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Gelato, la sorpresa: il 66% degli italiani lo mangia nel pomeriggio, come merenda

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Una varietà di gelati (immagine: Pixabay)

Il 66% degli italiani mangia il gelato per merenda, ma c’è anche chi lo consuma in sostituzione di un pasto (13%). Nel 2023, guardando i dati di Just Eat, è emerso infine che alcune città sono vere e proprie consumatrici di gelato: al primo posto Roma, seguita da Palermo, Bologna, Milano e Torino. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicata sul portale dell’ansa.

Il rapporto degli italiani con il gelato

MILANO – E’ quanto emerge da un’indagine condotta da Doxa, “Gli italiani e il gelato“, per l’Istituto del gelato italiano, su un campione di persone tra i 18 e i 74 anni.

La ricerca registra che è mangiato, in alternativa, come dessert a fine cena (49%) e in serata, ma lontano dalla cena, (41%). In estate è invece consumato – secondo l’analisi – nel 98% dei casi .

Tra le motivazioni principali che ne guidano il consumo, secondo uno studio condotto da Just Eat, insieme a Bva Doxa sulle preferenze e il ruolo del gelato, c’è la volontà di concedersi una delizia rappresentata dal desiderio di gratificarsi con qualcosa di sfizioso (51%), in secondo luogo, il dolce emerge come un alleato del relax, concedendosi una pausa fresca e pratica (48%) e, infine, per alcune persone è un modo per condividere un momento conviviale che soddisfi i gusti di ognuno (32%).

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Google commemora l’aggiunta di “flat white” al dizionario di Oxford con un doodle animato

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google doodle
Il doodle dedicato al flat white

MILANO – Google ha svelato l’11 marzo un doodle per commemorare l’aggiunta del nome “flat white” al dizionario di Oxford. Intitolato “Celebrating the flat white“, il doodle ha sostituito l’iconico logo di Google sulla homepage. Il flat white è una bevanda amata in tutto il mondo a base di espresso rinomata per la consistenza morbida e il sapore deciso.

L’omaggio di Google al flat white

Originario dall’Australia e dalla Nuova Zelanda, il flat white viene preparato versando latte scremato su un caffè espresso, risultando in una bevanda cremosa dal gusto intenso.

Sebbene le origini precise del flat white siano oggetto di dibattito, si ritiene che sia emerso negli anni ’80. Il suo nome potrebbe derivare dallo strato piatto di micro-schiuma che copre il caffè, conferendogli un aspetto vellutato.

La bevanda ha guadagnato popolarità globale negli anni 2000 ed è diventato da allora un classico nella cultura del caffè in tutto il mondo.

Apprezzato per il suo gusto e la sua consistenza semplice ma raffinata, attrae i coffee lover alla ricerca di un’armoniosa sincronia di forza dell’espresso e cremosità del latte.

Questo non è certamente il primo caso in cui Google decide di rendere omaggio al mondo del caffè.

Il 6 giugno 2022 Google ha celebrato il 171º compleanno di Angelo Moriondo, considerato universalmente come l’inventore delle macchine per espresso.

Il motore di ricerca ha onorato Moriondo con un Doodle artistico dell’artista ospite Olivia, dipinto con caffè (ne abbiamo parlato qui).

Dentro il Takahama Café in Giappone: il bar con vista mare e terrazza panoramica

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Giappone Hidetsugu Ueno,
La bandiera del Giappone

MILANO – Spesso le nuove tendenze – soprattutto quelle più astruse– arrivano dal Giappone, terra fertile quando si parla di locali con un tocco originale e all’avanguardia. Questo ruolo non è passato inosservato alla rivista e sito Domus, che ha riservato grande attenzione all’evoluzione del bar moderno. Leggiamo da un loro articolo di Lucia Brandoli, l’idea del Takahama Café.

Takahama Café: un bar che si affaccia sul mare

Sulla costa del Giappone, a Tottori, nel sud-ovest del Paese, Kengo Kuma and Associates (KKAA) ha progettato il Takahama Café, una struttura in legno lamellare e cemento armato.

L’edificio, affacciato sulle dune di sabbia e sul mare, si fonde dolcemente con il paesaggio, ricordando qualcosa a metà tra una duna di sabbia e un tronco. Sulla cima del bar su due piani che si trova all’interno c’è una terrazza panoramica, ombreggiata da un pergolato di legno. Le luci dai toni caldi e i materiali conferiscono al progetto un’atmosfera semplice e intima.

L’articolo completo, qui.

Acqua prima del caffè: la tradizione sul viale del tramonto a Varese

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acqua caffè
Acqua: espresso e un bicchiere a disposizione

La tradizione di bere l’acqua prima del caffè sta lentamente sparendo a Varese. Il bicchiere d’acqua, secondo l’usanza, andrebbe fornito insieme al piattino e il cucchiaio in modo da consentire al cliente di poter sorseggiare e pulire la bocca prima del caffè per gustarlo senza che il gusto venga compromesso. Leggiamo di seguito l’articolo di Varese Noi che ha gettato nuovamente luce su questa tradizione.

L’acqua prima del caffè a Varese

VARESE – Un’usanza che purtroppo a Varese è quasi nascosta, il bicchierino d’acqua insieme al caffè, che solo i baristi che si rispettano mettono in atto. Perché si deve offrire il bicchiere d’acqua insieme al caffè?

