempo, con un lavoro duro di comunicazione di 6 anni, dopo esser stato presente nel settore sono diventato conosciuto e le persone interessate vengono a cercarmi. Collaboro ad esempio con una ragazza di Malta che è arrivata ad Etna Roaster per sviluppare il suo progetto: siamo arrivati a fare 50/60 chili al mese, buona parte di specialty. Organizziamo insieme degli eventi anche serali, dedicati al caffè che hanno riscontrato un buon interesse.”

Voi non fate solo monorigine ma anche blend, usando anche la Robusta: non siete quindi dei “puristi” dello specialty che spesso usano esclusivamente single origin di Arabica. Ci raccontate questa scelta?

“Dobbiamo chiedere prodotti di qualità.

E passiamo quindi al tema della miscela: bisogna in tutti i modi riallacciare i consumatori a quello che è il caffè, ovvero un prodotto della terra. In Italia si vive con le miscele, spesso di bassa qualità.

Bisogna ed è possibile innalzare la qualità media e sfruttarla come trampolino di lancio per apprezzare i prodotti di singola origine. Da roaster educo, spiego, creo una rete di sinergie per poi arrivare al consumatore finale. E così si dà vita ad un movimento.

È quasi impossibile cambiare il settore: è molto più facile cambiare il consumatore. Aggrediamo il mercato dal lato opposto: informiamo il cliente, al fine da generare una richiesta che coinvolga il barista.”

Dal vostro punto di vista dove si sta orientando questo mercato? Sarà sempre una nicchia?

“Se la qualità media si innalzerà, potremmo pensare di vedere maggiori realtà specialty con più facilità. Avremo di base un pubblico più consapevole e vicino ad un prodotto di un certo livello. Sono contento di intravedere già anche nei clienti locali, un leggero cambiamento. Quando vado in altre torrefazioni siciliane sono felice di sostenere i miei colleghi per migliorare il segmento medio.

Per quanto riguarda il futuro di Etna Roaster, ho pensato tante volte ad aprire un nostro flagship. Ma non avrei potuto reggere la responsabilità di gestire bene anche un locale con mio marchio. Resta però tra i miei desideri futuri.”

Gianluigi Goi parla della rara tazza da baffi: l’oggetto da collezione per gli amanti del caffè

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tazza da baffi gianluigi goi
La tazza da baffi (immagine di Gianluca Goi)

Gianluigi Goi è un lettore nonché giornalista specialista di agricoltura affezionato a queste pagine che con la sua lunghissima esperienza e il suo punto di vista ha contribuito diverse volte proponendo contenuti sempre interessanti. Questa volta Goi racconta del suo insolito incontro con la tazza da baffi avvenuto in uno dei mercatini di Bologna. Leggiamo di seguito la sua esperienza.

La tazza da baffi

di Gianluigi Goi

BOLOGNA – “Nel pomeriggio di una domenica finalmente piovosa  di questo inverno-non inverno, i bellissimi portici di Bologna risuonano dello scalpiccio di quanti, e non sono pochi, ne apprezzano anche l’utilità pratica e non solo la bellezza.

Per contestualizzare queste righe e cercare di dare un minimo di senso a quelle che seguono – divertissement al grato profumo di caffè da parte di chi scrive – l’attenzione di mio figlio è attirata, bighellonando come sempre incuriosito in un mercatino di oggettistica più o meno d’antan, da un insolito cartello scritto a mano con grafia incerta: “ Tazza da (in blu) / BAFFI (in rosso) / Anni 30  (blu sbiadito) / € 80 (imperiosamente cancellato in rosso) / € 50,00 (evidenziato in rosso: ribasso vero o troppo costosa?) / RARISSIMA” (blu sbiadito).

Sapendo della mia passione per le curiosità soprattutto insolite che accompagnano l’approccio al caffè, mi ha allungato la foto qui riprodotta che mi conferma nella convinzione che, per noi italiani, il caffè – nel senso di bevanda calda – rappresenta da sempre una vera e propria abitudine alla quale si fa fatica a rinunciare.