Il bicchiere d’acqua, secondo la tradizione, ma soprattutto secondo la corretta somministrazione del caffè in un locale che si rispetti, va fornito insieme al piattino e il cucchiaio in modo da consentire al cliente di poter sorseggiare l’acqua e “sciacquare”, pulire la bocca prima del caffè e gustarlo appieno senza comprometterne il gusto, aroma e il profumo da qualsiasi cibo o bevanda ingeriti precedentemente.

In molti locali viene servito anche un delizioso cioccolatino oppure un biscotto al burro da mangiare dopo aver bevuto il caffè ed è un’ottima abitudine che fa la differenza in un locale.

Con 1895 Coffee designers by Lavazza: tra grandi caffè e alta pasticceria, Michele Cannone conduce a Identità Milano ’24 verso una tazzina differente

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1895 by Lavazza coffee designers
Il nuovo racconto di Lavazza nelle immagini di CoffeeandLucas

MILANO – Cultura del caffè, assaggi e grande pasticceria a Identità golose Milano dove hanno tenuto banco i torrefatti di 1895 Coffee designers by Lavazza raccontati con dovizia di particolari e tanta verve da Michele Cannone Lavazza Global Brand Director Away from homes che ha intrattenuto tre gruppi successivi di preparatissimi visitatori, tutti professionali, sull’evoluzione del caffè nel mondo dell’alta pasticceria, dell’hôtellerie e del fine dining. Caffè fatti assaggiare dalla coffelier Stefania Zecchi di 1895 con tre estrazione differenti. Mai in espresso, però, all’insegna della disobbedienza come voleva il tema di Identità Milano 2024.

Sì perché il tema dell’incontro era la disobbedienza che, è stato subito detto, non va inteso come qualcosa di negativo ma legato al concetto dell’innovazione. In questo caso connessi alla caffetteria, all’alta pasticceria e alla ristorazione dolce. Idealmente speciali colazioni per la mattina o pause caffè distribuite nell’arco della giornata.

Esordisce Michele Cannone:

Michele Cannone, Lavazza Brand brand director away from homes
Michele Cannone, Lavazza Brand Away from Home Director

“Per noi di Lavazza guardare al passato serve a progettare il futuro.” E sullo schermo scorrono le immagini di un video emozionale dedicato allo Yemen che racconta delle radici del caffè. “Ecco la fine del viaggio, questo è il caffè che cercavo”, dice soddisfatta l’espressiva voce narrante, congedandosi.

“Noi partiamo da qui per disobbedire con il caffè contemporaneo. Le prime notizie sul caffè risalgono al 1400, in Etiopia da dove proviene. Poi i primi coffee shop, se usiamo una definizione attuale, nati nello Yemen attorno al 1.500. Oggi, con alcuni assaggi, cercheremo di collegarci a questa storia, in modo contemporaneo, parlando di italianità e di espresso, anche. In realtà nel mondo del caffè è accaduto veramente poco, sino all’inizio del novecento. Una storia che, come 1895 by Lavazza, abbiamo reinterpretato.”

Con una diapositiva Cannone prosegue il suo racconto parlando dell’Italia. Con un lungo periodo nel quale non è accaduto praticamente nulla, fino all’inizio del 900.

Il caffè viene considerata una bevanda corroborante. Sono cambiate le tecniche di estrazione, ma di pochissimo. Poi, nel 1883, la svolta. A Torino Angelo Moriondo realizza la prima macchina per il caffè espresso. Si chiama espresso perché la macchina viene presentata vicino ad una stazione di treni. Davanti a questa invenzione noi italiani non abbiamo fatto granché.

Ci siamo però alzati ed abbiamo cominciato a bere il caffè espresso in piedi come continuiamo a farlo anche oggi, al banco perché abbiamo inventato la macchina. Al contrario di quello che succede fuori dall’Italia, dove il caffè si beve seduti.

Negli ultimi 100 anni ci sono stati dei passaggi che hanno lasciato il segno. E noi italiani abbiamo piazzato diverse invenzioni lungo questa strada. Per questo siamo molto famosi nel mondo. Poi, in rapida successione sono accadute diverse cose. Sono arrivati Starbucks e le piccole caffetterie. Quindi, se dobbiamo essere disobbedienti, diciamo che nel 1990 sono nati i primi coffee shop moderni.

Una grande innovazione ma sempre caffè si beveva. Poi sono arrivati gli specialty, il caffè che può essere paragonato al vino, con centinaia di origini e varietà diverse e provenienti da tante località del mondo.

Oggi siamo arrivati ad incontrare il caffè e a scoprirlo celebrando il rito, a rendere omaggio alla qualità della materia prima e ad associarlo ad abbinamenti di momenti di degustazione di piacere unici.

Il caffè non è più soltanto una bevanda funzionale ma è uno dei pochi piaceri rinnovabili, e più volte, durante il giorno. Anche perché, come l’acqua, non ha calorie.

Cannone poi affronta un’altra imminente disobbedienza:

È quasi pronto, debutterà in estate, un caffè coltivato a Cuba in modo biologico e poi affinato sempre sull’isola caraibica in barrique di rum che hanno contenuto il liquore da stagionare per 150 anni.