Questa “tazza da baffi” bolognese, un piccolo reperto, che forse sarebbe meglio appellare, dato il tempo trascorso, “tazza da mustacchi” e/o, con terminologia più blasonata, “antica moustache cup con piattino”, incuriosisce per la presenza dell’incavo aperto che serve per appoggiare il mento e proteggere i famosi baffi a manubrio che venivano impomatati con cura maniacale anche da chi non voleva perdere il piacere di gustarsi il caffè.

Ma il bel sorbir della nera e calda bevanda mai e poi mai avrebbe dovuto inficiare la fierezza di quei mustacchi tanto esibiti. Un pezzo significativo, quindi, a prescindere dalla qualità e dalla finezza del decoro e della fattura, che non sono in grado di giudicare. Un pezzo da collezione per ricordare quello che fummo e in qualche modo siamo.

Del resto  dopo una rapida scorsa a quel mare “monstrum” che è la rete, con pochi clic mi sono trovato davanti l’immagine – freddissima, per non dire glaciale – di un attualissimo “mug proteggi baffi” che più minimale di così non si può”.

                                                                                                      di Gianluigi Goi

La Marzocco sponsor alla cerimonia di premiazione della Guida Michelin in Francia, 18/03

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La Marzocco insieme alla Guida Michelin (immagine concessa)

FIRENZE La Marzocco leader nella produzione artigianale di macchine per caffè espresso di alta gammaè al fianco della Guida Michelin in occasione del rinomato evento di premiazione delle eccellenze mondiali dell’alta ristorazione, che si terrà il 18 marzo. La Marzocco da sempre è un punto di riferimento nel mondo F&B ed è presente con le sue macchine da caffè in alcuni tra i ristoranti stellati e realtà gourmet più riconosciuti su scala globale.

La Marzocco al fianco della Guida Michelin

Il supporto della prestigiosa cerimonia – che avrà luogo presso il Palais des Congrès di Tours, cittadina francese nella Valle della Loira – da parte di La Marzocco, quindi, è una naturale conseguenza dell’impegno costante dell’azienda nel promuovere i valori della qualità e dell’eccellenza nel settore enogastronomico e della ristorazione gourmet.

L’azienda fiorentina, simbolo di artigianalità, tradizione e innovazione, avrà l’importante compito di accogliere gli ospiti della serata attraverso un viaggio unico, in grado di coinvolgere tutti i sensi.

Le macchine per caffè espresso sapientemente realizzate da La Marzocco, considerate in tutto il mondo vere e proprie icone di eccellenza per la preparazione del caffè al bar o a casa, garantiranno agli ospiti una coffee experience senza precedenti, grazie alla collaborazione con Caffè Carlito, marchio Ticinese di caffè tostato artigianalmente.

“Alta qualità ed esperienze in termini di hospitality che tendono ai massimi livelli sono valori che l’azienda coltiva da oltre novant’anni, rinnovati dalla continua ricerca di tecnologie e prodotti che possano assicurare prestazioni eccellenti a ogni livello, sia nel campo professionale sia domestico”, ha commentato Guido Bernardinelli, ceo de La Marzocco. “Questo ci rende un partner ideale nel settore della ristorazione stellata, dove la cura di ogni dettaglio fa la differenza”

“L’evento, che rappresenta uno degli appuntamenti più ambiti nel mondo dell’alta cucina – continua Bernardinelli – è un’occasione unica per rinnovare il nostro impegno nel preservare e divulgare la cultura del caffè espresso, aumentandone la conoscenza e la rilevanza a livello settoriale”.

La scheda sintetica dell’azienda

La Marzocco, fondata nel 1927 dai fratelli Bambi, fin dall’inizio si è specializzata nella produzione artigianale di macchine da caffè espresso per bar con particolare attenzione alla qualità, al risultato in tazza ed allo stile. In oltre 90 anni di storia l’azienda fiorentina ha introdotto una serie di tecnologie e brevetti rivoluzionari, diventando leader per design ed innovazione nel settore delle macchine per caffè tradizionali.