Il principale cambio di paradigma, però, riguarda la natura del consumo. «Il caffè – trae le prime conclusioni Cannone -, non è soltanto una bevanda funzionale, ma un piacere che possiamo concederci più volte al giorno». Ed è anche una bevanda che, come tutte, deve essere coerentemente e correttamente «degustata e abbinata».

I dolci sono l’ambito ideale per esercitare questo abbinamento, come sottolinea la coffelier Stefania Zecchi, abile guida sensoriale per tutte le degustazioni delle masterclass a Identità Milano 2024.

Entra in scena lo chef pasticcere Diego Crosara di Marchesi 1824 di Milano che arriva portando tutto il valore dei 200 anni della sua insegna “che però si sente giovane anche se vuole mantenere le tradizioni pur disobbedendo con i macchinari e ricettazione. Ma la base della ricetta rimane quella. Una mimosa deve essere una Mimosa. Manteniamo salda la tradizione”, argomenta Crosara per presentarsi.

Diego Crosara (foto Prada Group)
Diego Crosara (foto Prada Group)

Per l’occasione presenta un assaggio di una preparazione che definisce marmellata e poi la catena di pasticcerie-caffetterie. Spiega Crosara: “Tre punti vendita a Milano uno a Londra più un Prada caffè e Forte dei Marmi. Per noi di Marchesi 1824 la disobbedienza una rivisitazione di un classico che fa parte della tradizione ed è un classico pane e marmellata con pane sfogliato al burro e una confettura disidratata è una preparazione innovativa che intendo farvi assaggiare”.

Da Marchesi il caffè si può anche berlo seduti, con il rituale classico. E da aprile arriva un nuovo torrefatto particolare, il Precioso firmato Lavazza 1985 su misura per la catena che è di proprietà come la griffe della moda di Miuccia Prada.

Siamo partiti seguendo il filo logico enunciato da Crosara. Che cosa vuole dire pane e marmellata nel rituale del caffè, pane preparato in pasticceria con lievito madre che è tenuto in vita da 200 anni.

Ma torniamo alla più classica delle colazioni italiane: quel pane, burro e marmellata che le nostre mamme hanno utilizzato con generazioni di bambini.

Il pane in pane, burro e marmellata di Diego Crosara, dopo la prima lievitazione viene sgonfiato e poi sfogliato con burro con i classici tre giri di pieghe a tre formato come una tipica treccia da colazione e poi arrotolato per ottenere un nodo. In questa speciale preparazione il burro diventa gelato e la marmellata – per la prova d’assaggio era di lamponi – viene disidratata e spolverata sul nodo farcito, che diventa così uno specialissimo pane, burro e marmellata.

Spiega Crosara mentre lavora la sfoglia: “Il segreto? Non tanto l’elaborazione, ma l’ingrediente che rimane principe: qui il burro che è piemontese perché, tutte le volte che possiamo, usiamo materie prime italiane”.

In abbinamento, il caffè Precioso di Lavazza 1895 dall’aroma delicato, gusto dolce e leggera acidità con note che ricordano la mandorla e il cioccolato al latte. Precioso sarà servito in esclusiva dal 2 aprile nello speciale “rito del caffè” con abbinamento di mignon, nei locali milanesi di Marchesi 1824.

Prosegue Michele Cannone, che per l’occasione, con la coffelier Stefania Zecchi, propone un estrazione Moka. “Quanto di più semplice eppure reinterpretata con l’uso dalla Moka Aladina di Lavazza che ha un filtro particolare che permette la migliore estrazione possibile rispettando il caffè senza bruciarlo e quindi rimuovendo l’amarezza. Filtro che consente anche un controllo della temperatura dell’acqua evitando di bruciare il caffè, grande problema quando si usano caffè speciali in Moka.”

E per questa prima prova nella Aladina sarà utilizzato uno specialty coffee, uno di quelli che rientrano nel 3% della produzione mondiale. Un’eccellenza. “Usiamo un Guatemala, lo abbiamo chiamato Precioso, ottenuto da una selezione di caffè guatemalteco della finca El Gigante di Osvaldo Suchini. È un’esclusiva per Marchesi 1824: sarà disponibile dal 2 aprile nei due punti Marchesi 1824 in Galleria Vittorio Emanuele e in Via Monte Napoleone. Si tratta di un caffè speciale e particolare perché come i migliori guatemaltechi che sono molto soavi molto piacevoli senza amarezza per cui gestiamo il metodo di estrazione con una materia caffè che è naturalmente poco amaro che non copre i sapori della pasticceria.”

Poi da Cannone qualche dritta sull’uso della Moka in generale e della Aladina Lavazza in particolare:

“Ricordo sempre che dobbiamo scordarci in realtà buchini della nonna o della zia sul pannello di caffè. E anche la montagnetta perché non vanno bene perché impediscono un risultato omogeneo. Perché sfatiamo tutti i miti disobbedienti, ma con rispetto.”

«Il caffè è sempre stato uno dei nostri elementi distintivi fin dai primi anni del Novecento, quando Pasticceria Marchesi divenne una rinomata caffetteria milanese», afferma il Pastry Art Director Diego Crosara. «Oggi, portiamo avanti questa tradizione e valorizziamo questo ingrediente grazie al nostro Rituale, da scoprire nei punti vendita e alla creazione dei nostri iconici prodotti al caffè. Tra cui il tiramisù, il gelato e le brioches. Inoltre, stiamo lavorando su una nuova serie di creazioni dedicate che sarà lanciata ad aprile in occasione del nostro bicentenario».

Dopo una pausa per il cambio della scena e dello chef, riprende Michele Cannone: “La tradizione, il rito italiano, non è soltanto un rito ma anche una continua ricerca di materia prima. Sempre all’insegna del fatto che caffè e cibo sono dei piaceri rinnovabili tre volte al giorno. Per il caffè ci sono centinaia, migliaia di origini molte sconosciute. E in un territorio unico vi sono diverse varietà di caffè.”

“Per il secondo assaggio abbiamo puntato su un Kalima una varietà Castillo, un arabica della Colombia. Il produttore è considerato uno dei maggiori esperti di tecniche di processo cioè di trasformazione del caffè soprattutto che dà al caffè sentori e aromi differenti più complessi di quanto già non siano nel verde di qualità. Tutto nasce dal mondo del vino. Il coltivatore usa ghiaccio e acqua. Così introduce nuove tecniche di lavorazione in una zona dove tutti erano convinti  di essere i migliori produttori di caffè del mondo.”

“Questo noi crediamo che possa essere il futuro del caffè. Processo di fermentazione di 96 ore con uno choc termico esattamente a quanto accade nel mondo del vino e viene pure stimolato con l’aggiunta di lieviti. Il risultato è unico. La disobbedienza in questo caso è una disobbedienza semplice soprattutto una provocazione.”

Sul palco si prepara un’altra preparazione, non in espresso, sempre per disobbedire, altra preparazione, con il Chemex, un altro chef pasticcere, Ugo Alciati del Ristorante Guido di Fontanafredda (Cuneo) da 50 anni stella Michelin che presenta una disobbedienza alla natura con un tartufo al cioccolato. Che, realizzato in una forma di silicone, ha lo stesso aspetto di un tartufo vero.

Guido Alciati (foto Guido Ristorante)
Guido Alciati (foto Guido Ristorante)

Esordisce convinto e motivante Ugo Alciati: “Abbiamo resistito a tutto ciò che è passato in cucina: nouvelle cuisine, sferificazioni, sifoni e qualsiasi altra moda. E continuiamo a farlo. Noi crediamo molto nei tempi della natura, tanto che 4 anni fa abbiamo dato vita al progetto “Tempo permettendo” per raccontare in maniera contemporanea ciò che facciamo da sempre al ristorante Guido. Papà e mamma, già 60 anni fa, giravano e cercavano materie prime di altissima qualità e a rischio di scomparsa, provando a convincere i piccolissimi produttori a continuare la loro attività. La strada dell’ecosostenibilità, della natura, della pulizia e dell’ordine è quella che ci piace di più.”

Subito Alciati indica la natura e ciò che regala come fonte primaria d’ispirazione. “Una delle nostre ultime disobbedienze è stato imitare la natura. Abbiamo cercato di chiudere la differenza estetica tra il tartufo di cioccolato e quello reale: con il mio collaboratore Emanuele Guido ci abbiamo impiegato 2 anni a progettarlo e realizzarlo, ma ce l’abbiamo fatta e ne valeva la pena.”

Il Tartufo regale – “così battezzato perché è prodotto all’interno della Tenuta Fontanafredda, che fu rifugio amoroso del primo re d’Italia Vittorio Emanuele II” – è “in tutto e per tutto simile al fungo ipogeo ma con un cuore di super cioccolato criollo in scaglie e pasta, e nocciola tonda gentile del Piemonte tagliata assolutamente a mano per creare anche internamente una texture simile a quella del tartufo.”

Precisa analitico Ugo Alciati: «Per fare un Tartufo regale, che si può grattare e lamellare proprio come un tartufo vero, servono 32 passaggi manuali, stampi e forme ottenute da calchi in silicone di tartufi veri”.

In abbinamento un caffè filtro preparato in Chemex, un filtro molto stiloso, elegante, tanto che è esposto al Moma, il Museum of modern art, di New York. Il Chemex lo ha inventato un chimico tedesco di nome Peter Schlumbohm nel 1941.

Per la preparazione si usa un Lavazza 1895, Calima, colombiano della finca El Paraiso di Diego Samuel Bermúdez Tapia che fa 96 ore di fermentazione con shock termico e aggiunta di lieviti, servito in calice come un buon vino! E che non è caffè ma è molto di più, spiega Alciati. Naturalmente macinato al momento per poter apprezzare tutti gli aromi. Come deve essere fatto sempre.

“Pesando il caffè – chiosa Cannone – perché, come si fa in cucina dove si pesa tutto anche con il caffè va fatto per stabilire quanto solido riesco a portare nel liquido. E anche il tempo, perché l’acqua deve avere il tempo preciso per estrarre la materia prima. Non è complesso ma è una regola che va rispettata. E alla fine la nuova frontiera è quella di abbinare un dolce ad un grande caffè servito in bicchiere di vetro perché è si caffè ma è anche molto d’altro.”