Tutti i modelli, compresi gli ultimi nati per il consumatore finale, sono realizzati a mano ed esportati in più di 100 paesi dove si incontrano nelle migliori caffetterie, nei più raffinati ristoranti del mondo e nelle case.

Così il Wcr, con l’aiuto di Lavazza, contribuisce a migliorare la qualità genetica del caffè

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catalogo WCR
Il logo del World Coffee Research

MILANO – Per fare tutto ci vuole un seme recita una celebre filastrocca e questo principio vale anche per il caffè. Perché un settore sementiero formale è alla base di qualsiasi filiera agricola funzionante e performante. E in molti paesi produttori, manca tuttora un reale coordinamento lungo la filiera sementiera, che consenta – successivamente alle fasi di ricerca e moltiplicazione in campo – una corretta distribuzione e adozione delle sementi nelle piantagioni.

Il problema viene analizzato in un nuovo report tecnico prodotto dal World Coffee Research (Wcr), l’organizzazione no profit californiana, che promuove la ricerca collaborativa e lo sviluppo scientifico nel settore del caffè, a supporto dei produttori e delle popolazioni rurali.

Fondato nel 2012, il Wcr conta sul sostegno di oltre 170 aziende operanti nel settore del caffè, compresi i market leader mondiali dell’industria della torrefazione.

Il report fa il punto sullo stato delle fonti sementiere in 5 paesi latino americani (El Salvador, Guatemala, Honduras, Nicaragua, e Perù) compiendo un’analisi approfondita sul piano della qualità e delle garanzie di fornitura del materiale utilizzato dai coltivatori di caffè.

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pulyCAFF: “Ecco perché la manutenzione delle macchine al banco bar non deve essere sottovalutata”

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La pulizia del portafiltro con pulyCAFF (immagine concessa)

VESCOVATO (Cremona) – Sono numerose le domande e le richieste di chiarimento sui prodotti e le modalità di pulizia delle apparecchiature al banco bar, che chi opera nel settore del caffè rivolge ogni giorno agli esperti del pulito di Asachimici-pulyCAFF. Gianfranco Carubelli, responsabile amministrativo dell’azienda con il fratello Marco: “Si tratta di un segno di interesse importante, che ci dice che molto è cambiato negli ultimi anni, tuttavia la consapevolezza della necessità di una manutenzione periodica della macchina espresso e del macinacaffè ha ancora molta strada da fare”.

C’è di più: “Spesso il suo anello debole si trova in chi si occupa di assistenza, ovvero in quella che dovrebbe essere la figura più aggiornata e formata, per dare al barista i giusti consigli per lavorare al meglio. So che più di un torrefattore e costruttore si è impegnato per formare il proprio personale, ma è ancora poco. Molti baristi ci scrivono che, dopo avere seguito un Puly Day (i corsi gratuiti sulla manutenzione che realizziamo in tutta Italia) in cui hanno appreso che la macchina si pulisce ogni giorno, hanno poi incontrato il tecnico della macchina espresso che ha affermato che è sufficiente pulirla una volta la settimana”.

Carubelli continua: “Il loro messaggio per lo più si chiude con un “ora non sappiamo cosa fare”, chiedendo una risposta definitiva a Asachimici-pulyCAFF, ovvero a chi per primo ha affrontato questo problema”.

La risposta è chiara, semplice e provata da numerosi test di laboratorio: con i prodotti di Asachimici-pulyCAFF la macchina espresso (gruppi e lancia vapore) si pulisce ogni giorno; il macinacaffè ogni 2-3 giorni.

Innovazione continua

pulyCAFF, il primo concetto applicato per la pulizia della macchina espresso, nasce nel 1961 quando sul mercato arriva la E61 di Faema, la prima macchina in cui la pressione sul pannello del caffè non è più data dalla leva, ma da una pompa volumetrica che inietta acqua calda a 9 atmosfere; il gruppo si depressurizza una volta terminata l’estrazione attraverso una valvola di scarico automatica.