Per questa triplice occasione si ribadisce “Oggi niente espresso perché i momenti di piacere sono più belli quando durano di più nel tempo”. E il tartufo è bello e buono.

Ultimo passaggio fondamentale il servizio in calice di cristallo sia per festeggiare i momenti felici sia per poter abbassare la temperatura nel vetro perché i caffè nascono a 90-94 gradi ma vanno degustati da 65 gradi e il vetro è quello che abbassa la temperatura più rapidamente.

Michele Cannone non si muove, assediato di domande dal presenti mentre sul palco si affaccia Paolo Griffa dal 2022 chef de al Caffè Nazionale di Aosta

Una delle disobbedienze di Griffa e di sua moglie Titti Traina al Caffè Nazionale è proporre l’experience della degustazione di caffè all day long: “Da noi il caffè non si prende in piedi, facciamo solo servizio al tavolo per spiegare ciò che viene servito e i diversi metodi di estrazione”. Una rivoluzione nei modi in un Paese in cui la velocità con cui si ordina e si beve, trasforma il consumo dell’espresso al bancone in un gesto automatico, spesso privo del piacere che se ne dovrebbe trarre.

Paolo Griffa (foto Identità Golose)
Paolo Griffa (foto Identità Golose)

Argomenta Griffa: “Noi vogliamo dare qualcosa di diverso, permettere a chi entra da noi di dedicarsi del tempo”. E di gustare il territorio circostante. Precisa Griffa: “Credo che chi arrivi al Caffè Nazionale voglia conoscere gusti e profumi della montagna che noi raccontiamo nel piatto usando soltanto prodotti locali di nicchia. Anche i nostri dessert da degustazione seguono il percorso e la filosofia della carta e, siccome al Caffè Nazionale raccontiamo la natura, abbiamo voluto portarla anche nel dolce.”

Subito lo chef che ne dà una dimostrazione con Falò, dessert con cui “si sintetizzano i sapori del bosco partendo dal ricreare in bocca i profumi che si sprigionano quando si accende un fuoco nel bosco.”

Come? Aromatizzando un marshmallow con olio di Cedro dell’Himalaya, una conifera sempreverde che ha trovato nei boschi della Valle d’Aosta un habitat ideale. Un prodotto ricchissimo di olio essenziale e noi proponiamo all’ospite di arrostirlo e mangiarlo prima di svelare il “cuore” del dessert.

Poi un finto tronco che è una meringa con tè Lapsang affumicato contenente un biscuit con fava di Tonka bagnato con uno sciroppo di resina di gemme di abete rosso, una mousse preparata con panna infusa al larice, e una crema di castagno. Il tutto nascosto da una decorazione sottile in cioccolato che va a riprendere gli anelli di un tronco d’albero.

L’abbinamento con uno dei torrefatti di Lavazza 1895 è con un Mora Azul, caffè colombiano della finca Morador nel Centro Sud della Colombia che fa sperimentazione di fermentazioni a 1.300 metri, estratto a freddo in 4/6 ore a seconda della concentrazione che vogliamo ottenere, ma senza riscaldarlo.

Tanto per disobbidire anche in questo caso.

Questo Mora Azul ha “Una gran bella complessità aromatica” chiosa Paolo Griffa. “Il fatto che non ci sia choc termico che è importante – dice Cannone – fa si che non ci sia amarezza nel preparato una preparazione ricca, piacevole non ossidata molto aromatico fresco floreale indimenticabile grande dolcezza.

Questo caffè è solo caffè o nell’infuso c’è dell’altro, chiedono incuriositi dalla sala?

Replica Cannone; “Siamo in un nuovo mondo con standard di ricerca molto avanzati, pazzeschi per andare oltre. Estratto in modo perfetto, tra l’altro senza usare una macchina ma semplice infusione a freddo. E spesso, anche nei ristoranti, la macchina è affidata all’ultimo arrivato, con risultati in tazza talvolta discutibili”. Per questo aggiunge Paolo Griffa, nei nostri locali abbiamo deciso soltanto il servizio del caffè al tavolo per poterlo spiegare al cliente ed offrirglielo nella forma migliore.”

Aggiunge Cannone avviandosi alla conclusione della giornata: “Il caffè se è buono non stancherà mai. E avremo un altro vantaggio. Perché il caffè è come l’acqua, ha zero calorie e ci permette di essere indulgenti ma responsabilmente. Questo è uno dei motivi per cui questa bevanda ci può accompagnare durante tutta la giornata, magari senza quel latte che serve per nascondere il troppo amaro. Fine pasto, long drink durante la giornata, con bevande vegetali a base di avena. Sì, perché così, durante la giornata, si entra in un’altra dimensione quella della bevanda versatile.”

Aggiunge ancora Cannone: “Il caffè non deve essere tutto uguale, ma si aprirebbe un altro capitolo sconfinato. Siamo grandi fruitori ma siamo abituati a caffè molto amari molto tostati. Questo quando ci sono altri paesi che non hanno questa cultura di base e che si sono aperti più in fretta come nel nord Europa o in Giappone a caffè più fruttati e dolci.”

“La differenza – conclude Cannone – la fa il mondo con il quale entriamo a contatto con il mondo del caffè. È l’opportunità che abbiamo tutti i giorni di scoprire qualcosa di nuovo.

 

L’esperienza di roasting con il Mastro Tostatore Andrea Lattuada

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Gemma 2IND in azione (immagine concessa)

MILANO – In occasione del Sigep Rimini 2024, Andrea Lattuada, coffee expert, trainer e proprietario di 9bar, ha ospitato presso il suo stand Sweet Coffee Italia con la nuova macchina tostatrice ad induzione elettromagnetica: Gemma 2IND. Dopo aver appreso il funzionamento della nuova tecnologia, Andrea Lattuada ha provato l’innovativa tostatrice. L’esperto nota che, durante il processo di espansione, la Gemma 2IND risulta molto più efficace e veloce nel trasferimento di calore dalla tostatrice al chicco. Di seguito riportiamo le sue considerazioni.

Andrea Lattuada, in qualità di torrefattore, ha avuto l’opportunità di utilizzare la Gemma 2IND al Sigep Rimini 2024. Può raccontarci la sua esperienza personale con questa nuova macchina?

bazzara sca
Andrea Lattuada, AST Sca Trainer dal 2006, vincitore della prima edizione del premio, è titolare e trainer della 9bar, riconosciuto a livello internazionale per la sua professionalità ed il suo know-how maturato in molti anni di esperienza tra bar e coffee shop tra Europa, Asia ed America (foto concessa da Bazzara Espresso)

“Nel corso del Sigep Rimini 2024 ho avuto il piacere di ospitare presso il mio stand Sweet Coffee Italia con la sua nuova macchina tostatrice ad induzione elettromagnetica: Gemma 2IND.

Dopo aver appreso il funzionamento di questa nuova tecnologia ed osservando il macchinario mentre lavorava ho iniziato a provarla.

Ho eseguito 4 batch, partendo da 1,5 kg e terminando la sessione con un batch da 100g, 2 di prova della macchina e 2 che rispecchiassero i miei canoni di tostatura.

Per le prove ho selezionato dei caffè diversi con diverse curve di tostatura per estrazioni espresso e filtro”.

Lattuada, durante le tostature ha menzionato l’utilizzo di diverse temperature di ingresso e tempi di tostatura. Può approfondire quali sono state le sfide e le sorprese riscontrate durante il processo?

“Nello specifico la prima tostatura è stata fatta con un Papua Nuova Guinea, uno dei miei caffè preferiti, utilizzando 1kg di caffè con l’obiettivo finale di realizzare una curva di tostatura adatta all’espresso sviluppata su 12 minuti complessivi.

Ho inserito il caffè ad una temperatura di 190°C notando fin da subito una grande differenza con le tipologie di riscaldamento tradizionale in quanto il TP anche detto punto di risalita è avvenuto ad una temperatura di 135°C in metà del tempo al quale ero da sempre abituato.

Ho poi impostato la percentuale di potenza al 100% e in circa 4 minuti il caffè aveva completato la sua fase di asciugatura e iniziava quella di sviluppo del chicco. Data la rapidità della deidratazione del chicco ho deciso di rallentare l’erogazione di potenza così da rientrare nel range di tempo prefissato.

Durante il processo di espansione ho notato che effettivamente Gemma 2 IND risultasse molto più efficace e veloce nel trasferimento di calore dalla tostatrice al chicco. Dopo una semplice regolazione della temperatura ho concluso il processo in soli 10 minuti.

La seconda tostatura, più ardua ed azzardata, è stata effettuata con un campione di caffè da 100g. Ho scelto come temperatura di ingresso: 120°C con un ciclo di una durata complessiva di 8 minuti.

Fin da subito lo scenario si è presentato simile al precedente con la differenza che durante questo batch, data la quantità così limitata di caffè, era impossibile ispezionare a dovere con il presino il grado di tostatura.

Ho sopperito a questa difficolta osservando attraverso il vetro di ispezione che rende agevole controllare il colore del caffè. Anche con queste quantità il crack risultava facilmente udibile. Stavolta è stato necessario ridurre al minimo la potenza per ottenere il risultato (tostatura da cupping), che è stato raggiunto in circa 6 minuti”.

In che modo la tecnologia a induzione elettromagnetica ha influenzato il profilo organolettico del caffè?

“Effettuando una considerazione post tostature appare visibile sin da subito un maggiore sviluppo del chicco, unito ad un grado di omogeneità molto elevato.

La fragranza ha rispecchiato l’analisi organolettica del chicco. Sono passato quindi all’estrazione immediatamente dopo la tostatura, apprezzandone il bilanciamento in tazza ho provato una sensazione nuova, quasi come se non avesse subito il tradizionale stress da tostatura recente. Ulteriormente durante la fase di blooming ha evidenziato un minore rilascio di Co2”.

Mercati: occhi puntati sul prossimo raccolto del Brasile, ormai prossimo

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Il logo dell'Ice

MILANO – Il mondo del caffè guarda al Brasile, dove la lunga stagione di raccolto avrà inizio nelle prossime settimane, per entrare nel vivo attorno a metà anno. Questo paese è sempre stato l’ago della bilancio del mercato mondiale per quanto riguarda gli arabica, ma oggi lo è sempre più anche per i robusta, di cui potrebbe diventare un giorno addirittura il primo produttore mondiale, stando alle valutazioni di analisti e commercianti.