Ma con l’acqua passano anche particelle fini che ostruiscono i fori; di qui la necessità di un prodotto per la manutenzione, che per prima Asachimici ha messo a punto.

Aggiornamento a senso unico?

“Il gruppo E61 rimane il cuore di molte macchine espresso, ma negli anni ad esso si sono affiancate nuove tecnologie che permettono di modulare la temperatura, la pressione, il flusso, la preinfusione e ogni dettaglio che concorre alla realizzazione del prodotto in tazza con grande precisione – riprendono i responsabili di Asachimici-pulyCAFF -. Il tecnico si è dovuto impegnare con una formazione costante per rimanere al passo con questa evoluzione al fine di assicurare eccellenti standard qualitativi del prodotto finale e del servizio”.

I responsabili continuano: “Solo in pochi casi lo stesso impegno è stato rivolto anche alla pulizia delle apparecchiature, che nei nostri laboratori ha visto una ricerca continua; a pulyCAFF Plus è seguito pulyMILK Plus, per la pulizia della lancia vapore. Nel 2014 ha poi preso il via la produzione della linea Verde, realizzata con ingredienti ancora più raffinati e rinnovabili, che comprende pulyCAFF Verde e pulyMILK Verde, pulyGRIND Crystals, per ripulire le macine e la camera di macinatura dei macinacaffè, pulyGRIND Hopper, pulitore della tramoggia (campana) e del dosatore. Per la carrozzeria e i piani di lavoro c’è il multiuso pulyBAR Igienic”.

Inoltre: “Da sempre i nostri prodotti sono efficaci, rispettosi delle apparecchiature, della salute dell’operatore e dell’ambiente. Lo assicura la certificazione rilasciata dall’NSF International – National Sanitation Foundation – il severissimo organismo USA a tutela della sanità pubblica, che si trova sulle confezioni di pulyCAFF Plus, pulyMILK Plus e Puly Cold Brew”.

“Dal 2012 organizziamo in tutta Italia e all’estero corsi gratuiti e aperti a chiunque ne faccia richiesta (scuole, torrefazioni, costruttori, manutentori, singoli baristi) che guidano alla corretta manutenzione della macchina espresso e del macinacaffè con prodotti sicuri e certificati. Invitiamo tutti – soprattutto costruttori e manutentori – a mettersi in contatto con noi e seguirli, per comprendere l’importanza di questo intervento tanto semplice quanto fondamentale per la salute delle macchine e la bontà del prodotto in tazza. Ed anche per parlare finalmente una lingua comune e dare all’operatore indicazioni corrette”.

Togliamo le vecchie incrostazioni

C’è chi ancora teme il gusto metallico unito ai primi espressi della giornata, chi usa una spazzola di ferro per pulire la doccetta, chi si illude di poter pulire la lancia immergendola in un bicchiere d’acqua nei periodi di inattività (operazione non solo inutile, ma che può risultare anche dannosa in caso di un calo di tensione) e molto altro ancora.

Certo, se si scelgono prodotti non idonei, non certificati (non basta che sulla confezione ci sia scritto detergente) e si interviene senza procedure certe e senza sapere i reali effetti di ciò che si va a fare, i risultati saranno per lo più negativi.

Scrolliamoci di dosso le vecchie convinzioni. Volete finalmente conoscere bene e da vicino la corretta pulizia e la manutenzione della macchina espresso e del macinacaffè? Chiedete di seguire o di organizzare verso la vostra sede un Puly Day, il corso gratuito di Asachimici-pulyCAFF che in 4 ore fornisce i “fondamentali” sicuri, verificati e certificati per la pulizia delle apparecchiature al banco bar. Da applicare ogni giorno e da suggerire a chi acquista il vostro caffè o le vostre macchine: l’espresso ringrazia.

Per richiedere un Puly Day è sufficiente inviare una mail a info@asachimici.com o telefonare al numero 0372 830 494.

Per maggiori informazioni basta cliccare sulla pagina Facebook dell’azienda.