Le condizioni meteo sono state abbastanza favorevoli a marzo, con buoni livelli delle precipitazioni, anche se la settimana trascorsa è piovuto poco nel Minas Gerais (16% della media storica, secondo Somar Meteorologia), massimo stato produttore brasiliano.

Tornando alla produzione di robusta, le stime di mercato viaggiano sui 22-23 milioni, molto al di sopra di quelle ufficiali di Conab.

Un abbondante raccolto della varietà meno pregiata sarà importante non soltanto per fare fronte alle esigenze dell’industria del Brasile, ma anche per alimentare l’export, che ha raggiunto quest’anno livelli record

Il raccolto di arabica, che viene stimato sui 44-45 milioni, inizierà tra un paio di mesi, anche se, in alcune aree, le operazioni potrebbero cominciare prima del solito, anche in ragione delle temperature elevate registrare quest’anno, che hanno accelerato, in alcuni casi, il ciclo vegetativo degli arbusti.

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BWT nella Giornata mondiale dell’acqua, annuncia la corsa globale di 6 km per promuoverne l’accesso sostenibile in Africa

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La Global Run di BWT (immagine concessa)

MILANO – In occasione della Giornata mondiale dell’acqua, BWT intraprende un’iniziativa coraggiosa per sostenere l’elisir di lunga vita, l’acqua. In qualità di azienda leader in Europa nel settore della filtrazione acqua, BWT sta compiendo un passo da gigante per avere un impatto globale positivo e raccogliere consapevolezza e fondi per garantire questo diritto umano fondamentale.

La corsa : BWT Run – Per te e il pianeta blu – con acqua mineralizzata

È una corsa globale di 6 km con un obiettivo fondamentale: fornire acqua sicura e pulita alle comunità più bisognose in tutto il mondo, non importa dove si trovino. Dal 13 al 26 maggio, i partner di BWT in tutto il mondo uniranno le forze e allacceranno le scarpe da ginnastica per una corsa di solidarietà oltre ogni confine.

La missione di questa corsa globale è unire le persone in una causa comune attraverso il linguaggio condiviso della corsa.

Ma perché 6 km? Nei paesi e nelle regioni colpiti dalla povertà e dalla scarsità d’acqua, donne e bambini devono camminare in media 6 km ogni giorno per andare a prendere l’acqua.

Nella Giornata mondiale dell’acqua, l’azienda si impegna a percorrere quei km per loro. BWT donerà 1€ per ogni chilometro percorso dai propri partner, quindi 6€ a persona.

b.waterMISSION è un progetto per promuovere l’accesso sostenibile all’acqua in Africa.

Da quando è stato costruito il primo pozzo di acqua potabile b.waterMISSION nel 2019, quasi 83mila le persone in Tanzania e Gambia hanno ottenuto l’accesso all’acqua potabile pulita nel raggio di 150 metri delle loro case.

In totale, alla fine di marzo 2024 sono stati erogati quasi 406 milioni di litri di acqua. Insieme, sorso dopo sorso, si può rendere il mondo un posto migliore.

La scheda sintetica di BWT

The Best Water Technology Group è l’azienda leader in Europa nel settore della tecnologia di filtrazione dell’acqua.

Circa 5.500 collaboratori lavorano per raggiungere l’obiettivo di fornire ai clienti provenienti dai settori domestici, commerciali, industriali, alberghieri e comunali con soluzioni innovative, economiche ed ecologiche per il trattamento dell’acqua, che garantiscono la massima sicurezza, igiene, salute e benessere nell’uso quotidiano dell’acqua.

BWT fornisce moderni sistemi e servizi per il trattamento dell’acqua potabile, acqua farmaceutica e di processo, acqua di riscaldamento, acqua di caldaia, acqua di raffreddamento e per impianti di condizionamento nonché acqua per piscine. In tutto il mondo il nostro team di ricerca e sviluppo utilizza metodi all’avanguardia, lavorando su nuovi processi e materiali con l’obiettivo di sviluppare prodotti ecologici ed economici.

Un elemento chiave dello sviluppo futuro è la riduzione dell’utilizzo delle risorse operative e del consumo energetico da parte dei prodotti e la conseguente minimizzazione delle emissioni di CO2.

L’obiettivo dichiarato di BWT è rendere perfetta l’acqua potabile di qualità disponibile in tutto il mondo e ridurre il consumo di prodotti monouso come bottiglie di plastica. Ciò evita il complesso trasporto, stoccaggio e smaltimento delle bottiglie di acqua monouso.

BWT presta particolare attenzione alla sostenibilità, alla responsabilità sociale e all’uso attento
di risorse limitate per lasciare un mondo bello e vivibile alle generazioni future – secondo il slogan: BWT – For You and Planet Blue.

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Andrea Illy: “Al lavoro su un fondo globale da 1mld all’anno per aiutare i farmer a far fronte al cambiamento climatico”

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Andrea Illy, il presidente di illycaffè

Andrea Illy, presidente di illycaffè, in occasione della consegna del 33° premio Ernesto Illy per la qualità sostenibile del caffè espresso, ha parlato della nuova sfida della torrefazione nel campo della sostenibilità. L’obiettivo è creare un fondo da un miliardo di dollari all’anno per aiutare i produttori di caffè a livello globale di fronte alle crescenti minacce dei cambiamenti climatici. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale dell’ansa.

La nuova sfida di illy

SAN PAOLO (Brasile) – L’obiettivo di emissioni zero nel 2033, grazie al mix tra agricoltura rigenerativa, economia circolare, e energie rinnovabili, è la bussola che guida le politiche globali dell’impresa triestina illycaffè.

E da San Paolo, dove il presidente Andrea Illy e la sorella Anna, a capo della Fondazione, sono arrivati per consegnare il 33° premio Ernesto Illy per la qualità sostenibile del caffè espresso, il ceo parla di una nuova ambiziosa sfida.

L’obiettivo è creare un fondo da un miliardo di dollari all’anno, per aiutare i produttori di caffè a livello globale di fronte alle crescenti minacce dei cambiamenti climatici.

Un contributo in Italia, ha spiegato l’imprenditore, potrebbe arrivare dal Piano Mattei per il sostegno allo sviluppo dei Paesi africani, mentre iniziano a contarsi varie iniziative come quella del fondo di investimenti svizzero Lombard Odier, per la coltura rigenerativa del caffè.

Una “deadline ancora non l’abbiamo” spiega il manager, “sarà un miracolo se riusciremo a realizzarlo”, ma “i colloqui ci sono”, assicura e si sta studiando un modello, per poi ragionare sui Paesi da includere.

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Premio Ernesto Illy per la qualità sostenibile del caffè espresso: sul podio la regione brasiliana del Minas Gerais

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I vincitori del Premio Ernesto Illy per la qualità sostenibile del caffè espresso (immagine concessa)

SAN PAOLO (Brasile) – La 33esima edizione del Prêmio Ernesto Illy de Qualidade Sustentável do Café para Espresso, il riconoscimento annuale organizzato da illycaffè per premiare il miglior raccolto di caffè ottenuto in modo sostenibile, ha rivelato i nomi dei coltivatori e delle regioni che producono la migliore qualità di Arabica e che rappresenteranno il Brasile alla 9° edizione dell’Ernesto Illy International Coffee Award.

I tre vincitori sono Décio Bruxel (Cerrado di Minas), Matheus Lopes Sanglard (Matas di Minas) e Flávio da Costa Figueredo (Sud di Minas), tutti dello stato di Minas Gerais. Sono stati selezionati da una giuria di esperti di illycaffè, tra oltre 670 campioni di caffè Arabica provenienti da tutto il Brasile. Ogni vincitore ha ricevuto un assegno del valore di 10.000 reis.

Questo evento dà il via alle selezioni per partecipare all’Ernesto Illy International Coffee Award, il riconoscimento che illycaffè assegna ogni anno ai produttori di caffè che si sono distinti in termini di qualità sostenibile, scelti fra quelli coltivati nei paesi che contribuiscono a creare il blend unico di illy.

Nel 2016, infatti, la competizione nata in Brasile è diventata internazionale. I 3 vincitori del Prêmio Ernesto Illy de Qualidade Sustentável do Café para Espresso rappresenteranno il Brasile al 9° Ernesto Illy International Coffee Award e si contenderanno l’ambito premio “Best of the Best”.

Alla cerimonia di oremiazione sono stati anche svelati i nomi dei vincitori del premio Classificatore dell’anno per la dedizione e il contributo nel garantire la continua ricerca di un caffè di qualità sostenibile.

Il Prêmio Ernesto Illy de Qualidade Sustentável do Café para Espress

La filiera sostenibile di illycaffè si basa su un sistema di relazioni dirette con i propri fornitori che si regge su quattro pilastri fondamentali: selezionare e lavorare direttamente con i migliori produttori di Arabica; trasferire loro la conoscenza, formandoli a una produzione di qualità sostenibile nel rispetto dell’ambiente; ricompensarli per la qualità prodotta, pagando loro prezzi superiori a quelli di mercato, stimolando il miglioramento continuo e rendendo sostenibile la produzione; creare una comunità di produttori illy.

Il Brasile è stato il primo paese al mondo in cui illycaffè ha avviato alla fine degli anni Ottanta una collaborazione diretta con i coltivatori di caffè e nel 1991 ha istituito un premio annuale per il miglior raccolto di caffè Prêmio illy de Qualidade do Café para Espresso (oggi rinominato Prêmio Ernesto Illy de Qualidade Sustentável do Café para Espresso) in cui la qualità è diventata lo strumento di miglioramento delle condizioni di vita dei produttori di caffé e del relativo indotto.

Attraverso il premio, il produttore ha la possibilità di mettersi in gioco, di verificare, nel confronto diretto con altri, il frutto del proprio impegno, di essere premiato e stimolato a lavorare sempre meglio.

Al Prêmio Ernesto Illy de Qualidade Sustentável do Café para Espresso è stato riconosciuto il merito di aver contribuito a cambiare il corso della produzione di caffè in Brasile.

Oggi il chicco brasiliano è oggi riconosciuto dal mercato internazionale come uno dei migliori al mondo mentre fino ai primi anni ’90 il paese produceva ingenti quantità di caffè ma scarsa qualità.